


Ringrazio F.Z. per questo contributo
Il blog di Matteo
Il nodo del Caucaso La Russia ha perso la guerra di Ičkerija[1] Adesso in tutti i posti chiave della Repubblica Cecena ci sono ex guerriglieri[2] Ed è ecco che la cosa si è compiuta. Due campagne cecene, decine di atti terroristici, l’assalto di Groznyj condotto con incapacità, decine di migliaia di civili, guerriglieri e soldati federali uccisi, migliaia di persone sequestrate, milioni di dollari spesi da un paese in miseria per le necessità di una guerra ingiusta – tutto questo si è concluso con la vittoria. Di quelli con cui abbiamo combattuto, che abbiamo ucciso, sequestrato e torturato – la vittoria dei guerriglieri. Giudicate voi: Adam Demil’chanov – vice-premier con delega per le strutture armate (ex autista di Salman Raduev[7]), Abdul-Kadyr Izrailov – vice-premier; Leče Chultygov – capo del Dipartimento per la sicurezza dello stato dell’Ičkerija, adesso deputato al parlamento, Magomed Chambiev – ex ministro della Difesa dell’Ičkerija, adesso deputato al parlamento, Musa Dadaev – capo dell’amministrazione di una delle più grandi province della Cecenia, quella di Ačchoj-Martan, ex comandante di campo, vicino a Džochar Dudaev, Ибрагим Дадаев (fratello di Musa, soprannominato Toptygin[8]) – comandante del reggimento del ministero degli Interni della Cecenia intitolato ad Achmat-Chadži Kadyrov, ecc. Tutti questi cittadini sono guerriglieri, che adesso, a quanto pare, vengono divisi in “buoni” e “cattivi”. Questo nonostante il fatto che dietro alcuni di loro ci siano decine di persone uccise, sequestrate, vendute e mutilate. Vjačeslav Izmajlov 19.02.2007, “Novaja Gazeta”, http://www.novayagazeta.ru/data/2007/12/11.html (traduzione e note di Matteo Mazzoni) |
[1] Nome russo della Repubblica Cecena secessionista (Repubblica Cecena di Ičkerija).
[2] Non è facile tradurre il termine boevik, con cui in russo si designano in generale i combattenti non appartenenti a un esercito regolare. Io qui uso il termine “guerrigliero”, ma a seconda dei casi si potrebbero usare anche i termini “militante” o “terrorista”.
[3] Cioè uomo della Federazione Russa.
[4] Nell’estate del 1999 alcuni condomini furono fatti saltare in aria a Mosca e nel sud della Russia, causando centinaia di morti. Gli attentati furono attribuiti ai ceceni e Putin dette il via alla “seconda guerra cecena”.
[5] Il guerrigliero Basaev e i suoi uomini attaccarono le zone del Daghestan confinanti con la Cecenia allo scopo, pare (la vicenda ha molti punti oscuri), di creare un grande stato islamico. L’operazione fu un insuccesso totale.
[6] Nel 2007 ci saranno le elezioni per il rinnovo della Duma, la “camera bassa” del parlamento russo, nel 2008 ci saranno le elezioni presidenziali.
[7] “Signore della guerra”, genero di Džochar Dudaev (primo presidente dell’Ičkerija). Raduev fu condannato all’ergastolo nel 2001 e morì di una misteriosa emorragia nel 2002.
[8] Nome scherzoso dell’orso derivante da toptat’, “camminare trascinando i piedi”. Nelle fiabe russe l’orso ha talvolta il pomposo nome Michail Potapovič Toptygin.
[9] La cosiddetta “verticale del potere”: il presidente nomina i presidenti delle “repubbliche autonome” e i governatori, questi nominano i capi delle province, che nominano i sindaci, ecc. Il popolo vota il presidente e i parlamenti locali e parte di quello nazionale (il Consiglio della Federazione non è mai stato elettivo), che contano sempre meno…
[10] Villaggio ceceno popolato da àvari (popolo caucasico minoritario), dove il 4 giugno 2005 uomini armati mai identificati uccisero una persona e ne sequestrarono 11, dopo di che i restanti abitanti ripararono nel vicino Daghestan e, nonostante le loro denunce, non hanno ancora ottenuto giustizia.
