Morte di sistema. La Russia putiniana
reagisce al crac di Cipro come il Kirghizistan alla chiusura del
mercato Čerkizovskij
[1]
La scomparsa di Boris Berezovskij e il crac di Cipro
non tracciano affatto una linea sui "turbolenti" anni
Novanta, ma sui torbidi "anni Zero"
27.03.2013
Così è coinciso: praticamente allo stesso tempo ha
cessato di vivere il costruttore generale di Putin (peraltro
Berezovskij non ha creato El'cin) e si rovina il paese divenuto il
rifugio di molti capitali salvati in territori caldi dalle
particolarità del clima affaristico della Russia putiniana.
Gli anni Novanta in Russia se ne sono andati non con
la scomparsa di Berezovskij e neanche con la morte nel 2009 di Egor
Gajdar [2], che nel primo
decennio post-sovietico del paese giocò un ruolo ben più
significativo dell'oligarca poi caduto in disgrazia. Gli anni
Novanta se ne sono andati assolutamente secondo il calendario il 31
dicembre 1999 con le parole del messaggio di Capodanno alla nazione
di Boris El'cin: "Sono stanco, me ne vado". Con l'annuncio
del temporaneamente facente funzione di presidente Vladimir Putin.
Questi essenzialmente, e non per forma, risultò il successore non
tanto di El'cin, quanto di Brežnev
e Stalin con la nota correzione di tempo.
Solo formalmente Berezovskij non ha giocato alcun
ruolo nella storia del paese negli anni 2000 dopo la sua emigrazione
forzata in Inghilterra, in cui ha passato almeno dieci anni. Infatti
neanche Gajdar ci fu in politica dalla metà degli anni '90, ma le
sue azioni all'inizio di questi hanno determinato per molti versi il
corso della storia in questo primo decennio della Russia
post-sovietica. Berezovskij ha giocato il suo ruolo principale nella
vita al confine tra i secoli e le sue conseguenze hanno determinato
proprio gli "anni Zero" e non gli anni Novanta. E'
diventato una delle figure chiave nella comparsa del primo
presidente "da incubatrice" cresciuto all'interno della
ristretta cerchia delle persone vicine al capo di Stato in carica.
Ha posto le basi del modo quasi monarchico, di corridoio, del tutto
in contraddizione con lo status costituzionale e repubblicano della
Russia di nascita e di trasmissione del potere nel paese. Anche se
la ristretta cerchia delle persone vicine in 12 anni ha subito
significativi mutamenti, Putin resta come in precedenza prima di
tutto il presidente di questo, nella terminologia dei mediocri
politologi pro-Cremlino, "Politbjuro segreto" e non del
paese Russia. E' il capo del consiglio di amministrazione dello
stato corporativo in cui la Russia si è trasformata per molti versi
grazie agli sforzi di Berezovskij.
Da ora a questa corporazione "Russia" si
esaurisce semplicemente a vista d'occhio il capitale -
intellettuale, morale, politico e propriamente finanziario. Si
capisce che il punto di partenza della fine del putinismo come stato
degli agenti delle strutture armate giunti al potere e alla
proprietà, che con l'aiuto della pioggia di petroldollari hanno
spinto la popolazione stanca di mutamenti nell'orticello della vita
privata, è stata la crisi economica globale degli anni 2008-2009.
Ma allora governava la Russia il secondo presidente "da
incubatrice", la "matriosca nella matriosca" Dmitrij
Medvedev. E Putin-premier aveva anche la possibilità di fare almeno
finta che non fosse sotto di lui che la Russia aveva così grandi
problemi. E la crisi era effettivamente globale e non proprio russa.
Adesso la Russia putiniana, che si sarebbe
risollevata dopo essere stata in ginocchio [3],
che ha riacquistato la retorica banditesca da superpotenza, reagisce
al crac del piccolo stato isolano europeo come il Kirghizistan alla
chiusura del mercato Čerkizovskij:
"espropriazione", "rapina di quanto rapinato".
Là il Kirghizistan vendeva più della metà della produzione di
base (a parte la produzione di papavero da oppio) di una branca
dell'economia – l'industria leggera.
Mentre i ciprioti con i cervelli gonfiati da una
pluriennale vita tranquilla al sole vanno alle manifestazioni con
slogan sulla Russia salvatrice (proprio come nella vecchia
barzelletta di ambito medico: "Infermiera, forse si può andare
in rianimazione?" – "Se è stato detto all'obitorio,
significa all'obitorio"), l'élite russa è in tempo per
cominciare praticamente a pensare alla propria salvezza.
Nelle notevoli memorie su Berezovskij pubblicate da
Gazeta.Ru [4] Pëtr
Mamradze, ex capo dell'apparato di Shevardnadze, ricorda come in uno
dei suoi viaggi in Georgia Boris Abramovič
direttamente in macchina definì Stalin "super-geniale".
E spiegò: "Perché in questo stupendo paese, in Russia egli e
solo egli ha saputo costruire un sistema che funziona da se come
sistema. Ecco che noi in un modo o in un altro risolviamo questioni
parziali, ma creare un sistema in questo paese non riuscirà a
nessuno di noi".
I prossimi anni daranno risposta alla domanda se
Berezovskij ha creato un sistema o ha solo risolto la "questione
parziale" dell'immunità della famiglia [5]
di El'cin. La cosa più probabile è che nuove agitazioni politiche
attendano il nostro paese e che sorgeranno ogni volta che cesserà
di vivere o diventerà superato un altro governante. Infatti neanche
i più accesi sostenitori dell'attuale potere negheranno che Putin è
mortale. E questo è il principale difetto ineliminabile del
sistema.
Semën Novoprudskij, "Novaja gazeta", http://www.novayagazeta.ru/columns/57413.html (traduzione e note di Matteo Mazzoni)
[1]
Grande mercato della zona settentrionale di Mosca.
[2]
Egor Timurovič Gajdar, uomo guida delle riforme economiche della
Russia post-sovietica.
[3]
La Russia che si risolleva dopo essere stata in ginocchio è uno dei
più noti slogan di Putin.
[4]
Giornale (questo significa gazeta)
online russo.
[5]
Intesa come entourage.
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