30 settembre 2007

Per la Birmania (in italiano)

Grazie a Mario I. (segnalato da Popale) posso riportare senza fatica la traduzione in italiano dell'appello per la Birmania "copia-incollato" qui.


Nota: questo è un nuovo tipo di protesta on-line che usa i blog per diffondere una petizione a livello globale. Per partecipare, aggiungi il tuo blog seguendo le istruzioni che troverai in questo post.
Questa non è una questione di partiti politici, questo è un problema di diritti umani basilari e democrazia.
Per piacere aiutate a prevenire una tragedia nella Birmania/Myanmar aggiungendo il vostro blog e chiedendo ad altri di fare lo stesso. Facendo circolare questo meme attraverso la blogosfera probabilmente potremmo portare più sensibilità sul problema ed evitare una seria tragedia. Come cittadini del mondo, questo è qualcosa che i blogger possono fare per aiutare.

Come partecipare.
1. Copiare questo intero post nel tuo blog, compreso questo numero: 1081081081234;
2. Dopo alcuni giorni puoi
cercare con Google il numero 1081081081234 per trovare tutti i blog che partecipano a questa protesta e petizione.
Nota: Google indicizza i blog a differenti livelli, per cui è possibile che ci voglia più tempo perché il tuo blog appaia tra i risultati. Indipendentemente dalla traduzione il numero rimane identico e perciò valido.

La situazione nella Birmania/Myanmar e perché ci riguarda tutti.
Non c’è libertà di stampa nella Birmania/Myanmar e il governo ha incominciato a bloccare Internet e altri mezzi di comunicazione, per cui è difficile ottenere le notizie dall’esterno. Singole persone sul campo stanno mandando i loro comunicati alla BBC e sono sconcertanti.
Vi incoraggio a leggere questi resoconti per vedere da voi quello che sta succedendo nella Birmania/Myanmar (in inglese). Qui, invece, le notizie raccolte da Google in italiano sulla Birmania.

La situazione nella Birmania/Myanmar è sempre più pericolosa. Centinaia di migliaia di protestanti pacifici e disarmati, compresi monaci e monache, stanno rischiando le loro vite marciando per la democrazia contro una dittatura impopolare, ma ben armata che non si fermerà pur di continuare il suo dominio repressivo. Mentre i generali al potere e le loro famiglie sono letteralmente grondanti di oro e diamanti, la popolazione della Birmania/Myanmar è impoverita, privata dei diritti umani basilari, tagliata fuori dal resto del mondo e sempre più sotto la minaccia della violenza.

Questa settimana la popolazione della Birmania/Myanmar si è sollevata collettivamente nella più grande dimostrazione pubblica contro la dittatura militare dominante da decenni. È una dimostrazione di coraggio, decoro e democrazia attiva sorprendente. Ma nonostante queste proteste siano pacifiche, i despoti militari stanno incominciando a reprimerle con la violenza. Ci sono già state almeno alcune morti confermate, e centinaia di feriti gravi causati dagli scontri tra soldati e cittadini disarmati.

In numero attuale di vittime e feriti è probabilmente di gran lunga peggiore, ma le uniche notizie che abbiamo vengono da singole persone che riescono a far passare i loro resoconti attraverso il cordone imposto dalle autorità. Sfortunatamente sembra che presto potrà esserci un bagno di sangue su larga scala, e le vittime saranno per lo più donne, bambini, gli anziani e i monaci e monache disarmate.

Contrariamente a quello che i governi birmano, cinese e russo hanno affermato, questo non è solo un problema di politica interna, è un problema di importanza globale e colpisce la comunità globale. Come cittadini interessati non possiamo permettere che qualunque governo, in nessun luogo al mondo, usi la sua forza militare per attaccare e uccidere cittadini disarmati che stanno dimostrando pacificamente.

In questi tempi moderni, la violenza contro civili disarmati non è accettabile e se è permesso che accada, senza serie conseguenze per i suoi perpetratori, questo crea un precedente perché succeda ancora da qualche altra parte. Se vogliamo un mondo pacifico, spetta ad ognuno di noi opporre resistenza personalmente contro questi problemi fondamentali, dovunque essi si presentino.

Per piacere unitevi a me nel chiedere al governo birmano di negoziare pacificamente con i suoi cittadini, e alla Cina di intervenire per prevenire ulteriore violenza. E per piacere, aiutate a sollevare l’attenzione degli sviluppi della Birmania/Myanmar così che sia possibile evitare un disastro umano su larga scala.

29 settembre 2007

I soldi della "Putinjugend"

I “Nostri”[1] con i vostri soldi

Finanziando i progetti politici del Cremlino, il mondo degli affari dimostra la propria lealtà

Il leader del movimento filopresidenziale “I nostri” Vasilij Jakemenko durante una conferenza stampa ha fatto i nomi degli sponsor. In particolare i soldi vengono versati al suo movimento dal Fondo per la preparazione della riserva dei quadri “Club di Stato” e da compagnie amiche.

Il Fondo è stato creato nel 2006 dai deputati di “Russia Unita”[2] Sergej Šiškarëv e Andrej Kokošin e dal senatore Michail Margelov per collaborare alla realizzazione del progetto nazionale e delle iniziative presidenziali nell’ambito dell’istruzione. Il Fondo finanzia “la preparazione di quadri, patrioti del proprio paese”, capaci di rafforzare lo stato russo nella “politica, nella scienza e nel mondo degli affari”. A quanto è stato dichiarato la missione del fondo, in particolare, è la “propaganda dell’ideologia di Stato in ambito giovanile”. I fondatori del “Club di Stato” fanno parte del suo consiglio direttivo.
Il direttore del “Club di Stato” Aleksandr Èllarjan ha confermato alla “Novaja gazeta” che il fondo aiuta il movimento “I Nostri”, ma ha rifiutato di fare i nomi delle compagnie e degli imprenditori che versano soldi al fondo.

Alla domanda se l’appoggio a un fondo leale al potere, che propaganda l’ideologia di Stato, permetta di ridurre i rischi nel mondo degli affari, Èllarjan ha risposto che la sua attività di direttore del “Club di Stato” non ha niente a che fare con il mondo degli affari.

