28 aprile 2011

Tutte le Russie

In quale Russia vivete?




Come imparare a dividere lo spazio sociale con gli altri


Per ognuno, così risulta, è la propria. Per qualcuno è sovrana e una, per qualcuno è liberale e altra. Alcuni vivono in una dentro un giardino, la maggior parte in una oltre la MKAD [1] e chissà chi perfino in una d'oltremare. Per uno non c'è Russia senza Stalin, ma per un altro la Russia con Stalin è un GULAG. Personalmente vivo in una Russia particolare, avendo un passaporto blu [2] e una famiglia russa. Ho vissuto in questa Russia per due terzi della mia vita adulta, ma comunque per me non è diventata “mia”. Tjutčev [3], sono convinto, non aveva ragione quando scrisse che con la ragione non si può capire la Russia e che con il comune aršin [4] non la si può misurare con precisione: infatti qualcuno la misura in pollici e qualcuno la pesa in grammi.

Idealmente tali differenze di visione del mondo dovrebbero risolversi alle elezioni. Gli americani, diciamo, decisero nel 2008 se vivessero in quegli USA, in cui si può eleggere un afro-americano alla Casa Bianca o in quelli, in cui ciò è ancora impossibile o perfino inopportuno. Gli ucraini, pare, decidono regolarmente alle elezioni se vivano come prima na Ucraina o comunque già v [5] Ucraina. In Russia, tuttavia, tutti per qualche motivo ammettono che le elezioni, anche se hanno giocato un ruolo simile in precedenza, nel 2011 e nel 2012 non saranno uno strumento del genere. Più spesso di tutto si da la colpa al potere, alle leggi, alla loro mancata applicazione, ecc. e tutto ciò, probabilmente, è vero. Ma ci sono, pare, anche ragioni più profonde, che impediscono la soluzione di queste questioni perfino con la più perfetta legislazione. Intraprenderò in seguito proprio un tentativo di chiarire queste ragioni.

Intervenendo di recente alle “Lezioni per Chodorkovskij” [6], ho condiviso con il pubblico quattro fenomeni curiosi per un osservatore esterno. (Una loro piena esposizione si potrà trovare nel prossimo numero della rivista “Pro et Contra” [7].) Queste, in due parole, sono le seguenti.

In primo luogo, il russo non è passivo, ma aggressivamente immobile. La differenza è significativa, infatti l'immobilità, a differenza della passività, è una strategia meditata di sopravvivenza in un ambiente, in cui non ci sono strade tracciate per il successo, ma ogni passo (o spinta) da una parte può portare a perdite irreparabili.

In secondo luogo, il potere russo e il “suo” popolo vivono in stato di “divorzio alla sovietica”, continuando per mancanza di vie d'uscita a convivere nello stesso appartamento, ma, dopo lunghi anni di rapporti troppo intimi, si sforzano di non impedire l'uno all'altro di vivere. In questo, suppongo, consiste anche il contratto sociale post-sovietico: né l'élite, né le masse attentano seriamente alla comodità e alla(relativa) prosperità dell'altra parte.

In terzo luogo, vivere con l'ex coniuge è spiacevole. Ognuno cerca di vivere la propria vita, ma la porta d'ingresso, per esempio, è una sola. Così è anche in un paese, dove sia l'élite, sia il popolo (nella loro bella individualità) considerano gli spazi pubblici come propri, cercando di imporre all'altro (ma non a se stesso) le regole di un “comportamento sociale”, tese a massimizzare il proprio privato vantaggio rispetto al patrimonio pubblico. In altre parole, sia le sirene [8], sia i parcheggi casuali sui marciapiedi, sia le discariche nei boschi, sia la caccia con gli elicotteri [9], sia la piena irritazione reciproca.

In quarto luogo, c'è una via d'uscita. Russi di successo, intelligenti, mobili, ricchi di iniziativa (e particolarmente giovani), che desiderano vivere un'altra vita, ma disperano di costruire l'Europa in Russia e non sono pronti ad andarsene (di gente del genere non ce n'è così poca), se ne vanno in quella che chiamerei la “modernizzazione individuale”. Con l'aiuto di Internet, della globalizzazione della cultura e dell'economia e di biglietti aerei a prezzi accessibili questi costruiscono intorno a se un mondo, che non è sottomesso alla realtà russa e in questo mondo pure vivono. Dal paese hanno bisogno solo di un passaporto per l'estero, della mancanza di scomodi divieti (alla stessa Internet, per esempio) e di una relativa sicurezza.

Perlomeno così pareva. Finché non c'è stata la Manežka [10]. Finché l'Istituto per lo sviluppo contemporaneo, il Centro di elaborazioni strategiche [11] e perfino il club nazional-conservatore del partito “Russia Unita” non hanno cominciato a discutere dell'indispensabilità di rapide trasformazioni in senso democratico. Finché il potere non si è messo a parlare di vietare Skype e Gmail (evidentemente con lo scopo di garantire trasformazioni in senso democratico). Nelle condizioni del contratto sociale “putiniano”, per cui ognuno è libero di occuparsi dei propri affari personali, tutto questo non deve esserci. Questa è proprio una lotta e tutta l'attuale costruzione politica è fondata sulla sua assenza.

La lotta è lotta. Ma quale? In Russia sanno da tempo che, se c'è una lotta, è di classe. Altri tipi veri e propri non ci sono, tutto il resto è apparenza. Ma ci sono classi in Russia? Qualunque cosa dicano, una vera classe media in Russia non c'è. Ci sono persone con un medio benessere e neanche poche. Ma tra loro ci sono burocrati, piccoli imprenditori e plancton da ufficio di grandi compagnie straniere e russe (e spesso statali). Quali interessi comuni hanno queste persone? Gli uni si avvantaggiano del consolidamento della proprietà privata, gli altri ci rimettono, per i terzi fa lo stesso. Nell'élite è all'incirca lo stesso, solo con un altro livello di soddisfazione.

Se non succede niente secondo Marx, è perché Marx descriveva la situazione sotto il capitalismo, ma in Russia non c'è il capitalismo. Dov'è la libera concorrenza? Dov'è la difesa dalla monopolizzazione? Dove sono le regole del gioco istituzionalizzate? Dov'è, alla fin fine, l'efficienza come più alto valore? (Il più alto valore, certamente, è l'opportunità, peraltro non solo per il potere e per le élites, ma per tutta la società Ma in Russia una struttura come la Gazprom può avere perdite per considerazioni politiche e un moscovita si compra un fuoristrada da 40 mila dollari piuttosto che sacrificare 4 mila rubli [12] per riparare la strada per la dacia. Il “proprio” è sempre più caro, in senso proprio e traslato.)

Ma se le classi in Russia non si organizzano secondo un paradigma capitalista, ciò non significa che non ce ne siano. E' semplicemente un altro paradigma. Se nel capitalismo le classi sono costruite secondo il ruolo funzionale nella produzione, nella Russia contemporanea il fattore determinante è la natura dell'accesso alla prosperità o, in altre parole, il grado di inclusione.

Da questo punto di vista, a mio modo di vedere, in Russia esistono tre classi.

La prima sono i cittadini politicamente inclusi o la stessa élite politico-economica. Queste persone, appartenenti a quel raro, soddisfatto gruppo di persone, che stabilisce le regole del gioco e per la diretta prosperità delle quali queste regole sono approvate e applicate. Tra loro, indubbiamente, c'è concorrenza, ma domina l'interesse comune per la perdurante esistenza dell'attuale organizzazione, che con tale successo gli garantisce risorse, diritti, incarichi e libertà indispensabili.

La seconda sono i cittadini individualmente inclusi. Sono persone che hanno saputo trovare per se varie nicchie economiche nell'economia russa contemporanea e con questo prosperano grazie al sistema attuale, ma non certo al livello del primo gruppo. Questa “inclusione” parziale gli da le indispensabili risorse finanziarie e di altro tipo per quella modernizzazione individuale di cui scrivevo sopra. Peraltro l'inclusione nell'ambiente di sistema russo è profondamente strumentale e chiamata a garantire l'accesso ad ambienti più confortevoli, non di sistema e spesso non russi di vita fisica e virtuale.

E finalmente la terza classe sono i cittadini non inclusi. Questi essenzialmente non partecipano alla nuova, “prospera” Russia, vedendo sia l'Europa, sia il “glamour” moscovita solo in televisione o attraverso spesse vetrine. Questi, più di altri, sono legati al paese, non avendo né risorse, né prospettive di uscita fisica o virtuale dai suoi confini, ma al contempo ottengono meno di altri vantaggi da esso.

I rapporti tra queste classi sono conflittuali. La prosperità della classe politicamente inclusa dipende direttamente dalla sua separazione dalle altre. Il sistema non le può garantire abbastanza risorse, se in concomitanza deve servire anche le larghe masse. Perciò la struttura politica dev'essere chiusa, ma neanche essa sola; questa nuova nomenklatura, come pure la precedente, vive, mangia, lavora e riposa là, dove gli altri russi non sono e fa come se gli altri russi non fossero neanche per le strade per cui vanno.

