28 febbraio 2007

Lol
















Ringrazio F.Z. per questo contributo

27 febbraio 2007

La sconfitta della Russia

Il nodo del Caucaso

La Russia ha perso la guerra di Ičkerija[1]

Adesso in tutti i posti chiave della Repubblica Cecena ci sono ex guerriglieri[2]

Ed è ecco che la cosa si è compiuta. Due campagne cecene, decine di atti terroristici, l’assalto di Groznyj condotto con incapacità, decine di migliaia di civili, guerriglieri e soldati federali uccisi, migliaia di persone sequestrate, milioni di dollari spesi da un paese in miseria per le necessità di una guerra ingiusta – tutto questo si è concluso con la vittoria.

Di quelli con cui abbiamo combattuto, che abbiamo ucciso, sequestrato e torturato – la vittoria dei guerriglieri.

E quello che attendevano dal 5 ottobre dello scorso anno, quando il premier Ramzan Kadyrov ha compiuto 30 anni, è avvenuto. L’ultimo “federale”[3] alla guida della Cecenia – il presidente Alu Alchanov – ha dato le dimissioni. Kadyrov è il presidente ad interim.

La corsa elettorale 1999-2000 cominciò con le esplosioni dei condomini[4] e il raid di Basaev in Daghestan[5], le elezioni 2007-2008[6] con la nomina di Kadyrov come dittatore ufficiale della Repubblica Cecena. Prossimamente, verso marzo, Vladimir Putin proporrà ai parlamentari locali qualche candidatura al posto di capo della repubblica. E questi sceglieranno Ramzan allunanimità.
I ben informati ritengono che dopo la morte di Kadyrov-senior Alchanov, uomo appoggiato dal Cremino, abbia giurato in presenza di testimoni al 27enne Ramzan, che potrebbe essere suo figlio: al raggiungimento da parte di quest’ultimo del 30° anno di età (status che permette, secondo la Costituzione della Cecenia, di concorrere alla carica di presidente) avrebbe ceduto spontaneamente la poltrona presidenziale. Alu Alchanov ci è rimasto seduto sopra quattro mesi in più, perciò è stato pubblicamente insultato dal giovane Ramzan e poco ci è mancato che non sia stato cacciato a calci dai miliziani del premier insieme ai resti della sua (di Alchanov) squadra. Hanno perfino minacciato la sua famiglia.

Tutto questo è stato fatto giocando sporco, con rozzezza. Il presidente della Russia non aveva ancora espresso il proprio volere e già nell’ufficio del presidente della Cecenia, nella segreteria del consiglio di sicurezza e nell’ufficio stampa del presidente avevano scollegato Internet e i telefoni.

“In Cecenia deve esserci un solo padrone” – ha dichiarato più di una volta Ramzan negli ultimi mesi. Sia questo fatto, come si diceva, sia la velocità con la quale sono scomparsi dalle strade i ritratti di Alchanov, non fa sorgere alcun dubbio agli abitanti della Cecenia su un punto: chi sia questo padrone. L’uomo dalla pistola d’oro, che controlla tutte le formazioni armate legali e semilegali, il frequentatore dei più cari ristoranti di Mosca, l’accademico Kadyrov, i cui nemici personali vengono uccisi nel centro di Mosca senza che ne seguano processi o indagini.
Con l’uscita di scena di Alchanov si può esclamare: Addio, Cecenia! Viva l’Ičkerija! Adesso in tutti i posti chiave della repubblica siedono gli ex sostenitori dell’Ičkerija.

Giudicate voi: Adam Demil’chanov – vice-premier con delega per le strutture armate (ex autista di Salman Raduev[7]), Abdul-Kadyr Izrailov – vice-premier; Leče Chultygov – capo del Dipartimento per la sicurezza dello stato dell’Ičkerija, adesso deputato al parlamento, Magomed Chambiev – ex ministro della Difesa dell’Ičkerija, adesso deputato al parlamento, Musa Dadaev – capo dell’amministrazione di una delle più grandi province della Cecenia, quella di Ačchoj-Martan, ex comandante di campo, vicino a Džochar Dudaev, Ибрагим Дадаев (fratello di Musa, soprannominato Toptygin[8]) – comandante del reggimento del ministero degli Interni della Cecenia intitolato ad Achmat-Chadži Kadyrov, ecc. Tutti questi cittadini sono guerriglieri, che adesso, a quanto pare, vengono divisi in “buoni” e “cattivi”. Questo nonostante il fatto che dietro alcuni di loro ci siano decine di persone uccise, sequestrate, vendute e mutilate.

In tal modo Kadyrov-junior ha compiuto l’opera di Kadyrov-senior. Nel periodo in cui collaborai con Achmat-Chadži per far liberare degli ostaggi costui, parlando con sincerità, disse più di una volta: mah, quanto siamo stupidi a combattere con la Russia – da questa si può prendere quello che ci serve e in questo modo vivere come vogliamo. Kadyrov-senior aveva ragione e suo figlio si è mostrato fedele alla volontà del padre – l’Ičkerija è tornata. Formalmente come parte della Russia, di fatto con una leadership indipendente da chiunque, per la quale la parola “legge” è un’incomprensibile combinazione di lettere, un arbitrio quotidiano e un popolo senza diritti.

Al riguardo si pone una domanda fondamentale: questo è l’ideale delle riforme del presidente russo e il modello della “verticale”[9] da lui inventata? Non voglia Iddio che qualcuno da qualche parte intralci il passaggio a Ramzan e ai suoi combattenti: lo spazzano via, come gli infelici abitanti del villaggio di Borozdinovskaja[10], ti raggiungono a Piter[11], come il direttore della fabbrica Samson[12] Arsamakov[13]. Allora mi chiedo pure: questo è ciò, verso cui stanno andando anche altri soggetti della Federazione Russa? E qualcuno forse ha già avuto successo – la stessa Baschiria con la sua malmenata Blagoveščensk[14].
Sì, nella Cecenia di oggi non sparano i cannoni, gli aerei non lanciano bombe, non muoiono decine e centinaia di soldati russi e ragazzi ceceni. E grazie a Dio. Ma il terrore e l’abuso totali sono davvero il prezzo che la gente deve pagare per la propria vita?

Vjačeslav Izmajlov

19.02.2007, “Novaja Gazeta”, http://www.novayagazeta.ru/data/2007/12/11.html (traduzione e note di Matteo Mazzoni)



[1] Nome russo della Repubblica Cecena secessionista (Repubblica Cecena di Ičkerija).

