18 giugno 2011

Un grande reporter e una guerra dimenticata

Jon Alpert: negli USA manca interesse per la situazione del Caucaso del Nord

17 giugno 2011, 09.20

Nella Casa Centrale del Giornalista [1] a Mosca il 14 giugno ha avuto luogo una conferenza con la partecipazione del documentarista del canale televisivo americano НВО Jon Alpert e del presidente dell'Unione dei Giornalisti Russa Vsevolod Bogdanov. Sono stati mostrati frammenti dei reportage televisivi di Alpert, girati durante le operazioni militari in Vietnam, Filippine, Nicaragua, Cuba e Iraq. Dopo la conclusione della conferenza il regista ha raccontato al corrsipondente di "Kavkazskij uzel" che negli USA ora non seguono la situazione nel Caucaso del Nord in quanto non influenza la vita di ogni giorno degli americani.

“Dopo la comparsa della telecamera, questa ha preso a influenzare la vita della gente”

Vsevolod Bodanov ha notato che i reportage di Alpert non somigliano ai soggetti del format della televisione di Stato. Prima della proiezione il reporter ha raccontato alle persone lì riunite che la sua strada giornalistica comuinciò con il lavoro come autista di un camion, in cui installò due schermi televisivi.

“Inizialmente non avevo il desiderio di diventare un documentarista, ma negli anni Sessanta la gente voleva cambiare qualcosa in meglio”, – ha ricordato Alpert.

Durante il lavoro come tassista girò un video sul lavoro dei tassisti e lo mostrò agli amici, al che gli risposero che era fantastico.

“Quando puoi cambiare qualcosa, è inimmaginabile! Prendemmo a girare film sui problemi del nostro distretto, per esempio sulle elezioni che si svolgevano nelle scuole. Là si creava un terribile disordine e questo faceva infuriare la gente. Ma ai racconti in proposito nessuno credeva finché non girammo un flim in proposito. Questa è la lodata democrazia americana di quegli anni”, – ha commentato l'autore il frammento del proprio lavoro.

Le persone riunite hanno visto un brano del film di Alpert, in cui si vede che le elezioni in una scuola americana procedono disordinatamente. “Dopo il film cambiarono il comitato nella scuola e le elezioni presero a svolgersi meglio”, – ha sottolineato l'autore.

Il giornalista ha notato che dopo la comparsa della telecamera, questa ha preso a influenzare la vita della gentee. Nel 1977 fu girato un film sul maggiore ospedale pubblico di Brooklyn (quartiere di New York – nota di “Kavkazskij uzel”). “Per via della crisi finanziaria in esso il numero delle infermiere fu ridotto del 50% e poi smisero di comprare medicine e la situazione peggiorò soltanto”, – ricorda il reporter. A suo dire, durante la registrazione vide per la prima volta la morte di una persona .

“Ai reportage di guerra non si può mai essere pronti”

Jon Alpert ha condiviso con le persone riunite le proprie impressioni sul lavoro nei punti “caldi”. Ha notto che ai “reportage di guerra non si può mai essere pronti”.

Il primo frammento su un reportage di Jon Alpert da una zona di operazioni militari mostrato alla conferenza era sulla guerra del Vietnam.

“Fummo i primi giornalisti degli USA che capitarono in Vietnam durante la guerra. Ad altri giornalisti toccò aspettare il visto per sei mesi. Ci proponemmo alla NBC come reporter. Andammo al confine con la Cina, dov'erano gli unici giornalisti degli USA”, – ha detto Alpert.

In seguito ci furono i reportage da Cuba, dove a Alpert tocco trasportare l'apparecchiatura video in una carrozzina, per non spaventare la gente. “Registrammo l'intervista a Fidel Castro solo in parte, perché gli interessava la carrozzina”, – ricorda Alpert con un sorriso.

Alla domanda al leader cubano se davvero portasse sempre un giubbotto antiproiettili, Castro si sbottonò la camicia e mostrò al giornalista che sotto di essa non c'era alcuna difesa aggiuntiva. Per questo motivo il presidente dell'Unione dei Giornalisti Vsevolod Bogdanov ha detto che nel reportage di Jon Alpert per la prima volta “ha visto Fidel così”.

Il documentarista americano ha notato che i suoi reportage hanno influenzato la situazione politica come minimo in cinque casi.

Sullo schermo della sala di marmo della Casa Centrale del Giornalista è comparso un frammento di un filmato del monte “fumante” delle Filippine del 1978 (il rilievo delle isole Filippine è formato soprattutto da monti, il più alto dei quali è il vulcano Apo, dal suo cratere si staccano scie di gas sulfureo, acido solforico misto ad altri gas e vapore acqueo). Nel video si vede che la gente scava tra i rifiuti in cerca di cibo, vestiti e plastica allo scopo di guadagnare con questo almeno un po' di soldi.

“Questo reportaga dal monte “fumante” suscitò la protesta di molte persone verso il dittatore filippino Ferdinand [2] Marcos. Gli USA cessarono di appoggiare questo dittatore. E la gente comune prese a raccogliere soldi per gli abitanti del monte “fumante” e poterono perfino costruire là un condominio”, – ha riferito Alpert.

E' stato mostrato anche un brano di un reportage girato durante la prima guerra in Iraq. Nel video viene mostrato che i bambini e i pazienti di un ospedale muoiono senza cibo e medicine al tempo in cui i militari cercavano di convincere la comunità mondiale che i civili non soffrivano a causa delle operazioni militari.

