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28 dicembre 2013

Ci sono le Olimpiadi e le repressioni politiche della Russia di Putin paiono fermarsi...

In nome dell'Olimpiade di Soči

I casi degli oppositori Sergej Udal'cov [1], Leonid Razvozžaev [2] e Daniil Konstantinov [3] sono stati rinviati alla procura

Non sono riusciti tutti a stupirsi della clamorosa amnistia, grazie a cui hanno iniziato a uscire in libertà, tra gli altri, gli imputati del caso del 6 maggio [4] che il potere ha di nuovo iniziato come consapevolmente a danneggiare la propria reputazione. Come si può spiegare il rinvio alla procura dei casi di Udal'cov e Razvozžaev, come pure il caso di Daniil Konstantinov con un meschino spirito di vendetta o con il fatto che la giustizia non è riuscita a ricevere dal potere le istruzioni riguardo ai noti oppositori e nello smarrimento ha messo la faccenda “in pausa”?
La versione più diffusa sull'improvvisa misericordia del potere si formula semplicemente. L'ampia amnistia, che ha riguardato, tra gli altri, le persone coinvolte nel caso del Pantano [5] e la grazia a Chodorkovskij sono state causate dal desiderio del Cremlino di correggere la propria immagine prima dell'Olimpiade di Soči. Altrimenti i capi delle principali potenze mondiali avrebbero potuto semplicemente ignorare un progetto tanto importante per la Russia. Forse per il capo del nostro stato era diventato del tutto scomodo rispondere alle numerose domande riguardo al destino dei detenuti politici. E neanche l'opinione dei semplici ospiti stranieri della futura Olimpiade, per la maggior parte simpatizzanti con gli oppositori della nostra patria, si può togliere dal conto.

Il periodo in cui le autorità di fatto hanno rinviato i più clamorosi processi agli oppositori conferma in parte la versione “olimpica” dell'improvviso “disgelo”. A Udal'cov e Razvozžaev sono state prolungate le misure restrittive fino al 6 febbraio (gli arresti domiciliari e la detenzione agli arresti rispettivamente). Anche Daniil Konstantinov resterà nel SIZO [6] come minimo fino al 4 marzo. Nel frattempo l'Olimpiade-2014 si concluderà il 23 febbraio.

Purtroppo contare su una seria attenuazione della posizione dell'accusa è difficile. Nonostante che la posizione degli inquirenti nel caso di Udal'cov e Razvozžaev sembri come minimo dubbia e che il caso di Daniil Konstantinov si presenti apertamente falsificato, non c'è certezza di un verdetto assolutorio. Rilasciando noti oppositori, le autorità saranno con questo costrette ad ammettere che gli inquirenti hanno come minimo commesso gravi errori. Come massimo toccherà punire chi ha combinato entrambi gli scandalosi processi senza avere sufficienti basi.

Il'ja Konstantinov, padre di Daniil Konstantinov:

Il tribunale ha stabilito che l'indagine di fatto non è stato condotta e che sulla base dei materiali che sono ora a disposizione non può essere emessa una sentenza.

Io ricorderei le parole del presidente all'ultima grande conferenza stampa, dove a una domanda sul caso del pantano e sul caso di Daniil Putin rispose che sono possibili errori investigativi e giudiziari, che è necessario correggere e che è necessario farlo insieme alla stampa e al pubblico. Mi sembra che Vladimir Putin abbia risposto così anche alla domanda su Daniil postagli di recente (all'incontro degli scrittori con il presidente alla fine di novembre di quest'anno – nota del redattore) da Sergej Šargunov [7]. E mi immagino che ci sia un determinato legame tra l'odierna decisione del tribunale e le parole del presidente.
Avrei voglia di credere che non sia semplicemente una decisione congiunturale legata all'Olimpiade. Ho voglia di credere che al potere sia apparsa l'idea che il sistema investigativo-giudiziario nella Russia contemporanea si trovi in uno stato orribile. Nell'ambito delle forze dell'ordine ci sono troppi elementi corrotti e apertamente criminali. Che, per dirla delicatamente, è necessario riformarlo e, per dirla in modo più determinato, è necessario ripulirlo e punire i criminali con le mostrine.

Ogni pozzo ha un fondo. Mi sembra che il sistema investigativo-giudiziario sia precipitato proprio sul fondo e che, come si dice, bussi ancora più in basso. Più avanti c'è la fine, più avanti c'è la catastrofe. Questo è già chiaro assolutamente a tutti e questo orrore non può continuare all'infinito. E avrei voglia di credere che anche la leadership politica della Russia si rende conto di questo.

Sergej Davidis, membro del consiglio dell'associazione per la difesa dei diritti umani “Memorial”:

Questi casi sono del tutto diversi. Il caso di Konstantinov è essenzialmente casuale. Non penso che tutta la potenza del potere statale sia indirizzata a incarcerarlo. Penso che sia andata semplicemente così per sfortuna: le ambizioni degli agenti del centro "Ė" (La Direzione centrale per la lotta all'estremismo del Ministero degli Interni della Federazione Russa – n.d.r.) hanno fatto sì che in piena assenza di qualsiasi base sia stato avviato un procedimento penale clamorosamente falsificato. Non potevano già più tornare indietro e l'hanno portato in tribunale.
Quando si tratta di disordini di massa, è una questione di valutazioni. Diciamo che non ci sono stati disordini e gli inquirenti e la procura dicono: ci sono stati. Ma nel caso di Konstantinov si tratta di un fatto: se la persona era sul luogo del delitto o non c'era. Quando a tutti è chiaro che là non c'era, ha un alibi di ferro. Tutta l'accusa è costruita sulle deposizioni di una persona che, solo nel tempo che è durato questo procedimento penale, ha compiuto circa12 furti (il 22enne Aleksej Sofronov ha tre condanne e due condizionali per furti – n.d.r.). Ha cambiato deposizioni di volta in volta e durante le indagini la sua memoria si è sempre più chiarita.

Da una parte qui si tratta forse dell'Olimpiade, della riluttanza del giudice nel “passare alla storia”, dall'altra, e del tutto comprensibilmente, del fatto che l'attenzione pubblica alla persecuzione di Konstantinov non si spegnerà con l'emissione di una sentenza di condanna – al contrario, diventerà un fortissimo fattore di irritazione.

Per quanto riguarda Udal'cov e Razvozžaev, qui è esattamente il contrario: il potere ha il compito di dimostrare con qualsiasi mezzo che tutti gli interventi contro di esso sono stati ispirati da forze esterne. Semplicemente alla vigilia dell'Olimpiade non vogliono che una sentenza di condanna attiri l'attenzione su di loro. Razvozžaev per tradizione è considerato "legato" a Udal'cov. E perfino stando nel SIZO, è relativamente sicuro quanto a influenza sull'opinione pubblica. Finché Udal'cov si trova agli arresti domiciliari non crea flussi di informazione. Se stesse nel SIZO, avrebbe la possibilità di tenere una corrispondenza, attirerebbe simpatia verso di sé. E se l'oppositore fosse in libertà, organizzerebbe proprio delle manifestazioni, scuotendo l'opinione pubblica.