[11] Nome colloquiale di San Pietroburgo.
[12] “Sansone”, fabbrica di carne in scatola.
[13] Chamzat Arsamakov, direttore della fabbrica “Samson” di San Pietroburgo, nel giugno 2006 fu aggredito dal “signore della guerra” ceceno Jamadaev e dai suoi uomini.
[14] Città della repubblica federale di Baschiria (popolata per la maggioranza da genti di etnia turca), dove tra l’8 e il 14 dicembre 2004 ebbe luogo una brutale operazione poliziesca con centinaia di arresti e di pestaggi.
Ramzan Kadyrov ha in programma di indire una conferenza sulla difesa dei diritti umani il 1 marzo a Groznyj e al contempo di guidare la lotta contro l’arbitrio e il lavoro per la creazione di una società civile in Cecenia. Un tempo conoscevamo Ramzan il combattente, l’eroe di Ičkerija[i], Cecenia e Russia; Ramzan il costruttore; Ramzan il giurista; Ramzan lo scienziato, l’accademico; Ramzan il mecenate, il capo del consiglio per la protezione del fondo intitolato a suo padre[ii]. Avevamo valutato adeguatamente il suo contributo ai concorsi di bellezza, al campionato di biliardo, alla costruzione di parchi acquatici e ippodromi, all’organizzazione di festival rock, al rilancio del calcio in Russia… In questo mosaico al leader della Cecenia manca solo uno splendore da esportazione. E una conferenza sulla difesa dei diritti umani con la partecipazione di Ramzan e dei principali sostenitori dei diritti umani è destinata a colmare questo vuoto. Adesso Kadyrov smaschererà se stesso, lotterà con se stesso, scriverà denunce contro di se alla Procura Generale e maledirà se stesso sui mass-media liberali. Una persona pubblicamente sospettata di aver commesso crimini, i cui uomini sono colpevoli di sequestri e omicidi di massa degli oppositori del proprio padrone, a cui non sono seguiti processi né indagini, i cui uomini sono colpevoli di torture, – proprio questa persona sogna di diventare il principale sostenitore dei diritti umani in Russia. Questi ha già risposto agli sforzi dei sostenitori dei diritti umani, che danno il loro appoggio alla ragazza cecena Zara Murtazalieva, condannata a nove anni di detenzione con l’accusa non provata, come riteniamo, di aver preparato un atto terroristico a Mosca. Kadyrov, in particolare, ha dichiarato di essere pronto ad aiutare il suo trasferimento in Cecenia dal suo attuale luogo di detenzione in Mordovia[iii]. Com’è noto, la commissione per l’esame delle domande di grazia opera adesso in ogni soggetto[iv] della Federazione Russa. E la parola di Kadyrov-junior in Cecenia è indiscutibile. E anche se l’ultima parola sulla concessione della grazia spetta al presidente della Russia, per Zara c’è una grande chance per essere scarcerata. E voglia Iddio che Zara Murtazalieva riceva questo aiuto. Ma tutto questo è un gioco sullo sfondo di numerose tragedie che ogni giorno si verificano in Cecenia per opera di Ramzan e dei suoi uomini. E’ una cosa evidente e ciononostante alcuni attivisti russi per i diritti umani hanno appoggiato l’idea di Kadyrov di una conferenza a Groznyj. E’ una loro scelta personale. Ma io sono contento che la mia posizione coincida con l’opinione del direttore del “Gruppo Moscovita di Helsinki”[v] Ljudmila Alekseeva. Ieri, mercoledì, a Ljudmila Michajlovna è giunto l’invito ufficiale al forum di Kadyrov. Questa ha rifiutato decisamente di parteciparvi. “Io e i miei colleghi, –ha dichiarato Ljudmila Alekseeva, – abbiamo lottato per salvare le persone che venivano torturate in Cecenia. Se mi toccasse, anche solo per salvare la vita di qualcuno, stringere la mano di quest’uomo – morirei di crepacuore. Non voglio prender parte a questa conferenza”. Vjačeslav Izmajlov, direttore della sezione “Anna Politkovskaja” 15.02.2007, “Novaja Gazeta”, http://www.novayagazeta.ru/data/2007/11/02.html (traduzione e note di Matteo Mazzoni) |
[i] Nome ceceno della Cecenia. La Cecenia si dichiarò indipendente come “Repubblica Cecena di Ičkerija”.
