22 dicembre 2010

Un'analisi provocatoria, fin più che discutibile ma interessante, dell'ascesa dell'estrema destra in Russia

Sul fascismo perdonato




Non sono mostri, sono il popolo. Perché un popolo a cui si toglie la storia appare proprio così


Il motivo non è importante, che giochino a calcio o a hockey – ma si sono radunati rapidamente. Domani non si raduneranno ancora così. La società è malata di AIDS – qualsiasi infezione può rivelarsi mortale.

E' avvenuto quanto segue.

Il contratto sociale è stato rotto e non è stato ristabilito. E' impossibile intenerirsi per la libertà di pochi, se la maggioranza assoluta è insoddisfatta. La società civile è quando sono cittadini tutti, ma se alcuni sono cittadini del mondo e gli altri sono cittadini di un microquartiere, questa non è società civile.

Durante il cosiddetto potere sovietico (dico “cosiddetto”, in quanto il potere dei soviet non c'è mai stato) il contratto sociale in Russia c'era. Misero, ma c'era. Questo contratto è stato stracciato con ardore voluttuoso. L'hanno stracciato, peraltro, quelli che non avevano sofferto per il contratto – i caporioni di partito, i boss dei sindacati, le personalità della nomenklatura, che avevano ottenuto l'accesso diretto alle risorse del paese.

E' giunto il capitalismo feudale senz'alcun contratto sociale, coperto di retorica democratica. Ed è risultato che la retorica democratica rammenta molto i principi del darwinismo sociale. Non c'è già più alcun movimento democratico in Russia, è stato screditato. Nemcov [1] in pantaloni bianchi, che dice alla folla di se e alle persone che professano le sue stesse idee: “Essenzialmente, qui siamo tutte persone non povere”, è un'irrisione delle idee democratiche.

Mezzi economici smisurati come quelli che sono affluiti in Russia negli ultimi anni non ci sono mai stati nella sua storia. Con questi soldi si sarebbe potuto far felice quel paese a cui sono stati dati. Invece di yacht e palazzi multimilionari, di club calcistici e di feste corporative bisognava costruire abitazioni e scuole gratuite. Non l'hanno fatto. Il paese è giunto alla crisi stratificato in classi, come non si sarebbe sognato nei peggiori incubi nella Russia brezneviana.

Non si tratta del fatto che i furbetti non lasciano il potere. La cosa principale è che non c'è a chi prendere il potere, perché non ci sono piani d'azione. Qualsiasi programma sociale è stato subito respinto – come dannosa ideuccia di sinistra. E non sono rimasti programmi – solo la speranza in un borghese benefico. Si fa generoso, mangia un po' abbondante – e tira su un ospedale, il misericordioso signore. Ma la gente deve avere ospedali, scuole e abitazioni non per capriccio di un benefattore, ma per diritto di chi è nato in una società.

Una costruzione viziata presto o tardi crolla – è una legge storica: così fu a Roma, così sarà sempre. Il peggio è che sulle rovine di un bordello fiorisce sempre il nazionalismo. Il fascismo è proprio quella idea che grazie agli sforzi di democratici stupidi è stata contrapposta al comunismo come meno pericolosa. E non bisogna vergognarsi di ciò che si è fatto, non bisogna fare i modesti – è proprio così. Il fascismo non è altro che una disuguaglianza legittima. Il fascismo è la disuguaglianza confermata legalmente, rafforzata dalle elezioni. L'antica schiavitù, la schiavitù medievale non fu scelta dagli schiavi – ma ecco che la disuguaglianza nel ХХ secolo è stata proprio scelta, consapevolmente, scrupolosamente scelta per evitare la schiavitù. Il fascismo negli anni '30 fu scelto per non scegliere il comunismo.

