A quale guerra si preparava Stalin?
E' evidente che la guida dei popoli voleva attaccare la Germania, ma il 22 giugno 1941 distrusse i suoi piani
22.06.2012
Andrej ZUBOV, direttore della rubrica, dottore in Scienze Storiche, professore dello MGIMO [1], readattore responsabile del libro in due volumi "Storia della Russia. ХХ secolo»:
– Il giorno nero del calendario, il 22 giugno 1941, domenica, l'inizio della guerra che ha mietuto quasi trenta milioni di vite della nostra gente. Giorno di lutto per sempre, finché esisterà la Russia.
Ma cosa accadde quel giorno – un perfido attacco di un alleato e amico provato o un colpo preventivo forzato con gli occhi socchiusi per il terrore, che prometteva una guerra su due fronti in cui la Germania non avrebbe mai vinto e neanche aveva chances di vincere?
Chi è il colpevole della guerra più terribile della nostra storia ? Hitler? Stalin? Entrambi i dittatori, che giocavano alla politica come i ladri giocano a carte per la vita?
Su questo riflette lo storico pietroburghese Kirill Aleksandrov.
Una perfidia senza esempi nella
storia dei popoli civili.
Dall'intervento alla radio del 22 giugno 1941 di V.M. Molotov
Dall'intervento alla radio del 22 giugno 1941 di V.M. Molotov
Per lungo tempo nei manuali di storia sovietici, spiegando la disfatta dell'Armata Rossa nei primi mesi di guerra, si raccontava il mito della sconfinata fiducia di Stalin nei "maledetti amici" di Berlino dopo il patto di Mosca del 1939. Tuttavia il pensionato Vjačeslav Molotov respingeva decisamente i giudizi sull'ingenuità della guida. "Stalin credette a Hitler? – si indignava Molotov. – Neanche di tutti i suoi si fidava!"
Per la comprensione degli scopi a lungo termine della politica estera sovietica negli anni 1939-1941 e dei piani staliniani nei mesi precedenti la guerra non mancano fonti. Negli ultimi vent'anni solo i documenti importanti sono stati pubblicati integralmente, altri sono stati pubblicati, ma non del tutto e sull'esistenza di altri possiamo solo fare ipotesi – fino ad oggi sono nascosti negli archivi con timbri di segretezza.
Una cosa è del tutto chiara – nel periodo dal 1 gennaio 1939 al 21 giugno 1941 le Forze Armate dell'Unione Sovietica crebbero in modo significativo: per personale – da 2,4 a 5,7 milioni di persone, per numero di divisioni – da 131 a 316, per numero di cannoni e lanciamine – da 55800 a 117600, per numero di carri armati – da 21100 a 25700, per numero di aerei da guerra - da 7700 a 18700. Tale crescita di armamento in tredici mesi testimonia con evidenza che Stalin, con uno scopo e senza stare con le mani in mano, si preparava alla guerra.
Ma a quale guerra – difensiva o offensiva? Non lo sappiamo con precisione. Tra l'altro, quando si vuole spingere il nemico a rinunciare all'aggressione, gli si mostra la forza del potenziale contraccolpo. La forza si nasconde quando si vuole colpire noi stessi. Il 3 agosto 1941, durante la visita al quartier generale del gruppo dell'esercito "Centro" a Borisovo [2] disse cupamente: "Se avessi saputo che Stalin aveva tanti carri armati, non avrei affatto attaccato l'Unione Sovietica".
