Gli avvenimenti degli ultimi mesi nel Caucaso settentrionale fanno supporre una cosa: la tattica sia dei servizi segreti, sia dei terroristi in questa regione è fortemente cambiata.
Se si lascia perdere le dichiarazioni geopolitiche – sullo scontro di civiltà, la minaccia dell’islamismo ecc. – e ci si concentra sul lato pratico della questione, allora lo sviluppo degli avvenimenti nel Caucaso settentrionale ricorda sempre più la crisi in Irlanda del Nord negli anni ‘70. Cosa che hanno indirettamente confermato i generali dei servizi segreti russi che nell’ottobre 2005 visitarono l’Ulster “per uno scambio di esperienze”.
Ai britannici nello scorso secolo ci sono voluti sette anni per giungere a uno stato di cose che in dodici anni è stato riprodotto nel Caucaso settentrionale: eserciti rinchiusi nelle basi e intenti a difendere se stessi, detenzione di sospetti senza formulazione di accuse e, infine, l’utilizzo di gruppi speciali di incerta appartenenza per la liquidazione dei separatisti.
In ultima istanza, esattamente un anno dopo la comparsa nell’Ulster del corpo speciale britannico SAS[1], l’Esercito Repubblicano Irlandese (IRA) trovò la risposta adeguata: effettuò una riorganizzazione interna, dopodiché divenne la più efficace ed efficiente organizzazione terroristica del mondo. Per andare per la strada britannica le forze armate russe hanno avuto bisogno di molto meno tempo, così come i loro avversari. Oggi, secondo alcuni dati, anche i militanti del Caucaso settentrionale hanno riorganizzato la loro struttura e hanno mutato i loro obbiettivi. L’11 luglio i raggruppamenti del ministero degli Interni della Cecenia sono passati a un regime forzato, il 21 luglio in Inguscezia[2] è iniziata la SKPO (special’naja kompleksnaja profilaktičeskaja operacija)[3] – così adesso camuffano la lotta contro i militanti, rifiutando di usare i termini “guerra” e “operazione antiterroristica”. Lo scambio di colpi è proseguito anche in agosto: una sparatoria contro alcuni edifici amministrativi a Magas[4], la pulizia[5] dei villaggi – in risposta. E perfino le autorità sono state costrette ad ammetterlo: sia in Cecenia, sia in Inguscezia, sia in Daghestan ci troviamo di fronte ad un inasprimento della situazione. Irlanda del Nord: la tattica degli inglesi Nel 1969 in Irlanda del Nord cominciarono i cosiddetti troubles (difficoltà) – scontri di massa tra cattolici e protestanti a causa della campagna per i diritti civili promossa dai sostenitori dell’indipendenza dell’Ulster. Dall’esercito repubblicano irlandese (IRA), pronto al compromesso e alla partecipazione alle elezioni, si staccò l’ala più radicale – l’IRA provvisoria e i britannici in risposta inviarono le truppe. Nel 1976 nella regione fu inviato il 22° reggimento del noto corpo speciale britannico SAS, i soldati del quale cominciarono a compiere eliminazioni mirate di militanti dell’IRA. A metà degli anni ‘70 il numero di soldati delle truppe britanniche assommava a circa 22000 persone (in una regione popolata da 1,2 milioni di persone). Questi erano rinchiusi nelle basi (TAOR)[6]. Il numero di poliziotti nell’Ulster in quel tempo crebbe da 3500 a 6500. Dopo l’arrivo del 22° reggimento del SAS si chiarì abbastanza rapidamente, che il corpo speciale non era intenzionato a cambiare il proprio principio guida – in tutti i casi far fuoco a volontà. Di conseguenza dopo ogni operazione del SAS comparvero deposizioni di soldati con formule a noi così ben note: avevano sparato perché il sospetto “si era mosso rapidamente, aveva messo le mani nella tasca del giubbotto, si era voltato in modo minaccioso”… Tra l’altro molti membri dell’IRA uccisi erano disarmati. Nel 1977 fu operata la riorganizzazione della SAS in Irlanda del Nord: comparvero quattro reparti di 16 soldati, che furono dislocati in vari luoghi per aumentare la velocità di reazione. Tuttavia dopo un anno alla SAS fu proibito di compiere imboscate e per cinque anni – fino al 1983 – il corpo speciale britannico non eliminò un solo militante. Ma era già tardi: gli irlandesi avevano capito che il corpo speciale era intoccabile dopo che due uomini del SAS avevano ucciso a colpi d’arma da fuoco un ragazzino di 12 anni e non solo erano stati assolti, ma avevano continuato a prestare servizio nello stesso 22° reggimento. Questa “intoccabilità” era un ulteriore fattore di destabilizzazione. La principale preoccupazione dei britannici era il lavoro di spionaggio – i reparti addetti a questo erano presenti nella polizia e nell’esercito, ma oltre a questi