21 gennaio 2010

L'assassinio di Markelov e Baburova e uno sguardo all'orribile mondo dell'estrema destra armata russa

Come li hanno presi



La “Novaja gazeta” continua l'indagine sull'omicidio di Stanislav Markelov e Anastasija Baburova, di cui sono accusati N. Tichonov e E. Chasis


Tichonov, com'è riuscita a chiarire la “Novaja gazeta”, ha aperto la porta da solo. Forse ha semplicemente reagito automaticamente al campanello, perché stava nell'ingresso e si preparava di nuovo all'ennesima azione. A ben vedere sembrava che non fosse possibile prevedere le mosse di un militante ben preparato, che aveva studiato in modo speciale criminologia, metodi di indagine, teoria e pratica delle organizzazioni segrete dalla Setta degli Assassini e ai membri di “Narodnaja Volja” [1] fino ai militanti di Saddam Hussein. Che avesse assimilato tutte le finezze della cospirazione. C'erano fondamenti per tali supposizioni: Tichonov per qualche anno è stato ricercato a livello federale come sospetto dell'omicidio dell'antifascista Rjuchin, ma viveva a Mosca in appartamenti presi in affitto o da amici e ha perfino attraversato tranquillamente la frontiera russa – è andato in Ucraina dai locali compagni di lotta.

E in generale l'assassino, probabilmente, postulava che il 19 gennaio 2009 sulla Prečistenka [2], sparando alla nuca all'avvocato Stanislav Markelov e alla giornalista Anastasija Baburova, avesse commesso il delitto perfetto, che nessuno avrebbe scoperto. In precedenza erano stati studiati i luoghi in cui erano poste le videocamere per strada e nel metrò, era noto che queste videocamere danno immagini molto cattive: secondo i documenti è stata installata un'apparecchiatura di qualità, in realtà è una merda [3]. A differenza degli assassini del banchiere Kozlov, per esempio, gli era noto che non si possono portare con se i telefoni cellulari, perché il billing permette di stabilire la posizione della persona in questo o quel momento e anche chi ha chiamato e dove si trovava quello con cui si ha fatto una conversazione.

Tuttavia sul pianerottolo Tichonov si è scontrato con gli agenti operativi, che gli hanno mostrato il mandato per la perquisizione dell'appartamento, in cui oltre a lui viveva anche Evgenija Chasis.

Gli agenti operativi sapevano da chi erano andati (a seguito di misure operative lunghe e molto precise si era stabilita l'identità dei sospetti e l'indirizzo della loro sede di cospirazione), perché il tentativo di Tichonov di frugare da qualche parte sotto l'ascella come a cercare i documenti non è riuscito. L'hanno immobilizzato al momento. E non invano.

Per la passeggiata serale Tichonov si preparava con le pistole. Sottolineo che queste armi sono state trovate non nell'appartamento, ma addosso a Tichonov. Proprio perciò si può supporre che nella notte fra il 3 e il 4 novembre 2009 , alla vigilia del Giorno dell'unità nazionale [4], divenuto la giornata panrussa del fascista, Tichonov e Chasis, uscita dall'appartamento dietro a lui, programmavano qualche operazione armata. E se gli agenti operativi avessero ritardato di qualche minuto…

La perquisizione è continuata fino al mattino – per più di 10 ore. Proprio tanto tempo è stato necessario agli agenti della polizia criminale per descrivere la folle quantità di armi e munizioni che sono stati trovati presso lo storico Nikita Tichonov e la giornalista Evgenija Chasis. E a ben vedere alcune di queste pistole avevano già sparato.

Poi, naturalmente, sono comparsi commenti del noto genere. Certo, la pratica poliziesca di lasciare furtivamente delle pistole è ampiamente applicata in Russia. Ma si può lasciare furtivamente una pistola e dei proiettili, si possono lasciare due pistole, lasciare furtivamente un intero arsenale è impossibile.

Molte cose ancor più curiose sono state ritrovate durante la perquisizione. Per esempio, documenti falsi con la fotografia di Tichonov, compilati non semplicemente in bello stile, ma con una professionalità impeccabile. (Di questo si è parlato in tribunale, che ha prolungato la reclusione degli arrestati.)

