11 settembre 2013
Dai successi della "difesa elettronica" sovietica alla "difesa elettronica" di importazione della Russia di Putin
08 settembre 2013
La Russia di Putin vuole mettere Internet sotto controllo
Il "Modello di sviluppo delle reti di collegamento multiservizi di uso comune della Federazione Russa" esposto sul sito del Ministero dei Collegamenti e delle Comunicazioni di Massa della Federazione Russa già a luglio ha attratto l'attenzione del settore solo a metà agosto. Probabilmente i punti essenziali del documento avevano talmente sbalordito gli specialisti che inizialmente non ci avevano semplicemente creduto. Il 14 agosto è comparsa un'analisi dettagliata del "Modello" nel blog di Aleksej Kipčatov, uno dei direttori della compagnia RETN.NET; le sue conclusioni fondamentali sono state diffuse dai mezzi di comunicazione di massa e da allora il tema è discusso impetuosamente ai più vari livelli – dalla blogosfera alle tavole rotonde con una componente rappresentativa di partecipanti.
L'essenza della ricostruzione indicata nel "Modello" si può esporre in due parole: si creano per suddivisione gli Operatori Federali delle Comunicazioni (FOS [1]), attraverso cui passerà tutto il traffico internazionale e tutti gli altri (semplicemente Operatori delle Comunicazioni – OS [2]), che garantiscono i servizi alla popolazione. Si propone di regolamentare abbastanza severamente le regole di connessione di tutti gli operatori tra loro sulla base di una legge federale.
Si può constatare che davanti a noi c'è il primo passo reale verso la costruzione di un filtro Internet globale sul modello cinese. In precedenza si era sottolineato più di una volta che tale sistema di filtraggio – il sogno dell'accesa immaginazione dei "guardiani", che vedono in ogni cittadino straniero un "agente di influenza" e ogni dollaro dall'estero diretto a minare "l'ordine esistente" – costerà molto caro e che difficilmente lo stato vorrà sborsare soldi per qualcosa di simile. Ma senza grandi iniezioni di denaro per la ricostruzione della struttura esistente del settore neanche le leggi suelencate funzioneranno seriamente, anche se i filtri saranno più duri.
26 maggio 2013
Il Kaspersky Lab diventa uno Sherlock Holmes della Rete?
Per ora è solo un'iniziativa privata per clienti ricchi
Il 21 maggio 2012 il Kaspersky Lab ha presentato al giudizio dei giornalisti un nuovo servizio per le indagini sugli incidenti dei computer. Finora tale servizio sul mercato nazionale della sicurezza informatica non esisteva in forma compiuta: il Kaspersky Lab (LK [1]) prende su di se l'accompagnamento tecnico di tutte le tappe delle indagini, dall'analisi operativa degli incidenti alle indagini in proprio e in seguito all'accompagnamento esperto del procedimento penale.
Il numero delle minacce informatiche, secondo gli esperti di LK, al mondo cresce esponenzialmente – al momento presente ogni giorno se ne originano oltre 200 mila. La creazione di virus informatici e programmi trojan da divertimento di adolescenti brufolosi è diventata da tempo uno degli indirizzi prioritari di attività della criminalità organizzata internazionale. Tra l'altro l'interesse economico nella ricerca sui crimini informatici spesso manca non solo nei proprietari di canali finanziari o informatici (di banche, provider o proprietari di risorse di massa), ma anche nelle vittime immediate degli attacchi.
Internet si distingue per il fatto che in modo relativamente facile invece di un'operazione rischiosa per l'appropriazione di un milione di dollari da una fonte permette di rubare un dollaro a un milione di utenti. Si capisce che in questo caso nessuno intenda indagare un incidente, anche se si è in presenza di una frode "su larga scala". Secondo Ruslan Sotjanov, capo della ricreata sezione per le indagini sugli incidenti informatici di LK, lo scorso autunno in Russia per la prima volta è stato portato in tribunale un caso di "phisher". Così si chiamano i cybertruffatori, che con l'inganno ottengono l'accesso ai conti bancari degli utenti. E' significativo che i rei abbiano preso da 4 a 6 anni con la condizionale – tali sono le particolarità della nostra legislazione e della psicologia dei giudici, che ancora ritengono i crimini informatici non significativi.
