29 giugno 2010
28 giugno 2010
Ormai i caucasici scomodi "scompaiono" perfino a San Pietroburgo...
Lo sporco segreto degli uomini delle strutture armate (articolo della “Novaja gazeta”)
| Natal'ja ŠKURËNOK, 28.06.2010 09:39 Per le persone scomparse la Russia risponde alla Corte Europea La Corte Europea dei Diritti dell'Uomo (CEDU) è intenzionata ad esaminare con priorità la denuncia dell'operato delle autorità russe nel caso della scomparsa a Pietroburgo dei familiari della vedova dell'attivista per i diritti umani Makšarip Aušev, ex proprietario del sito “Ingushetia.ru”, ucciso nell'autunno dello scorso anno. Di questo hanno riferito gli avvocati della famiglia. La “Novaja gazeta” ha già scritto più di una volta di come in strane circostanze a Pietroburgo negli ultimi giorni del dicembre 2009 sia scomparsa la macchina in cui viaggiavano quattro familiari di Aušev: il fratello di sua moglie Ali Džaniev, il cugino di lei Magomed Adžiev e gli zii Junus e Jusup Dobriev. A marzo di quest'anno si è saputo che i familiari degli scomparsi avevano condotto indagini per proprio conto sull'accaduto e avevano scoperto delle videoregistrazioni delle telecamere di sorveglianza esterna, che gli avevano permesso di mettersi sulle tracce degli scomparsi e di supporre che alla vicenda avessero preso parte agenti dello Stato. Purtroppo le istituzioni ufficiali – gli organi per la tutela dell'ordine, gli inquirenti, la procura, lo FSB [1] – continuano a cercare di convincere i familiari e i loro avvocati di non saper niente della scomparsa di queste persone, che non hanno visto nessuno e non hanno arrestato nessuno e l'indagine ufficiale finora non si è mossa da un punto morto.
Un sequestro ufficiale Makšarip Aušev è morto per mano di ignoti che hanno sparato alla sua automobile il 25 ottobre 2009. Due mesi dopo sulla stessa strada presso Nal'čik [2] è stata fatta esplodere una Žiguli [3] in cui si trovavano la vedova incinta di Aušev Fatima, la madre e il fratello di lei. Fatima Auševa è sopravvissuta e i parenti l'hanno subito portata a Pietroburgo, dove a fine dicembre ha partorito un figlio. Dopo l'arrivo a Pietroburgo gli stessi familiari, nella notte tra il 26 e il 27 dicembre, sono scomparsi senza lasciare traccia e la macchina su cui viaggiavano per Pietroburgo – una VAZ-21099 [4] – è stata trovata in stato di abbandono un mese dopo alla periferia della città. Da allora da Ali Džaniev, Magomed Adžiev, Junus e Jusup Dobriev non è giunta alcuna notizia, il procedimento penale per la loro scomparsa è stato avviato solo un mese dopo. L'indagine ufficiale girava in tondo [5] e allora gli stessi familiari e amici degli scomparsi hanno iniziato un'indagine: hanno richiesto le videoregistrazioni della sorveglianza esterna sul percorso del supposto pedinamento della macchina con i quattro passeggeri e ben presto hanno visto sia la stessa Žiguli e una jeep e due minibus che la seguivano senza perderla di vista. Per uno degli incroci questo corteo non è passato e in quel quartiere i familiari ben presto hanno trovato numerosi testimoni: gli abitanti delle case circostanti hanno raccontato di aver osservato un vero e proprio sequestro. Alcune persone in tuta mimetica nera, con armi in pugno e mascherati hanno fermato la Žiguli e ne hanno fatto sedere i passeggeri nei minibus, poi se ne sono andate tutte. Fra l'altro, secondo i testimoni, gli assalitori si comportavano come pubblici ufficiali e non come banditi – regolavano il traffico, riprendevano l'accaduto con una telecamera, agivano con tranquillità e convinzione.
Non è successo nulla, ma è un segreto Tutti i nuovi materiali trovati sono stati trasmessi agli inquirenti di Pietroburgo, ma il caso comunque non si è mosso di un passo: la procura e gli inquirenti hanno continuato ad affermare che non sanno niente e che non hanno arrestato nessuno. Allora gli avvocati hanno inviato un'istanza alla Corte Europea con la richiesta di esaminare la loro denuncia più rapidamente possibile e la CEDU ha dato una risposta positiva letteralmente dopo qualche giorno. Ma gli organi dello FSB, a cui si sono rivolti gli avvocati delle vittime con la richiesta di dare delucidazioni sul sequestro di persone da parte di agenti dello Stato, si sono rifiutati di comunicare qualsiasi informazione. In risposta all'istanza della CEDU all'indirizzo del governo russo con la richiesta di rispondere dettagliatamente e senza lungaggini alle domande: dove si trovano gli scomparsi? E se sono stati arrestati, perché non permettono agli avvocati di vederli? – il governo della Federazione Russa ha inviato una risposta di 600 pagine, in cui si continuava sullo stesso tema: non sappiamo niente, non abbiamo visto niente e se anche qualcosa c'è stato, è coperto dal segreto istruttorio. – Riteniamo che il governo russo non abbia risposto in modo esauriente alla richiesta della Corte Europea se all'accaduto avessero preso parte agenti dello Stato, – dice uno degli avvocati delle vittime, Ol'ga Cejtlina. – Il governo non ha spiegato in modo comprensibile perché alcuni materiali e documenti restano segreti, anche se, secondo le regole della CEDU, questo dovrebbe preparare i documenti completi. Questa posizione delle autorità ufficiali da agli avvocati il diritto di fare appello contro l'operato delle autorità – a giorni le carte preparate dagli avvocati delle vittime saranno inviati alla Corte Europea.
La delega dei sequestrati Parallelamente continuano le udienze nei tribunali di Pietroburgo. Il fatto è che gli avvocati delle vittime hanno presentato una denuncia in tribunale contro l'operato dello FSB: in tutte le strutture ufficiali a cui gli avvocati hanno inviato richieste cercando di trovare le persone scomparse nel centro di Pietroburgo a praticamente tutte le istanze è stato risposto che non ne sanno semplicemente nulla. E solo dallo FSB è giunta risposta che non daranno informazioni. “Secondo l'articolo 6 della legge federale “Sul Servizio di Sicurezza Federale” [6], – ha scritto in risposta alla richiesta degli avvocati il vice capo dell'amministrazione dello FSB V.S. Šeleg, – hanno diritto di ricevere chiarimenti e informazioni dagli organi del Servizio di Sicurezza Federale organi di Stato, imprese, istituzioni e organizzazioni, indipendentemente dalle forme di proprietà e anche associazioni sociali e singoli cittadini in caso di limitazione dei loro diritti e delle loro libertà. Inoltre nella Vostra dichiarazione non si osserva che Voi secondo l'articolo 6 della legge federale “Sull'attività degli avvocati e l'avvocatura nella Federazione Russa” siate investiti dei poteri adeguati per poter ricevere le informazioni richieste riguardanti le dette persone”. Cioè di fatto lo FSB ha rifiutato agli avvocati ufficiali dei familiari delle persone sparite il diritto di ricevere da esso informazioni sulle persone scomparse. – Abbiamo protestato in tribunale contro questa dichiarazione dello FSB, – racconta l'avvocato delle vittime Ivan Pavlov. – Ma il giudice del tribunale del quartiere Kujbyševskij [7] Tat'jana Kuzovkina ha sostenuto la loro posizione. Ci è stato letteralmente dichiarato – che gli scomparsi scrivano una delega in cui vi incaricano di cercarli, allora richiedete informazioni! Secondo me, tale posizione della corte è una totale assurdità. Ora gli avvocati inviano una denuncia alla Corte Europea dei Diritti dell'Uomo e mettono in discussione la decisione del tribunale del quartiere Kujbyševskij. La “Novaja gazeta” continua a seguire questo caso. Ingushetia.Org, http://www.ingushetia.org/news/22278.html (traduzione e note di Matteo Mazzoni) |
[1] Federal'naja Služba Bezopasnosti (Servizio di Sicurezza Federale), il principale servizio segreto russo.
[2] Capitale della repubblica autonoma di Kabardino-Balkaria.
[3] Modello della Lada che riprende la Fiat 124.
[4] Modello della Volžskij Avtomobil'nyj Zavod (Fabbrica di Automobili del Volga).
[5] Letteralmente “calpestava sul posto”.
[6] Le leggi russe sono indicate con il titolo.
[7] Quartiere della zona centrale di San Pietroburgo.
