Tanti auguri [1],
signor presidente! Di cosa parlerà Vladimir Putin nel discorso
inaugurale [2]
04.05.2012
"Ma dove ti sei ubriacato così?!" – "Inna…" – "Quale Inna?" – "…all'inaugurazione". La vecchia barzelletta, rifatta in modo nuovo, riflette l'atteggiamento bonario del popolo vincitore, del popolo portatore di Dio per i relativamente nuovi rituali, che una volta ogni quattro anni (ma adesso ogni sei anni) confermano la successione del potere trasmesso da V.V. Putin a V.V. Putin.
E' stupefacente che la cerimonia di inaugurazione
finora abbia un velo di solennità non scherzosa e di pathos
ampolloso, ma con gli anni si vuole leggerezza e festa. Tra l'altro
il potere già si è messo su questa strada: bere birra il 1 maggio
nel bar appartenente al figlio di Kobzon [3]
insieme a Michail Šmakov,
leader immutabile dei lejb-sindacati
[4]
della corte di Sua Altezza Imperiale è un concerto di Raikin [5],
abbinato a un monologo di Žvaneckij
[6] e a un
intervento di Petrosjan [7].
Ecco che dopo l'inaugurazione per gli ex duumviri
(anche questa parola latina) sarebbe logico infilarsi in qualche
pizzeria in compagnia del vecchio Berlusconi. Ciò corrisponderebbe
all'origine antica romana del concetto di "inaugurazione"
(gli àuguri erano sacerdoti che si occupavano delle previsioni
ufficiali di Stato sulla base dell'osservazione del comportamento
degli animali e di altri fenomeni naturali – da qui l'amore di
Putin per cani, tigri, ecc. e anche l'attaccamento del secondo
duumviro al gatto Dorofej). E l'amico Silvio dopo qualche boccale di
vino potrebbe cantare la fresca hit inaugurale degli anni '70 "Tanti
auguri" (...) [8],
eseguita dalla bella Rafaela [9]
Carrà. In essa, in particolare, c'è un ritornello che si adatta
molto allo stesso Berlusconi: "Com’e bello far l’amore da
Trieste in giu" [10],
(...) [11].
Tra l'altro non si può dire che all'inaugurazione
di Putin non sia legata alcuna attesa. Per la prima volta si tratta
di un mandato di sei anni. In tutto c'è un grado di
indeterminatezza troppo grande. Come si svilupperanno gli umori
sociali? Come reagirà alla loro possibile radicalizzazione il
nuovo-vecchio presidente? Quali saranno i primi, secondi, terzi
passi di Putin? Come si comporterà nelle relazioni internazionali
(comunque dieci giorni dopo l'inaugurazione avrà già luogo il
summit del G-8 a Camp David)? Ci sono milioni di domande e lo stesso
Putin non sa certo la risposta a tutte. Anche se più a nessuno
verrà in mente di porre la maledetta domanda russa "Who is
mister Putin?" [12].
Su questo c'è una certa chiarezza: è uno che viene dai servizi
segreti sovietici con idee stataliste estremamente conservatrici in
politica e in economia con un'inclinazione per il nazionalismo russo
condito di ortodossia ufficiosa.
Certo, nel suo discorso inaugurale Vladimir Putin
rammenterà la democrazia con buone parole. Ma tutti sanno che a ciò
non va dato un gran significato. Ben più verità ci sarà nelle
parole sulla stabilità e sulla successione. A dire il vero, di
questo Putin parla a partire dalla sua prima inaugurazione, il 7
maggio 2000.
Ecco cosa allora, 12 anni fa, fu detto: "Il
cambiamento dell'esecutivo è sempre una verifica dell'ordine
costituzionale, una verifica della sua solidità. Sì, da noi questa
non è la prima verifica ed evidentemente non l'ultima… La
successione pacifica dell'esecutivo è un elemento importante della
stabilità politica".
A dire il vero, gli speechwriters potrebbero anche
non sforzarsi e ripetere parola per parola quel che fu scritto
allora – comunque nessuno lo ricorda.
Il secondo importante ideologema di Putin è l'unità
e il consolidamento del popolo attorno a tutto ciò che è buono,
cioè, nel contesto, attorno a lui stessa. Su questo dai tempi di
Piazza Bolotnaja e del viale Sacharov [13]
ci sono problemi molto seri. Ma nessuno intende rinunciare al
miraggio del consolidamento davanti all'invisibile nemico esterno e
ai revanscisti liberali. Ecco come lo raccontava benevolmente il
presidente all'inaugurazione del 7 maggio 2004: "Insieme siamo
stati capaci di molto. E abbiamo raggiunto tutto questo da soli.