[2] Non è facile tradurre il termine boevik, con cui in russo si designano in generale i combattenti non appartenenti a un esercito regolare. Io qui uso il termine “guerrigliero”, ma a seconda dei casi si potrebbero usare anche i termini “militante” o “terrorista”.

[3] Cioè uomo della Federazione Russa.

[4] Nell’estate del 1999 alcuni condomini furono fatti saltare in aria a Mosca e nel sud della Russia, causando centinaia di morti. Gli attentati furono attribuiti ai ceceni e Putin dette il via alla “seconda guerra cecena”.

[5] Il guerrigliero Basaev e i suoi uomini attaccarono le zone del Daghestan confinanti con la Cecenia allo scopo, pare (la vicenda ha molti punti oscuri), di creare un grande stato islamico. L’operazione fu un insuccesso totale.

[6] Nel 2007 ci saranno le elezioni per il rinnovo della Duma, la “camera bassa” del parlamento russo, nel 2008 ci saranno le elezioni presidenziali.

[7] “Signore della guerra”, genero di Džochar Dudaev (primo presidente dell’Ičkerija). Raduev fu condannato all’ergastolo nel 2001 e morì di una misteriosa emorragia nel 2002.

[8] Nome scherzoso dell’orso derivante da toptat’, “camminare trascinando i piedi”. Nelle fiabe russe l’orso ha talvolta il pomposo nome Michail Potapovič Toptygin.

[9] La cosiddetta “verticale del potere”: il presidente nomina i presidenti delle “repubbliche autonome” e i governatori, questi nominano i capi delle province, che nominano i sindaci, ecc. Il popolo vota il presidente e i parlamenti locali e parte di quello nazionale (il Consiglio della Federazione non è mai stato elettivo), che contano sempre meno…

[10] Villaggio ceceno popolato da àvari (popolo caucasico minoritario), dove il 4 giugno 2005 uomini armati mai identificati uccisero una persona e ne sequestrarono 11, dopo di che i restanti abitanti ripararono nel vicino Daghestan e, nonostante le loro denunce, non hanno ancora ottenuto giustizia.

[11] Nome colloquiale di San Pietroburgo.

[12] “Sansone”, fabbrica di carne in scatola.

[13] Chamzat Arsamakov, direttore della fabbrica “Samson” di San Pietroburgo, nel giugno 2006 fu aggredito dal “signore della guerra” ceceno Jamadaev e dai suoi uomini.

[14] Città della repubblica federale di Baschiria (popolata per la maggioranza da genti di etnia turca), dove tra l’8 e il 14 dicembre 2004 ebbe luogo una brutale operazione poliziesca con centinaia di arresti e di pestaggi.

26 febbraio 2007

Alla faccia della faccia tosta!

Giochi politici

Ramzan Kadyrov si è dato alla difesa dei diritti umani

Ljudmila Alekseeva: “Se mi toccherà stringergli la mano – morirò di crepacuore”

Ramzan Kadyrov ha in programma di indire una conferenza sulla difesa dei diritti umani il 1 marzo a Groznyj e al contempo di guidare la lotta contro l’arbitrio e il lavoro per la creazione di una società civile in Cecenia.

Un tempo conoscevamo Ramzan il combattente, l’eroe di Ičkerija[i], Cecenia e Russia; Ramzan il costruttore; Ramzan il giurista; Ramzan lo scienziato, l’accademico; Ramzan il mecenate, il capo del consiglio per la protezione del fondo intitolato a suo padre[ii]. Avevamo valutato adeguatamente il suo contributo ai concorsi di bellezza, al campionato di biliardo, alla costruzione di parchi acquatici e ippodromi, all’organizzazione di festival rock, al rilancio del calcio in Russia… In questo mosaico al leader della Cecenia manca solo uno splendore da esportazione. E una conferenza sulla difesa dei diritti umani con la partecipazione di Ramzan e dei principali sostenitori dei diritti umani è destinata a colmare questo vuoto. Adesso Kadyrov smaschererà se stesso, lotterà con se stesso, scriverà denunce contro di se alla Procura Generale e maledirà se stesso sui mass-media liberali.

Una persona pubblicamente sospettata di aver commesso crimini, i cui uomini sono colpevoli di sequestri e omicidi di massa degli oppositori del proprio padrone, a cui non sono seguiti processi né indagini, i cui uomini sono colpevoli di torture, – proprio questa persona sogna di diventare il principale sostenitore dei diritti umani in Russia.

Questi ha già risposto agli sforzi dei sostenitori dei diritti umani, che danno il loro appoggio alla ragazza cecena Zara Murtazalieva, condannata a nove anni di detenzione con l’accusa non provata, come riteniamo, di aver preparato un atto terroristico a Mosca. Kadyrov, in particolare, ha dichiarato di essere pronto ad aiutare il suo trasferimento in Cecenia dal suo attuale luogo di detenzione in Mordovia[iii]. Com’è noto, la commissione per l’esame delle domande di grazia opera adesso in ogni soggetto[iv] della Federazione Russa. E la parola di Kadyrov-junior in Cecenia è indiscutibile. E anche se l’ultima parola sulla concessione della grazia spetta al presidente della Russia, per Zara c’è una grande chance per essere scarcerata. E voglia Iddio che Zara Murtazalieva riceva questo aiuto.

Ma tutto questo è un gioco sullo sfondo di numerose tragedie che ogni giorno si verificano in Cecenia per opera di Ramzan e dei suoi uomini. E’ una cosa evidente e ciononostante alcuni attivisti russi per i diritti umani hanno appoggiato l’idea di Kadyrov di una conferenza a Groznyj. Euna loro scelta personale. Ma io sono contento che la mia posizione coincida con l’opinione del direttore del “Gruppo Moscovita di Helsinki”[v] Ljudmila Alekseeva. Ieri, mercoledì, a Ljudmila Michajlovna è giunto l’invito ufficiale al forum di Kadyrov. Questa ha rifiutato decisamente di parteciparvi.

“Io e i miei colleghi, –ha dichiarato Ljudmila Alekseeva, – abbiamo lottato per salvare le persone che venivano torturate in Cecenia. Se mi toccasse, anche solo per salvare la vita di qualcuno, stringere la mano di quest’uomo – morirei di crepacuore. Non voglio prender parte a questa conferenza”.

Vjačeslav Izmajlov, direttore della sezione “Anna Politkovskaja”

15.02.2007, “Novaja Gazeta”, http://www.novayagazeta.ru/data/2007/11/02.html (traduzione e note di Matteo Mazzoni)



[i] Nome ceceno della Cecenia. La Cecenia si dichiarò indipendente come “Repubblica Cecena di Ičkerija”.

