Elezioni con "difetto di libertà"
Ciò che è accaduto a queste elezioni non è il quadro di una democrazia rappresentativa, è una costruzione classista-feudale.
04.03.2012
Abbiamo molte recriminazioni nei confronti del presidente legalmente eletto Putin, ma anch'egli ha recriminazioni nei nostri confronti, che consistono nel fatto che "le elezioni presidenziali del 4 marzo sono state dichiarate anticipatamente illegittime dall'opposizione". Mi pare che nessun abitante della Russia capace di intendere e di volere, dopo aver assorbito la sua terribile esperienza storica del ХХ secolo, si metterà a insistere sulla possibilità di un rovesciamento violento del potere legalmente eletto. Il che, tuttavia, non esclude dubbi sulla sua legittimità.
Prima di tutto è necessario precisare il significato della parola "legittimità", che si può applicare in due modi. Nel significato formale-giuridico, a cui si appellano i difensori delle elezioni che si sono tenute, questo è identico a "legalità" nel senso in cui forza di legge assume ogni decisione di un tribunale confermata in sede di cassazione o semplicemente non impugnata nei tempi previsti. Ahimè, i cittadini della Russia odierna capiscono che una decisione giudiziaria legale nell'aspetto formale può spesso (e a vantaggio di qualcuno) contraddire la verità e il diritto.
Secondo i dati delle inchieste sociologiche circa un terzo dei russi ritiene che il processo per il caso di Chodorkovskij e Lebedev non fosse giusto e onesto. Un cittadino su tre, in tal modo, nega la legittimità di questa sentenza, capendo bene peraltro che "ha forza di legge". Qui "legittimità" acquista piuttosto il significato della parola "onesta". Torniamo ogni volta al caso Chodorkovskij, ma ce n'è motivo. Qui c'è una pietra miliare storica: questo caso è stato il preludio al processo nazionale di redistribuzione delle proprietà di imprenditori di successo o vicini al potere precedente a vantaggio degli uomini delle strutture armate. Un "Chodorkovskij" (più spesso non uno solo) è stato condannato in ogni regione e precisamente a questo livello non tutti riconoscono queste sentenze legittime. Nella coscienza delle masse la magistratura è stato privata di legittimità. I mezzi di informazione di massa, forse, esagerano pure questo fenomeno, ma alla base del quadro c'è comunque la dipendenza della magistratura dalle strutture armate, in primo luogo dallo FSB [1]. Nel frattempo con il "caso Chodorkovskij" si è aperta l'epoca di Putin, che adesso si è pure imbattuta nel problema della legittimità del potere.
Forse se si fosse condotta un'inchiesta analoga negli anni Trenta (e se la risposta non fosse stata equivalente a una condanna a morte), lo stesso terzo degli abitanti dell'allora URSS avrebbe rifiutato legittimità, per esempio, alla sentenza sul caso di Zinov'ev e Kamenev. Cioè tale valutazione nella storia (non solo russa) certamente non è unica, ma ciò non significa che la situazione sia normale. Sorgono come due quadri paralleli del mondo: il primo "ha preso forza di legge", invece del secondo a tutti (compresi i giudici con la rettifica di una difesa psicologica che gli impedisce di guardare la verità in faccia) è noto che è autentico. Questo non può essere capito dagli abitanti di altri stati, dove da tempo si è affermato una magistratura indipendente. Questa è schizofrenia e non si può curare, altrimenti il corpo sociale che ne soffre finirà molto male.
L'uso della magistratura come strumento per la redistribuzione delle proprietà al tempo in cui la legittimità del regime di Putin non causava dubbi ha dato solo inizio alla delegittimazione del potere. Allora il Cremlino non aveva necessità di usare nel vero e proprio senso della parola la magistratura per scopi politici, anche se la pratica di far togliere di mezzo dalla magistratura i candidati alle elezioni locali a vantaggio del "partito del potere" era largamente nota e ogni volta indeboliva pure la legittimità della magistratura agli occhi degli elettori.
La "legittimità" nel senso politico della parola è la fede non nelle promesse dei candidati alle elezioni, è la fede nella stessa esistenza della giustizia.
