Dissociarsi per unirsi? La
discussione su strategia e tattica dell'opposizione è venuta fuori
nella sfera pubblica
Il conflitto tra rivoluzionari e adattanti
19.11.2012
Il Consiglio di Coordinamento dell'opposizione,
da cui si attendono azioni e che è accusato di inazione, ha
compiuto una rottura, anche se non premeditatamente, in un altro
senso. Ha dato la possibilità di riversarsi all'esterno a un
conflitto che covava da tempo, paralizzando il campo
dell'opposizione. Si tratta del conflitto tra "rivoluzionari"
e "adattanti". I primi sono sostenitori della
trasformazione del sistema russo con le sue garanzie costituzionali,
legali e di regime. I secondi si appellano all'influenza
sull'autocrazia, al dialogo con essa, ai tentativi della sua
umanizzazione attraverso la riforma dei suoi singoli blocchi.
In varie tappe di sviluppo della nuova Russia nel
conflitto tra rivoluzionari e adattanti di solito hanno vinto questi
ultimi. Sono entrati in tutti i governi sotto presidenti
autocratici, a partire da El'cin o hanno lavorato nella sfera dei
servizi al loro potere, tra l'altro anche in qualità di
"opposizione" di sistema. Hanno ottenuto la possibilità
di servirsi di influenti risorse mediatiche. Hanno avuto a
disposizione mezzi finanziari non scarsi. Proprio a loro
l'autocrazia russa deve la propria legittimazione interna e
internazionale.
Ma l'attrazione degli adattanti nella sfera di
sostegno dell'autocrazia ha portato ben determinate conseguenze –
lo screditamento delle idee riformatrici e prima di tutto del
"pacchetto" liberale, in quanto presto i più influenti
adattanti si sono presi la rappresentanza delle idee liberali. Gli
adattanti, e non il potere stesso, sono stati i becchini
fondamentali dell'alternativa di sistema in Russia.
"Ma i rivoluzionari cos'è, non sono affatto
colpevoli di ciò che ci è accaduto?" – chiederete. Sì, i
rivoluzionari non hanno saputo contrapporsi alla società
conformista. Non hanno saputo andare oltre i limiti del proprio
ghetto politico. Non si sono rivelati pronti al dialogo con la
società e al lavoro meticoloso per la formazione di un sostegno di
massa alle idee della costruzione di uno stato di diritto quando
negli anni '90 e nel periodo della prima presidenza Putin ebbe una
determinata libertà di esprimersi. Ma la loro responsabilità per
ciò che abbiamo ottenuto oggi è incommensurabilmente minore, anche
se in forza delle loro limitate possibilità di influenza e alla
dura pressione da parte del regime.
Oggi l'antico conflitto tra rivoluzionari e adattanti ha trovato espressione nello scontro di piattaforme all'interno del Consiglio di Coordinamento dell'opposizione. I primi sono rappresentati dal gruppo liberale, che comprende Garri Kasparov, Boris Nemcov, Andrej Illarionov e Andrej Piontkovskij. Rappresenta i secondi il "Gruppo dei Cittadini" (GG [1]) (in precedenza "Piattaforma Civica"), le cui opinioni erano rappresentate (spero adeguatamente) da Sergej Parchomenko e Ksenija Sobčak (con la discussione tra Parchomenko, Piontkovskij e Sobčak avete già, probabilmente, fatto conoscenza).
Si tratta dello scontro tra due vettori strategici
contrapposti. E questo scontro in questa o quella forma esiste
all'interno dell'ampio campo dell'opposizione, che include partiti e
vari gruppi politici. Tra l'altro ecco la cosa principale: non si
tratta di divergenze tattiche o ideologiche tra liberali, gente di
sinistra e nazionalisti moderati che sono entrati nel Consiglio di
Coordinamento. Il criterio di dissociazione all'interno del
Consiglio di Coordinamento è il rapporto dei suoi membri con il
sistema dell'autocrazia.
Cosa dicono i rivoluzionari? Affermano che il
sistema russo è incapace di riforme ed è necessario trasformarlo,
cioè cambiare le regole del gioco e i principi fondamentali, a
partire dalle sue basi costituzionali. Ma al contempo è necessario
cercare una via di trasformazione non violenta, pacifica del sistema
di potere, cioè il meccanismo della rivoluzione "di velluto".
