17 maggio 2007

Visioni distorte

SAN GIOVANNI? BUONA PARTE DEI MANIFESTANTI ERANO NEOCATECUMENALI
Una piazza inquieta. E assai poco politica e mediatica

di ELISABETTA AMBROSI

Cosa è successo veramente a San Giovanni? La piazza, nei suoi dettagli colorati - passeggini, striscioni e ombrelli blu - è stata diffusamente raccontata.

Ma poco tempo si è speso a pensare perché quel milione di persone (meno, con tutta probabilità, ma che importa) fosse lì. Ha sbagliato chi l´ha descritta solo come una piazza ideologizzata dalle destre e dalla Chiesa in tandem, una piazza politica e politicizzata, contro la laicità e la tolleranza, «perfettamente antimoderna». Il tentativo di strumentalizzazione c´è stato, con buona pace dell´ingenuità degli organizzatori. Da parte della Chiesa che ha deciso di puntare su un´offensiva politico-mediatica per cercare disperatamente di salvarsi dall´inevitabile declino (estinzione?). E da parte della politica, come testimonia il prevedibile arrivo del Cavaliere, tanto che l´ironia suscitata dal suo ingresso al momento clou della manifestazione - la catechesi profetica e il canto accorato della resurrezione di Cristo del fondatore dei neocatecumenali Kiko Arguello - nasconde persino qualche sospetto di diabolica premeditazione. Ma proprio il fatto che, a dispetto di quanto hanno scritto, per esempio, Scalfari e Berselli, la piazza non abbia tributato in realtà alcuna ovazione a nessuno dei leader politici, Berlusconi compreso, è stato uno dei segni di come lo sforzo di appropriarsi le simpatie (e il voto) dei cattolici non sia andato del tutto a buon fine.
Il fatto è che San Giovanni - la vera novità di sabato 12 maggio, nonostante le «sensate recriminazioni» di coloro che accerchiavano la fontana dei fiumi - era una piazza inquieta, antica e moderna insieme.
Una piazza in cui si è materializzata una realtà che sfugge alla rappresentanza politica e al circuito mediatico, «figlia», come ha scritto Massimo Franco sul Corriere, «di una attualissima solitudine delle famiglie, che parla allo stato e gli chiede protezione. Una realtà che cerca risposte. E vuole capire chi gliele dà».
Una piazza scarsamente politica, perciò.
Ne è testimonianza soprattutto il fatto che, a volerla attraversare con un minimo di curiosità e attenzione, si sarebbe scoperto poi che il grosso dei manifestanti facevano parte di un movimento particolare, i Neocatecumenali. La vera star, come ha notato sornionamente il ministro Fioroni, era «il prete spagnolo sul palco»: quel Kiko Arguello, che poi prete non è, che, incapace di sottostare alle addomesticate interviste del conduttore Zaccuri, gli ha strappato il microfono dalle mani per proclamare la forza del Vangelo e la sconfitta sulla morte, l´unica speranza in grado di creare famiglie di «dieci, dodici, quindici figli». Certo, stonava il leader carismatico e indomabile, armato di chitarra e di parole vibranti, costretto a cantare su un palco a forma di casetta borghese, con i salotti fucsia e i pagliacci che gli giravano intorno.
Ma per il movimento fondato in Spagna nel 1964 questa era la prima vera uscita pubblico-politica, al di là dei loro raduni di massa, tutti «interni». Una novità che da sola la dice lunga sulla natura dell´evento. Segno che la tensione crescente con la Chiesa, l´attesa per la ratifica dello statuto del movimento da parte ecclesiastica, sta costringendo perfino un movimento tendenzialmente apolitico a schierarsi, a funzionare da falange armata del papa, che ben ne conosce la forza e capacità di produrre famiglie e vocazioni.
Ma anche i neocatecumenali a San Giovanni chiedevano risposte e, pur non mettendo formalmente in discussione l´obbedienza alla Chiesa, anzi, si aspettavano parole forti, che né la politica, né il cristianesimo filosofico di Ratzinger sanno dar loro.
Anche il Family day, dunque, è stata una denuncia implicita della frattura, sempre più aspra e carica di conseguenze, tra fedeli e chiesa gerarchica e tra cittadini e politica, e dell´incapacità di quest´ultima di rappresentare la società, a causa della vittoria delle «minoranze dominanti», di cui parla Ilvo Diamanti, che impediscono che si faccia prevalere il bene comune. Bene pure molto chiaro alla stragrande maggioranza delle persone di questo paese: «Politiche per la famiglia, lavoro non precario, una vecchiaia non penosa». Ecco perché paradossalmente chi rappresentava meglio quella piazza era proprio colei che dalla piazza è stata più contestata, la ministra della famiglia. E certo il fatto che le persone non l´abbiano capito la dice lunga su quanto Chiesa, politica e media abbiano saputo confondere le acque.


"Europa", 15 maggio 2007


Ringrazio D.N. per questo contributo

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Ciao Matteo, scusa l'intrusione, volevo solo dirti che ho fatto un post ( http://barrosedintorni.splinder.com/post/12204358 ) in cui, tra l'altro, si parla della libertà di espressione in Russia ed ho messo il link al tuo MatteoBloggatoRussia come buon riferimento della blogosfera italiana per capirne di più su questo Paese.
Un saluto.

Matteo Mazzoni ha detto...

L'avevo visto, grazie... Spero che non si creino troppe aspettative su di me... Il mio lavoro sulla Russia è assoutamente non sistematico...