13 giugno 2008

Da Stalin a Medvedev senza soluzione di continuità?

Non resta che accogliere Stalin in “Russia Unita” [1]

Il vicepremier A. Žukov a nome del governo e l’importante membro di “Russia Unita” [2] A. Isaev a nome della Duma di Stato hanno rifiutato di riconoscere la responsabilità morale dello stato nei confronti delle vittime delle repressioni staliniane

Nella legge federale “Sulla riabilitazione delle vittime delle repressioni politiche” sta scritto che il suo scopo è la compensazione dei danni materiali. Indubbiamente lo stato è tenuto a compensare i danni materiali alle vittime delle repressioni politiche, ai membri delle loro famiglie.

Ma oltre agli sgabelli distrutti al momento della perquisizione e dell’arresto, oltre alle stanze nelle kommunalki [3] tolte c’erano anche destini distrutti, vite tolte.

Certo, questo non si può compensare in alcun modo.

Ma lo stato è tenuto a riconoscere non solo il proprio debito materiale, ma anche quello morale, le colpe nei confronti di milioni di propri cittadini. E nella legge devono obbligatoriamente esserci queste parole – proprio sulla compensazione dei danni morali.

Perché non sono semplicemente due parole. E non è semplicemente un sistema di pagamenti e compensazioni.

E’ una questione chiave: è capace il nostro potere politico, il nostro stato di riconoscere in generale la propria ingiustizia – nei confronti della persona, nei confronti del proprio cittadino? Sia pure non la sua, ma quella dei propri predecessori.

O il potere politico ha sempre ragione? E lo stato è al di fuori della responsabilità morale, al di fuori della morale?

Per definizione.

La Russia è erede dell’URSS.

Che significa questa eredità?

Un posto nel Consiglio di Sicurezza dell’ONU e il diritto su proprietà all’estero? O comunque responsabilità?

Ma se lo stato non è capace di riconoscere il debito morale nei confronti dei propri cittadini per le mostruose repressioni politiche del passato, può il nostro stato assumersi responsabilità in futuro?

Ecco così che con un emendamento di tre parole in tutto – sulla compensazione dei danni morali [4] – sono andato alla seduta della commissione per la politica sociale della Duma di Stato.

E questa non era una mia iniziativa personale e neanche solo di “Jabloko” [5]. Era un’iniziativa della Duma di Mosca, che era appoggiata anche dai membri di “Russia Unita” e dai comunisti.

Il governo ha dato al progetto di legge un responso negativo firmato dal vicepresidente del consiglio A. Žukov. Motivazione: tali pagamenti non rientrano nella finanziaria e manca il meccanismo stesso di pagamento.

Faccio notare che nella prima variante dell’emendamento c’era un meccanismo elaborato da noi. Ma è stato bocciato. Per opera dello stesso A. Žukov.

Perciò abbiamo eliminato lo schema dei pagamenti. Lo schema non è la cosa principale. Che il governo stesso stabilisca – abbiamo deciso – l’entità e il meccanismo di questi pagamenti, una tantum o regolari.

Il governo tedesco ha saputo creare nel modo più dettagliato e accurato possibile uno schema per il pagamento degli indennizzi a tutte le vittime del nazismo.

E per quanto riguarda l’aumento di spese non pianificato, allora neanche i 13 trilioni di rubli [6] per la costruzione di strade appena annunciati dal primo ministro V. Putin rientrano nella finanziaria. E ciò non impedisce alla Duma di sancire queste spese.

Certo, la mancanza di strade è una disgrazia della Russia [7], ma la mancanza di un indirizzo morale [8] non è meno pericolosa per il nostro futuro.

Vale la pena di dire che davanti alla bocciatura da parte del governo la commissione per la politica sociale della Duma di Stato, presieduta dal deputato Andrej Isaev non ha raccomandato alla Duma di Stato di accogliere questo emendamento?

Vale la pena di ripetere tutta la lunga e intricata casistica giuridica su cui si è cercato di basare queste parole: non raccomandare?