Spostarlo "nella cassa lontana" [8] fino alla fine dell'Olimpiade era l'unica cosa che il potere potesse fare e l'ha fatta.

L'Olimpiade, indubbiamente, è un potente fattore frenante per le nostre autorità. E dopo la sua fine, probabilmente, ci si può aspettare il rafforzamento delle repressioni.

Ivan Šipnigov, “Svobodnaja Pressa”, http://svpressa.ru/politic/article/79817/ (traduzione e note di Matteo Mazzoni)

[1] Sergej Stanislavovič Udal'cov, leader dell'“Avanguardia della Gioventù Rossa”.
[2] Leonid Michajlovič Razvozžaev, membro del “Fronte di Sinistra” sequestrato da agenti segreti russi a Kiev, dove stava per chiedere asilo politico.
[3] Daniil Il'ič Konstantinov, membro del movimento civico “Lega in Difesa di Mosca”.
[4] Il 6 maggio 2012, giorno in cui grandi manifestazioni contro il regime di Putin furono represse e moltissimi oppositori furono arrestati per poi essere detenuti e processati in modo arbitrario.
[5] Nome colloquiale della repressione seguita alla manifestazione del 6 maggio 2012 (vedi nota 4) in piazza Bolotnaja – “del Pantano”, che c'era un tempo – nel centro di Mosca.
[6] Sledstvennyj IZOljator (Isolatore di Custodia Cautelare).
[7] Sergej Aleksandrovič Šargunov, giornalista e scrittore vicino all'opposizione a Putin.

[8] Modo di dire russo. Come dire “rimandandolo alle calende greche”.

01 novembre 2013

Putin è omaggiato dagli USA come "il più potente" perché è un finto anti-occidentalista che in realtà fa il loro gioco?

Erostrato fu una persona influente?

Jurij Boldyrev sul riconoscimento al presidente Putin come persona più influente al mondo

Come ci hanno riferito con gioia e solennità, la rivista americana "Forbes" ha riconosciuto il presidente del nostro paese come la persona più influente al mondo. Più influente non solo del presidente degli USA, ma perfino del leader della Cina. Il cuore si riempie di orgoglio. Anche se "torbidi dubbi lacerano" [1].

Per esempio: può un paese con una popolazione di centoquaranta milioni di persone essere più influente del paese vicino con una popolazione di un miliardo e mezzo? Probabilmente, forse, ma solo se un miliardo e mezzo vivacchiano e si degradano e i vicini centoquaranta milioni si sviluppano precipitosamente. Applicato alla Cina contemporanea e alla Russia contemporanea – è così? Ma se è evidentemente il contrario, centoquaranta milioni si degradano e un miliardo e mezzo si sviluppano, quale altro miracolo può rendere il primo più influente del secondo?
D'accordo, dimenticheremo la popolazione – parleremo solo ed esclusivamente della qualità e delle tendenze dello sviluppo. Così forse un leader (praticamente immutato nel corso di già quattordici anni) di un paese, la qualità del cui PIL (la quota di produzione complessa ad alto valore aggiunto nel volume generale del PIL) nel corso di già un quarto di secolo si abbassa conseguentemente e continuamente ed è calata già, in senso letterale, "sotto il battiscopa", può anche davvero essere più influente dei leader di quei paesi che intensificano precipitosamente questa qualità?

O forse si tratta di qualche posizione di monopolio del paese? Cioè, non siamo neppure tanto grandi per popolazione e siamo indietro nello sviluppo industriale, però occupiamo una posizione così particolare in qualcosa che senza di noi tutti gli altri sono semplicemente nulla e non vanno da nessuna parte? Ma com'è noto, tutti i tentativi della Gazprom di diventare l'insostituibile fornitore di risorse energetiche che dette le sue condizioni a tutti quelli che gli stanno intorno sono falliti. Il mondo che ci circonda non intende vivere sotto un diktat non basato su altro che i risultati dei nostri antenati, che si sono consolidati prima di noi e hanno valorizzato un territorio tanto immenso. Risultati passati, non rafforzati assolutamente in alcun modo nel nostro presente.

Per non parlare già dell'elementare precarietà della situazione di un simile monopolista perfino potenziale. Bisogna confermare continuamente il proprio diritto a una qualche posizione di monopolio con una forza elementare – la capacità di salvaguardare e difendere questo diritto. Com'è noto, né il possesso del canale di Panama, né il possesso del canale di Suez da parte di Panama ed Egitto di per se, senza alcuno sviluppo, che gli permettesse di dettare essi stessi le condizioni per l'uso di queste risorse da parte degli altri, ha portato felicità e prosperità.
E che forza abbiamo in questo senso? Oggi, dal punto di vista della capacità di difendere la nostra posizione, supponiamo, ancora di monopolio (che garantisce l'"influenza"), siamo più forti di ieri? E domani saremo più forti di oggi? Qual è qui la tendenza? E non è determinata da questa tendenza l'influenza dei leader degli stati?

Quanto alla tendenza, purtroppo, è del tutto evidente che c'è un degrado inequivocabile. Sia scientifico-tecnologica, sia, conseguentemente, militare. Così, allora, da dove viene l'"influenza" del capitano della nostra nave, che sopporta un disastro relativamente lento, ma non di meno continuo?

E' vero che tutti i giudizi, come mi rimprovereranno i lettori più moderni e avanzati, sono dalle "posizioni del XIX secolo", cioè non tengono conto della cosiddetta "forza morbida". In un tempo come nel moderno "mondo umano" la pacificazione può giocare un ruolo non minore e spesso anche maggiore della rozza forza, trovare un fondato riconoscimento generale. Io stesso mi vergogno della mia rozzezza e della mia arretratezza e mi riconosco anticipatamente in errore. Rischierò solo di esprimere altri due dubbi.

Primo dubbio. Come mi è già capitato di far volgere l'attenzione dei lettori in precedenza (vedi il mio articolo "L'Accademia Russa delle Scienze e la Siria: due operazioni "Liquidazione""), in conseguenza della "pacificazione" altamente stimata in Occidente si compie un evidente disarmo unilaterale del nostro alleato Siria, ma senza una qualche garanzia neppure a livello di dichiarazioni di una non ingerenza ulteriore da parte dell'Occidente negli affari di questo stato. E una domanda ingenua: e se si riuscisse a ottenere lo stesso (un pur parziale disarmo della Siria), ma con serie garanzie internazionali di una non ingerenza dell'Occidente in futuro, gli applausi da parte dell'Occidente all'indirizzo degli iniziatori di tale regolazione del conflitto sarebbero stati altrettanto impetuosi?

E secondo dubbio. L'influenza del nostro leader è determinata come esclusivamente dai risultati dei successi di politica estera. Ma supponiamo che gli stessi successi fossero presenti con una politica principalmente diversa di sviluppo interno del nostro paese. Pensate che in questo caso l'Occidente sarebbe incline a riconoscere il leader del paese come il "più influente"?

Per esempio, se invece della resa del paese al WTO fosse seguito un rifiuto non equivoco di tale resa come minimo alle attuali condizioni e tanto più in ordine unilaterale, senza alleati su un unico spazio doganale (che la nostra leadership, in tal modo, ha semplicemente consegnato in modo non equivoco all'Occidente)?