Secondo il vicedirettore di LK per le questioni giuridiche Igor' Čekunov, la legislazione esistente non solo permette ai criminali informatici di sfuggire all'incriminazione, ma non aiuta neanche ad aumentare l'interesse dei responsabili delle indagini e della punizione dei criminali. Per esempio, nella nuova legge "Sul sistema nazionale di pagamento" [2] all'articolo 9 è finalmente prudentemente previsto l'ordine di risarcimento da parte delle banche delle perdite in seguito all'attività di cybertruffatori, ma l'entrata in vigore di questo articolo è rimandata di un anno.
I rappresentanti di LK hanno sottolineato che non si prendono l'obbligo di risolvere tutti questi problemi e altri del genere – è un compito massiccio e complesso, che solo lo stato è in grado di svolgere. Non intendono neanche violare la legge "Sull'attività investigativa e di ricerca" e sostituire le forze dell'ordine. LK prende solo su di se l'accompagnamento tecnico della procedura di indagine dalla denuncia alla polizia all'aiuto qualificato nella ricerca dei criminali.
Nei messsaggi degli esperti presenti è saltato fuori un dettaglio interessante: il numero di specialisti qualificati capaci di investigare sapientemente gli incidenti informatici in tutto il paese oggi ammonta a circa cento persone. La criminologia informatica è solo in stato di formazione. Per questi motivi un servizio per le indagini sui crimini informatici si rivela abbastanza caro e accessibile probabilmente solo alle grandi compagnie. I rappresentanti di LK si sono diligentemente astenuti dal rispondere alla domanda sul costo del nuovo servizio, ma indirettamente si può giudicarlo sulla base di tali cifre: l'organico della nuova sezione consisterà in tutto in 6 specialisti, che potranno condurre contemporaneamente non più di 5-6 casi e tra l'altro ogni indagine potrà durare fino a 6-8 mesi.
Cosicché, come ha sottolineato Ruslan Stojanov, per ora tale servizio non potrà essere di massa. Ma non ha escluso che in futuro, nella misura in cui si accumulerà esperienza, lo svolgimento delle indagini sarà incluso nell'accordo standard per la fornitura di servizi per la sicurezza informatica di chiunque lo desideri.
Jurij Revič, "Novaja gazeta", http://www.novayagazeta.ru/comments/58255.html (traduzione e note di Matteo Mazzoni)
09 aprile 2013
Il giornale di Anna Politkovskaja ha subito un attacco informatico con pochi uguali nella storia
I dettagli tecnici di ciò che è accaduto sono più facili da spiegare al largo pubblico con un'associazione di idee. Così ecco: aspettavamo dei teppisti e un sasso contro la finestra (e ci rallegravamo di aver messo in anticipo finestre antiproiettile), ma è arrivato in volo un meteorite.
Per fare un paragone: il carico giornaliero medio sul canale di una grande banca russa con tutto il suo giro di documenti elettronici è di 100 megabit/sec. Adesso attenzione: il volume di carico sul canale della "Novaja gazeta" nei giorni 1-2 aprile nei periodi di picco ha raggiunto 60 gigabit. Mille volte di più dei nostri indici medi o 600 volte di più di quanto sopporti una banca con tutte le sue scritture contabili elettroniche.
Per fare un paragone: la potenza del maggiore attacco della storia (quando gli hacker attaccarono il server della compagnia Spamhaus – nota dell'autore), che "frenò" l'Internet mondiale era di 300 gigabit al secondo. Solo cinque volte di più del "meteorite" nel nostro orto.
– L'attacco era su commissione – ciò si vede da alcuni segni.
– Cosa dicono le cifre?