fu creata una struttura speciale – la Special Military Intelligence Unit[7] (SMIU), – composta da 50 ufficiali, il cui compito era di essere l’anello di congiunzione tra la polizia e l’esercito. Anche lo spionaggio del SIS[8] e il controspionaggio del MI5[9] erano presenti nella regione, ma lo spionaggio cessò praticamente di lavorare a causa dello scandalo creato dall’arresto di un proprio agente nella capitale dell’Irlanda, Dublino e il controspionaggio si distanziò al massimo dall’Irlanda del Nord, preferendo rispondere della sicurezza del paese nel suo complesso – cioè acciuffare le spie e lottare contro le azioni compiute con l’uso di esplosivi sul territorio della Gran Bretagna. Il ruolo principale nella raccolta di dati era svolto dallo spionaggio del contingente militare – gli Intelligence Corps e dalla sua struttura sul campo, nota con il nome di 14.a compagnia dello spionaggio (14 Intelligence Company). Essa rispondeva del lavoro di spionaggio e teneva d’occhio i leader dell’IRA. Lavoravano in posti di osservazione stabili (case abbandonate, ecc.) e con automobili senza segni di riconoscimento. L’entità numerica complessiva del reparto era di circa 200 persone. Anche nella polizia furono formati alcuni gruppi di sorveglianza e verso il 1978 i membri dell’IRA si trovarono sotto osservazione da parte di tre sezioni della 14.a compagnia di spionaggio, quattro gruppi del SAS e sette plotoni dell’esercito e anche alcuni gruppi di polizia. Per il coordinamento furono creati centri regionali di collegamento tra polizia ed esercito, ma di fatti non ci furono quasi scambi di informazioni : i poliziotti ritenevano gli uomini dell’esercito dei “cowboy” e i militari sospettavano la polizia di mollezza e di voglia di lavorare “dalle nove alle sei”. Tutto questo enorme schema fu comunque abbastanza efficace, ma solo fino al momento in cui l’IRA non si decise a compiere una riorganizzazione. Caucaso settentrionale: la tattica di Mosca
Le riforme che sono state compiute dopo Beslan e l’attacco dei militanti in Inguscezia erano principalmente indirizzate a non permettere che si ripetessero fatti analoghi – cioè azioni compiute con grande dispiegamento di forze dai militanti, capaci di destabilizzare la situazione in una città o in un’intera repubblica. Il sistema in atto è stato ulteriormente militarizzato. Sono stati creati i gruppi di controllo operativo GrOU[10] sotto il comando di colonnelli delle truppe interne, che devono prendere il controllo delle operazioni in caso di atto terroristico, sono state di nuovo attivate le unità delle truppe interne dislocate nel Caucaso settentrionale – la principale forza d’urto nella repressione delle rivolte. Nell’ottobre 2005 questo sistema è stato messo alla prova dei fatti: quando i militanti hanno attaccato Nal’čik[11], l’operazione è stata guidata da un comandante dei GrOU, ma dopo il loro arrivo – da un comandante delle VV[12] del Caucaso settentrionale. L’esperienza non si è rivelata molto felice. Nella primavera del 2006 è stata approvata la legge “Sulle azioni in risposta al terrorismo”[13], che, a quanto è parso, ha cambiato le carte in tavola: il ruolo principale è stato ridato allo FSB[14], che ha dato all’istituzione di Patrušev la responsabilità della lotta contro il terrorismo; è stata perfino creata un’altra struttura di coordinamento di tutti i servizi segreti presso lo FSB – il comitato antiterroristico nazionale (NAK)[15], da cui da un anno e mezzo sentiamo solo dichiarazioni di attività. Tuttavia, così come il controspionaggio britannico MI5, neanche lo FSB voleva assumersi tutta la responsabilità per la crisi di una regione concreta, preferendo rispondere della sicurezza dello stato nel suo complesso, senza precisazioni. Nonostante la legge “Sulle azioni in risposta al terrorismo”, per la Cecenia è stata fatta un’eccezione: in forza di uno specifico decreto presidenziale (del 2 agosto 2006) capo del quartier generale operativo della Cecenia, a differenza di tutte le altre regioni, è rimasto il vice ministro degli Interni. Tutte le forze armate federali fino agli ultimi tempi hanno disposto in Cecenia i propri gruppi speciali di liquidatori. Tuttavia con il rafforzamento dell’influenza del presidente Kadyrov la situazione ha cominciato a cambiare. A quanto ci risulta, già verso il 2006 l’invio di gruppi speciali dell’apparato centrale del ministero degli Interni (i cosiddetti VSOG - vremennye specializirovannye operativnye gruppy[16], che agivano in Cecenia e in Inguscezia) è stato sospeso.