Nel Codice Civile esiste il meccanismo di riconoscimento dell'invalidità di un accordo concluso in difetto di libertà di una delle parti: sotto l'influenza di frode, violenza o minaccia. Nella legislazione sulle elezioni non c'è niente di simile e la magistratura difficilmente potrebbe rispondere a una domanda su quanto sia libera una votazione. Ma l'analogia è possibile: per il chiarimento della legittimità di un potere eletto in questo modo non dal lato formale-giuridico, ma da quello ideale-sociologico.
Di violenza diretta in sede di votazioni non si ha notizia, escluderemo anche la frode, anche se molte promesse del candidato vincitore tra un anno probabilmente saranno pure qualificate così dagli elettori. Ma agli indizi di minaccia merita guardare più attentamente. Non rammenteremo neanche le unità militari o gli ospizi per gli anziani, dove gli elettori sono dipendenti dal potere in tutto. Ma conoscendo l'atmosfera di queste elezioni in provincia, capiamo che ogni statale abbia votato con la paura di perdere il lavoro. Questa minaccia potrebbe essere esagerata, così come le paure riguardo alla garanzia della segretezza del voto, ma per non votare com'era necessario al capo dell'amministrazione locale bisognava "diventare un po' arancioni [2]". Questa gente, sostanzialmente, non esprimeva la propria volontà, ma quella altrui inculcatagli al momento delle votazioni.
La porzione di voti dati "in difetto di libertà" non può essere calcolata con precisione, tuttavia, analizzando la legittimità delle elezioni dal punto di vista sociologico, giungeremo alla conclusione che queste non sono state libere, né, magari, dirette. Non hanno votato gli elettori, ma i funzionari locali (pure dipendenti) con pacchi di voti di "statali" e altre persone dipendenti da loro.
Su questo sfondo generale le "giostre" [3], le "anime morte", che ci hanno fatto rammentare Čičikov e semplicemente l'ottuso inserimento di zeri in quelle caselle dove non potevano non esserci voti di "vivi" (vedi il mio articolo sulle elezioni a Korkino [4] sulla "Novaja gazeta" del 27 febbraio) già non sembrano eccessi di singoli esecutori. Questo non è il quadro di una democrazia rappresentativa, è una costruzione classista-feudale.
La Corte Costituzionale, nell'aspetto in cui un tempo avrebbe potuto accostarsi a un problema di legittimità posto così, fu giubilata da El'cin dopo il conflitto del 1993 e da parte di Putin è stata del tutto deportata nel dorato esilio di San Pietroburgo.
Il potere e la società civile sono sempre in questo o quel grado insoddisfatti l'uno dell'altra e si trovano in conflitto. Per la risoluzione di tali conflitti, sempre per motivi storici, nella storia non è stato inventato alcun meccanismo, salvo la magistratura. Questa è l'unica istanza che"legittima" questa o quella decisione e conclude il conflitto con la pace. Ma se la decisione della magistratura corrisponde solo al significato formale-giuridico di civiltà, la pace non sarà lunga. Ma sollevarsi dalla misera giurisprudenza al livello di vero diritto può solo una magistratura indipendente, che abbia (per usare il linguaggio del Putin penultimo modello) carattere di "equidistanza" tanto dalla società, quanto dal potere.
Tra l'altro, fino allo scorso dicembre una magistratura indipendente non era richiesta da alcun soggetto che avesse una sufficiente forza politica per costringere il potere a tenerne conto. Le nonnette schiacciate dal ŽKCh [5] o i tossicodipendenti mandati dietro le sbarre senza prove sufficienti non contavano. La magistratura indipendente non era necessaria né allo stato e in particolare ai funzionari, né al grande business, che preferiva avere non regole, ma eccezioni, né al medio e piccolo business, che risolvevano i propri problemi a un livello più basso proprio con quelle.
Com'è che nel viale Sacharov [6] si sia risvegliata una qualche nuova classe sociale, improvvisamente offesa dalle menzogne alle elezioni è un enigma storico (la storia li propone regolarmente). Ma qui non si tratta già più di quei ragazzi, le cui richieste si possono ignorare: proprio questi servono interessi di importanza vitali sia per il potere, sia per il business. Il disgusto per la magistratura nel suo aspetto attuale ha fatto sì che nei suoi slogan piazza Bolotnaja [7] non abbia neanche articolato la parola "magistratura". Non di meno, la richiesta di elezioni oneste è anche la richiesta di una magistratura indipendente.