In quella stessa notte – tra il 3 e il 4 novembre – nell'edificio della Commissione inquirente hanno avuto luogo anche i primi interrogatori. Il suo risultato è stato reso noto qualche giorno dopo: Nikita Tichonov si è riconosciuto colpevole dell'omicidio di Stanislav Markelov e Anastasija Baburova. Non lo ha negato neanche nell'aula del tribunale, quando gli è stata inflitta una misura preventiva – l'arresto. Chasis ha scelto un'altra tattica di comportamento durante le indagini, seguendo punto per punto le raccomandazioni descritte in speciali manuali inseriti nei siti dei nazi-militanti – come fare lo stupidello nel modo giusto.

Dopo l'arresto

Delle persone mascherate sono state condotte per i corridoi del tribunale del quartiere Basmannyj [5]. Era programmato: solo il giudice avrebbe visto i loro volti. Certo, qualche tempo dopo tutto si sarebbe scoperto, ma agli inquirenti era indispensabile qualche giorno per consolidare le prove.

Proprio questi cappelli-maschere, messi sui volti dei sospetti col dietro davanti, hanno poi creato un'isteria di massa nei sostenitori dei militanti arrestati. Ci sono stati perfino dei picchetti presso l'ufficio dell'incaricato per i diritti umani. Ma in primo luogo, coprire i volti degli arrestati è una pratica generalmente accettata a livello mondiale (ricordate le immagini dei terroristi baschi o dei mafiosi italiani): i complici non sono stati ancora arrestati, si possono trovare dei testimoni, non si possono privare di valore gli identikit prima di giungere in tribunale – non ci sono pochi motivi. In secondo luogo, nel fatto che il giudice abbia avuto a che fare con persone mascherate perfino nelle condizioni del sistema giudiziario possono crederlo solo persone molto vicine… Non appena la stampa si è allontanata dalla sala delle udienze, le maschere sono state tolte. Non c'era alcuna traccia di percosse sui volti, non sono giunte dichiarazioni dei sospetti su pressioni fisiche, psicologiche o di qualsiasi altro tipo. Dopo il giudizio tutto questo si potrà trovare nei materiali del processo.

…Alla fine di dicembre del 2009 il tribunale ha prolungato la detenzione di Tichonov e Chasis per altri tre mesi – fino al 19 aprile. L'indagine preliminare continua: si cercano I complici e si consolidano le prove della colpevolezza degli arrestati.

Mi soffermo sull'ultima circostanza. Questo è importante, perché da Nikita Tichonov c'è da aspettarsi che a gennaio ritratti le deposizioni in cui ha riconosciuto di aver commesso il duplice omicidio. Perché in precedenza abbia confessato l'ha spiegato in modo non originale: l'hanno picchiato, gli hanno fatto pressioni psicologiche, promettendo di rinchiudere Evgenija Chasis in una cella maschile. A dire il vero, tutte queste argomentazioni sono state gettate nel campo mediatico ben prima che si giungesse in tribunale: inizialmente tramite Mironov-junior [6], sospettato dell'attentato a Čubajs [7] e in seguito da altri sostenitori e amici di Tichonov, interviste ai quali sono state attivamente pubblicate da alcuni dei principali giornali. Anche queste versioni sono diventate di lavoro, dopo che gli avvocati e i parenti di Tichonov gli hanno raccomandato di cambiare tattica di difesa.

Com'è noto, le confessioni, dal punto di vista della normale giurisprudenza non sono la prova principale. Se a parte queste gli inquirenti non hanno altro, in teoria il processo si può mandare al macero. Tutte queste confessioni sono piuttosto necessarie agli stessi imputati perché la giuria trovi almeno qualcosa per attenuare la condanna…

Ecco. Nel caso dell'omicidio di Markelov e Baburova c'è un intero complesso di prove oggettive. Naturalmente non le elencherò – aspettiamo il tribunale. Tanto più che gli inquirenti rifiutano categoricamente di fare qualsiasi commento perfino sulle circostanze del caso già note a tutti.