I russi individualmente inclusi vedono la prosperità dei politicamente inclusi, ma non sperano di entrare nel loro numero e li disprezzano perfino. Allo stesso tempo, dopo aver costruito intorno a se i propri mondi individualità e aspirando a difenderli dall'incertezza che è anche la pietra angolare della vita russa, si separano essi stessi da tutti gli altri. I conti all'estero li difendono dagli assalti dall'alto, le porte d'acciaio da quelli dal basso. Per il comfort psicologico e di altro tipo si sforzano di non notare i cittadini non inclusi, che, certamente, pure disprezzano. E sfuggono perfino i “loro”, preferendo la creazione di comunità virtuali su Internet alla partecipazione alla soluzione collettiva di concreti compiti sociali.

E la classe non inclusa, disperando di cominciare chissà quando a prosperare, non di meno imita il comportamento delle “classi più alte”, che non può semplicemente non vedere. Non partecipano peggio degli altri alla privatizzazione del patrimonio pubblico. Peraltro rifiutano di partecipare alla vita politica del paese a cui appartengono, ma che non gli appartiene. Il disprezzo per le “classi più alte” indubbiamente c'è, ma c'è anche il disprezzo per se stessi e la quasi piena certezza del fatto che il popolo ha il potere che merita.

La presenza di queste classi non sarebbe una gran disgrazia, se non fosse per una circostanza. Fino a non molto tempo fa ognuno di questi gruppi viveva nella piena certezza di avere la propria Russia, autonoma e non contigua alle Russie in cui vivono gli altri. Ognuno, come per linee geometricamente parallele, poteva andare lontano quanto voleva senza paura di scontrarsi con gli altri.

Poi le linee si sono inaspettatamente incrociate. Queste linee si sono incrociate nel bosco di Chimki [13] e nella zona del programmato “Ochta-centr” [14] a Pietroburgo, dove le ambizioni della gente grande si sono scontrate con gli interessi di quella piccola. Si sono incrociate nei boschi e nelle torbiere in fiamme, dove il senso di difesa da parte di uno stato forte si è rivelato una cortina di fumo. Si sono incrociate, infine, in piazza del Maneggio, quando il potere è ammutolito e per un minuto è sembrato che fosse scomparso del tutto.

La cosa più terribile, tanto nei boschi, quanto nella Manežka non è stata l'incapacità del potere e neanche la presenza di una minaccia per la vita delle persone, ma la mancanza di informazioni credibili. In mancanza di una campana di bordo la paura si moltiplica. Gli incendi avanzano o arretrano? Scendere nel metrò è sicuro o no? Chi ascoltare? A chi credere? Dove fuggire?

Lo spazio pubblico – le piazze in cui camminiamo, i mezzi di trasporto con cui andiamo, perfino l'aria che respiriamo – si è rivelato tanto atomizzato, tanto rubacchiato da varie tasche che la gente ha smesso di sentire questo spazio come cosa comune. E' diventato altrui, ignoto, minaccioso.

E qui è diventato chiaro che non possiamo vivere tutti nelle nostre diverse Russie, anche se abbiamo un passaporto blu e il diritto di volare, abbiamo una sola Russia. Ecco da dove, così risulta, comincia la Patria [15] – dalla percezione di aver bisogno di dividere uno spazio con persone che non conosciamo e non vogliamo conoscere, con cui non siamo d'accordo e che non desideriamo frequentare, ma che così come noi cercano di diffondere le proprie regole, i propri principi, i propri meccanismi di difesa in quegli spazi, che fino a poco tempo fa consideravano di nostra proprietà.

La politica è l'arte di trovare una lingua comune con quelli con cui non avete niente in comune tranne lo spazio pubblico. Proprio per questo esistono sia i partiti, sia le elezioni, sia i mezzi di informazione di massa, sia le organizzazioni civili, sia i “parlamenti per le discussioni”. Esistono per cominciare a dividere ciò che vogliamo per noi, ma di cui non possiamo appropriarci fino alla fine. Per questo in democrazia si impara a riconciliarsi con le sconfitte – perché sappiamo che non sono totali. E a non rallegrarsi troppo per le vittorie, capendo che non sono definitive. Ecco comunque perché la democrazia è necessaria alla Russia – perché non sia terribile scendere nel metrò. Perché il metrò, come il paese, è uno solo per tutti.

Sam Greene,
articolo speciale per la “Novaja gazeta”
politologo e giornalista americano,
vice-direttore del centro Carnegie di Mosca.

26.04.2011, “Novaja gazeta”, http://www.novayagazeta.ru/data/2011/045/12.html (traduzione e note di Matteo Mazzoni)

[1] Moskovskaja Avtomobil'naja Kol'cevaja Doroga (Autostrada Circolare di Mosca), sorta di Raccordo Anulare moscovita.

[2] Passaporto per chi viaggia in veste ufficiale.

[3] Fëdor Ivanovič Tjutčev, poeta russo del XIX secolo.

[4] Antica unità di misura russa, pari a 71 centimetri e di uso equivalente al metro.

[5] Na e v stanno per “in”. Con na si intende “in uno spazio ristretto” o “sottoposto” (alla Russia, qui).

[6] Incontri culturali dell'opposizione russa legati al caso Chodorkovskij, ma inerenti a vari temi.

[7] Rivista della sezione russa del “Carnegie Endowment for International Peace” (Fondo Carnegie per la Pace Internazionale).

[8] Quelle con cui si fanno largo le “auto blu” russe.

[9] Praticata dalla “casta” russa perfino nelle riserve naturali.

[10] Nome colloquiale della Manežnaja ploščad' (Piazza del Maneggio, nei pressi della Piazza Rossa, teatro nel dicembre scorso di scontri tra nazionalisti e caucasici). Il corsivo è mio.

[11] Centri di studi statali.

[12] Circa 100 euro.

[13] Riserva naturale presso la cittadina di Chimki, nei dintorni di Mosca, attraverso cui si progetta di far passare la nuova autostrada Mosca-San Pietroburgo.

[14] “Centro-Ochta” (l'Ochta è un piccolo fiume di San Pietroburgo), grattacielo della Gazprom da 396 metri destinato a deturpare orribilmente la “capitale del Nord”.

[15] Allusione alla canzone patriottica sovietica degli anni '60 S čego načinaetsja Rodina? (Da dove comincia la Patria?).

25 aprile 2011

Ora e sempre

Qualche anno fa ve l'ho fatta leggere, adesso ve la faccio ascoltare:

22 aprile 2011

Putin in un'Amen: come si cambia per non morire?

Un futuro politico per Vladimir Putin: cambiare o morire?




To run or not to run - the question! [1]

In attesa del 2012 al primo ministro russo Vladimir Putin tocca guardare in faccia il vero stato delle cose:
l'arroventarsi degli umori sociali negativi non ha ancora raggiunto il limite che porta allo strappo sociale, ma cresce sensibilmente nel corso degli ultimi due mesi;

La netta crescita degli umori di protesta in Russia è stata registrata dai sociologi della fondazione “Obščestvennoe mnenie” (FOM) [2]. Il numero di cittadini insoddisfatti, pronti a partecipare ad azioni di protesta, dalla fine di febbraio è salito del 9% – dal 40% al 49%.

E' aumentata, anche se non così notevolmente (del 3%), la quota di russi pronti ad andare a un'azione di protesta domenica prossima – secondo i dati il 23 gennaio di questi se ne contava il 21% e il 20 febbraio il 24%.

La sconvolgente crescita dei prezzi dei generi di prima necessità, dei servizi ŽKCh [3], del gas e dell'energia elettrica, delle spese per i trasporti e della benzina non può non riflettersi sul barometro degli umori popolari. E qui anche gli arabi incendiano il popolo con il loro esempio – sono insorti e in poche settimane hanno rovesciato capi che gli erano venuti a noia per molti decenni.

Fra l'altro, nascondendo la testa nella sabbia, i membri di “Russia Unita” non vogliono notare il tremito del tetto della caldaia della rabbia popolare. “Un tale scenario in Russia è impossibile, in quanto da noi ci sono pochi arabi per far questo”, – ha detto a “Gazeta.Ru” [4] il presidente del consiglio sociale presso il presidium del consiglio generale di “Russia Unita” Aleksej Česnakov. Forse sottintendeva: “invece ci sono più che abbastanza schiavi [5]!”

In Russia ci sono pochi arabi, ma molti schiavi?

Le cause principali dell'atteggiamento negativo delle masse non si prestano a una “cura” con l'aiuto del “comando manuale”. Le cifre ufficiali dell'inflazione (6%) non corrispondono alla crescita rapidissima dei prezzi del paniere del consumatore. Secondo i dati dei sondaggi del FOM, il 56% della popolazione intervistata ritiene di vivere male. La quantità di popolazione con un reddito medio pro capite inferiore al minimo vitale stabilita in tutta la Russia è di 18,9 milioni di persone e la sua quota sulla quantità totale della popolazione è del 13,5 per cento.

Ma forse in futuro i russi potranno vivere bene? C'è qualche speranza per questo?

40 miliardi di dollari sono sfuggiti dal paese da settembre dell'anno. Nonostante il caro petrolio, il capitale continua a uscire dalla Russia: a gennaio le perdite assommavano a 13 miliardi di $, ha comunicato il primo vice-presidente della Banca Centrale Aleksej Uljukaev (“Vedomosti” [6], 5 marzo 2011) Quale economia al mondo può reggere uno scolapasta finanziario del genere?