– Quanto alla potenza. La sera del 31 marzo la potenza è stata pari a 300 megabit/sec, il 1 aprile è aumentata a 700 megabit – abbiamo preso a collegare le postazioni di filtraggio di riserva. Ma verso la metà del giorno dai provider principali (dai cosiddetti "provider per provider" – i maggiori giocatori per la trasmissione di dati, che controllano le reti chiave, quelle "principali" a fibre ottiche – n.d.a.) è giunta la notizia che il volume di traffico era diventato anomale perfino per loro: inizialmente 40, ma in seguito 60 gigabit/sec. In questo caso c'è solo un'istruzione: agli oggetti dell'attacco (il sito della "Novaja gazeta" e la risorsa che lo proteggeva ), che mettono in pericolo la capacità di lavoro dei principali canali di comunicazione, chiudono il traffico esterno. Ci hanno scollegato insieme a voi.
– Knock-out?
– Come spiegare che a qualcuno il 2 aprile il sito si è aperto e a qualcuno no?
– Ora la cosa più interessante: chi ci ha attaccato?
– Di bot-net ce n'era alcuni. Ma i nostri dati mostrano: all'inizio il 75% dei bot ha attaccato dalla Russia.
– C'è una chance che il mandante dell'attacco alla "Novaja gazeta" sia comunque appurato?
La statistica dice che se gli esecutori di un attacco sono visibili subito, i centri direzionali si possono cercare per mesi. Chi ha ricevuto l'ordine e l'ha trasmesso probabilmente è anonimo, nei centri c'è un livello ancora più complesso. Il mandante sta ancora più in alto.– Potrete difenderci in seguito?
Konstantin Poleskov, "Novaja gazeta", http://www.novayagazeta.ru/society/57539.html (traduzione e note di Matteo Mazzoni)
12 luglio 2009
Per chi con i computer ci lavora davvero (con tante scuse a Faber lassù)
"Inno del programmatore"
12 febbraio 2008
Unire il dilettevole al dilettevole
22 gennaio 2008
Schedature Microsoft
Il sistema Microsoft scopre chi siete e vi cataloga.Il programma è ben
nascosto all'interno degli strumenti Microsoft, ma il trucco è stato svelato
da un ex dipendente.Seguite le istruzioni e rimarrete sbalorditi dal
risultato!
1) Dal Menu di start/Programmi/Accessori/Calcolatrice
2) Sulla Calcolatrice cliccare: Visualizza/Scientifica
3) Digitare 12237792
4) Ora cliccate sull'opzione Hex (esadecimale in alto a sinistra)
5) Nella finestra dei numeri, comparirà la vostra identificazione personale!
Ringrazio P.C. per questo contributo
19 gennaio 2008
Un'Internet babelica?
La torre di Babele in Internet
Сайт.рф[1]. Se la gente, “dimenticato” l’inglese, comincerà a scrivere gli indirizzi dei siti nelle “lingue dei popoli del mondo”, la rete globale sarà annientata
La lingua più diffusa al mondo non è affatto l’inglese, che occupa soltanto la terza posizione per numero di coloro per cui esso (formalmente) risulta familiare. Il primo posto, con grande vantaggio (15% dell’intera popolazione della Terra!) è occupato dal cinese, il secondo dallo spagnolo. Anche il quarto posto, così come il primo, è occupato da una lingua non europea – il bengali, che fa parte del gruppo indiano della famiglia linguistica indoeuropea. Allorquando si tratta di Internet, allora il quadro, naturalmente, cambia di molto: è chiaro che il bengali, in cui parla la numerosa ma povera popolazione del Bangladesh, si trova da qualche parte agli ultimi posti per quantità di utenti che lo parlano. Ma anche qui il monopolio delle lingue europee è tutt’altro che assoluto. L’inglese in Rete certamente domina – con una prevalenza di tre volte sulla seconda posizione, tuttavia questa è occupata comunque dai cinesi e la terzo posto ci sono i giapponesi. Il sesto posto è dei coreani, il nono della lingua russa e complessivamente il numero di parlanti lingue non europee (cioè non basate sull’alfabeto latino) tra gli utenti di Internet delle prime dieci posizioni della graduatoria sono la metà di quelli che parlano lingue europee. E per ultima cosa, se