25 gennaio 2012

La Russia tra la falce e il martello?

La vendetta della storia

23.01.2012

Nella Mosca rivoluzionaria e nei suoi dintorni sempre più spesso si valuta la questione: se ci sarà il secondo turno delle elezioni presidenziali e ci andranno Vladimir Putin e Gennadij Zjuganov, è il caso di votare per il leader dei comunisti?

La storia della Russia quasi ogni volta si forma in maniera così contorta che tocca scegliere tra due mali. Solo che nella situazione di un secondo turno non c'è un "male minore". Non c'è neanche una scelta razionale. Ma c'è un dilemma puramente di gusto (piace/non piace), che è gravato di dubbi morali. In che modo una moderna persona istruita con salde convinzioni democratiche e chiari principi morali può votare per Putin? In nessun modo. Ma come può votare per Zjuganov?

Un mio ex collega, grande amante di bevande forti, amava chiedere durante la giornata lavorativa: "Vuoi bere?" Una volta ricevuta una risposta negativa, dopo tre secondi precisava: "E adesso?" E' così anche con Zjuganov : l'intellettuale di umori antiputiniani inizialmente decide di "far passare questo calice". Ma dopo averci ripensato, può assolutamente votare per Zjuganov nella logica del "purché-non-sia-Putin". E colleghi molto degni esprimono già questa prontezza. Poiché: "Vedere ancora questo… non possiamo".

Ci sono anche avversari di questa posizione. Le loro convinzioni anticomuniste e il ricordo dell'era comunista non gli permettono di preferire Zjuganov a Putin. Anche per loro è difficile sopportare solo fisionomicamente la molesta presenza nella loro vita del presidente-cekista (1), ma la scelta fatta nel 1996 e i sacrifici morali fatti a quel tempo, quando Boris El'cin sembrava il male minore o perfino il simbolo del bene non gli permettono di dare un voto in favore di un comunista. Anche senza guardare al fatto che, come dicono molti, neanche Zjuganov adesso è più lo stesso del 1996 e che i comunisti oggi sono "di peluche", preoccupati in maggior grado da interessi personali che sociali. E la loro venuta difficilmente porterà massicce nazionalizzazioni, repressioni e così via. E peggio che sotto Putin comunque non sarà.

A qualcuno dei nostri amici intellettuali sembra perfino che piazza Bolotnaja debba finire immancabilmente con uno spostamento a sinistra del potere, perché il popolo sogna una svolta a sinistra. (Anche se, a mio parere, ora viviamo già sotto il leader di sinistra populista Putin, che sta coerentemente costruendo un sistema dal nome "capitalismo di Stato", che è fratello carnale del socialismo di Stato.) Per altri è importante di per se un'alternativa a Putin - indipendentemente dalla tinta di questa alternativa, perché nelle piazze da noi salutano eccitabili ragazzi ultra-russi come Belov-Potkin (2) o Tor (3).

La terza via è chiara: non andare semplicemente alle elezioni al secondo turno.

Il voto, come la fede, è una cosa intima di ciascuno. Ed è difficile come non mai. Zjuganov come alternativa è un boomerang che è giunto in volo dalla seconda metà degli anni '90.

E' la vendetta della storia per il fatto che Boris El'cin abbia scelto come successore Vladimir Putin. Sono convinto che il leader dei comunisti non pensasse neanche a tornare sull'ala di questo boomerang russo, disegnata con ornamenti popolari e decorato con il ritratto da parata di Stalin. A questo hanno portato l'elettore 12 anni di governo putiniano. Ma Putin non è uscito da un pozzo, è uscito dalla storia della Russia. E per lui hanno votato tutti insieme molti di quelli che ora vedono il lume della democrazia nell'amuichevole interfaccia di Gennadij Andreevič.

Così con le elezioni bisogna essere più prudenti!

Andrej Kolesnikov, "Novaja gazeta",  http://www.novayagazeta.ru/comments/50598.html (traduzione e note di Matteo Mazzoni)


(1) Cekisti (dall'abbreviazione ČK dell'istituzione) erano detti gli agenti della prima polizia politica sovietica e per estensione sono chiamati così gli agenti segreti.


(2) Aleksandr Anatol'evič Potkin (il "cognome d'arte" Belov è quello di una sua nonna, ma forse è stato scelto anche per ragioni razziste, perché deriva da belyj, "bianco") è membro del movimento nazionalista Russkie (I Russi).


(3) Vladimir Tor (vero nome: Vladlen Leonidovič Kralin) è membro dell'organizzazione nazionalista "Movimento Contro l'Immigrazione Illegale".

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