19 novembre 2010

Sulla fine annunciata dell'economia gas-petrolifera russa

Quando smetteranno di comprare il gas…




Il modello di sviluppo economico basato sull'esportazione di materie prime ha il destino segnato: sul solo “carburante azzurro” la Russia non si reggerà a lungo


Nel n. 128 della "Novaja gazeta" del 15.11.2010 Nikolaj Vardul' [1] pronosticava la caduta dell'estrazione di petrolio. In questa non ci sono più speranze. Ma l'Agenzia Internazionale dell'Energia (AIE) consola: c'è ancora il gas. Ma come si chiarisce, neanche il gas diverrà il motore dell'economia

Vale la pena di ricordare: per risorse di gas naturale la Russia si trova al primo posto al mondo, ma per risorse di petrolio al settimo. Ma anche qui si è accumulato già un sacco di problemi.

Il mercato principale per la Gazprom fin dall'epoca sovietica è stato l'Europa, verso cui si indirizzavano anche le tubature per l'esportazione. Ma pare che il tema della conversione dei fiumi [2], anche se di gas e chiusi nelle tubature, sia indistruttibile.

Sul fronte europeo la Gazprom negli ultimi tempi subisce una sconfitta dopo l'altra. Qui anche l'indebolimento dell'autorità per le regolari guerre del gas quando con l'Ucraina, quando con la Bielorussia e il rafforzamento della solidarietà nell'ambito del gas dei paesi dell'UE e – cosa, se si permette, più importante – la distanza tra i prezzi spot (correnti) e i prezzi dei contratti della Gazprom a lungo termine non vanno a vantaggio della Gazprom. La causa principale è l'incremento delle forniture di gas liquefatto, la cui abbondanza si è creata in Europa grazie all'incremento della produzione di gas da scisti bituminosi negli USA.

La Gazprom in parte si è lasciata sfuggire la nuova situazione del mercato, in parte l'ha sottovalutata. E di conseguenza nel 2009 ha perso un terzo dei ricavi europei. E la visione del futuro in Europa per la Gazprom non è incoraggiante. In Italia, per esempio, la compagnia Edison cerca di ottenere il riesame in tribunale dei contratti a lungo termine della Gazprom sulla base “prendi o paga”. Lo scopo è avvicinare le condizioni alle realtà del mercato spot. L'esito del procedimento giudiziario potrebbe costituire un precedente e avere risonanza paneuropea.

Cosa caratteristica: il vice-presidente della Gazprom responsabile per l'esportazione Aleksandr Medvedev ha spiegato ufficialmente la triste cifra delle perdite europee basandosi proprio sulle cause suelencate e appellandosi solo in seconda battuta alla crisi economica.

La Gazprom, in tal modo, si è scontrata in pieno con l'indispensabilità di una conversione del flusso verso la Cina. Ancora poco tempo fa questi esaminava questa prognosi come uno strumento di pressione sugli europei, adesso è una ricerca di compensazione delle perdite. Secondo Aleksandr Medvedev, la Gazprom verso la fine del 2011 potrebbe iniziare la costruzione di un gasdotto, che è stato chiamato “Altai”, per la fornitura di gas al Celeste Impero. La rotta è stata concordata e non cambierà. E' stata concordata anche la “formula del prezzo”.

Alla fine di settembre a Pechino alla presenza del presidente della Federazione Russa Dmitrij Medvedev e del presidente della Repubblica Popolare Cinese Hu Jintao è stato siglato un documento che, come lo ha caratterizzato il ministro dell'Energia russo Sergej Šmatko, sancisce un accordo su “tutte le questioni fondamentali sulla fornitura di gas russo alla Cina, tranne il prezzo”.

Dalle posizioni della grande politica è tutto semplicemente da vedere. Ma dal punto di vista economico si apre un po' un altro scenario. Una volta concordato tutto, tranne il prezzo, ciò significa che la cosa più interessante ha da venire.

Daremo la parola ad Aleksandr Medvedev: “Dopo che nelle condizioni fondamentali, concluse sei mesi fa, sono state determinate le posizioni delle parti sul prezzo, ci siamo avvicinati ai colleghi cinesi di più di 60 $”. Nel corso dei prossimi 9 mesi le compagnie programmano di concludere le trattative sul prezzo e siglare il contratto a luglio.

