McFaul da ultimo uomo [1]
A Washington e a Mosca ricordano il "reset"
[2] con ironia
01.02.2013
Una rappresentante ufficiale del Dipartimento di Stato ha dichiarato che gli USA "sono amareggiati dalla decisione [della Russia] di uscire dall'accordo di collaborazione nell'attività delle forze dell'ordine e nella sfera del controllo del traffico di droga e ritengono questa decisione fallimentare".
Nell'ambito dell'accordo gli americani fornivano
regolarmente un aiuto finanziario alle autorità russe per la
realizzazione di progetti anti-criminali, l'istruzione e la
preparazione di specialisti russi per la lotta al narco-business. Il
vice ministro degli Interni della Federazione Russa Sergej Rjabkov
ha precisato che l'uscita dall'accordo non è legata alle divergenze
politiche tra Mosca e Washington. Secondo Rjabkov, questa questione
è stata discussa con gli americani nel corso degli ultimi tre anni.
Ciò ha ricordato un po' la dichiarazione dei
deputati della Duma di Stato, che, approvando il pacchetto di misure
in risposta all'"atto Magnitskij" [3]
americano, inizialmente non nascondevano che anche la "legge
Dima Jakovlev" [4]
fosse una "risposta asimmetrica", ma in seguito,
comprendendo che qui non c'era in generale alcun legame,
dichiararono che la "legge anti-orfani", che proibisce
l'adozione di bambini russi da parte di americani era una vecchia
iniziativa, che intendevano approvare già da qualche anno.
Evidentemente gli era mancato il tempo.
Qualche tempo fa alla conferenza stampa a Washington il direttore dello FSKN [5] Viktor Ivanov sottolineò che "Russia e USA hanno enormi prospettive di collaborazione nello scambio di informazioni ed esperienza nella lotta alla droga, in quanto gli USA possiedono un corpo ramificato di agenti in Afghanistan e in altri paesi di transito di droga". Allora Ivanov propose di assimilare l'esperienza americana per la creazione di basi militari speciali, per esempio, sul territorio del Kirghizistan – nel distretto di Oš. Proprio da là i flussi di droga scorrono per l'Asia Centrale e poi a Nord – in Russia. Gli USA in Colombia hanno creato sette basi militari anti-droga. Ora ci dicono che a quel tempo (e perfino prima! – nota dell'autore) la Russia voleva rompere la collaborazione con l'America in questa sfera.
Tra l'altro il passo di Mosca si può definire
l'ennesima "risposta". Il 25 gennaio gli USA dichiararono
che avrebbero interrotto il lavoro nel gruppo di lavoro per lo
sviluppo della società civile, che rientrava nel numero della
ventina di vari gruppi dell'intero spettro delle relazioni
bilaterali creati sotto l'egida della commissione presidenziale
russo-americana. Thomas Melia, che occupava il posto di
co-presidente, spiegò che la decisione era stata presa in quanto
"nello scorso anno il governo della Federazione Russa ha
intrapreso azioni dirette contro la società civile". Si tratta
della limitazione del lavoro in Russia delle organizzazioni no
profit americane.
La commissione presidenziale russo-americana fu
creata nell'estate 2009 durante la visita di Barack Obama a Mosca.
La creazione della commissione diventò il simbolo della politica
del "reset". Uno dei creatori di questa politica (a Mosca
lo definivano perfino specialista di "rivoluzioni arancioni"
[6]) Michael McFaul amava
sottolineare che Washington costruiva i rapporti con Mosca
parallelamente su due livelli: governativo e civile. McFaul, allora
primo consigliere di Obama per la Russia, era a capo del gruppo di
lavoro per la società civile. Gli toccò un vis-à-vis molto
interessante - Vladislav Surkov [7],
autore del termine "democrazia sovrana". Gli oppositori
russi proposero a McFaul di rifiutarsi di lavorare con il
"principale burattinaio del Cremlino". Nel tempo di
esistenza del gruppo ebbe luogo solo qualche seduta. In queste si
discusse la situazione dell'adozione internazionale, la sentenza
contro Michail Chodorkovskij, la morte di Sergej Magnitskij, ma di
decisioni concrete o non ne furono prese o non furono comunicate.
Quando chiesero a McFaul in proposito, questi non portò dettagli
concreti, ma, come ho notato, i ricordi del lavoro con Surkov gli
provocano immancabilmente un largo sorriso. In seguito il "creatore
del reset" andò a Mosca come ambasciatore e Surkov andò a
lavorare al governo. E del lavoro del gruppo in generale non si è
sentito più nulla. Se ora funzioni la commissione presidenziale
russo-americana è pure ignoto. L'ultimo bollettino sulla sua
attività è datato ottobre 2012.