“Allora la “General Electric” comprò la NBC (la compagnia televisiva che trasmetteva i reportage di Jon Alpert – nota di “Kavkazskij uzel”), questi facevano grandi forniture di armi e i miei reportage non gli piacevano. A quel tempo tutti i reporter se ne andarono da Baghdad, ma io sapevo che per il popolo americano era importante sapere cosa avveniva in realtà. C'era la censura più dura, le istruzioni per il lavoro dei giornalisti erano in tre pagine e di conseguenza abbiamo violato tutte le regole”, – ha raccontato Alpert.

Dopo essere finito nella lista “nera” della televisione commerciale, Jon Alpert cominciò a collaborare con la rete via cavo НВО, per questa compagnia ha girato circa quindici film, anche antimilitaristi. Uno di questi è sui soldati che tornano dalla guerra con la sindrome post-traumatica.

“Negli USA ora non seguono la situazione del Caucaso del Nord”

All'incontro gli ospiti hanno raccontato alle persone riunite anche i propri piani per la creazione in Russia di un'agenzia di stampa pubblica, in quanto al giorno d'oggi nel paese non ci sono mezzi di informazione di massa pubblici. Bogdanov ha riferito che convincerà l'americano a diventare membro del consiglio della nuova agenzia di stampa. Alla fine dell'incontro il reporter americano ha espresso la speranza di creare un progetto comune – la Scuola del Centro di Informazione Televisiva Pubblica. Il presidente dell'Unione dei Giornalisti Russi ha appoggiato questa idea, ricordando che Alpert ha già un'esperienza simile negli USA e che cinquantamila suoi allievi ora cercano di formare l'opinione pubblica.

Dopo la conclusione della conferenza Jon Alpert ha detto al corrsipondente di "Kavkazskij uzel" che negli USA ora non seguono la situazione del Caucaso del Nord che, a suo parere, è molto brutta.

“Se lavorassi ancora per la NBC, andrei là. Ma si da il caso che ora non ci sia posto dove potrei mostrare tali reportage. Sono sempre lieto di andare dove c'è un conflitto o una guerra, se posso rendermi utile. Ma andare semplicemente dove c'è una guerra non avendo possibilità di mostrarla non ha senso”, – ha chiarito il reporter.

A suo dire, la mancanza di interesse degli USA per la situazione del Caucaso del Nord è legata al fatto che questa “non influisce sulla vita di tutti i giorni degli americani comuni”, ma alla domanda se gli abitanti degli USA debbano conoscerla, Alpert ha risposto che devono.

Alpert ha ricordato che gli USA ora sono coninvolti in due guerre – in Afgahnistan e in Iraq.

“La guerra in Iraq è stata folle, ma la guerra in Afghanistan potrebbe avere una giustificazione come lotta per i diritti universali delle donne. Quando l'Afghanistan era sotto l'influenza sovietica ebbe la fioritura dell'istruzione femminile, fu l'età “dell'oro” per le donne, ma ora sono tornate nell'età della pietra. Io credo nei diritti delle donne, ho una figlia e voglio che abbia gli stessi diritti che ho io. Purtroppo la guerra in Afghanistan è risultata inefficace per molti anni. A nessuno è riuscito andare da loro e dirgli cosa bisogna fare”, – ha sottolineato il giornalista.

Alpert vede l'uscita da questa situazione nel ritiro delle truppe dall'Afghanistan. “Queste guerre danneggiano il nostro paese e non ne vedo l'efficacia. Penso che se guardassimo le truppe sovietiche in Afghanistan, potremmo trarne una lezione”, – ha aggiunto Jon Alpert.

Notiamo che nel Caucaso del Nord il conflitto armato continua. Solo a maggio qui sono state uccise o ferite non meno di 97 persone, tra cui 54 sono morte e 43 sono rimaste ferite. Tali sono i risultati dei calcoli di "Kavkazskij uzel", basati sui propri materiali e su informazioni da fonti accessibili. Tra i morti ci sono 29 sospetti membri di organizzazioni armate clandestine, 19 agenti delle strutture armate e sette civili. Nell'ultimo mese di primavera [3] nella regione vi sono stati sei atti terroristici e esplosioni, sono avvenuti non meno di 29 scontri armati, ci sono stati 11 attacchi contro civili, nove contro agenti delle strutture armate, un attentato a un funzionario. 11 esplosioni ai danni delle forze dell'ordine sono state prevenute.

Ricordiamo che ad aprile in Italia si è svolta la conferenza “Guerra e pace”, dedicata ai problemi della tolleranza nel Caucaso del Nord. Nel corso di essa il capo dell'associazione sociale di volontariato “Mondo in cammino” Massimo Bonfatti ha dichiarato indispensabile far conoscere a giornalisti e operatori sociali di diversi paesi la realtà del Caucaso del Nord attuale e dire la verità sulle guerre in Cecenia per fermare lo scontro armato.

"Kavkazskij uzel" segue la situazione in Daghestan, Cecenia, Inguscezia e Cabardino-Balcaria e tiene la cronaca degli scontri armati che si verificano là.

Nota della redazione: vedi anche le notizie "Ad aprile 71 persone sono rimaste uccise in scontri armati nel Caucaso del Nord ", "Sui monti dell'Inguscezia sono stati trovati due covi di militanti", "L'esame ha stabilito l'identità delle persone uccise nelle operazioni speciali nella regione di Stavropol' [4] e in Cabardino-Balcaria", "Un giornalista di un giornale islamico è stato ucciso in Daghestan", "In Cecenia la polizia ha arrestato un presunto fiancheggiatore di militanti".

Autrice: Julija Buslavskaja; fonte: corrispondente del “Kavkazskij uzel”


Kavkazskij uzel”, http://www.kavkaz-uzel.ru/articles/187410/


Note

[1] Centro giornalistico indipendente.

[2] Sic.

[3] Maggio, secondo la tradizione russa.

[4] Città della Russia meridionale.

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