Il discorso segreto di Stalin
Gli storici discutono se il patto Molotov-Ribbentrop abbia creato le condizioni favorevoli per lo scatenamento della "Seconda Guerra Imperialista" in Europa. In questo senso acquista un particolare significato la polemica sul cosiddetto discorso di Stalin del 19 agosto 1939, in cui il leader sovietico avrebbe spiegato ai propri compagni del Politbjuro le utili ragioni del futuro accordo sovietico-germanico. Il patto, secondo Stalin, avrebbe convinto Hitler della neutralità dell'URSS e in seguito avrebbe condotto a un prolungato scontro armato tra la Germania nazista e il blocco anglo-francese. In seguito a questa lotta sanguinosa si sarebbero inevitabilmente aperte prospettive per la sovietizzazione di un'Europa devastata e indebolita:"La questione della pace e della guerra entra in una fase critica per noi, – avrebbe spiegato Stalin. – Se concluderemo un accordo di aiuto reciproco con Francia e Gran Bretagna, la Germania rinuncerà alla Polonia e si metterà a cercare un modus vivendi con le potenze occidentali. La guerra sarà scongiurata, ma in seguito i fatti potranno assumere un carattere pericoloso per l'URSS. Se accetteremo la proposta della Germania, questa certamente attaccherà la Polonia e l'intervento di Inghilterra e Francia diverrà inevitabile (…) [allora] potremo sperare in un nostro proficuo ingresso in guerra. L'esperienza degli ultimi 20 anni mostra che in tempo di pace è impossibile avere in Europa un movimento comunista forte al punto di prendere il potere. La dittatura del partito diverrà possibile solo in conseguenza di una grande guerra. Faremo la nostra scelta ed è chiara. Dobbiamo accettare la proposta tedesca e rimandare gentilmente indietro la missione anglo-francese. La prima priorità che trarremo sarà l'annientamento della Polonia (…). E' negli interessi dell'URSS che infuri la guerra tra il Reich e il blocco capitalista anglo-francese (…e) che duri più a lungo possibile allo scopo di esaurire le due parti".
Gli oppositori affermano che il famigerato "discorso di Stalin" del 19 agosto 1939 in realtà non ci fu e che il suo noto riassunto, indipendentemente dalla variabilità delle redazioni e delle traduzioni esistenti, non è niente di più che il frutto di illazioni giornalistiche. E l'inflessibile decisione di Hitler di attaccare la Polonia non sarebbe in alcun modo dipesa dal patto di Mosca.
Qui, a dire il vero, sorge la lecita domanda sul perché allora Berlino avrebbe cercato così insistentemente di ottenere il ricevimento del ministro degli Esteri tedesco Joachim Ribbentrop a Mosca proprio prima dell'inizio dell'invasione della Polonia da parte della Wehrmacht. "Il tempo non aspetta, affretta, – si riferiva nel memorandum del 15 agosto da Berlino per Molotov. – E' auspicabile che gli avvenimenti non ci superino e che non siamo messi davanti al fatto compiuto". Il 17 agosto l'ambasciatore tedesco in URSS Werner von der Schulenburg riferì a Molotov che il "centro di gravità" del nuovo accordo sovietico-germanico sarebbe consistito non nello stesso patto di non aggressione, ma in un protocollo segreto. Perciò era "auspicabile ricevere dal governo sovietico almeno una bozza di protocollo". Molotov rispose che il contenuto del protocollo andava discusso accuratamente.
A nostro parere, il fatale discorso di Stalin, in cui questi definì precisamente il cambiamento decisivo di corso – dall'evasiva ricerca di un compromesso con le democrazie occidentale alla conclusione di un duro accordo con la Germania nazista – fu comunque pronunciato dal leader sovietico il 19 agosto 1939. Da prova indiretta può servire il telegramma n. 189 di Schulenburg, inviato da Mosca a Berlino il 19 agosto con il resoconto degli avvenimenti di quel giorno importante.
Due diversi Molotov
Il 19 agosto Schulenburg si vide due volte con Molotov. La prima volta conversarono tra le 14 e le 15. L'ambasciatore germanico si scusò per l'insistenza con la quale cercava di ottenere l'incontro. Sapeva di cosa parlava: la preparazione all'attacco alla Polonia era entrata nell'ultima fase ("Il tempo non aspetta"). Il commissario del popolo sovietico rispose al diplomatico tedesco con senso dell'umorismo: "Quando il caso lo richiede, non bisogna rimandare". Molotov non nascose di essere pronto al dialogo, ma rifiutò decisamente "di determinare anche solo approssimativamente il momento del viaggio" di Ribbentrop a Mosca, rimandando alla nebulosa indispensabilità di preparare accuratamente una visita così importante. Particolare attenzione dedicò di nuovo Molotov al protocollo segreto complementare, che, a quanto riferiva Schulenburg, la parte sovietica vedeva come parte sostanziale del futuro patto. Su questo i diplomatici si separarono.Si formò l'impressione che Molotov la tirasse per le lunghe come prima, in quanto si conservava l'indeterminatezza nella scelta tra Berlino e Parigi. Stalin continuava ad oscillare tra "pro" e "contro". Tale situazione, a giudicare il contenuto dei dispacci diplomatici tedeschi, innervosiva molto Hitler – la cosa più probabile è che davvero non ritenesse possibile dare l'ordine di invadere la Polonia in uno stato di non chiarezza ad Est.