Se invece di Nabiullina alla Banca Centrale avessero messo un rappresentante del settore produttivo nazionale dell'economia, come pure una figura analoga invece di Uljukaev al Ministero dello Sviluppo Economico?

Se invece della distruzione dell'Accademia Russa delle Scienze fosse seguita la decisa cacciata degli iniziatori di tale tipo di "riforma" da tutti gli incarichi di potere? Per non parlare già del fatto che a capo della nuova "Agenzia" (essenzialmente per l'amministrazione della Scienza!) avessero messo effettivamente una persona della Grande Scienza e non esclusivamente delle finanze?

Anche se, ecco, alla fine ho capito perché l'hanno riconosciuto il "più influente": come ci hanno riferito con pathos tutti i principali mezzi di comunicazione di massa, il presidente ha presieduto personalmente il consiglio presidenziale per la scienza! Ecco cos'è, effettivamente, un passo decisivo, degno del riconoscimento da parte della comunità internazionale, che, evidentemente, come pure la maggior parte dei nostri lettori, non è tanto penetrante e non è al corrente del fatto che anche in precedenza lo stesso presidente presiedeva un consiglio analogo presso il presidente.

Ma se a capo del consiglio avessero messo, per esempio, il candidato al premio Nobel Žores Alferov (che non è stato inserito nel Consiglio) o il capo della sezione Siberiana dell'Accademia Russa delle Scienza, l'accademico Aleksandr Aseev (che pure non è stato inserito), se come presidente del presidium del Consiglio avessero messo almeno il presidente eletto dell'Accademia Russa delle Scienze Vladimir Fortov e non lo stesso inaffondabile Fursenko [2]...

Se tale paurosa e orribile "militarizzazione" del paese e del suo bilancio, per cui sono così indignati tutti i nostri mezzi di comunicazione di massa liberali, ma che per qualche motivo non è fortemente ostacolata in questa forma dall'Occidente, fosse consolidata non con la distruzione del potenziale scientifico e tecnologico del paese, ma, al contrario, con il suo rafforzamento…
Se, parallelamente all'innalzamento del management finanziario sopra la Scienza, anche con i "poteri del proprietario" (cioè il diritto consolidato giuridicamente di svendere a destra e a manca tutto e tutti), non avessero messo anche nell'Estremo Oriente [3] uno stimatore professionista (vedi la biografia del nuovo capo del Ministero per lo Sviluppo dell'Estremo Oriente), è chiaro che prima di una grande svendita la cosa più importante è valutare tutto secondo il mercato…

In generale, se si fosse condotta una politica non di resa del paese (seppure al suono di slogan patriottici), ma di sviluppo nazionale, pensate che allora, davanti agli altri pari, la rivista americana "Forbes" avrebbe nominato il nostro leader persona influente? O, al contrario, l'avrebbe nominato terribile dittatore totalitario?

Peraltro, senza mettersi a pensare alla coincidenza: in quale anno il nostro attuale (di fatto, ripeto, già immutabile) leader fu chiamato "persona dell'anno" dalla rivista americana "Time"? Nel 2007 – per il "ritorno del paese nell'arena mondiale". Fu dopo che, all'inizio di quell'anno, Putin designò ministro della Difesa Serdjukov [4].

Che dire, l'insieme dei "meriti" del nostro leader anche nel 2013 (ma sopra ho già aggiunto in questa lista anche le azioni del 2012, prima di tutto il WTO) impressiona anche noi.

Jurij Boldyrev [5], "Svobodnaja Pressa", http://svpressa.ru/politic/article/76713/ (traduzione e note di Matteo Mazzoni)

[1] Citazione del dramma "Ivan Vasil'evič" di Michail Afanas'evič Bulgakov.
[2] Andrej Aleksandrovič Fursenko, già ministro dell'Istruzione e dell'Industria, con i titoli giusti, ma più uomo di apparato che di scienza.
[3] L'estremità orientale della Russia asiatica.
[4] Anatolij Ėduardovič Serdjukov, politico di dubbie capacità, ora caduto in disgrazia e alle prese con accuse di corruzione.
[5] Jurij Jur'evič Boldyrev, fondatore con Grigorij Alekseevič Javlinskij e Vladimir Petrovič Lukin del partito di orientamento liberale "Jabloko" (Mela), il cui nome prende spunto dalle iniziali dei fondatori.

31 ottobre 2013

Il caos dei nazionalismi slavi nella Russia di Putin

A Stavropol' preparano un majdan [1]

A Stavropol' [2] il 2 novembre si svolgerà il primo Congresso degli Slavi della storia, a cui promettono di giungere oltre 700 delegati di tutta la regione e contemporaneamente da Svezia, Serbia, Ucraina e Bielorussia. Nella lista degli organizzatori c'è quasi una ventina di movimenti sociali (e peraltro, per qualche motivo, nessun movimento cosacco).

Il 4 novembre [3] si svolgerà una sorta di iniziativa alternativa – l'Assemblea Popolare Russa, condotta individualmente dall'ex presidente del comitato organizzativo del congresso "slavo", il noto oppositore Sergej Popov.

Ma questo non è ancora tutto. Dei nazionalisti ucraini venuti da chissà dove hanno annunciato che per il 4 novembre hanno in programma una Marcia Ucraina e un qualche Congresso dei Cosacchi nel centro di Stavropol'. Dicono che porranno la questione della creazione della repubblica di Cosacchia, che entrerà nell'Unione Europea come membro paritario.

Un delirio? Beh, certo! Ma a chi conviene riscaldare tutta questa isteria, attirando alla partecipazione anche i più puri "banderovcy" [4]? In questo tema confuso e maleodorante ha cercato di fare chiareza "Kavkazskaja politika".

La gente insoddisfatta di Putin

Sabato 2 novembre a Stavropol' avrà luogo uno dei principali avvenimenti politici di questo autunno – il primo Congesso degli Slavi della regione. L'iniziativa si svolgerà in un luogo rispettabile – nella sala da concerti del Palazzo della Creatività Infantile, tra l'altro il permesso per lo svolgimento del congresso è già stato firmato personalmente dal vice-capo della pubblica sicurezza della città Aleksandr Firsov.

La lista degli organizzatori è lunga, le personalità più note di questa sono il presidente della Sojuz slavjanskich obščin i organizacij [5] (SSOO) Vladimir Nesterov e il presidente della Camera Sociale Popolare di Kavminvody [6] e dell'organizzazione sociale interregionale "Centro Anticorruzione" Aleksej Kursiš.