Dal 2005 non si hanno notizie di operazioni delle “facce pesanti” (i reparti “Alfa” delle direzioni regionali dello FSB, comandate in Cecenia). Verso il 2006 si è decisamente ridotta l’attività dei gruppi speciali di FSB e VV – i cosiddetti SSG (svodnye special’nye gruppy)[17], composti da agenti operativi dello FSB e di combattenti dei gruppi speciali delle truppe interne. Fatto sta che il loro luogo di dislocazione – i territori degli OVD[18] provvisori, l’entità numerica dei quali è di 200 persone e a causa di inevitabili fughe di notizie e alle perdite avvenute di conseguenza gli SSG hanno semplicemente cessato di svolgere il loro compito. (L’ufficio stampa delle VV ha rifiutato di commentare l’attività di questi gruppi.) Nel frattempo nelle pianure gli stessi OVD provvisori sono stati presto messi alle strette. La 46.a brigata delle VV – l’unico grande reparto delle truppe interne presente in Cecenia – si è ritrovata rinchiusa nella propria base. I gruppi speciali del GRU[19] continuano a compiere operazioni in Cecenia, ma principalmente ne compiono i reparti della 22.a brigata SpN[20] del GRU, dislocata nella regione di Rostov[21] – i gruppi speciali sono cioè costretti ad agire partendo da un territorio vicino, il che complica la raccolta di informazioni. A proposito, anche le brigate montane create ora (secondo i dati ufficiali, hanno cominciato a distribuire l’organico nei luoghi di dislocazione il 27 luglio) si disporranno fuori dai confini della Cecenia – in Daghestan e nella Karačaevo-Circassia[22].
Lo scambio di informazioni di intelligence è rimasto frammentario com’era. Nell’autunno del 2004 il vice presidente del comitato per la sicurezza della GD[23] Valerij Djatlenko ha dichiarato che è comparso un servizio speciale di spionaggio, che riunisce gli sforzi dello FSB, del ministero degli Interni e del GRU. Tuttavia dopo che sono passati due anni non sono state trovate tracce dell’attività di questa struttura (l’ufficio stampa delle VV di fatto ne ha sentito parlare da noi per la prima volta). In pratica l’onere principale, dopo lo scioglimento della direzione per la coordinazione delle operazioni dello FSB nel febbraio 2006 e visto il ruolo non chiaro della direzione operativa dello FSB dello JuFO[24], spetta alla direzione dell’intelligence delle truppe interne. Si dice che il capo di questa struttura Sergej Kucov sia stato addirittura decorato segretamente da Putin per la liquidazione di Basaev.
Per quel che riguarda l’osservazione segreta, questa in Cecenia funziona solo nelle città ed è operata da ceceni. Sulle montagne i militanti vengono seguiti esclusivamente sulla scorta di informazioni ricevute da “fonti” e dei dati delle intercettazioni radio. In tal modo verso la fine del 2006 si è ridotta l’attività dei gruppi speciali di tutte le forze armate federali, ma non per il desiderio di ottenere un armistizio, bensì per considerazioni tattiche – quasi come in Irlanda del Nord alla fine degli anni ‘70. I reparti più professionali, a un livello pari a quello dei corpi speciali britannici – i corpi speciali di spionaggio del GRU – si trovano in crisi per questioni di riorganizzazione e riduzione di forze. Nel frattempo, come avvenne ai britannici in Irlanda del Nord, neanche nel Caucaso settentrionale è stato creato un sistema di scambio di informazioni di intelligence e anche qui il ruolo principale è svolto dallo spionaggio militare. Ma c’è ancora qualcos’altro in comune: il fattore “forze locali”. A dire il vero, lo utilizzano in modo diverso.