Allo stesso tempo per mantenere le repubbliche del Caucaso del Nord quest'anno saranno indirizzati 400 miliardi di rubli [7], nei 10 anni precedenti sono stati spesi 800 miliardi di rubli [8]. Cos'hanno cambiato questi versamenti nell'economia delle repubbliche? Radicalmente – niente. Il business è fiacco, il terrorismo cresce. Peraltro i soldi si indirizzano non a scopi strategici di sviluppo costruiti nelle stesse repubbliche, ma a progetti proposti da Mosca e attraverso compagnie create da Mosca. Allo stesso tempo il Capo [9] della Cecenia Ramzan Kadyrov dichiara la sua prontezza a rinunciare del tutto ai soldi federali, se la Cecenia otterrà la possibilità di disporre autonomamente del proprio petrolio.

Quest'anno nel bilancio federale per le spese del ministero degli Interni russo sono previsti 309,4 miliardi di rubli [10]. Peraltro, per fare un paragone, per lo sviluppo della scienza e della tecnologia negli anni 2012-2013 è previsto di stanziare 178 miliardi di rubli [11]. Il budget dell'Accademia Russa delle Scienze assomma a 62 miliardi di rubli [12] nel 2011, cioè la scienza accademica resta come prima a razioni da fame. E' sufficiente dire che per tutta l'Accademia Russa delle Scienze il governo stanzia tanti soldi quanti ne ha in un anno un'università media americana. Anche se in precedenza nella Strategia di sviluppo della scienza e delle innovazioni fino al 2015 è scritto che tutta la scienza russa riceverà il 2,5 per cento del PIL. Se si parte dal calcolo di una crescita del PIL del 4% l'anno, nel 2015 per la scienza e l'innovazione dovranno essere stanziati 1000 miliardi di rubli [13]. Tuttavia oggi le priorità del governo sono evidenti – prima di tutto bisogna garantirsi dalla rabbia popolare e lo slancio innovativo è per gli slogan...

La tolleranza che scompare come minaccia all'unità nazionale

La tolleranza che scompare nella multietnica popolazione della Russia non può essere trattenuta con le promesse di punire i colpevoli di atti criminali contro i rappresentanti di singole etnie, la crescente ondata di migrazione all'interno del paese e da ex repubbliche sovietiche amplia in modo significativo la base sociale della xenofobia. La generazione di giovani russi che sta crescendo, priva di qualsiasi lezione scolastica di tolleranza, da il cambio agli attuali 30enni, che ancora conservano nella memoria le lezioni di educazione della scuola sovietica nello spirito di amicizia tra i popoli ed è il confine che divide l'epoca dell'amicizia tra i popoli e il tempo della xenofobia senza limiti che sta venendo. La crescita delle minacce del nazionalismo non è solo la quotidiana paura della violenza che negli ultimi anni si è saldamente insediata nella coscienza della popolazione non russa della Russia (nel 2010 questa paura è divenuta già semplicemente parte della vita quotidiana – come una passeggiata su un campo minato durante la guerra). E' anche la paura quotidiana degli abitanti delle grandi città dopo l'ennesimo grave atto terroristico, come un serpente freddo questa paura comincia a strisciare nell'anima all'ingresso del metrò, dell'aeroporto, della stazione, del centro commerciale, del teatro, dello stadio (ma dove non sono saltati in aria i russi negli ultimi anni?). Ma la cosa più pericolosa che porta in se la soffocante ondata di nazionalismo è la reale minaccia di sfacelo del paese. Se prima Mosca per tutti i russi era il simbolo della capitale di un paese multinazionale, oggi è Domodedovo e la piazza del Maneggio [14].

Il nodo del Caucaso non è un nodo gordiano

Eliminando 100 mila persone tra la popolazione civile della Cecenia (benedicendo la sovranità, come El'cin e “facendole secche nei cessi”, come promise all'inizio del suo primo mandato presidenziale V.V. Putin), la Russia si è scontrata subito con la crescita della tensione in alcune repubbliche del Caucaso del Nord. La tensione è più percettibile nel Daghestan multinazionale, c'è inquietudine in Karačaj-Circassia, Cabardino-Balcaria e Inguscezia. Gli investimenti multimiliardari nell'economia di queste repubbliche non danno l'effetto atteso. Perché? Come ammette il direttore del giornale daghestano “Černovik[15] Nadira Isaeva in un'intervista alla stazione radio “Ėcho Moskvy” [16]: “Qui la questione non è nella quantità di soldi, la questione è se c'è un terreno preparato per questi investimenti e, in generale, cosa si intende per investimenti. Penso che la questione vada posta non nell'ambito dei sussidi, ma nell'ambito di meccanismi organizzativi che permettono al business di formarsi”. Ma tocca ammettere anche un'altra cosa – la causa principale della continua tensione nel Caucaso del Nord non è la disoccupazione e la povertà, come ritiene V.V. Putin, ma la crescita della xenofobia da entrambe le parti – i russi e i popoli del Caucaso. Le voci di alcune migliaia di giovani russi, che in piazza del Maneggio scandivano “La Russia per i russi”, non sono state sentite solo dai moscoviti. E questo fuoco ardente non si spegne con i soldi.

La Russia al momento presente si è scontrata con una reazione a catena di processi sociali: la netta crescita della popolazione musulmana come risultato dell'immigrazione genera il crescere della xenofobia dei russi. A loro volta l'islamofobia e l'inimicizia per i fuoriusciti del Caucaso attizzano i focolai del radicalismo islamico, gli atti terroristici sono terreno fertile per lo sviluppo dei movimenti nazionalisti per tutta la Russia. La via d'uscita qui può essere solo una – il rifiuto dei mezzi ingiustificati di pacificazione del Caucaso, ma peraltro la formazione di una nuova politica nazionale della Russia che tenga conto della realtà della multiconfessionalità e della crescita della popolazione musulmana in Russia (“un russo su quattro nel 2025 sarà musulmano” – Šamil' Sultanov, “La colonna islamica della Russia”, “Soldaty Rossii” [17], 2009, n. 11-12).

Questa Russia vede e sente V.V. Putin, riflettendo sul proprio futuro e sul futuro del paese. E se nel 2004 questi, sostituendo il malato El'cin, seppe far rinascere le speranze dei russi per il futuro, oggi il credito della fiducia non è ancora esaurito, ma è stato molto sperperato.
I politologi occidentali pronosticano due scenari di possibile uscita di Vladimir Putin dalla Grande Politica

1. Questi torna sulla poltrona di Presidente e allora la Russia si isola sempre più dalla comunità mondiale, il popolo inizia una rivolta, al Presidente tocca fuggire dal paese, salvando la vita. Conoscendo ottimamente le possibilità e gli appetiti dei propri ex colleghi, Vladimir Putin difficilmente può sognare una tranquilla vecchiaia in una villa da qualche parte in Italia. L'esempio della sorte dei leader abbattuti del Medio Oriente, ahimè, non può essere di ispirazione.

2. V.V. Putin non va alle elezioni, esce dalle “galere” della politica, in cui per 12 anni si è affaticato come uno schiavo, e si gode la vita in calma e pace, tanto più che i soldi li ha. Per molti primi ministri un tale futuro è del tutto reale e accessibile, ma per Vladimir Putin questo può essere solo un sogno irrealizzabile. Questi si trova in un nodo troppo stretto di legami, interessi e centri di forza contraddittori.

L'uno e l'altro scenario significano l'uscita di V.V. Putin come giocatore della grande politica. E nessuno dei reali “partiti della forza” – né il “partito del sangue” (gli uomini delle strutture armate), né il “partito dei quattrini” (gli oligarchi di estrazione putiniana e in parte el'ciniana) – considera possibili questi scenari. Nella tela di ragno dei rapporti reciproci divenuti di tipo criminale, senza una mano dura inizierebbe inevitabilmente una “cavallina” mortale.
Con tutto il dovuto rispetto per la profondità dell'analisi della situazione della Russia contemporanea da parte di noti cremlinologi, siamo convinti della possibilità di una terza variante.

Se in anni di “comando manuale” della Russia Vladimir Putin ha imparato non solo a parlare alle masse popolari di cose scottanti, ma anche ad ascoltare la voce del popolo e a farsi pure guidare dal buon senso, questa variante è possibile.

Questa significa:

- L'ammissione da parte di V.V. Putin dell'indispensabilità di riforme politiche radicali, l'essenza delle quali è la liberazione del paese, del suo potenziale ancora vivo dall'oppressione della verticale del potere. Nessuno dubita che questa verticale sia arrugginita senza speranza per le dimensioni mai viste della corruzione a tutti i livelli, per la perdita di legittimità delle strutture di potere per clamorosi scandali senza precedenti, che mostrano l'intreccio delle strutture di potere con la criminalità, per l'assenza di un sistema giudiziario giusto, per la piena sottomissione dei mezzi di informazione di massa allo stato (il 97% dei mezzi di informazione di massa russi sono controllati dallo stato). La rianimazione della società civile è l'unica possibile variante capace di vivere nella situazione che si è creata.