[ii] Achmat-Chadži Abdulchamidovič Kadyrov, eletto presidente della Cecenia nel 2003 grazie a brogli giganteschi e ucciso l’anno successivo.
[iii] Regione della Russia europea popolata da genti di ceppo ugro-finnico e tristemente nota come luogo di deportazione.
[iv] Cioè in ognuna delle principali entità territoriale in cui è suddivisa la Federazione Russa: repubbliche autonome (la Cecenia è una di esse, ma la definizione non va certo presa alla lettera…), governatorati, città di rilevanza federale…
[v] La prima organizzazione sovietica per la difesa dei diritti umani, nata nel 1989, in piena perestrojka. Si rifà al documento per la sicurezza e la cooperazione firmato a Helsinki nel 1975 da 35 paesi europei, tra cui l’Unione Sovietica (che si impegnò a rispettare i diritti umani, salvo poi disattendere completamente tale impegno).
“Notiamo una qualche stabilizzazione nelle regioni del Caucaso settentrionale – in Cecenia, Inguscezia, Daghestan – ha dichiarato il capo della sede russa del Comitato Internazionale della Croce Rossa (ICRC) François Bellon durante la conferenza stampa dell’8 febbraio. – Nonostante il fatto che ogni giorno giungono notizie di sporadici atti di violenza, la situazione del Caucaso settentrionale è sensibilmente migliorata rispetto agli anni 2001-2005. Al posto degli aiuti umanitari giungono nel Caucaso progetti statali indirizzati alla ricostruzione della regione. Perciò abbiamo cambiato il programma di aiuti al Caucaso settentrionale”. Elena Kostjučenko e i nostri corrispondenti speciali 12.02.2007, “Novaja Gazeta”, http://www.novayagazeta.ru/data/2007/10/13.html (traduzione e note di Matteo Mazzoni) |
Due settimane fa la Corte Suprema ha confermato la sentenza del tribunale di Nižnij Novgorod[2] che ha disposto lo scioglimento della Società per l’amicizia russo-cecena. Motivo dello scioglimento era stata la pubblicazione da parte del giornale Pravozaščita[3] degli appelli di Aslan Maschadov per la cessazione della guerra in Cecenia. Il leader della disciolta società Stanislav Dmitrievskij ha raccontato alla Novaja Gazeta cosa intenda fare nel futuro prossimo. — C’è una qualche logica nella sentenza della Corte Suprema? — E’ difficile dirlo in una lingua semplice e comprensibile. Qui si sono intrecciate alcune questioni di diritto. In primo luogo, il tribunale ha stabilito di punirmi per “orientamento estremista”, tuttavia secondo la legge non ogni incitazione all’inimicizia è estremismo, lo è solo se è legata alla violenza. Questo è quanto precisamente stabilisce la legge. Nelle carte del mio processo non sta scritto da nessuna parte, che quanto è stato pubblicato su quel giornale abbia provocato fatti di violenza. In generale la Corte Suprema non mi ha reso note le motivazioni della sentenza e finora non so su cosa si sia basata. La seconda evidente violazione consiste nel fatto che la sentenza è stata emessa l’11 aprile dello scorso anno e la nuova legge, sulla base della quale è stata sciolta l’organizzazione, è entrata in vigore il 18 aprile. Insomma hanno reso retroattiva la legge. — Come si evolveranno gli eventi? — Nel diritto