Il principio dei Mau-Mau: l’arruolamento dei “propri” L’uso di quadri locali contro i separatisti non è stato inventato certamente in Cecenia e neanche nell’Ulster.
All’inizio degli anni ‘70 i britannici tentarono di creare reparti operativi di transfughi dell’IRA. Questa idea deve la sua nascita al brigadiere Frank Kitson, comandante della 39.a brigata a Belfast. Prima del suo arrivo nell’Ulster Kitson era stato in servizio in Malesia, in Kenia, in Oman e a Cipro. Era considerato un veterano della lotta contro la guerriglia e in Kenia comandò degli insorti della tribù dei Mau Mau[25] che avevano cambiato bandiera. Sull’esempio dei Mau Mau il brigadiere Kitson decise di formare un reparto del genere in Irlanda del Nord – composto da membri dell’IRA “convertiti” (che furono soprannominati Freddy). Il nuovo reparto segretissimo fu chiamato Mobile Reconnaissance Force[26] (MRF). Tuttavia l’attività della MRF fu rapidamente compromessa: i suoi soldati passarono di nuovo all’IRA, rovinando tutte le operazioni pianificate. Alla fine la MRF fu sciolta. Più efficace si rivelò un’altra tentativo. All’interno del contingente dell’esercito britannico esisteva il reggimento UDR (Ulster Defence Regiment)[27], formato da elementi locali. Tuttavia a prestare servizio in questo reggimento andarono principalmente i protestanti, che consideravano il proprio servizio nell’esercito come la possibilità di difendere armi in pugno la propria comunità. Molti di essi erano addirittura membri dell’UDA[28] – un’organizzazione paramilitare protestante con un’ala del tutto terroristica, che eliminava i cattolici repubblicani a colpi d’arma da fuoco. Di conseguenza l’IRA accusava continuamente i britannici di prender parte ad un conflitto interreligioso e di sostenere una delle parti in guerra, il che non fece aumentare la popolarità della Gran Bretagna tra la popolazione cattolica.
Tuttavia, certamente a nessuno in Gran Bretagna sarebbe mai venuto in mente di utilizzare i quadri locali così ampiamente come in Cecenia: nel 2007 Putin ha ridotto le forze federali nella repubblica da 50000 a 25000 persone. Di fatto l’entità numerica dei federali e delle formazioni di Kadyrov è divenuta equivalente. A luglio il presidente della Cecenia ha ottenuto il trasferimento del capo dell’ultima struttura di polizia federale non controllata da lui in Cecenia – l’ORB-2[29]. Intanto il capo del quartier generale operativo della Cecenia Arkadij Edelev appare sempre più di rado a Chankala[30] e a Groznyj, preferendo Rostov e Essentuki[31]. Il centro della lotta contro il terrorismo si è definitivamente spostato fuori dai confini della Cecenia: nell’ottobre 2006 a Rostov sul Don presso l’ORB della Direzione Generale del ministero degli Interni dello JuFO è stato creato il Centro per la lotta contro il terrorismo, che deve osservare la situazione del Daghestan, della Cecenia, dell’Inguscezia, della Kabardino-Balkarija[32] e del distretto di Stavropol’[33]. Caucaso settentrionale. I raid delle forze armate Tra l’altro nella tattica di risposta ai militanti nel Caucaso settentrionale c’è qualcosa che non ha paragoni. Sono i raid delle forze armate delle repubbliche e delle regioni vicine. Si sono fatte una fama pesante le visite dei kadyroviani[34] della Cecenia nel vicino Daghestan. Tuttavia proprio raid di questo tipo vengono compiuti da agenti dei servizi segreti dell’Ossezia settentrionale nel territorio dell’Inguscezia. Il SIZO[35] di Vladikavkaz[36] oggi aspira al ruolo di carcere principale per i sospetti di terrorismo nella regione del Caucaso settentrionale. Là portano persone arrestate tanto in Inguscezia, quanto in Cecenia (per esempio, proprio qui erano detenuti i militanti arrestati per aver partecipato all’attacco contro l’Inguscezia dell’estate del 2004 e proprio là fu portato da Groznyj Lors Chamiev, sospettato di aver organizzato un atto terroristico tentato a Mosca il 9 maggio di quest’anno). Secondo le informazioni di Memorial[37], gli arrestati vengono portati in questo SIZO da gruppo speciali dell’UBOP[38] dell’Ossezia settentrionale, che vanno a compiere gli arresti in Inguscezia.