Nel novero degli organizzatori del congresso ci sono anche il capo del Centro per lo Sviluppo della Cultura Etnica Russa "Rarog''" [7] Evgenij Pavljuk, il presidente della sezione regionale del "Controllo Ecologico Sociale di Russia" Vladimir Emel'janov, il presidente della fondazione benefica "Angelo Custode" Pavel Lebedev, il presidente dell'Unione degli Operatori della Cultura e dell'Arte regionale Tat'jana Rudomëtkin, il capo della sezione regionale dell'organizzazione sociale degli invalidi delle Truppe Interne Sergej Skiba, il presidente del movimento per la difesa dei diritti umani "Veče [8] di Mineral'nye Vody" Michail Savostin

E questa è tutt'altro che una lista completa. Com'è evidente, il pubblico è assai variegato, ma nel complesso sono persone di umori all'opposizione del potere: diremo che il summenzionato Aleksej Kursiš adesso è a capo della sezione regionale del partito "Parnas" [9] (dove sono Nemcov [10] e Kas'janov [11]) e Pavel Lebedev è l'ex leader della sezione regionale del partito di Kas'janov "Il Popolo per la Democrazia e la Giustizia".

Michail Savostin del "Veče" è membro dell'Ėkspertnyj sovet rossijskoj oppozicii [12] (ĖSO). Allo stesso tempo nel novero degli organizzatori, per esempio, c'è il presidente della sezione locale di Pjatigorsk [13] della Società Geografica Russa Vladimir Stasenko (ricordiamo che il consiglio direttivo della Società Geografica Russa è capeggiato dal presidente Putin).

Egregio lettore, nota che nel novero degli organizzatori del Congresso degli Slavi ci sono ecologisti, sportivi, lottatori con la corruzione, ma non c'è alcun rappresentante delle organizzazioni cosacche, che tradizionalmente sono molto forti nella regione di Stavropol' (non per nulla si chiama "regione cosacca").

L'autogoverno slavo. Suona?!

In tutto al Congresso degli Slavi attendono non meno di settecento delegati (la sala del Palazzo della Creatività Infantile sarà piena al limite). La parte principale di essi sarà rappresentata da Kavminvody – fin dal mattino del 2 novembre gli autobus di linea porteranno a Stavropol' delegati di Pjatigorsk, Georgievsk [14], Mineral'nye Vody e Inozemcevo [15].

Tra l'altro, come si dice nell'invito ufficiale, in qualità di ospiti sono stati invitati al congresso attivisti di alcune regioni della Russia, come pure nazionalisti dalla Serbia e dalla Svezia e deputati della Duma di Stato, della Verchovna Rada dell'Ucraina e dell'Assemblea Nazionale della Repubblica di Bielorussia.

Tra le questioni che i delegati del congresso sono intenzionati a discutere la più importante è la creazione di un qualche "un organo consultivo stabile di autogoverno slavo" (del tipo del Consiglio di Coordinamento o di quello degli Esperti dell'opposizione). Gli incaricati del nuovo organo risolveranno le questioni umanitarie che agitano la popolazione titolare in ciascuno dei 44 territori della regione. Anche l'ordine del giorno del nuovo organo "slavo" verrà formato al congresso – si tratta, per esempio, della politica migratoria nella regione, della divulgazione della cultura russa e di uno stile di vita sano e della lotta alle tendenze separatiste nella regione di Stavropol.

Al congresso discuteranno anche le questioni a livello nazionale, per esempio "la parità di diritti tra i soggetti della Federazione Russa", come pure "lo status del popolo russo nella Federazione Russa".

Tutto ciò suona certamente molto importante. Solo una cosa rimane non chiara: se in tutti i documenti del congresso figura la parola "russo", allora perché nel titolo sono messi in rilievo gli "slavi"? Forse gli organizzatori del congresso sono intenzionati a mettere in rilievo come una questione da discutere a parte la situazione del popolo ucraino e bielorusso nella regione di Stavropol' (e sono già 37 mila 500 persone o qualcosa meneo dell'1,5% della popolazione della regione).

L'1,5% di versioni

Lo svolgimento del congresso fu annunciato per la prima volta già a luglio e subito la preparazione fu oscurata da uno scandalo, che "Kavkazskaja politika" raccontò dettagliatamente nell'articolo "La Bibbia vs. il Libro di Veles [16]". Presidente del comitato organizzativo del congresso era stato eletto Sergej Popov, leader dell'Associazione delle Camere Sociali regionale e dell'organizzazione sociale "Russkoe edinstvo Kavkaza" [17] (REKA) e nel passato recente consigliere del plenipotenziario del presidente nel Distretto Federale Meridionale. Nonostante il passato da funzionario, al momento presente è uno dei più brillanti leader dell'opposizione "extra-sistema" di Stavropol', che con pari probabilità si poteva incontrare alle iniziative dei comunisti, dei nazional-patrioti e dei liberali.

Ed ecco che subito dopo l'inizio dei lavori del comitato organizzativo i suoi membri accusarono Popov di aver come monopolizzato il diritto di parlare a nome del futuro congresso. Lo stesso Popov afferma che i motivi della divisione sono molto più profondi – sotto la pressione dei neopagani e dei credenti delle religioni originarie, che siedono nel comitato organizzativo, fu sepolta l'idea primordiale di svolgere un'Assemblea Popolare Russa, che in seguito si trasformò in un indistinto Congresso degli Slavi della regione di Stavropol'. Per di più, com'è evidente dalla lista degli organizzatori dell'iniziativa, non la svolgono affatto i neopagani (o, più precisamente, non solo i neopagani).

Il motivo delle divergenze all'interno del comitato organizzativo, pare, non è affatto confessionale, ma essenzialmente politico. Sergej Popov è un antico e coerente sostenitore della creazione di una Repubblica Russa di Stavropol' – per analogia con quella Cecena, della Kabardino-Balkaria, della Karačaj-Circassia… Tra l'altro, come scrive convinto in uno dei suoi articoli, "con l'abolizione dello SKFO [18] o con il mutamento della configurazione del distretto federale del Sud della Russia lo slogan della Repubblica Russa di Stavropol' forse perderà pure la propria incisività, ma ora è attuale per raffreddare alcune teste calde dei vicini e alcune troppo vendute tra le nostre".

Tutti gli altri membri del comitato organizzativo si esprimono (perlomeno nello spazio pubblico) contro la creazione di un'autonomia nazionale russa. A causa di queste divergenze ideali Popov decise pure di svolgere un'iniziativa separata a Stavropol' – l'Assemblea Popolare Russa, che annunciò per il 4 novembre.

Nel suo articolo sul giornale "Stavropol'skij reportër" [19] Popov ha già divulgato anche l'ordine del giorno della sua iniziativa: la questione chiave di questa sarà per l'appunto la creazione della Repubblica Russa. Tra quelle proposte per la discussione ci sono anche – l'introduzione di quote per i ragazzi delle regioni del Caucaso negli istituti superiori della regione di Stavropol', la lotta all'espansione dell'Islam radicale, la parificazione della regione di Stavropol' con le repubbliche dello SKFO nella politica tariffaria…

Per di più quando e dove avrà luogo l'Assemblea Popolare Russa non è noto. Perlomeno il capo del comitato per la pubblica sicurezza Denis Alpatov ha assicurato a "Kavkazskaja politika" che all'amministrazione di Stavropol' non è giunta alcuna informazione sullo svolgimento di iniziative di massa il 4 novembre. E non giungerà più – il termine è scaduto.

L'autonomia cosacca nell'Unione Europea!

