Visualizzazione post con etichetta computer. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta computer. Mostra tutti i post

11 settembre 2013

Dai successi della "difesa elettronica" sovietica alla "difesa elettronica" di importazione della Russia di Putin

Il diavolo che esce dalla tabacchiera elettronica [1]

Nell'URSS ritenevano che senza un'industria elettronica nazionale la capacità difensiva del paese fosse una finzione

Ai primi di settembre del 1962 con i soldi del Pentagono fu creata la rete digitale ARPAnet, che univa tra loro i nodi elettronici dell'Università della California a Los Angeles, del centro di ricerche di Stanford, dell'Università dello stato dello Utah e dell'Università dello stato della California a Santa Barbara. Fu fatto il primo passo verso la gestione delle forze armate degli USA in tempo reale.
Peraltro da allora il 2 settembre è ritenuto il compleanno di Internet. 

Questa fu una sorta di risposta del Pentagono alla riuscita applicazione del sistema sovietico di difesa antimissile nel 1960, che sarebbe stata impensabile senza una radiotecnica innovativa. Allora le nuove realtà causarono un vero e proprio shock nelle cerchie militari degli USA, in quanto una serie di esperti espresse il dubbio se la superiorità di 15 volte degli americani negli armamenti nucleari sulla triade [2] sovietica (6000 a 405 a quel tempo) garantisse il superamento delle frontiere aeree dell'URSS.

Fino ad allora alla Casa Bianca avevano ritenuto che nell'URSS non ci fossero né calcolatori elettronici, né una produzione nazionale della base degli elementi, su cui si potessero collegare in serie dei calcolatori, tanto meno dei potenti calcolatori elettronici. Tuttavia il missile zenit S-75, che aveva abbattuto l'aereo spia U-2 dell'aviazione militare degli USA con il pilota Francis Powers, aveva indirettamente confermato il rapporto dei collaboratori della ditta RAND sul fatto che Mosca avesse già potenti calcolatori elettronici. 

Anche se un anno prima, quando le autorità sovietiche mostrarono agli americani l'elaborazione degli studiosi di Penza [3] della filiale dello SKB-245 [4] con a capo il vice-direttore del lavoro scientifico, il premio Stalin Bašir Rameev, non avevano messo in conto queste informazioni. Si trattava dei calcolatori elettronici "Ural-2", la cui produzione in serie era stata iniziata dalla fabbrica locale di SAM [5]. Si riteneva che questo non può essere perché questo non può essere mai [6]

Tra l'altro i primi collaudi di questa macchina, con un processore a 40 bit e una RAM da 4096х20 bit, si erano svolti già nel 1956. Per amor di giustizia, va detto che l'"Ural-1" fu messo fuori servizio abbastanza presto, prima di tutto per i contatti mal saldati. Sulla scarsa capacità di lavoro influivano anche i salti di tensione legati alla connessione e alla sconnessione degli utenti-fabbriche, che pure si rifornivano da questa rete elettrica.

Rameev analizzò i motivi degli insuccessi e insieme agli aggiustatori del laboratorio di V.S. Antonov elaborò un metodo per l'eliminazione delle interruzioni evidenziate e in tal modo introdusse il proprio standard di qualità dei calcolatori elettronici. Di conseguenza si ebbe non solo una macchina veloce, ma anche affidabile e comoda per il lavoro. Per Bašir Iskandarovič era un fatto di prestigio scientifico personale, che aveva molto caro. Per il diritto di produzione in massa di calcolatori elettronici il suo collettivo concorreva con l'Istituto per l'Energia dell'Accademia delle Scienze dell'URSS sotto la guida del membro-corrispondente dell'Accademia delle Scienze dell'URSS I.S. Bruk, con lo SKB di Minsk di G.P. Lopato e con l'Istituto di Meccanica di Precisione e Tecnica di Calcolo dell'Accademia delle Scienze dell'URSS. 

In tal modo nell'URSS alla nuova tecnica di calcolo lavoravano alcuni centri scientifici, ognuno dei quali andava testa a testa con le principali ditte americane. La competizione tra le superpotenze nella tecnica di calcolo aveva un carattere strategico con un'evidente inclinazione militare. Solo grazie ai calcolatori elettronici ci riuscì lanciarci per primi nello spazio. 