"Non c'è modernizzazione senza democratizzazione", "il governo dev'essere trasparente per la società" – tutti questi slogan da anime belle del "reset" scomparvero nell'Estate, come pure la stessa creatura di Michael McFaul. Dopo il "giro di vite" davanti ai membri delle organizzazioni no profit sorse una prospettiva spiacevole: il loro status di "agenti stranieri" agli occhi degli organi competenti e delle ampie masse poteva essere sostituito dalla più abituale etichetta di "spie". Le visite fattesi più frequenti degli agenti dello FSB [8] ai capi delle sezioni russe delle organizzazioni no profit NDI (Istituto Democratico Nazionale) e IRI (Istituto Repubblicano Internazionale) hanno costretto queste due note organizzazioni a prendere la decisione di chiudere i propri uffici e trasferire i collaboratori in Lituania. Gli emendamenti agli articoli del Codice Penale della Federazione Russa sul tradimento e lo spionaggio approvati dalla Duma nell'autunno dello scorso anno fanno rischiare 20 anni di reclusione a una persona "che fornisce un aiuto di consulenza a un'organizzazione straniera", se… sarà dimostrato che questa struttura si è occupata di "attività diretta contro la sicurezza della Federazione Russa". E quanto "ampiamente" sappia trattare le leggi la nostra giustizia, gli americani già lo sanno.
Lo NDI è intervenuto con una dichiarazione ufficiale, in cui si dice: "L'Istituto Democratico Nazionale ha lavorato in Russia a partire dal 1989 (allora in URSS – n.d.a.), aiutando i cittadini russi a partecipare costruttivamente al processo dei mutamenti politici. L'Istituto non fornisce elargizioni finanziarie in Russia, non partecipa al finanziamento di singoli partiti e non persegue determinati risultati politici alle elezioni… Alla luce della recente interruzione del lavoro in Russia dell'USAID (Agenzia federale per lo sviluppo internazionale) lo NDI cerca mezzi più efficaci per la prosecuzione del proprio lavoro. In questo senso i collaboratori si sono temporaneamente trasferiti a Vilnius alla fine di ottobre".
In Russia lo NDI e lo IRI si occupavano di programmi
per lo sviluppo della società democratica, tenevano seminari di
specialisti stranieri e organizzavano viaggi di politici russi alle
elezioni in altri paesi.
Hillary Clinton, che il 1 febbraio ha lasciato il
posto di Segretario di Stato, ha concesso una serie di interviste
"d'addio" ai principali mezzi di informazione di massa
elettronici d'America, in cui ha tirato le somme del proprio lavoro.
Sulla Russia le ha fatto una domanda solo il corrispondente della
radio pubblica americana (National Public Radio). Agli altri
interessavano Siria, Iran, Libia, i piani per il futuro, la sua vita
personale – qualsiasi cosa, solo non le relazioni con Mosca. Anche
questo è molto indicativo. Alle ampie masse di telespettatori e
radioascoltatori questa "parte della Terra" non interessa,
neanche dopo il divieto di adozione di orfani russi. E non di meno
una domanda è stata fatta e Hillary in seguito non si è messa a
nascondere il disappunto, chiamando una tragedia la decisione di
Mosca di vietare le adozioni. A suo parere, la Russia ha inferto un
colpo a se stessa come pure nel caso della cacciata dell'USAID:
"Ritengo una tragedia che abbiano vietato le adozioni… in
particolare di bambini, che non avranno mai la chance di acquisire
una famiglia. Vivranno in orfanotrofio finché non diventeranno
adulti. Sappiamo come sia complesso e tragico… Riteniamo
fallimentare per la Russia la decisione di espellere dal paese
l'USAID, che si occupava di tutto – dalla lotta alla tubercolosi
all'aiuto nella creazione delle prime compagnie ipotecarie in
Russia. Ciò danneggia veramente il popolo russo. Con i nostri soldi
e il nostro aiuto possiamo dirigerci altrove, dove saranno solo
contenti di noi", – ha fatto notare la Clinton.
In generale, al suo erede, il senatore John Kerry –
veterano del Vietnam e leader del movimento contro la guerra, marito
della proprietaria dell'"impero del ketchup e della senape"
Teresa Heinz, lontano parente di quattro presidenti americani e
perfino del re Riccardo Cuor di Leone – è toccata una pesante
"eredità russa".
Le due grandissime potenze nucleari sono "destinate"
a continuare a interagire nell'arena internazionale, ma quanto
sincero sarà il desiderio di collaborare e ci sarà in generale?