Inaspettatamente in tutta questa storia si è espressa anche una certa parte – il movimento "Grande Ucraina", che già si era manifestato durante i tragici avvenimenti di Nevinnomyssk [20] all'inizio di quest'anno. Ricordiamo che nella città dei chimici un ragazzo russo fu ucciso da due uomini provenienti dalla Cecenia, cosa che provocò massicce manifestazioni anti-caucasiche. La protesta fu riscaldata da due parti – da quella russa dal "Partito della maggioranza nazionale "Forza Nuova"" e da quella ucraina dalla stessa "Grande Ucraina".

Coordinatore di "Grande Ucraina" nel Sud della Russia è stato nominato Dmitrij Černov (originario di Lermontov [21]): questi ha diffuso su Internet un videomessaggio ai rappresentanti delle organizzazioni nazionaliste dell'Ucraina, invitandole a "aiutare a costruire uno stato nazionale, a difendere i nostri diritti alla vita, di cui tutte le forze oscure (in senso proprio e figurato) cercano di privarci, ad aiutarci nella lotta con il cosiddetto potere russo – ma essenzialmente di occupazione".

Nel frattempo i "camerati" kieviani hanno chiesto apertamente di far tornare la "Stavropol'ščina" [22] in qualche "confine storico" della Grande Ucraina, dichiarando che la maggioranza della popolazione della regione meridionale è costituita proprio da ucraini. Al tempo degli avvenimenti di Nevinnomyssk con appelli analoghi si fece notare anche il leader del partito "Fratellanza" (vicino per ideologia all'UNA-UNSO) Dmitro Korčyns'kyj.

Passano sei mesi e, pare, tutto si ripete. Sul sito di "Grande Ucraina" è comparso un videomessaggio di Dmitro Korčyns'kyj, che promette di svolgere una Marcia Ucraina con "slogan antifascisti dell'autonomia cosacca come membro paritario dell'Unione Europea" (pensate solo a questo slogan!) il 4 novembre nel centro di Stavropol'. Korčyns'kyj promette che invierà dall'Ucraina a Stavropol' di alcune decine di specialisti "per rafforzare l'effetto propagandistico".

Un videomessaggio analogo ha registrato anche il leader di "Grande Ucraina" e del movimento per la difesa dei diritti umani (già, a dire il vero, russo) "Per i Diritti Umani", l'avvocato Evgenij Archipov. Recentemente ha dichiarato di aver cambiato sesso e adesso si presenta con lo pseudonimo femminile Maša Bast (Bast è la dea egizia della gioia, dell'allegria e dell'amore). "Appoggio i cosacchi nella loro autodeterminazione e nella creazione della Cosacchia. E' un passo serio verso la libertà!", – dice Archipov-Bast.

A suo dire, "Grande Ucraina" manderà i propri attivisti a Stavropol' e monitorerà pure se non si violano i diritti dei nazionalisti giunti per esprimere le proprie idee. "Ammonisco ogni sorta di emarginati a non fare alcun tentativo di intimorire o di fare pressione su Dmitrij Černov o su altri nostri attivisti nella regione di Stavropol'. Tali tentativi verranno bloccati da noi, abbiamo i meccanismi adeguati per difendere i nostri attivisti", – dice Maša Bast nel videomessaggio.

Perché è necessario questo circo?

Anche durante le manifestazioni anti-caucasiche di gennaio nella regione di Stavropol' i fratelli ucraini (nelle persone di Archipov e Korčyns'kyj) dichiararono che avrebbero inviato in Russia decine di loro sostenitori. Insieme agli attivisti di qualche movimento, "Patrioti della Regione delle Terre Nere [24]", "Rus' [25] di Debrjansk [26]" e "Cosacchi Difensori del Gostinyj Dvor [27] di Kiev" (noti, a dire il vero, esclusivamente su Internet) promisero di svolgere cortei e corse automobilistiche a Krasnodar [28], Brjansk, Voronež [29], Rostov [30] e Nevinnomyssk. Tutti questi territori sono ritenuti dai patrioti radicali ucraini appartenenti alla Grande Ucraina.

Alla fin fine, a dire il vero, le folle di "banderovcy" promesse in Russia nessuno le ha comunque viste. A Nevinnomyssk giunsero in tutto due persone, che la polizia arrestò per teppismo – il 28enne Taras Karpjuk (si presenta come leader dell'organizzazione "Fratellanza" della regione di Kiev) e il 23enne Maksym Mychajlov (leader di "Fratellanza" nelle regioni orientali dell'Ucraina). Passati 15 giorni nel SIZO [31], furono rimessi in libertà.

Per tutto questo tempo Dmitrij Černov insieme ai "camerati" ucraini fecero propaganda attiva per la liberazione dei compagni arrestati. Descrisse in modo pittoresco come sarebbero stati sottoposti a torture poliziesche e svolse perfino un picchetto presso l'ambasciata russa a Kiev.

Tutto questo certamente ricordava in parte un vero circo. Pareva che il marasma politico avesse già raggiunto il limite. Risulta che non sia così. Infatti adesso, alla vigilia del Congresso degli Slavi della regione di Stavropol', si esalta alle stelle un altro tema scivoloso per la Russia, quello della comunità LGBT. E adesso non è già più neanche un circo, ma un qualche teatro dell'assurdo.

Dopo che su Internet sono comparsi i due videomessaggi – di Maša Bast e Dmitro Korčyns'kyj – il comitato organizzativo del Congresso degli Slavi si è affrettato a diffondere un messaggio in risposta (a dire il vero solo a mezzo stampa) in cui nega goffamente ogni legame con i nazionalisti ucraini. In questa lettera si rammenta come di sfuggita anche Sergej Popov.

Con questa astuta mossa gli organizzatori del Congresso degli Slavi equiparano agli occhi dell'osservatore neutro i "banderovcy" e un rispettabile politico della regione. "Né il comitato organizzativo, né alcuno dei suoi membri ha rilasciato ufficialmente interviste ad alcun mezzo di comunicazione di massa, tra cui giornali Internet… Riteniamo queste azioni una "cortina fumogena" con cui cercano di nascondere un reale avvenimento creativo e significativo per la società" – si dice nel messaggio.

In generale è chiaro: chiamando in aiuto i "colleghi" ucraini, i nazionalisti della regione cercano effettivamente di ottenere il discredito dell'Assemblea Popolare Russa che è svolta da Sergej Popov. Perché si fanno tali sforzi contro di lui? E' difficile che questo si possa spiegate con qualche divergenza ideale – o confessionale, o politica. Qui, piuttosto, i motivi sono essenzialmente di genere personale – la spartizione del potere. Beh, che gli stessi delegati di tutti questi futuri congressi (quanti che siano) pensino bene in che avventura si fanno coinvolgere.