[ii] Achmat-Chadži Abdulchamidovič Kadyrov, eletto presidente della Cecenia nel 2003 grazie a brogli giganteschi e ucciso l’anno successivo.

[iii] Regione della Russia europea popolata da genti di ceppo ugro-finnico e tristemente nota come luogo di deportazione.

[iv] Cioè in ognuna delle principali entità territoriale in cui è suddivisa la Federazione Russa: repubbliche autonome (la Cecenia è una di esse, ma la definizione non va certo presa alla lettera…), governatorati, città di rilevanza federale…

[v] La prima organizzazione sovietica per la difesa dei diritti umani, nata nel 1989, in piena perestrojka. Si rifà al documento per la sicurezza e la cooperazione firmato a Helsinki nel 1975 da 35 paesi europei, tra cui l’Unione Sovietica (che si impegnò a rispettare i diritti umani, salvo poi disattendere completamente tale impegno).

23 febbraio 2007

Ma di che ci lamentiamo? Non ci manca nulla! Neanche le bombe atomiche...

Alcuni cittadini hanno denunciato il Governo degli Stati Uniti al tribunale di Pordenone per la presenza di 50 ordigni nucleari nella base di Aviano. L'udienza delle parti è fissata per il 23 marzo 2007. I cittadini hanno chiesto informazioni sull'esistenza delle atomiche al colonnello della base. Gli ha risposto che avrebbe verificato su Internet. Fatelo anche voi leggendo il Rapporto Kristensen sulle bombe e l´esposto.

Per info:
http://www.beppegrillo.it/2007/02/italia_nucleare.html


Ringrazio M.D.V. per la segnalazione.

Non c'è due senza tre. Ma poi basta...

Ricordate il borsino dei miei blog e dei miei link? Lo riportavo qui: http://matteobloggato.blogspot.com/2007/01/aggiornamento-del-
borsino.html#links
. Aggiorno le quotazioni, poi, a meno che non mi venga richiesto diversamente, la abbozzerò (come diciamo a Firenze) con quello che ritengo semplicemente un gioco, una curiosità...
Dunque: i miei blog valgono sempre 12 dollari, "Google News" vale 79.895 dollari (un crollo dell'85,8%!!!), "Gens" 2.747.549 (-3,7%), il portale di Paolo Attivissimo 57.330 (-3,3%), il blog di David Guetta 1.230 (invariato), "Fiorentina.it" 262.395 (+1,1%), il sito del Cammino Neocatecumenale 9.870 (-14,4%), Hi5 335.908 (+157,2%!!!), "La Cometa" 1.776 (-9%), "Dillo a Camilla" 126 (+950%!!!), il sito di David Knopfler 80.784 (-5,3%), il portale italiano di Mark Knopfler 89 (invariato), "Plagimusicali.net" 208 (+1633,3%), "Un ponte per..." 10.385 (-10,3%), "Cecenia SOS" 2.720 (-5,3%), il reportage di RaiNews su Falluja 8.112 (invariato), "Peacelink" 217.272 (-70,2%), "Memorial" 79.895 (-57,3%), "Scienza&Vita" 12 (invariato), Beppe Grillo 901.520 (-50,3%), "Berluscastop" 8.900 (-17,7%), "Borsari" 66.110 (-14%), "Bloopers" 142.968 (-7%), "Roundhouse kicks" 1.026 (invariato), "Imdb" 15.330.413 (-55%), le previsioni del tempo della CNN 56 (invariato), il sito ufficiale dell'Azerbaijan in inglese 1.264 (+57,2%), "Frasi storiche" 1.026 (invariato), la "Novaja Gazeta" 533.600 (-51,6%), "San Zanobi" 34 (invariato), "San Bartolomeo in Tuto" 12 (invariato). Tra i blog a cui linko: "Pensieri e sorrisi" vale 12 dollari, "Con-Tatto!" 45, "Costozero" 34, "Il confine tra il Reale & l'Assurdo" 12, "Malgari" 51, "Pablog" 2.312, "Parlo io" (che mi ha dato l'idea) 50. Molti di questi dati fanno aumentare i dubbi che già avevo...

22 febbraio 2007

"Abbiamo già dato"?

Il nodo del Caucaso

SULLA CECENIA HANNO MESSO UNA CROCE ROSSA

L’organizzazione benefica internazionale sposta i programmi dal Caucaso settentrionale

“Notiamo una qualche stabilizzazione nelle regioni del Caucaso settentrionale – in Cecenia, Inguscezia, Daghestan – ha dichiarato il capo della sede russa del Comitato Internazionale della Croce Rossa (ICRC) François Bellon durante la conferenza stampa dell’8 febbraio. – Nonostante il fatto che ogni giorno giungono notizie di sporadici atti di violenza, la situazione del Caucaso settentrionale è sensibilmente migliorata rispetto agli anni 2001-2005. Al posto degli aiuti umanitari giungono nel Caucaso progetti statali indirizzati alla ricostruzione della regione. Perciò abbiamo cambiato il programma di aiuti al Caucaso settentrionale”.

Per finanziare le attività della Croce Rossa in Russia quest’anno sono stati stanziati solo 23 milioni di $ (l’anno scorso ne furono stanziati 25), dei quali 18,5 saranno spesi per il Caucaso settentrionale. Fra l’altro, a quanto ha detto François Bellon, il tipo di aiuti cambierà: se prima aiutavano la gente a sopravvivere, ora la aiutano a rialzarsi in piedi. Così quest’anno la Croce Rossa limiterà la distribuzione di cibo e vestiario. In luogo di questa la Croce Rossa si sforzerà di aiutare lo sviluppo di una piccola imprenditoria familiare – quest’anno si prevede di appoggiare 1400 progetti. “In tal modo tentiamo di aiutare la gente a guadagnare autonomamente e a non dipendere dagli aiuti umanitari” – ha dichiarato François Bellon.

La Croce Rossa ridurrà gli aiuti al sistema sanitario della Repubblica Cecena. Continuerà a fornire aiuti a sette ospedali, al centro trasfusionale della Repubblica Cecena a Groznyj e alle imprese che si occupano di protesi ortopediche (si tratta di aiuti per la preparazione di specialisti).

Inoltre l’ICRC intende proseguire il lavoro tradizionalmente svolto nel Caucaso settentrionale – la “prevenzione del pericolo mine”. A detta degli uomini dell’ICRC, quelli che più spesso saltano in aria sulle mine sono i bambini, per la loro naturale curiosità. “Nell’ambito dell’azione contro le mine” verranno costruiti per i bambini alcuni parchi giochi sicuri e informazioni sulle zone pericolose saranno diffuse tra la popolazione.