Aleksandr Èllarjan è direttore generale della compagnia “Delo-Centr”[3], che si occupa di trasporto, spedizione e sdoganamento di carichi da importare ed esportare. Fa parte anche del consiglio di amministrazione della Novorossijskoe uzlovoe transportno-èkspedicionnoe predprijatie[4] (NUTÈP), che opera nel porto di Novorossijsk[5]. Secondo la lista degli affiliati (pubblicata il 30 marzo 2007), Èllarjan possedeva lo 0,17% delle azioni della NUTÈP.

Il presidente del consiglio direttivo del “Club di Stato” e vice presidente della Commissione della Duma di Stato[6] per l’energia, i trasporti e le comunicazioni Sergej Šiškarëv nel 1993 ha fondato la compagnia di spedizioni “Delo” e fa parte del consiglio di amministrazione del porto di Novorossijsk. Nel 2000 Šiškarëv è diventato uno degli uomini più fidati di Vladimir Putin fra quelli che si occupavano della campagna elettorale. Prima di diventare deputato, si era anche messo in luce come fondatore della compagnia di trasporti e spedizioni “Megatrans” e partner di Aleksandr Èllarjan, con cui ha fondato la compagnia commerciale “Šèllko”. Èllarjan ha confermato che era alle origini dell’azienda, ma che al momento non è più legato ad essa.

Sergej Šiškarëv non ha risposto alle nostre domande.

Il leader dei “Nostri” Vasilij Jakemenko si è rifiutato di commentare la situazione.

– Quando il mondo degli affari finanzia progetti politicamente leali verso il potere, in primo luogo costruisce la propria immagine, mostra lealtà verso il Cremino, – ritiene il primo vice direttore generale del Centro di tecnologie politiche Boris Makarenko. – I contributi all’immagine, di regola, non vengono conteggiati nella categoria “dare-avere”.

Di questo si occupano prevalentemente le grandi strutture già consolidate.

Secondo l’esperto, così come nell’alta società si usa fare beneficenza, da noi, quando una struttura d’affari raggiunge un determinato livello, le conviene dare un po’ di soldi a progetti politicamente leali verso il potere. Questa, certamente, è una tendenza, ma è difficile valutarne le dimensioni, in quanto questo ambito resta estremamente poco limpido.

Roman Šlejnov
redattore della sezione indagini

12.08.2007, “Novaja Gazeta”, http://www.novayagazeta.ru/data/2007/61/14.html (traduzione e note di Matteo Mazzoni)



[1] “I nostri” (Naši) è il nome del movimento giovanile che appoggia Putin e si segnala per il suo agire violento e la sua inquietante struttura paramilitare.

[2] Il partito che sostiene Putin al parlamento russo.

[3] “Affare-Centro”.

[4] “Impresa di Trasporti e Spedizioni del Nodo di Novorossijsk” (il corsivo è mio).

[5] Porto russo sul Mar Nero.

[6] Precisazione necessaria in quanto Duma è il nome di tutte le assemblee legislative russe, anche a livello locale.

28 settembre 2007

Belfast e Groznyj

Il fronte caucasico: la nuova tattica degli errori altrui

I servizi segreti russi e i militanti ceceni si rifanno all’esperienza dei loro colleghi dell’Irlanda del Nord. Il risultato potrebbe essere lo stesso – quasi 40 anni di conflitto

Gli avvenimenti degli ultimi mesi nel Caucaso settentrionale fanno supporre una cosa: la tattica sia dei servizi segreti, sia dei terroristi in questa regione è fortemente cambiata.

Se si lascia perdere le dichiarazioni geopolitiche – sullo scontro di civiltà, la minaccia dell’islamismo ecc. – e ci si concentra sul lato pratico della questione, allora lo sviluppo degli avvenimenti nel Caucaso settentrionale ricorda sempre più la crisi in Irlanda del Nord negli anni ‘70. Cosa che hanno indirettamente confermato i generali dei servizi segreti russi che nell’ottobre 2005 visitarono l’Ulster “per uno scambio di esperienze”.

Ai britannici nello scorso secolo ci sono voluti sette anni per giungere a uno stato di cose che in dodici anni è stato riprodotto nel Caucaso settentrionale: eserciti rinchiusi nelle basi e intenti a difendere se stessi, detenzione di sospetti senza formulazione di accuse e, infine, l’utilizzo di gruppi speciali di incerta appartenenza per la liquidazione dei separatisti.

In ultima istanza, esattamente un anno dopo la comparsa nell’Ulster del corpo speciale britannico SAS[1], l’Esercito Repubblicano Irlandese (IRA) trovò la risposta adeguata: effettuò una riorganizzazione interna, dopodiché divenne la più efficace ed efficiente organizzazione terroristica del mondo.

Per andare per la strada britannica le forze armate russe hanno avuto bisogno di molto meno tempo, così come i loro avversari. Oggi, secondo alcuni dati, anche i militanti del Caucaso settentrionale hanno riorganizzato la loro struttura e hanno mutato i loro obbiettivi.

L’11 luglio i raggruppamenti del ministero degli Interni della Cecenia sono passati a un regime forzato, il 21 luglio in Inguscezia[2] è iniziata la SKPO (special’naja kompleksnaja profilaktičeskaja operacija)[3] – così adesso camuffano la lotta contro i militanti, rifiutando di usare i termini “guerra” e “operazione antiterroristica”. Lo scambio di colpi è proseguito anche in agosto: una sparatoria contro alcuni edifici amministrativi a Magas[4], la pulizia[5] dei villaggi – in risposta.

E perfino le autorità sono state costrette ad ammetterlo: sia in Cecenia, sia in Inguscezia, sia in Daghestan ci troviamo di fronte ad un inasprimento della situazione.

Irlanda del Nord: la tattica degli inglesi

Nel 1969 in Irlanda del Nord cominciarono i cosiddetti troubles (difficoltà) – scontri di massa tra cattolici e protestanti a causa della campagna per i diritti civili promossa dai sostenitori dell’indipendenza dell’Ulster. Dall’esercito repubblicano irlandese (IRA), pronto al compromesso e alla partecipazione alle elezioni, si staccò l’ala più radicale – l’IRA provvisoria e i britannici in risposta inviarono le truppe. Nel 1976 nella regione fu inviato il 22° reggimento del noto corpo speciale britannico SAS, i soldati del quale cominciarono a compiere eliminazioni mirate di militanti dell’IRA.