Per la scienza sovietica gli anni '60 e '70 del secolo scorso furono un tempo di elaborazione di tecnologie di rottura. All'Ufficio di Costruzioni del Comitato Statale per la Radiotecnica (in seguito – Istituto di Ricerca Scientifica "Kvant" [7] del Ministero dell'Industria della Radiotecnica) lanciarono il calcolatore elettronico ad alta produttività a semiconduttori dal nome generico "Vesna" [8]. L'Istituto di Meccanica di Precisione e Tecnica di Calcolo dell'Accademia delle Scienze dell'URSS presentò la BĖSM-6 [9], che in quel momento aveva la maggiore produttività al mondo – nell'ordine di 1000000 operazioni al secondo. E nel 1968 fu collaudato con successo il calcolatore elettronico già multiprocessore "Ural-25". 

Tuttavia inaspettatamente per tutti nel dicembre 1969 al Ministero dell'Industria della Radiotecnica ebbe luogo una riunione, in cui fu posta la questione del riorientamento dei calcolatori elettronici sovietici sull'architettura degli IBM serie 360. Come argomento principale era portata la felice esperienza degli ingegneri della DDR, ai cui risultati nell'URSS si guardava con grande rispetto. Per molti versi ciò si spiegava con il fatto che ancora dai tempi della guerra nella leadership sovietica si era consolidato lo stereotipo fisso della superiorità ingegneristica tedesca. 

Sulla decisione ministeriale influì anche la politica pragmatica di avvicinamento all'Occidente. Il ministro dell'Industria della Radiotecnica Kalmykov convinse gli elaboratori che senza il riorientamento sullo standard americano l'URSS sarebbe rimasta nell'isolamento elettronico. I nostri studiosi, al contrario, insistevano sullo sviluppo delle architetture nazionali. Ciascuna delle scuole – quella sovietica e quella americana – aveva i suoi "più" e i suoi "meno". Per noi c'era la superiorità nelle soluzioni della tecnica dei circuiti, che permetteva di fare calcolatori elettronici più produttivi, per l'IBM la comodità di programmazione e le migliori soluzioni di rete.

Quanto fossero buone le nostre macchine, scrisse nei suoi saggi il programmatore kieviano Samuil Ljubickij, più tardi emigrato in Canada: "Mi piacque subito (la "Minsk-32"). Era già un vero, serio mainframe: sei normali apparecchi a nastro (nastri a bobine, addio "canne da pesca" [10]!), schede perforate input/output (in confronto al nastro perforato un progresso colossale, che può valutare solo chi si sia scontrato ben bene con i nastri perforati). Certo, una ACPU [11]] veloce, nessun "frinio". Azione veloce, 64 kilo-parole di memoria (in una parola c'erano 37 bit) – super! E la cosa più stupenda – i tamburi magnetici (ho dimenticato quanti pezzi fossero). Alla fine degli anni '60 e nella prima metà degli anni '70 la "Misk-32" era la macchina più popolare, non capricciosa, fortunata in modo raro. In essa era come se fosse stato indovinato il massimo livello di complessità possibile in un prodotto hi-tech sovietico di massa (e non militare)". 

Proprio per questo le discussioni furono molto calde. L'accademico Keldyš propose di conservare la scuola sovietica, ma di servirsi dell'esperienza americana. "E' necessario comprare le licenze, – disse, – ma fare le nostre macchine". Il suo allievo A. Dorodnicyn, direttore del Centro di Calcolo dell'Accademia delle Scienze dell'URSS, definì precisamente il ritardo che si avrebbe avuto in caso di passaggio all'architettura IBM serie 360 – non meno di quattro anni. Il vice-ministro dell'Industria della Radiotecnica M.K. Sulim in segno di protesta scrisse una lettera di dimissioni. 

Nonostante le contraddizioni, c'era il concetto generale che la radiotecnica e i calcolatori elettronici dell'ente militare, come pure dell'economia civile, dovevano essere solo di produzione sovietica, in quanto dalla tabacchiera elettronica al momento meno adatto avrebbe potuto saltar fuori un diavolo e, per esempio, reindirizzare i nostri missili contro noi stessi. Nei circuiti, ma pure nei programmi, tali soluzioni dannose avrebbero potuto essere certamente realizzate con i microprocessori e i software di produzione straniera. Tanto più che trovare Trojan del genere non appare possibile, in quanto la scatoletta si apre dall'interno – con l'aiuto di un segnale cifrato. 