Perché? Perché se fosse stata data subito un’altra raccomandazione del governo, il suo appoggio sarebbe stato fondato. Per mezzo degli stessi giuristi.

Fra l’altro nella prima stesura della legge, nel 1991, si parlava di danni morali. Ma poi quelle parole sono state tolte. E questa, come ha scritto l’ufficio giuridico della Duma di Stato nella conclusione che ha presentato “è un’innovazione concettuale indicata dalla legge federale”.

Questa è un’innovazione concettuale adesso – la cancellazione delle parole che riguardano il debito morale dello stato nei confronti delle vittime delle repressioni politiche.

“Ma allora sorge anche la questione della responsabilità nei confronti dei cittadini vittime di repressioni non solo della Russia, ma anche dell’Ucraina, della Georgia, dei paesi baltici. Oh, questa vostra iniziativa è improvvida”, – ha detto un deputato della Duma di Stato durante il dibattito.

Per qualche motivo certe iniziative da noi sono sempre improvvide.

Uno stato, se è sano di mente e ha buona memoria, non può rinnegare la responsabilità morale nei confronti dei propri cittadini. Per nessun motivo.

“Chi vuole intervenire?” – ha chiesto il sig. Isaev. Nessuno è intervenuto.

La maggioranza ha votato a favore della bocciatura dell’emendamento. Con due astenuti.

Questo finora. Se non si accolgono tali emendamenti, tra un po’ di tempo tutti saranno “a favore”. A favore di tutto.

Gli astenuti, e tanto più i “contrari”, semplicemente non ci saranno.

In quanto se non c’è la persona, non c’è il problema. Così, se non mi sbaglio, parlava il capo di quello stesso stato, che ha messo in atto il terrore politico contro milioni dei propri cittadini.

E non parlava soltanto.

Per l’ennesima volta lo stato ha rifiutato di riconoscere i propri obblighi morali.

La ragione dello stato – sempre e in tutto – è rimasta un assioma che non necessita dimostrazione. Necessita solo sottomissione.

Non a caso oggi le vittime di repressioni illegali non sono in generale una categoria federale, ma regionale di versamenti. Come se il terrore politico e le repressioni contro i propri cittadini fossero state messe in atto non dal potere politico, non dallo stato, ma dal governatorato di Rjazan’ [9] o dalla regione di Chabarovsk [10].

Che altro si può dire?

Alla Duma di Stato è in corso un giubileo, la millesima seduta.

A Mosca tra riabilitati e vittime delle repressioni politiche oggi sono rimaste in tutto 27 232 persone.

Nella Costituzione della Federazione Russa, su cui ha da poco giurato il garante [11], sta scritto che i diritti delle vittime di crimini e abusi commessi dal potere politico sono tutelati dalla legge e perciò ognuna di esse ha diritto alla compensazione da parte dello stato dei danni causati dall’operato (o dall’inadempienza) illegale degli organi del potere statale.

Nella legge federale “Sulla riabilitazione delle vittime delle repressioni politiche” sta scritto che il suo scopo è la compensazione dei danni materiali. Indubbiamente lo stato è tenuto a compensare i danni materiali alle vittime delle repressioni politiche, ai membri delle loro famiglie.

Ma oltre agli sgabelli distrutti al momento della perquisizione e dell’arresto, oltre alle stanze nelle kommunalki [3] tolte c’erano anche destini distrutti, vite tolte.

Certo, questo non si può compensare in alcun modo.

Ma lo stato è tenuto a riconoscere non solo il proprio debito materiale, ma anche quello morale, le colpe nei confronti di milioni di propri cittadini. E nella legge devono obbligatoriamente esserci queste parole – proprio sulla compensazione dei danni morali.

Perché non sono semplicemente due parole. E non è semplicemente un sistema di pagamenti e compensazioni.

