22 settembre 2011

Storie di ordinario Caucaso: i profughi ceceni cacciati dall'Inguscezia

I profughi ceceni temono lo sgombero forzato dall'Inguscezia in Cecenia

21 settembre 2011, 11.35

I profughi ceceni che vivono dalla metà degli anni Novanta dello scorso secolo in luoghi densamente popolati a Karabulak [1] temono di essere costretti a lasciare l'Inguscezia. Oggi li attende l'arrivo della commissione del ministero per gli affari delle nazionalità della repubblica con la richiesta di liberate il territorio entro il 30 settembre.

La situazione è molto triste, ritiene il capo del centro di informazione e propaganda "Ob''ektiv" [2], l'attivista per i diritti umani Cheda Saratova, che ha visitato il campo profughi alla vigilia dell'arrivo della commissione. "Queste donne per la mentalità vainaca [3], secondo cui la casa dei genitori resta al figlio minore, al giorno d'oggi non hanno dove andare", – ha raccontato al corrispondente di "Kavkazskij uzel" Cheda Saratova.

Della situazione che si è creata, secondo lei, le autorità dell'Inguscezia non hanno colpa: queste hanno accolto i profughi e li hanno aiutati per molti anni. "Mi pare che le autorità della Cecenia dovessero fare attenzione alle persone che si trovano qui. Queste fanno presente a Ramzan Kadyrov che a questa gente sarebbero state date delle abitazioni", – nota Saratova.

In realtà, a suo dire, nelle abitazioni assegnate queste donne non possono fisicamente stare: là non ci sono comunicazioni, né strade, né scuole. Secondo Cheda Saratova, tali famiglie – donne con bambini, tra cui anche con bambini invalidi – sono 24.

Quelli a cui è stato assegnato un risarcimento pari a 350 mila rubli [4] per le case distrutte, con tutta la buona volontà non potranno sistemare la costruzione delle case e questi soldi non bastano per costruire una casa, dicono gli stessi profughi.

"Non ho dove andarmene, ho figli piccoli, il più piccolo dei quali ha un anno e mezzo. Mi sono rivolta all'amministrazione del distretto di Ačchoj-Martan [5] qualche anno fa, con difficoltà mi hanno assegnato un appezzamento che si trova presso il bosco", – dice Asja Chadisova, profuga cecena che vive provvisoriamente a Karabulak.

Secondo la donna, in questo appezzamento le hanno posto un pannello di casetta di 4 metri per 5. "Nella cosiddetta casa c'è una stanza e nessuna comunicazione – né luce, né gas. Come vivere con i figli piccoli in tali condizioni, praticamente all'addiaccio, non so", – continua Asja Chadisova.

Questa, insieme ad altre donne che si trovano in una situazione simile, attende con paura l'arrivo della commissione. "Oggi devono venire da noi delle persone con la richiesta di lasciare il campo, ma io non ho dove andare, non vedo una via d'uscita", – dice la donna.

Asja non ha diritto a ricevere un risarcimento, in quanto non aveva una casa propria, che sarebbe stata distrutta durante lo svolgimento di una KTO [6]. La donna si è rivolta più di una volta all'amministrazione del proprio distretto, chiedendo aiuto. "Questi hanno già fatto rapporto a Ramzan Kadyrov che mi hanno garantito un'abitazione – che mi hanno costruito una casa. Purtroppo al presidente della nostra repubblica non è giunta l'informazione esatta", – si lamenta la madre di molti figli.

"Mi trovo in Inguscezia dal 1995 per mancanza di abitazioni. E oggi ci annunciano che tutti i ceceni devono andarsene in Cecenia – questa è la disposizione del capo della repubblica dell'Inguscezia", – racconta un'altra profuga, che chiede che non sia fatto il suo nome.

Nel 2001 la donna, a suo dire, tornò nella Repubblica Cecena, ma a causa della situazione instabile le toccò tornare indietro a Karabulak, in quanto al momento aveva quattro figli piccoli.

"Oggi mia figlia minore ha compiuto 15 anni. Studia alla scuola media n. 2 di Karabulak. Dove la trasferirò all'inizio dell'anno scolastico? Quest'anno ha l'EGĖ [7]. Non ho una mia abitazione né qua, né là", – nota la donna.

Questa dice che non ha parenti – tre settimane fa è morto suo padre. "Vago con i miei bambini per mancanza di abitazioni. Non ho niente da vendere – non ho un appartamento, non ho un appezzamento di terra. Anche altri profughi sono nella stessa situazione. Di tali famiglie ce ne sono in tutto circa 20", – dice la donna.