A metà degli anni ‘70 il numero di soldati delle truppe britanniche assommava a circa 22000 persone (in una regione popolata da 1,2 milioni di persone). Questi erano rinchiusi nelle basi (TAOR)[6]. Il numero di poliziotti nell’Ulster in quel tempo crebbe da 3500 a 6500.

Dopo l’arrivo del 22° reggimento del SAS si chiarì abbastanza rapidamente, che il corpo speciale non era intenzionato a cambiare il proprio principio guida – in tutti i casi far fuoco a volontà. Di conseguenza dopo ogni operazione del SAS comparvero deposizioni di soldati con formule a noi così ben note: avevano sparato perché il sospetto “si era mosso rapidamente, aveva messo le mani nella tasca del giubbotto, si era voltato in modo minaccioso”… Tra laltro molti membri dellIRA uccisi erano disarmati.

Nel 1977 fu operata la riorganizzazione della SAS in Irlanda del Nord: comparvero quattro reparti di 16 soldati, che furono dislocati in vari luoghi per aumentare la velocità di reazione. Tuttavia dopo un anno alla SAS fu proibito di compiere imboscate e per cinque anni – fino al 1983 – il corpo speciale britannico non eliminò un solo militante. Ma era già tardi: gli irlandesi avevano capito che il corpo speciale era intoccabile dopo che due uomini del SAS avevano ucciso a colpi d’arma da fuoco un ragazzino di 12 anni e non solo erano stati assolti, ma avevano continuato a prestare servizio nello stesso 22° reggimento. Questa “intoccabilità” era un ulteriore fattore di destabilizzazione.

La principale preoccupazione dei britannici era il lavoro di spionaggio – i reparti addetti a questo erano presenti nella polizia e nell’esercito, ma oltre a questi fu creata una struttura speciale – la Special Military Intelligence Unit[7] (SMIU), – composta da 50 ufficiali, il cui compito era di essere l’anello di congiunzione tra la polizia e l’esercito.

Anche lo spionaggio del SIS[8] e il controspionaggio del MI5[9] erano presenti nella regione, ma lo spionaggio cessò praticamente di lavorare a causa dello scandalo creato dall’arresto di un proprio agente nella capitale dell’Irlanda, Dublino e il controspionaggio si distanziò al massimo dall’Irlanda del Nord, preferendo rispondere della sicurezza del paese nel suo complesso – cioè acciuffare le spie e lottare contro le azioni compiute con l’uso di esplosivi sul territorio della Gran Bretagna.

Il ruolo principale nella raccolta di dati era svolto dallo spionaggio del contingente militare – gli Intelligence Corps e dalla sua struttura sul campo, nota con il nome di 14.a compagnia dello spionaggio (14 Intelligence Company). Essa rispondeva del lavoro di spionaggio e teneva d’occhio i leader dell’IRA. Lavoravano in posti di osservazione stabili (case abbandonate, ecc.) e con automobili senza segni di riconoscimento. L’entità numerica complessiva del reparto era di circa 200 persone.

Anche nella polizia furono formati alcuni gruppi di sorveglianza e verso il 1978 i membri dell’IRA si trovarono sotto osservazione da parte di tre sezioni della 14.a compagnia di spionaggio, quattro gruppi del SAS e sette plotoni dell’esercito e anche alcuni gruppi di polizia. Per il coordinamento furono creati centri regionali di collegamento tra polizia ed esercito, ma di fatti non ci furono quasi scambi di informazioni : i poliziotti ritenevano gli uomini dell’esercito dei “cowboy” e i militari sospettavano la polizia di mollezza e di voglia di lavorare “dalle nove alle sei”.

Tutto questo enorme schema fu comunque abbastanza efficace, ma solo fino al momento in cui l’IRA non si decise a compiere una riorganizzazione.

Caucaso settentrionale: la tattica di Mosca

Le riforme che sono state compiute dopo Beslan e l’attacco dei militanti in Inguscezia erano principalmente indirizzate a non permettere che si ripetessero fatti analoghi – cioè azioni compiute con grande dispiegamento di forze dai militanti, capaci di destabilizzare la situazione in una città o in un’intera repubblica. Il sistema in atto è stato ulteriormente militarizzato. Sono stati creati i gruppi di controllo operativo GrOU[10] sotto il comando di colonnelli delle truppe interne, che devono prendere il controllo delle operazioni in caso di atto terroristico, sono state di nuovo attivate le unità delle truppe interne dislocate nel Caucaso settentrionale – la principale forza d’urto nella repressione delle rivolte.

Nell’ottobre 2005 questo sistema è stato messo alla prova dei fatti: quando i militanti hanno attaccato Nal’čik[11], l’operazione è stata guidata da un comandante dei GrOU, ma dopo il loro arrivo – da un comandante delle VV[12] del Caucaso settentrionale. Lesperienza non si è rivelata molto felice.

Nella primavera del 2006 è stata approvata la legge “Sulle azioni in risposta al terrorismo”[13], che, a quanto è parso, ha cambiato le carte in tavola: il ruolo principale è stato ridato allo FSB[14], che ha dato all’istituzione di Patrušev la responsabilità della lotta contro il terrorismo; è stata perfino creata un’altra struttura di coordinamento di tutti i servizi segreti presso lo FSB – il comitato antiterroristico nazionale (NAK)[15], da cui da un anno e mezzo sentiamo solo dichiarazioni di attività.

Tuttavia, così come il controspionaggio britannico MI5, neanche lo FSB voleva assumersi tutta la responsabilità per la crisi di una regione concreta, preferendo rispondere della sicurezza dello stato nel suo complesso, senza precisazioni. Nonostante la legge “Sulle azioni in risposta al terrorismo”, per la Cecenia è stata fatta un’eccezione: in forza di uno specifico decreto presidenziale (del 2 agosto 2006) capo del quartier generale operativo della Cecenia, a differenza di tutte le altre regioni, è rimasto il vice ministro degli Interni.