François Bellon ha detto che “al giorno d’oggi le operazioni dell’ICRC nella Federazione Russa occupano il settimo posto per quantità di aiuti forniti, venendo dopo regioni come il Sudan, Israele, i territori palestinesi, l’Irak, l’Afghanistan, la Repubblica Democratica del Congo e la Colombia”.

Elena Kostjučenko e i nostri corrispondenti speciali

12.02.2007, “Novaja Gazeta”, http://www.novayagazeta.ru/data/2007/10/13.html (traduzione e note di Matteo Mazzoni)


21 febbraio 2007

Dmitrievskij non si arrende

Processo in corso[1]

Attraverso l’asfalto

Al posto di una Società per l’amicizia russo-cecena disciolta ne sono comparse tre

Due settimane fa la Corte Suprema ha confermato la sentenza del tribunale di Nižnij Novgorod[2] che ha disposto lo scioglimento della Società per l’amicizia russo-cecena. Motivo dello scioglimento era stata la pubblicazione da parte del giornale Pravozaščita[3] degli appelli di Aslan Maschadov per la cessazione della guerra in Cecenia. Il leader della disciolta società Stanislav Dmitrievskij ha raccontato alla Novaja Gazeta cosa intenda fare nel futuro prossimo.

— C’è una qualche logica nella sentenza della Corte Suprema?

— E’ difficile dirlo in una lingua semplice e comprensibile. Qui si sono intrecciate alcune questioni di diritto. In primo luogo, il tribunale ha stabilito di punirmi per “orientamento estremista”, tuttavia secondo la legge non ogni incitazione all’inimicizia è estremismo, lo è solo se è legata alla violenza. Questo è quanto precisamente stabilisce la legge. Nelle carte del mio processo non sta scritto da nessuna parte, che quanto è stato pubblicato su quel giornale abbia provocato fatti di violenza.

In generale la Corte Suprema non mi ha reso note le motivazioni della sentenza e finora non so su cosa si sia basata.

La seconda evidente violazione consiste nel fatto che la sentenza è stata emessa l’11 aprile dello scorso anno e la nuova legge, sulla base della quale è stata sciolta l’organizzazione, è entrata in vigore il 18 aprile. Insomma hanno reso retroattiva la legge.

— Come si evolveranno gli eventi?

— Nel diritto russo è stato fissato un punto. Il tribunale supremo dello stato ha riconosciuto legale e fondata la sentenza che sancisce il nostro scioglimento. Si capisce che quanto prima presenteremo un’istanza alla Corte Europea per i diritti dell’uomo.

Noi continueremo a lavorare. Al posto di un’organizzazione adesso ne sono state registrate tre. La prima – la Società per l’amicizia russo-cecena – è stata fatta registrare in Finlandia da tre abitanti di Nižnij Novgorod. Io ne sono presidente. A Nižnij Novgorod abbiamo fatto registrare il Fondo di sostegno per la tolleranza. La terza organizzazione – l’organizzazione autonoma senza scopo di lucro “Tolleranza” – è stata fatta registrare da noi a Groznyj. L’organizzazione finlandese non aprirà alcuna sede in Russia, questo non avrebbe senso. Legheremo semplicemente queste tre organizzazioni con degli accordi per un’azione comune.

Ma penso che nel corso di quest’anno tenteranno di sciogliere anche queste organizzazioni registrate in Russia. Ciò nonostante continueremo a lavorare. Per prima cosa dobbiamo completare la preparazione del materiale per un tribunale internazionale sulla Cecenia.

— In quale misura potete contare sul sostegno internazionale?

— Voglio precisare subito: non ho chiesto questo sostegno. Questa campagna è stata iniziata da un deputato del parlamento finlandese in maniera totalmente inaspettata per noi. Le organizzazioni per la difesa dei diritti umani russe e internazionali hanno aderito ad essa. Circa un centinaio di persone autorevoli ci hanno sostenuto all’estero. Tra queste ci sono tre direttori di grandi fondi internazionali. Noi intendiamo lavorare con loro.

P.S. Lo scioglimento della Società per l’amicizia russo-cecena è stata duramente condannato da politici, scienziati e uomini di cultura di tutto il mondo, che hanno inviato una lettera aperta al presidente della Federazione Russa Vladimir Putin. I difensori dei diritti umani di Nižnij Novgorod hanno trovato il sostegno dello scrittore premio Nobel Harold PINTER[4] (Gran Bretagna), del filosofo Francis FUKUJAMA (USA), il direttore della Gazeta Wyborcza[5] Adam MICHNIK[6] (Polonia), lo scrittore Abdulhamid AMMAR (Siria), il titolare della cattedra di storia russa dell’università di Harvard Richard PIPES (США), il presidente del Fondo Heinrich Böll Ralf FUCKS (Germania) e altri.

Natal’ja Černova

08.02.2007, “Novaja Gazeta”, http://www.novayagazeta.ru/data/2007/09/08.html

(traduzione e note di Matteo Mazzoni)



[1] Il titolo russo Sud da delo gioca sulla locuzione russa poka sud da delo che significa “finché la faccenda va avanti”. Sud significa “tribunale”, “corte”, “giudizio”. Delo significa “questione”, “faccenda”, ma anche “causa” o “procedimento penale”. Se tradurre il senso dell’espressione è difficile, rendere il gioco di parole è impossibile.

[2] Nome originario della città di Gor’kij, tornato in auge dopo la caduta dell’URSS.

[3] In realtà si chiama Pravo-Zaščita cioè “Diritto-Difesa” e si occupa della difesa dei diritti umani. Il corsivo, qui e altrove è mio.

[4] Il rilievo grafico, qui e altrove, è dell’autore.

[5] “Giornale Elettorale”.

[6] Adam Michnik, all’epoca del regime comunista, era un dissidente. Anche per lui, come nel caso di Memorial, una interessante continuità…

20 febbraio 2007

Passata la festa, gabbato lo santo? No!

E' chiaro che non ci si può interessare della questione energetica e ambientale solo in occasione di iniziative come "M'illumino di meno". Perciò segnalo l'interessante proposta di m1979: http://m1979.blogspot.com/2007/02/panneli-fotovoltaici-perch
-no-sui-tetti.html.