Negli ultimi mesi il principio "occhio per occhio, dente per
dente" trionfa. A Washington e a Mosca ricordano il "reset"
con ironia.
Aleksandr PANOV
Sotto testo
Il gruppo di lavoro russo-americano per lo sviluppo
della società civile, secondo i suoi membri, era complesso definire
"di lavoro" – già perché inizialmente da parte russa
inizialmente (dal 2009) fu presieduto da Vladislav Surkov. A quel
tempo era primo vice capo dell'amministrazione presidenziale.
L'unico incontro ragionevole, secondo il capo del
Gruppo di Helsinki [9]
moscovita Ljudmila Alekseeva, fu il primo – con gli attivisti per
i diritti umani americani, che raccontarono del sistema
penitenziario degli USA. Neanche da loro, come risultò, era tutto
grazia di Dio.
Il presidente del comitato "Per i diritti
civili" Andrej Babuškin
ritiene che il potenziale del gruppo di lavoro fosse enorme, infatti
poteva approvare documenti di non poca forza. Tuttavia questo
potenziale, secondo l'attivista per i diritti umani, non si è
realizzato per colpa (o non senza "aiuto"?)
dell'amministrazione presidenziale, che si è volta al dialogo senza
particolare interesse.
Nikita GIRIN
Hanno strappato la carne con il sangue
Il divieto di importazione dall'America è conveniente per i nostri giocatori, che rappresentano le élites regionali del partito del potere
Dal 4 febbraio in Russia inizierà a vigere il
divieto di introduzione di carne refrigerata dagli USA e dall'11
febbraio anche di introduzione di carne surgelata. Come ha già
raccontato la "Novaja gazeta", il motivo formale della
dura decisione del Rossel'choznadzor [10]
è il contenuto di ractopamina nei mangimi nella produzione
americana. E che sia stato approvato sullo sfondo dello scandaloso
scambio tra "atto Magnitskij" e "legge Dima Jakovlev"
è certamente una coincidenza.
In effetti questo divieto, a differenza
dell'isterica "legge dei vigliacchi" [11],
ha un qualche senso. In primo luogo, i produttori di carne americani
perdono d'un colpo 150 milioni di dollari all'anno e i deputati del
Congresso, in particolare quelli degli stati agricoli, sentiranno
per via di questa la pressione dei potenti gruppi lobbystici.
Nessuno vuole perdere la Russia, quarto mercato per volume di
esportazione.
In secondo luogo, nel mercato russo della carne si
apre una nicchia di dimensioni analoghe. E anche se in proporzione è
in tutto l'1% della vendita di carne nel nostro paese, di per se 150
milioni di dollari all'anno sono un premio abbastanza valido. I
maggiori giocatori in questo campo sono sempre affiliati alle
autorità regionali e in parte ai deputati della Duma di Stato (per
esempio con il "pretzel d'oro di Čeljabinsk
[12]"
Oleg Kolesnikov; "Novaja gazeta" n° 130 del 2012).
Ne risulta che il divieto "di politica estera" è
estremamente conveniente per noti rappresentanti del partito del
potere.
E cosa potevamo vietare di americano, a parte la
carne? Se si guarda la struttura dell'esportazione degli USA in
Russia, più del 60% di essa consiste in macchine e apparecchiature,
tra l'altro guidano le esportazioni l'industria aeronautica e quella
automobilistica. Che fare adesso, mettere una cortina ai Boeing e ai
loro pezzi di ricambio? E su cosa avremmo volato? O forse chiudere
la fabbrica della Ford a Vsevoložsk
[13] e trasformarla in
Pikalëvo
[14]?
Così una grande guerra commerciale tra i nostri
paesi non ci sarà. Tanto più che toccherebbe condurla secondo le
regole della WTO, che i nostri funzionari, secondo il capo della
Sberbank [15] German
Gref, non conoscono affatto.
Nonostante l'isteria di politica estera, corro il
rischio di supporre che la crescita degli scambi commerciali tra i
nostri paesi, che ha raggiunto l'anno scorso un record del 35%,
continuerà. E la Russia è la più interessata a questo. Gli USA
sono comunque per noi il sesto partner per importanza, ma la Russia,
con un simbolico 1,2% del commercio estero, dal punto di vista degli
USA è una remota periferia.
Aleksej POLUCHIN
La madre di Kuz'ka [16]. Reset
Le relazioni russo-americane hanno raggiunto il grado "quasi zero"
Le autorità russe agiscono nella logica della
vecchia matrice bolscevica – questi avevano l'"espropriazione
degli espropriatori", gli attuali il "reset del reset".