Tutte le forze armate federali fino agli ultimi tempi hanno disposto in Cecenia i propri gruppi speciali di liquidatori. Tuttavia con il rafforzamento dell’influenza del presidente Kadyrov la situazione ha cominciato a cambiare. A quanto ci risulta, già verso il 2006 l’invio di gruppi speciali dell’apparato centrale del ministero degli Interni (i cosiddetti VSOG - vremennye specializirovannye operativnye gruppy[16], che agivano in Cecenia e in Inguscezia) è stato sospeso.

Dal 2005 non si hanno notizie di operazioni delle “facce pesanti” (i reparti “Alfa” delle direzioni regionali dello FSB, comandate in Cecenia).

Verso il 2006 si è decisamente ridotta l’attività dei gruppi speciali di FSB e VV – i cosiddetti SSG (svodnye special’nye gruppy)[17], composti da agenti operativi dello FSB e di combattenti dei gruppi speciali delle truppe interne. Fatto sta che il loro luogo di dislocazione – i territori degli OVD[18] provvisori, l’entità numerica dei quali è di 200 persone e a causa di inevitabili fughe di notizie e alle perdite avvenute di conseguenza gli SSG hanno semplicemente cessato di svolgere il loro compito. (L’ufficio stampa delle VV ha rifiutato di commentare l’attività di questi gruppi.)

Nel frattempo nelle pianure gli stessi OVD provvisori sono stati presto messi alle strette. La 46.a brigata delle VV – l’unico grande reparto delle truppe interne presente in Cecenia – si è ritrovata rinchiusa nella propria base.

I gruppi speciali del GRU[19] continuano a compiere operazioni in Cecenia, ma principalmente ne compiono i reparti della 22.a brigata SpN[20] del GRU, dislocata nella regione di Rostov[21] – i gruppi speciali sono cioè costretti ad agire partendo da un territorio vicino, il che complica la raccolta di informazioni.

A proposito, anche le brigate montane create ora (secondo i dati ufficiali, hanno cominciato a distribuire l’organico nei luoghi di dislocazione il 27 luglio) si disporranno fuori dai confini della Cecenia – in Daghestan e nella Karačaevo-Circassia[22].

Lo scambio di informazioni di intelligence è rimasto frammentario com’era. Nell’autunno del 2004 il vice presidente del comitato per la sicurezza della GD[23] Valerij Djatlenko ha dichiarato che è comparso un servizio speciale di spionaggio, che riunisce gli sforzi dello FSB, del ministero degli Interni e del GRU. Tuttavia dopo che sono passati due anni non sono state trovate tracce dell’attività di questa struttura (l’ufficio stampa delle VV di fatto ne ha sentito parlare da noi per la prima volta). In pratica l’onere principale, dopo lo scioglimento della direzione per la coordinazione delle operazioni dello FSB nel febbraio 2006 e visto il ruolo non chiaro della direzione operativa dello FSB dello JuFO[24], spetta alla direzione dell’intelligence delle truppe interne. Si dice che il capo di questa struttura Sergej Kucov sia stato addirittura decorato segretamente da Putin per la liquidazione di Basaev.

Per quel che riguarda l’osservazione segreta, questa in Cecenia funziona solo nelle città ed è operata da ceceni. Sulle montagne i militanti vengono seguiti esclusivamente sulla scorta di informazioni ricevute da “fonti” e dei dati delle intercettazioni radio.

In tal modo verso la fine del 2006 si è ridotta l’attività dei gruppi speciali di tutte le forze armate federali, ma non per il desiderio di ottenere un armistizio, bensì per considerazioni tattiche – quasi come in Irlanda del Nord alla fine degli anni ‘70. I reparti più professionali, a un livello pari a quello dei corpi speciali britannici – i corpi speciali di spionaggio del GRU – si trovano in crisi per questioni di riorganizzazione e riduzione di forze. Nel frattempo, come avvenne ai britannici in Irlanda del Nord, neanche nel Caucaso settentrionale è stato creato un sistema di scambio di informazioni di intelligence e anche qui il ruolo principale è svolto dallo spionaggio militare.

Ma c’è ancora qualcos’altro in comune: il fattore “forze locali”. A dire il vero, lo utilizzano in modo diverso.

Il principio dei Mau-Mau: larruolamento dei propri

L’uso di quadri locali contro i separatisti non è stato inventato certamente in Cecenia e neanche nell’Ulster.

All’inizio degli anni ‘70 i britannici tentarono di creare reparti operativi di transfughi dell’IRA. Questa idea deve la sua nascita al brigadiere Frank Kitson, comandante della 39.a brigata a Belfast. Prima del suo arrivo nell’Ulster Kitson era stato in servizio in Malesia, in Kenia, in Oman e a Cipro. Era considerato un veterano della lotta contro la guerriglia e in Kenia comandò degli insorti della tribù dei Mau Mau[25] che avevano cambiato bandiera. Sull’esempio dei Mau Mau il brigadiere Kitson decise di formare un reparto del genere in Irlanda del Nord – composto da membri dell’IRA “convertiti” (che furono soprannominati Freddy). Il nuovo reparto segretissimo fu chiamato Mobile Reconnaissance Force[26] (MRF). Tuttavia l’attività della MRF fu rapidamente compromessa: i suoi soldati passarono di nuovo all’IRA, rovinando tutte le operazioni pianificate. Alla fine la MRF fu sciolta.

Più efficace si rivelò un’altra tentativo. All’interno del contingente dell’esercito britannico esisteva il reggimento UDR (Ulster Defence Regiment)[27], formato da elementi locali. Tuttavia a prestare servizio in questo reggimento andarono principalmente i protestanti, che consideravano il proprio servizio nell’esercito come la possibilità di difendere armi in pugno la propria comunità. Molti di essi erano addirittura membri dell’UDA[28] – un’organizzazione paramilitare protestante con un’ala del tutto terroristica, che eliminava i cattolici repubblicani a colpi d’arma da fuoco.

Di conseguenza l’IRA accusava continuamente i britannici di prender parte ad un conflitto interreligioso e di sostenere una delle parti in guerra, il che non fece aumentare la popolarità della Gran Bretagna tra la popolazione cattolica.

