Ruslan Kurbanov consiglia alle autorità di appoggiarsi alle tradizioni politiche caucasiche
14.03.2013
21.54
La democrazia montanara può
diventare il fondamento per la costruzione della società civile non
solo nel Caucaso, ma in tutto il paese, in quanto i suoi principi
sono universali e non contraddicono in niente le norme di diritto
russe. Nel XIX secolo, impressionati proprio dalla conoscenza
della democrazia montanara i nobili russi andarono nella piazza del
Senato [1]
con la richiesta di sopprimere l'autocrazia e abolire la servitù
della gleba…
Sulle tradizioni della democrazia
montanara, la sua influenza sui decabristi e le sue prospettive nella
Russia contemporanea discute nell'intervista a
"BigCaucasus" [2]
il primo collaboratore scientifico dell'Istituto di Orientalistica
dell'Accademia Russa delle Scienze e direttore del Fondo di sostegno
a iniziative umanitarie "Al'tair" Ruslan Kurbanov.
– Ruslan Vjačeslavovič,
c'è l'idea che la democrazia montanara sia molto specifica e che
essenzialmente non sia una democrazia nel senso occidentale. Ci sono
differenze di principio tra la democrazia montanara e quella europea?
– Io comprendo la democrazia come una
serie di meccanismi e strumenti politici indirizzati a non permettere
l'usurpazione del potere da parte di un qualsiasi gruppo, cosa che è
garantita dall'alternanza ed elettività dei governanti. Questi
meccanismi non possono essere occidentali, montanari, orientali o
russi. Sono universali. Perciò dire che il meccanismo di alternanza
del potere in un paese non corrisponde all'analogo istituto in un
altro è un assurdo. Che possano corrispondere o non corrispondere
tra loro i valori ideologici della società occidentale del
post-moderno e i valori tradizionali dei caucasici è un altro
discorso.
Per quanto riguarda la democrazia
montanara, Le assicuro che i principi posti alla base del sistema
politico occidentale – la divisione dei poteri nelle branche
giudiziaria, legislativa ed esecutiva, l'elettività e l'alternanza
dei governanti – esistevano sui monti del Caucaso ben prima che li
formulassero i pensatori occidentali seguaci di Charles Louis
Montesquieu (1689-1755 – nota del
redattore). Come possono questi
principi non corrispondere a ciò che esiste oggi nei paesi
sviluppati? E' la stessa cosa. La differenza può essere solo nel
contorno ideologico. Neanche la democrazia malese è un riflesso
speculare di quella europea, ma è comunque una democrazia.
– Di quale
secolo si tratta quando parliamo della nascita della democrazia
montanara?
– La democrazia montanara in
forma pura è esistita dal Medioevo al XIX secolo, fino all'unione
del Caucaso con la Russia in conseguenza della Guerra Caucasica
(1817-1864 – n.d.r.).
Fino ad allora sui monti di Daghestan, Cecenia, Inguscezia, Circassia
e Ossezia nel corso di più di mille anni sono esistite società
libere, che non si sottomisero né ai khan, né ai principi, né ad
alcun governante orientale.
Nelle società montanare il potere
esecutivo era rappresentato da un governante eletto, che di solito
era scelto per due anni e tra l'altro era seguito severamente perché
il potere non si trasmettesse per via ereditaria. Se un governante
cercava di usurpare il potere, lo cacciavano semplicemente dalla
società.
Merita notare che anche all'interno del
potere esecutivo esisteva la divisione delle funzioni tra il
governante civile e il capo militare, che era scelto solo in caso di
guerra.