si parla della comunicazione scritta, neanche qui tutto è univoco – solo in tedesco, che occupa la quinta posizione della graduatoria, ci sono quattro lettere che mancano nell’alfabeto latino standard (sono i cosiddetti Umlaut). Ci sono ancora più simboli mancanti in una tastiera standard, per esempio, in francese, in spagnolo o in italiano (sono le lettere latine comuni, ma con segni diacritici speciali). Gli indirizzi Internet dei siti – è più corretto chiamarli nomi di dominio – si scrivono tradizionalmente nella variante inglese dell’alfabeto latino, dove tutti questi Umlaut e segni diacritici mancano. Storicamente questo è dovuto al fatto che la lingua base per i programmatori era e resta l’inglese (e, evidentemente, resterà tale a lungo, se non per sempre, – lingue nazionali di programmazione non servono semplicemente a nessuno); a parte questo, l’utilizzo delle 26 lettere inglesi è davvero, probabilmente, la più semplice variante possibile. Per visualizzare l’alfabeto inglese base è sufficiente attribuire ad ogni lettera (più una certa quantità di segni necessari come il “più”, i punti o la lineetta) un numero della misura di un byte – unità di informazione universale e compatta. Per introdurre i simboli delle lingue europee e il cirillico, gli ideogrammi cinesi e giapponesi e i simboli di lingue come, per esempio, l’arabo e l’ebraico, sono necessari come minimo due byte per ogni simbolo. Di per se questa operazione non comporta particolari difficoltà – le codificazioni internazionali chiamate Unicode, in cui si possono utilizzare alla rinfusa le lettere di qualsiasi alfabeto, sono standardizzate da tempo, ogni utente di computer si scontra con esse, per esempio, quando scrive un testo in più lingue con Microsoft Word. Resterebbe solo da “insegnare” a distinguere gli indirizzi nazionali dei programmi – sia quelli, che amministrano Internet, sia quelli, che vengono utilizzati dagli utenti per l’accesso, i cosiddetti browser, il più noto dei quali è Internet Explorer. Tutti questi, compresi anche, per esempio, i programmi di posta tipo Outlook, sono impostati finora sulla visualizzazione dei nomi di dominio nell’alfabeto latino di base. Questo problema è risolvibile, anche se pure qui possono esserci difficoltà sulle quali torneremo. Per gli utenti europei la comprensione degli indirizzi in alfabeto latino non presenta difficoltà – chiunque nel nostro paese bene o male comprende perfino una costruzione incomprensibile come spravochnikpokormleniukoshek.ru[2]. Ma per cinesi, giapponesi, arabi, turchi[3], armeni, georgiani (è facile allungare la lista) tutti gli indirizzi in alfabeto latino rappresenteranno un insieme di segni che non significano niente. E per utilizzare Internet tocca loro anche imparare a pappagallo l’alfabeto inglese. E per molti europei è anche offensivo – se il nome della Repubblica Ceca si scrive Cesko[4], per quale motivo i suoi abitanti devono deformare la propria lingua madre, mutando la prima lettera in una comune “C” negli indirizzi Internet? Detto tutto questo ci sono anche gli argomenti di chi propugna l’internazionalizzazione del sistema degli indirizzi Internet. A valutare il problema a livello ufficiale (nell’ambito dell’ICANN – l’organizzazione internazionale che esercita un controllo sull’utilizzo dei nomi di dominio) si è cominciato già nel 1999, quando è stato creato un gruppo di lavoro per la creazione di uno standard per nomi di dominio in più lingue – l’International Domain Name, IDN. E ancora qualche anno fa pareva che il problema fosse molto vicino ad essere risolto, ma su questo percorso si è presentata inaspettatamente una serie di difficoltà di tipo per nulla tecnico. Tecnicamente la registrazione di domini nazionali è possibile già adesso, perlomeno in parte – mantenendo la scrittura latina per il dominio di primo livello. Esistono