Tuttavia verso le 15.30 Molotov chiese inaspettatamente a Schulenburg di andare di nuovo al Cremlino. Questi si incontrarono un'ora dopo. Stavolta il capo del governo dell'URSS e commissario del popolo per gli Affari Esteri si comportò in un altro modo. Riferì al diplomatico germanico che nel tempo che era passato aveva fatto rapporto al governo sovietico, ricevendo l'indicazione di trasmettere a Schulenburg un progetto di patto di non aggressione. Per la prima volta si indicava anche la possibile data di arrivo di Ribbentrop a Mosca: il 26 o il 27 agosto. Schulenburg nel telegramma n. 189 notò: "Molotov non mi ha spiegato i motivi del netto cambiamento della sua posizione. Suppongo che si sia immischiato Stalin". E con la sua supposizione è difficile non concordare.
In tal modo, dal telegramma n. 189 di Schulenburg consegue che al Cremlino tra le 15.00 e le 15.30 del 19 agosto si svolse una qualche importante riunione politica, i cui partecipanti discussero lo sviluppo delle relazioni sovietico-germaniche. Dopo la riunione, grazie alla decisione di Stalin, come pensò l'autore del telegramma, la posizione di Molotov divenne inaspettatamente più favorevole alla conclusione del patto lungamente atteso nei tempi più brevi. Il 21 agosto la data della visita di Ribbentrop fu finalmente stabilita per il 23 agosto.
Il 22 agosto alla riunione dei più alti generali a Obersalzberg Hitler dichiarò con soddisfazione ai rappresentanti dell'élite militare del Reich: "Adesso che ho fatto le indispensabili preparazioni diplomatiche, la strada è aperta per i soldati". Il cancelliere del Reich raccontò agli ascoltatori il significato benefico dell'avvicinamento sovietico-germanico per la distruzione della coalizione anti-germanica e la conduzione di una guerra vittoriosa contro la Polonia. Più di trent'anni dopo Molotov, ricordando i drammatici avvenimenti di agosto, pronunciò con tono edificante una frase notevole per la sua veridicità: "Hitler non ha mai capito i marxisti".
Peraltro il summenzionato discorso del Führer a Oberslazberg smentisce del tutto la versione della scuola storica stalinista sul fatto che il patto di Mosca avrebbe permesso di ritardare di due anni l'attacco hitleriano all'Unione Sovietica. Nell'estate 1939 Hitler non aveva né forze, né risorse, né piani, né una frontiera comune per una guerra di grandi dimensioni all'URSS in un così enorme teatro di azioni militari.
Il 31 agosto 1939 alla seduta straordinaria del Soviet Supremo Molotov intervenne con un rapporto programmatico. Su Hitler non disse una parola, ma salutò "lo sviluppo e la fioritura dell'amicizia tra i popoli dell'Unione Sovietica e il popolo tedesco". Il commissario del popolo definì i politici dei paesi liberali dell'Occidente "incendiari di guerra che hanno colmato la misura", che richiedono "che l'URSS entri obbligatoriamente in guerra dalla parte dell'Inghilterra contro la Germania". In conclusione il relatore sottolineò: "L'accordo di non aggressione sovietico-germanico significa il ritorno allo sviluppo dell'Europa". Il giorno dopo il ritorno avvenne davvero.