Rammentiamo: le “condizioni fondamentali” concordate non escludevano un considerevole divario di prezzi, una volta che in sei mesi si è riusciti ad avvicinare le posizioni fino a 60 $, ma c'è abbastanza lavoro per altri 9 mesi di trattative. Da dove viene una così sostanziale differenza nella determinazione del prezzo?

Alla fine dello scorso anno le parti erano già vicine al traguardo, ma si intromise Sua Maestà la Concorrenza – nel dicembre 2009 entrò in funzione il gasdotto con cui il Turkmenistan esporta il gas in Cina.

Secondo i dati degli analisti del mercato del gas, il prezzo annunciato iniziale della Gazprom può essere considerato gli “europei” 240-250 $ per 1000 metri cubi di gas. Allora i 60 $ di “avvicinamento delle posizioni” di cui parla Aleksandr Medvedev sono prima di tutto un cedimento della Gazprom, perché i cinesi hanno annunciato il proprio prezzo, vicino a quello spot – 160 $ per 1000 metri cubi. L'essenziale è che la loro posizione non è campata in aria. Questa è rafforzata dal fatto che dal Turkmenistan la Cina già compra gas al prezzo di 165 $ ed è intenzionata ad aumentare gli acquisti fino a 30 miliardi di metri cubi.

Notiamo: nel documento siglato alla presenza delle più alte cariche russo-cinesi si tratta, peraltro, anche della fornitura di 30 miliardi di metri cubi di gas all'anno газа per 30 anni. I cinesi conducono sapientemente la partita su due tavoli e questo evidentemente non avvicina la Gazprom alla vittoria.

Un altro problema sta nel fatto che finora non è chiaro il costo di costruzione del manufatto “Altai”. Aleksandr Medvedev afferma che i dati sul volume di investimenti compariranno solo nel 2011. Si sono accordati sul fatto che in Russia costruiranno l'“Altai” le compagnie russe e in Cina quelle cinesi. Gli esperti concordano sul fatto che la soglia per l'efficienza dell'“Altai” per la Gazprom è un prezzo di 180 $ per 1000 metri cubi. Se è stata considerata in questa “formula del prezzo” la posizione di Turkmenistan e Cina, lo mostreranno le trattative.

Ai problemi turkmeni, con cui in Cina si scontra la Gazprom, se ne aggiunge ancora uno, non meno serio e precisamente crescente. All'inizio di novembre è comparsa la notizia che l'anglo-olandese Shell comincia la perforazione delle rocce che contengono gas da scisti bituminosi in Cina. E ciò significa che gli insuccessi europei possono scacciare la Gazprom anche in Cina.

Se si vuol tornare all'“Altai”, merita ricordare che accanto a questo cosiddetto gasdotto russo “occidentale”, che porta in Cina, c'è anche quello “orientale”: Sachalin [3] – Chabarovsk [4] – Vladivostok, questo, fino agli ultimi tempi, si è orientato in buona misura anche alla fornitura di gas alla Cina. La scelta del percorso “occidentale”, “altaico” rende il progetto “orientale” non conveniente. Perché senza la Cina le richieste dell'Estremo Oriente russo sono inferiori alla potenza progettata del gasdotto “orientale”. Di conseguenza la Gazprom è divenuta fruitrice di sussidi del bilancio federale, che devono coprirgli la differenza tra il prezzo cinese e quello dell'Estremo Oriente. La finanziaria triennale 2011-2013 prevede “sussidi alla Spa Gazprom per la copertura della differenza tra il prezzo di acquisizione del gas dall'operatore del progetto Sachalin-2 e il prezzo del gas stabilito all'ingresso nel sistema di trasporto di gas Sachalin – Chabarovsk – Vladivostok allo scopo di rifornirne le organizzazioni energetiche della regione dell'Estremo Oriente (…): 2011 – 1,9 miliardi di rubli [6], 2012 – 11,2 miliardi di rubli [7] (…), 2013 – 11,5 miliardi di rubli [8]”.

