La Marina russa si dispiega intorno
alle ditte offshore cipriote
"Per la difesa degli interessi nazionali della
Russia nella zona mediterranea"
15.03.2013
Nel 2000, dopo l'affondamento dell'incrociatore atomico sottomarino "Kursk", il presidente Vladimir Putin promise molto emotivamente ai marinai a Vidjaevo [1] di far rinascere la precedente minacciosa Marina Militare sovietica ("far rinascere tutto"), ma il tutto in qualche modo non è andato. Sotto Putin le forze di pace russe sono state ritirate dalla ex Jugoslavia e sono state chiuse le basi a Cuba e in Vietnam. E' sembrato che le ambizioni militari della Russia putiniana fossero del tutto limitate al territorio dell'ex URSS, dove già da circa 20 anni continuano tentativi di poco successo per la reintegrazione del "vicino estero" [2], ma di andare più in là non c'era né possibilità, né volontà.
Ma ecco che il ministro della Difesa Sergej Šojgu
ha annunciato: "Per la difesa degli interessi nazionali della
Russia nella zona mediterranea e la garanzia di una presenza stabile
in essa delle forze della Marina è necessario creare una direzione
della grande unità operativa della Marina Militare". "Abbiamo
tutte le possibilità per la creazione e la garanzia del
funzionamento di questa grande unità", – ha aggiunto Šojgu.
Le possibilità sono comparse all'improvviso e non
designati, ma vitalmente importanti interessi nazionali richiedono
urgentemente di dispiegare "la presenza stabile della Marina
Militare" proprio in un teatro complesso per la Marina Militare
nazionale. Durante la guerra fredda (fino al 1992) nel Mar
Mediterraneo era dispiegata la potente 5.a squadra della Marina
Militare sempre pronta ad entrare in una breve battaglia nucleare
con le Forze Armate e la Marina Militare della NATO per cadere
gloriosamente. Il servizio su navi della 5.a squadra mal adattate al
clima torrido non era dolce, basi stabili equipaggiate normalmente
(come quelle dei colleghi della 6.a flotta degli USA) non c'erano.
Non ci sono neanche ora. Tra l'altro il comandante in capo della
Marina Militare, l'ammiraglio Viktor Čirkov
ha annunciato che il compito è stato assegnato e che "ci si
avvicina" alla formazione di una grande unità per la difesa
degli interessi nazionali.
Raccoglieranno dappertutto imbarcazioni e navi per
la nuova grande unità: dalla flotta del Nord, da quella Baltica e
da quella del Mar Nero. La Marina Militare odierna è oggettivamente
circa 10-20 volte più debole di quella sovietica e tra i regimi
arabi precedentemente amichevoli è rimasto solo quello siriano, che
da due anni combatte con non molto successo con l'opposizione
interna. Usare allo scopo il punto di equipaggiamento materiale e
tecnico a Tartus sarà difficile. Fonti dello Stato Maggiore
chiariscono che la "grande unità" completerà le riserve
anche a Cipro, in Grecia e in Montenegro. Questa lista di per se è
molto interessante.
Perlomeno metà dell'economia e delle finanze russe,
praticamente tutti i patrimoni significativi esistenti sono legati
alle ditte offshore cipriote, gran parte degli investimenti
stranieri nella Federazione Russa è condotta attraverso banche
cipriote e registrata a compagnie cipriote. Molti russi ricchi
possiedono immobili a Cipro e tra l'altro anche in Montenegro. Oggi
il sistema finanziario e bancario di Cipro è sull'orlo del crac, il
che minaccia i proprietari di tutti i possibili depositi russi di
perdite di decine di miliardi di euro. Il nuovo governo di destra
cipriota del presidente Nikos Anastasiadis promette – per ricevere
un credito urgente dall'UE e dallo FMI – di svolgere un audit
esterno delle proprie banche commerciali, che in Europa e
soprattutto in Germania sono ritenute una lavanderia del denaro
"sporco" russo. Ecco, a quanto pare, la reale minaccia
agli "interessi nazionali" dei governanti della Russia,
che ha costretto a inviare in fretta una flotta del tutto
impreparata a solcare il Mar Mediterraneo.
Là, dove ci sono proprietà e denaro, ci sono
"interessi", là secondo i concetti russi dev'esserci un
pugno forte, per esempio una flotta per mostrare la bandiera, per
fare pressione. Sarebbe ragionevole attivare navi russe vicino a
Miami, dove ci sono tanti investimenti di capitali in immobili di
tanti russi importanti. Ed ecco che il premier Dmitrij Medvedev ha
appena siglato all'Avana un accordo per la cancellazione di 30
miliardi di dollari di debito cubano, probabilmente in cambio della
presenza russa nelle acque cubane.
Negli anni della fioritura gas-petrolifera di tutti
gli "interessi" della nostra classe dominante in tutto il
mondo si è accumulato non poco, ma ecco che di navi da guerra non
ce n'è a sufficienza (sono molte meno degli yacht) e di basi della
Marina Militare all'estero non ce ne sono, tranne la misera e
praticamente inutile Tartus in Siria e la decrepita Sebastopoli. Ma
il regime dispotico siriano cadrà inevitabilmente, per quanto a
Mosca sognino la sua vittoria e si sforzino di aiutarlo in qualche
modo. La Russia sarà cacciata da Tartus e dalla Siria e
sull'assurda idea di una "presenza stabile nel Mar
Mediterraneo" si potrà mettere una croce a lungo, se non per
sempre. Tanto più che la lavanderia offshore cipriota probabilmente
chiuderà per restauri e reprofiling. Tra l'altro comunque qualcuno
saprà guadagnare con le bustarelle del programma della Marina
Militare. E' solo che, evidentemente, toccherà nascondere i soldi
da qualche altra parte.
Pavel Fel'gengauėr, "Novaja gazeta", http://www.novayagazeta.ru/politics/57207.html (traduzione e note di Matteo Mazzoni)
[1]
Base militare russa sul Mar Glaciale Artico.
[2]
In Russia si definisce così l'ex URSS.
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