19 febbraio 2007

GMG 2007

GMG 2007: PAPA BENEDETTO CHIAMA I GIOVANI A «OSARE»

L'amore, niente di meno

Francesco Ognibene

L'amore, niente di meno. Proprio così: in tempi di parole usurate e di retorica posticcia nel dibattito pubblico, il Papa si rivolge ai giovani nel messaggio per la "loro" Giornata mondiale 2007 prendendosi il rischio di affrontare il concetto che, tra quelli logorati da un uso improprio, è forse il più liso. Ma bastano poche righe per accorgersi che nel testo consegnato ieri da Benedetto XVI in vista della prossima Domenica delle Palme (1° aprile, ventiduesima Gmg) c'è un'intensità e uno spessore che fanno respirare l'anima, e che i giovani - allergici alla superficialità, quando si parla di cose serie - non tarderanno a cogliere. Come sempre.
È là dove il Papa sposta in alto l'asticella da valicare con lo slancio dell'età che scatta la sintonia profonda con chi non ha cessato di pensarsi capace di cose grandi, non ancora disilluso da un mondo adulto che incoraggia ad assimilare conoscenze e spinge a competere, ma non frequenta più con la limpidezza necessaria il territorio dell'amore umano e soprannaturale, appiattendo così la vita sull'immagine ben poco attraente di un'amara corsa a ostacoli. E che una vita così ridimensionata valga la pena di un sacrificio, o di un progetto, è tutto da dimostrare. L'amore bonsai che oggi è moneta corrente sul mercato dei sentimenti non ce la fa proprio a suscitare slanci.
Checché di loro se ne dica, invece, i giovani riconoscono a istinto chi gli chiede tutta la grandezza di cuore di cui sono capaci perché li sa in grado di «osare l'amore» come misura della vita quotidiana, per dirla con la bella espressione di Papa Benedetto, destinata a restare come marchio del cammino giovanile verso il grande raduno nazionale di Loreto del prossimo settembre e, ancor più in là, nel lungo viaggio fino a Sydney, Gmg 2008. Preso alla lettera, «osare l'amore» è un impegno che porta dritti a quelle scelte "per sempre" considerate fuori moda se le misuriamo con i canoni reclamizzati del precariato esistenziale e affettivo. Chi osa è giovane, e lo resta anche quando l'anagrafe lo iscrive a un'altra partita. Osare secondo l'infinita capienza dell'amore divino - è quello che il Papa propone ai giovani, e non solo ai "suoi" - rende capaci di «realizzare quanto è umanamente impensabile»: cioè addirittura «cambiare il cuore dell'uomo e l'umanità intera», polverizzando paure e rassegnazioni perché ci si è abituati a «non desiderare niente di meno per la vostra vita - scrive il Papa ai suoi giovani interlocutori - che un amore forte e bello, capace di rendere l'esistenza intera una gioiosa realizzazione del dono di voi stessi a Dio e ai fratelli».
Altro che utopie: qui c'è benzina per arrivare molto lontano. Dentro questo sguardo sulla propria vita, infatti, tutto ridiventa possibile per la forza irrefrenabile di quell'amore la cui «sorgente» è Dio stesso, Amore in prima persona, garanzia di non restare a piedi. Attenzione, però: va cercato, coltivato, difeso questo amore, «niente di meno». A forza di accontentarsi, si è costruita una pedagogia cervellotica incapace di parlare alla generosità che sonnecchia dentro il cuore di ogni giovane. Ma il Vangelo suona la sveglia dell'amore cristiano, è l'ora di alzarsi: c'è di mezzo la felicità, niente di meno.


Vedi anche:
http://www.vatican.va/holy_father/benedict_xvi/messages/youth/
documents/hf_ben-xvi_mes_20070127_youth_it.html


Preghiera alla Madonna di Loreto che il Santo Padre ha composto in preparazione all'incontro dei giovani che si terrà il prossimo mese di Settembre.

Maria, Madre del sì, tu hai ascoltato Gesù e conosci il timbro della sua voce e il battito del suo cuore. Stella del mattino, parlaci di Lui e raccontaci il tuo cammino per seguirlo nella via della fede.

Maria, che a Nazareth hai abitato con Gesù, imprimi nella nostra vita i tuoi sentimenti, la tua docilità, il tuo silenzio che ascolta e fa fiorire la Parola in scelte di vera libertà.

Maria, parlaci di Gesù, perché la freschezza della nostra fede brilli nei nostri occhi e scaldi il cuore di chi ci incontra, come Tu hai fatto visitando Elisabetta, che nella sua vecchiaia ha gioito con te per il dono della vita.

Maria, Vergine del Magnificat, aiutaci a portare la gioia nel mondo e, come a Cana, spingi ogni giovane, impegnato nel servizio ai fratelli, a fare solo quello che Gesù dirà.

Maria, poni il tuo sguardo sull'Agorà dei giovani, perché sia il terreno fecondo della Chiesa italiana. Prega perché Gesù, morto e risorto, rinasca in noi e ci trasformi in una notte piena di luce, piena di Lui.

Maria, Madonna di Loreto, porta del cielo, aiutaci a levare in alto lo sguardo. Vogliamo vedere Gesù. Parlare con Lui. Annunciare a tutti il suo amore.

BENEDETTO XVI


Ringrazio A.G. per questo contributo

...

Ciao a tutti,

come ogni anno in questo periodo, i volontari del WWF sono "alle prese" con il salvataggio dei rospi che attraversano le strade di campagna per raggiungere i laghi dove accoppiarsi.

Il rischio che corrono è quello di essere schiacciati dalle automobili. Carlo Scoccianti del WWF Firenze, ha organizzato gruppi di volontari che ogni giorno dalle 17.30 alle 19.30 si impegnano nella raccolta e liberazione di queste simpatiche bestiole nei dinorni di Firenze.

Sarebbe importatne ampliare il gruppo e, chi vuole dare una mano o avere più informazioni, può contattare Carlo al 338 3994177.

(...)