E oggi all'idea di disuguaglianza si è contrapposta l'idea di uguaglianza del socialismo da caserma. La disuguaglianza è stata data in un involucro colorato con i fiocchetti. Hanno detto: voi non volete proprio la caserma staliniana, volete dunque la competizione di mercato? Avanti – le possibilità in partenza sono uguali, ma chi diventa padrone e chi schiavo, lo mostrerà il tempo. Questo, fratellini, dipende da voi stessi, adesso non avete l'ugualitarismo, davvero siamo guardiani dei nostri fratelli?

Ecco la medicina contro il socialismo (nessuno ha scritto nella ricetta delle false aste, della nuova nomenklatura e della vecchia servitù della gleba) che la società ha inghiottito. E i nuovi ideologi convincevano: è poco! Inghiotti ancora! La nobile disuguaglianza è pegno del progresso! Da questo stato delle cose al postulato della disuguaglianza del fascismo c'è solo un passo.

E nella storia questo passo è stato fatto più di una volta: sia a Roma, sia a Weimar. L'hanno fatto anche oggi.

Dapprima questo rammentava semplicemente un manicomio. Dici: “Avete rapinato il paese”. E ti rispondono: “Ma Stalin era un carnefice”. Dici: “Da noi si è formata una classe dominante”. E ti rispondono: “Hai nostalgia dei lager degli anni Trenta?!” Un dialogo tra minorati mentali, senza senso, né logica. E nessuno diceva che i lager sorgono proprio perché compare una classe dominante, una nomenklatura incontrollata. Nessuno comprendeva che non c'è stagnazione: il prodotto marcisce e poi si decompone.

Oggi la classica isteria fascista si è impossessata della folla sia nei Paesi Bassi, sia in Italia, sia in Germania, sia in Russia. L'egemonia della democrazia sviluppata sugli aborigeni non sviluppati – non è un eufemismo del concetto di “razza padrona”? Cosa impedisce di inserire proprio questa idea di trionfo sui deboli nella carne di una società umiliata? La folla impara facilmente – hanno mostrato una volta, hanno mostrato un'altra come bisogna umiliare la gente. Vi lagnate che hanno appreso la lezione?

Fanno finta che siano casi locali. Non merita illudersi: l'idea di disuguaglianza è stata riabilitata e inserita nella società e non c'è idea più vivace. Temevamo le idee socialiste – Dio non voglia che ci esproprino la tenuta! – ed ecco che abbiamo perdonato il fascismo. Abbiamo un po' pensato, abbiamo un po' sospirato – e abbiamo perdonato. In realtà, bisogna capire gli hitleriani: li hanno provocati i comunisti. Ed è andata: risulta che il fascismo si è solo difeso, il pericolo reale viene dai bolscevichi. E così hanno astutamente rattoppato la storia – per scaricare tutte le disgrazie sul defunto generalissimo: ecco da dove viene tutto il male! E si sono inculcati: se non fosse stato per il socialismo, il mondo sarebbe da tempo fiorito di rose. Beh, ecco, guardate, non c'è il socialismo – e il mondo si è guastato.

Nel mondo è avvenuta una catastrofe di tipo ecologico. Per esempio, se si sterminassero i lupi, ci sarebbe una deformazione dell'equilibrio naturale. Questo stesso equilibrio è necessario nel mondo delle idee. Eliminando l'idea dell'uguaglianza sociale, si è permessa una sproporzione ideologica – e la società si è ammalata. La società oggi è malata di immunodeficienza sociale, questo non è altro che uno HIV sociale – la società coglie qualsiasi contagio.

Il primo virus è stato il fascismo.

Ovunque è il crac del vecchio contratto sociale, è necessario presentare alla società un nuovo accordo tra forti e deboli, ricchi e poveri, collettivo e singolo. Ma non possono scrivere un contratto. I fascisti possono – e rapidamente presentano le ricette. E i democratici non hanno niente da dire. Hanno pensato, hanno detto stupidamente: questo, dice, non è il popolo che si è radunato, così sono mostri.