Il ruolo dell’Ossezia come punto d’appoggio delle forze federali nel Caucaso settentrionale è tradizionalmente importante: perfino i quadri delle truppe interne dirette in Cecenia, sono generalmente formati nella scuola delle VV di Vladikavkaz. E la nota direzione per il coordinamento delle operazioni dello FSB, a cui obbediva il comandante di un drappello speciale dello FSB “Gorec”[39] Movladi Bajsarov, ucciso a colpi d’arma da fuoco a Mosca da un gruppo speciale ceceno, si trovava sotto il comando di Tejmuraz Kaloev, guardavano a lui perfino per il ruolo di presidente dell’Ossezia settentrionale. La confusione è aumentata dal fatto che i corpi speciali del GRU operano in Cecenia partendo dalla regione di Rostov e i corpi speciali dello FSB dal Daghestan (là dopo la visita di Putin nell’estate del 2005 è stata creata la filiale del Centro dei corpi speciali) e dal distretto di Stavropol’, dove dopo la prima guerra cecena[40] è stato trasferita la settima sezione del “Vympel”[41]. Proprio gli uomini dei corpi speciali di questa sezione dello FSB furono tra i primi a giungere a Beslan il 1 settembre 2004 ed essi stessi, secondo alcune informazioni, liquidarono due militanti a Nal’čik proprio davanti alla moschea cittadina il 27 giugno 2007. La riforma dell’IRA Alla fine degli anni ‘70 la strategia britannica di lotta contro il separatismo irlandese fallì. Gli inglesi non si mostrarono pronti davanti alla nuova dottrina dell’IRA, quella della cosiddetta “concezione della lunga guerra” elaborata nel 1977. Come dicevano i repubblicani, se all’inizio degli anni ’70 c’era la percezione, che la liberazione lungamente attesa fosse lì lì per arrivare, qualche anno dopo toccava ammettere: bisogna prepararsi ad una lunga guerra secondo altre regole. Fino alle riforme i militanti dell’IRA erano suddivisi in plotoni, che generalmente consistevano di 30 persone. I plotoni si riunivano in battaglioni. A Belfast e a Derry i battaglioni erano raggruppati in brigate. L’IRA per principio utilizzava la terminologia e la struttura militare, cosa che aveva una motivazione ideologica – il parallelo con i tempi dell’insurrezione del 1916, dopo la quale l’Irlanda ottenne l’indipendenza. Questa struttura aveva un problema – troppe persone sapevano chi era chi nell’IRA. La divisione in plotoni richiedeva l’arruolamento di troppe persone non verificate e la confusione in un solo reparto di quelli che si occupavano del lavoro organizzativo con quelli che conducevano le operazioni. La riorganizzazione riguardò in primo luogo i militanti: furono riuniti in cellule. Qui l’IRA utilizzò il modello delle organizzazioni di guerriglieri dell’America Latina. Se prima il tiratore scelto conosceva non solo i comandanti al più alto livello, ma anche gli esperti di esplosivi, i fornitori di materiale e i membri di altri reparti, ora questi teneva i contatti esclusivamente con tre-quattro membri della propria cellula. L’IRA le chiamò ASU (Active Service Units – reparti in servizio attivo). Solo il comandante di un’ASU teneva i contatti con il livello più alto dell’organizzazione. Fu eliminata la divisione in plotoni anche i battaglioni furono sciolti. Restarono solo le brigate di Belfast e di Derry. I metodi principali delle ASU divennero gli attentati con l’uso di esplosivi e le uccisioni a colpi d’arma da fuoco di soldati dell’esercito britannico e di poliziotti. Il numero di membri attivi dell’IRA crollò da 1000 militanti negli anni ’70 a 250 verso l’inizio degli anni ‘80, ma l’efficacia crebbe soltanto. La riforma di Basaev Anche reparti di militanti ceceni fino alla primavera del 2006 hanno tentato di mantenere una struttura da esercito: ogni comandante di un gruppo si faceva chiamare generale di brigata, per i filmati propagandistici i militanti si schieravano in plotoni e battaglioni. E’ del tutto evidente che l’utilizzo della terminologia militare aveva precisamente lo stesso carattere ideologico che aveva per l’IRA – ai militanti era necessario lo status di parte in guerra. L’“ora X” giunse nel 2006. Magomed Evloev, soprannominato Magas (nominato recentemente emiro[42] militare del fronte caucasico da Doku Umarov[43]) in un’intervista