Cosa ne deriva: la Gazprom, che resta la maggiore compagnia russa, si trasforma in fruitrice di sussidi del deficitario bilancio federale russo? Si parli pure di qualche progetto concreto, ma il fatto è comunque stridente.

E' impossibile non sentire questo campanello. La sostituzione del petrolio con il gas rimanda soltanto l'esecuzione della sentenza. E la sentenza suona così: il modello di sviluppo economico basato sull'esportazione di materie prime in prospettiva già non tanto lontana ha il destino segnato.

Il governo conosce la sentenza, esso stesso l'ha fatta risuonare più di una volta nelle prognosi. Ma purtroppo la prognosi è una cosa, ma la pratica di regolamentazione economica è tutt'altro. Finora, a parte il progetto “Skolkovo” [9] e le prospettive rumorosamente reclamizzate di introduzione delle nanotecnologie, il governo non ha di che vantarsi. Ma finora nel caso migliore sono cartelloni pubblicitari, ma non fari reali.

E' sufficiente dire che quando il progetto “Skolkovo” sarà appena stato lanciato, per non parlare già della sua consegna, il picco di estrazione del petrolio russo – e questo, secondo le prognosi più ottimistiche dello schema generale del ramo petrolifero, giungerà nel 2017 – sarà passato. Cosicché a un passaggio graduale da un motore a un altro di potenza equivalente l'economia russa, ahimé, giungerà difficilmente, anche se non si fantasticasse sui punti più rosei, dove il governo preferisce pubblicamente guardare al futuro.

Alla Russia spetterà cambiare il proprio destino petrolifero. Se si torna allo schema generale di sviluppo del ramo petrolifero in Russia, diventa del tutto evidente cosa mostri proprio questo. Davanti c'è l'ultimo bivio, se lo si supera mantenendo la vecchia scommessa sul petrolio e sul gas, allora l'economia sarà strapazzata come una vecchia rozza.

Il fatto che il picco di estrazione del petrolio sia già passato o sarà ben presto passato va riconosciuto e assorbito. Come il seguente fatto indubbio: chiunque e comunque abbia avvertito di ciò, a tale sviluppo degli eventi non sono pronti né il governo, né i petrolieri, né il paese intero.

Se alla diversificazione della produzione, alle innovazioni e alla modernizzazione non si guarderà come prima come a qualcosa di semi-fiabesco, non doveroso e in ogni caso lontano, allora la rinuncia al motore petrolifero di sviluppo dell'economia russa e della società nel suo complesso potrà produrre un effetto paragonabile all'effetto prodotto dalla perestrojka sul socialismo sovietico.

Il tempo perso dal partito politico degli alti prezzi petroliferi sta scadendo.

Dossier della “Novaja gazeta”

Gas da scisti bituminosi – gas naturale estratto da scisti, consistente prevalentemente di metano. Grazie alla netta crescita della sua estrazione, chiamata “rivoluzione del gas”, nel 2009 gli USA sono divenuti il leader mondiale dell'estrazione di gas (745,3 miliardi di metri cubi. Nel primo semestre del 2010 le maggori compagnie di produzione di combustibili mondiali hanno spesoi 21 miliardi di $ in attività legate all'estrazione di gas da scisti bituminosi. Le risorse di gas da scisti bituminosi al mondo assommano a 200 mila miliardi di metri cubi.

Nikolaj Vardul'

17.11.2010, “Novaja gazeta”, http://www.novayagazeta.ru/data/2010/129/11.html (traduzione e note di Matteo Mazzoni)

[1] Economista russo

[2] Si allude ai giganteschi progetti sovietici per spingere verso il Kazakistan i fiumi siberiani che sfociano nel Mar Artico.

[3] Isola russa nel Pacifico.

[4] Città della parte sud-orientale della Russia asiatica.

[5] Porto russo del Pacifico.

[6] Circa 44,8 milioni di euro.

[7] Circa 264,2 milioni di euro.

[8] Circa 271,2 milioni di euro.

[9] Villaggio della regione di Mosca, dove si progetta di installare un centro per l'innovazione tecnologica.

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