E così è comparso un soggetto che richiede giustizia per un motivo del tutto concreto: il 4 dicembre alle elezioni alla Duma gli osservatori hanno evidenziato centinaia di violazioni. Ai tribunali sono state presentate decine di denunce (e di tentativi di presentarle ne sono stati fatti ancora di più). Ma qual è stato il loro destino? Il più delle volte i giudici si sono basati sulla mancanza degli originali dei protocolli, che non potevano essere nelle mani degli osservatori. Tra l'altro nel complesso il quadro era chiaro anche sulla base delle regole dell'aritmetica elementare.
La società (sia pure in parte) ha richiesto una cosa alla magistratura: chiamare nero il nero e bianco il bianco. Ma i giudici hanno nascosto la sostanza dei fatti dietro procedure formali, dietro una cosiddetta legalità che nasconde il diritto. Nei casi più lampanti le decisioni dei tribunali sono state rinviate a "dopo il 4 marzo". Una decisione sulle elezioni di dicembre, anche giusta, non sarebbe stata necessaria a nessuno se si fosse dovuto attenderla fino ad aprile. La nuova classe che cerca la magistratura, in tal modo, si è scontrata con la sua totale assenza nel paese.
Questo è il motivo principale per cui neanche le elezioni del 4 marzo possono essere riconosciute legittime perfino dalle più ristrette posizioni formali-giuridiche: nel paese semplicemente non c'è un'istanza che potrebbe confermare la loro legittimità in modo tale che con essa possano concordare tutti o quasi tutti. Non è rimasta una magistratura, in quanto l'istituzione, a cui un terzo della popolazione non crede, non può più giocare questo ruolo.
E così l'elezione di Putin non ha caratteri di legittimità nel senso politico e neanche nel senso formale-giuridico della parola. Da ciò deriva che bisogna proprio sostenerla in questo senso, senza portare la questione alla "rivoluzione".
Il processo cominciato ora intorno al concetto di "legittimità" (chiamiamolo, mettiamo, discussione) in qualcosa, effettivamente, ricorda il Medioevo: un nuovo ceto, in nessun modo rappresentato al potere, richiede una rappresentanza come la richiedevano i cittadini all'epoca del feudalesimo. Ma questo processo apre anche la possibilità di un'uscita pacifica dal vicolo cieco della mancanza di legittimità del potere.
Adesso è difficile discutere ragionevolmente sulle elezioni del presidente: Putin avrebbe preso la maggioranza dei voti al secondo turno, se non al primo. Un'altra cosa sono le elezioni alla Duma di Stato: il loro esito in caso di espressione dell'autentica volontà degli elettori sarebbe stato un altro. Forse Putin potrebbe legittimare il proprio potere almeno in qualche misura, dando ai tribunali l'indicazione (sia pure segreta, ma chi dubita che tali indicazioni siano date ed eseguite?) di esaminare le cause sulle elezioni in parlamento secondo verità. Forse questo sarebbe un passo verso un'autentica e non solo cartacea divisione dei poteri.
Leonid Nikitinskij, "Novaja gazeta", http://www.novayagazeta.ru/comments/51435.html (traduzione e note di Matteo Mazzoni)
[1] Federal'naja Služba Bezopasnosti (Servizio di Sicurezza Federale), il principale servizio segreto russo.
[2] L'arancione era il colore di coloro che in Ucraina protestavano contro il presidente filorusso Janukovyč e per estensione sono divenuti "arancioni" tutti gli oppositori al regime di Putin.
[3] I brogli compiuti da elettori che hanno votato in più seggi.
[4] Città della Siberia occidentale.
[5] Žiliščno-Kommunal'noe Chozjajstvo (Servizi per le Abitazioni).
[6] Viale del centro di Mosca, teatro di una grande manifestazione contro i brogli.
[7] Piazza del centro di Mosca, teatro di una grande manifestazione contro il regime di Putin.
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