E' in questo senso che le relazioni russo-americane dopo un breve e
indistinto disgelo ("Riferirò a Vladimir", copyright di
D.A. Medvedev) entrano in uno stadio di leggero gelo.
Dopo la storia degli "agenti stranieri",
l'interruzione dell'attività dell'USAID e la "legge
anti-orfani" il nuovo vettore antiamericano è completato
dall'uscita della Russia dall'accordo sulla collaborazione
nell'attività delle forze dell'ordine e nella sfera del controllo
sul traffico di droga. E' chiaro che questa non è un'iniziativa del
Ministero degli Esteri, ma a una decisione politica presa dall'alto
in qualità di un'altra "nostra risposta a Curzon [17]"
– la decisione della parte americana sull'uscita dal "gruppo
McFaul-Surkov" non è passata inosservata. E le relazioni tra
le due potenze sono diventate ancor più fredde, raggiungendo il
grado, per citare un'opera attribuita allo stesso Surkov, "quasi
zero".
In principio tutto questo erano piroette neanche di
politica estera, ma di politica interna, profondamente immischiata
nei difficili complessi del potere putiniano nelle relazioni con gli
USA, uno dei quali è il complesso di inferiorità. Come se tutto
fosse fatto guardando alla Russia. E Obama ha vinto le elezioni e il
moderato Kerry diventerà Segretario di Stato. Ma non fa niente, la
leadership russa con brevi intervalli mostra una dopo l'altra
qualche imponente "madre di Kuz'ka" ai partner
d'oltreoceano. E il dicastero diplomatico, essenzialmente, si occupa
dell'accompagnamento informativo della politica interna, una delle
cui componenti adesso è l'antiamericanismo (insieme al
fondamentalismo ortodosso e ad altri ideologemi isolazionisti e
nazionalisti).
Forse, com'è usuale e succede nella diplomazia
mondiale, sono in funzione canali informali di comunicazione
invisibili al mondo tra due alte parti in fase di accordo. Durante
la distensione Leonid Brežnev
accoglieva molto Henry Kissinger a Zavidovo [18],
anche per la caccia ai cinghiali, cosa che, naturalmente, non faceva
parte dell'ordine del giorno ufficiale. Una volta il Segretario di
Stato chiese perfino di riferire all'ambasciatore dell'URSS all'ONU
Jakov Malik che misurasse il tono dei propri interventi: "Brežnev
lo baciò sulla bocca? Lui mi ci baciò"… Ma finora, a
ben vedere, anche questo tipo di canali è bloccato da trombi.
Questo, a tal proposito, è testimoniato direttamente dal fatto che
l'incontro tra Barack Obama e Vladimir Putin, come riferì a metà
gennaio l'ambasciatore degli USA Michael McFaul, avrà luogo solo
nell'ambito del summit del G-20, che si svolgerà a San Pietroburgo
il 5-6 settembre. Tra l'altro, ancora a novembre dello scorso anno
Sergej Lavrov e Hillary Clinton all'incontro a Phnom Penh parlarono
del fatto che la data della visita di Obama a Mosca sarebbe stata
presto concordata. Cioè, ora "la concezione è cambiata":
questo incontro non è necessario né a Obama, né a Putin.
La "Novaja gazeta" ha già scritto che
sullo sfondo del gelo anti-occidentale della Russia appaiono strani
i tentativi di presentare il paese in qualità di migliore oggetto
degli investimenti stranieri e di ingaggiare la Goldman Sachs per
migliorare l'attrattiva per gli investimenti ("Novaja gazeta",
30.01.2013, "Ora la Raša
[19]
è vostra").
Ma ecco per l'appunto il lettino dello psicanalista: la leadership
russa minaccia l'America con la ruvida lingua di un cartello, ma al
contempo crede santamente nella sua onnipotenza e nella forza magica
degli investitori bancari americani, chiamando in aiuto le ombre di
Marcus Goldman e Samuel Sachs.
Con la massa critica di atti di inimicizia che si
accumula e la continua isteria antiamericana è difficile
immaginarsi che nei prossimi mesi comparirà una tecnologia per il
disgelo delle relazioni.
Sostanzialmente non c'è di che parlare. E
poi è la leadership russa che "impreca" come solo vede le
tre allegre lettere "USA". L'America e il suo leader oggi
hanno non pochi problemi, e la Russia , pur essendo un cliente
fastidioso (noisy), non è il principale mal di testa degli USA.
Perché facessero seriamente attenzione a lei, le sarebbe necessario
organizzare qualcosa come il Muro di Berlino o la crisi dei missili
a Cuba. Grazie a Dio, oggi la Federazione Russa non ha risorse per
fare questo.