a “Kavkazcentr”[44] della primavera dell’anno scorso disse che per ordine di Šamil’ Basaev nelle strutture dei settori del fronte erano stati “formati gruppi speciali operativi (SOG)[45], a cui erano stati affidati compiti militari di tipo tattico-operativo. Per esempio, il lavoro mirato contro persone concrete e anche “la preparazione e l’esecuzione di operazioni di guerriglia adeguate per l’eliminazione di obbiettivi indicati in precedenza”. Evoloev ha reso noto anche che gli è “riuscito di creare un sistema elastico di direzione, in cui singoli reparti hanno la massima autonomia nelle questioni di pianificazione operativa”. Queste dichiarazioni confermano le informazioni delle nostre fonti nelle forze armate, che affermano: i militanti si sono effettivamente frammentati in gruppi di tre-cinque persone e si occupano di eliminazione mirata a colpi di arma da fuoco di uomini delle forze dell’ordine e dell’amministrazione. Cosa sono se non ASU sul modello irlandese? E gli ultimi avvenimenti in Inguscezia, evidentemente, testimoniano ancora il passaggio a questa tattica: la sparatoria contro la sede dell’UFSB[46] e contro la casa del vice direttore della GAI[47] della repubblica, cugino del presidente Zjazikov, le sparatorie contro macchine con militari a bordo, l’assassinio del mullah Vacha Vedzižev… Vale la pena di aggiungere che un anno prima i militanti avevano compiuto una riorganizzazione su base regionale, formando il cosiddetto “fronte caucasico”, dove sono confluiti raggruppamenti di tutte le repubbliche del Caucaso: dalla Kabardino-Balkarija al Daghestan fino all’Ossezia settentrionale. Nell’autunno del 2006 i militanti hanno di nuovo introdotto correttivi alla loro tattica: stavolta il ruolo di iniziatore è stato interpretato da Doku Umarov, che ha fatto presente che adesso bisogna ridurre la pressione sui grandi centri abitati e concentrare l’azione nelle province di montagna. Evidentemente, in conseguenza dell’applicazione di questa strategia, nell’aprile 2007 nella provincia di Šatoj[48] è stato abbattuto un Mi-8[49] con a bordo combattenti della 22.a brigata dei corpi speciali del GRU. I rappresentanti ufficiali della Russia, così come a suo tempo i britannici, parlano di riduzione del numero di militanti attivi, dando cifre intorno a qualche centinaio di persone. Considerando l’esperienza irlandese, finora non si può dire se questo sia un indice di decadenza o di ristrutturazione del movimento. Non si sa se Šamil’ Basaev abbia studiato l’esperienza del movimento insurrezionale in America Latina o in Irlanda del Nord, ma questi e i suoi successori hanno percorso una strada simile, in quanto, evidentemente, è l’unica strada con delle prospettiva per i militanti. Il brigadiere Glover, capo della sezione spionaggio del quartier generale britannico che negli anni ‘70 si occupava dell’Irlanda del Nord, annotò in qualche modo nel suo rapporto segreto (rubato dai sostenitori dei separatisti e pubblicato dai repubblicani): “Dopo essersi riorganizzata in cellule, l’IRA è divenuta meno dipendente dall’opinione pubblica e ha ridotto le possibilità di infiltrazione di informatori nella sua struttura”. Non sono forse questi gli scopi che si pone qualsiasi organizzazione terroristica?
P.S. Dopo il passaggio alla nuova struttura l’IRA ha decisamente aumentato l’efficacia dei propri attacchi. La situazione è evidentemente sfuggita ad ogni controllo e al primo ministro Margaret Thatcher è toccato non solo andare personalmente nella regione, ma anche inviare là il capo del servizio segreto esterno,perché questi, come persona di parte, potesse riconciliare l’esercito, il controspionaggio e la polizia, costringendoli a scambiarsi informazioni. Tuttavia ai britannici non è riuscito chiudere i conti con l’IRA neanche nei successivi quindici anni, nonostante tutta la durezza della “lady di ferro” e il suo amore per i corpi speciali con i loro metodi, che ricordano tanto il principio russo di “far secchi nel cesso”[50]. Irina Borogan Agentura.ru[51] Andrej Soldatov, osservatore della “Novaja gazeta” 09.08.2007, “Novaja gazeta”, http://www.novayagazeta.ru/data/2007/60/18.html (traduzione e note di Matteo Mazzoni) |