Anton Čablin, "Kavkazskaja Politika", http://kavpolit.com/stavropolyu-gotovyat-majdan/ (traduzione e note di Matteo Mazzoni)
[1] Piazza centrale delle città ucraine (il corsivo è mio).
[2] Città della Russia meridionale.
[3] Festa nazionale russa, che coincide con la data della liberazione di Mosca dai Polacchi, che volevano porre un loro sovrano sul trono russo vacante.
[4] Seguaci di Stepan Andrijovyč Bandera, leader nazionalista ucraino che collaborò con i nazisti.
[5] Unione delle Comunità e delle Organizzazioni Slave. Il corsivo è mio.
[6] KAVkazskie MINeral'nye VODY (Acque Minerali Caucasiche), città della Russia meridionale.
[7] Divinità slava del focolare. Il nome è scritto con la grafia russa arcaica.
[8] Il veče era l'antica assemblea cittadina russa.
[9] "Parnaso". La parola è anche l'abbreviazione di PARtija NArodnoj Svobody (Partito della Libertà Popolare), partito di orientamento liberale.
[10] Boris Efimovič Nemcov, politico di opposizione di idee liberali.
[11] Michail Michajlovič Kas'janov, primo ministro dal 2000 al 2004, poi passato all'opposizione.
[12] Consiglio degli Esperti dell'Opposizione (Russa).
[13] Qualcosa come "Cinque Montagne", città della Russia meridionale.
[14] Qualcosa come "Città di san Giorgio", città della Russia meridionale.
[15] Qualcosa come "Luogo degli Stranieri", cittadina della Russia meridionale fondata da missionari della Società Biblica di Edimburgo.
[16] Libro che riporta storie e parabole della Russia pre-cristiana, ma che è ritenuto da molti un falso. Veles è una divinità slava.
[17] "Unità Russa del Caucaso".
[18] Severo-Kavkazskij Federal'nyj Okrug (Distretto Federale del Caucaso del Nord).
[19] "Reporter di Stavropol'".
[20] Città della Russia meridionale.
[21] Città della Russia meridionale intitolata al poeta Michail Jur'evič Lermontov.
[22] Nome, che può avere anche sfumature spregiative, della regione di Stavropol'.
[23] Ukrainskaja Nacional'naja Assembleja-Ukrainskaja Narodnaja SamoOborona (Assemblea Nazionale Ucraina-Autodifesa Popolare Ucraina), partito di estrema destra ucraino.
[24] Regione della Russia centro-meridionale.
[25] Antico nome della Russia.
[26] Nome originario di Brjansk, città della Russia occidentale.
[27] Mercato storico.
[28] Città della Russia meridionale.
[29] Città della Russia centro-meridionale.
[30] Città della Russia meridionale.
[31] Sledstvennyj IZOljator (Isolatore di Custodia Cautelare).



29 ottobre 2013

La Russia di Putin passa dal diritto europeo alla sharī`a?

"Novaja gazeta", 26-10-2013, 16.43.00
La barbarie nella legge

Con "emendamenti" poco notevoli approvati venerdì dalla Duma su iniziativa del presidente inizia la trasformazione del diritto russo in sharī´a

Sappiamo cos'è la guerra e quali sono le sue conseguenze, abbiamo e abbiamo avuto la sfortuna di vederlo. Capiamo cos'è il terrorismo, il cui scopo è la vendetta e (o) l'intimidazione delle persone, tra cui e perfino in primo luogo quelle che non hanno a che fare con questa guerra. Ricordiamo il "caso del colonnello Budanov" [1] e siamo pronti a guardare in faccia il fatto che la violenza verso le persone vicine al nemico militare è una cosa deviata psicologicamente, ma quotidiana in guerra.

La vendetta e (o) l'intimidazione degli "infedeli" viene elevata a eroismo religioso in quelle versioni dell'Islam che i terroristi professano sinceramente o con cui si coprono. Ma la Russia, che si ritiene, a livello di propaganda ufficiale, un paese cristiano, finora non si era decisa ad elevare a legge un simile principio. Ma venerdì sera la Duma su iniziativa del presidente ha approvato in seconda e terza lettura il disegno di legge n° 347667-6 "Sull'introduzione di mutamenti in alcuni atti legislativi della Federazione Russa".

Secondo questi mutamenti, l'articolo 18 della Legge Federale del 6 marzo 2006 "Sulla lotta al terrorismo" è stato integrato dalla parte 1-1, secondo cui: "Il risarcimento del danno, incluso il danno morale, causato da un atto terroristico si compie (…) a spese della persona che ha compiuto l'atto terroristico, come pure a spese dei suoi parenti prossimi, dei parenti e delle persone vicine in presenza di sufficienti basi per supporre che denaro, valori e altre proprietà siano stati ottenuti da questi in conseguenza dell'attività terroristica (…)".
Tuttavia il terrorismo non è affatto un'attività imprenditoriale e il terrorista kamikaze conta di finire in paradiso, non di avere una ricompensa terrena. Perciò qui le "basi sufficienti per supporre…" eccetera sono solo una riverenza ipocrita verso l'Europa cristiana, che in tal modo la "Rus' [2] ortodossa" saluta.
L'istituto della responsabilità di terzi è noto nel diritto contrattuale – per esempio, il garante ha una responsabilità sussidiaria per il debitore inadempiente. I complici di un crimine hanno responsabilità patrimoniale solidale nei confronti delle vittime. Ma proprio i complici colpevoli e non alcune "persone vicine": a queste per il risarcimento del "danno morale" possono bussare solo i banditi. L'idea della responsabilità collettiva senza colpa e senza prove nei sistemi moderni di diritto è stata eliminata, anche se ogni volta rinasce nei pogrom del tipo di Birjulëvo [3].

Istituti come la vendetta di sangue, che sottintende tra l'altro anche la possibilità di raggiungere la pace con l'aiuto di un riscatto, sono noti nei cosiddetti sistemi di diritto barbarici (qui questa non è una valutazione, ma solo una definizione), a cui, dal punto di vista europeo, si riferisce, per esempio, la sharī`a. La distruzione o il saccheggio di interi centri abitati, la vendetta su ordine o in forma di eccessi degli esecutori (il "caso Budanov") sono pure noti, ma come pratica barbarica delle guerre. L'elevazione a legge di questo principio significa, a sua volta, l'abbassamento del diritto a barbarie.

Non voglio essere capito male: non sono Dio e non conosco i Suoi piani. Forse, da qualche punto di vista "geopolitico" bisogna anche fare così. Ma allora sarà un grande peccato fare gli ipocriti con una costituzione di tipo europeo e con il Consiglio d'Europa. Non mi metto neanche a discutere la presunta efficacia del nuovo "18-1" nel senso di una reale lotta al terrorismo, anche se, a mio parere, la pratica degli atti terroristici mostra che i kamikaze danno la preferenza al "biglietto per il paradiso" per se piuttosto che agli interessi delle "persone vicine".
Ora non parliamo in generale di loro, parliamo di noi. Essenzialmente della cancellazione dall'ufficiosità ortodossa incentrata sul cristianesimo della libertà personale e della responsabilità solo personale, uno per uno, davanti a Dio – da tempo e con convinzione si trasforma in questo senso in una versione dell'Islam, tra l'altro, diremo, non la più raffinata.
E da venerdì scorso questa tendenza all'islamizzazione ha trovato semplicemente un consolidamento nella legislazione. Ciò non era prevedibile, ma è un importante evidenziatore dello sviluppo (o del degrado) della civiltà. Nello scontro di civiltà la Federazione Russa ha capitolato. Hanno come messo gli "ortodossi" in ginocchio.
Si può dire che abbiamo ceduto la civiltà senza combattere? Dipende dal fatto se per noi stendiamo la "linea del fronte" e quel segno che non si può superare.