Ma l'America è necessaria all'attuale regime
politico russo solo come spauracchio per l'elettorato, la base
sociale del presidente. E su questo percorso i propagandisti statali
hanno avuto successo: se nel 2010 guardava male agli USA il 25%
degli interpellati del "Centro Levada", nel settembre 2012
questi erano già il 31%. Nel 2010 guardava bene all'America il 50%,
ma nel settembre 2012 il 43%. Gli interpellati del FOM [21],
rispondendo alla domanda sul perché guardino male agli USA, in
qualità di motivo principale hanno indicato il seguente: "L'America
guarda male alla Russia, la ritiene un nemico".
Hanno "riferito" a Vladimir. Già nel
marzo 2012 all'incontro tra Medvedev e Obama a Seul. La risposta è
giunta – non diretta, ma del tutto distinta: non ci sarà
distensione
Andrej KOLESNIKOV
"Novaja gazeta", http://www.novayagazeta.ru/politics/56533.html (traduzione e note di Matteo Mazzoni)
[1]
Letteralmente "McFaul dell'ultima speranza". McFaul
è trascritto Makfol
in russo. Fol
sta
per "fallo", inteso come scorrettezza in campo sportivo, e
il fallo "dell'ultima speranza" ("da ultimo uomo"
nel linguaggio sportivo italiano) è quello con cui viene fermato un
avversario che sta per segnare un canestro o un gol.
[2]
"Reset" fu definito dalla prima amministrazione Obama
l'avvio di relazioni più amichevoli con la Russia.
[3]
Il pacchetto di misure americane contro la Russia seguite alla morte
in carcere dell'avvocato russo della finanziaria Hermitage Capital
Fund Sergej Leonidovič Magnitskij.
[4]
A Dmitrij (Dima) Jakovlev, bambino russo morto per negligenza dei
genitori adottivi americani, è stata come dedicata la legge che
proibisce l'adozione di bambini russi da parte di americani.
[5]
Federal'naja Služba po Kontrolju za oborotom Narkotikov
(Servizio Federale per il Controllo sul traffico di Narcotici).
[6]
L'arancione era il colore degli oppositori del presidente ucraino
filo-russo Janukovyč e per estensione è diventato quello degli
oppositori di Putin e dei regimi dell'ex-URSS a lui favorevoli.
[7]
Vladislav Jur'evič Surkov, vice premier e sorta di "ideologo"
di Putin.
[8]
Federal'naja Služba Bezopasnosti (Servizio Federale di
Sicurezza), il principale servizio segreto russo.
[9]
Il Gruppo di Helsinki sorse per richiedere all'Unione Sovietica il
rispetto degli impegni per i diritti umani presi con gli Accordi di
Helsinki del 1975.
[10]
Abbreviazione di ROSsijskij SEL'skoCHOZjajstvennyj NADZOR
(Ispettorato Agricolo Russo), nome non ufficiale della Federal'naja
služba po veterinarnomu i fitosanitarnomu nadzoru (Servizio
federale per l'ispezione veterinaria e fitosanitaria).
[11]
Nome dato dagli oppositori di Putin alla "legge Dima Jakovlev".
[12]
Città della Russia asiatica ai piedi degli Urali.
[13]
Città della regione di San Pietroburgo (ufficialmente chiamata
ancora "regione di Leningrado").
[14]
Città della regione di Leningrado messa in ginocchio dalla crisi di
un cementificio su cui si basava la sua economia.
[15]
Letteralmente "Banca di Risparmio", in realtà colosso
finanziario russo.
[16]
"Mostrare la madre di Kuz'ka" (Kuz'ka è vezzeggiativo di
Kuz'ma, Cosimo) è un modo di dire russo di origine non chiara per
indicare una minaccia brutale, tipo "far vedere i sorci verdi".
Nikita Sergeevič Chruščëv lo usò riferito agli USA, l'interprete
tradusse l'espressione letteralmente e ci fu chi pensò che la "madre
di Kuz'ka" fosse un'arma segreta.
[17]
George Nathaniel Curzon fu ministro degli Esteri della Gran Bretagna
nel primo dopoguerra e si oppose con forza all'URSS.
[18]
Villaggio della Russia centro-settentrionale dove si trovava una
residenza ufficiale del leader dell'URSS.
[19]
Raša è "Russia" nella pronuncia inglese e fa rima
con vaša, "vostra".
[20]
Centro di studi sociali russo fondato dal sociologo Jurij
Aleksandrovič Levada.
[21]
Fond Obščestvennogo Mnenija (Fondo per l'Opinione Pubblica),
centro di studi sociali russo.
Nessun commento:
Posta un commento