– Come giustamente notò Zbigniew Brzezinski, in Russia non amano i deboli. Vladimir Putin ha la chance di mantenere la reputazione di “maschio alfa” perfino in caso di smantellamento della verticale costruita. Il processo di smantellamento potrebbe proprio divenire non solo il disgelo lungamente atteso nella società russa, ma anche l'inizio di decisioni innovative nella politica russa e se si parla sul serio del boom innovativo in Russia, le innovazioni sono indispensabili prima di tutto negli istituti di potere.

3. Se oggi il clima del business in Russia ricorda un deserto, l'inizio delle riforme liberali diverrà la pioggia benefica che fertilizza la terra russa con l'energia liberata di chi davvero ha sete di mutamenti. I giovani intellettuali, i rappresentanti del business piccolo e medio, che adesso vive in un'atmosfera di paura sconfinata, i futuri laureati, che cercano una chance per il futuro nel loro paese, gli scienziati, le cui scuole scientifiche sono esauste per l'ininterrotta fuga di cervelli, gli ingegneri, che non trovano applicazione per il pensiero creativo – tutti questi aspettano mutamenti. Vladimir Putin può cavalcare l'onda di questi mutamenti. A condizione che possa vincere se stesso e il mostro, da lui creato, della verticale del potere.

4. Gli avvenimenti del villaggio cosacco di Kuščëvskaja [18], della piazza del Maneggio, di Domodedovo, del tribunale di Chamovniki [19] e molte altre tragedie e sensazioni che colpiscono l'immaginazione hanno messo a nudo il quadro spiacevole del totale collasso del potere e il sordo mormorio delle masse che matura. La società russa ha bisogno di mutamenti in tutte le sfere chiave della vita sociale e politica. Né i prezzi del petrolio mai visti così alti, né gli appelli alla modernizzazione e alle innovazioni ripetuti come scongiuri possono dissipare la nebbia infittita dell'indeterminatezza del futuro. A V.V. Putin toccherà prendere le distanze dalla burocrazia, sporcatasi senza speranza in una corruzione di ampiezza mai vista, gettare i funzionari di “Russia Unita” ingrassati in condizioni di monopolio del potere da PCUS nella realtà di una lotta concorrenziale per la fiducia dei russi esasperati, quanto a se stesso rinunciare a pretendere il ruolo di uomo più ricco d'Europa, separandosi dai più lussuosi oggetti di proprietà. Gli toccherà fare un passo incredibilmente difficile – spremere via da se fino all'ultima goccia il disgusto per la libertà, credere nel proprio popolo, nel fatto che solo in condizioni di libertà il popolo è capace di trasformare la Russia in un paese in cui si ha voglia di vivere.

La terza variante per Vladimir Putin è del tutto reale e forse solo questa è l'unica possibile per lui, se valuta realisticamente la situazione che si è creata e le su prospettive nella grande politica.

Permettendo a Dmitrij Medvedev di andare alle elezioni presidenziali, V.V. Putin può mantenere per se la poltrona di premier. Ma peraltro per il tandem è indispensabile decidersi a compiere riforme radicali:

– liberare i mezzi di informazione di massa dall'oppressione del controllo statale, peraltro conferendogli la responsabilità sociale di creare un'atmosfera di concordia civile nella società;
– restituire le elezioni al popolo: ristabilire l'eleggibilità dei governatori e far rinascere elezioni essenzialmente democratiche;
– far rinascere tribunali giusti e indipendenti;
o – dichiarare la corruzione una minaccia alla sicurezza nazionale del paese e incitare la Duma di Stato (eletta su base democratica) a elaborare leggi che riflettano la vera misura della gravità dei reati della burocrazia;
– rinunciare per sempre al modello economico pre-crisi e chiamare il potenziale intellettuale al lavoro creativo per la vittoria di un nuovo modello.
– trovare finalmente un idea nazionale che dia speranza e unisca la famiglia dei popoli russi, che si trovano adesso nella penosa atmosfera di una crisi opprimente e di un futuro nebuloso. Non saranno necessari nazionalisti radicali, che oggi hanno il ruolo di valvola per la fuoriuscita del vapore, la gioventù, visti gli orizzonti del futuro, saprà liberarsi da sola dei gruppi fascisti, vergognosi per la Russia, che ha perso oltre 20 milioni di propri cittadini nella guerra contro il fascismo.

L'adrenalina della giovane Russia

I giovani intellettuali della Russia – uno dei futuri supporti della modernizzazione del paese – oggi hanno davanti a se una questione difficile: trovare un punto d'appoggio nell'instabile e incerto ambiente del business del proprio paese o lasciare il pese in cerca di una sorte migliore. Lo stato è responsabile del loro destino e un leader nazionale che sappia dargli speranza nella richiesta per il capitale intellettuale e l'energia dei giovani cuori potrà appoggiarsi al sostegno della gioventù nei propri sforzi per la modernizzazione del paese.

Un investimento a lungo termine nello sviluppo delle università e un'idea nazionale che ispiri entusiasmo – questa è la chance per un cambiamento qualitativo della società russa. Il popolo è stanco di vivere sopravvivendo. Vuole vivere raggiungendo e vincendo Se Vladimir Putin saprà muovere le élite per creare un ambiente nazionale che aiuti lo sviluppo delle innovazioni e di un'economia russa concorrenziale, il popolo preferirà tendere a uscire dalla crisi con un lavoro creativo e non con la rivolta. Il popolo non vuole la rivolta, ma il tetto della caldaia già trema...

Rovesciando la piramide del potere, ascoltando la voce del popolo, cambiando gli istituti di governo, Putin può riavere il rispetto e la fiducia del popolo della Russia e acquisire l'alloro dell'eroe nazionale. Per questo non ha bisogno né di corse sulle Harley Davidson, né del timone di un caccia e neppure di mostrare un bel torso maschile. La storia gli da la chance unica di uscire dal vicolo cieco di decisioni imposte per un rapido avvitamento di riforme radicali.

Anna AMEN è una ricercatrice russa, dottoressa in scienze filosofiche, autrice di alcuni libri sui problemi della leadership in una società post-totalitaria. Ha insegnato nelle università russe. Al momento presente vive negli USA.

Anna AMEN, articolo speciale per la “Novaja gazeta”

18.04.2011, “Novaja gazeta”, http://www.novayagazeta.ru/data/2011/041/36.html (traduzione e note di Matteo Mazzoni)

[1] “Correre o non correre – la domanda!” (in inglese nell'originale).

[2] “Opinione sociale”. FOM è l'abbreviazione della dicitura russa Fond “Obščestvennoe Mnenie” (Fondazione “Opinione Sociale”).

[3] Žilščno-Kommunal'noe Chozjajstvo (Gestione di Abitazioni e Servizi).

[4] Giornale russo on-line.

[5] Gioco di parole tra araby (arabi) e raby (schiavi).

[6] “Notizie”, giornale russo di informazioni.

[7] Oltre 9,9 miliardi di euro.

[8] Oltre 19,8 miliardi di euro.

[9] Il titolo di presidente è adesso riservato al solo presidente della Federazione Russa.

[10] Quasi 7,66 miliardi di euro.

[11] Oltre 4,4 miliardi di euro.

[12] Circa 1,53 miliardi di euro.

[13] Oltre 24,75 miliardi di euro.

[14] Dell'attentato all'aeroporto di Domodedovo si sa, meno noti sono gli scontri tra nazionalisti e caucasici dello scorso dicembre nella centralissima piazza del Maneggio.

[15] “Brutta Copia”, giornale indipendente.

[16] “Eco di Mosca”, radio relativamente indipendente.

[17] “Soldati della Russia”, rivista militare.

[18] Villaggio della Russia meridionale, dove nello scorso novembre una banda criminale legata al mondo politico-economico locale ha ucciso 12 persone, tra cui dei bambini.

[19] Tribunale di un quartiere del centro di Mosca che ha condannato di nuovo Chodorkovskij sull'onda di pressioni politiche fortissime.

Sergio Ramos fa cadere la Coppa del Re...

14 aprile 2011

Medvedev ci prova davvero?

Libertà per il presidente!




Il noto slogan ironico di Timur Šaov [1] comincia ad acquisire un reale senso politico: Dmitrij Medvedev, mantenendo normali relazioni personali con Vladimir Putin, sceglie un percorso politico indipendente e intende competere per la presidenza.

Le divergenze stilistiche, come mostra l'esperienza dell'autore di questo termine, Andrej Sinjavskij [2], che pagò per esse con un periodo di prigione, portano inevitabilmente a divergenze tattiche e in seguito anche strategiche. Medvedev e Putin, come ha dichiarato l'attuale presidente, fra l'altro con espressioni delicate al massimo, guardano in modo diverso al futuro del paese. E anche se finora non c'è una dichiarazione diretta sull'intenzione di competere, uno sguardo diverso sul futuro della Russia e pure annunciato davanti al più numeroso uditorio del mondo – quello cinese, è anche una rivendicazione per la corsa elettorale.

Il presidente è libero, finalmente è libero.