Tuttavia, certamente a nessuno in Gran Bretagna sarebbe mai venuto in mente di utilizzare i quadri locali così ampiamente come in Cecenia: nel 2007 Putin ha ridotto le forze federali nella repubblica da 50000 a 25000 persone. Di fatto l’entità numerica dei federali e delle formazioni di Kadyrov è divenuta equivalente. A luglio il presidente della Cecenia ha ottenuto il trasferimento del capo dell’ultima struttura di polizia federale non controllata da lui in Cecenia – l’ORB-2[29]. Intanto il capo del quartier generale operativo della Cecenia Arkadij Edelev appare sempre più di rado a Chankala[30] e a Groznyj, preferendo Rostov e Essentuki[31]. Il centro della lotta contro il terrorismo si è definitivamente spostato fuori dai confini della Cecenia: nell’ottobre 2006 a Rostov sul Don presso l’ORB della Direzione Generale del ministero degli Interni dello JuFO è stato creato il Centro per la lotta contro il terrorismo, che deve osservare la situazione del Daghestan, della Cecenia, dell’Inguscezia, della Kabardino-Balkarija[32] e del distretto di Stavropol’[33].

Caucaso settentrionale. I raid delle forze armate

Tra l’altro nella tattica di risposta ai militanti nel Caucaso settentrionale c’è qualcosa che non ha paragoni. Sono i raid delle forze armate delle repubbliche e delle regioni vicine.

Si sono fatte una fama pesante le visite dei kadyroviani[34] della Cecenia nel vicino Daghestan. Tuttavia proprio raid di questo tipo vengono compiuti da agenti dei servizi segreti dell’Ossezia settentrionale nel territorio dell’Inguscezia. Il SIZO[35] di Vladikavkaz[36] oggi aspira al ruolo di carcere principale per i sospetti di terrorismo nella regione del Caucaso settentrionale. Là portano persone arrestate tanto in Inguscezia, quanto in Cecenia (per esempio, proprio qui erano detenuti i militanti arrestati per aver partecipato all’attacco contro l’Inguscezia dell’estate del 2004 e proprio là fu portato da Groznyj Lors Chamiev, sospettato di aver organizzato un atto terroristico tentato a Mosca il 9 maggio di quest’anno). Secondo le informazioni di Memorial[37], gli arrestati vengono portati in questo SIZO da gruppo speciali dell’UBOP[38] dell’Ossezia settentrionale, che vanno a compiere gli arresti in Inguscezia.

Il ruolo dell’Ossezia come punto d’appoggio delle forze federali nel Caucaso settentrionale è tradizionalmente importante: perfino i quadri delle truppe interne dirette in Cecenia, sono generalmente formati nella scuola delle VV di Vladikavkaz. E la nota direzione per il coordinamento delle operazioni dello FSB, a cui obbediva il comandante di un drappello speciale dello FSB “Gorec”[39] Movladi Bajsarov, ucciso a colpi d’arma da fuoco a Mosca da un gruppo speciale ceceno, si trovava sotto il comando di Tejmuraz Kaloev, guardavano a lui perfino per il ruolo di presidente dell’Ossezia settentrionale.

La confusione è aumentata dal fatto che i corpi speciali del GRU operano in Cecenia partendo dalla regione di Rostov e i corpi speciali dello FSB dal Daghestan (là dopo la visita di Putin nell’estate del 2005 è stata creata la filiale del Centro dei corpi speciali) e dal distretto di Stavropol’, dove dopo la prima guerra cecena[40] è stato trasferita la settima sezione del “Vympel”[41]. Proprio gli uomini dei corpi speciali di questa sezione dello FSB furono tra i primi a giungere a Beslan il 1 settembre 2004 ed essi stessi, secondo alcune informazioni, liquidarono due militanti a Nal’čik proprio davanti alla moschea cittadina il 27 giugno 2007.

La riforma dell’IRA

Alla fine degli anni ‘70 la strategia britannica di lotta contro il separatismo irlandese fallì. Gli inglesi non si mostrarono pronti davanti alla nuova dottrina dell’IRA, quella della cosiddetta “concezione della lunga guerra” elaborata nel 1977. Come dicevano i repubblicani, se all’inizio degli anni ’70 c’era la percezione, che la liberazione lungamente attesa fosse lì lì per arrivare, qualche anno dopo toccava ammettere: bisogna prepararsi ad una lunga guerra secondo altre regole.

Fino alle riforme i militanti dell’IRA erano suddivisi in plotoni, che generalmente consistevano di 30 persone. I plotoni si riunivano in battaglioni. A Belfast e a Derry i battaglioni erano raggruppati in brigate. L’IRA per principio utilizzava la terminologia e la struttura militare, cosa che aveva una motivazione ideologica – il parallelo con i tempi dell’insurrezione del 1916, dopo la quale l’Irlanda ottenne l’indipendenza.

Questa struttura aveva un problema – troppe persone sapevano chi era chi nell’IRA. La divisione in plotoni richiedeva l’arruolamento di troppe persone non verificate e la confusione in un solo reparto di quelli che si occupavano del lavoro organizzativo con quelli che conducevano le operazioni.

La riorganizzazione riguardò in primo luogo i militanti: furono riuniti in cellule. Qui l’IRA utilizzò il modello delle organizzazioni di guerriglieri dell’America Latina. Se prima il tiratore scelto conosceva non solo i comandanti al più alto livello, ma anche gli esperti di esplosivi, i fornitori di materiale e i membri di altri reparti, ora questi teneva i contatti esclusivamente con tre-quattro membri della propria cellula. L’IRA le chiamò ASU (Active Service Units – reparti in servizio attivo). Solo il comandante di un’ASU teneva i contatti con il livello più alto dell’organizzazione. Fu eliminata la divisione in plotoni anche i battaglioni furono sciolti. Restarono solo le brigate di Belfast e di Derry. I metodi principali delle ASU divennero gli attentati con l’uso di esplosivi e le uccisioni a colpi d’arma da fuoco di soldati dell’esercito britannico e di poliziotti.

Il numero di membri attivi dell’IRA crollò da 1000 militanti negli anni ’70 a 250 verso l’inizio degli anni ‘80, ma l’efficacia crebbe soltanto.