A dire il vero, mi viene da pensare che ai
rivoluzionari è necessario accentuare più precisamente due cose.
Primo: l'uscita di Putin non significa la rinuncia al sistema di
potere personalistico, che può continuare attraverso la formazione
di un nuovo regime di potere personale. Secondo: un cambiamento di
sistema richiede una riforma costituzionale e in primo luogo la
rinuncia a una presidenza autocratica (si percepisce che finora non
tutti i rappresentanti di questo campo portano avanti questo compito
come fondamentale). Davanti ai rivoluzionari sta anche il problema
della ricerca di un nesso tra richieste politiche e
socio-economiche, che deve ampliare la base di protesta
dell'opposizione.
E adesso su quello che chiedono gli adattanti. La
loro posizione è stata strutturata da Sergej Parchomenko e Ksenija
Sobčak
ed è già stata sottoposta ad una dura – e meritata – critica
da Andrej Piontkovskij. Il "Gruppo dei Cittadini" propone
una serie di proposte – da alcuni cambiamenti nella Costituzione
(l'abrogazione della disposizione sui due mandati presidenziali e il
ritorno a periodi quadriennali di permanenza al potere del
presidente e della Duma), alla richiesta di restituire i referendum
e garantire il controllo delle elezioni da parte degli elettori fino
ad appelli per la riforma dei tribunali (elettività dei giudici,
divieto di lavorare come giudici per ex agenti delle forze
dell'ordine, introduzione delle giurie, obbligo per i giudici di
presentare la propria dichiarazione dei redditi).
Tutte le proposte elencate rientrano nella
concezione di influenza sull'autocrazia. Sostanzialmente è la
professione che hanno professato e cercato di attuare a partire dal
1991 tutti i riformatori che si sono trovati al potere o nei
dintorni del potere o si sono opposti al potere nell'ambito della
Duma.
Cosa significano i cambiamenti costituzionali
proposti da "GG"? Significano il ritorno alla Costituzione
di El'cin, che è la base dell'attuale autocrazia. Proprio questa
Costituzione pone il presidente al di sopra della società e degli
altri rami del potere. Quanto a lungo un presidente che possiede
poteri dittatoriali si troverà al potere – 4 o 6 anni – non ha
significato. Questi può rendere il suo un governo a vita, in
particolare attraverso il cambio di successori da lui designati.
Sotto un sistema di autocrazia costituzionale cosa
può cambiare un referendum, se presto il potere esecutivo
garantisce i suoi risultati? Il dittatore rumeno Ceauşescu,
come, tra l'altro, anche altri dittatori, adorava i referendum,
poiché davano la possibilità di imitare la legittimazione
popolare.
E la richiesta di dare il controllo sulle elezioni
ai cittadini? Forse qualcuno pensa seriamente che questa richiesta
(piuttosto una pubblica al potere) sarà presa in considerazione dal
potere? Forse sì. Ma ciò significherà che il potere troverà i
propri "elettori", che lo controlleranno pure, garantendo
al Cremlino la "certezza del risultato".
Per quanto riguarda le proposte sulla riforma della
giustizia, queste risuonano continuamente in tutti gli ultimi anni e
qual è il progresso?
Lo stesso fatto che gli adattanti si rivolgono al
potere, invitandolo a migliorarsi, a comportarsi decentemente e a
garantire la possibilità di cambiare senza chiedere al Cremlino la
demonopolizzazione del potere e l'immediata destituzione della
squadra al governo significa che riconoscono legittimo questo
potere. Non è solo la rinuncia alle richieste di manifestazioni sul
viale Sacharov e in piazza Bolotnaja [2],
ma anche la rinuncia al principio fondamentale della creazione del
Consiglio di Coordinamento come organo di coordinamento
dell'attività di protesta indirizzata contro questo potere. Inoltre
il carattere dell'agenda proposta, per di più da "figure
mediatiche" popolari nella società può creare l'illusione che
sia effettivamente possibile cambiare questo potere con l'influenza
e la convinzione, con singoli passi in singole sfere.