Con la caduta dell'URSS questo postulato, che era considerato l'alfa e l'omega della sicurezza nazionale, fu dimenticato in fretta dal governo di El'cin e della sua squadra, in primo luogo dai liberali di estrema destra Gajdar e Čubajs. Tuttavia le recenti rivelazioni di Snowden hanno di nuovo sollevato la questione dei programmi-spia, usati in primo luogo, per quanto sembri strano, con gli alleati degli americani – Germania e Francia. 

In Russia per qualche motivo nessun funzionario governativo ha accennato a questo tema, anche se una serie di incomprensibili incidenti con apparecchi spaziali russi, in cui si erano usati chip di produzione estera, ha messo fortemente a nudo questo problema. 

Nei registri dell'inchiesta sull'incidente del satellite per le comunicazioni "Ėkspress-AM4" [12] del 18 agosto 2011 si parla di un mitico guasto del complesso delle apparecchiature di comando del blocco di accelerazione del razzo trasportatore "Proton-M". Di tale aura di mistero è circonfuso anche l'incidente della stazione interplanetaria russa "Phobos-Grunt" [13], che rimase semplicemente in orbita d'appoggio, senza ricevere dal complesso calcolatore di bordo il comando per l'uscita in traiettoria di volo verso Marte. Di nuovo un'incomprensibile formulazione del motivo dell'incidente – "interruzione del funzionamento per l'azione di raggi cosmici".

E' incomprensibile anche il disastro del nuovo aereo russo Sukhoi SuperJet-100 in Indonesia il 9 maggio 2012, di cui furono accusati piloti esperti, che, dice, si sarebbero semplicemente distratti dal volo. Secondo il capo della Corporazione Aeronautica Unita Michail Pogosjan, i registratori di bordo non avevano registrato guasti nei sistemi del Sukhoi Superjet-100. In altre parole, i piloti avrebbero perso il controllo per negligenza. D'altra parte, filtrò un'informazione dei nostri servizi segreti sulla possibile complicità della base dell'aviazione militare degli USA che si trova nell'aeroporto di Jakarta e tra l'altro non si è riusciti a dimostrare questo collegamento. 

C'è un sacco di questi esempi misteriosi, che parla della sistematicità del fenomeno. 

Ma particolare ansia causa l'equipaggiamento della nostra difesa con chip stranieri, prima di tutto americani. Per esempio, nel sistema GLONASS [14] si usano i processori dual-core APQ8060 e MSM8960 della compagnia americana Qualcomm. In questo caso si tratta di ricevitori, in quanto lo stesso contenuto dei satelliti è stato reso segreto. Ma per gli specialisti non è un segreto che l'elaborazione del segnale GLONASS nelle nostre apparecchiature è garantito dal chip MSM8255Turbo, prodotto con tecnologia da 45 nanometri dalla stessa compagnia Qualcomm. Cioè, con grande probabilità si può supporre che anche il trasmettitore del segnale di GLONASS dei satelliti sia pure assemblato con identici chip americani. 

Tra l'altro proprio il sistema GLONASS deve garantire il puntamento sul bersaglio dei missili russi ad alta precisione al momento di respingere un potenziale aggressore, ma dov'è la garanzia che non reindirizzi i nostri armamenti mortali contro le nostre forze armate? E in generale, si può parlare in questo caso di un'affidabile capacità di difesa della Russia? Questa domanda è tutt'altro che vana, in quanto la chiave della scatola elettronica, dove aspetta la sua ora un Trojan dannoso, si trova a Washington. 

Aleksandr Sitnikov, "Svobodnaja Pressa", http://svpressa.ru/society/article/73689/ (traduzione e note di Matteo Mazzoni)

[1] Modo di dire russo sui fatti sorprendenti che fa riferimento alle scatole a sorpresa.
[2] La triade strategica nucleare: terrestre, navale e aerea.
[3] Città della Russia centro-meridionale.
[4] SKB sta per Special'noe Konstruktorskoe Bjuro (Ufficio di Costruzioni Speciali).
[5] Ščëtno-Analitičeskie Mašiny (Macchine di Calcolo e di Analisi).
[6] Citazione dal racconto "Lettera a un vicino istruito" di Anton Pavlovič Čechov. La frase è divenuta proverbiale e si usa per descrivere l'atteggiamento di chi nega l'evidenza.
[7] "Quanto".
[8] "Primavera".
[9] BĖSM sta per Bol'šaja Ėlektronnaja Ščëtnaja Mašina (Grande Macchina da Calcolo Elettronica).
[10] Nome umoristico degli oggetti con cui si dovevano sostenere i nastri perforati.
[11] Alfavitno-Cifrovoe Pečatajuščee Ustrojstvo (Stampante a Caratteri Alfanumerici).
[12] Ėkspress sta per "Espresso", AM sta per Apparaturnyj Modul' (Modulo di Apparecchiature).
[13] "Phobos-Terreno".
[14] GLObal'naja NAvigacionnaja Sputnikovaja Sistema (Sistema Globale di Navigazione Satellitare).