Ringrazio F.F. per questo contributo

18 febbraio 2007

Ricevo e pubblico

Sono aperte le iscrizioni del corso "Globalizzazione e sviluppo" per approcciarsi alla cooperazione ed al volontariato internazionale con l'obiettivo di costruire una cultura di pace ed una cittadinanza attiva e responsabile.
Il corso si terrà dal 06 marzo al 15 maggio a Firenze ed è promosso da LVIA Toscana in collaborazione con Volontari nel mondo FOCSIV, con la partecipazione del Dipartimento di Economia Agraria e delle Risorse Territoriali dell'Università di Firenze e la copartecipazione della Caritas di Firenze.
Il corso è strutturato in 5 moduli per 84 ore complessive di cui 20 di laboratori, 59 di incontri frontali ed una tavola rotonda finale.
Le lezioni si svolgeranno presso i locali Caritas in V. Faentina n°32 generalmente nei pomeriggi di martedì e venerdì dalle 14.30 alle 18.30.
Chiunque fosse interessato a partecipare può iscriversi entro il 01 marzo 2007.
Per maggiori informazioni e per scaricare il programma ed il modulo di iscrizione andare su www.lvia.it <http://www.lvia.it/>

Contatti:
Caterina Bonaiuti - Tutor del corso- e-mail glob.sviluppo@libero.it
<mailto:glob.sviluppo@libero.it> cell.328.8044078
Alessandro Bellini - Referente LVIA Toscana- toscana@lvia.it
<mailto:toscana@lvia.it> cell.339.3063890


Ringrazio A.G. per questo contributo

16 febbraio 2007

La vita e la morte

PER IL CORAGGIO DI VIVERE E DI FAR VIVERE

MANIFESTO

PER LA GARANZIA DI UNA PRESA IN CARICO GLOBALE DI TRATTAMENTO, CURA E SOSTEGNO E CONTRO L’ABBANDONO, L’ACCANIMENTO E L’EUTANASIA NEL NOSTRO PAESE

In un contesto in cui l’autonomia della persona malata o con disabilità viene univocamente interpretata prima di tutto come il diritto di dire di no e di rifiutare qualcosa, favorendo una linea rinunciataria che sembra minare l’alleanza terapeutica tra medico e paziente, e tenta di far rientrare l’eutanasia tra i compiti della professione medica, i promotori di questo documento ritengono importante ribadire quanto segue:

1. Il riconoscimento della dignità dell’esistenza di ogni essere umano deve essere il punto di partenza e di riferimento di una società che difende il valore dell’uguaglianza e si impegna affinché la malattia e la disabilità non siano criteri di discriminazione sociale e di emarginazione. Questo riconoscimento richiede anche concreti investimenti sul piano economico e su quello culturale, per favorire un’idea di cittadinanza allargata che comprenda tutti, come da dettato Costituzionale, e per riaffermare il valore unico ed irripetibile di ogni essere umano, anche di chi è talora considerato “inutile” poiché, superficialmente, giudicato incapace di dare un contributo diretto alla vita sociale.

2. Il dolore e la sofferenza (non solo fisica), in quanto tali, non sono né buoni né desiderabili, ma non sono senza significato: l’impegno della medicina e della scienza per eliminare o alleviare il dolore delle persone malate o con disabilità, e per migliorare la loro qualità di vita, evitando ogni forma di accanimento terapeutico, è un compito prezioso che conferma il senso della professione medica, non esaurito dall’eliminazione del danno biologico. La medicina, i servizi sociosanitari e, più in generale, la società, forniscono quotidianamente delle risposte ai differenti problemi posti dal dolore e dalla sofferenza: risposte che vanno potenziate e che sono l’esplicita negazione dell’eutanasia, del suicidio assistito e di ogni forma di abbandono terapeutico.

3. Non si possono creare le condizioni per l’abbandono di tanti malati e delle loro famiglie. È inaccettabile avallare l’idea che alcune condizioni di salute rendano indegna la vita e trasformino il malato o la persona con disabilità in un peso sociale. Si tratta di un’offesa per tutti, ma in particolar modo per chi vive una condizione di malattia, questa idea, infatti, aumenta la solitudine dei malati e delle loro famiglie, introduce nelle persone più fragili il dubbio di poter essere vittima di un programmato disinteresse da parte della società, e favorisce decisioni rinunciatarie.

4. Occorre rinsaldare nel Paese la certezza che ognuno riceverà trattamenti, cure e sostegni adeguati. Prima di pensare alla sospensione dei trattamenti, infatti, si deve garantire al malato, alla persona con disabilità e alla sua famiglia ogni possibile, proporzionata e adeguata forma di trattamento, cura e sostegno. La Costituzione Italiana, tutte le leggi vigenti in Italia, oltre alla Convenzioni sui Diritti dell’Uomo e alla recente Convenzione ONU sui diritti e la dignità delle persone con disabilità, affermano la dignità di tutti ad avere il diritto all’accesso alle cure.

5. I promotori e i firmatari di questo documento si impegnano, nell’ambito delle loro professioni e secondo le loro competenze, a sostenere e difendere sempre il principio dell’accesso ad ogni tipo di intervento socio-sanitario per tutti e il chiaro NO ad ogni forma di induzione volontaria della morte o di pratica eutanasica e di implicita o esplicita istigazione al suicidio assistito.

6. La morte è un fatto e non un diritto: per questa ragione non può essere oggetto di una scelta sostenuta dalla società civile. Ciò non significa negare il valore dell’autonomia e della libertà della persona, ma riconoscere che il valore di ogni scelta dipende dal suo contenuto. In ogni caso, l’equiparazione della scelta di chi vuole vivere e di chi vuole morire è scorretta per la semplice ragione che solo la vita, e non la morte, è il fondamento dei diritti umani e della loro tutela.

7. Lo sviluppo della medicina, così come oggi la conosciamo e la pratichiamo, è stato ed è reso possibile solo da una concezione “positiva” dell’esistenza umana, capace di accettare la sfida dell’assistenza e della cura, anche di fronte alla patologia più severa e al declino fisico e psichico della vecchiaia.

I promotori e coloro che aderiscono a questo manifesto ritengono che sia importante garantire una società che non abbia paura del dolore poiché usa la scienza, le leggi e le competenze per combatterlo. Ciò che era considerato incurabile e inguaribile cento anni fa oggi è spesso curabile e guaribile, e l’oscurantismo e la paura non appartengono a chi ha fiducia nell’uomo, nella sua capacità e nel suo coraggio.

Si invitano coloro che condividono le tesi qui espresse a firmare il documento e a promuoverlo in tutte le sedi ritenute opportune.