"Il pasticciaccio del centro spirituale del Patriarcato di Mosca a Parigi" o "Come Putin dimostra che non agisce in modo poco ortodosso"
La cattedrale delle spie [1]? |
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I servizi segreti francesi sospettano la Russia di aver intenzione di creare a Parigi il più grande centro di intelligence del mondo. Sotto le insegne di un centro culturale e spirituale del Patriarcato di Mosca
Dopo aver venduto alla Russia a un prezzo stratosferico un terreno in un quartiere d'élite di Parigi, la leadership francese si è innervosita. Non senza l'influenza dell'opinione pubblica del proprio paese ha preso a sospettare che sotto l'aspetto di un grandioso “centro spirituale e culturale del Patriarcato di Mosca”* non lontano dalla Torre Eiffel e dal Palazzo dell'Eliseo verrà costruito il più grande centro di intelligence russo del mondo. Su cosa sono basate le paure dei francesi nei confronti della Chiesa Ortodossa Russa ufficiale e quanto sono fondate? Durante la sua ultima visita a Parigi, l'11 giugno, Vladimir Putin si è diretto con il suo collega francese François Fillon sul lungofiume Branly, verso l'abbastanza anonimo edificio del servizio meteorologico francese. Tuttavia Putin non ha potuto trattenere gli entusiasmi: “E' un posto notevole, sorprendentemente bello!” E' notevole per il suo futuro, per cui al premier russo manca il fiato. In seguito a un difficile affare commerciale e diplomatico un terreno praticamente nel cortile del palazzo dell'Alma è stato acquistato dalla Direzione Operativa del Presidente della Federazione Russa. Fra un anno il servizio meteorologico lascerà il proprio anonimo edificio, che sarà abbattuto e su un terreno di oltre 8 mila metri quadrati la Russia costruirà la cattedrale della Chiesa Ortodossa Russa del Patriarcato di Mosca (RPC MP [2]), un seminario, una biblioteca, spazi abitativi e strutture “per scopi scientifici e culturali”. La consegna dell'oggetto per l'uso è prevista per il 2013. La Russia ha iniziato le trattative per il “centro spirituale” con il nuovo presidente francese Nicolas Sarkozy già nel 2007, durante la visita a Parigi del Patriarca Alessio II. Inizialmente i consiglieri non raccomandarono a Sarkozy di entrare in questo gioco, ma nell'affare si introdusse il Vaticano, che allettò il giovane presidente con il ruolo potenziale di mediatore dell'incontro tra il Papa e il Patriarca di Mosca. Questo incontro, com'è noto, non ebbe comunque luogo, ma la RPC MP ottenne da Sarkozy tutto ciò che voleva. E solo adesso, quando l'affare è stato già concluso e i soldi (70 milioni di euro del budget di Stato della Federazione Russa) versati, le autorità francesi si sono messe le mani nei capelli. Il baratto di Copenaghen “I servizi segreti francesi sono inquietati dall'incremento di attività delle spie russe”, – comunica il giornale britannico “Daily Telegraph”. Il quotidiano lega il rafforzamento di questa inquietudine per l'appunto alla costruzione nel centro di Parigi della nuova cattedrale della RPC MP, affermando che in realtà questa struttura sarà un centro spionistico russo. Più dettagliatamente ha chiarito queste paure il settimanale francese “Le Nouvel Observateur” in uno dei numeri di giugno. L'autore dell'articolo “L'affaire della Cattedrale del Cremlino a Parigi” Vincent Jauvert ha condotto un'indagine in cui si rimanda anche all'articolo della “Novaja gazeta” del 19 febbraio di quest'anno. Come ha chiarito Vincent Jauvert, l'accordo chiave sulla vendita del terreno e la costruzione su di esso del complesso della RPC MP fu raggiunto il 18 dicembre dello scorso anno durante l'incontro faccia a faccia tra Medvedev e Sarkozy a Copenaghen, dove allora era in corso il summit mondiale sul clima. Fino a quel momento sul terreno avanzavano pretese l'Arabia Sudita [3] e il Canada. Per i nostri uomini al potere la vittoria in questa vicenda era una questione d'onore. “Questa, – afferma il giornalista francese, – è parte di una strategia globale elaborata già da tempo: la legittimazione del regime di Putin con l'aiuto della chiesa. La costruzione di una cattedrale russa a Parigi (la prima dai tempi dei Romanov) permetterà all'attuale potere di diventare una sorta di erede dell'impero della Grande Russia. Stabilirsi sul lungofiume Branly significa dichiarare il ristabilimento dell'influenza russa in Francia e in generale in Europa occidentale… Per farla breve, questa cattedrale deve mostrare ai dubbiosi che il clan di Putin è degno della stima data agli zar”. La realizzazione pratica del piano è stata affidata al responsabile del settore operativo del presidente Vladimir Kožin. Per un contributo alla “soluzione delle questioni” con il governo francese Kožin si è rivolto alla compagnia di consulting ESL&Network, che è guidata da tal Aleksandr Medvedovskij, diplomato all'Ecole Nationale d'Administration francese. Questi è ritenuto amico del direttore del gabinetto del presidente francese Christian Frémont. Ma il successo finale alla causa è stato garantito da un baratto diplomatico tra Medvedev e Sarkozy a Copenaghen. Gli esperti francesi suppongono che proprio in cambio del “centro spirituale e culturale” Medvedev abbia acconsentito a comprare in Francia le costose porta-elicotteri Mistral, a far entrare i francesi nel progetto strategico “Nord Stream” [5] e a prender parte alle sanzioni internazionali contro l'Iran. Secondo le informazioni del “Nouvel Observateur”, che l'ufficio stampa di Sarkozy non nega, da Copenaghen il presidente telefonò al proprio ministro delle Finanze Eric Woerth e gli dette alcune istruzioni riguardanti il prossimo concorso. Qualche giorno dopo Woerth ricevette Kožin. Dopo questo incontro la Russia propose anche per il terreno sul lungofiume una somma che, secondo un funzionario del ministero delle Finanze, “superava le nostre stime, che erano mantenute segrete”. Il 28 gennaio la Federazione Russa vinse ufficialmente il concorso. Tolta la testa [5]… Dopo la vendita del terreno sul lungofiume Branly alla Russia l'Amministrazione centrale dell'intelligence interna francese dette l'allarme. Il motivo formale dell'allarme era la circostanza per cui il futuro “centro spirituale” sarebbe stato circondato da tre lati dal palazzo dell'Alma – una delle residenze ufficiali del presidente francese. Al momento presente gli abitanti del palazzo sono il Consiglio Superiore della Magistratura, il servizio postale presidenziale e anche 16 alti collaboratori del palazzo dell'Eliseo, a cui sono stati forniti appartamenti nel palazzo. Per esempio, qui vive il consigliere di Sarkozy per le questioni di politica estera Jean-David Levitte, che gode dell'alto interesse dei servizi segreti stranieri. L'amministrazione centrale punta il dito sull'incremento senza precedenti dell'attività spionistica della Russia (in primo luogo del Servizio di Intelligence Esterna [6]) sul territorio francese. Secondo le sue informazioni, a Parigi è stato messo in luce lo stesso numero di spie russe che era stato registrato per l'ultima volta nel 1985. La leadership della RPC MP, come si evince da materiali resi in larga parte pubblici della Commissione del Soviet Supremo per le indagini sulle circostanze del tentato colpo di stato del 1991, è piena di collaboratori e informatori del KGB. Nonostante i continui appelli degli attivisti civici e delle chiese “concorrenti” a fare atto di pentimento per una così sistematica collaborazione con i servizi segreti e a condannare la stessa pratica della “spiata” [7], la RPC MP non commenta in alcun modo la collaborazione dei membri della gerarchia con il KGB e non sottopone queste persone alle punizioni previste dai canoni ecclesiastici per casi del genere. I posti chiave nel Sinodo della RPC MP sono finora occupati da persone, i cui nomi in codice come agenti sono stati messi in luce nel 1991 dalla Commissione del Soviet Supremo. L'eco della guerra civile La parte russa dopo gli “sfavorevoli” articoli della stampa occidentale sul progetto spirituale con sfumature spionistiche ha rilasciato alcune fiacche smentite. “E' un altro errore dei giornalisti, che non ha alcun fondamento”, – ha detto l'11 giugno il premier russo durante l'incontro con l'ex presidente francese Jacques Chirac. L'addetto stampa del settore operativo del presidente russo Viktor Chrekov ha definito infondati i timori dei francesi. In tutt'altro modo pensano gli ortodossi che