russo è stato fissato un punto. Il tribunale supremo dello stato ha riconosciuto legale e fondata la sentenza che sancisce il nostro scioglimento. Si capisce che quanto prima presenteremo un’istanza alla Corte Europea per i diritti dell’uomo. Noi continueremo a lavorare. Al posto di un’organizzazione adesso ne sono state registrate tre. La prima – la Società per l’amicizia russo-cecena – è stata fatta registrare in Finlandia da tre abitanti di Nižnij Novgorod. Io ne sono presidente. A Nižnij Novgorod abbiamo fatto registrare il Fondo di sostegno per la tolleranza. La terza organizzazione – l’organizzazione autonoma senza scopo di lucro “Tolleranza” – è stata fatta registrare da noi a Groznyj. L’organizzazione finlandese non aprirà alcuna sede in Russia, questo non avrebbe senso. Legheremo semplicemente queste tre organizzazioni con degli accordi per un’azione comune. Ma penso che nel corso di quest’anno tenteranno di sciogliere anche queste organizzazioni registrate in Russia. Ciò nonostante continueremo a lavorare. Per prima cosa dobbiamo completare la preparazione del materiale per un tribunale internazionale sulla Cecenia. — In quale misura potete contare sul sostegno internazionale? — Voglio precisare subito: non ho chiesto questo sostegno. Questa campagna è stata iniziata da un deputato del parlamento finlandese in maniera totalmente inaspettata per noi. Le organizzazioni per la difesa dei diritti umani russe e internazionali hanno aderito ad essa. Circa un centinaio di persone autorevoli ci hanno sostenuto all’estero. Tra queste ci sono tre direttori di grandi fondi internazionali. Noi intendiamo lavorare con loro. P.S. Lo scioglimento della Società per l’amicizia russo-cecena è stata duramente condannato da politici, scienziati e uomini di cultura di tutto il mondo, che hanno inviato una lettera aperta al presidente della Federazione Russa Vladimir Putin. I difensori dei diritti umani di Nižnij Novgorod hanno trovato il sostegno dello scrittore premio Nobel Harold PINTER[4] (Gran Bretagna), del filosofo Francis FUKUJAMA (USA), il direttore della Gazeta Wyborcza[5] Adam MICHNIK[6] (Polonia), lo scrittore Abdulhamid AMMAR (Siria), il titolare della cattedra di storia russa dell’università di Harvard Richard PIPES (США), il presidente del Fondo Heinrich Böll Ralf FUCKS (Germania) e altri. Natal’ja Černova 08.02.2007, “Novaja Gazeta”, http://www.novayagazeta.ru/data/2007/09/08.html (traduzione e note di Matteo Mazzoni) |
[1] Il titolo russo Sud da delo gioca sulla locuzione russa poka sud da delo che significa “finché la faccenda va avanti”. Sud significa “tribunale”, “corte”, “giudizio”. Delo significa “questione”, “faccenda”, ma anche “causa” o “procedimento penale”. Se tradurre il senso dell’espressione è difficile, rendere il gioco di parole è impossibile.
[2] Nome originario della città di Gor’kij, tornato in auge dopo la caduta dell’URSS.
[3] In realtà si chiama Pravo-Zaščita cioè “Diritto-Difesa” e si occupa della difesa dei diritti umani. Il corsivo, qui e altrove è mio.
[4] Il rilievo grafico, qui e altrove, è dell’autore.
[5] “Giornale Elettorale”.