“Le misurazioni sono maturate, – ha constatato con sangue freddo lo sperimentatore Medvedev. – Chi non cambia, resta nel passato. E' evidente. Tutti i maggiori paesi cambiano rapidamente, perciò nessuna delle costruzioni esistenti può essere eterna. Ciò che era bene dieci anni fa, non è già più bene oggi, dobbiamo adattarci a un mondo che cambia, adattare questo mondo a noi stessi”.

Chi resta nel passato è evidente. E' il padre spirituale di Medvedev, la persona che lo fece suo erede e lo portò nella grande, molto grande politica. Putin Vladimir Vladimirovič. Dmitrij Medvedev è cresciuto oltre la cornice data. Il posto di presidente, invece di riconciliarlo definitivamente con la realtà putiniana, l'ha trasformato in un politico, con cui persone attive e istruite, orientate pragmaticamente hanno preso a legare il futuro della Russia. A tale appello si può anche non rispondere. Ma si può anche rispondere.

Medvedev ha scelto la chance, offertagli dalla storia.

Dopo la tattica “un passo avanti e due indietro”, dopo dichiarazioni che danno speranza e subito fanno perdere fiducia nelle speranze precedenti. Dopo oscillazioni e dubbi del tutto evidenti. Le decisioni recenti per migliorare il clima per gli investimenti e le posizioni sulla Libia sono risultate non capricci di un delfino, ma preannunci di una dichiarazione molto promettente.

Se Medvedev si rimangerà le proprie parole, ciò significherà la fine della sua carriera politica. Se le rafforzerà con azioni reali – il suo inizio.

12.04.2011, “Novaja gazeta”, http://www.novayagazeta.ru/data/2011/039/01.html (traduzione e note di Matteo Mazzoni)

[1] Timur Sultanovič Šaov, cantautore russo di etnia circassa.

[2] Andrej Donatovič Sinjavskij, scrittore dissidente russo.

12 aprile 2011

Monaco e gli affari di Putin e dei suoi amici faccendieri

Una piccola lavanderia di prima classe [1]




L'ex direttore dell'intelligence di Monaco accusa di riciclaggio [2] di denaro uomini d'affari, leader di gruppi criminali organizzati e alti funzionari russi e il primo ministro Vladimir Putin


1.a puntata
– Vladimir Putin e la compagnia Sotrama di Monaco, che è sospettata di riciclaggio di denaro.
– I file operativi della sezione indagini penali della polizia di Monaco: rappresentanti dei gruppi di Tambov
[3] e noti trader petroliferi.
– Gli incaricati finanziari segreti – due giuristi del minuscolo Liechtenstein servono compagnie che commerciano in petrolio russo e affittano ville per alti politici europei.
– Cosa lega i politici di Europa, Russia e Caraibi – resoconti di servizi segreti di stati nani sulla corruzione di dimensioni mondiali.

Sua Altezza Serenissima [4] Albert Alexandre Louis Pierre Grimaldi – principe regnante di Monaco, che ha preso al momento dell'incoronazione nel 2005 il nome Alberto II, – discende da un antichissimo casato aristocratico. I suoi avi per molti secoli governarono la Repubblica Genovese e alla fine del XIII secolo, in conseguenza di una guerra civile, occuparono una piccola fortezza nel territorio dell'attuale Monaco. E da quel tempo la dinastia dei Grimaldi regna per più di 700 anni su questa città-stato nana. Dopo aver nascosto un tempo nelle proprie mura i Grimaldi fuggitivi, Monaco, pare, è diventata per sempre simbolo di rifugio sicuro. E se in tempi medievali qui ci si salvava da persecuzioni politiche, secoli dopo la calda cittadina sulla Costa Azzurra è diventata nascondiglio di grosse somme di denaro e dei loro possessori desiderosi di mantenere il segreto. “Posticino soleggiato per gentuccia oscura”, come caratterizzò il principato lo scrittore Somerset Maugham, onora santamente il segreto bancario e l'anonimato e non carica di tasse i redditi delle persone fisiche, per cui tra quelle persone che approdano con i loro lussuosi yacht alle rive di Monaco non è raro che si possano vedere i rappresentanti delle élite politiche e degli affari dei più vari paesi. Passando qualche ora nel porto di Monaco, con grande probabilità incontrerete anche non pochi noti russi.

Il consigliere segreto di Sua Altezza Serenissima

Nel 2005, quando Alberto II salì al trono, pronunciò parole che allora sembrarono rivoluzionarie: “Soldi e virtù devono andare mano nella mano. Il significato che ha il mercato finanziario di Monaco ci obbliga ad essere estremamente vigilanti e ad impedire che nel nostro paese si svolga qualsiasi dubbia operazione finanziaria”. In quel momento, alle spalle degli ospiti, in lontananza, certo, stava un allora noto a pochi cinquantenne americano, quello che era chiamato a incarnare nella vita le belle idee dell'erede al trono, – il consigliere segreto di Sua Altezza Serenissima Robert Eringer.

Robert Eringer, prima di entrare al servizio di Sua Altezza Serenissima, era riuscito a lavorare per lo FBI, era stato giornalista, investigatore privato e aveva scritto qualche romanzo di spionaggio. E nel 2002 gli fu affidato il compito di organizzare il servizio di intelligence del principato e condurre operazioni per conto di Alberto II. E il consigliere segreto si mise al lavoro.

Fondò il quartier generale del servizio di intelligence, cominciò a stabilire contatti con i propri colleghi di vari paesi (Eringer organizzò per Alberto II degli incontri con il direttore dello FBI Robert Muller e con l'ex direttore della CIA Porter Goss). Uno dei meriti fondamentali di Eringer è stata l'organizzazione dell'associazione segreta dei servizi di intelligence degli stati nani europei (Liechtenstein, Lussemburgo, Malta, San Marino e Monaco). L'associazione ha preso il nome convenzionale “Columbus Group” (dal nome dell'hotel, in cui fu presa la decisione di fondarla).

Dal 2005 Alberto II, divenuto principe di Monaco, ha avuto tutti gli strumenti per trasformare il proprio discorso inaugurale in realtà – sono giunti il potere e un proprio servizio di intelligence. Tuttavia per qualche motivo le strade del principe e del suo consigliere segreto si sono divise. Nel 2007 a Robert Eringer hanno tolto la gestione del servizio di intelligence e in seguito hanno anche cessato del tutto di pagarlo. E un anno dopo il consigliere segreto ha fatto causa ad Alberto II presso un tribunale americano. Il motivo formale – il mancato pagamento di 40 mila euro di emolumenti.

Il processo nello stato della California minaccia molte complicazioni, anche solo perché i segreti di alcune alte personalità potrebbero divenire di dominio pubblico. Tuttavia il principe Alberto, come capo dello Stato, gode di immunità giuridica, come ha subito dichiarato l'avvocato di New York Stanley Arkin, che rappresenta i suoi interessi. Questi ha aggiunto pure che le prove di Robert Eringer non sono convincenti, che questi non merita fiducia e che lo scopo della sua istanza è il ricatto.

Nella sua istanza al tribunale dello stato della California, che è accessibile a chiunque, Robert Eringer tocca non solo il lato formale dei propri rapporti con l'ex capo – questi descrive dettagliatamente tutte le operazioni che ha condotto per conto di Alberto II. Buona parte della denuncia di Eringer è dedicata anche a dei russi, che sono capitati nel campo visivo dell'ex direttore dell'intelligence di Monaco per via delle loro dubbie attività finanziarie. Fra questi ci sono uomini d'affari noti in Russia, deputati della Duma di Stato, membri del Consiglio della Federazione e del governo, ufficiali dei servizi segreti e anche il primo ministro Vladimir Putin (il documento è nel sito della “Novaja gazeta”).

In particolare Robert Eringer scrive nella propria istanza: “Prima del viaggio del principe Alberto verso la spedizione al Polo Nord, dopo cui doveva incontrarsi con il presidente Putin a Mosca, Eringer presentò al principe cinque scritti sulla Russia e su Putin. In uno di essi si trattava di una compagnia con sede a Monaco chiamata Sotrama, che era legata a un gruppo criminale originario di Tambov a San Pietroburgo e a Putin in persona. La Sotrama era un anello di una rete di compagnie di trader petroliferi creata in tutta Europa anche da suoi “amichetti” per rubare soldi dalla Russia e riciclarli investendoli in immobili in Europa”.

Il principe Alberto II è da tempo in amicizia con Vladimir Putin – questi hanno interessi sportivi comuni e il primo ministro russo ha perfino portato Sua Altezza Serenissima a pescare in Russia. Avrebbero potuto crearsi tra loro rapporti d'affari informali? Robert Eringer afferma di possedere conferme documentali di tutte le proprie accuse ed è pronto a confermare le deposizioni in tribunale sotto giuramento. L'addetto stampa del premier Dmitrij Peskov, a sua volta, ha dichiarato alla “Novaja gazeta” che Putin “non ha avuto rapporti né con una compagnia chiamata Sotrama, né con la creazione di una rete di compagnie di trader petroliferi in qualsiasi luogo”.