vivono da tempo in Francia – principalmente emigrati russi della prima e della seconda ondata. La Russia per mano della RPC MP toglie attivamente agli emigranti che non si sottomettono al Patriarcato di Mosca la proprietà delle costruzioni prerivoluzionarie. Di regola si usa il metodo della divisione delle comunità, con la formazione di consigli ecclesiastici “paralleli” di rappresentanti giunti da poco della “mafia russa”, che cominciano estenuanti processi con i vecchi consigli di emigrati russi. Questi processi vanno avanti con successi mutevoli – gli emigranti hanno salvaguardato la chiesa a Biarritz sotto il presidente Chirac, ma la grandiosa cattedrale di Nizza già sotto il presidente Sarkozy è stata assegnata ai “nuovi russi”. Il patriarcato di Mosca è deciso a prendere anche la famosa chiesa di sant'Alessandro Nevskij in rue Daru a Parigi, dove ora si trova la cattedra dell'arcivescovo delle parrocchie russe sotto la giurisdizione del Patriarcato di Costantinopoli. I vecchi russi in Francia sono così spaventati dall'ampiezza del Patriarcato di Mosca che hanno già smesso di far entrare nelle proprie chiese gli alti inviati di Mosca. Questo incidente è avvenuto all'inizio di marzo al numero due del Patriarcato di Mosca, il presidente della Sezione per le relazioni con l'estero della chiesa, il metropolita Ilarion (Alfeev). Il presidente dell'arcivescovado russo del Patriarcato di Costantinopoli, l'arcivescovo Gavriil, ha scritto a Ilarion che questi deve rimandare “a tempi migliori” la visita della chiesa di sant'Alessandro Nevskij. Come motivo del rifiuto l'arcivescovo ha indicato la decisione del tribunale francese sul passaggio di proprietà della cattedrale di Nizza, in cui amministra le funzioni la comunità dell'esarcato, alla Russia, che porterà al passaggio della chiesa alla RPC MP. Come ha dichiarato alla “Novaja gazeta” il protodiacono del luogo di culto della Chiesa russa all'estero a Lione German Ivanov-Trinadcatyj, il Patriarcato di Mosca, “la cui presenza in Francia 10-20 anni fa era solo simbolica, oggi prende grande forza, godendo dell'appoggio occulto delle autorità francesi, il che, in particolare, spiega le nostre difficoltà nelle cause con il Patriarcato”. * Della storia dell'affare e dei piani della Russia nei riguardi della propria nuova proprietà nel centro di Parigi la “Novaja gazeta” ha già scritto (“Cammina lontano la Chiesa Ortodossa”, n. 18 del 19 febbraio 2010). In luogo di commento La “Novaja gazeta” si è rivolta per un commento alla segreteria del Patriarcato di Mosca per le istituzioni all'estero. Si è chiarito che il suo segretario, l'arcivescovo Mark, a quanto ha comunicato il suo collaboratore, si trova in missione e non è possibile contattarlo. Alla domanda su chi possa commentare lo scandalo che è scoppiato, il collaboratore del segretario ha risposto che sono tutti in ferie e che egli stesso ne sente parlare per la prima volta. Altri tentativi di mettersi in contatto con i membri della gerarchia della Chiesa sono stati senza successo – la comunicazione è bloccata. La “Novaja gazeta” non recede dalle proprie intenzioni di conoscere il punto di vista della RPC. 25.06.2010 |
[1] Gioco di parole impossibile da rendere. L'originale Špionskij sobor rimanda alla celebre Sionskij sobor (Cattedrale di Sion) di Tbilisi.
[2] Russkaja Pravoslavnaja Cerkov' (Chiesa Ortodossa Russa), Moskovskij Patriarchat (Patriarcato di Mosca).
[3] Nell'originale è scritto Sudovskaja in luogo del corretto Saudovskaja.
[4] Il gasdotto dalla Russia all'Europa occidentale attraverso il Baltico.
[5] Si riferisce al detto russo “Tolta la testa, non si piange per i capelli”.
[6] Sorta di CIA russa.
[7] Nell'originale stukačestvo, cioè attività da stukač (“persona che bussa”, alla porta dei servizi segreti cioè).
27 giugno 2010
25 giugno 2010
La Russia nel Caucaso non è inclemente e come nell'Urss che fu se sei innocente ti riduce la pena
Vai a casa |
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Il caso dell'attacco a Nal'čik [1]. L'accusa perde argomenti
Lunedì alla Corte Suprema della Kabardino-Balkaria è avvenuto un fatto significativo. A uno dei 58 imputati del caso dell'attacco alle strutture armate della città di Nal'čik del 13 ottobre 2005, Kazbek Budtuev, la forma di custodia cautelare è stata mutata negli arresti domiciliari. Era l'ennesima udienza di tribunale di routine, da cui né i partecipanti, né gli uditori non si aspettavano niente di nuovo. Tuttavia la corte, esaminando per la diciottesima volta la questione del prolungamento delle misure di custodia cautelare, ha deciso di mutare, se non il destino, almeno le condizioni di reclusione di uno degli imputati. Ora Kazbek Budtuev ha 33 anni. Fino al 13 ottobre 2005 viveva con la madre alla periferia di Nal'čik e lavorava nei cantieri edili. In quello sfortunato giorno era a casa e non era andato in città. I testimoni – più di venti persone tra vicini e conoscenti – già al momento delle indagini preliminari resero deposizioni che confermavano il suo alibi. Non di meno dieci giorni dopo i fatti Budtuev fu arrestato e incriminato secondo nove articoli del Codice Penale: dalla partecipazione a una rivolta armata all'uccisione di civili. Secondo la versione degli inquirenti, il giovane, insieme ad altri militanti, avrebbe compiuto l'attacco alla seconda sezione degli Affari Interni [2] della città di Nal'čik. Com'era finito nel campo visivo degli uomini delle strutture armate? Per caso. Avevano preso il suo vicino e questi, durante le operazioni di indagine – dopo le quali l'ennesima costola rotta gli aveva perforato un polmone – “riconobbe” Budtuev nelle fotografie dei militanti morti. Queste deposizioni divennero una base sufficiente per l'arresto. Qui bisogna notare che fin dall'inizio l'indagine ebbe grandi problemi con i testimoni dell'accusa. Le prove dirette della colpevolezza si basava fortemente sulle deposizioni degli imputati contro se stessi ottenute con la tortura (sull'uso della tortura nelle prime settimane dopo gli arresti ora nelle udienze testimoniano perfino gli agenti dell'UFSB [3] e dell'UBOP [4] della repubblica). Perciò non è sorprendente che un anno dopo l'inizio delle indagini gli imputati uno dopo l'altro abbiano preso a ritrattare le proprie deposizioni. Con la base di prove sono sorti dei problemi. Allora gli organi inquirenti hanno applicato il know-how. Questi hanno utilizzato l'istituto della collaborazione con gli inquirenti, largamente diffuso nella pratica occidentale, ma in una propria chiave particolare. Il caso è stato suddiviso in singoli episodi. Dopo il “lavoro” con gli imputati sono state amnistiate 12 persone, fra l'altro tutti per diversi episodi. Proprio le deposizioni di queste venti persone sono diventate le prove principali. Tuttavia ora, durante il dibattito in tribunale, gli amnistiati raccontano il meccanismo di questa collaborazione. Intervenendo davanti alla corte in qualità di testimone, l'amnistiato Zelimchan Karaev ha dichiarato di aver riconosciuto il suo vicino Kazbek Budtuev per errore. In realtà questi “non ha preso parte ai fatti del 13 ottobre e non ne è complice. E le deposizioni in cui accuso falsamente altre persone sono state rese sotto tortura. Ho acconsentito a collaborare con gli inquirenti in cambio della libertà”. Dopo cinque anni passati dietro le sbarre, con la salute minata – dopo gli interrogatori a Budtuev non funzionavano più i reni – la corte ha deciso di mutargli la misura di custodia cautelare negli arresti domiciliari. Certo, è difficile chiamare trionfo della giustizia la decisione della corte, in cui con la formula “mancanza di prove di colpevolezza” a una persona cambiano solo la misura di custodia cautelare. Tuttavia tale decisione da speranza che il terzetto di giudici con a capo il presidente Galina Gorislavskaja dopo un ulteriore esame di questo clamoroso caso valuterà oggettivamente e senza preconcetti le prove presentate dalla difesa e dall'accusa. 23.06.2010, “Novaja gazeta”, http://www.novayagazeta.ru/data/2010/066/06.html (traduzione e note di Matteo Mazzoni) |
[1] Capitale della repubblica autonoma di Kabardino-Balkaria.
[2] Cioè della polizia.
[3] Upravlenie Federal'noj Služby Bezopasnosti (Direzione del Servizio Federale di Sicurezza), cioè la direzione locale dell'erede del KGB.
[4] Upravlenie po Bor'be s Organizovannoj Prestupnost'ju (Direzione per la Lotta alla Criminalità Organizzata).
