Da Sveta di Ivanovo [1]
a Julja di Gdov. La campagna antiamericana per il potere non ha un
solo "meno", ma per il paese non ha un solo "più"
23.02.2013
Il 21 febbraio sugli schermi del canale televisivo
"Rossija" [2] è
andata in onda "Linea diretta con Michail Zelenskij" [3]
e con Julija Kuz'mina, madre biologica di Michail Kuz'min, morto
negli USA.
Il non molto comprensibile racconto della giovane
(23 anni), ma riuscita a vivere a tutta birra, mamma su come le
hanno portato via i bambini da casa quando "lavorava a Pskov
[4]", come per
qualche motivo le hanno proibito di vederli all'ospedale e poi –
non può capire perché – li hanno presi e tolti è stato
organicamente completato dalla scrittrice Marija Arbatova e dal
deputato Ekaterina Lachova: "la componente di corruzione è
evidente", "hanno rapito i bambini", "la presa
da raider dei bambini", "il business del commercio di
bambini", "la corruzione", "la Kuščëvka
[5]
degli orfani", "la giovane mamma senza diritti, a
cui portano via i bambini", "è importante capire quanto è
redditizio questo business".
La sera di quello stesso giorno la giovane vittima
della presa da raider dei bambini insieme al suo convivente di turno
(che era pure alla trasmissione, si esprimeva in ogni modo e
sosteneva caldamente) è tornata indietro a Pskov.
A Pskov non sono arrivati. La gloria panrussa ha
fatto girare la testa alle nuove stelle televisive del regime: hanno
bevuto, hanno provocato una rissa e quando li hanno tolti dal treno,
Julja di Gdov [6] ha
proposto soldi a tutti e ha promesso che il suo nuovo capo manderà
i suoi offensori "a nutrire i pesci del lago dei Ciudi [7]".
In generale alle signore Arbatova e Lachova, prima
di raccontare a tutto il paese degli organi di tutela che in cambio
dei soldi americani portano via i bambini a una giovane madre
sofferente, sarebbe convenuto far conoscenza con la biografia della
sofferente: beve e fa baldoria dall'età di 13 anni, non ha lavorato
un solo giorno, il fratello e lo zio si sono impiccati, la madre è
sparita e la nonna, a cui ha preso tutta la pensione, è stata
mangiata dai topi. L'attuale convivente è stato condannato due
volte, il padre di Maksim è in carcere per l'omicidio del proprio
padre.
Se inventi una storia nera del genere in un romanzo,
diranno: "Non può essere". Nei romanzi non può essere,
ma nella vita russa può.
C'è la realtà. La realtà sta nel fatto che negli
USA negli ultimi 15 anni sono morti 21 bambini adottati in Russia, 6
di essi per maltrattamenti. Ognuno è noto senza esclusione.
Possiamo essere fortemente convinti che se ci dicono 21, sono
proprio 21 e non 27 e non 100 e che la giustizia americana stabilirà
il grado di colpevolezza senza Astachov [8].
La realtà russa sta nel fatto che da noi in generale è ignoto quanti bambini adottati siano stati uccisi. Non è una mia affermazione. E' un'affermazione di Pavel Astachov. E quanti siano stati uccisi in generale è pure ignoto.
Secondo le cifre ufficiali, in Russia nel 2012 sono
morti 2139 bambini, ma è ignoto quanto imprecise siano queste
cifre. Di 100 cadaveri? Di qualche volta? Di qualche ordine di
grandezza? Solo in 9 mesi del 2012 come scomparsi senza lasciare
traccia figuravano 10978 minorenni.
E che significa "scomparsi senza lasciare
traccia"?
Nel 2008 presso Nižnij
Tagil [9] furono
trovati forse 14, forse più (non contarono quanti precisamente)
cadaveri di ragazze. Li trovò un cane. Si chiarì che una banda
rapiva ragazze e le uccideva se si rifiutavano di diventare
prostitute. Fino al ritrovamento dei cadaveri non era stato aperto
alcun procedimento penale sugli omicidi delle ragazze: i loro
genitori venivano mandati a quel paese [10].