[6] Adam Michnik, all’epoca del regime comunista, era un dissidente. Anche per lui, come nel caso di Memorial, una interessante continuità…
GMG 2007: PAPA BENEDETTO CHIAMA I GIOVANI A «OSARE»
L'amore, niente di meno
Francesco Ognibene
L'amore, niente di meno. Proprio così: in tempi di parole usurate e di retorica posticcia nel dibattito pubblico, il Papa si rivolge ai giovani nel messaggio per la "loro" Giornata mondiale 2007 prendendosi il rischio di affrontare il concetto che, tra quelli logorati da un uso improprio, è forse il più liso. Ma bastano poche righe per accorgersi che nel testo consegnato ieri da Benedetto XVI in vista della prossima Domenica delle Palme (1° aprile, ventiduesima Gmg) c'è un'intensità e uno spessore che fanno respirare l'anima, e che i giovani - allergici alla superficialità, quando si parla di cose serie - non tarderanno a cogliere. Come sempre.Preghiera alla Madonna di Loreto che il Santo Padre ha composto in preparazione all'incontro dei giovani che si terrà il prossimo mese di Settembre.
Maria, Madre del sì, tu hai ascoltato Gesù e conosci il timbro della sua voce e il battito del suo cuore. Stella del mattino, parlaci di Lui e raccontaci il tuo cammino per seguirlo nella via della fede.
Maria, che a Nazareth hai abitato con Gesù, imprimi nella nostra vita i tuoi sentimenti, la tua docilità, il tuo silenzio che ascolta e fa fiorire la Parola in scelte di vera libertà.
Maria, parlaci di Gesù, perché la freschezza della nostra fede brilli nei nostri occhi e scaldi il cuore di chi ci incontra, come Tu hai fatto visitando Elisabetta, che nella sua vecchiaia ha gioito con te per il dono della vita.
Maria, Vergine del Magnificat, aiutaci a portare la gioia nel mondo e, come a Cana, spingi ogni giovane, impegnato nel servizio ai fratelli, a fare solo quello che Gesù dirà.
Maria, poni il tuo sguardo sull'Agorà dei giovani, perché sia il terreno fecondo della Chiesa italiana. Prega perché Gesù, morto e risorto, rinasca in noi e ci trasformi in una notte piena di luce, piena di Lui.
Maria, Madonna di Loreto, porta del cielo, aiutaci a levare in alto lo sguardo. Vogliamo vedere Gesù. Parlare con Lui. Annunciare a tutti il suo amore.
BENEDETTO XVI
PER IL CORAGGIO DI VIVERE E DI FAR VIVERE
MANIFESTO
PER LA GARANZIA DI UNA PRESA IN CARICO GLOBALE DI TRATTAMENTO, CURA E SOSTEGNO E
In un contesto in cui l’autonomia della persona malata o con disabilità viene univocamente
1. Il riconoscimento della dignità dell’esistenza di ogni essere umano deve essere il punto di partenza e di riferimento di una società che difende il valore dell’uguaglianza e si impegna affinché la malattia e la disabilità non siano criteri di discriminazione sociale e di emarginazione. Questo riconoscimento richiede anche concreti investimenti sul piano economico e su quello culturale, per favorire un’idea di cittadinanza allargata che comprenda tutti, come da dettato Costituzionale, e per riaffermare il valore unico ed irripetibile di ogni essere umano, anche di chi è talora considerato “inutile” poiché, superficialmente, giudicato incapace di dare un contributo diretto alla vita sociale.
2. Il dolore e la sofferenza (non solo fisica), in quanto tali, non sono né buoni né desiderabili, ma non sono senza significato: l’impegno della medicina e della scienza per eliminare o alleviare il dolore delle persone malate o con disabilità, e per migliorare la loro qualità di vita, evitando ogni forma di accanimento terapeutico, è un compito prezioso che conferma il senso della professione medica, non esaurito dall’eliminazione del danno biologico. La medicina, i servizi sociosanitari e, più in generale, la società, forniscono quotidianamente delle risposte ai differenti problemi posti dal dolore e dalla sofferenza: risposte che vanno potenziate e che sono l’esplicita negazione dell’eutanasia, del suicidio assistito e di ogni forma di abbandono terapeutico.