Meglio tralasciare Slovacchia-Italia e rendere omaggio agli eroi della grande impresa sportiva di ieri (e non solo)
Il tennista americano John Isner - a sinistra - e il francese Nicolas Mahut - a destra - con l'arbitro tedesco Soren Friemel durante una delle sospensioni forzate del loro incredibile match a Wimbledon (fonte: http://static.guim.co.uk/sys-images/Sport/Pix/pictures/2010/6/23/1277330052238/Mahut-Isner-006.jpg)
20 giugno 2010
La storia infinita tra UE e Russia
Gli eurodeputati si sono stancati della Russia |
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Verso la fine del rapporto dell'Alto Rappresentante dell'UE per gli affari esteri e la sicurezza lady Katherine Ashton sul summit UE-Russia di Rostov [1] nell'emiciclo dell'Europarlamento di Strasburgo persisteva un unico rumore di fondo
La fragile presidente italiana batteva disperatamente il martelletto sul tavolo per richiamare l'auditorio all'ordine. Ma i deputati chiacchieravano tra loro e ai cellulari. Si aveva l'impressione che ne avessero abbastanza delle stesse annose formule, per cui la Russia sarebbe un importante partner strategico, della constatazione dell'assenza di movimenti tanto sul piano dei valori democratici generali, quanto nel commercio e negli investimenti, dell'ideazione di nuove iniziative senza compiere le ambiziose precedenti. Stavolta lady Ashton ha venduto ai deputati la Partnership per la modernizzazione, proposta a novembre dello scorso anno al summit UE-Russia a Stoccolma, accolta con viva soddisfazione da Dmitrij Medvedev e ribadita in una dichiarazione congiunta il 1 giugno a Rostov sul Don. Ashton ha cominciato dai discorsi ufficiali, per cui il summit di Rostov fu molto buono, pragmatico e costruttivo e che il suo risultato più importante è la storica iniziativa della Partnership per la modernizzazione. Poi ha confermato la posizione dell'UE: l'Europa è pronta ad aiutare la Russia nella modernizzazione, ma a differenza del Cremlino la intende non solo come trasmissione di tecnologia, ma opera per un “ampio approccio”. Questo consiste nel fatto che la tecnologia e il know-how non sono la componente principale della modernizzazione. Questa non può esserci senza la modernizzazione della vita socio-politica. La Silicon Valley non può funzionare in una società non libera. “Sì, siamo pronti a contribuire alle innovazioni tecniche in Russia, ma sottolineiamo anche l'importanza dei valori democratici e del potere della legge, – ha dichiarato il capo della diplomazia dell'UE. – Questo riguarda il sistema giudiziario e la lotta alla corruzione, il dialogo con la società civile. Questi sono gli ambiti prioritari della Partnership per la modernizzazione”. Ella ha ricordato fenomeni della vita russa incompatibili con la modernizzazione: la persecuzione di attivisti per i diritti umani e giornalisti, la dispersione delle dimostrazioni dei “dissenzienti” del 31 maggio, manco a dirlo il giorno iniziale del summit di Rostov. Le basi della modernizzazione sono le libertà di parola e di riunione. “Gli impegni politici per la libertà di commercio devono incarnarsi nei fatti, – ha dichiarato la baronessa Ashton. – La creazione di un'unione doganale Russia-Bielorussia-Kazakistan ha suscitato la preoccupazione dell'UE. Noi non siamo contro le unioni doganali. La stessa UE è anche un'unione doganale. Ma temiamo che questa unione frenerà il commercio, piuttosto che servire al suo sviluppo”. I deputati si sono sottratti ai propri pensieri e alle proprie azioni alla parola “energia”. Si sono scossi e si sono messi ad ascoltare le parole pronunciate già da tempo sul fatto che l'UE debba includere nel nuovo accordo di base con la Russia degli impegni giuridici precisi nello spirito della Carta dell'energia (che la Russia ha rifiutato). Senza questo è difficile parlare di aiuti all'efficienza energetica e alle tecnologie “verdi”. La questione ambita dal pubblico avanzato russo dell'ingresso senza visto in Europa ha suscitato sentimenti confusi nei rappresentanti europei dei popoli. Poiché i loro elettori non si riversano in Russia nelle vacanze estive, la conversazione è andata avanti in forma filosofica. Sono maturi i russi per l'ingresso senza visto nell'UE – non come popolo, ma come sistema in cui vivono? Tra quelli che sono intervenuti nel dibattito, la maggior parte ha criticato la leadership dell'UE per l'insufficienza di iniziative e di durezza nei confronti del Cremlino. Il bilancio generale nei confronti dell'UE è piuttosto negativo, ma l'ordine di Bruxelles è deciso: con la Russia bisogna ampliare la collaborazione, quale che sia. Tra i momenti positivi, notati sia dai sostenitori, sia dai critici di Mosca, ci sono stati solo la ratifica del 14° protocollo della Convenzione Europea sui diritti umani e la conferma della moratoria sulla pena di morte e anche le parole di Medvedev sulle intenzioni di modernizzare la Russia. Tutto il resto ha il segno meno. Gli oratori hanno ricordato sia le dispersioni dei manifestanti del 31 maggio, tra cui quella di Rostov fuori dalle porte del summit, sia le uccisioni di giornalisti, sia Chodorkovskij e Magnitskij [2]. Hanno ricordati gli impegni non adempiuti dalla Russia per il ritiro delle truppe dalla Georgia (Ossezia del Sud e Abcasia). Ce ne sono stati anche alcuni che hanno lodato maggiormente Mosca e hanno rimproverato Bruxelles: un euro-scettico inglese, qualche estremista di sinistra e il ben noto francese Jean-Marie Le Pen. Democrazia... Aleksandr Mineev
18.06.2010, “Novaja gazeta”, http://www.novayagazeta.ru/data/2010/064/05.html (traduzione e note di Matteo Mazzoni) |
[1] Rostov sul Don, città della Russia meridionale.
[2] Sergej Leonidovič Magnitskij, avvocato russo di un'impresa inglese, arrestato per frode fiscale e morto misteriosamente durante la detenzione preliminare.
19 giugno 2010
Cos'è adesso (e cosa sarà) l'Ossezia del Sud indipendente
Il fardello dell'indipendenza |
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L'Ossezia del Sud dopo il riconoscimento russo. Cifre e fatti. Rapporto del “Crisis group”
La scorsa settimana è stato pubblicato l'ennesimo rapporto sull'Ossezia del Sud, preparato dall'organizzazione non governativa internazionale “Gruppo di crisi”*. Il rapporto si chiama “Il fardello dell'indipendenza” e compensa il vuoto informativo sulla situazione creatasi nell'Ossezia del Sud. Popolazione Circa 20000 georgiani etnici sono stati costretti a fuggire dall'Ossezia del Sud quando il 10 agosto 2008 gli eserciti russo e osseto del Sud sono entrati nei villaggi georgiani. Solo 2500 georgiani che vivevano nel distretto più lontano dalla capitale dell'Ossezia del Sud, quello di Akhalgori [1], e qualche centinaio di persone, principalmente di famiglie miste osseto-georgiane che vivevano nei distretti di Znaur [2] e di Dzhava [3], sono rimaste nei loro villaggi. Conteggi più accurati testimoniano che nella regione al momento attuale vivono circa 30000 persone: 17 mila a Tskhinvali, qualche migliaio a Dzhava, Znaur, Dmenisi [4] e Akhalgori, nei villaggi montani dell'Ossezia la popolazione non è quasi rimasta. Situazione socio-economica Dopo il conflitto d'agosto e la chiusura delle frontiere amministrativa con la Georgia tutta l'economia dell'Ossezia del Sud è stata costretta a riorientarsi verso la Russia. Il budget dell'Ossezia del Sud è cresciuto da 87 milioni di dollari nel 2009 a 140 milioni di dollari nel 2010, tuttavia per il 98,7% sono soldi russi. L'Ossezia del Sud è una regione tradizionalmente agricola. Dopo la fuga degli agricoltori georgiani i loro campi e le loro vigne restano totalmente abbandonati. I restanti terreni agricoli sono di proprietà dello stato, che ne ostacola l'appropriazione. Il mercato interno non è sviluppato, la produzione agricola locale soddisfa la richiesta solo per il 20%. L'esportazione di colture come mele e pesche in Russia (altrove non si può) non è vantaggiosa a causa delle alte tariffe doganali. Gli agricoltori locali non possono neanche rifornire di prodotti alimentari i soldati delle numerose basi militari russe in quanto il ministero della Difesa della Federazione Russa tratta solo con grossi fornitori. Il grande afflusso di soldati e lavoratori edili russi nella regione ha provocato nel dopoguerra un boom di bar privati. Ma le restanti attività si ricostruiscono in modo estremamente lento. Un imprenditore di successo in Ossezia del Sud guadagna da 500 a 1000 dollari al mese. La fabbrica di acqua minerale e la fabbrica Vibromashina [5] appartengono alle autorità dell'Ossezia del Sud (sono le maggiori imprese industriali dell'Ossezia del Sud) e lavorano solo al 20% delle proprie capacità. Una grande fabbrica di birra, che prima del conflitto d'agosto apparteneva a un'impresa georgiana di Akhalgori, è stata espropriata dalle autorità ossete. Ora non funziona. Prima della guerra la stragrande maggioranza degli abitanti dell'Ossezia del Sud viveva di traffico illegale di merci dalla Georgia verso la Russia e viceversa attraverso l'Ossezia del Sud e gli stessi osseti del Sud preferiva comprare beni di consumo nell'enorme