No, questo è il popolo; semplicemente un popolo, a cui hanno tolto la propria storia, appare così. Negli anni del socialismo la storia fu deformata apposta, ma oggi l'hanno amputata. Non hanno dato il nuovo, ma hanno tolto il vecchio orgoglio. Alcuni ancora alla vecchia maniera si inorgogliscono dei successi dei capi, si inorgogliscono delle dimensioni degli yacht dei loro signori – ma non è tutto! Alcuni vogliono qualcosa in comune, che possano possedere allo stesso grado dei capi. Ma non c'è niente del genere. Prima era la storia, ma hanno privatizzato anche quella.

Hanno accusato il popolo di sciagure mondiale, come dire, se non ci fosse stato il malvagio potere sovietico, non ci sarebbe stata neanche la guerra mondiale. Ma questa accusa, che pende sul popolo, è più sferzante dei risarcimenti, ricaduti una volta sulla Germania di Weimar. L'inaccuratezza degli accusatori del periodo staliniano della storia russa sta nel fatto che le disgrazie del paese vengono analizzate isolatamente dalle disgrazie mondiali comuni.

In questo luogo bisogna pronunciare parole spiacevoli, ma necessarie. Nel corso dello smascheramento dei crimini della caserma socialista il discorso democratico stabilì che tutte le disgrazie abbattutesi sul popolo russo sono state meritate dal popolo russo stesso per la sua cieca fede nel socialismo. Questa affermazione è del tutto menzognera.

A cominciare dalla Prima Guerra Mondiale (portò via 2 milioni di vite di soldati russi), niente affatto scatenata dai bolscevichi, la Russia è stata scagliata in un macello mondiale generale – non inventato dai bolscevichi e non provocato dalla Russia. Nel corso del secolo è andata avanti una lotta per la carta del mondo, per la formazione di un'élite mondiale – la stessa lotta che va avanti anche oggi. Non furono i bolscevichi a inventare la Guerra Civile e l'intervento straniero, ma la Russia ha sperimentato con tutti gli sconvolgimenti dei progetti sociali e ce ne sono stati molti. Dalle repubbliche comuniste di Baviera e di Brema, dalle repubbliche Polacca e Ungherese alla repubblica di Gilan [2] in Iran, alla concessione dell'indipendenza all'Afghanistan, ecc. – tutto il mondo delirava per la possibilità di migliorare il contratto sociale. Ma chi rispondeva per questo contratto non intendeva cambiarlo. E' un unico quadro, da cui si può estrapolare un frammento delle azioni militari sul territorio della Federazione Russa, così pure fanno alcuni, ma questo non è un approccio storico. Relativamente alla storia del popolo è un approccio disonesto.

Il Terrore Rosso portò via centinaia di migliaia di vite. Tuttavia ben più vite portarono via il terrore nazionalista e i massacri dei paesi staccatisi dall'Impero Russo. La rivolta di Tatarbunary [3] e il suo soffocamento da parte di truppe punitive fu notato da tutto il mondo istruito, soltanto non da parte degli accusatori del Terrore Rosso. Parimenti bisogna considerare le vittime dei lager polacchi [4] – Tuchola [5], Strzałkowo [6], dove morirono decine di migliaia di soldati dell'Armata Rossa, le cifre vanno da 60 mila a 100 mila. Sono ben di più che a Katyn', fra l'altro. Il terrore staliniano portò via milioni di vite. Grazie a Dio, morirono non quei 66,7 milioni, di cui scrisse Solženicyn (poi si corresse, fece una cifra di 55 milioni, ma Jakovlev, architetto della perestrojka, tuttavia pubblicò la cifra di 100 milioni). Le vittime furono effettivamente moltissime, nelle statistiche di oggi (imprecise, si capisce, in quanto non si sa chi conteggia per i villaggi) nei lager in tutto il periodo del potere sovietico sono morte 2,7 milioni di persone. E' una cifra mostruosa. A dire il vero, questa cifra è assai inferiore a un'altra – 3,8 milioni di prigionieri di guerra russi morti nei lager hitleriani, di cui ora si parla molto meno. Solo nei primi mesi di guerra nei lager nazisti morirono 2,5 milioni di prigionieri sovietici, di cui von Moltke [7] scrisse con orrore a Keitel [8] e questi emise la nota risoluzione: “E' in corso una guerra per l'eliminazione”. E nessuno, nessuno nel Terzo Reich si vergognava di questa frase – era in corso una guerra per l'eliminazione della dottrina socialista e dei suoi portatori. Allora si sforzarono bene. Ma hanno portato la cosa a termine solo oggi.