La preparazione alla guerra offensiva
Il 7 settembre in un colloquio con i leader del Komintern Stalin precisò le parole del proprio compagno più vicino: "La guerra è tra due gruppi di paesi capitalisti per la spartizione del mondo, per la signoria sul mondo! Noi non siamo contrari, che si azzuffino ben bene e si indeboliscano a vicenda". Secondo la guida, bisognava "spingere una parte contro l'altra, perché [queste] si facciano meglio a pezzi". "Lo stato polacco in precedenza era uno stato naz(ionale). Perciò i rivoluzionari lo difesero dalla divisione e dall'asservimento. Adesso è uno stato fascista, opprime ucraini, bielorussi, ecc.. L'annientamento di questo stato nelle attuali condizioni significherebbe uno stato fascista e borghese in meno! Che ci sarebbe di male, se in conseguenza della disfatta della Polonia diffondessimo il sistema socialista su nuovi territori e una nuova popolazione?... Bisogna dire alla classe operaia – la guerra è per la signoria sul mondo". (Appunto in russo di G. Dimitrov [3] scritto a memoria dopo l'incontro nel suo diario. RGASPI [4]. Fondo 146. Elenco 2. Caso 5. Fogli 54-56.)Tutti questi enunciati corrispondono pienamente al senso e allo sprito degli avvenimenti del 19 agosto 1939. Così si sono tratteggiati i contorni della guerra, che pianificò e intese in prospettiva condurre Stalin, ma che si rivelò del tutto diversa.
In conseguenza della realizzazione del patto di Mosca del 1939 sorse una frontiera comune tra l'URSS e il Reich. Per un'operazione offensiva vittoriosa si richiedeva la repentinità, l'utilizzo decisivo delle unità di carristi e dell'Aeronautica Militare per tutta la profondità della difesa del nemico, l'uso massiccio di truppe paracadutate, l'accurato mascheramento delle proprie intenzioni allo stadio preparatorio, la schiacciante superiorità delle forze sul nemico preso di sorpresa. La variante in cui il nemico cerca per primo di dare un colpo distruttivo al Cremlino non era neanche esaminata.
Il 14 ottobre 1940 Stalin finalmente approvò le "Considerazioni sulle basi dello svolgimento", il documento sulla cui base fu attuata tutta la pianificazione militare fino al 22 giugno 1941. Il più forte contingente di truppe si dispiegò nel Distretto Militare Speciale di Kiev. La variante di turno, preparata per l'11 marzo 1941, delle "Considerazioni" prevedeva che il colpo principale venisse sferrato in direzione Sud-Ovest. Nel 1973 il maresciallo Ivan Konev, nominato nel gennaio 1941 comandante del distretto militare del Caucaso del Nord, ricordò come lo accolse il commissario del popolo per la Difesa, il maresciallo Semën Timošenko al momento di entrare in carica: "Disse: "Contiamo su di Lei. Rappresenterà un gruppo di truppe d'assalto nel caso che sia indispensabile sferrare un colpo". Il 15 marzo 1941 Timošenko ordinò di fornire le truppe entro il 1 maggio di medaglioni "da morti" con i foglietti personali di registrazione come richiesto in tempo di guerra.
Lo stesso giorno il comandante delle truppe del Distretto Militare Speciale Occidentale, il generale di corpo d'armata Dmitrij Pavlov firmò la direttiva n. 008130 (il numero nel documento è inscritto a mano), indirizzata ai consigli militari delle armate, ai commissariati militari regionali, ai comandanti delle unità e dei reparti del Distretto Militare Speciale Occidentale. Questo ordinava, rinviando al piano di mobilitazione del 1941, di "mettere i reparti e le istituzioni del distretto in piena preparazione alla mobilitazione" entro il 15 giugno (la sottolineatura è nel 1° esemplare dattiloscritto della direttiva). Per il completamento dei reparti e delle istituzioni si prescriveva di utilizzare tutti i presenti a livello di età dell'organico iniziale della riserva, ad esclusione delle persone che godevano di rinvii della chiamata alla mobilitazione. In tal modo la mobilitazione non era ancora dichiarata, ma in tempo di pace si richiamavano tutti i comandanti della riserva, ad esclusione di chi aveva un incarico. Le persone di istruzione media e alta che avevano svolto servizio effettivo nelle truppe restavano nelle cariche di comandanti di plotone. Ai comandanti militari regionali toccava produrre la registrazione degli obbligati alla leva con un'aggiunta del dieci per cento per le necessità di mobilitazione. Come data di presentazione del rapporto sulla preparazione alla mobilitazione delle truppe del distretto era designato il 18 giugno. Probabilmente firmarono direttive analoghe anche i comandanti delle truppe dei restanti distretti di frontiera.