Chi sono

Qualche giorno dopo l'omicidio alla “Novaja gazeta”, dove lavorava Nastja Baburova, giunse una lettera per posta elettronica: “Il 19 gennaio nel centro di Mosca sono stati eliminati gli odiosi nemici della nazione russa Stanislav Markelov e Anastasija Baburova. La morte nello scorso anno del leader antifascista Fëdor Filatov e questa azione di gennaio sono il nostro ultimo avvertimento a tutti gli attivisti per i diritti umani, i giornalisti, gli antifascisti, gli sbirri e i funzionari antirussi. (…) In caso contrario voleranno ancora più teste. D'ora in poi nessuno dei nemici della nazione russa si troverà al sicuro”. E la firma – Organizzazione armata dei nazionalisti russi.

Della BORN [8] finora quasi nulla era noto – solo voci e link incomprensibili a siti fascisti. Per di più, esisteva una versione: un'organizzazione del genere non esiste di principio, semplicemente i nazi assegnano a un brand inventato tutti i crimini più seri – e anche l'elemento della cospirazione e le pubbliche relazioni del movimento. Ma non si tratta di nomi – BORN o non BORN, tanto più che i nazisti cambiano regolarmente i propri brand.

A partire da quanto è venuto a sapere la “Novaja gazeta”, ha un senso riesaminare in generale le idee sulle organizzazioni clandestine fasciste e distruggere i miti stabiliti nella coscienza sociale.

Primo mito: i fascisti russi sono giovani deficienti dei PTU [9] rapati a zero con gli anfibi [10] e i bomber, che attaccano i lavoratori immigrati. Ce ne sono così. Ma sono semplicemente giovani deficienti rapati a zero: senza una particolare ideologia, senza scopi e senza cervello. Essenzialmente sono I soliti gopniki [11]. Tra i veri fascisti delle organizzazioni clandestine la maggior parte sono giovani (sotto i 30) con un alto livello di istruzione, di regola umanistico: ci sono molti giornalisti (come Chasis), storici (come Tichonov), addetti alle pubbliche relazioni politiche di successo, politologi, sociologi… Ci sono anche quelli che hanno avuto esperienza di azioni militari in Cecenia. Questi studiano le esperienze delle organizzazioni clandestine del passato (struttura, metodi di cospirazione, tecnologia degli atti terroristici), criminologia, uso delle armi bianche e da fuoco, svolgono con impegno una speciale preparazione fisica… Non hanno problemi di ormoni e di maleducazione, sanno cosa fanno e perché.

Mito secondo. I fascisti russi sono fissati per l'ortodossia e la russofilia e il principale nemico per loro è lo straniero che professa un'altra fede. In realtà tra I fascisti russi si possono trovare anche georgiani, tatari ed ebrei. In realtà l'ortodossia è significativa nel loro ambiente, ma non meno del paganesimo. (Tichonov, per esempio, è un pagano.) In realtà le uccisioni di “bestie” (cioè africani, caucasici, persone provenienti dall'Asia centrale – secondo la loro terminologia) per loro o è un'azione di pubbliche relazioni o è un modo per attrarre sostenitori tra quei giovani deficienti. Le “bestie” non sono persone, la loro vita, come la loro morte, non ha significato in vista del raggiungimento del vero scopo – la creazione del proprio stato e della propria società composta di superuomini.

Un'illustrazione di questo. La scorsa settimana l'organizzazione di fascisti NW-WP ha messo in Internet il filmato dell'omicidio a Piter [12] di un cittadino del Ghana, che è stato compiuto il 25 dicembre 2009 [13]. Un uomo mascherato pronuncia il seguente testo: “I gastëry (gastarbajtery [14]nota dell'autore) e I rivoluzionari dimenticati cominciano a spuntare i coltelli contro le anime potenti”. Confrontatelo con la lettera giunta alla redazione della “Novaja gazeta”…

Per i fascisti russi i nemici fondamentali sono: giornalisti, avvocati, attivisti per i diritti umani e persone impegnate nel sociale, antifascisti, agenti degli organi di tutela dell'ordine e dei servizi segreti, uomini d'affari e funzionari statali, che, a loro parere, in un modo o nell'altro ostacolano la creazione della “vera Russia”.