In tutti questi anni non abbiamo insegnato la storia del popolo, non la nostra storia reale, ma una versione antisovietica di essa. Non volevamo sapere il semplice fatto che tuttavia il popolo si offende perché hanno pervertito la sua storia. Il popolo, forse, non sa neanche I fatti – ma in qualche modo lo sente, c'è questo tratto nella gente: intuisce che lo hanno ingannato.

In quel tempo, in cui spezzettavano il paese in feudi ed erano in corso guerre civili infinite per le periferie, ai cittadini veniva concessa una storia corporativa, comoda per l'inserimento degli affari internazionali nel flaccido corpo della Russia. Ma forse non si poteva supporre che la gente tuttavia provasse la necessità di sentirsi una nazione e non una corporazione? Ecco che gli è venuta voglia. E ispirare in questa folla l'idea nazista è una cosa da niente.

Tanto più che non è rimasta un'altra idea: quella socialista l'hanno abolita. All'inizio dello scorso secolo Oswald Spengler formulò così il dilemma, che stava davanti al mondo: “Prussianesimo o socialismo?” Egli stesso era dalla parte del prussianesimo, cioè della tradizione nazionale e riteneva il socialismo un fenomeno distruttivo. Negli anni '30 il mondo votò in maggioranza per il “prussianesimo”. Qualcuno difese il socialismo, ma provarono a dividersi e dividersi non piacque a nessuno. Poi questa scelta del “prussianesimo” fu un po' corretta, ma il pathos si è conservato anche oggi. E oggi il fenomeno del “prussianesimo” è fiorito di nuovo.

Non hanno ucciso l'idea socialista – hanno ucciso la stessa idea di corpo sociale. La guerra civile sorge come sostituto dell'idea di corpo sociale. Manca il corpo sociale – compare la guerra civile. E' semplice.

Maksim Kantor [9]

20.12.2010, “Novaja gazeta”, http://www.novayagazeta.ru/data/2010/143/21.html (traduzione e note di Matteo Mazzoni)

[1] Boris Efimovič Nemcov, politico di orientamento liberale.

[2] Regione dell'Iran settentrionale, dove fu fondata una repubblica sovietica effimera come le altre menzionate.

[3] Città dell'attuale Ucraina meridionale, dove nel 1924 (quando faceva parte della Romania) scoppiò una rivolta agraria guidata dai bolscevichi.

[4] I campi di prigionia della guerra polacco-sovietica che seguì immediatamente la I guerra mondiale.

[5] Comune della Polonia settentrionale.

[6] Comune della Polonia centro-settentrionale.

[7] Helmut James von Moltke, giurista tedesco avverso al nazismo.

[8] Wilhelm Keitel, comandante supremo della Wehrmacht.

[9] Maksim Karlovič Kantor, pittore e scrittore russo.

3 commenti:

silvana ha detto...

ciao matteo, sono passata per lasciarti i miei migliori auguri di un sereno Natale,
silvana

silvana ha detto...

scusa avevo dimenticato di spuntare l'opzione "invia i commenti di risposta", quindi ti riscrivo....

Matteo Mazzoni ha detto...

@silvana: auguri anche a te e a tutta la tua famiglia