e conveniente mercato presso Tbilisi, a Lilo. Adesso il 90% di tutto ciò che si vende in Ossezia del Sud è importato dalla Russia. I prezzi di queste merci sono del 50-100% più alti che nel sud della Russia. Il settore statale è il maggiore datore di lavoro nella regione, si osserva un aumento degli stipendi. Per esempio, lo stipendio di un insegnante è salito da 3000 rubli [6] prima della guerra a 7-8 mila [7] nel 2010. Lo stipendio dei dipendenti delle strutture armate dell'Ossezia del Sud va dai 250 ai 400 dollari, questo lavoro è il preferito dalla popolazione maschile dell'Ossezia del Sud. Anche i lavori di ricostruzione hanno creato posti di lavoro, ma fondamentalmente per operai non qualificati (la maggior parte delle ditte edili russe che lavorano in Ossezia del Sud porta i propri quadri). Il sistema bancario è rappresentato da due banche di Stato, in Ossezia del Sud non c'è una sola banca privata straniera (neanche russa). Il sistema postale nella repubblica non funziona affatto, per inviare una lettera bisogna andare in Ossezia del Nord. L'Internet pubblica – molto cara e lenta – è accessibile solo in un Internet-café in tutta la repubblica. La moneta è il rublo russo e le autorità dell'Ossezia del Sud non programmano affatto di passare a una propria moneta. Il sistema dei trasporti dell'Ossezia del Sud è allo sfacelo. Il costoso progetto di fare una strada da Tskhinvali ad Akhalgori, cominciato da un'impresa russa ancor prima dell'agosto 2008, non è ancora terminato. Gli abitanti dell'Ossezia del Sud preferiscono ricevere cure mediche fuori dai confini della repubblica. Tuttavia dopo la guerra la medicina georgiana non è più accessibile (fino all'agosto 2008 il 40% circa della popolazione dell'Ossezia del Sud si rivolgeva alla Georgia per le cure mediche). Sul territorio russo possono ricevere cure mediche gratuite solo quegli osseti del Sud che hanno il passaporto interno russo con il permesso di soggiorno. L'istruzione è allo sfacelo. La quantità di alunni in alcuni villaggi non supera le 10 persone. Nel 2010 430 studenti hanno ottenuto gli attestati scolastici. Quasi tutti i diplomati dell'Ossezia del Sud vorrebbero studiare in Russia, dove per loro sono previste quote nelle università. L'aiuto russo e la corruzione Dopo il conflitto d'agosto la Russia ha stanziato 840 milioni di $ (26 miliardi di rubli) per la ricostruzione dell'economia dell'Ossezia del Sud. Ad ogni residente nell'Ossezia del Sud toccherebbero cioè circa 28 mila dollari. A sua volta per la ricostruzione dell'economia l'Occidente ha stanziato per la Georgia nello stesso periodo 4,5 miliardi di dollari, che ammontano a circa 1200 dollari per ogni abitante della Georgia, compresi I profughi dell'Ossezia del Sud. Non pochi aiuti russi sono divenuti tuttavia il pomo della discordia tra Mosca e Tskhinvali**. Al momento sono stati ricostruiti 385 edifici amministrativi, ma anche scuole, asili, l'ospedale di Tskhinvali, ecc. Per quanto riguarda il settore edile privato, questo è in rovina come prima. Il centro abitato di Moskovskij [11] (che viene costruito a spese del budget di Mosca al posto del centro abitato georgiano di Tamarasheni) è l'unico progetto compiuto. Ma neanche qui vive qualcuno, in quanto mancano le vie di comunicazione. La Russia continua a mandare soldi nella regione e ha promesso di stanziare altri 5,7 miliardi di rubli [12] nel 2010 per la ricostruzione delle infrastrutture (strade, acquedotti e così via). I diplomatici russi dichiarano che sarebbe preferibile passare dagli aiuti a fondo perduto per l'Ossezia del Sud ai crediti, ma qui si sbagliano: nei prossimi 10-15 anni questo difficilmente accadrà. La presenza militare russa La Russia ha dichiarato di aver dislocato 3800 militari sul territorio dell'Ossezia del Sud già il giorno dopo la firma del piano Medvedev-Sarkozy. Le basi russe al momento sono a Tskhinvali, Dzhava, Kanchaveti [13], Kurty [14]. Va avanti anche la costruzione di un'ulteriore base presso il villaggio di Sinaguri, presso la frontiera amministrativa orientale con la Georgia. Le basi sono disposte ad altitudini strategiche (sulle vette dei colli) e permettono alla Russia di controllare la Georgia orientale e occidentale. La situazione ad Akhalgori dimostra la priorità degli interessi militari della Russia sui bisogni della stessa Ossezia del Sud. Questo è un distretto popolato da georgiani lontano da Tskhinvali e non molto importante per le autorità locali. Tuttavia la base russa posta là si trova a soli 50 chilometri da Tbilisi e ha un grande valore strategico per la Russia. La Russia è anche intenzionata a spendere 35 miliardi di rubli (1 miliardo e 200 mila dollari) per il rinnovamento della TRANSKAM [15] e la ricostruzione del tunnel di Roki [16] (la fine dei lavori è programmata per il 2012). Solo i lavori stradali preparatori verrà a costare 10 miliardi di rubli. Le autorità russe hanno anche annunciato un concorso per la costruzione di eliporti a Dzhava e Akhalgori, si valuta attentamente il piano per la costruzione di una nuova strada tra l'Ossezia del Sud e quella del Nord attraverso il valico di Mamison [17]. 900 guardie di frontiera russe prestano servizio per sorvegliare la frontiera amministrativa dell'Ossezia del Sud con la Georgia al posto dei militari osseti. Ufficialmente la Russia lo chiama “aiuto nella demarcazione della frontiera di Stato” dell'Ossezia del Sud indipendente. La costruzione di venti posti di frontiera dovrebbe essere compiuta per il 2011. Al contempo l'Ossezia del Sud riduce le proprie forze armate: l'esercito da tremila persone dell'Ossezia del Sud verrà ridotto a 200 persone nei prossimi due anni. Circa 600 osseti delle forze di pace sono stati congedati nel 2009. Gli esperti, sia russi sia locali sono certi che, se l'economia non si svilupperà ulteriormente, l'Ossezia del Sud si trasformerà in un presidio russo. I militari russi assommano già a un sesto di tutta la popolazione dell'Ossezia del Sud. Politica Mosca continuerà a inviare sussidi alla regione nonostante l'inefficacia dei soldi russi. In primo luogo, Mosca teme che l'instabilità dell'Ossezia del Sud possa provocare agitazioni nel Caucaso del Nord. In secondo luogo, la piena lealtà di Kokoity compensa qualsiasi spesa e la Russia difficilmente cercherà di cambiare leader in Ossezia del Sud prima della scadenza del mandato presidenziale di Kokoity nel 2011. Concorrerà Kokoity per un terzo mandato? Questo è l'oggetto principale dei dibattiti politici nella regione. Il capo dell'amministrazione presidenziale della Federazione Russa Naryškin ha ricordato che “è indispensabile osservare la costituzione dell'Ossezia del Sud” (la costituzione permette solo due mandati presidenziali). Kokoity, tuttavia, ha dichiarato che questa questione è un affare interno dell'Ossezia del Sud. *Organizzazione internazionale indipendente non lucrativa, che conta più di 135 collaboratori in cinque continenti. E' stata creata nel 1995 per pronosticare, prevenire e regolare i conflitti armati. La metodologia dell'organizzazione è basata sullo svolgimento di studi direttamente nelle zone di conflitto. Gli analisti del “Crisis group” hanno lavorato in Africa, Asia, Medio Oriente e anche in Europa (nei paesi dell'ex Jugoslavia. Seguono la situazione del Caucaso del Nord e del Sud dalla fine degli anni '80. Il finanziamento del “Crisis group” è operato da fondi di beneficenza e da organizzazioni non governative. Uno dei principali sponsor del “Crisis group” sono I ministeri degli Esteri di vari paesi membri dell'ONU. **Commenta Varvara Pachomenko (consulente del Gruppo Internazionale per la prevenzione delle crisi): – I risultati della prima verifica della Corte dei Conti della Federazione Russa sono stati pubblicati alla fine del 2008. Nel resoconto si diceva che per l'Ossezia del Sud erano stati stanziati 55 milioni di dollari. Sono giunti nella repubblica solo 15 milioni di dollari. Di questi sono stati spesi per la ricostruzione solo 1,4 milioni di dollari. Verso la fine del 2008 sono stati ricostruiti solo 8 dei 111 edifici programmati. I soldi fondamentali hanno cominciato a giungere nella repubblica solo in agosto, dopo la designazione da parte della Russia del nuovo primo ministro Viktor Brovcev. Dei 10 miliardi di rubli [8] che la Russia avrebbe dovuto versare all'Ossezia del Sud per gli anni 2008 e 2009, nella repubblica sono giunti 8,5 miliardi di rubli [9]. Di questi soldi un miliardo [10] era stato stanziato per la ricostruzione del settore edile privato. E questa somma sarebbe dovuta bastare per la ricostruzione di 400 case distrutte durante il conflitto d'agosto. Tuttavia quando il Comitato Statale per la ricostruzione dell'Ossezia del Sud nella persona del capo Zurab Kabisov ha fatto il resoconto, è risultato che a primavera di quest'anno si erano potute ricostruire solo 102 case e che I soldi erano già finiti. Tradotto e preparato da
16.06.2010, “Novaja gazeta”, http://www.novayagazeta.ru/data/2010/063/21.html (traduzione e note di Matteo Mazzoni) |
[1] Centro abitato della zona occidentale dell'Ossezia del Sud.