Nell'aprile 1941 nei distretti militari occidentali iniziò la concentrazione di 247 divisioni sovietiche, che costituivano oltre l'80% delle forze presenti dell'Armata Rossa. Il 5 maggio al Cremlino ebbe luogo il famoso banchetto per la promozione dei comandanti che avevano passato il riaddestramento presso l'accademia Frunze. Al banchetto erano presenti circa duemila persone. Tra gli invitati c'era l'istruttore dell'Accademia dello stato maggiore, il comandante di brigata Vasilij Malyškin, comandante di quadro dell'Armata Rossa, liberato dal carcere nel 1939 durante la "liberalizzazione di Berija".
Nel pieno della tavolata uno degli ospiti propose un brindisi alla politica pacifica di Stalin. Tuttavia Stalin obiettò inaspettatamente e Malyškin registrò le tesi fondamentali del suo intervento non programmato: "L'affermazionde che il governo sovietico ha attuato con successo una politica di pace è corretta, tuttavia ora è intempestivo sottolineare la politica di pace del governo sovietico. Ciò significa orientare scorrettamente il popolo e indirizzare il suo pensiero su un percorso che non corrisponde all'attuale tappa di sviluppo. E' giunto il tempo di spiegare al popolo che il periodo della politica di pace è passato. E' necessario preparare il popolo al pensiero dell'indispensabilità della guerra, tra l'altro una guerra offensiva. Gli scopi ulteriori dell'Unione Sovietica potranno essere raggiunti solo con l'uso delle armi".
Tra l'altro lo spostamento e l'accumulo massicco di truppe nell'Ovest dell'URSS continuava. A maggio-inizio giugno 1941 sotto forma di "Grandi Periodi di Esercitazioni" nell'esercito furono chiamate segretamente 805 mila persone: il 24% dell'organico mobilitabile in tempo di guerra. A metà maggio 1941 al Quartier Generale della RKKA [5] fu steso l'ultima rielaborata variante del piano operativo che prevedeva nella direzione sud-occidentale (principale) la sconfitta del nemico a est della Vistola e la conquista di Cracovia. Il concentramento di truppe procedeva secondo il piano, ma le date e i periodi del passaggio alle azioni operative restano tuttora ignoti.
"A Hitler non restava nulla da fare tranne attaccarci"
Il pensionato Molotov, raccontando gli ultimi mesi del 1941 prima della guerra, nei colloqui privati si limitava a semi-ammissioni, che allo stesso tempo erano molto significative: "Un errore fu commesso, ma direi di carattere secondario, perché temevamo di imporci la guerra"; "A Hitler non restava nulla da fare tranne attaccarci, anche se la guerra con l'Inghilterra non era finita, ma non l'avrebbe mai finita – prova a finire una guerra con l'Inghilterra!"Certo, Molotov aveva idea delle opinioni geopolitiche di Hitler esposte nel "Mein Kampf". Ma l'ex commissario del popolo per gli Affari Esteri legava l'attacco della Germania all'Unione Sovietica nell'estate 1941 non tanto agli orientamenti ideologici dei nazisti, quanto a qualche altro motivo su cui preferiva non diffondersi troppo.
Il 24 maggio 1941 al Cremlino Stalin tenne una riunione politico-militare allargata e senza precedenti per rappresentanza. Ad essa parteciparono Molotov, Timošenko, il capo di Stato Maggiore dell'Armata Rossa, il generale di corpo d'armata Georgij Žukov, i comandanti delle truppe dei cinque distretti occidentali, i membri dei consigli militari e i comandanti dell'aviazione e anche il capo della Direzione Operativa dello Stato Maggiore, il generale di brigata Nikolaj Vatutin e il capo della Direzione Centrale dell'Aeronanutica Militare della RKKA, il generale di brigata dell'aviazione Pavel Žigarev. Finora, a parte lo stesso fatto dello svolgimento della riunione, non è noto alcun dettaglio di essa.
Il 4 giugno il Politbjuro prese la decisione di formare entro il 1 luglio la 238.a divisione, "completata di organico di nazionalità polacca e di persone che conoscono la lingua polacca". La stessa formazione nazionale, solo finlandese, fu creata per l'utilizzo nell'organico dell'Armata Rossa nell'autunno 1939, alla vigilia della guerra sovietico-finlandese.