08 settembre 2013

La Russia di Putin vuole mettere Internet sotto controllo

La Rete tenuta a freno

Tutte queste leggi non ponderate – "sulle liste nere", "sull'estremismo", sulla "difesa della proprietà intellettuale" e simili – finalmente hanno una chance di iniziare realmente a funzionare

04.09.2013
[1] Dalla dicitura russa Federal'nye Operatory Svjazi.
[2] Dalla dicitura russa Operatory Svjazi.
[3] Città della Siberia settentrionale.
[4] Città dell'estremo sud-est della Russia asiatica.
[5] Città dell'estremo nord-est della Russia asiatica.
[6] Porto della costa pacifica settentrionale della Russia asiatica.
[7] Un miliardo di rubli sono circa 22,8 milioni di euro.
[8] Dalla dicitura russa Rossijskaja Associacija Ėlektronnych Kommunikacij.
[9] Il maggior motore di ricerca russo.
[10] Provider e fornitori di domini russo.
[11] Mobil'nye TeleSistemy (TeleSistemi Mobili), operatore di telefonia mobile russo.

26 maggio 2013

Il Kaspersky Lab diventa uno Sherlock Holmes della Rete?

Il Kaspersky Lab crea la cyberpolizia

Per ora è solo un'iniziativa privata per clienti ricchi

22.05.2013

[1] Dalla dicitura russa Laboratorija Kasperskogo.
[2] Le leggi russe sono indicate con il titolo e non con un numero.

09 aprile 2013

Il giornale di Anna Politkovskaja ha subito un attacco informatico con pochi uguali nella storia

"Questo è stato qualcosa!"

Perché l'attacco DDoS al sito della "Novaja gazeta" entrerà nella storia della Runet [1]

05.04.2013

[1] RUsskij NET, l'Internet russofona.
[2] La legge che proibisce l'adozione di bambini russi da parte di cittadini USA. Questa fu promulgata in risposta all'"Atto Magnitskij" americano, che nega il visto per gli USA alle persone coinvolte nella morte dell'avvocato russo di una società americana Sergej Leonidovič Magnitskij.
[3] Articolo sugli abusi impuniti delle guardie del corpo di Kadyrov a Mosca, divenuta una sorta di villaggio caucasico (jurt). Vedi qui

12 febbraio 2008

Unire il dilettevole al dilettevole

Robj mi segnala una chicca notevole: una versione di Tetris con la colonna sonora dei Queen. L'autore è un argentino di origine italiana, David A. Capello: l'ho contattato personalmente e si è rivelato una persona estremamente affabile, al punto di rispondere ai ringraziamenti e alle domande di un perfetto sconosciuto come il sottoscritto. Per chi ama i Queen e il Tetris, il link è questo: http://sourceforge.net/project/showfiles.php?group_id=25985

22 gennaio 2008

Schedature Microsoft

SIAMO TUTTI SCHEDATI...........LA MICROSOFT SA CHI SIETE!!!


Il sistema Microsoft scopre chi siete e vi cataloga.Il programma è ben
nascosto all'interno degli strumenti Microsoft, ma il trucco è stato svelato
da un ex dipendente.Seguite le istruzioni e rimarrete sbalorditi dal
risultato!


1) Dal Menu di start/Programmi/Accessori/Calcolatrice
2) Sulla Calcolatrice cliccare: Visualizza/Scientifica
3) Digitare 12237792
4) Ora cliccate sull'opzione Hex (esadecimale in alto a sinistra)
5) Nella finestra dei numeri, comparirà la vostra identificazione personale!



Ringrazio P.C. per questo contributo

19 gennaio 2008

Un'Internet babelica?