La tattica scelta di conseguenza è il terrorismo individuale. I “Nemici della Russia” sono classificati per categorie, si raccolgono dati sul loro stile di vita, il loro luogo di residenza, i loro amici, conoscenti e familiari, talvolta viene stabilito un pedinamento (se è stata preso la decisione di “toglierli di torno”), si scelgono le figure prioritarie per clamorose esecuzioni pubbliche. Come con Stanislav Markelov e Anastasija Baburova, come con l'antifascista Ivan Chutorskoj.

Sotto la copertura di organizzazioni “patriottiche” legali (come la stessa “Immagine Russa”, la rivista della quale era diretta da Nikita Tichonov , – leggete i dettagli nel prossimo numero della “Novaja gazeta”) si creano organizzazioni armate clandestine. E i “patrioti legali”, tenendo giornalmente i contatti con i membri delle organizzazioni clandestine, non sanno, per esempio, che il finanziamento delle organizzazioni armate è non una volta, ma alcune volte più serio delle misere briciole, ottenute con azioni pubbliche, riviste e fogli. Nell'appartamento da cospiratori di Tichonov e Chasis, per esempio, sono state trovate alcune decine di migliaia di euro.

I membri delle organizzazioni armate di fascisti hanno svolto una buona preparazione specifica, non hanno carenze di armi e mezzi finanziari, sono numerosi e cospirano bene, hanno documenti falsi a sufficienza, hanno legami ben stabiliti con le strutture di potere, i mezzi di comunicazione di massa e gli organi di tutela dell'ordine. Nel loro organico ci sono anche combattenti d'elite, che si preparano in modo mirato all'eliminazione fisica dei “nemici della Russia”. Di persone come Nikita Tichonov solo a Mosca ce ne sono circa 10. E gli arresti di massa degli ultimi tempi non hanno indebolito seriamente queste organizzazioni armate, di cui, com'è apparso, non è noto alcunché ai servizi segreti. La domanda è: in che modo i servizi segreti e gli organi di tutela dell'ordine tanto numerosi e ben finanziati hanno potuto farsi sfuggire la creazione di una potente organizzazione terroristica militarizzata?

Sergej Sokolov

18.01.2010, “Novaja gazeta”, http://www.novayagazeta.ru/data/2010/004/01.html

[1] “Volontà Popolare”, gruppo rivoluzionario terroristico russo del XIX secolo, che uccise lo zar Alessandro II.


[2] Via del centro di Mosca.


[3] Sic.


[4] Festa nazionale che ha sostituito la festa della Rivoluzione d'Ottobre (in cui già dall'epoca di El'cin si festeggiava ufficialmente la “riconciliazione nazionale”). In questo giorno si ricorda l'insurrezione moscovita del 1612 contro i Polacchi che cercavano di porre un loro candidato sul trono russo rimasto vacante. Cacciati i Polacchi, ascesero al trono i Romanov.


[5] Quartiere del centro di Mosca. Il tribunale del Basmannyj è tristemente noto per l'uso politico della giustizia che vi si compie.


[6] Ivan Borisovič Mironov, figlio di Boris Sergeevič Mironov, uno dei leader del “Partito Nazional-Imperialista Russo”.


[7] Anatolij Borisovič Čubajs, politico ed economista che condusse le privatizzazioni sotto El'cin.


[8] Sigla russa dell'organizzazione (Boevaja Organizacija Russkich Nacionalistov).


[9] Professional'no-Techničeskie Učilišča (Istituti Tecnici Professionali).


[10] Il termine gergale suona più o meno “schiaccia-merde”.


[11] Termine colloquiale di origine non chiara per definire gruppi di teppisti identificabili per un certo modo di vestire, l'abuso di alcol e la violenza anche fine a se stessa.


[12] Nome colloquiale di San Pietroburgo.


[13] Giorno lavorativo nella Russia a stragrande maggioranza ortodossa (la Chiesa ortodossa ha mantenuto il calendario giuliano per cui il Natale ricorre il 7 gennaio del calendario civile).


[14] Dal tedesco Gastarbeiter (“lavoratore ospite”), termine con cui si definiscono i lavoratori immigrati.

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