Peraltro i sostenitori della classica versione sulla "politica pacifica di Stalin" affermano che in nessun archivio sono stati trovati documenti che indicheebbero la decisione politica di Stalin di iniziare azioni di guerra contro la Germania. Tuttavia anche l'attacco dell'Unione Sovietica alla Finlandia il 30 novembre 1939 ebbe luogo senza alcuna decisione scritta sull'inizio della guerra un giorno e a un ora indicati.
"Decisione politica" poteva diventare un ordine immediato di aprire il fuoco e passare la frontiera per raggiungere il momento di piena preparazione. Ma senza misure preparatorie all'ora "x", come nel caso della Finlandia, non poteva andare bene.
Il 19 giugno 1941 seguì l'ordine di Timošenko per la creazione di direzioni di fronte nelle basi dei quartier generali dei distretti militari occidentali. Di fatto ciò significava la preparazione all'apertura di azioni di guerra nei tempi più brevi perché le direzioni di fronte si creano per la guerra. Ecco uno di quei documenti, giunto da Mosca il 19 giugno 1941 a nome del comandante del Distretto Militare Speciale del Baltico, il generale di divisione Fëdor Kuznecov – dalla collezione di microfilm del generale di divisione Dmitrij Volkogonov, conservata nell'archivio Hoover dell'università di Stanford a Palo Alto (l'ortografia è conservata).
"Cifrato n. 5439, 5440
Inviato il 19.6.41 в 4.00 Ricevuto il 19.6.41 alle 4.20
Giunto alla ŠO [6] del distretto il 19.6.41 alle 4.25
CONSEGNARE IMMEDIATAMENTE
AL COMANDANTE DELLE TRUPPE PRIBOVO [7] P E R S O N A L M E N T E
AL COMANDANTE DELLE TRUPPE PRIBOVO [7] P E R S O N A L M E N T E
IL COMMISSARRIO DEL POPOLO PER LA
DIFESA ORDINA DI DISTACCARE LA DIREZIONE DI FRONTE E ENTRO IL 23
GIUGNO 1941 SPOSTARLA AL KP [8]
PONEVEŽ
[9], ORGANIZZANDO
ACCURATAMENTE LA DIREZIONE DELLE TRUPPE.
Riga lasciare sottposta A LEI La
Direzione del Distretto in capo al Suo vice.
Telegrafate l'esecuzione.
Tenere distacco e trasferimento
della Direzione del Fronte nel più rigido segreto, avvertire di ciò
l'organico del quartier generale del distretto.
N. 560/ZNGŠ
[10] Ž
U K O V
Decifrato ore 04 40 min. "19"
giugno 1941".
Sul modulo ci sono sottolineature del testo e note scritte a mano. Ma a chi appartengano va ancora spiegato. In tal modo, è indispensabile archiviare la versione secondo cui Stalin e la leadership politico-militare sovietica non si preparavano alla guerra.
"Eravamo pronti! – si scaldava il pensionato Molotov, rispondendo agli appunti sull'impreparazione. – Come si può dire che non lo eravamo?» Lo eravamo, certo. Ci preparavamo. Solo a cosa?...
Kirill ALEKSANDROV
"Novaja gazeta", http://www.novayagazeta.ru/society/53187.html (traduzione e note di Matteo Mazzoni)
[1]
Moskovskij
Gosudarstvennyj Institut Meždunarodnych Otnošenij
(Istituto Statale per le Relazioni Internazionali di Mosca).
[2]
Città della regione di Leningrado.
[3]
Georgi Mihailov Dimitrov, politico comunista bulgaro.
[4]
Rossijskij
Gosudarstvennyj Archiv Social'no-Političeskoj Istorii
(Archivio Statale Russo di Storia Socio-Politica).
[5]
Raboče-Krest'janskaja
Krasnaja Armija
(Armata Rossa degli Operai e dei Contadini), nome ufficiale completo
dell'esercito sovietivo.
[6]
Šifroval'noe
Otdelenie
(Sezione Cifrati).
[7]
Codice del fronte nord-occidentale.
[8]
Forse Kontrol'nyj
Punkt
(Punto di Controllo).
[9]
Nome russo prerivoluzionario di Panevėžys in Lituania.
[10]
Zamestitel'
Načal'nika General'nogo Štaba
(Vice-capo di Stato Maggiore).
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