[2] Centro abitato della zona sud-occidentale dell'Ossezia del Sud.
[3] Centro abitato della zona centrale dell'Ossezia del Sud.
[4] Centro abitato del distretto di Tskhinvali.
[5] “Macchina a vibrazione” (produce macchinari).
[6] Meno di 80 euro.
[7] Circa 180-200 euro.
[8] Oltre 260,7 milioni di euro.
[9] Oltre 221,6 milioni di euro.
[10] Oltre 26 milioni di euro.
[11] “Moscovita” (nella parte centrale dell'Ossezia del Sud).
[12] Oltre 149,1 milioni di euro.
[13] Centro abitato della zona occidentale dell'Ossezia del Sud.
[14] Centro abitato nella zona occidentale del distretto di Tskhinvali.
[15] TRANSKavkazskaja AvtoMagistral' (AutoStrada TRANSCaucasica).
[16] Nella zona settentrionale dell'Ossezia del Sud.
[17] Nella zona nord-occidentale dell'Ossezia del Sud.
16 giugno 2010
Il "meglio" delle chiavi di ricerca di aprile 2010 del mio blog-CV
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14 giugno 2010
Il "meglio" delle chiavi di ricerca di aprile 2010 dell'altro mio blog
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A proposito di Magas, del terrorismo e dei "servizi" russi...
L'emiro Magas
| Julija Latynina, 12.06.2010 18:18 A Malgobek [1] in Inguscezia è stato preso vivo l'erede di Basaev, designato dopo la sua morte emiro militare dei mujaheddin del Caucaso, la seconda personalità nell'“emirato del Caucaso” dopo Doku Umarov – Magas, cioè Ali Taziev, cioè Magomed Evloev. Ciò è prima di tutto merito del nuovo presidente dell'Inguscezia Junus-Bek Evkurov e in buona misura del nuovo capo dello FSB [2] della repubblica Vladimir Gurba.
Questo arresto prolunga una serie di clamorosi successi, tra cui la cattura di Rustamat Machauri (questo è colui, la cui gente faceva secchi i russi in Inguscezia) e la liquidazione di Said Burjatskij [3] e Anzor Astemirov [4]. Questo arresto mostra che nel Caucaso tutto dipende dal leader. C'era Murad Zjazikov e gli agenti dell'OMON [5] uccidevano a colpi d'arma da fuoco per le strade e il potere diceva: si tratta di suicido; lo FSB era rappresentato nella repubblica da reparti volanti di carnefici che sedevano in bunker di cemento e facevano un salto in Inguscezia come se andassero nel bosco a dar la caccia agli animali: chi uccidevano – quello era un terrorista.
L'importante è avere una volontà. Where there's a will, there's a way [6].
La cattura di Magas oltre a innumerevoli bonus sotto forma di informazioni che prenderanno da lui (è chiaro con quali metodi), porta con se, tuttavia, anche un determinato problema, che sta nel fatto che Magas, cioè Ali Taziev, cioè Magomed Evloev, guidò l'atto terroristico di Beslan.
Ancora una volta: ritengo che proprio Magas, che poco prima era stato designato da Basaev comandante del settore inguscio del “fronte caucasico”, comandò Beslan e fuggì dalla scuola la sera del 2, alla vigilia del blitz, per ordine di Basaev, risparmiando se stesso, come quadro di maggior valore, per le future battaglie.
Inoltre ritengo che tutto il successivo caparbio lavoro di “indagine” su Beslan avesse lo scopo di falsificare questo fatto. L'indagine ha caparbiamente dimostrato che i militanti erano 32 e che si trovavano in un GAZ [7] della capienza di 25 persone, anche se, probabilmente, c'erano due gruppi di militanti in due GAZ e un gruppo era comandato da Ruslan Chubčarov (il Colonnello) e l'altro da Ali Taziev (Magas).
Domanda trabocchetto: se c'erano due gruppi e uno era comandato dal Colonnello e uno dal comandante di tutto il settore inguscio – qual era il principale?
Dopo Beslan di lui a lungo non si sentì più nulla: le autorità, che avevano dichiarato che era stato ucciso a Beslan, non si affrettarono a riconoscersi in errore, neanche Basaev si affrettò, perché non cominciasse una caccia troppo accanita a Magas e rovinò tutto lo stesso ministero degli interni inguscio dopo l'omicidio del vice-capo del ministero degli Interni Džabrail Kostoev, il Maljuta Skuratov [8] locale. Il ministero degli Interni dichiarò di sapere chi aveva ucciso Kostoev: era stato Magas.
Dopo la morte di Basaev Magas prese il suo posto di emiro militare, diventando nella gerarchia il numero due dopo Umarov, ma per numero di sottoposti – in generale il numero uno. (In questo momento l'Inguscezia grazie agli Zjazikov, ai Kostoev e ai Sonderkommando volanti dello FSB si è trasformata nel primo rifugio dei militanti.)
La menzogna sul ruolo di Magas a Beslan non è l'unica falsificazione per quel che riguarda atti terroristici clamorosi.
E' molto probabile che la stessa storia sia successa anche con il “Nord-Ost” [9]. Ufficialmente capo dell'atto terroristico del “Nord-Ost” si ritiene Movsar Baraev, nipote di Arbi Baraev [10]. In che modo un ceceno dei monti abbia potuto intervenire come organizzatore di un complesso atto terroristico nel centro di Mosca, come abbia potuto organizzare trasporti, abitazioni, comunicazioni non è chiaro.
Tra l'altro perfino nei filmati in cui Baraev viene intervistato, accanto a lui siede un'altra persona con il volto coperto, con cui Baraev si consulta come con uno più esperto. E' Abubakar, Ruslan Èl'murzaev, il vero organizzatore del “Nord-Ost”, il capo del servizio di sicurezza della Prima-bank.
Èl'murzaev, ceceno moscovita, organizzò tutto, a cominciare dai soldi (prese semplicemente un credito alla Prima-bank) per finire con le persone (che furono registrate alla Prima-bank come agenti della sicurezza) e i trasporti – i militanti se ne andarono molto comodamente con un furgone blindato per il trasporto di denaro. Perlomeno due persone del gruppo di Èl'murzaev fuggirono dal “Nord-Ost” e forse fuggì anch'egli. Proprio per questo motivo il suo ruolo non fu particolarmente pubblicizzato.
Già il fatto che lo FSB non abbia tenuto conto dei preparativi di un atto terroristico portati avanti in pieno giorno non sui monti, ma in una banca moscovita sotto la supervisione di militanti, è un disonore. Ma ciò che è successo dopo non rientra in generale in alcuno schema. Ci si sarebbe potuti aspettare che quindici minuti dopo il blitz di Dubrovka la Prima-bank venisse fatta a pezzetti.
Non è successo niente: i banchieri sono scappati in pace con i soldi dei clienti, la Banca Centrale ha introdotto nella banca un'amministrazione provvisoria e il capo di questa amministrazione provvisoria è stato picchiato dal padrone nominale della banca Barkinchoev direttamente nel suo ufficio un anno e mezzo dopo il “Nord-Ost”. Questo mentre nei materiali dell'inchiesta, nel tomo 124, c'è una relazione di servizio di Barkinchoev a Movladi Udugov [11] con il resoconto, di quanto è stato assegnato e a chi degli agenti della “sicurezza” della banca per l'atto terroristico.