La torre di Babele in Internet

Сайт.рф[1]. Se la gente, “dimenticato” l’inglese, comincerà a scrivere gli indirizzi dei siti nelle “lingue dei popoli del mondo”, la rete globale sarà annientata

La lingua più diffusa al mondo non è affatto l’inglese, che occupa soltanto la terza posizione per numero di coloro per cui esso (formalmente) risulta familiare. Il primo posto, con grande vantaggio (15% dell’intera popolazione della Terra!) è occupato dal cinese, il secondo dallo spagnolo. Anche il quarto posto, così come il primo, è occupato da una lingua non europea – il bengali, che fa parte del gruppo indiano della famiglia linguistica indoeuropea.

Allorquando si tratta di Internet, allora il quadro, naturalmente, cambia di molto: è chiaro che il bengali, in cui parla la numerosa ma povera popolazione del Bangladesh, si trova da qualche parte agli ultimi posti per quantità di utenti che lo parlano. Ma anche qui il monopolio delle lingue europee è tutt’altro che assoluto. L’inglese in Rete certamente domina – con una prevalenza di tre volte sulla seconda posizione, tuttavia questa è occupata comunque dai cinesi e la terzo posto ci sono i giapponesi. Il sesto posto è dei coreani, il nono della lingua russa e complessivamente il numero di parlanti lingue non europee (cioè non basate sull’alfabeto latino) tra gli utenti di Internet delle prime dieci posizioni della graduatoria sono la metà di quelli che parlano lingue europee.

E per ultima cosa, se si parla della comunicazione scritta, neanche qui tutto è univoco – solo in tedesco, che occupa la quinta posizione della graduatoria, ci sono quattro lettere che mancano nell’alfabeto latino standard (sono i cosiddetti Umlaut). Ci sono ancora più simboli mancanti in una tastiera standard, per esempio, in francese, in spagnolo o in italiano (sono le lettere latine comuni, ma con segni diacritici speciali).

Gli indirizzi Internet dei siti – è più corretto chiamarli nomi di dominio – si scrivono tradizionalmente nella variante inglese dell’alfabeto latino, dove tutti questi Umlaut e segni diacritici mancano. Storicamente questo è dovuto al fatto che la lingua base per i programmatori era e resta l’inglese (e, evidentemente, resterà tale a lungo, se non per sempre, – lingue nazionali di programmazione non servono semplicemente a nessuno); a parte questo, l’utilizzo delle 26 lettere inglesi è davvero, probabilmente, la più semplice variante possibile. Per visualizzare l’alfabeto inglese base è sufficiente attribuire ad ogni lettera (più una certa quantità di segni necessari come il “più”, i punti o la lineetta) un numero della misura di un byte – unità di informazione universale e compatta. Per introdurre i simboli delle lingue europee e il cirillico, gli ideogrammi cinesi e giapponesi e i simboli di lingue come, per esempio, l’arabo e l’ebraico, sono necessari come minimo due byte per ogni simbolo.

Di per se questa operazione non comporta particolari difficoltà – le codificazioni internazionali chiamate Unicode, in cui si possono utilizzare alla rinfusa le lettere di qualsiasi alfabeto, sono standardizzate da tempo, ogni utente di computer si scontra con esse, per esempio, quando scrive un testo in più lingue con Microsoft Word. Resterebbe solo da “insegnare” a distinguere gli indirizzi nazionali dei programmi – sia quelli, che amministrano Internet, sia quelli, che vengono utilizzati dagli utenti per l’accesso, i cosiddetti browser, il più noto dei quali è Internet Explorer. Tutti questi, compresi anche, per esempio, i programmi di posta tipo Outlook, sono impostati finora sulla visualizzazione dei nomi di dominio nell’alfabeto latino di base. Questo problema è risolvibile, anche se pure qui possono esserci difficoltà sulle quali torneremo.

Per gli utenti europei la comprensione degli indirizzi in alfabeto latino non presenta difficoltà – chiunque nel nostro paese bene o male comprende perfino una costruzione incomprensibile come spravochnikpokormleniukoshek.ru[2]. Ma per cinesi, giapponesi, arabi, turchi[3], armeni, georgiani (è facile allungare la lista) tutti gli indirizzi in alfabeto latino rappresenteranno un insieme di segni che non significano niente. E per utilizzare Internet tocca loro anche imparare a pappagallo l’alfabeto inglese. E per molti europei è anche offensivo – se il nome della Repubblica Ceca si scrive Cesko[4], per quale motivo i suoi abitanti devono deformare la propria lingua madre, mutando la prima lettera in una comune “C” negli indirizzi Internet?