Autore: Leonid Nikitinskij


Indirizzo della pagine: http://www.novayagazeta.ru/columns/60663.html


[1] Jurij Dmitrievič Budanov, colonnello russo condannato a dieci anni di prigione per l'omicidio di una giovane cecena, uscito dopo otto anni e ucciso da ignoti.

[2] Antico e "ortodosso" nome della Russia.


[3] Quartiere periferico di Mosca dove una folla ha assalito i commercianti caucasici e immigrati dopo l'uccisione di un ragazzo russo da parte di un caucasico.

26 ottobre 2013

Chodorkovskij e Putin: la tua fine è il mio inizio?

"Novaja gazeta", 25-10-2013, 01.55.00
Prigioniero del tempo [1]

Esattamente dieci anni fa fu arrestato Michail Chodorkovskij – e con questo fu definitivamente formalizzato il regime di Vladimir Putin

Quando Vladimir Kvačkov, accusato di attentato alla vita di Anatolij Čubajs [2], fu trasferito in un'altra cella, salutò il suo vicino Michail Chodorkovskij: "Arrivederci sulle barricate!" In un'intervista del settembre 2005 l'oligarca rispose al "patriota": "Arrivederci alle elezioni libere e democratiche!" Se si designa Kvačkov precursore di Birjulëvo [3] e Chodorkovskij precursore di piazza Bolotnaja [4] entrambi hanno avuto ragione.

Peraltro in cella a quel tempo Michail Borisovič leggeva la "Neprikosnovennyj zapas" [5] con l'articolo della filosofa francese Monique Canto-Sperber. Il testo era dedicato al "socialismo liberale" e il colonnello del GRU [6] che si muoveva contro il complotto giudaico-massonico prese a leggere la rivista dal "probabile avversario", un oligarca ebreo. Difficilmente queste idee avranno lasciato un segno in Kvačkov come il romanzo "Che fare?" di Černyševskij [7] lasciò un segno in Lenin, ma forse il testo di Canto-Sperber è stata una delle fonti intellettuali del famoso articolo di Chodorkovskij "La svolta a sinistra", dove presagiva il passaggio a sinistra della politica.


Da allora le discussioni sulla svolta a sinistra o a destra, sul liberalismo di destra o sul liberalismo di sinistra sono diventati inattuali. Perché la principale svolta nel senso del "capitalismo degli amici" e statale Vladimir Putin l'ha già compiuta e consolidata.

La data di fondazione del nuovo regime politico è il 25 ottobre 2003, il giorno dell'arresto di Michail Chodorkovskij da parte delle forze del reparto con compiti speciali "Alfa" di Novosibirsk [8], sottoposto al capo dell'UFSB [9] della regione di Novosibirsk. Inizialmente la svolta è avvenuta nella testa del capo dello stato. La sua incarnazione visibile e notevole per l'osservatore esterno l'ha avuta la mattina dell'arresto.

Simmetria della storia – 10 anni prima dell'arresto di Chodorkovskij c'è la sparatoria sulla Casa Bianca [10], il compimento della rivoluzione borghese el'ciniana, la preparazione della nuova Costituzione. Passano altri 10 anni e i risultati di un'epoca, consolidati de facto (non de iure) nel 1993 nella Legge Fondamentale scritta, sono destituiti.

Il 22 giugno 2003 c'è la caduta della "cassa comune democratica" degli oligarchi, il canale TVS* (è un "užik" – unikal'nyj žurnalistskij kollektiv [12]).

Il 2 luglio viene arrestato Platon Lebedev [13].

Il 25 ottobre è il reale inizio della campagna elettorale della Duma con la dimostrazione di chi è il padrone di casa. Ai partiti liberali è come se fosse proposto di unirsi alla posizione di Putin o di distanziarsi da essa. E con questo perdere una parte consistente dei voti degli elettori.

Il 14 novembre 2003 c'è il XIII congresso della RSPP [14]: Putin è contro "le accuse generalizzate alle forze dell'ordine".

Il 7 dicembre 2003 ci sono le elezioni alla Duma di Stato e i partiti SPS [15] e "Jabloko" [16] non superano lo sbarramento del 5%. La configurazione partitica che si forma nel paese corrisponde al nuovo regime personalistico.

Dopo la notizia dell'arresto di Chodorkovskij il giorno 25 ottobre i rappresentanti di tutte le unioni di uomini d'affari, tra cui i maggiori imprenditori del paese, si riunirono all'hotel "Balčug" [17] per valutare la situazione che si è creata. Mentre discutevano, Čubajs batté sul notebook il testo della dichiarazione su cui l'assemblea si accordò e gli propose pure di divulgare il documento – già allora tutti avevano capito che intervenire pubblicamente era pericoloso per la vita:

"L'escalation di azioni del potere e delle strutture delle forze dell'ordine nei confronti del mondo degli affari russo ha nettamente peggiorato l'atmosfera nella società… Sotto le macine delle strutture delle forze dell'ordine finiscono proprio quegli uomini d'affari che sono andati a fare rivelazioni pubbliche di informazioni sulle proprie compagnie e un trasparente pagamento delle imposte… Le compagnie sono costrette a riesaminare le proprie strategie di investimento, rinunciando a progetti significativi per il paese".


La dichiarazione terminava con un appello al presidente a indicare la propria posizione. Ma questi l'aveva già indicata – con l'arresto. Che aveva un serio significato educativo. E non solo per gli uomini d'affari, ma anche per la classe politica. Essenzialmente per tutta la popolazione del paese, parte del quale, secondo i pronostici, sosteneva la repressione nei confronti dell'oligarca. Con l'arresto Putin acquistò punti, non li perse. Li prese in ostaggio.
Difficilmente Chodorkovskij oggi è pericoloso per Putin come politico – sono comparse nuove straordinarie minacce. Adesso i cittadini della Russia si educano con altre procedure – il "caso del pantano" [18], le "Pussy Riot", il caso (i casi) Naval'nyj. Ma finché Chodorkovskij è in ostaggio, il presidente è in forza. Tutti hanno già dimenticato com'è vivere con MBCh in libertà. Non sanno cosa sarà. Temono l'indeterminatezza quando uscirà nel 2014. E perciò, probabilmente, già ora cercano delle varianti – come lasciare Chodorkovskij in ostaggio del tempo, del tempo di Putin, prigioniero.

Inoltre l'opinione pubblica guarda già più lealmente ai principali detenuti del caso JUKOS [19], e nelle élites, tra cui anche quelle non senza adulazione fedeli a Putin (a parole), è maturato un consenso - beh, è già buono, è stato in prigione abbastanza, bisogna rilasciarlo.

Michail Borisovič – e questo lo sa chiunque abbia seguito gli avvenimenti di dieci anni fa – non volle ostentatamente lasciare il paese e, come nel '37 [20], aspettò l'arresto. Ma questo per ora lo rende ancora più pericoloso per il sistema. E' uno zėk [21] inflessibile. Dieci anni è già un periodo staliniano, che forgia il carattere, che là, in alto, nessuno neanche sogna.