I rappresentanti degli adattanti cercano di
convincerci che "la gente è per la ricostruzione e
l'evoluzione del potere, ma contro la rivoluzione". In tal caso
sia alla gente, sia al "Gruppo dei Cittadini" sarà
necessario spiegare che l'evoluzione e la ricostruzione
dell'autocrazia sono impossibili. Questo testimonia tutto il periodo
della nostra vita dopo il 1991. L'autocrazia si metterà a marcire e
si degraderà soltanto, cosa che già fa. E risultato di questo
degrado può diventare una rivolta cieca e spietata, cosa che temono
(e temono giustamente) i nostri "evoluzionisti".
Conseguentemente, l'unico modo per evitare questa spiacevolezza è
una radicale trasformazione strutturale del sistema, che una serie
di nostri liberali non di sistema chiama "rivoluzione pacifica
e non violenta". Se la parola "rivoluzione" spaventa
qualcuno, usiamo il concetto di "trasformazione".
Ma si crea l'impressione che gli avversari di tali
mutamenti cerchino intenzionalmente di generare nella società
l'associazione con i sanguinosi sconvolgimenti rivoluzionari del
secolo scorso e di creare un'apparenza di dicotomia: o l'evoluzione
del nostro potere o qualcosa di orribile. Noteremo che questa logica
di riflessione e paure corrisponde pienamente alla logica di
intimorimento che attua il Cremlino.
Per quanto sembri strano, ai sostenitori della
trasformazione del sistema si contrappongono quelli che sono giunti
nel Consiglio di Coordinamento come attivisti civili, negando il
proprio legame con la politica (e alcuni perfino l'interesse per la
politica). Oggi gli "attivisti civili" hanno proposto
apertamente una scelta politica. La domanda è solo: quanto quegli
attivisti che sono inaspettatamente "maturati"
politicamente sono consapevoli di cosa significa la posizione
dichiarata a loro nome?
Tra l'altro alcuni membri, evidentemente, capiscono
cosa vogliono. Sono andati nel Consiglio di Coordinamento rinnegando
l'appartenenza all'opposizione, dichiarando la propria aspirazione a
"influenzare il potere". In tal caso non gli era
necessario unirsi al Consiglio di Coordinamento, ma entrare nella
Camera Sociale [3], nel
consiglio presidenziale per i diritti umani o in qualsiasi partito
della Duma. Poiché l'ordine del giorno annunciato dai
rappresentanti di "GG" può essere del tutto sostenuto
dall'élite pro-Cremlino. E le vie di perfezionamento del sistema
giudiziario promosse da "GG" in qualità di slogan
fondamentale della prossima manifestazione sono state recentemente
discusse (tra l'altro in forma più strutturata e radicale)
all'incontro del consiglio presidenziale per i diritti umani con il
presidente.
Se il Consiglio di Coordinamento accetterà le
proposte di "GG", potrà contare del tutto sul fatto che
il potere, compreso il presidente, considererà possibile
partecipare alle sue discussioni. A dire il vero, si può dire con
certezza quale sarà il risultato. Lo stesso che il risultato della
discussione delle proposte del Consiglio per i diritti umani: il
presidente li ascolterà e dirà: "E' necessario pensarci".
E poi farà a modo suo. Com'è accaduto con la legge sul reato di
tradimento.
Nel caso in cui il Consiglio di Coordinamento
accettasse le idee di "GG", si può esser certi che il
potere gli fornirà con soddisfazione risorse mediatiche per la loro
propaganda. E' perfino strano che il Cremlino non ci abbia ancora
pensato. O mi sbaglio?
I rappresentanti del "Gruppo dei Cittadini"
possono obiettare in risposta che le proposte dei rivoluzionari sono
altrettanto irreali delle loro richieste-suppliche. Sì, sono
d'accordo. Il programma dei rivoluzionari ha poche chance di essere
attuato nei tempi più brevi. Tanto più che l'ondata di protesta
sta calando e non si deve sognare che domani la società vada in
strada a chiedere lo smontaggio del sistema. Ma tutta la questione
sta nell'impostazione strategica. Il programma di trasformazione del
sistema punta ai mutamenti. Aiuta a sbarazzarsi delle illusioni
riguardo all'ordine attuale e alla possibilità di cambiarlo
dall'alto. Questo vettore aiuta a consolidarsi in nome di un corso
verso una futura rottura e permette di essere consapevoli del prezzo
di questa rottura.