Nel 2010 presso Kursk [11]
un cane (di nuovo un cane) trovò i resti di quattro bambine uccise
e violentate nel 2001. Per 9 anni rifiutarono ai genitori di avviare
un procedimento. Le bambine erano state uccise da adolescenti con
cui si divertivano. Gli assassini furono riconosciuti colpevoli, ma
furono messi in libertà per il valido motivo che uno di questi
degni ragazzi a quel tempo era riuscito a diventare genero di un
ufficiale dello FSB [12].
Come capirete, né le bambine di Nižnij
Tagil, né quelle di Kursk sono state onorate dalla Duma alzandosi
in piedi o da Astachov su Twitter. Infatti non le hanno
uccise i pindosy [13].
Così la realtà sta nel fatto che negli USA se la
cavano senza di noi. Ma in Russia non possiamo contare quanti sono
stati uccisi. Ma c'è la fede i cui sacerdoti ci inculcano dai
teleschermi: Putin salva la Russia e i pindosy
uccidono i bambini russi.
La cosa più triste è quanto segue.
La realtà e la fede non si intersecano in alcun
modo.
Questa è una proprietà della fede dai tempi più
antichi. Come ben sapeva Goebbels e prima di lui un sacco di profeti
di ogni tipo, la fede non dipende dai fatti, ma dipende dalla
frequenza di ripetizione. Se si ripete caparbiamente e a lungo, la
maggioranza crederà tutto ciò che si vuole.
E certamente ci si può convincere da soli che la
legge cannibale [14] ha
causato la scissione delle élites e che la toccante preoccupazione
di Astachov per le disgrazie dei bambini russi in America ferisce
gli occhi vista sullo sfondo del suo atteggiamento verso le case di
concentramento dei bambini russi. Ma l'essenza è che in realtà la
campagna contro le streghe che guastano i raccolti, contro gli ebrei
che bevono il sangue dei bambini cristiani o dei pindosy che
bevono il sangue dei bambini russi non deve affatto corrispondere
alla realtà. Deve incarnare la maggioranza irragionevole in lotta
contro il crudele nemico e in appoggio al saggio leader.
La campagna svolge questa funzione e perciò per
Putin non ha – dal punto di vista della conservazione del potere –
alcun "meno". Ma per la Russia – dal punto di vista del
degrado del paese – non ha un solo "più". Questa,
essenzialmente, è anche la caratteristica del regime che uccide il
paese: quando, per restare al timone, il potere fa ciò che uccide
il paese.
Julija Latynina, "Novaja gazeta", http://www.novayagazeta.ru/columns/56898.html (traduzione e note di Matteo Mazzoni)
[1]
Svetlana Jur'evna Kuricyna, autodefinitasi "Sveta di Ivanovo"
(città della Russia centrale), giovane russa famosa per un video di
YouTube in cui sosteneva con enfasi involontariamente comica "Russia
Unita" (il "partito del potere" russo), divenuta poi
conduttrice della rete NTV.
[2]
"Russia", primo canale della TV di Stato russa.
[3]
Michail Vladimirovič Zelenskij, giornalista televisivo russo.
[4]
Città della Russia occidentale.
[5]
Kuščëvka (più propriamente Kuščëvskaja), villaggio cosacco
della Russia meridionale divenuto noto nel 2010 per una strage di
tipo mafioso di cui restarono vittime 12 persone, tra cui 4 bambini.
[6]
Città della regione di Pskov.
[7]
Lago tra l'Estonia e la Russia (Ciudi erano detti dai russi gli
estoni).
[8]
Pavel Alekseevič Astachov, plenipotenziario per i diritti dei
bambini presso il presidente della Federazione Russa.
[9]
Città della zona degli Urali.
[10]
Letteralmente "alle tre lettere", quelle che in russo
compongono il nome volgare dell'organo genitale maschile.
[11]
Città della Russia sud-occidentale.
[12]
Federal'naja Služba
Bezopasnosti
(Servizio di Sicurezza Federale), il principale servizio segreto
russo.
[13]
Nome gergale spregiativo degli americani, qualcosa come yankees.
[14]
La legge che vieta l'adozione di bambini russi da parte di americani
promulgata in risposta alle sanzioni americane legate alla morte in
un carcere russo dell'avvocato Sergej Leonidovič Magnitskij, che
lavorava per una società americana.
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