Il potere legislativo era rappresentato
dall'Assemblea Popolare, che decideva le questioni della
distribuzione della terra, della guerra e della pace, l'approvazione
di nuovi adat [3] e
così via. Si convocava l'assemblea una volta l'anno o per bisogni
urgenti, nel tempo restante le funzioni legislative erano affidate al
Consiglio degli Anziani. Per quanto riguarda il potere giudiziario,
nel Caucaso c'erano giudici eletti, che venivano immancabilmente
condotti al giuramento. Poiché la fioritura della democrazia
montanara giunse nel periodo di diffusione della cultura musulmana, i
giudici erano guidati dalla shari'a in combinazione con il diritto
montanaro – l'adat. Ma sulla base di qualsiasi diritto
giudicassero, i principi della democrazia erano osservati
inflessibilmente.
E bisogna dire che la più dura
resistenza alle truppe zariste fu fatta in quei distretti del Caucaso
dove esisteva una direzione democratica. Con khan e principi –
daghestani e cabardi – le truppe zariste se la cavarono
rapidamente. Per cinquant'anni fecero resistenza per l'appunto le
società libere, che non erano pronte a sottomettersi né allo shah
di Persia, né allo zar bianco, come chiamavano l'imperatore russo.
– Cos'è primario nella
democrazia montanara, le tradizioni caucasiche o quelle islamiche?
– Primarie, indubbiamente, sono
quelle montanare, le tradizioni originariamente caucasiche. E la
formalizzazione giuridica e ideologica ricevuta dall'Islam si è
posta su questa base già più tardi. Ciò si può confermare
perlomeno perché l'organizzazione democratica nel Caucaso era unica
nell'ambiente musulmano di Daghestan, Cecenia e Inguscezia, nella
semi-cristiana Ossezia, tra i circassi, dove a quel tempo non si era
ancora diffusa così fortemente l'influenza dell'Islam e nelle
società montanare delle sub-etnie georgiane come Khevsuri, Svani e
Tusci.
– Come si risolvevano
i conflitti interetnici nelle libere società montanare?
– Il fatto è che in quel periodo non
esistevano le nazionalità contemporanee. Le persone non si
identificavano come àvari o dargin. Si corrispondevano con la
società da cui erano usciti e si definivano genti di Gidatl', di
Achty, di Cudachar [4] e
così via. Cioè l'interazione non procedeva tra etnie, ma tra
comunità montanare. I montanari che parlavano lingue diverse si
univano davanti al nemico comune. E al contrario, comunità vicine
per lingua potevano confliggere tra loro, mettiamo, per il
territorio.
Voglio sottolineare che in quel periodo
sui monti del Caucaso non ci furono guerre etniche. La storia non
conosce casi in cui i montanari caucasici si siano eliminati a
vicenda esclusivamente su base etnica. Se capitavano liti per la
terra e il patrimonio o conflitti sulla base della vendetta di
sangue, la riconciliazione delle parti avveniva attraverso l'istituto
della diplomazia popolare, in Daghestan si chiama masliat. Le
società vicine potevano far sedere le parti in conflitto in un
cerchio comune e invitarle, talvolta costringerle alla
riconciliazione per evitare ulteriore spargimento di sangue.
Purtroppo oggi né le autorità
repubblicana, né quelle locali nel Caucaso usano praticamente questi
meccanismi, poiché allora gli toccherebbe ascoltare valutazioni
spiacevoli nei propri confronti da parte dei montanari. Ma per
risolvere i problemi nel Caucaso il potere deve scendere al livello
del popolo. E' necessario parlare con esso in una sola lingua, capire
quali meccanismi regolano i rapporti in una comunità montanara e
cercare di risolvere i conflitti appoggiandosi alle tradizioni che si
sono conservate.
– Quanto si inscrive la
democrazia montanara nella realtà russa contemporanea – la si può
utilizzare senza entrare in conflitto con la Costituzione della
Federazione Russa, pienamente e non solo per mezzo dell'introduzione
del Consiglio degli Anziani e simili iniziative?
– Il Consiglio degli Anziani che
esiste oggi sia presso la rappresentanza stabile dello SKFO [5]
e presso ogni capo di una repubblica è un organo scenografico in cui
non entrano quelle persone che hanno influenza sulle menti dei propri
conterranei, della gioventù e così via.