due varianti del genere: i domini nazionali (per la Russia è RU), che coincidono con l’indicazione del paese con due lettere secondo lo standard dell’organizzazione internazionale per la standardizzazione ISO (con alcune eccezioni) e i cosiddetti domini di uso comune (.COM, .ORG, .INFO, .NET, ecc.). Registrare un indirizzo Internet tipo “компания.com”[5] in un formato così articolato si può fare già da molto tempo – il principale amministratore del dominio .COM, sono circa sei anni che la compagnia americana VeriSign propone questo servizio. Ma un “via” ufficiale dall’ICANN finora non c’è stato. A ottobre è stato dato il via alla sperimentazione di un meccanismo per la registrazioni di domini in 11 lingue, tra cui il russo, ed è stato promesso che lo standard ufficiale sarà sancito all’inizio del 2008. Ma qualche tempo fa i rappresentanti ufficiali dell’ICANN hanno cambiato tono in senso pessimistico e hanno preso a dire che la comparsa di tali standard, forse, sarà rimandata di un anno o due. Anche nella zona .RU la registrazione di indirizzi in lingua russa è stata bloccata. Di che si tratta? Per prima cosa, la soluzione articolata è semplicemente scomoda nella pratica: per digitare un nome tipo “фирма.com”[6] bisogna cambiare l’impostazione dal russo all’inglese. Secondo, senza un modulo speciale per il riconoscimento degli indirizzi nazionali, come è già stato detto, non funzioneranno i programmi di accesso a Internet (e, probabilmente, non potranno neanche visualizzare correttamente tale indirizzo). E’ evidente che questi moduli (che pure esistono da tempo per i programmi più diffusi) saranno adottati volontariamente solo da una piccola parte degli utenti e in mancanza di uno standard ufficiale a installarli (cioè a includerli nell’impostazione base) si è decisa finora solo la Microsoft e solo nel nuovo browser Internet Explorer 7, che fa parte di Vista e che ha cominciato ad occupare una parte notevole del mercato (in Russai circa il 14%) solo negli ultimi mesi. Per questi motivi il servizio di registrazione dei domini “articolati” non è diventato popolare. E gli addetti russi alla registrazione (non unanimemente, ma la maggior parte) hanno deciso di attendere finché non ci sarà ufficialmente la possibilità di registrare indirizzi nazionali pienamente validi, in cui anche il dominio di primo livello sarà in lingua russa. Per questo inizialmente volevano scegliere la combinazione .РУ[7], ma poi hanno spiegato che questo coincide con la grafia inglese del dominio del Paraguay (.PY) e, evidentemente, sarà scelta la variante .РФ[8]. Ma qualsiasi variante cominci a funzionare in pratica, la comparsa dei domini nazionali si accompagna a un mucchio di problemi. Ecco solo alcuni di essi. Uno dei problemi principali, che è stato riconosciuto da molto tempo è il problema della mescolanza di simboli inglesi e cirillici simili per grafia. Questo è una miniera d’oro per i truffatori: inserite nell’indirizzo di una qualche banca bank.ru la “a” russa al posto di quella latina e avrete un indirizzo esteriormente indistinguibile, ma del tutto diverso, con cui si può creare un sito identico per aspetto e ottenere numeri di carte di credito o semplicemente soldi (questo metodo di truffa si chiama phishing – in inglese “pésca”[9]). Fra l’altro la soluzione che consiste nel far sì che la mescolanza di simboli di diverse lingue in un solo nome non sia permessa (e proprio questa regola è stata accolta dal consiglio di coordinamento del dominio .RU e ha avuto l’appoggio dell’ICANN), non risolve del tutto il problema. Ci sono alcune parole, che coincidono del tutto o praticamente del tutto per grafia: per esempio, nessuno impedisce di registrare un falso sito della nota compagnia Yahoo! in forma www.