3. Non si possono creare le condizioni per l’abbandono di tanti malati e delle loro famiglie. È inaccettabile avallare l’idea che alcune condizioni di salute rendano indegna la vita e trasformino il malato o la persona con disabilità in un peso sociale. Si tratta di un’offesa per tutti, ma in particolar modo per chi vive una condizione di malattia, questa idea, infatti, aumenta la solitudine dei malati e delle loro famiglie, introduce nelle persone più fragili il dubbio di poter essere vittima di un programmato disinteresse da parte della società, e favorisce decisioni rinunciatarie.
4. Occorre rinsaldare nel Paese la certezza che ognuno riceverà trattamenti, cure e sostegni adeguati. Prima di pensare alla sospensione dei trattamenti, infatti, si deve garantire al malato, alla persona con disabilità e alla sua famiglia ogni possibile, proporzionata e adeguata forma di trattamento, cura e sostegno. La Costituzione Italiana, tutte le leggi vigenti in Italia, oltre alla Convenzioni sui Diritti dell’Uomo e alla recente Convenzione ONU sui diritti e la dignità delle persone con disabilità, affermano la dignità di tutti ad avere il diritto all’accesso alle cure.
5. I promotori e i firmatari di questo documento si impegnano, nell’ambito delle loro professioni e secondo le loro competenze, a sostenere e difendere sempre il principio dell’accesso ad ogni tipo di intervento socio-sanitario per tutti e il chiaro NO ad ogni forma di induzione volontaria della morte o di pratica eutanasica e di implicita o esplicita istigazione al suicidio assistito.
6. La morte è un fatto e non un diritto: per questa ragione non può essere oggetto di una scelta sostenuta dalla società civile. Ciò non significa negare il valore dell’autonomia e della libertà della persona, ma riconoscere che il valore di ogni scelta dipende dal suo contenuto. In ogni caso, l’equiparazione della scelta di chi vuole vivere e di chi vuole morire è scorretta per la semplice ragione che solo la vita, e non la morte, è il fondamento dei diritti umani e della loro tutela.
7. Lo sviluppo della medicina, così come oggi la conosciamo e la pratichiamo, è stato ed è reso possibile solo da una concezione “positiva” dell’esistenza umana, capace di accettare la sfida dell’assistenza e della cura, anche di fronte alla patologia più severa e al declino fisico e psichico della vecchiaia.
I promotori e coloro che aderiscono a questo manifesto ritengono che sia importante garantire una società che non abbia paura del dolore poiché usa la scienza, le leggi e le competenze per combatterlo. Ciò che era considerato incurabile e inguaribile cento anni fa oggi è spesso curabile e guaribile, e l’oscurantismo e la paura non appartengono a chi ha fiducia nell’uomo, nella sua capacità e nel suo coraggio.
Si invitano coloro che condividono le tesi qui espresse a firmare il documento e a promuoverlo in tutte le sedi ritenute opportune.