Per capire cosa si nasconda dietro le accuse di Eringer e se queste non siano dettate dai soliti avidi calcoli, ci siamo incontrati con l'ex direttore dell'intelligence di Monaco a Londra. A prima vista da la strana impressione di una persona che crede alla teoria del complotto: ha raccontato di come ha indagato l'attività delle logge massoniche, di come si è infiltrato nelle bande del Ku-Klux-Klan e ha preso parte alle loro riunioni segrete. Eringer ha negato di avere motivi di avidità nelle proprie rivelazioni e ha detto che si prepara a portare alla luce tutta la “gentuccia oscura” di Monaco, perciò ha creato un blog, in cui inserisce i documenti raccolti durante l'attività di intelligence.

I bollettini operativi della polizia di Monaco

Eringer, come afferma, costruisce le accuse all'indirizzo del primo ministro Vladimir Putin sulla base di informazioni ottenute dalle intelligence degli stati nani riunite nell'associazione Columbus Group e anche dai resoconti operativi della sezione indagini penali del Dipartimento degli affari interni del principato di Monaco. Questi file operativi sono datati 2007 ed ecco di cosa si parla in essi (i documenti sono nel sito della “Novaja gazeta”).

Sezione indagini penali
Dipartimento affari interni
Direzione pubblica
sicurezza
principato di Monaco

Sotrama. Compagnia legata alla criminalità organizzata russa. Ex direttore: Skigin Dmitrij. Espulso dal principato in quanto rappresentante della criminalità russa. Fondatore della Sotrama è la compagnia Caravel Establishment (Liechtenstein), vero beneficiario della quale è Skigin Dmitrij – capo di un gruppo che si occupa di riciclaggio di redditi ottenuti in modo criminale. La Sotrama è socio fondatore delle compagnie estere Petroruss e Horizon (Liechtenstein), beneficiario delle quali è Skigin Dmitrij”.

Ed ecco un altro bollettino operativo.

Skigin Dmitrij Ėduardovič. E' nato il 3 febbraio 1956 a Leningrado, Russia [5]. Ha vissuto a: (…) – Nizza. E' stato espulso dal principato di Monaco nel 2000. E' morto a Nizza nel 2003. Ex direttore esecutivo della compagnia Sotrama (trasporti marittimi e operazioni commerciali). Era beneficiario della Caravel Establishment (Liechtenstein), che possedeva la maggioranza del capitale della Sotrama. Legato a Il'ja Traber, che è legato al gruppo criminale di Tambov in Russia. Va notato che nell'ambito delle indagini sul caso di riciclaggio di denaro la Direzione per la lotta alla criminalità organizzata presso il ministero degli Interni russo richiese (richiesta del 12 febbraio 1999) l'identificazione di alcuni numeri telefonici di Monaco. Questi numeri coincidevano con i numeri della compagnia Sotrama.

Skigin è a capo di compagnie che si occupano di rivendita di petrolio e dietro a cui sta anche Il'ja Traber. Le compagnie si trovano a San Pietroburgo (terminal petrolifero di Pietroburgo, holding finanziario-industriale OBIP), a Vaduz (United Jet Service Ltd), a Nizza (SRL Horizon) e Monaco (Sotrama)”.

Robert Eringer spiega che l'indagine si muoveva in due direzioni. Della prima si occupava la polizia di Monaco, che per la maggior parte si occupava dell'attività della Sotrama e delle strutture legate ad essa all'interno del principato; al contempo conduceva la propria indagine anche il servizio di intelligence, che, a sua volta, non si limitava alla giurisdizione del principato, ma cercava di trovare i veri beneficiari che stavano dietro a queste compagnie.

“Avevamo le nostre fonti di informazioni e una nostra spia nella Sotrama, – racconta Eringer. – Basandoci sulle sue relazioni e sulle informazioni che ricevevamo dai servizi segreti amici, avevamo tutti i motivi per credere che Vladimir Putin fosse legato non solo alla Sotrama, ma anche con l'intera rete di simili compagnie in Europa. Le informazioni su queste compagnie di trader petroliferi erano note anche ad altri servizi segreti. Colloquiando e scambiando dati con i colleghi francesi, mi si è formata l'impressione che tutto gli fosse ben noto, ma che questi usassero le informazioni per i propri interessi – per concludere affari vantaggiosi in campo energetico”.

Alla fine di questi dossier operativi si elencano anche le fonti, sulla base delle quali sono stati formati: sono comunicazioni di agenti e informatori, informazioni dell'Interpol… E' curioso che in entrambi i file, in cui si fanno i nomi di Dmitrij Skigin, Il'ja Traber e le compagnie che gli appartenevano, si incontra anche il nome di Gennadij Timčenko, vecchio conoscente di Vladimir Putin e comproprietario della compagnia Gunvor, che esporta un terzo del petrolio russo. Gennadij Timčenko è menzionato insieme alla compagnia Sotrama in una comunicazione di una qualche fonte francese della sezione indagini penali della polizia di Monaco nel 2005. A dire il vero, da questo scritto nel bollettino operativo non è chiaro perché il comproprietario della Gunvor interessasse alla polizia di Monaco e come fosse legato alla Sotrama, a Dmitrij Skigin e Il'ja Traber. Il rappresentante di Gennadij Timčenko, a sua volta, ha chiarito alla “Novaja gazeta” che il comproprietario della Gunvor “non aveva niente in comune” con la compagnia Sotrama.

…Il'ja Traber è abbastanza noto nell'ampia cerchia degli uomini d'affari. Negli anni '90 questi, insieme a Vladimir Kumarin (Barsukov) era ritenuto uno dei più influenti imprenditori di San Pietroburgo. Il nome di Il'ja Traber, emigrato dalla Russia all'incirca al tempo in cui Vladimir Putin divenne presidente, è menzionato anche in una nota indagine che la polizia spagnola condusse nei confronti degli uomini d'affari Gennadij Petrov e Aleksandr Malyšev (secondo gli inquirenti, capi del cosiddetto gruppo di Tambov e di Malyšev). Il'ja Traber non ha risposto alle domande della “Novaja gazeta” trasmesse dai suoi rappresentanti in Russia.

Di Dmitrij Skigin, morto a Nizza nel 2003, è molto meno noto.

“Skigin – ex istruttore di alpinismo – ha cominciato dall'esportazione di legname in Carelia, ma si è arricchito per davvero quando si è occupato di affari petroliferi a San Pietroburgo”, – ha raccontato alla “Novaja gazeta” l'avvocato spagnolo Pablo Sebastián, che oggi rappresenta nei tribunali europei gli interessi della prima moglie di Dmitrij Skigin. Il fatto è che Dmitrij Skigin, secondo le condizioni del divorzio, era obbligato a pagarle un terzo delle proprie entrate. Dopo la sua morte nel 2003 la maggior parte degli asset e delle proprietà è toccata a suo figlio maggiore Michail Skigin, che, secondo Pablo Sebastián, si è rifiutato di pagare sua madre (il patrimonio di Dmitrij Skigin è valutato in 600 milioni di dollari, gli appartenevano appartamenti lussuosi a Monaco e a Nizza e uno yacht di quaranta metri del valore approssimativo di 20 milioni di euro). Michail Skigin non ha risposto alle domande della “Novaja gazeta”.

Sotrama, Horizon International Trading (nei file della polizia di Monaco è menzionata come struttura figlia della compagnia monegasca Sotrama.nota dell'autore) e un'intera serie di altre ditte, – continua Pablo Sebastián, – nominalmente sono amministrate da due giuristi – Graham Smith e Markus Hassler (documenti). I loro uffici si trovano in Liechtenstein, nella città di Ruggell. A questo indirizzo si trova una tipografia, che è la copertura di tutti i restanti affari amministrati da Smith e Hassler. Questi, come suppongo, sono i tipici “mister cinque per cento”, all'incirca questa parte hanno dalla compagnia per l'amministrazione nominale. Ma dietro a loro stanno persone molto in alto. Chi siano possiamo solo indovinarlo”.

Le alte personalità segrete incaricate

I giuristi Smith e Hassler del minuscolo Liechtenstein hanno un passato estremamente curioso. Come ha raccontato alla “Novaja gazeta” a condizione di mantenere l'anonimato un giurista europeo di loro conoscenza, Smith e Hassler a loro tempo “ebbero a che fare con la diffusione della letteratura comunista” nei paesi dell'Occidente. E' difficile supporre che i giuristi del Liechtenstein possano occuparsi indipendentemente di questo per convinzioni politiche. Con il crollo dell'Unione Sovietica la “propaganda nei paesi capitalisti” perse di attualità, ma Smith e Hassler, evidentemente, mantennero legami con la Russia, perché nel periodo di formazione del capitalismo russo e delle esenzioni offshore del Liechtenstein si aprirono ampie possibilità per gli uomini d'affari russi, in particolare per quelli legati ai servizi segreti.

Smith e Hassler, che amministravano gli affari di Dmitrij Skigin, oggi si possono chiamare gli incaricati d'affari segreti di quelle persone che preferiscono nascondere le fonti del proprio arricchimento. Tra i clienti e i partner di questi giuristi del Liechtenstein non ci sono solo quelli che si trovano nel campo visivo dei servizi segreti e delle forze dell'ordine europei, ma anche alti politici dei più vari paesi.