УАНОО.com[10], dove la lettera russa “н” maiuscola è indistinguibile dalla “h” inglese. C’è un altro problema – adesso esistono ben pochi segni, che siano pienamente comuni anche solo alle lingue più diffuse. E’ naturale – un russo o un ucraino difficilmente avranno bisogno di scrivere in ebraico o in coreano. E se il problema della visualizzazione dei domini nazionali in queste lingue ancora bene o male si può risolvere, digitare un indirizzo sulla tastiera (scrivere, diciamo, una lettera per la Cina o il Giappone) può risultare semplicemente impossibile: nessuno potrà “in ogni caso” fornire aiuto per decine delle possibili lingue. E poi – non sapete come fanno i cinesi a digitare con una comune tastiera migliaia dei loro ideogrammi? Se non lo sapete, vi dico solo che per questo bisogna essere istruiti in modo speciale. Tutti questi problemi confluiscono placidamente in uno, anche se non di tipo tecnico, ma fra l’altro, forse, più serio – c’è il fondato timore, che l’introduzione di nomi di dominio nelle lingue nazionali porti al graduale isolamento di singole regioni, alla loro scomparsa dalla rete globale e alla loro chiusura “in se stesse”. Adesso posso guardare perfino i siti in lingua giapponese, perché l’indirizzo, per esempio, sony.jp mi dice subito che appartiene alla compagnia Sony e il resto si può capire dalle immagini. Ma il nome Sony in giapponese non mi dice niente, così come non dice niente a un giapponese il nome russo della Gazprom o del Cremlino. Sia da noi, sia in altri paesi, tra l’altro, ci sono non pochi isolazionisti che sostengono che il controllo sugli indirizzi nazionali in generale va tolto all’ICANN – il che di fatto significherebbe la cessazione del loro supporto a livello e lo sfaldamento della rete globale in feudi di piccole reti nazionali sovraccariche. A passi da gigante[11] la Cina si muove verso uno scenario del genere, essendosi praticamente rifiutata di collaborare con l’ICANN e avendo completato già nella primavera del 2006 un sistema internazionale di nomi di dominio di propria elaborazione (in particolare è stata introdotta una serie di nuovi domini di primo livello, che si possono incontrare solo sul territorio del Celeste Impero e vengono supportati anche indirizzi in ideogrammi). Questo vi piace? A me non molto. Jurij Revič[12] http://www.novayagazeta.ru/data/2007/color44/05.html (traduzione e note di Matteo Mazzoni) |
[1] Cioè Sajt.rf. Sajt è “sito” in russo e “rf” l’immaginario dominio della Rossijskaja Federacija (Federazione Russa). E’ parte di un immaginario indirizzo Internet in cirillico.
[2] Cioè spravočnik po kormleniji košek (“guida all’alimentazione dei gatti”).
[3] In realtà i turchi scrivono in un alfabeto latino con segni diacritici specifici…
[4] In realtà si scrive Česko.
[5] Cioè “compagnia.com”.
[6] “Ditta.com”.
[7] “RU” in cirillico.
[8] Vedi nota 1.
[9] In realtà “pésca” è fishing in inglese…
[10] Al posto della Y c’è la U cirillica che è identica ad essa. Al posto della H c’è la N cirillica per cui vale quanto detto prima. A e O sono identiche nell’alfabeto cirillico e in quello latino.
[11] Letteralmente “di sette miglia”.
[12] Jurij Vsevolodovič Revič, esperto russo di informatica e non solo…
[13] “Giornale nuovo”, uno dei pochi giornali d’opposizione in Russia per cui scriveva Anna Politkovskaja.
01 dicembre 2007
La vedo nera... o no?
"RISPARMIA CON GOOGLE Se Google avesse uno schermo nero, consapevoli del gran numero di persone che lo usano, si calcola che sarebbe possibile risparmiare 750 megavatt/ora all'anno. Come risposta Google ha creato una versione in nero, chiamata Blackle, con le stesse funzioni della versione bianca, però con un consumo di energia minore. Passa la parola e usalo, ogni piccola cosa conta, no? ......
http://www.blackle.com/"
Sembra interessante e sostenuto con coerenza (anche Con-tatto! ha lo sfondo "dark"), ma poi leggi questo e tante altre voci scettiche e ti sorgono dei dubbi...