Per quanto riguarda la parte
fondamentale della domanda, non vedo assolutamente alcuna
contraddizione tra le norme della democrazia montanara e le leggi
russe. Inoltre ritengo che le isolette di democrazia montanara che si
sono conservate devono diventare il fondamento per lo sviluppo della
società civile nelle repubbliche meridionali della Russia e servire
da esempio per altre regioni del paese.
A suo tempo dal modello di
organizzazione democratica nel Caucaso furono affascinati i nobili
russi Pestel', Murav'ëv-Apostol,
Bestužev-Marlinskij
e altri. Alcuni di essi nel dicembre 1825 andarono nella piazza del
Senato con la richiesta di sopprimere l'autocrazia e abolire la
servitù della gleba.
La democrazia, se la si prende solo
come insieme delle procedure politiche per l'alternanza e
l'elettività dei governanti, non implica alcun complesso estraneo di
norme giuridiche, cosicché non c'è alcun motivo di parlare di un
suo conflitto con il diritto russo, poiché il diritto russo postula
questi stessi principi democratici. Si può solo parlare di
corrispondenza o non corrispondenza di alcuni valori o di alcuni
modelli culturali.
Penso che se le autorità federali
costruissero una democrazia russa moderna non su modelli e teorie
occidentali, ma sulla propria tradizione russa originaria delle
libere repubbliche di Novgorod e Pskov [6]
con la loro struttura basata sul veče
[7], il rafforzamento dei
principi democratici e la formazione di una società civile nel
nostro paese procederebbero molto più rapidamente.
– Le tradizioni
democratiche montanare trovano applicazione nelle vita politica
contemporanea delle repubbliche caucasiche?
– Oggi i caucasici difendono la
giustizia orientandosi in primo luogo sulla legge russa. Tra l'altro,
in corrispondenza con le tradizioni montanare, si contrappongono
all'usurpazione del potere e badano che i capi delle amministrazioni
non si trasformino in piccoli principi locali.
Sono convinto, e lo dichiaro in piena
responsabilità, che lo spazio più democratico della Russia
contemporanea non sia piazza Bolotnaja [8],
ma alcuni distretti di alta montagna delle repubbliche caucasiche,
isolette di democrazia montanara che si sono conservate, dove senza
concordare le questioni con gli abitanti del luogo i capi delle
amministrazioni non possono prendere decisioni, in quanto capiscono
che non saranno realizzate.
Ritengo che le autorità, sia
repubblicane, sia locali debbano appoggiarsi a queste isolette di
democrazia montanara. Tuttavia oggi le tradizioni di autogoverno sono
ignorate e perfino schiacciate. Nel Caucaso già da qualche decennio
si sta formando un governo di clan e feudale che non è interessato
ad ascoltare l'opinione del popolo.
Il problema è a livello repubblicano e
locale. Per questo oggi nelle repubbliche del Caucaso si sta creando
una situazione paradossale, in cui gli abitanti della regione si
fidano più del potere federale che di quello repubblicano e locale.
– Non è meno
paradossale che il Caucaso del Nord, dove il movimento di protesta è
molto sviluppato, negli ultimi anni sia la regione più leale verso
il potere, a giudicare i risultati delle elezioni…
– Qui esistono alcuni aspetti. In
primo luogo, i risultati delle elezioni sono per molti versi
garantiti dalle autorità in vari modi e non riflettono le reali
preferenze politiche della popolazione locale. Ho già detto prima
che i sistemi di clan nelle repubbliche caucasiche si sforzano di
schiacciare le restanti tradizioni di autogoverno montanaro. E la
reale voce del popolo non è considerata né alle elezioni, né negli
uffici del potere.
In secondo luogo, lo ripeto di nuovo,
nel Caucaso come da nessuna parte in Russia è alta l'autorità del
potere federale centrale. Forse su ciò ha influito il fatto che alla
squadra politica che oggi guida il paese è riuscito far cessare la
guerra in Cecenia e trovare una variante per risolvere questo
duraturo conflitto.