La riforma di Basaev

Anche reparti di militanti ceceni fino alla primavera del 2006 hanno tentato di mantenere una struttura da esercito: ogni comandante di un gruppo si faceva chiamare generale di brigata, per i filmati propagandistici i militanti si schieravano in plotoni e battaglioni. E’ del tutto evidente che l’utilizzo della terminologia militare aveva precisamente lo stesso carattere ideologico che aveva per l’IRA – ai militanti era necessario lo status di parte in guerra. L’“ora Xgiunse nel 2006.

Magomed Evloev, soprannominato Magas (nominato recentemente emiro[42] militare del fronte caucasico da Doku Umarov[43]) in un’intervista a “Kavkazcentr”[44] della primavera dell’anno scorso disse che per ordine di Šamil’ Basaev nelle strutture dei settori del fronte erano stati “formati gruppi speciali operativi (SOG)[45], a cui erano stati affidati compiti militari di tipo tattico-operativo. Per esempio, il lavoro mirato contro persone concrete e anche “la preparazione e l’esecuzione di operazioni di guerriglia adeguate per l’eliminazione di obbiettivi indicati in precedenza”. Evoloev ha reso noto anche che gli è “riuscito di creare un sistema elastico di direzione, in cui singoli reparti hanno la massima autonomia nelle questioni di pianificazione operativa”.

Queste dichiarazioni confermano le informazioni delle nostre fonti nelle forze armate, che affermano: i militanti si sono effettivamente frammentati in gruppi di tre-cinque persone e si occupano di eliminazione mirata a colpi di arma da fuoco di uomini delle forze dell’ordine e dell’amministrazione. Cosa sono se non ASU sul modello irlandese? E gli ultimi avvenimenti in Inguscezia, evidentemente, testimoniano ancora il passaggio a questa tattica: la sparatoria contro la sede dell’UFSB[46] e contro la casa del vice direttore della GAI[47] della repubblica, cugino del presidente Zjazikov, le sparatorie contro macchine con militari a bordo, l’assassinio del mullah Vacha Vedzižev…

Vale la pena di aggiungere che un anno prima i militanti avevano compiuto una riorganizzazione su base regionale, formando il cosiddetto “fronte caucasico”, dove sono confluiti raggruppamenti di tutte le repubbliche del Caucaso: dalla Kabardino-Balkarija al Daghestan fino all’Ossezia settentrionale.

Nell’autunno del 2006 i militanti hanno di nuovo introdotto correttivi alla loro tattica: stavolta il ruolo di iniziatore è stato interpretato da Doku Umarov, che ha fatto presente che adesso bisogna ridurre la pressione sui grandi centri abitati e concentrare l’azione nelle province di montagna. Evidentemente, in conseguenza dell’applicazione di questa strategia, nell’aprile 2007 nella provincia di Šatoj[48] è stato abbattuto un Mi-8[49] con a bordo combattenti della 22.a brigata dei corpi speciali del GRU.

I rappresentanti ufficiali della Russia, così come a suo tempo i britannici, parlano di riduzione del numero di militanti attivi, dando cifre intorno a qualche centinaio di persone. Considerando l’esperienza irlandese, finora non si può dire se questo sia un indice di decadenza o di ristrutturazione del movimento.

Non si sa se Šamil’ Basaev abbia studiato l’esperienza del movimento insurrezionale in America Latina o in Irlanda del Nord, ma questi e i suoi successori hanno percorso una strada simile, in quanto, evidentemente, è l’unica strada con delle prospettiva per i militanti.

Il brigadiere Glover, capo della sezione spionaggio del quartier generale britannico che negli anni ‘70 si occupava dell’Irlanda del Nord, annotò in qualche modo nel suo rapporto segreto (rubato dai sostenitori dei separatisti e pubblicato dai repubblicani): “Dopo essersi riorganizzata in cellule, l’IRA è divenuta meno dipendente dall’opinione pubblica e ha ridotto le possibilità di infiltrazione di informatori nella sua struttura”. Non sono forse questi gli scopi che si pone qualsiasi organizzazione terroristica?

P.S. Dopo il passaggio alla nuova struttura l’IRA ha decisamente aumentato l’efficacia dei propri attacchi. La situazione è evidentemente sfuggita ad ogni controllo e al primo ministro Margaret Thatcher è toccato non solo andare personalmente nella regione, ma anche inviare là il capo del servizio segreto esterno,perché questi, come persona di parte, potesse riconciliare l’esercito, il controspionaggio e la polizia, costringendoli a scambiarsi informazioni. Tuttavia ai britannici non è riuscito chiudere i conti con l’IRA neanche nei successivi quindici anni, nonostante tutta la durezza della “lady di ferro” e il suo amore per i corpi speciali con i loro metodi, che ricordano tanto il principio russo di “far secchi nel cesso”[50].

Irina Borogan
Agentura.ru
[51]
Andrej Soldatov, osservatore della “Novaja gazeta”

09.08.2007, “Novaja gazeta”, http://www.novayagazeta.ru/data/2007/60/18.html (traduzione e note di Matteo Mazzoni)



[1] Special Air Service (Servizio Aereo Speciale), corpo d’elite dell’esercito britannico.

[2] Repubblica caucasica della Federazione Russa, per decenni unita alla Cecenia.

[3] Operazione Speciale Complessiva di Profilassi (il corsivo, qui e altrove, è mio).

[4] Capitale dell’Inguscezia (sorta di città artificiale, creata ex novo e popolata da qualche centinaio di persone, in cui si trovano le sedi di tutte le istituzioni della Repubblica di Inguscezia).

[5] Začistka (letteralmente “ripulitura”), operazione di rastrellamento svolta abitualmente dalle truppe russe nei villaggi del Caucaso. Durante queste operazioni sono scomparse senza lasciare traccia migliaia di persone.

[6] Tactical Area Of Responsibility (Area Tattica Di Responsabilità).

[7] Unità Speciale Militare di Intelligence.

[8] Secret Intelligence Service (Servizio Segreto di Intelligence).

[9] Military Intelligence, Section 5 (Intelligence Militare, Sezione 5).

[10] GRuppy Operativnogo Upravlenija (Gruppi di Controllo Operativo).

[11] Città dell’Inguscezia.

[12] Vnutrennie Vojska (Truppe Interne).

[13] Le leggi russe vengono identificate da un titolo e non da un numero.

