La fine della "democrazia delegativa"
Le elezioni si sono svolte secondo una procedura che già non garantisce legittimità al vincitore
04.03.2012
Certo, Vladimir Putin non ha vinto queste elezioni. E non si tratta neanche del volume di brogli effettivi. Si tratta del fatto che le elezioni si sono svolte secondo una procedura che non garantisce legittimità al vincitore.
In sostanza lo riconoscono le stesse autorità. Dalla fine di dicembre alla Duma giace un disegno di legge in cui l'attuale ordinamento delle elezioni presidenziali è riconosciuto ingiusto e scorretto. Lo presentò Dmitrij Medvedev in risposta alle proteste di dicembre dell'opposizione. E solo nel mondo pervertito dei giuristi di Piter [1] è possibile inventare una combinazione del genere: riconoscere che la procedura delle elezioni è ingiusta, promettere di correggerla e di soppiatto tenere le elezioni secondo la vecchia procedura. Qui, peraltro, si manifesta del tutto nettamente l'atteggiamento dei "giuristi di Piter" verso la legge: questi la intendono non come realizzazione delle idee della società sulla giustizia, ma quasi esclusivamente come meccanismo di fregatura e come "legge del più forte".
L'illegittimità della procedura delle pseudo-elezioni presidenziali non è legata solo al disegno di legge di Medvedev. Questo, al contrario, è solo la conseguenza. Questa procedura funzionava del tutto passabilmente a metà degli anni 2000. Nonostante le numerose violazioni, che c'erano anche allora, nonostante le aggiunte di voti, le risorse amministrative impiegate, la censura, la mancanza di alternative, il meccanismo di voto di fiducia passivo garantiva pienamente questa stessa legittimità a Putin. Questa situazione è molto simile al fenomeno della "democrazia delegativa", descritto sulla base dell'esempio dei paesi latino-americani: i cittadini danno come carta bianca al leader per la guida del paese, senza considerare legati ad essa né le leggi precedenti, né le proprie promesse, né le procedure legali.
Ma questo non è affatto un dono eterno e non è un'incoronazione per il regno. E' proprio una forma specifica di democrazia non procedurale. E la questione della procedura torna all'ordine del giorno quando il meccanismo della delega cessa di funzionare.
Lo slogan, semplice come acqua di rubinetto, "Per elezioni oneste" ha rotto una gamba di questa sedia. Vladimir Putin in tutta la campagna elettorale non ha trovato nulla che fosse possibile contrapporvi. Nessuno ha letto alcuno dei suoi sette articoli. E non ricorda una sola tesi tratta da questi. Là non c'era neanche alcuna tesi, tranne l'unica, dedotta tra le righe: io devo restare, il resto non è importante.
Le autorità fingono: dicono, anche se una gamba è rotta, le tre restanti sono ancora a posto. Ma questo è il paradosso della fisica politica: nonostante la triplice prevalenza delle gambe conservatesi, su questa sedia non è già possibile sedersi normalmente. E il personaggio che se n'è impossessato è destinato già a non governare grandiosamente, ma per lo più ad agitare le mani, sforzandosi di mantenere l'equilibrio. Così pure sarà.
Le autorità fingono: dicono, anche se una gamba è rotta, le tre restanti sono ancora a posto. Ma questo è il paradosso della fisica politica: nonostante la triplice prevalenza delle gambe conservatesi, su questa sedia non è già possibile sedersi normalmente. E il personaggio che se n'è impossessato è destinato già a non governare grandiosamente, ma per lo più ad agitare le mani, sforzandosi di mantenere l'equilibrio. Così pure sarà.
Solo una persona molto ingenua poteva pensare che il risultato delle manifestazioni fosse un pieno rivolgimento politico e un cambiamento radicale del potere in 2-3 mesi. In sostanza l'opposizione ha svolto in tutto quattro (!) azioni di massa. Queste quattro azioni hanno seppellito il consenso pro-Putin nella società e hanno fatto di Putin un'"anatra zoppa" indipendentemente dalle cifre con cui il rammollito Čurov [2] lo premia.
Alla fin fine, non si tratta di Putin, ma del putinismo – un intero sistema di rapporti reciproci basati sulla formula "mercato senza regole". E' questa piramide così babelica di regole illegali per l'appropriazione di soldi altrui, di altrui valore aggiunto. E' un potere unito e ispirato dalla possibilità di una simile appropriazione, cioè dalla corruzione. La filosofia sociale del putinismo è l'affermazione della mancanza di alternative, ma non della mancanza di alternative a Putin, della mancanza di alternative alla corruzione. E da qui già deriva la tesi della mancanza di alternative a Putin. Perché se la corruzione è senza alternative, allora perché cambiare i politici al potere?
Il movimento per le elezioni oneste rovescia in modo felice questa costruzione. I tre mesi passati hanno dimostrato l'efficacia del suo slogan principale. Le autorità hanno dichiarato direttamente, essenzialmente, che sono pronti a fare trattative su qualsiasi questione, esclusa una: le elezioni oneste. Le elezioni disoneste, è stato detto, sono una cosa santa, non le faremo toccare. E' la principale linea di difesa della torre di Babele.
Da domani comincia il nuovo turno di lotta per il santuario delle elezioni disoneste. Saranno proposte montagne d'oro – la creazione senza ostacoli di partiti politici, interventi in televisione, lavoro in un "governo aperto" e su strapuntini alla Duma – per quelli che riconosceranno i risultati delle "elezioni disoneste". E al contrario – il rafforzamento della pressioni su quelli che non riconosceranno i risultati delle elezioni disonesti. Sfido, si tratta di ciò che di più vantaggioso ci sia al mondo – del diritto di appropriarsi dei soldi degli altri.
Le elezioni disoneste sono anche quella radice che nutre l'arbore [3] ramificato e rigoglioso della corruzione russa. Il suo cuore di Koščej [4] nello scrigno segreto. Ciò non significa che le elezioni oneste distruggeranno automaticamente la corruzione. No. Ma pure lottare con essa senza elezioni oneste è come togliere l'acqua dal pavimento senza chiudere il tubo rotto. Il sistema di redistribuzione ingiusta, ma più precisamente – di appropriazione di soldi altrui, che oggi mina le possibilità di sviluppo sociale ed economico del paese, non ha possibilità di rinnovamento senza elezioni oneste. E tutti i programmi, i processi di trattative, le discussioni multilaterali che stanno fuori da questo tema strategico saranno una vana perdita di tempo.
Perché cosa sono in politica le elezioni disoneste? Sono una porta aperta perché alla fin fine vi freghino. E vi fregheranno sicuramente. Siatene certi.
Kirill Rogov, "Novaja gazeta", http://www.novayagazeta.ru/comments/51431.html (traduzione e note di Matteo Mazzoni)
[1] Nome colloquiale di San Pietroburgo.
[2] Vladimir Evgen'evič Čurov, presidente della Commissione Elettorale Centrale.
[3] Qui l'autore usa il termine arcaico per "albero".
[4] Koščej è uno dei personaggi malvagi delle fiabe russe, il cui cuore (o la cui morte) dev'essere trovato per poterlo uccidere.
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