Per esempio, Graham Smith e Markus Hassler erano direttori della compagnia inglese Biovaxim Limited, che si occupava dell'elaborazione di un vaccino contro l'AIDS e la maggior parte della quale apparteneva a Dmitrij Skigin. Partner di minoranza di Skigin, Smith e Hassler alla Biovaxim Limited erano persone molto note in Europa: Serge Telle, ex ambasciatore francese a Monaco ed ex rappresentante della Francia nell'Unione per il Mediterraneo e Jean-Cyril Spinetta, ex politico e presidente della maggiore compagnia aerea europea, la franco-olandese Air France-KLM (documento).

Alla “Novaja gazeta” è riuscito comunicare con Markus Hassler per telefono. Questi è a conoscenza del contenuto del blog e dell'istanza di Robert Eringer, ma non le prende sul serio. “Come si può guardare seriamente all'istanza di una persona, nel cui blog si reclamizzano ragazze russe?” – risuona in risposta Hassler. Questi è pure sicuro che, se Eringer si trovasse a Monaco, lo rinvierebbero a giudizio. Il giurista del Liechtenstein ritiene pure che l'ex direttore dell'intelligence di Monaco pubblichi le proprie istanza per guadagnarci. E per quanto riguarda i sospetti di riciclaggio di denaro che sono esposti nei file della polizia di Monaco, Markus Hassler ha dichiarato che fanno affari secondo la legge, che obbliga a comunicare alle autorità qualsiasi caso noto di riciclaggio di denaro.

E non di meno le compagnie amministrate da Smith e Hassler sono menzionate in enormi scandali di corruzione europei. Nel 2009 i mezzi di informazione di massa cechi indagarono le circostanze delle vacanze dell'ex primo ministro della Repubblica Ceca Mirek Topolanek in Toscana. I giornalisti cechi si sono posti la domanda, chi e quanto ha pagato le lussuose ferie dell'ex primo ministro?

Come è risultato dai documenti, l'affitto della villa toscana fu pagata da una ditta del Liechtenstein chiamata Raben Anstalt, per conto della quale firmò i documenti (copie) lo stesso Markus Hassler – amministratore della compagnia di trader petroliferi che in precedenza era appartenuta a Dmitrij Skigin. Lo stesso Hassler ha dichiarato alla “Novaja gazeta” che non vede niente di illegale nel fatto che la sua compagnia abbia affittato una villa. “Non sempre sappiamo neanche chi sia il vero proprietario”, – ha aggiunto il giurista del Liechtenstein.

Nello stesso anno si verificò un grandioso scandalo di corruzione in un'altra parte del mondo – nelle lontane isole del Mar dei Caraibi Turks e Caicos (Territori Britannici d'Oltremare). Nel corso delle indagini, che furono condotte da una commissione speciale del parlamento britannico, si chiarì che il primo ministro delle isole Michael Misick in cambio di terra in questi luoghi paradisiaci aveva ricevuto enormi bustarelle. Trasferimenti sui suoi conti erano compiuti da varie banche e compagnie offshore, tra cui è menzionata anche la Elana Anstalt del Liechtenstein, che era amministrata dallo stesso Markus Hassler. A dire il vero, negli interrogatori in tribunale (tutti i documenti sono accessibili a chiunque) l'ex primo ministro Michael Misick si rifiutò categoricamente di fare I nomi dei veri proprietari, che stavano dietro l'offshore del Liechtenstein.

Markus Hassler ha dichiarato alla “Novaja gazeta” che non rivelano informazioni sui propri clienti, ma tra l'altro ha aggiunto velatamente che non ci sono molti russi. Ma alla domanda, se tra questi potesse esserci anche il premier Vladimir Putin, Hassler ha risposto che “questa è un'assurdità”.

Non ci è riuscito trovare tracce della compagnia monegasca Sotrama in Russia, mentre la sua ditta figlia, – la Horizon International Trading del Liechtenstein, che è amministrata da Markus Hassler, – è un vecchio e costante partner delle maggiori compagnie petrolifere private e statali russe. Ci è riuscito ottenere il resoconto dei profitti della Horizon International Trading nel primo trimestre del 2005 (documento). A giudicare dal resoconto, i profitti della compagnia del Liechtenstein dalla rivendita di petrolio solo nei primi tre mesi sono ammontati a più di 9 milioni di dollari e tra I fornitori si indicavano LUKoil [6], Tatneft [7], TNK [8] e Sibneft [9], che in quel momento de facto già apparteneva alla Gazprom e si preparava a cambiare nome in “Gazprom Neft”. Tra gli acquirenti di petrolio del trader del Liechtenstein ci sono pure le maggiori compagnie del mondo – BP, Total, Glencore, Statoil…

I volumi di petrolio che si commerciavano attraverso la Horizon International Trading erano molto significativi. Ci è riuscito ottenere uno dei contratti della Horizon International Trading con il trader Tatneft (il documento è nel sito della “Novaja gazeta”) per la somma di più di 185 milioni di dollari. Ma comunque grazie a cosa una compagnia poco nota del Liechtenstein, che si trovava nel campo visivo della polizia e dell'intelligence di Monaco, è riuscita a siglare contratti così grandi in Russia?

L'avvocato spagnolo Pablo Sebastiàn, che conosce da tempo la famiglia di Dmitrij Skigin e rappresenta oggi gli interessi della sua prima moglie, è sicuro che Skigin conoscesse Vladimir Putin, che quando era presidente del Comitato per i rapporti con l'estero del comune di San Pietroburgo registrò non poche compagnie che appartenevano a Skigin.

Lo conferma un buon conoscente ed ex partner d'affari russo di Dmitrij Skigin, il cui cognome siamo costretti per ora a tenere segreto: “Quando Putin si trasferì da San Pietroburgo al Cremlino, Skigin – e lo so con precisione – senza appuntamento, passando dalla porta posteriore si vide con lui faccia a faccia più di una volta. Questo è un fatto. Lo si sapeva, ma a quel tempo non era un così gran segreto, perché Putin a quei tempi non era chi è divenuto più tardi”.

Considerando che le compagnie di Dmitrij Skigin del Liechtenstein e di Monaco commerciavano petrolio russo e che il suo nome è menzionato nei file della polizia di Monaco accanto al nome di un vecchio conoscente di Putin, il trader petrolifero Gennadij Timčenko, abbiamo chiesto al comproprietario della Gunvor, se avesse rapporti d'affari con Skigin e le compagnie che gli appartenevano. Timčenko attraverso il suo rappresentante ha risposto che conosceva Dmitrij Skigin, tuttavia peraltro mai “aveva attuato progetti comuni con lui”, non aveva parte nella Horizon International Trading del Liechtenstein e non aveva rapporti di partnership con altre compagnie di Dmitrij Skigin. Il comproprietario della Gunvor ha pure sottolineato di non conoscere gli amministratori fiduciari del Liechtenstein Graham Smith e Markus Hassler.

E l'addetto stampa di Vladimir Putin alla domanda, se il primo ministro conoscesse quelli che sono menzionati nei file della polizia di Monaco, ha risposto: “Dmitrij Skigin e Il'ja Traber a suo tempo lavorarono a San Pietroburgo su un progetto per la costruzione di un terminal per gli idrocarburi, per cui più di una volta si rivolsero ufficialmente alla leadership del comune di San Pietroburgo per questa o quella questione”.

Nelle prossime puntate
Quali compagnie appartenute a Dmitrij Skigin ha registrato Vladimir Putin come presidente del Comitato per i rapporti con l'estero.
– Come sono legati I conoscenti del primo ministro russo con quelli che si trovano nel campo visivo della polizia di Monaco.
– Come negli anni '90 le imprese chiave di San Pietroburgo furono “portate via” dal controllo della città – schemi di una privatizzazione massiccia.

Roman Anin

10.04.2011, “Novaja gazeta”, http://www.novayagazeta.ru/data/2011/038/00.html (traduzione e note di Matteo Mazzoni)

[1] In russo prem'er-klass (con allusione più evidente a prem'er-ministr, “primo ministro”).

[2] Letteralmente “lavaggio”, di qui il titolo.

[3] Città della Russia centro-meridionale tristemente nota come sede di grandi gruppi mafiosi.

[4] L'autore usa la forma “Sua Luminosità”.

[5] Se si dice Leningrado, sarebbe più coerente dire Unione Sovietica...

[6] La maggiore compagnia petrolifera russa, nata dalla fusione di Langepasneftegaz (Langepas-Petrolio-Gas; Langepas è una cittadina della Siberia occidentale), Urajneftegaz e Kogalymneftegaz (Uraj e Kogalym sono altre città della Siberia occidentale).

[7] “Tatarstan-Petrolio”, compagnia del Tatarstan, nella Russia centro-orientale.

[8] TransNacional'naja Kompanija (Compagnia TransNazionale), branca russa della BP.

[9] “Siberia-Petrolio”, compagnia che fu di Abramovič.

10 aprile 2011

Le bufale calcistiche di Kadyrov

Zidane smentisce la notizia della sua venuta all'inaugurazione di un complesso sportivo in Cecenia

Apr. 09, 2011, 02:33

Il campione del mondo di calcio [1] Zinedina [2] Zidane ha smentito la sua venuta alla solenne inaugurazione del complesso sportivo “Achmat Kadyrov” nella capitale della Cecenia.