[14] Federal’naja Služba Besopasnosti (Servizio Federale di Sicurezza), l’erede del KGB.

[15] Nacional’nyj Antiterrorističeskij Komitet (Comitato Antiterroristico Nazionale).

[16] Gruppi Operativi Specializzati Provvisori.

[17] Gruppi Composti Speciali.

[18] Otdelenija Vnutrennich Del (Sezioni degli Affari Interni).

[19] Glavnoe Razvedyvatel’noe Upravlenie (Direzione Generale di Intelligence).

[20] Special’noe Naznačenie (Compiti Speciali).

[21] Città della Russia meridionale (più precisamente Rostov sul Don).

[22] Repubblica caucasica della Federazione Russa.

[23] Gosudarstvennaja Duma (Duma di Stato), precisazione necessaria perché tutte le assemblee legislative russe si chiamano Duma.

[24] Južnyj Federal’nyj Okrug (Distretto Federale Meridionale), uno dei sette distretti in cui Putin ha diviso la Russia, ponendovi a capo plenipotenziari di sua fiducia.

[25] In realtà Mau Mau era il nome del movimento di liberazione keniota.

[26] Forza Mobile di Ricognizione.

[27] Reggimento di Difesa dell’Ulster.

[28] Ulster Defence Association (Associazione per la Difesa dell’Ulster).

[29] Operativno-Rozysknoe Bjuro (Ufficio Operativo di Indagini).

[30] Villaggio della provincia di Groznyj.

[31] Città della Russia meridionale.

[32] Repubblica caucasica della Federazione Russa.

[33] Città della Russia meridionale, luogo nativo di Gorbačëv.

[34] I kadyrovcy, gli uomini dell’esercito personale di Kadyrov noti per le loro crudeltà.

[35] Sledstvennyj IZOljator (Carcere di Detenzione Preventiva).

[36] Capitale dell’Ossezia settentrionale.

[37] “Memoriale”, associazione nata per difendere la memoria delle vittime delle repressioni sovietiche e attiva nella difesa dei diritti umani.

[38] Upravlenie po Bor’bu z Organizovannoj Prestupnost’ju (Direzione per la Lotta con la Criminalità Organizzata).

[39] “Montanaro”.

[40] Quella iniziata da El’cin nel 1994 e conclusasi nel 1996 con l’armistizio di Chasavjurt, in Daghestan.

[41] “Stendardo”, corpo speciale dello FSB.

[42] Nel senso di “comandante”.

[43] Doku (Dokka) Chamatovič Umarov, attuale leader dei separatisti ceceni.

[44] “Caucaso-Centro”, giornale Internet dei separatisti ceceni.

[45] Special’no-Operativnye Gruppy (Gruppi Speciali Operativi).

[46] Upravlenie Federal’noj Služby Bezopasnosti (Direzione del Servizio Federale di Sicurezza).

[47] Gosudarstvennaja Avtomobil’naja Inspekcija (Ispettorato Automobilistico di Stato), la polizia stradale russa.

[48] Città della Cecenia meridionale, roccaforte di Umarov.

[49] Elicottero militare della fabbrica Mil’.

[50] Putin ha dichiarato pubblicamente che i terroristi vanno cercati ed eliminati ovunque, anche a costo di andare “a farli secchi nel cesso”.

[51] Agenzia di stampa russa (Agentura significa appunto “agenzia”).

Birmania

Aggiungete questo post e queste immagini al vostro blog!

Appello di kataweb

Help the People of Burma (Birmania) — Post this Meme on Your Blog!

Note: This is a new kind of online protest that uses blogs to spread a petition globally. To participate, just add your blog by following the instructions in this blog post.

This not an issue of partisan politics, this is an issue of basic human rights and democracy. Please help to prevent a human tragedy in Burma by adding your blog and asking others to do the same.

By passing this meme on through the blogosphere hopefully we can generate more awareness and avert a serious tragedy. As concerned world-citizens this something we bloggers can do to help.

How to participate:

1. Copy this entire post to your blog, including this special number: 1081081081234

2. After a few days, you can search Google for the number 1081081081234 to find all blogs that are participating in this protest and petition. Note: Google indexes blogs at different rates, so it could take longer for your blog to show up in the results.

THE SITUATION IN BURMA AND WHY IT MATTERS TO ALL OF US

There is no press freedom in Burma and the government has started turning off the Internet and other means of communication, so it is difficult to get news out. Individuals on the ground have been sending their day-by-day reports to the BBC, and they are heartbreaking. I encourage you to read these accounts to see for yourself what is really going on in Burma. Please include this link in your own blog post.

The situation in Burma is increasingly dangerous. Hundreds of thousands of unarmed peaceful protesters, including monks and nuns, are risking their lives to march for democracy against an unpopular but well-armed military dictatorship that will stop at nothing to continue its repressive rule. While the generals in power and their families are literally dripping in gold and diamonds, the people of Burma are impoverished, deprived of basic human rights, cut off from the rest of the world, and increasingly under threat of violence.

This week the people of Burma have risen up collectively in the largest public demonstrations against the ruling Junta in decades. It’s an amazing show of bravery, decency, and democracy in action. But although these protests are peaceful, the military rulers are starting to crack down with violence. Already there have been at least several reported deaths, and hundreds of critical injuries from soldiers beating unarmed civilians to the point of death.

The actual fatalities and injuries are probably far worse, but the only news we have is coming from individuals who are sneaking reports past the authorities. Unfortunately it looks like a large-scale blood-bath may ensue — and the victims will be mostly women, children, the elderly and unarmed monks and nuns.

Contrary to what the Burmese, Chinese and Russian governments have stated, this is not merely a local internal political issue, it is an issue of global importance and it affects the global community. As concerned citizens, we cannot allow any government anywhere in the world to use its military to attack and kill peacefully demonstrating, unarmed citizens.

In this modern day and age violence against unarmed civilians is unacceptable and if it is allowed to happen, without serious consequences for the perpetrators, it creates a precedent for it to happen again somewhere else. If we want a more peaceful world, it is up to each of us to make a personal stand on these fundamental issues whenever they arise.

Please join me in calling on the Burmese government to negotiate peacefully with its citizens, and on China to intervene to prevent further violence. And please help to raise awareness of the developing situation in Burma so that hopefully we can avert a large-scale human disaster there.