I PROMOTORI

Felice Achilli, medico; Presidente Medicina e Persona; Direttore U.O. Cardiologia, Ospedale Manzoni, Lecco

Marco Brayda-Bruno, medico, Direttore U.O. Chirurgia Vertebrale III, IRCCS Ist. Ortopedico.Galeazzi Milano

Dario Caldiroli, medico, Direttore U.O. Neuroanestesia e Rianimazione, Fondazione IRCCS Ist. Neurologico C. Besta, Milano

Bruno Dalla Piccola, medico, Direttore Scientifico IRCCS Casa Sollievo della Sofferenza, Presidente Scienza e Vita, Roma

Maria Luisa Di Pietro, medico, Presidente Scienza e Vita, Roma

Giovanni Battista Guizzetti, medico, Direttore U.O. Stati Vegetativi, Bergamo

Vladimir Kosic, delegato OMS per l’Italia-Functioning and Disability Reference Group, Presidente Consulta dei Disabili Friuli Venezia Giulia; Trieste

Matilde Leonardi, medico, delegato OMS per l’Italia-Functioning and Disability Reference Group, Vice Presidente nazionale FIAN, Milano

Mario Melazzini, medico, Direttore U.O. Day Hospital Oncologico IRCCS Maugeri; Presidente nazionale AISLA, Pavia

Adriano Pessina, filosofo, bioeticista, Direttore Centro Bioetica UCSC, Milano-Roma

Valeria Zacchi, medico, Direttore Sanitario IRCCS Fatebenefratelli, Brescia


Ringrazio D.N. per questo contributo

M'illumino di meno?

Il problema energetico è serio sia dal punto di vista politico-economico sia da quello ambientale. E' chiaro che non è l'iniziativa di un giorno che può cambiare le cose. Quindi proviamo a spegnere qualcosa dopo le 18 di oggi e mettiamo in pratica sempre qualche buon suggerimento per risparmiare energia. Al proposito si può vedere http://www.radio.rai.it/radio2/caterueb2006/millumino/
proposte.cfm
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13 febbraio 2007

Storie di ordinario Caucaso: carnefici che si vendicano delle vittime e calciatori che dribblano interi squadroni (della morte)


TRA “SUD” E “NORD”

Ai sequestratori e agli assassini basta scrivere una dichiarazione per divenire combattenti ed evitare con certezza di essere puniti

Un progetto comune di Memorial e della “Novaja Gazeta”

Continuiamo a pubblicare estratti della “Cronaca della violenza”, portata avanti dai collaboratori di “Memorial” nella zona del conflitto armato nel Caucaso settentrionale. In questo numero due storie di gennaio.

Una madre ottiene la messa in stato di accusa[1] degli uomini delle strutture armate[2] che hanno rapito e ucciso suo figlio – finora se la spassano in libertà, anche se sono sospettati di omicidio.

Hanno tentato di sequestrare due giovani, ma non gli è riuscito – uno è fuggito e ha organizzato le ricerche dell’altro. Il ragazzo è stato trovato in un posto di polizia – picchiato e accusato di detenzione illegale di armi.

In Cecenia ufficialmente c’è la pace.


La pace nel Caucaso: cronaca di guerra

9 gennaio 2007. Una madre è stata picchiata dagli assassini del figlio
Nella città di Argun[3] è stata compiuta un’aggressione ai danni della 76enne Sumaja Jakubovna Abzueva. Mentre andava al mercato, una macchina si è fermata accanto a lei. Dalla macchina sono usciti dei giovani, suoi vicini, che l’hanno fatta cadere a terra e l’hanno colpita alcune volte – in particolare alla testa. I medici hanno constatato un grave shock nervoso, un’alta pressione arteriosa e un danno all’attività cardiaca e degli enormi ematomi ai fianchi.

Un possibile motivo dell’aggressione: Sumaja ha ottenuto che si indagasse sull’omicidio di suo figlio, avvenuto il 29 novembre 2005. Dell’omicidio sono sospettati ex agenti dell’ATC (“antiterrorističeskij centr[4] – una struttura armata non prevista dalla legge, che si trova sotto il controllo di Ramzan Kadyrov[5]; nel 2006 gli ATC sono stati trasformati nei battaglioni delle truppe interne “Sever”[6] e “Jug”[7]) di Argun.

La donna era già stata minacciata più di una volta da quelli che avevano portato via da casa suo figlio prima che venisse ucciso. In effetti il 26 settembre 2006 il suo vicino Sultan Buluev le chiese insistentemente di venire a sedersi nella sua macchina. Il giorno dopo, mentre stava andando a fare acquisti, altri due vicini – Arbi Mamaev e Anzor Bataev – si misero a girarle attorno con la macchina, finché i rimproveri dei passanti non li fecero desistere. Abzueva afferma che Bataev, Buluev e Mamaev in qualità di agenti dell’ATC di Argun abbiano sequestrato e ucciso suo figlio Abdulbek Abzueva. Secondo le conclusioni dell’esame clinico, questi fu picchiato e poi soffocato.

La procura di Argun ha avviato un procedimento penale sull’omicidio, ma nel corso delle indagini non si è tenuto conto della versione riguardante la partecipazione al crimine di agenti dell’ATC. Solo dopo che Abzueva si rivolse al procuratore della Repubblica Cecena Kuznecov nella primavera del 2006 il procedimento fu trasmesso alla procura della repubblica. Per molto tempo fu messo sotto inchiesta un solo sospetto – Mamaev, militare del battaglione “Jug”. Il 4 ottobre 2006 l’inquirente della procura М. Petuchov ricevette notizie di altri due: Bataev, anch’egli militare del battaglione “Jug” e Buluev, militare del PPSM-2 (polk patrul’no-postovoj služby[8] del ministero degli Interni della Repubblica Cecena, una delle principali strutture armate di Kadyrov[9]).

Ma arrestare Bataev e Mamaev non sembra possibile per la procura civile, in quanto adesso questi sono militari. E trasmettere il procedimento alla procura militare non sarà possibile finché non sarà dimostrato che proprio questi militari abbiano commesso quel crimine. Con questo pretesto i tre sospetti sono stati rimessi in libertà e Abzueva si è trovata praticamente agli arresti domiciliari, temendo di uscire all’aperto e non sentendosi al sicuro neanche a casa. Come si è visto il 9 gennaio, non senza motivo.

Il paradosso sta nel fatto che, per chi voglia diventare un combattente del battaglione “Jug” o del “Sever”, basta semplicemente scrivere una dichiarazione. A una verifica, almeno da parte della procura, non sono stati sottoposti.