Questa nota che, inoltre, né lei, né altri profughi accusano il presidente dell'Inguscezia o il presidente della Cecenia della situazione che si è creata. "Non pretendiamo niente, siamo d'accordo su qualsiasi abitazione in Cecenia, purché ci sia dove stabilirsi", – sottolinea l'interlocutrice del corrispondente del "Kavkazskij uzel".

La posizione del ministero per i profughi dell'Inguscezia e delle autorità della Cecenia e dell'Inguscezia per ora non è nota.

Ricordiamo che del fatto che le autorità cercano attivamente di cacciare i migranti forzati dall'Inguscezia in Cecenia gli stessi profughi avevano dato notizia anche in precedenza. Secondo l'esperto della Moskovskaja Chel'sinskaja Gruppa [8] (MChG) per il Caucaso del Nord Aslambek Apaev, nei PVR [9] sul territorio dell'Inguscezia restano fondamentalmente quelli che non hanno dove andare – le loro abitazioni sono state distrutte nel corso di azioni di guerra, ma le questioni dei pagamenti dei risarcimenti spettanti per legge e della fornitura di alloggi temporanei non sono ancora state risolte.

Come ha riferito il "Kavkazskij uzel", ai problemi dei profughi che vivono sul territorio dell'Inguscezia fu dedicata una "tavola rotonda" nell'ufficio dell'Incaricato per i diritti umani in Inguscezia il 27 aprile. Sulla base dei risultati dell'incontro i partecipanti approvarono una risoluzione che includeva una serie di proposte agli organi di potere giudiziario e legislativo a livello federale e repubblicano allo scopo di salvaguardare i diritti dei migranti forzati che si trovano sul territorio dell'Inguscezia. Uno dei problemi principali, per comune ammissione, è il trasferimento da luoghi densamente popolati in abitazioni con condizioni decenti.

Secondo le notizie fornite delle organizzazioni per i diritti umani, in Inguscezia al momento presente vivono da 15 a 20 mila profughi e migranti forzati provenienti tanto dalla Cecenia, quanto anche dal distretto Prigorodnyj [10] dell'Ossezia del Nord.

Secondo i dati della direzione del Servizio Federale per le Migrazioni per la Repubblica Cecena, dall'Inguscezia in Cecenia negli anni 2006-2009 sono tornate 3121 persone . Come dichiarò nell'aprile 2009 il capo della direzione del Servizio Federale per le Migrazioni per la Cecenia Asu Dadurkaev, in tal modo è stato adempiuto il compito posto dal presidente della repubblica di riportare a casa tutte le persone trasferite dalla Repubblica Cecena. "Dal 1999 abbiamo riportato nella repubblica circa 350 mila persone", – ha dichiarato questi, aggiungendo che dagli anni '90 ha lasciato la Cecenia più di mezzo milione di persone.

Nota della redazione: vedi anche le notizie "Gli abitanti degli ostelli in Cecenia vengono sfrattati secondo la legge, dichiarano le autorità locali", "In Norvegia i profughi ceceni continuano a lamentarsi per i rifiuti di asilo politico", "Natach [11]: al parlamento giovanile dell'Adighezia è necessaria una squadra attiva", "I migranti ceceni che vivono in Inguscezia si preparano a tenere un congresso", "I migranti forzati temono di trasferirsi dall'Inguscezia in Cecenia".

Аutrice: Elena Chrustalëva; fonte: corrispondente del "Kavkazskij uzel"

"Kavkazaskij uzel", http://www.kavkaz-uzel.ru/articles/192865/ (traduzione e note di Matteo Mazzoni)


Note

[1] Città dell'Inguscezia centro-settentrionale.

[2] "Obbiettivo".

[3] Dai Vainachi, popolo caucasico autoctono, discendono Ceceni e Ingusci.

[4] Oltre 8100 euro.

[5] Villaggio della Cecenia centro-occidentale.

[6] KontrTerrorističeskaja Operacija (Operazione Anti-Terroristica).

[7] Edinyj Gosudarstvennyj Ėgzamin (Esame di Stato Unificato), esame che consente l'ammissione all'università.

[8] "Gruppo di Helsinki Moscovita", associazione nata nel 1975 per chiedere all'URSS il rispetto del trattato di Helsinki per i diritti umani. Il corsivo è mio.

[9] Punkty Vremennogo Razmeščenija (Punti di Dislocazione Temporanea).

[10] Letteralmente "Periferico", distretto della parte sud-orientale dell'Ossezia del Nord, che prima della deportazione degli Ingusci nel 1944 apparteneva alla Repubblica Autonoma Ceceno-Inguscia e per cui Inguscezia e Ossezia del Nord sono giunte allo scontro armato nel 1992.

[11] Ruslan Aslanovič Natach, giovane attivista della Repubblica Autonoma di Adighezia.

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