02 marzo 2011

Un "patto scellerato" tra Norvegia e Russia sulla pelle dei ceceni?

Gisaev: circa 500 rifugiati dalla Cecenia saranno espulsi dalla Norvegia

Marzo 01, 2011, 23:29

Il processo di espulsione di rifugiati ceceni dalla Norvegia alla Russia continua. Secondo i dati dell'attivista per i diritti umani Achmed Gisaev, si prepara l'espulsione di perlomeno altre 500 persone.

Al momento sono stati emessi rifiuti di concessione di asilo sul territorio della Norvegia a qualche altra famiglia. Nel tempo più breve possibile saranno mandate in Russia. “Questo accadrà appena sarà stato raccolto un determinato numero di persone per l'espulsione, tale da riempire un aereo. I rifiuti, secondo gli avvocati, sono pure tutti infondati” – ha comunicato al corrispondente di “Kavkazskij uzelAchmed Gisaev.

Le famiglie espulse, secondo l'attivista per i diritti umani, sono minacciate. “C'è stato un rifiuto, per esempio, per una persona di Centoroj [1], il cui fratello è stato ucciso nel centro di Groznyj. La polizia migratoria norvegese ritiene che per questa persona non sia pericoloso stare in Cecenia. E' stato rifiutato asilo anche a un ceceno, a cui in Russia sono stati uccisi 11 familiari. Per di più, egli stesso è stato arrestato qualche volta e sottoposto a torture. Le autorità norvegesi gli hanno detto che in Cecenia “non è pericoloso”, ha detto Gisaev.

Il ministro della Giustizia norvegese, secondo l'attivista per i diritti umani, ha confermato che l'espulsione continuerà. “Hanno un progetto di accordo con l'ambasciata russa” – ha aggiunto Gisaev.

Secondo l'attivista per i diritti umani e presidente del comitato “Collaborazione Civile” Svetlana Gannuškina, tale espulsione è semplificata dalla legge sulla riammissione approvata qualche anno fa.

“A differenza degli espulsi, i riammessi non sono sottoposti al divieto di reingresso nel paese. Là ci sono molte cose in aggiunta, che dovrebbero essere qualcosa come un modo più semplice di tornare. Fra l'altro non è affatto così, per una persona non è per niente più facile. In particolare, se gli è pericoloso tornare, la riammissione non fornisce, così come l'espulsione, alcuna garanzia” – ritiene Gannuškina.

Secondo l'attivista per i diritti umani, le persone espulse dalla Norvegia non sono state riconosciute profughi, “nessuno già intende occuparsi di loro e si ritiene che da noi non ci siano pericoli a tornare in Cecenia”.

“Forse tutto ciò che accade ora è una questione politica. E' difficile dirlo. Forse Russia e Norvegia hanno interessi petroliferi comuni. Anche se parrebbe che il paese più indipendente dal nostro gas e dal nostro petrolio dovrebbe essere la Norvegia, perché è più ricca di noi. Non di meno, tutto questo accade. Fra l'altro mi pare che i ceceni là non si siano in alcun modo mostrati negativamente, la questione della pericolosità qui non si pone” – ha aggiunto Gannuškina.

Ricordiamo che il 6 ottobre 2010 a Strasburgo i profughi ceceni hanno condotto un'azione di protesta con lo slogan “Dateci il diritto alla vita!”, con l'esigenza di esaminare le richieste di asilo politico e di fornirgli normali condizioni di vita.

In precedenza, il 5 dicembre 2009 in Polonia oltre 200 profughi provenienti dalla Georgia e dalla Russia, tra cui c'erano anche degli abitanti della Cecenia, cercarono di arrivare a Strasburgo in treno senza biglietto per denunciare alla Corte Europea per i diritti umani le cattive condizioni di detenzione nei centri profughi. Quelli che cercavano di andarsene furono anche riportati nei centri, dove per ognuno di loro fu decisa la questione dell'ulteriore permanenza sul territorio polacco.

Nota della redazione: vedi anche le notizie "Profughi georgiani e ceceni hanno cercato di andarsene dalla Polonia per restare in Europa occidentale", "La Polonia ha espulso dei cittadini georgiani che avevano cercato di occupare un treno", "In Danimarca nel corso di una rissa tra profughi ceceni e afghani è morta una persona".

Autore: Ekaterina Seleznëva; fonte: corrispondente del “Kavkazskij uzel”


Kavkazskij uzel”, http://www.kavkaz-uzel.ru/articles/181748/ (traduzione e note di Matteo Mazzoni)


Note

[1] Villaggio nativo e “feudo” di Ramzan Kadyrov.

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