Detto tutto questo ci sono anche gli argomenti di chi propugna l’internazionalizzazione del sistema degli indirizzi Internet. A valutare il problema a livello ufficiale (nell’ambito dell’ICANN – l’organizzazione internazionale che esercita un controllo sull’utilizzo dei nomi di dominio) si è cominciato già nel 1999, quando è stato creato un gruppo di lavoro per la creazione di uno standard per nomi di dominio in più lingue – l’International Domain Name, IDN.

E ancora qualche anno fa pareva che il problema fosse molto vicino ad essere risolto, ma su questo percorso si è presentata inaspettatamente una serie di difficoltà di tipo per nulla tecnico.

Tecnicamente la registrazione di domini nazionali è possibile già adesso, perlomeno in parte – mantenendo la scrittura latina per il dominio di primo livello. Esistono due varianti del genere: i domini nazionali (per la Russia è RU), che coincidono con l’indicazione del paese con due lettere secondo lo standard dell’organizzazione internazionale per la standardizzazione ISO (con alcune eccezioni) e i cosiddetti domini di uso comune (.COM, .ORG, .INFO, .NET, ecc.). Registrare un indirizzo Internet tipo “компания.com”[5] in un formato così articolato si può fare già da molto tempo – il principale amministratore del dominio .COM, sono circa sei anni che la compagnia americana VeriSign propone questo servizio.

Ma un “via” ufficiale dall’ICANN finora non c’è stato. A ottobre è stato dato il via alla sperimentazione di un meccanismo per la registrazioni di domini in 11 lingue, tra cui il russo, ed è stato promesso che lo standard ufficiale sarà sancito all’inizio del 2008. Ma qualche tempo fa i rappresentanti ufficiali dell’ICANN hanno cambiato tono in senso pessimistico e hanno preso a dire che la comparsa di tali standard, forse, sarà rimandata di un anno o due. Anche nella zona .RU la registrazione di indirizzi in lingua russa è stata bloccata. Di che si tratta?

Per prima cosa, la soluzione articolata è semplicemente scomoda nella pratica: per digitare un nome tipo “фирма.com”[6] bisogna cambiare l’impostazione dal russo all’inglese. Secondo, senza un modulo speciale per il riconoscimento degli indirizzi nazionali, come è già stato detto, non funzioneranno i programmi di accesso a Internet (e, probabilmente, non potranno neanche visualizzare correttamente tale indirizzo). E’ evidente che questi moduli (che pure esistono da tempo per i programmi più diffusi) saranno adottati volontariamente solo da una piccola parte degli utenti e in mancanza di uno standard ufficiale a installarli (cioè a includerli nell’impostazione base) si è decisa finora solo la Microsoft e solo nel nuovo browser Internet Explorer 7, che fa parte di Vista e che ha cominciato ad occupare una parte notevole del mercato (in Russai circa il 14%) solo negli ultimi mesi. Per questi motivi il servizio di registrazione dei domini “articolati” non è diventato popolare.

E gli addetti russi alla registrazione (non unanimemente, ma la maggior parte) hanno deciso di attendere finché non ci sarà ufficialmente la possibilità di registrare indirizzi nazionali pienamente validi, in cui anche il dominio di primo livello sarà in lingua russa. Per questo inizialmente volevano scegliere la combinazione .РУ[7], ma poi hanno spiegato che questo coincide con la grafia inglese del dominio del Paraguay (.PY) e, evidentemente, sarà scelta la variante .РФ[8].

Ma qualsiasi variante cominci a funzionare in pratica, la comparsa dei domini nazionali si accompagna a un mucchio di problemi. Ecco solo alcuni di essi.

Uno dei problemi principali, che è stato riconosciuto da molto tempo è il problema della mescolanza di simboli inglesi e cirillici simili per grafia. Questo è una miniera d’oro per i truffatori: inserite nell’indirizzo di una qualche banca bank.ru la “a” russa al posto di quella latina e avrete un indirizzo esteriormente indistinguibile, ma del tutto diverso, con cui si può creare un sito identico per aspetto e ottenere numeri di carte di credito o semplicemente soldi (questo metodo di truffa si chiama phishing – in inglese “pésca”[9]).