Il programma degli adattanti è orientato alla
conservazione dello status quo con la speranza di migliorarlo o di
innalzare lo status di determinati strati all'interno del vecchio
ordine.
Forse allora, direte, non c'è possibilità di usare
in nome dei mutamenti i meccanismi del sistema – il dialogo con il
potere, le elezioni, la politica delle "piccole cose"?
Perché mai! Tutto dipende da come si può costringere i meccanismi
del sistema a lavorare per la società e non per il potere. Così il
dialogo con il potere è possibile solo in una situazione di parità
di potenziale tra i partner. Finora l'opposizione non ha accumulato
peso per tale dialogo. Per quanto riguarda la partecipazione alle
elezioni, conservando il monopolio del Cremlino sulle risorse di
potere, l'opposizione ha solo una chance – legittimare il successo
del potere. Ma sono possibili situazione (per esempio, le prossime
elezioni a Mosca), in cui l'opposizione deve usare l'attività
legale (se per allora resterà) per rivolgersi alla popolazione . Le
"piccole cose" – c'è sempre la possibilità di aiutare
le persone a risolvere problemi concreti. Ma le "piccole cose"
non devono creare l'impressione che in tal modo l'opposizione possa
aiutare la società a risolvere i propri problemi fondamentali. La
partecipazione al Consiglio di Coordinamento di specialisti in
"piccole cose" porta una ripresa. Ma non facilita affatto
la soluzione dei compiti concettuali per l'uscita dall'autocrazia.
Ma nel complesso la dissociazione che è avvenuta
all'interno del Consiglio di Coordinamento è di per se positiva.
Poiché non si è riusciti a risolvere la discussione tra forze di
sistema e non di sistema in altri spazi, la discussione al Consiglio
di Coordinamento può aiutare la parte politicizzata della società
a vedere cosa c'è dietro ogni posizione. Forse gli stessi adattanti
sono consapevoli dei costi morali e politici della propria agenda. E
peraltro l'attuale dissociazione deve costringere i "tecnologi"
passati nel Consiglio di Coordinamento, tra cui anche i lottatori
contro la corruzione, a decidere finalmente l'orientamento
ideologico e da che parte stanno. In caso contrario possono
diventare un altro ostacolo sulla via del consolidamento
dell'opposizione reale. Infatti finora l'attività anti-corruzione
priva di criteri di sistema è risultata un mezzo di riproduzione
del potere personale con a capo un nuovo personificatore.
Si deve tra l'altro ammettere: l'esistenza
all'interno del Consiglio di Coordinamento di sostenitori della
trasformazione del sistema e di sostenitori della nobilitazione
dell'autocrazia non da possibilità a questa composizione del
Consiglio di Coordinamento di attuare quei compiti per la cui
soluzione è stato eletto. Si possono far concordare le divergenze
nell'ambito di una strategia. Ma è impossibile conciliare
l'inconciliabile. Questo merita avere in vista nella creazione di un
futuro meccanismo di coordinamento dell'attività di opposizione.
Ma con tutte le divergenze i rappresentanti delle
parti in dibattito sono d'accordo su una cosa: gli uni e gli altri
sostengono la richiesta di liberazione dei prigionieri politici e la
cessazione delle repressioni politiche, in primo luogo per il "caso
del 6 maggio" [4].
Invitare la società a una manifestazione (a una dimostrazione)
sotto questo slogan è una questione d'onore del Consiglio di
Coordinamento. E non è necessario fare questa manifestazione
(dimostrazione) ostaggio di un conflitto non ancora risolto.
Lilija Ševcova, "Novaja gazeta", http://www.novayagazeta.ru/politics/55506.html (traduzione e note di Matteo Mazzoni)
[1]
Dalla dicitura russa Gruppa
Graždan.
[2]
Il viale Sacharov e piazza Bolotnaja ("Del Pantano", poiché
è sorta in una zona acquitrinosa) sono luoghi del centro di Mosca in
cui si sono svolte le più importanti manifestazioni recenti contro
il regime di Putin.
[3]
Organismo intermedio tra la politica e la società civile privo di
potere reale.
[4]
Gli arresti degli organizzatori delle manifestazioni del 6 maggio
sulla base di ogni tipo di accusa fabbricata ad arte.
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