L'arresto di MBCh non è un fenomeno isolato. Non è il motivo del "congelamento" del regime, ma un sintomo di irrigidimento del sistema.

Per esempio, l'odierna stagnazione dell'economia è dovuta non solo e non tanto ai problemi del momento. Nella crescita che segna il passa "sta" il clima bruttissimo per gli investimenti di un paese senza regole. E questi mutamenti climatici non sono neanche iniziati, ma si sono compiuti e sono diventati una costante il giorno dell'arresto di Michail Chodorkovskij.

Cioè con tutta la distanza esteriore degli uni dagli altri la stagnazione e l'arresto di Chodorkovskij, le elezioni disoneste e il saccheggio della JUKOS, Nadežda Tolokonnikova [22] come esempio educativo e Michail Chodorkovskij come didattica incarnata sono fenomeni di una sola natura.

Proprio a partire dal caso Chodorkovskij la prigione è diventata il metodo universale di soluzione dei problemi insolubili – da quelli politici ed economici a quelli relativi alla concezione del mondo. Le opinioni non coincidono – in prigione, fai resistenza durante la presa da raider della tua proprietà da parte di compagni vicini all'imperatore – in prigione, sei un oppositore – in prigione. L'istituzione penitenziaria è diventata il mezzo per l'eliminazione della concorrenza nella politica, nel mondo degli affari, nell'ideologia e uno strumento per la monopolizzazione di potere, asset, anime.

Cioè, rilasciare Chodorkovskij è togliere le fondamenta da sotto i piedi del sistema. Strappare l'emblema. Bruciare il salvacondotto.

Prevedere la liberazione di Chodorkovskij e Lebedev al momento indicato è lo stesso che pronosticare il prezzo del petrolio: piuttosto si avvererà il risultato del vaticinio sui fondi di caffè. Per sua formazione Putin è un leader molto sicuro di se. Perciò potrebbe anche rilasciare Chodorkovskij. Ma la logica delle cose suggerisce che nelle attuali circostanze debba sentirsi sempre meno sicuro – e allora la liberazione di MBCh è minacciata.

Ho una canottiera, regalata chissà quando tempo fa da Ira Jasina [23], con l'immagine di Michail Borisovič davanti ("e sul petto sinistro il profilo di Stalin…" [24]) e con la scritta sulla schiena "Libertà per MBCh". Sta lì da tanto tempo che il ritratto si è già un po' appannato. Però il vicino di scalinata per la frequente osservazione di questa canottiera si è trasformato in un cittadino responsabile della patria. E' stata la prima persona di mia conoscenza che io – con stupore – abbia incontrato in piazza Bolotnaja il giorno della manifestazione post-elettorale del dicembre 2011.

Parafrasando Boris Pasternak, si può dire: la libertà è questa – la cercano ovunque, ma è dentro la persona. Come disse nella sua brillante ultima parola dopo la fine del secondo processo Michail Chodorkovskij, diventato a quel tempo quasi l'unico intellettuale pubblico e l'unica autorità morale in tutta la Russia: "Mi vergogno di vedere come alcuni, in passato persone da me stimate, cercano di giustificare l'abuso burocratico e l'illegalità… Quelli che hanno iniziato questo caso vergognoso – Birjukov [25], Karimov [26] e altri – ci chiamavano con disprezzo "commercianti", ci chiamavano servi, pronti a tutto per difendere il proprio benessere ed evitare la prigione. Sono passati degli anni. Chi si è rivelato servo? Chi in nome del denaro e per vigliaccheria davanti ai capi ha mentito, torturato, preso ostaggi? E questo lo chiamano "caso di stato"! E' vergognoso. Mi vergogno del mio stato".

Che fortuna è la libertà interiore. La libertà dice la verità.

*Canale finanziato dal grande business, erede della "vecchia" NTV [11].


Autore: Andrej Kolesnikov


Indirizzo della pagine: http://www.novayagazeta.ru/politics/60635.html


[1] Verso della poesia "Notte" di Boris Leonidovič Pasternak.

[2] Anatolij Borisovič Čubajs, imprenditore e politico russo.
[3] Quartiere periferico di Mosca dove qualche giorno fa i nazionalisti hanno attaccato i commercianti immigrati.
[4] "Del Pantano" (che c'era un tempo), piazza del centro di Mosca teatro di manifestazioni dell'opposizione.
[5] "Riserva Intangibile", rivista letteraria.
[6] Glavnoe Razvedyvatel'noe Upravlenie (Direzione Centrale dell'Intelligence), il servizio segreto militare.
[7] Nikolaj Gavrilovič Černyševskij, scrittore rivoluzionario, che nel romanzo "Che fare?" indicò una strada ai rivoluzionari russi.
[8] Principale città della Siberia.
[9] Upravlenie Federal'noj Služby Bezopasnosti (Direzione del Servizio Federale di Sicurezza), cioè del principale servizio segreto russo.
[10] Nome popolare dell'allora sede del Soviet Supremo.
[11] Il canale NTV sorse come canale indipendente, poi finito sotto l'egida della Gazprom.
[12] "Collettivo giornalistico unico" (il corsivo è mio).
[13] Platon Leonidovič Lebedev, socio di Chodorkovskij.
[14] Rossijskij Sojuz Promyšlennikov i Predprinimatelej (Unione Russa degli Industriali e degli Imprenditori).
[15] Sojuz Pravych Sil (Unione delle Forze di Destra), schieramento moderato.
[16] "Mela", partito di orientamento liberale, il cui nome è formato dalle iniziali dei cognomi dei fondatori Grigorij Alekseevič Javlinskij, Jurij Jur'evič Boldyrev e Vladimir Petrovič Lukin.
[17] Hotel nell'omonima isola artificiale nella Moscova a Mosca.
[18] La persecuzione dei partecipanti all'ultima grande manifestazione dell'opposizione in piazza Bolotnaja il 6 maggio 2012.
[19] Il colosso petrolifero di Chodorkovskij, nato dall'unione della Juganskneftegaz ("(Nefte)jugansk-petrolio-gaz" – Neftejugansk è un centro petrolifero della Siberia centro-occidentale) e della Kujbyšnefteorgsintez (Kujbyšev-petrolio-sintesi organica – Kujbyšev è il nome sovietico di Samara, città della Russia centro-meridionale).
[20] Anno di feroci purghe staliniane.
[21] Termine gergale per indicare i prigionieri dei gulag sovietici.
[22] Nadežda Andreevna Tolokonnikova, membro delle "Pussy Riot".
[23] Irina Evgen'evna Jasina, un tempo direttrice di una fondazione creata da Chodorkovskij e ora membro del consiglio presidenziale per lo sviluppo delle istituzioni della società civile e dei diritti umani.
[24] Verso della canzone Ban'ka po-belomu (Il piccolo bagno di vapore al calor bianco) del cantautore sovietico Vladimir Semënovič Vysockij).
[25] Jurij Stanislavovič Birjukov, a quel tempo procuratore generale russo, oggi membro del Consiglio della Federazione.

[26] Salavat Kunakbekovič Karimov, giudice istruttore del caso Chodorkovskij.