E’ una questione chiave: è capace il nostro potere politico, il nostro stato di riconoscere in generale la propria ingiustizia – nei confronti della persona, nei confronti del proprio cittadino? Sia pure non la sua, ma quella dei propri predecessori.

O il potere politico ha sempre ragione? E lo stato è al di fuori della responsabilità morale, al di fuori della morale?

Per definizione.

La Russia è erede dell’URSS.

Che significa questa eredità?

Un posto nel Consiglio di Sicurezza dell’ONU e il diritto su proprietà all’estero? O comunque responsabilità?

Ma se lo stato non è capace di riconoscere il debito morale nei confronti dei propri cittadini per le mostruose repressioni politiche del passato, può il nostro stato assumersi responsabilità in futuro?

Ecco così che con un emendamento di tre parole in tutto – sulla compensazione dei danni morali [4] – sono andato alla seduta della commissione per la politica sociale della Duma di Stato.

E questa non era una mia iniziativa personale e neanche solo di “Jabloko” [5]. Era un’iniziativa della Duma di Mosca, che era appoggiata anche dai membri di “Russia Unita” e dai comunisti.

Il governo ha dato al progetto di legge un responso negativo firmato dal vicepresidente del consiglio A. Žukov. Motivazione: tali pagamenti non rientrano nella finanziaria e manca il meccanismo stesso di pagamento.

Faccio notare che nella prima variante dell’emendamento c’era un meccanismo elaborato da noi. Ma è stato bocciato. Per opera dello stesso A. Žukov.

Perciò abbiamo eliminato lo schema dei pagamenti. Lo schema non è la cosa principale. Che il governo stesso stabilisca – abbiamo deciso – l’entità e il meccanismo di questi pagamenti, una tantum o regolari.

Il governo tedesco ha saputo creare nel modo più dettagliato e accurato possibile uno schema per il pagamento degli indennizzi a tutte le vittime del nazismo.

E per quanto riguarda l’aumento di spese non pianificato, allora neanche i 13 trilioni di rubli [6] per la costruzione di strade appena annunciati dal primo ministro V. Putin rientrano nella finanziaria. E ciò non impedisce alla Duma di sancire queste spese.

Certo, la mancanza di strade è una disgrazia della Russia [7], ma la mancanza di un indirizzo morale [8] non è meno pericolosa per il nostro futuro.

Vale la pena di dire che davanti alla bocciatura da parte del governo la commissione per la politica sociale della Duma di Stato, presieduta dal deputato Andrej Isaev non ha raccomandato alla Duma di Stato di accogliere questo emendamento?

Vale la pena di ripetere tutta la lunga e intricata casistica giuridica su cui si è cercato di basare queste parole: non raccomandare?

Perché? Perché se fosse stata data subito un’altra raccomandazione del governo, il suo appoggio sarebbe stato fondato. Per mezzo degli stessi giuristi.

Fra l’altro nella prima stesura della legge, nel 1991, si parlava di danni morali. Ma poi quelle parole sono state tolte. E questa, come ha scritto l’ufficio giuridico della Duma di Stato nella conclusione che ha presentato “è un’innovazione concettuale indicata dalla legge federale”.

Questa è un’innovazione concettuale adesso – la cancellazione delle parole che riguardano il debito morale dello stato nei confronti delle vittime delle repressioni politiche.

“Ma allora sorge anche la questione della responsabilità nei confronti dei cittadini vittime di repressioni non solo della Russia, ma anche dell’Ucraina, della Georgia, dei paesi baltici. Oh, questa vostra iniziativa è improvvida”, – ha detto un deputato della Duma di Stato durante il dibattito.

Per qualche motivo certe iniziative da noi sono sempre improvvide.

Uno stato, se è sano di mente e ha buona memoria, non può rinnegare la responsabilità morale nei confronti dei propri cittadini. Per nessun motivo.

“Chi vuole intervenire?” – ha chiesto il sig. Isaev. Nessuno è intervenuto.

La maggioranza ha votato a favore della bocciatura dell’emendamento. Con due astenuti.