10 gennaio 2007. Un uomo malmenato si è risvegliato con una granata in tasca

Verso le 22.30 nel villaggio di Karca nella provincia Prigorodnyj[10] della Repubblica dell’Ossezia Settentrionale-Alania[11] un gruppo di ignoti (presumibilmente uomini delle strutture armate[12]) ha sequestrato Sultan Abdul-Chalitovič Barachoev, anno di nascita 1982.
A tarda sera questi tornava a casa in compagnia di Vacha Šamaudinovič Keligov, anno di nascita 1985, dopo essere stato da amici. All’angolo tra le vie Družby[13] e Rabočaja[14] furono affiancati da una macchina VAZ[15]-2107 di colore bianco (numero di targa 957, 15° distretto), da cui uscirono il capo del distretto di polizia Soslan Coraev e uno sconosciuto, entrambi in uniforme. Soslan salutò e chiese a Sultan chi fosse il suo amico. Sultan lo presentò, disse che questi era un calciatore della squadra inguscia dell’Angušt[16]. Soslan salutò Vacha. In quel momento dalla via Karcinskaja[17] sbucarono improvvisamente due macchine una Audi argentata e una Volkswagen bianca. Da queste corsero fuori otto uomini, anch’essi in uniforme.

Cercarono di spingere Vacha e Sultan dentro le macchine. Vacha si oppose, chiese aiuto, si liberò e fuggì, nonostante che lo inseguissero due uomini e una macchina “modello 7”[18]. Vacha corse fino a casa e verso le 23.00 si recò coi familiari alla stazione di polizia del villaggio (POM[19]) a dar notizia del sequestro. Là rifiutarono di accogliere la sua denuncia. Un agente dell’ROVD[20] del quartiere Promyšlennyj[21] della città di Vladikavkaz[22] che si trovava là telefonò all’ROVD e venne a sapere che Barachoev si trovava là. I Keligov andarono all’ROVD e là il poliziotto di turno confermò che Sultan era da loro, ma non sapeva spiegare perché ce l’avessero portato. Ne dettero notizia ai familiari di Barachoev, ma quando questi giunsero all’ROVD, non li fecero entrare e si rifiutarono di rispondere a qualsiasi domanda.

Al mattino dell’11 gennaio lo zio di Barachoev si rivolse all’ROVD. Un inquirente di nome Givi disse che avevano trovato una granata addosso a Sultan. Vacha Keligov si rivolse all’ufficio di Memorial a Nazran’, i parenti di Barachoev si rivolsero a un avvocato. A tarda sera Sultan fu rilasciato dopo aver firmato l’impegno a non lasciare il villaggio. L’accusa di detenzione illegale di armi non fu tolta.

Il 13 gennaio Sultan Barachoev si rivolse a Memorial. Questi chiarì alcuni dettagli. Quando Sultan fu spinto nell’auto straniera, gli tirarono il giubbotto sopra la testa. Presto la loro macchina si fermò. Davanti comparve il “modello 7”, da questo uscì Coraev e si diresse verso il POM, mentre le altre macchine si diressero verso la città[23]. All’uomo che sedeva sul sedile anteriore della macchina straniera suonò il telefono, questi parlò con qualcuno in osseto, dopo di che disse al guidatore in russo: “L’altro è scappato. Che facciamo ora con questo?”.

Giunti nell’ROVD del quartiere Promyšlennyj di Vladikavkaz portarono Barachoev in una stanza, dove i sequestratori e i poliziotti presero a picchiarlo con ferocia e a insultarlo. Misero sulla testa di Sultan un sacchetto di polietilene, lo soffocarono, lo colpirono con un oggetto pesante sui talloni, sulle gambe, sul tronco, finché non perse conoscenza. Quando Barachoev si risvegliò, in presenza di “testimoni” uno degli agenti effettuò una perquisizione personale su di lui: da un taschino sulla manica sinistra del giubbotto estrasse l’innesco di una granata. Con questo finì la perquisizione, le altre tasche non furono controllate. Sultan fu condotto dal magistrato inquirente, durante l’interrogatorio raccontò com’era capitato all’ROVD e dichiarò che gli era stata messa addosso la granata. Verso le 21.00 Barachoev fu rilasciato dopo aver firmato l’impegno a non lasciare il villaggio e dopo esser stato preventivamente costretto a rinunciare a un avvocato e a firmare una deposizione in cui sosteneva di non sapere in che modo nel suo giubbotto si erano trovati una granata e un innesco.

“Novaja Gazeta” n. 06, http://www.novayagazeta.ru/data/2007/06/11.html

29.01.2007 (traduzione e note di Matteo Mazzoni)



[1] Letteralmente “punizione”, ma tale non è in realtà…

[2] Per siloviki (da sila, “forza”) si intendono gli uomini delle istituzioni deputate all’uso della forza: i ministeri della Difesa, della Giustizia, degli Interni e delle Situazioni di Emergenza (una sorta di Protezione Civile) e dei servizi segreti.

[3] Nella Cecenia centrale.

[4] “Centro antiterroristico” (corsivo mio).

[5] Ramzan Achmatovič Kadyrov, figlio e aspirante successore di Achmat Abdulchamidovič Kadyrov, eletto presidente della Cecenia grazie a brogli giganteschi nel 2003 e ucciso nel 2004.

[6] Nord.

[7] Sud.

[8] Reggimento di Servizio di Pattuglia e di Controllo dei Posti di Blocco.

[9] Kadyrov ha una sorta di esercito personale, i feroci e temutissimi kadyrovcy, “kadyroviani”.

[10] Letteralmente “periferico” (il termine russo per “provincia” è maschile); si trova nella parte orientale della repubblica e prima della guerra faceva parte della Repubblica di Cecenia e Inguscezia.

[11] Nome osseto della repubblica.

[12] Vedi nota 2.

[13] Dell’Amicizia.

[14] Dei Lavoratori.

[15] Volžskij Avtomobil’nyj Zavod (Fabbrica di Automobili del Volga).

[16] Gli ingusci chiamano se stessi galagaj e il russo inguši deriva dal nome del villaggio di Angušt (oggi Tarskoe). Il club calcistico Angušt di Nazran’ – ex capitale della repubblica di Inguscezia – ha terminato all’ultimo posto il campionato di Prima Divisione 2006 (i campionati di calcio russi si giocano tra marzo e novembre), equivalente alla serie B italiana. Keligov è un centrocampista.

[17] Di Karca.

[18] Le automobili russe sono definite con una numerazione, il cui criterio sfugge alla comprensione. Fra l’altro il calciatore Keligov (alto 1,64 m e pesante 59 kg, secondo i dati ufficiali) ha mostrato in queste caso doti atletiche insospettabili.

[19] Abbreviazione della dicitura russa Posëlkovoe Otdelenie Milicii.

[20] Rajonnyj Otdel Vnutrennich Del (Sezione di Quartiere del Ministero degli Interni), in pratica la stazione di polizia di quartiere.

[21] Industriale.

[22] Capitale dell’Ossezia Settentrionale.

[23] Cioè verso Vladikavkaz.