27 settembre 2007

E' vero, ogni tanto è bene anche sorridere un po'...



Testo:

Chissà perché la colla dei francobolli
la fanno amara sapore del mar;
avanti a chi inventa francobolli alla menta
e a quelli al limone e quelli al lampone.


All'asilo cantavamo capolavori musicali del genere, ricordate?


Fonte: http://www.cemea.ch/users/bd/Canto_danze/Canto/
bambini/collafrancobolli.htm

26 settembre 2007

Comunque penso che ci si possa andare anche senza invito...

Ricordate questa notizia? Adesso è ufficiale, a Roma ci sarà una strada dedicata ad Anna Politkovskaja. Ecco il comunicato ufficiale:


Il Sindaco di Roma Walter Veltroni e
l'Assessore alle Politiche Culturali Silvio Di Francia

sono lieti di invitare la S.V. alla cerimonia per l'inaugurazione della targa toponomastica

Largo Anna Politkovskaja

Giovedì 4 ottobre 2007
Ore 15
Municipio XVI, all'interno di Villa Pamphili,
Ingresso da via Aurelia Antica 327



Ringrazio Ljudmila per questo contributo.

24 settembre 2007

Ibragimov non molla

Comunicato del servizio stampa dell’associazione internazionale “Pace e diritti umani”

Oggi, 23.09. 2007 una delegazione del Belgio ha reso visita a Said-Èmin Ibragimov a Strasburgo. Nel frattempo anche io, dopo una lunga permanenza in ospedale, ho reso visita a Said-Èmin. Dopo aver visto Said-Èmin in condizioni così critiche, gli ospiti belgi erano stupiti di quanto fosse dimagrito in questi 23 giorni. Davanti a loro giaceva un degno figlio della propria patria stremato dalla fame, ma non placato nell’animo. Nonostante la sua non giovane età, Said-Èmin (ex sportivo) era sempre curato, muscoloso e corretto nei rapporti con le persone. Tutti gli avi di Said-Èmin hanno vissuto a lungo ed egli stesso conduceva una vita sana e aveva prospettive. Per gli ospiti belgi è stato sorprendente vederlo in questo stato. Numerosi scioperi della fame, sfibranti marce della pace (che, è significativo, non hanno retto molti giovani) e un continuo lavoro fuori dalla norma nell’ambito del diritto internazionale hanno sostanzialmente minato la loro salute, ma questo non l’ha costretto a recedere. La delegazione belga ha espresso la propria perplessità sul fatto che l’iniziativa di Said-Èmin, che è di importanza vitale non solo per il popolo ceceno e la sua storia, ma per tutta la civiltà mondiale, non sia ritenuta degna di essere messa in luce. Questi hanno dichiarato che già da tempo sarebbe necessario illustrare questa iniziativa in una rubrica a parte e presentare ogni giorno nuove notizie. Inoltre questi mi hanno proposto di rivolgermi a tutte le persone oneste e amanti della verità, pregandoli continuamente di rivolgersi all’ONU, all’UE e al Consiglio d’Europa perché il più velocemente possibile, finché egli è ancora vivo, adempiano le legali richieste di Said-Èmin o dimostrino giuridicamente che sono illegali, il che certamente non è possibile, poiché ad ogni persona di buon senso è chiaro che queste richieste hanno una solida base giuridica. A parte questo, Said-Èmin non chiede che tutti i problemi siano risolti all’istante. Egli chiede una garanzia scritta del fatto che si inizierà ad analizzare la questione cecena, e conseguentemente anche le altre simili questioni in ogni parte del mondo, dal punto di vista delle norme giuridiche. Questa non è solo una richiesta che possono adempiere, ma anche il loro preciso dovere.

Quando i membri della delegazione hanno chiesto perlomeno di interrompere lo sciopero della fame per via delle sue critiche condizioni di salute, Said-Èmin ha chiesto loro di non offendersi e di non considerare testardaggine il suo atteggiamento. E ha dichiarato con fermezza, che interromperà lo sciopero della fame solo quando le sue legali richieste saranno esaminate da una delle suddette organizzazioni.

Said-Èmin ha chiesto di ringraziare con tutta l’anima tutti quelli che di vero cuore si rivolgono a lui chiedendogli di interrompere lo sciopero della fame e di non considerare il suo rifiuto una mancanza di rispetto per la loro richiesta. Queste lettere sostengono il suo animo, lo convincono ulteriormente della giustezza della strada intrapresa, gli danno gioia, perché ancora non ci sono poche persone oneste, che perfino in Russia, dove la libertà di parola è di nuovo sottoposta a dura censura, trovano in se il coraggio di sostenere la lotta per la prevalenza della legge e dei diritti umani. Egli ha anche chiesto di ringraziare Val’ter Litvinenko, che ha perso un figlio coraggioso e degno, che ha dato la sua vita nel nome della verità e della propria patria. Questa grande perdita non ha stroncato Val’ter Litvinennko e non l’ha costretto a tacere, come fanno molti russi, costringendosi a “credere” che le forze politiche e militari russe conducano da 13 anni una “lotta antiterroristica” con l’ausilio di terroristi nominati da esse, come per esempio il tenente colonnello dello FSB Ruslan Labazanov.[*]

Comunichiamo che il 2.10. 2007 a partire dalle ore 14 presso la sede del Consiglio d’Europa avrà luogo una manifestazione a sostegno delle richieste di Said-Èmin Ibragimov. Speriamo che a questa manifestazione partecipino coloro che hanno coscienza, comprensione della situazione e le qualità di persone degne.

Al’bert Vachaev, collaboratore dell’ufficio stampa dell’associazione internazionale “Pace e diritti umani”. 23.09. 2007.
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[*] Tipico esempio di criminale e mercenario ceceno che si vendeva al migliore offerente e veniva con ogni probabilità sovvenzionato dai russi. Inizialmente ex guardia del corpo di Dudayev poi gli si rivolse contro con la propria armata. Venne ucciso dai soliti ignoti nel 1996.


(Traduzione di Matteo Mazzoni. Nota di Marco Masi)

http://ceceniasos.ilcannocchiale.it/post/1624031.html