Inoltre il potere federale nella
regione ha meritato il sostegno grazie alla respinta della campagna
georgiana in Ossezia del Sud. Cioè alcuni passi decisivi di Mosca
hanno permesso di guadagnarle autorità sia in Daghestan, sia in
Cecenia, sia in Ossezia, sia in altre repubbliche. Per questo per me
non c'è niente di stupefacente nel fatto che il partito al potere,
che il popolo associa a Vladimir Putin, possa effettivamente ottenere
alte percentuali di voti alle elezioni in alcuni distretti del
Caucaso.
– E' attuale oggi la
popolarizzazione della democrazia montanara nel Caucaso o questi
principi di vita fanno parte della mentalità dei caucasici e perciò
non li minaccia l'oblio?
– I popoli del Caucaso hanno
effettivamente nel sangue l'inclinazione alla giustizia e
all'uguaglianza. Non è necessario popolarizzarla. Forse alcune
complessità dei caucasici nell'integrazione nel tessuto culturale
della società russa in molte città e regioni del nostro paese sono
per l'appunto legate al fatto che la gioventù montanara cerca di
attuare in modo sbagliato questa inclinazione, scambiandola con una
spavalderia ostentata o inculcando a chi gli sta intorno i propri
concetti di giustizia e uguaglianza.
Ma tra l'altro bisogna riconoscere che
negli anni di potere zarista e sovietico si è verificata
un'essenziale deformazione della consapevolezza giuridica e politica
dei popoli montanari. Le proprie tradizioni si sono mischiate con
tradizioni legate al periodo sovietico. Il legame con le generazioni
precedenti una volta molto forte nel Caucaso oggi si è indebolito in
modo significativo. Perciò con un'inclinazione all'uguaglianza e
alla giustizia che si è conservata anche la formalizzazione sociale
e politica di queste aspirazioni – negli istituti tradizionali e
informali – si è deformata in modo significativo.
In molti distretti il modello
tradizionale esiste in modo più o meno puro, ma qua e là la
democrazia montanara si è trasformata in qualcosa di opposto a se
stessa. I clan dominanti spesso usano per i propri scopi la prontezza
dei montanari a mobilitarsi alla prima chiamata.
A qualche grande politico daghestano
basta gridare "Offendono i nostri" e qui, mettiamo, a
Machačkala
[9] compariranno
circa cento autobus – un gruppo di sostegno dai distretti montani.
Questo fattore è diventato uno strumento di pressione sul potere
repubblicano.
Perché non si verifichi qualcosa del
genere il potere deve condurre una politica di coltura sia dei veri
valori della società montanara, sia delle tradizioni della
democrazia e della società civile che si formano oggi nella nuova
Russia post-sovietica.
Ha
conversato Badma Bjurčiev
"Kavkazskaja
Politika" [10],
http://kavpolit.com/gorskaya-demokratiya-drevnee-evropejskoj/
(traduzione e note di Matteo Mazzoni)
[1]
Piazza del centro di San Pietroburgo, dove nel dicembre 1825 vi fu la
rivolta contro l'assolutismo dei cosiddetti "decabristi"
(dal russo dekabr',
"dicembre").
[2]
"Grande Caucaso", sito indipendente sul Caucaso.
[3]
Usanze, costumi.
[4]
Villaggi del Daghestan meridionale.
[5]
Severo-Kavkazskij
Federal'nyj Okrug
(Distretto Federale del Caucaso del Nord).
[6] Importanti città della
Russia settentrionale.
[7] L'assemblea popolare delle
antiche città-stato russe.
[8] "Del Pantano"(quello
che c'era prima della sua costruzione), piazza del centro di Mosca
teatro di grandi manifestazioni dell'opposizione.
[9] Capitale del Daghestan.
[10]
“Politica Caucasica”, sito Internet indipendente.
Nessun commento:
Posta un commento