Fra l’altro la soluzione che consiste nel far sì che la mescolanza di simboli di diverse lingue in un solo nome non sia permessa (e proprio questa regola è stata accolta dal consiglio di coordinamento del dominio .RU e ha avuto l’appoggio dell’ICANN), non risolve del tutto il problema. Ci sono alcune parole, che coincidono del tutto o praticamente del tutto per grafia: per esempio, nessuno impedisce di registrare un falso sito della nota compagnia Yahoo! in forma www.УАНОО.com[10], dove la lettera russa “н” maiuscola è indistinguibile dalla “h” inglese.

C’è un altro problema – adesso esistono ben pochi segni, che siano pienamente comuni anche solo alle lingue più diffuse. E’ naturale – un russo o un ucraino difficilmente avranno bisogno di scrivere in ebraico o in coreano. E se il problema della visualizzazione dei domini nazionali in queste lingue ancora bene o male si può risolvere, digitare un indirizzo sulla tastiera (scrivere, diciamo, una lettera per la Cina o il Giappone) può risultare semplicemente impossibile: nessuno potrà “in ogni caso” fornire aiuto per decine delle possibili lingue. E poi – non sapete come fanno i cinesi a digitare con una comune tastiera migliaia dei loro ideogrammi? Se non lo sapete, vi dico solo che per questo bisogna essere istruiti in modo speciale.

Tutti questi problemi confluiscono placidamente in uno, anche se non di tipo tecnico, ma fra l’altro, forse, più serio – c’è il fondato timore, che l’introduzione di nomi di dominio nelle lingue nazionali porti al graduale isolamento di singole regioni, alla loro scomparsa dalla rete globale e alla loro chiusura “in se stesse”. Adesso posso guardare perfino i siti in lingua giapponese, perché l’indirizzo, per esempio, sony.jp mi dice subito che appartiene alla compagnia Sony e il resto si può capire dalle immagini. Ma il nome Sony in giapponese non mi dice niente, così come non dice niente a un giapponese il nome russo della Gazprom o del Cremlino.

Sia da noi, sia in altri paesi, tra l’altro, ci sono non pochi isolazionisti che sostengono che il controllo sugli indirizzi nazionali in generale va tolto all’ICANN – il che di fatto significherebbe la cessazione del loro supporto a livello e lo sfaldamento della rete globale in feudi di piccole reti nazionali sovraccariche. A passi da gigante[11] la Cina si muove verso uno scenario del genere, essendosi praticamente rifiutata di collaborare con l’ICANN e avendo completato già nella primavera del 2006 un sistema internazionale di nomi di dominio di propria elaborazione (in particolare è stata introdotta una serie di nuovi domini di primo livello, che si possono incontrare solo sul territorio del Celeste Impero e vengono supportati anche indirizzi in ideogrammi). Questo vi piace? A me non molto.

Jurij Revič[12]
osservatore della “Novaja Gazeta”[13], “Novaja Gazeta”, 16 novembre 2007

http://www.novayagazeta.ru/data/2007/color44/05.html (traduzione e note di Matteo Mazzoni)



[1] Cioè Sajt.rf. Sajt è “sito” in russo e “rf” l’immaginario dominio della Rossijskaja Federacija (Federazione Russa). E’ parte di un immaginario indirizzo Internet in cirillico.

[2] Cioè spravočnik po kormleniji košek (“guida all’alimentazione dei gatti”).

[3] In realtà i turchi scrivono in un alfabeto latino con segni diacritici specifici…

[4] In realtà si scrive Česko.

[5] Cioè “compagnia.com”.

[6] “Ditta.com”.

[7] “RU” in cirillico.

[8] Vedi nota 1.

[9] In realtà “pésca” è fishing in inglese…

[10] Al posto della Y c’è la U cirillica che è identica ad essa. Al posto della H c’è la N cirillica per cui vale quanto detto prima. A e O sono identiche nell’alfabeto cirillico e in quello latino.

[11] Letteralmente “di sette miglia”.

[12] Jurij Vsevolodovič Revič, esperto russo di informatica e non solo…

[13] “Giornale nuovo”, uno dei pochi giornali d’opposizione in Russia per cui scriveva Anna Politkovskaja.

01 dicembre 2007

La vedo nera... o no?