11 ottobre 2006
Assistenza tecnica
Caso 1
Assistenza tecnica: "Che computer ha?"
Cliente: "Uno bianco"
Assistenza tecnica:. ... (Silenzio)
Caso 2
Cliente: "Buongiorno. Non riesco a togliere il dischetto dal lettore".
Assistenza tecnica: "Ha provato a premere il pulsante per farlo uscire?"
Cliente: "Si, chiaro, come se fosse incollato......"
Assistenza tecnica: "che strano, questa cosa non mi suona bene.... aspetti che apro una scheda...."
Cliente: "No... Aspetta... non avevo messo il dischetto... ancora sul tavolo.... mi dispiace, grazie".
Assistenza tecnica: ... (Silenzio).
Caso 3
Assistenza tecnica: "Faccia clic sull'icona 'My Computer' sulla sinistra dello schermo".
Cliente: "Alla mia sinistra o alla sua?"
Assistenza tecnica: ... (Silenzio)
Caso 4
Assistenza tecnica: "Buongiorno, in cosa posso aiutarla?"
Cliente: "Salve, non riesco a stampare".
Assistenza tecnica: "Per favore faccia clic su "inizio" e..."
Cliente: "Ascolti, non inizi con tecnicismi, non sono esperta di computer. Maledetto!"
Assistenza tecnica: ... (Silenzio)
Caso 5
Cliente: "Salve, buon pomeriggio, non riesco a stampare, ogni volta che ci provo scrive "stampante non trovata" ho anche preso la stampante e l'ho collocata di fronte al monitor, ma pur avendocela davanti il computer continua a dire che non la trova".
Assistenza tecnica: ... (Silenzio)
Caso 6
Cliente: "ho problemi per stampare in rosso"
Assistenza tecnica: "ha una stampante a colori"?
Cliente: "Aaaaaaaah.... grazie"!!
Assistenza tecnica: ... (Silenzio)
Caso 7
Assistenza tecnica: "cosa vede nel monitor in questo momento?"
Cliente: "Un orsetto che mi ha comprato il mio ragazzo"
Assistenza tecnica: ... (Silenzio)
Caso 8
Assistenza tecnica: "Ora prema F8".
Cliente: "Non funziona".
Assistenza tecnica: "Che cosa ha fatto esattamente"?
Cliente: "Ho premuto 8 volte la F come mi ha detto, però non succede nulla".
Assistenza tecnica: ... (Silenzio)
Caso 9
Cliente: "La mia tastiera non funziona".
Assistenza tecnica: "E' sicuro che collegata"?
Cliente: "No lo so. Non arrivo a vedere dietro".
Assistenza tecnica: "Prenda la tastiera in mano e faccia 10 passi indietro.
Cliente: "OK"
Assistenza tecnica: "La tastiera segue con lei?"
Cliente: "Sì"
Assistenza tecnica: "Questo significa che la tastiera non è collegata. C'è per casoun'altra tastiera lì vicino?
Cliente: "Sì, ce n un altra qui. Cavoli... questa funziona!!
Assistenza tecnica: ... (Silenzio)
Caso 10
Assistenza tecnica: "La tua password 'a' minuscola di acqua, V maiuscola di Verona, il numero 7..."
Cliente: "7 in maiusculo o minuscolo?"
Assistenza tecnica: ... (Silenzio)
Caso 11
Cliente: "non riesco a collegarmi in Internet, appare errore di chiave."
Assistenza tecnica: "E' sicura che sta utilizzando la chiave corretta?"
Cliente: "Sì, sono sicura, ho visto mio marito scriverla".
Assistenza tecnica: "Mi può dire quale era la password?"
Cliente: "5 asterischi."
Assistenza tecnica: ... (Silenzio)
Caso 12
Cliente: "Ho un problema grave. Un amico mi ha messo un salva-schermo per ogni volta che muovo il mouse sparisce.....
"Assistenza tecnica: ... (Silenzio)
Ringrazio P.C. per il contributo