I PROMOTORI
• Felice Achilli, medico; Presidente Medicina e Persona; Direttore U.O. Cardiologia, Ospedale Manzoni, Lecco
• Marco Brayda-Bruno, medico, Direttore U.O. Chirurgia Vertebrale III, IRCCS Ist. Ortopedico.Galeazzi Milano
• Dario Caldiroli, medico, Direttore U.O. Neuroanestesia e Rianimazione, Fondazione IRCCS Ist. Neurologico C. Besta, Milano
• Bruno Dalla Piccola, medico, Direttore Scientifico IRCCS Casa Sollievo della Sofferenza, Presidente Scienza e Vita, Roma
• Maria Luisa Di Pietro, medico, Presidente Scienza e Vita, Roma
• Giovanni Battista Guizzetti, medico, Direttore U.O. Stati Vegetativi, Bergamo
• Vladimir Kosic, delegato OMS per l’Italia-Functioning and Disability Reference Group, Presidente Consulta dei Disabili Friuli Venezia Giulia; Trieste
• Matilde Leonardi, medico, delegato OMS per l’Italia-Functioning and Disability Reference Group, Vice Presidente nazionale FIAN, Milano
• Mario Melazzini, medico, Direttore U.O. Day Hospital Oncologico IRCCS Maugeri; Presidente nazionale AISLA, Pavia
• Adriano Pessina, filosofo, bioeticista, Direttore Centro Bioetica UCSC, Milano-Roma
• Valeria Zacchi, medico, Direttore Sanitario IRCCS Fatebenefratelli, Brescia
Ringrazio D.N. per questo contributo
Un progetto comune di Memorial e della “Novaja Gazeta” Continuiamo a pubblicare estratti della “Cronaca della violenza”, portata avanti dai collaboratori di “Memorial” nella zona del conflitto armato nel Caucaso settentrionale. In questo numero – due storie di gennaio.
9 gennaio 2007. Una madre è stata picchiata dagli assassini del figlio 10 gennaio 2007. Un uomo malmenato si è risvegliato con una granata in tasca “Novaja Gazeta” n. 06, http://www.novayagazeta.ru/data/2007/06/11.html 29.01.2007 (traduzione e note di Matteo Mazzoni) |
[1] Letteralmente “punizione”, ma tale non è in realtà…
[2] Per siloviki (da sila, “forza”) si intendono gli uomini delle istituzioni deputate all’uso della forza: i ministeri della Difesa, della Giustizia, degli Interni e delle Situazioni di Emergenza (una sorta di Protezione Civile) e dei servizi segreti.
[3] Nella Cecenia centrale.
[4] “Centro antiterroristico” (corsivo mio).
[5] Ramzan Achmatovič Kadyrov, figlio e aspirante successore di Achmat Abdulchamidovič Kadyrov, eletto presidente della Cecenia grazie a brogli giganteschi nel 2003 e ucciso nel 2004.
[6] Nord.
[7] Sud.
[8] Reggimento di Servizio di Pattuglia e di Controllo dei Posti di Blocco.
[9] Kadyrov ha una sorta di esercito personale, i feroci e temutissimi kadyrovcy, “kadyroviani”.
[10] Letteralmente “periferico” (il termine russo per “provincia” è maschile); si trova nella parte orientale della repubblica e prima della guerra faceva parte della Repubblica di Cecenia e Inguscezia.
[11] Nome osseto della repubblica.
[12] Vedi nota 2.
[13] Dell’Amicizia.
[14] Dei Lavoratori.
[15] Volžskij Avtomobil’nyj Zavod (Fabbrica di Automobili del Volga).
[16] Gli ingusci chiamano se stessi galagaj e il russo inguši deriva dal nome del villaggio di Angušt (oggi Tarskoe). Il club calcistico Angušt di Nazran’ – ex capitale della repubblica di Inguscezia – ha terminato all’ultimo posto il campionato di Prima Divisione 2006 (i campionati di calcio russi si giocano tra marzo e novembre), equivalente alla serie B italiana. Keligov è un centrocampista.
[17] Di Karca.
[18] Le automobili russe sono definite con una numerazione, il cui criterio sfugge alla comprensione. Fra l’altro il calciatore Keligov (alto 1,64 m e pesante 59 kg, secondo i dati ufficiali) ha mostrato in queste caso doti atletiche insospettabili.
[19] Abbreviazione della dicitura russa Posëlkovoe Otdelenie Milicii.
[20] Rajonnyj Otdel Vnutrennich Del (Sezione di Quartiere del Ministero degli Interni), in pratica la stazione di polizia di quartiere.
[21] Industriale.
[22] Capitale dell’Ossezia Settentrionale.
[23] Cioè verso Vladikavkaz.