Gli amici di Con-tatto! lanciano questo appello:

"RISPARMIA CON GOOGLE Se Google avesse uno schermo nero, consapevoli del gran numero di persone che lo usano, si calcola che sarebbe possibile risparmiare 750 megavatt/ora all'anno. Come risposta Google ha creato una versione in nero, chiamata Blackle, con le stesse funzioni della versione bianca, però con un consumo di energia minore. Passa la parola e usalo, ogni piccola cosa conta, no? ......
http://www.blackle.com/"

Sembra interessante e sostenuto con coerenza (anche Con-tatto! ha lo sfondo "dark"), ma poi leggi questo e tante altre voci scettiche e ti sorgono dei dubbi...

11 ottobre 2006

Assistenza tecnica

Assistenza tecnica v/s cliente medio

Caso 1
Assistenza tecnica: "Che computer ha?"
Cliente: "Uno bianco"
Assistenza tecnica:. ... (Silenzio)

Caso 2
Cliente: "Buongiorno. Non riesco a togliere il dischetto dal lettore".
Assistenza tecnica: "Ha provato a premere il pulsante per farlo uscire?"
Cliente: "Si, chiaro, come se fosse incollato......"
Assistenza tecnica: "che strano, questa cosa non mi suona bene.... aspetti che apro una scheda...."
Cliente: "No... Aspetta... non avevo messo il dischetto... ancora sul tavolo.... mi dispiace, grazie".
Assistenza tecnica: ... (Silenzio).

Caso 3
Assistenza tecnica: "Faccia clic sull'icona 'My Computer' sulla sinistra dello schermo".
Cliente: "Alla mia sinistra o alla sua?"
Assistenza tecnica: ... (Silenzio)

Caso 4
Assistenza tecnica: "Buongiorno, in cosa posso aiutarla?"
Cliente: "Salve, non riesco a stampare".
Assistenza tecnica: "Per favore faccia clic su "inizio" e..."
Cliente: "Ascolti, non inizi con tecnicismi, non sono esperta di computer. Maledetto!"
Assistenza tecnica: ... (Silenzio)

Caso 5
Cliente: "Salve, buon pomeriggio, non riesco a stampare, ogni volta che ci provo scrive "stampante non trovata" ho anche preso la stampante e l'ho collocata di fronte al monitor, ma pur avendocela davanti il computer continua a dire che non la trova".
Assistenza tecnica: ... (Silenzio)

Caso 6
Cliente: "ho problemi per stampare in rosso"
Assistenza tecnica: "ha una stampante a colori"?
Cliente: "Aaaaaaaah.... grazie"!!
Assistenza tecnica: ... (Silenzio)

Caso 7
Assistenza tecnica: "cosa vede nel monitor in questo momento?"
Cliente: "Un orsetto che mi ha comprato il mio ragazzo"
Assistenza tecnica: ... (Silenzio)

Caso 8
Assistenza tecnica: "Ora prema F8".
Cliente: "Non funziona".
Assistenza tecnica: "Che cosa ha fatto esattamente"?
Cliente: "Ho premuto 8 volte la F come mi ha detto, però non succede nulla".
Assistenza tecnica: ... (Silenzio)

Caso 9
Cliente: "La mia tastiera non funziona".
Assistenza tecnica: "E' sicuro che collegata"?
Cliente: "No lo so. Non arrivo a vedere dietro".
Assistenza tecnica: "Prenda la tastiera in mano e faccia 10 passi indietro.
Cliente: "OK"
Assistenza tecnica: "La tastiera segue con lei?"
Cliente: "Sì"
Assistenza tecnica: "Questo significa che la tastiera non è collegata. C'è per casoun'altra tastiera lì vicino?
Cliente: "Sì, ce n un altra qui. Cavoli... questa funziona!!
Assistenza tecnica: ... (Silenzio)

Caso 10
Assistenza tecnica: "La tua password 'a' minuscola di acqua, V maiuscola di Verona, il numero 7..."
Cliente: "7 in maiusculo o minuscolo?"
Assistenza tecnica: ... (Silenzio)

Caso 11
Cliente: "non riesco a collegarmi in Internet, appare errore di chiave."
Assistenza tecnica: "E' sicura che sta utilizzando la chiave corretta?"
Cliente: "Sì, sono sicura, ho visto mio marito scriverla".
Assistenza tecnica: "Mi può dire quale era la password?"
Cliente: "5 asterischi."
Assistenza tecnica: ... (Silenzio)

Caso 12
Cliente: "Ho un problema grave. Un amico mi ha messo un salva-schermo per ogni volta che muovo il mouse sparisce.....
"Assistenza tecnica: ... (Silenzio)


Ringrazio P.C. per il contributo