Le storie di Èl'murzaev e Magas sono il punto più basso della caduta di professionalità dei servizi segreti. Tanto più prezioso è che perfino sotto l'attuale regime ci siano ufficiali capaci di compiere il proprio dovere davanti alla Russia e condurre nel Caucaso quella che sembra una battaglia sempre più segnata contro l'avanzante fondamentalismo islamico.
Notiamo dunque un tratto terribile. Nessuno dei leader della jihad uccisi o arrestati – il buriato Said Burjatskij o il cabardo Anzor Astemirov – è ceceno. Nessuno di essi combatte per l'indipendenza della Cecenia. Combattono tutti per l'“Emirato del Caucaso”.
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[1] Città del nord dell'Inguscezia.
[2] Federal'naja Služba Bezopasnosti (Servizio Federale di Sicurezza), il principale servizio segreto russo.
[3] Said abu Saad al'-Burjati (nome islamico di Aleksandr Aleksandrovič Tichomirov), detto Said Burjatskij, cioè “Said il Buriato” per le sue origini, sorta di ideologo dell'“Emirato del Caucaso”.
[4] Anzor Èl'darovič Astemirov, “emiro” della repubblica di Kabardino-Balkaria.
[5] Otrjad Milicii Osobogo Naznačenija (Reparto di Polizia con Compiti Speciali), sorta di Celere, nota per la sua durezza.
[6] “Dove c'è una volontà, c'è una via” (in inglese nell'originale).
[7] Cioè in un furgone della Gor'kovskij Avtomobil'nyj Zavod (Fabbrica di Automobili di Gor'kij).
[8] Grigorij Luk'janovič Skuratov-Bel'skij detto Maljuta (nome derivato da malyj, piccolo) fu uomo di fiducia di Ivan il Terribile, noto per le sue efferatezze.
[9] “Nord-Ost” (Nord-Est) era il titolo del musical in scena nel teatro di Dubrovka a Mosca, preso dai terroristi nel 2004.
[10] Arbi Alautdinovič Baraev, uno dei leader dei militanti ceceni.
[11] Movladi Saidarbievič Udugov, attuale capo dei “servizi segreti” dell'“Emirato del Caucaso”.
13 giugno 2010
Un altro Caucaso nell'estremo oriente della Russia?
Fuoco a volontà |
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Nel Territorio del Litorale [1] hanno risposto agli abusi con l'illegalità
Le informazioni dal Territorio del Litorale ricordano i rapporti della polizia del Caucaso del Nord: posti di blocco agli ingressi dei centri abitati, macchine da guerra delle truppe da sbarco per le strade, elicotteri in aria, corpi speciali nella taiga… Cercano una banda, cercano da tempo. Nella banda ci sono quando 5 persone, quando 30… Si dice che diano la caccia ai poliziotti (secondo i comunicati dei mezzi di informazioni di massa, tra i tutori dell'ordine ci sono vittime: il 27 maggio è stato ucciso un agente di polizia, nella notte del 29 maggio ignoti hanno sparato contro una macchina della polizia, un poliziotto è morto, un altro è rimasto ferito, nella notte tra il 7 e l'8 giugno ne sono stati gravemente feriti altri due). Si dice che attacchino allo scopo di uccidere, perché “ne hanno abbastanza degli abusi degli sbirri” e in generale bisogna “ripulire le file, portare ordine e visto che il potere non vuole o non può portarlo, allora… In generale, si dicono molte cose. E, com'è d'uso, in mancanza di informazioni attendibili ed efficaci a livello operativo, il vuoto di informazioni formatosi non è attendibile, ma a livello operativo lo si riempie di voci. Cola una miscela esplosiva di paura, cose dette a metà e odio. Quando esploderà? Non si ha neanche voglia di pensarci. Una corrispondente della “Novaja gazeta” ha cercato di far chiarezza nella situazione. Le operazioni di ricerca vanno avanti da quasi una settimana. In esse sono impegnati oltre 1300 uomini della polizia, dell'OMON [2], dello FS [3] e perfino dell'esercito, per lo meno sulla strada federale M-60 sono stati notati blindati dell'esercito. Già mercoledì mattina era chiaro chi cercassero. Roman Muromcev, presunto leader del gruppo criminale, che aveva servito nelle VDV [4], veterano di azioni di guerra in Cecenia, 32 anni; Aleksandr Sladkich, in precedenza già dichiarato ricercato dalla procura militare del distretto di Kirovskij per fuga volontaria con un'arma dal proprio reparto militare, 19 anni; Andrej Suchorad, 22 anni; Roman Savčenko, 18 anni; Aleksandr Kovtun, 20 anni. Gli ultimi tre sono residenti del villaggio di Kirovskij [5]. Verso mezzogiorno di mercoledì la commissione inquirente presso la procura del Territorio del Litorale ha ufficialmente confermato che Roman Savčenko è stato arrestato, peraltro relativamente lontano dai luoghi delle ricerche iniziali e dei crimini commessi nei confronti di agenti del ministero degli Interni. Suo padre Vladimir Nikolaevič già prima dell'arresto del figlio si era rivolta agli organi per la tutela dell'ordine con la preghiera dei non adempiere all'ordine di sparare a volontà. Ed ecco che a sera i giornalisti locali, riprendendo le parole della madre del leader dichiarato della banda Roman Muromcev (questa lo aveva riconosciuto dalle fotografie diffuse), hanno comunicato che Roman vive in un appartamento in affitto a Vladivostok [6] e teme di uscire in strada. E' risultato che non avrebbe servito nelle VDV e non avrebbe combattuto in Cecenia, ma sarebbe stato condannato all'età di 16 anni per aver rapinato un benzinaio. Ma tutto ciò, in mancanza di informazioni ufficiali non è più che una voce. Secondo Savčenko-senior, sia suo figlio, sia Suchorad, sia Kovtun sono ragazzi che soffrono senza colpa a causa della polizia locale. Vladimir Nikolaevič fa capire che degli abusi della polizia nel distretto di Kirov si lamentano tutti i residenti. A suo dire, solo suo figlio è già morto nelle camere di tortura della polizia e se ne uccideranno un altro non esclude di prendere anch'egli le armi… Le ricerche sono cominciate dopo una serie di crimini e le notizie su questi sono attendibili. Il 27 maggio in un ufficio dell'OVD [7] del villaggio di Rakitnoe del distretto di Dal'nerečensk [8] i criminali hanno ucciso con crudeltà un poliziotto, hanno rubato i giubbotti antiproiettili, la radio, l'uniforme e il distintivo dell'ucciso. Il 29 maggio sulla strada Spassa-Daltonico – Geomorfologia [9] fu sparato contro un'automobile del DPS [10], un poliziotto rimase ferito. Il 7 giugno nei pressi del villaggio di Chvalynka nel distretto di Spassk durante il tentativo di controllare I documenti di un guidatore e dei passeggeri di un'automobile fu sparato contro una pattuglia del DPS, due poliziotti rimasero seriamente feriti e furono ricoverati in ospedale. Poiché non ci sono commenti ufficiali e alla dichiarazione diffusa in Internet a nome di Roman Muromcev che questi “non ha più forza di sopportare e vedere come questa lordura distrugge il mio popolo e lo consegna al nemico della mia Patria” non si sa se si possa credere, sui motivi del comportamento criminale di questi giovani non resta che fare ipotesi. E la prima cosa che si ricorda sono le lettere ricevute prima delle festività di maggio da alcuni organi per la tutela dell'ordine del territorio e dalle UVD [11] di alcune città, in particolare della città di Arsen'ev [12] e anche da una serie di mezzi di informazione di massa con lo stesso testo, contenente minacce all'indirizzo di poliziotti, giudici e alti funzionari delle strutture armate del Territorio del Litorale colpevoli di corruzione nel caso che questi non lasciassero i loro posti spontaneamente. Si parlava anche di “esplosioni in preparazione negli edifici delle UVD, della procura e dei tribunali” – così ha risposto alla domanda della redazione se vi fosse stata la lettera il capo della direzione per la sorveglianza sull'attività processuale penale e di ricerca della procura del territorio A. German. Tutto era spiegato con gli abusi dei funzionari e della polizia e con la corruzione invincibile. Alla “Novaja gazeta” è noto anche da fonti attendibili che gli autori hanno ricordato la loro abilità con le armi e l'abitudine a condurre azioni di guerra e hanno promesso di cominciare il “terrore” l'11 maggio. Ma il giorno è passato, non è successo niente. Si è cominciato a fine mese. Ma gli autori di quelle lettere chi cercano? Stupefacente è stata la reazione nei forum del territorio. Se ne sono trovati non pochi che già elevano gli imprendibili “vendicatori” al rango di eroi e non sono contrari a sostenere la loro guerriglia. – Siamo semplicemente sotto shock per aver letto i commenti che vengono immessi ora in Internet, – dice Michail Konstantinov, uno degli ufficiali dell'UDV del territorio. – Le loro parole suscitano timore per la salute della società: questa evidentemente è gravemente malata. La gente con la schiuma alla