Della visita di Zidane all'iniziativa designata per il 9 maggio[3] aveva dato comunicazione il ministro dell'Educazione Fisica, dello Sport e del Turismo ceceno Chajdar Alchanov. Secondo Alchanov, si attende anche la venuta del calciatore [4] francese Michel Platini.

“Speriamo che il grande Platini venga a Groznyj, ma Zidane ha già confermato la sua partecipazione alla festa, poiché è sicuro che l'apertura del complesso sportivo sarà ricordata non solo dagli abitanti della repubblica, ma anche da tutti gli amanti del calcio”, – la RIA “Novosti” [5] cita Alchanov.

Tuttavia, come ha comunicato lo stesso campione del mondo-1998, tre volte possessore del titolo di “Miglior calciatore del mondo” Zinedine Zidane, questi non verrà il 9 maggio a Groznyj. Ha definito le voci sulla sua visita in Cecenia e sulle trattative in merito “una sfacciata menzogna”, scrive “Gazeta.Ru” [6].

“Mi irrita quando le organizzazioni raccontano fanfaluche alla stampa, – ha ammesso Zidane sul suo sito ufficiale. – Negli ultimi tempi per qualche motivo sempre più spesso si dice che mi affretti ad andare a questa o quella iniziativa, anche se non è così”.

Il calciatore ha fatto notare anche di non aver ricevuto alcun invito dalla Cecenia. “Ed è del tutto evidente che no, non sarò là, tanto più che la mia occupazione al Real non mi permette in alcun modo di essere là”, – ha aggiunto.

Facciamo notare che il capo della Cecenia Ramzan Kadyrov ha annunciato l'idea di invitare le stelle del calcio mondiale alla solenne inaugurazione dello stadio. Secondo Alchanov, si programma di invitare il club italiano Juventus, gli inglesi del Manchester City e I catalani del Barcellona.

La notizia della partecipazione del Barcellona all'inaugurazione del complesso sportivo in Cecenia è stata una novità per il club catalano. “Anche se fosse vero, mi è difficile immaginare come sia possibile combinare ciò con il calendario del Barcellona”, – ha detto il rappresentante del servizio stampa del club spagnolo Chemi Teres.

“Nessun rappresentante del club potrà andare a Groznyj, in quanto proprio quel giorno la squadra giocherà il match di campionato italiano con il Chievo”, – si dice nel sito ufficiale della Juventus.

Ricordiamo che l'8 marzo [7] in Cecenia ha avuto luogo il match della nazionale brasiliana [8] con una squadra capitanata personalmente dal capo della Cecenia e presidente del club Terek Ramzan Kadyrov, in cui il Brasile ha riportato una vittoria. Come ha comunicato il "Kavkazskij uzel", l'incontro, che ha avuto luogo a Groznyj allo stadio "Bilimchanov", si è concluso con il punteggio 6-4 in favore degli ospiti. Entrambi I tempi del match sono durati 25 minuti.

Nota informativa: Il complesso sportivo “Achmat-Chadži Kadyrov” corrisponde agli standard UEFA e FIFA. Lo stadio calcistico del complesso è calcolato per accogliere 30 mila spettatori.

Nota della redazione: vedi anche le notizie "Gullit considera compito principale del Terek l'ingresso in Europa League", "Ruud Gullit ha deciso di guidare il Terek su consiglio di Guus Hiddink", Il Terek non lavorerà con l'allenatore spagnolo Muñoz".

Kavkazskij uzel”, http://www.kavkaz-uzel.ru/articles/183471/ (traduzione e note di Matteo Mazzoni)


Note

[1] In realtà ex campione...

[2] Sic.

[3] Giorno in cui si commemora la vittoria dell'URSS sulla Germania nazista.

[4] Platini, com'è noto, ha cessato l'attività da un pezzo e adesso è presidente dell'UEFA.

[5] Russkoe Informacionnoe Agentstvo (Agenzia Russa di Informazioni) “Notizie”.

[6] Giornale on-line russo.

[7] Giorno festivo nella Federazione Russa.

[8] In realtà una rappresentativa di ex giocatori.

Dalla Russia arrivano "I Nostri" (o "Le Nostre"?) in aiuto dell'amico Berlusconi

Il movimento dei “Nostri” [1] si precipita ad aiutare Berlusconi




10 minuti in tutto è durata mercoledì la prima udienza giudiziaria sul caso di Silvio Berlusconi. Convintisi che in sala mancavano i due interpreti principali – lo stesso primo ministro italiano, soprannominato “amico Silvio”, e la giovane ballerina marocchina Karima al-Mahroug, dal soprannome Ruby-rubacuori [2], il tribunale ha rinviato l'udienza al 31 maggio. Tra l'altro il giudice ha mostrato un certo tatticismo e non si è messo a chiarire perché entrambi mancassero e di cosa si occupassero al momento. Evidentemente era sottinteso che ognuno è occupato dalla propria attività principale: uno governa e fa amicizie, l'altra balla e ruba [3] cuori.

Il rinvio dell'udienza non ha impedito al pubblico di prendere viva partecipazione alla valutazione delle avventure sessuali del leader nazionale [4]: alla vigilia sulla stampa sono filtrate le registrazioni delle telefonate di Berlusconi su temi intimi di vario genere. La più curiosa di esse è il colloquio del primo ministro con la propria collaboratrice Nicole Minetti, responsabile della consegna delle donne per le famose feste private “bunga-bunga”, nell'ordine del giorno delle quali rientrano procedure acquatiche in piscina. Probabilmente con il proprio compito la dama con il cognome tanto piacevole all'orecchio russo [5] se la cavava con molto successo, così è stata promossa deputato dell'organo legislativo della regione Lombardia. E questo non è ancora il coronamento della sua carriera politica. In una telefonata Berlusconi promette: “La prossima volta, quando ci saranno le elezioni, andrai in parlamento”.

Qui verrebbe voglia di distrarsi per un minutino dalle birichinate del vecchio donnaiolo e con sollievo, ma qua e là perfino con orgoglio, dichiarare che da noi in Russia una cosa del genere è impossibile. Che una qualche Nika Minetova diventi deputata della Duma di Stato? Ruzzate, signori. Beh, in precedenza, forse, sarebbe anche passato in un collegio uninominale. Ma adesso che sono rimaste solo liste di partito, ciò è escluso del tutto.

E tutti quelli che ne hanno bisogno nel nostro paese hanno seguito le disavventure dell'amico Silvio e finché questo non è riuscito a immergersi nella palude dei bisticci giudiziari hanno dato un segnale adeguato. Già giovedì mattina in aiuto di Berlusconi sono giunte le attiviste del movimento “I Nostri”, pronte a difendere il nostro principale alleato con i propri corpi inquieti. L'addetto stampa dei “Nostri” Kristina Potupčik ha esposto nel proprio ŽŽ [6] il calendario erotico “Il sesso contro la corruzione/L'amore contro il male”. Fotografie di ragazze in grembiuli bianchi e biancheria intima sono accompagnate da scritte: “Non pago tangenti per principio”, “Curo la corruzione”, “Mi sbatto per una bustarella”, ecc.

Questo è già il secondo calendario erotico posto nel proprio blog da K. Potupčik. La prima salva è stata sparata da studentesse della facoltà di giornalismo della MGU [7], che in tal modo hanno fatto gli auguri di compleanno a V.V. Putin.

Ecco che anche adesso le ragazze non sparano ai passeri con i loro cannoni [8]. Formalmente le giovani partecipanti al progetto “Grembiuli bianchi” annunciano in tal modo la manifestazione che programmano di svolgere il 16 aprile. Ma ogni persona che si intenda almeno un po' di erotismo politico capisce che, a giudicare dal momento della pubblicazione del calendario, la cosa principale sia mostrare all'amico Silvio che non è solo. La giovane Russia apprezza i suoi meriti nella lotta alla corruzione per mezzo del sesso ed è pronta, in caso di necessità, ad accovacciarsi in ginocchio davanti a lui.

L'amore contro il male, amerai anche il premier italiano [9].

Leonid Florent'ev

08.04.2011, “Novaja gazeta”, http://www.novayagazeta.ru/data/2011/037/10.html (traduzione e note di Matteo Mazzoni)

[1] “I Nostri”, movimento giovanile pro-Putin.

[2] Letteralmente “mangia-cuori” (l'autore usa l'equivalente russo e non tenta di riprodurre il gioco di parole).

[3] Letteralmente “mangia”. Vedi sopra.

[4] Titolo che in Russia è attribuito a Putin.

[5] Minet in russo è il termine volgare per “fellatio”, “sesso orale”.

[6] Živoj Žurnal (“Giornale Vivo”), versione russa della piattaforma LiveJournal.

[7] Moskovskij Gosudarstvennyj Universitet (Università Statale di Mosca).

[8] Come dire, non fanno grandi sforzi per nulla.

[9] Gioco di parole basato sul detto russo “l'amore è male, amerai anche un caprone” (come dire che ci si può innamorare di chiunque).