Noi stessi abbiamo ottenuto grandi ritmi di sviluppo
della nostra economia. Abbiamo superato una contrapposizione
ideologica non semplice e ora diventeremo,diventeremo gradualmente
un'unica nazione".
Un'interruzione nel programma ideologico si verificò il 7
maggio 2008 durante l'inaugurazione di Dmitrij Medvedev.
Probabilmente Putin decise di provare là l'efficacia della retorica
democratica. Ecco cosa disse Medvedev (confrontate ciò che ha detto
con ciò che ha fatto – i commenti sono decisamente superflui):
"…ritengo il mio compito più importante l'ulteriore sviluppo
delle libertà civili ed economiche, la creazione di nuove,
ampissime possibilità per l'auto-realizzazione dei cittadini – di
cittadini liberi e responsabili tanto del proprio successo personale
quanto della prosperità di tutto il paese. Proprio tali persone
creano l'alta dignità della nazione e sono fonte di forza per lo
stato – di uno stato che oggi ha sia le risorse indispensabili,
sia la netta comprensione dei propri interessi nazionali".
Proprio queste persone sono andate in piazza
Bolotnaja. E Medvedev, prendendo la guida del partito "Russia
Unita", si è rifiutato di rappresentare proprio i loro
interessi. Con questo si è anche compiuta la sua presidenza.
E così il 7 maggio 2012 potremo sentir parlare di
successione, stabilità, sovranità, unità, democrazia, ma non per
i chiacchieroni e non agli ordini di chi vorrebbe indebolire la
Russia. O dell'innalzamento dell'autorità della gente del lavoro. O
dei principi etico-morali, che la RPC [14]
impersona. O dei nostri veterani e dell'obbligatoria esecuzione del
mandato sociale da parte dello stato. O dell'indispensabilità di
mantenere la stabilità macro-economica, ma allo stesso tempo
spendere più mezzi economici statali per buone iniziative. O
dell'unico spazio euro-asiatico e della seconda conquista della
Siberia.
Certo, Putin può stupire con qualcosa, come stupì
nel corso della campagna elettorale con Lermontov e con l'attiguo
Esenin [15]. Ma il
discorso inaugurale non ha quel format. Qui bisogna custodire la
Russia, vantarsi con ritegno e dignità, usare le parole "libertà"
e "democrazia".
Il principale indirizzo: che tutto diventerà bello,
ma che al contempo non ci sarebbe bisogno di cambiare nulla.
E' una motivazione molto forte per restare al
potere. Da solo il nuovo presidente non si esaurirà e non cadrà.
Toccherà costruire una società civile per fargli da contrappeso
nel corso di sei anni. Fino alla prossima inaugurazione.
Andrej Kolesnikov, "Novaja gazeta", http://www.novayagazeta.ru/columns/52443.html (traduzione e note di Matteo Mazzoni)
[1]
In italiano nell'originale.
[2]
Traduco impropriamente inauguracija
(insediamento) con "inaugurazione" per salvare i giochi di
parole e le argomentazioni dell'autore.
[3]
Iosif Davydovič Kobzon, cantante russo molto legato al potere (e,
pare, anche alla mafia russa).
[4]
Allusione alla lejb-gvardija,
la guardia del corpo dello zar (lejb
deriva dal tedesco Leib,
"corpo").
[5]
Bruno Raikin, pianista jazz inglese, appartenente alla famiglia russa
di attori Rajkin.
[6]
Michail Michajlovič Žvaneckij, comico russo di origine ucraina.
[7]
Evgenij Vaganovič Petrosjan, comico russo di origine armena.
[8]
Traduzione in russo, che ovviamente ometto.
[9]
Sic.
[10]
Sic.
[11]
In seguito c'è una traduzione un po' scorretta ("in giù"
diventa un vago "più in là").
[12]
"Chi è il signor Putin?", domanda (divenuta leggendaria)
posta dalla giornalista americana Trudy Rubin al forum di Davos del
2000, poco dopo la prima elezione di Putin.
[13]
Luoghi del centro di Mosca dove nei mesi scorsi si sono svolte grandi
manifestazioni contro il regime di Putin.
[14]
Russkaja
Pravoslavnaja Cerkov'
(Chiesa Ortodossa Russa).
[15]
Michail Jur'evič Lermontov, poeta del XIX secolo è associato
ironicamente al poeta del XX secolo Sergej Aleksandrovič Esenin
perché entrambi sono stati usati da Putin per darsi un tono...
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