bocca vuole dimostrare che bisogna uccidere i poliziotti e che I criminali sono bravi ragazzi. E' davvero un orrore! Ma nessuno è confuso dal fatto che a Rakitnoe sia morto un giovane che compiva semplicemente il proprio dovere? Nei boschi fuggono dei semplici banditi, che si coprono di ideologia. Ma la società è semplicemente infuriata dal fatto di Evsjukov [13] e da casi rumorosi di concussione. E pare che l'ufficiale abbia ragione, la società è “infuriata”, nel Territorio del Litorale in particolare. Vale la pena di ricordare la dispersione e l'arresto dei concessionari di automobili da parte dello “Zubr” [14] nei pressi di Mosca, la repressione di qualsiasi forma di protesta dei proprietari di automobili, i perduranti divieti di manifestazioni con sia pur piccole richieste politiche, la riforma dell'esercito, che ha lasciato senza casa e in mutande – in un territorio strategico per la difesa! – gli ufficiali dei quadri. Aggiungete qui tutti i “piaceri” della riforma del sistema giudiziario, del sistema elettorale, del ŽKCh [15]… E nel fatto che su questo sfondo senza spiragli di luce qualcuno abbia cominciato ad agire in modo commisurato alle proprie concezioni di giustizia, se è proprio così, non c'è nulla di sorprendente. Secondo informazioni non confermate ufficialmente, gli uomini delle strutture armate hanno ordinato di seguire e prendere la banda entro il 12 giugno (Giorno dell'Indipendenza della Russia). E se non li prendessero? O prendessero qualcuno, ma non loro? Sarà molto imbarazzante in questo giorno di festa portare solennemente per Vladivostok il tricolore russo – “la più grande insegna del paese, di 630 metri quadrati di superficie” (il municipio pensa, l'atelier cuce), quando girano in libertà i “vendicatori del popolo”… P.S. Come ha comunicato il vice-capo della direzione investigativa della commissione inquirente presso la procura del Territorio del Litorale Ol'ga Levčenko, Roman Muromcev, anno di nascita 1978, residente nella città di Lesozavodsk [16], le indicazioni sul quale sono stati posti in una serie di mezzi di informazione di massa e nei centri abitati del territorio, secondo dati precisati non è membro della banda che ha preso parte agli attacchi ai poliziotti. Commento del sociologo Una società malata è pronta a ritenere che I banditi siano meglio degli sbirri Nel Territorio del Litorale dei giovani armati attaccano i poliziotti e li uccidono. Fanno cioè morire delle persone, si viola evidentemente la legge. Non di meno nella blogosfera, nell'opinione pubblica del Territorio del Litorale e pure di altre regioni russe si possono notare molte persone solidali con questi “vendicatori”, che si ritengono una sorta di Robin Hood che puniscono gli “sbirri degenerati”. Come spiegare questo fenomeno? Cosa avviene alla nostra società? Alle domande della “Novaja gazeta” risponde il capo della sezione di studi socio-politici del “Levada-centr” [17] Boris Dubin: – Nel complesso la popolazione del nostro paese verso la violenza criminale, in particolare verso gli omicidi, ha un atteggiamento negativo. E come mostrano i sondaggi la maggior parte della popolazione è perfino pronta a reintrodurre la pena di morte per gli omicidi. Questo da una parte. D'altra parte, della polizia è eccezionalmente insoddisfatta. In primo luogo, questa non compie il proprio dovere diretto di difendere i cittadini, lavora per se stessa, per il proprio arricchimento e per le persone che hanno il potere e i soldi. In secondo luogo, la gente si sente indifesa davanti agli abusi della polizia stessa. E in terzo luogo, la gente già non crede più né alla legge, né ai tribunali. In questo senso già da molti anni c'è una situazione in cui paura, timore davanti alla polizia, sensazione di essere indifesi e sfiducia nei tribunali e negli organi per la tutela dell'ordine li esprimono nei sondaggi da due terzi a tre quarti della popolazione. La sensazione di essere indifesi è un segnale sociale molto cattivo. E' noto che più spesso morde il cane che ha paura, si sente indifeso, se sente la propria forza, non morderà per primo. A giudicare dalle informazioni, le persone che fanno parte di un gruppo che già abbiamo chiamato banda, sono giovani. Ciò significa che con la gioventù le cose non vanno bene. E questo in parte è chiaro, perché, secondo i nostri studi, le vittime della violenza poliziesca sono più spesso di due categorie: ubriachi e giovani. E solo dopo, con grande distacco, i cosiddetti “forestieri”, i rappresentanti di altre nazionalità, ecc. A dirla più semplice, la gioventù diventa più spesso di tutti vittima della polizia. Ciò significa che con la nostra società le cose vanno estremamente male, peraltro non solo oggi, questo si conserverà anche domani. Adesso sull'opinione pubblica. Le persone che intervengono nella blogosfera sono pure prevalentemente giovani. E, certamente, in qualche modo slegati. Perciò si esprimono in modo abbastanza deciso. Penso che tra loro la parte di quelli che hanno il dente avvelenato con la polizia e ritengono che bisogna “rispondere” ad essa se non con le armi, almeno a pugni, sia molto grande. E un'altra cosa importante. Se si è scatenata la violenza, questa, probabilmente, è stata originata da una violenza precedente, cioè la violenza della polizia. Non posso escludere che ci sarà anche un'ulteriore spirale di violenza – adesso di nuovo da parte della polizia. Ci saranno nebulose e abbastanza false dichiarazioni di alte personalità sull'indispensabilità di far luce sulla situazione e i suoi presupposti, ma la reazione fondamentale andrà sulla linea di una violenza di rappresaglia e molto forte. La polizia negli ultimi tempi sia in chiave di dimostrazione di forza, sia semplicemente per abitudine, sia “per farsi coraggio” agisce abbastanza spesso in modo estremamente duro nei confronti delle persone – sia singole, sia organizzate. Lo vedono tutti in televisione, lo sentono su di se, ne parla chi ne è stato vittima, ne è piena Internet. Lo stato di violenza strisciante, di illegalità organizzata della polizia e di sua totale impunità genera anche quella reazione radicale che vediamo nel Territorio del Litorale. Quando non c'è una lingua delle trattative, una lingua della legge, una lingua dei tribunali giusti per la maggior parte della popolazione, proprio allora alcuni passano alla lingua della violenza, rifiutando perfino che il proprio avversario sia in generale una persona, il che significa che lo si può uccidere. Questa situazione è estremamente angosciante. Per quanto si parli di stabilità, modernizzazione, progetti nazionali, in un paese dove regna un tale stato di cose, dove financo tre quarti della popolazione non credono ai tribunali, non credono alla legge e non si sentono difesi, non è possibile alcuna modernizzazione e in questo paese non c'è alcuna stabilità e non ci sarà. Ol'ga Žurman,
10.06.2010, "Novaja gazeta", http://www.novayagazeta.ru/data/2010/062/00.html (traduzione e note di Matteo Mazzoni)
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[1] Regione all'estremità meridionale della costa pacifica della Russia asiatica.
[2] Otdel Milicii Osobogo Naznačenija (Sezioni di Polizia con Compiti Speciali), sorta di Celere, nota per la sua durezza.
[3] Posso supporre che si tratti dello FSB (Federal'naja Služba Bezopasnosti – Servizio Federale di Sicurezza), il principale servizio segreto russo.
[4] Vozdušno-desantnye Vojska (Truppe da Sbarco Aviotrasportate).
[5] Villaggio della zona occidentale del Territorio del Litorale.
[6] Importante porto dell'estremo sud del Territorio del Litorale.
[7] Otdelenie Vnutrennich Del (Sezione degli Affari Interni), in pratica la sede della polizia.
[8] Città della zona occidentale del Territorio del Litorale.
[9] Città della zona sud-occidentale del Territorio del Litorale.
[10] Dorožno-Patrul'naja Služba (Servizio di Pattuglia Stradale).
[11] Upravlenie Vnutrennich Del (Direzione degli Affari Interni), in pratica le sedi principali della polizia.
[12] Città della zona meridionale del Territorio del Litorale.
[13] Denis Viktorovič Evsjukov, ufficiale di polizia che nel 2009 uccise senza motivo un automobilista e una cassiera di un supermercato, ferendo molte altre persone.
[14] “Bisonte”, terribile reparto dell'OMON.
[15] Žiliščno-Kommunal'noe Chozjajstvo (Servizi Comunali per le Abitazioni).
[16] Città della zona sud-orientale del Territorio del Litorale.
[17] Centro di studi sociologici fondato dal sociologo Jurij Aleksandrovič Levada.
[18] “Novaja gazeta a Vladivostok”.