Questo finora. Se non si accolgono tali emendamenti, tra un po’ di tempo tutti saranno “a favore”. A favore di tutto.

Gli astenuti, e tanto più i “contrari”, semplicemente non ci saranno.

In quanto se non c’è la persona, non c’è il problema. Così, se non mi sbaglio, parlava il capo di quello stesso stato, che ha messo in atto il terrore politico contro milioni dei propri cittadini.

E non parlava soltanto.

Per l’ennesima volta lo stato ha rifiutato di riconoscere i propri obblighi morali.

La ragione dello stato – sempre e in tutto – è rimasta un assioma che non necessita dimostrazione. Necessita solo sottomissione.

Non a caso oggi le vittime di repressioni illegali non sono in generale una categoria federale, ma regionale di versamenti. Come se il terrore politico e le repressioni contro i propri cittadini fossero state messe in atto non dal potere politico, non dallo stato, ma dal governatorato di Rjazan’ [9] o dalla regione di Chabarovsk [10].

Che altro si può dire?

Alla Duma di Stato è in corso un giubileo, la millesima seduta.

A Mosca tra riabilitati e vittime delle repressioni politiche oggi sono rimaste in tutto 27 232 persone.

Nella Costituzione della Federazione Russa, su cui ha da poco giurato il garante [11], sta scritto che i diritti delle vittime di crimini e abusi commessi dal potere politico sono tutelati dalla legge e perciò ognuna di esse ha diritto alla compensazione da parte dello stato dei danni causati dall’operato (o dall’inadempienza) illegale degli organi del potere statale.

P.S. Fine degli anni ‘80. Andrej Isaev è un “informale”, un noto anarco-sindacalista, in numerose riunioni politiche [12] e tavole rotonde si è espresso sulla priorità dei diritti della persone sui diritti dello stato. L’Andrej Isaev membro del presidium del consiglio generale [13] di “Russia Unita” e presidente di commissione della Duma di Stato ha preso una posizione totalmente opposta: lo stato non è responsabile delle proprie azioni criminali.

La gente cresce…

Evgenij Bunimovič [14]

26.05.2008, “Novaja gazeta”, http://www.novayagazeta.ru/data/2008/37/00.html (traduzione e note di Matteo Mazzoni)

[1] Partito che ha il solo scopo di sostenere la politica di Putin e la maggioranza nella Duma di Stato (precisazione fondamentale, perché tutte le assemblee legislative russe si chiamano Duma).

[2] Nell’originale si usa il neologismo edinoross (qualcosa come “russo unito”), sulla falsariga del desueto termine maloross – “piccolo russo”, cioè ucraino.

[3] Appartamenti in cui vivevano più famiglie, con una stanza per ciascuna e cucina e servizi in comune.

[4] In russo “compensazione dei danni morali” è vozmeščenie moral’nogo vreda – tre parole.

[5] “Mela”, partito di orientamento liberale. Il nome deriva dalle iniziali dei fondatori: Grigorij Alekseevič Javlinskij, Jurij Jur’evič Boldyrëv e Vladimir Petrovič Lukin.

[6] 13 trilioni o 13000 miliardi di rubli equivalgono a oltre 350 miliardi di euro…

[7] L’autore allude al detto popolare secondo cui la Russia ha due disgrazie (che cominciano per “d”): duraki (sciocchi) e dorogi (strade)…

[8] L’autore esprime entrambi i concetti con la parola bezdorož’e (mancanza di strade), indicando la moralità come una strada da percorrere…

[9] Nella Russia europea centro-orientale.

[10] Nella Russia asiatica sud-orientale.

[11] Medvedev, in quanto presidente.

[12] Nell’originale miting (cioè “meeting”), nome dato in genere alle riunioni politiche clandestine di epoca sovietica.

[13] Notare la terminologia decisamente sovietica.

[14] Evgenij Abramovič Bunimovič, matematico, pedagogo, poeta e membro di “Jabloko”.


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