Chi e come seguì Anna Politkovskaja nella fase iniziale della preparazione dell'omicidio
08.10.2012
Oggi i figli di Anna Politkovskaja Vera e Il'ja, come
pure i loro avvocati (Karinna Moskalenko, Anna Stavickaja, Roman
Karpinskij) devono firmare il protocollo di presa visione dei
materiali della causa penale nei confronti dell'ex-capo della
sezione del 4° ufficio della direzione investigativa e di ricerca
della GUVD [1]
di Mosca, il tenente colonnello Dmitrij Pavljučenkov,
posto in un procedimento a parte, in quanto l'accusato è giunto a
un accordo con gli inquirenti. Pavljučenkov
ha confessato di aver organizzato il
pedinamento dell'osservatrice della "Novaja gazeta" e di
aver procurato l'arma per il killer. Concluso l'accordo, firmato dal
vice-procuratore generale Viktor Grin', Pavljučenkov,
a tutta evidenza, si è impegnato a raccontare del suo ruolo nel
crimine e a riferire agli inquirenti tutti i fatti a lui noti.
La domanda principale oggi è: quanto Pavljučenkov ha adempiuto gli impegni presi? Le parti lese e i loro avvocati non escludono che non l'abbia fatto fino in fondo e se così fosse, da parte loro verrebbe presentata un'istanza per l'annullamento dell'accordo.
In ogni caso oggi si può già raccontare chi e come seguì Anna Politkovskaja nella fase iniziale della preparazione dell'omicidio.
Informazioni della "Novaja gazeta"
Discordanze
Nel corso del primo processo (vedi informazioni) i giornalisti della "Novaja gazeta" intervenuti come testimoni parlarono di molte circostanze della causa penale a loro note, ma non furono sentiti né dalla corte, né dai giornalisti, né dal pubblico. Uno dei momenti chiave delle nostre deposizioni era la presenza del "secondo anello di sorveglianza" su Politkovsakaja.
Gli inquirenti accusavano del pedinamento i due fratelli Machmudov, Džabrail e Ibragim. E confermarono le proprie conclusioni i cartellini di traffico dei collegamenti telefonici, le videoregistrazioni delle telecamere di sorveglianza esterna poste presso il luogo del crimine e che avevano registrato una "quattro" [3], con cui, secondo la versione degli inquirenti, i fratelli si spostavano e il 7 ottobre 2006 portarono il killer. Questo, presumibilmente, era loro fratello Rustam Machmudov, ricercato dalla fine degli anni '90 per sequestro di persona e vissuto con documenti falsi intestati a Nail' Zagidullin.
Ma tutta questa attività nelle vie Lesnaja e Aleksandr Nevskij fu osservata solo a partire dal 4-5 ottobre. E sosrsero grossi dubbi sul fatto che proprio i fratelli Machmudov si fossero rivelati così abili большое da poter stabilire in un tempo molto breve i percorsi e il grafico degli spostamenti di Anna Politkovskaja, la macchina con cui andava, il reale indirizzo di residenza e il posto di lavoro. Le fonti della "Novaja gazeta" nelle strutture armate hanno assicurato: da principio su Politkovskaja fu fatto un pedinamento professionale, i cui risultati furono poi semplicemente trasmessi agli esecutori. In questo contesto è stato rammentato anche il cognome di Pavljučenkov, che al momento del compimento del crimine era per l'appunto a capo degli "esterni" del GUVD.
Ma Pavljučenkov nella prima causa penale figurò solo come testimone. Sì, durante gli interrogatori parlò del fatto che qualcuno dei suoi sottoposti avrebbe potuto essere coinvolto nel caso e disse perfino il cognome del suo vice Dmitrij Lebedev. Lebedev fu arrestato, tuttavia non si riuscì a dimostrare la sua complicità nell'omicidio: confessò solo di aver fatto talvolta "lavori accessori", organizzando il pedinamento illegale di mogli infedeli e amanti, ma di non avere niente a che fare con il caso Politkovskaja e – a conferma – svolse perfino una verifica al poligrafo. Di conseguenza gli fu formulata un'accusa di abuso di potere che si è come riassorbita da sola. A dire il vero, Lebedev fu comunque licenziato dagli organi [4].
Sulla base di una dritta del testimone Pavljučenkov furono arrestati anche un certo Berkin e un certo Alimov, che lavoravano per una ČOP [5], ma anch'essi furono ben presto rilasciati, in quanto, certo, pedinavano, ma non Politkovskaja e non avevano a che fare con alcun omicidio e non erano neanche agenti attivi della direzione investigativa e di ricerca della GUVD.
Ed è tutto. Finora i "pedinatori" professionisti che osservarono Politkovskaja non sono stati rammentati in alcun modo, anche se gli inquirenti hanno cercato pure di capire: chi sono, per esempio, l'uomo e la donna che vanno dietro ad Anna nel magazzino Ramstore [6] il giorno dell'omicidio.
Il "testimone prezioso"
Fino all'estate 2007 gli inquirenti elaborarono molte versioni, rigettandole una dopo l'altra. Fu un lavoro titanico, in quanto di motivi per l'omicidio ce n'erano più che a sufficienza – qualcuno in ognuno dei più di 500 articoli di Anna Politkovskaja. Una particolare difficoltà consisteva nel fatto che nessuna informazione investigativa significativa era stata messa a disposizione degli inquirenti. E così fu finché all'orizzonte non balenò la figura dell'allora già ex tenente colonnello Dmitrij Pavljučenkov.
Giunsero a lui nell'ambito delle indagini su un'altra causa penale. Già nel 2006 dall'Ucraina era giunto in Russia l'ordine investigativo sull'attentato all'imprenditore Gennadij Korban. Il killer aveva sparato l'intero caricatore automatico contro l'automobile blindata dell'imprenditore, ma non gli aveva causato danno ed era stato arrestato. Gli agenti investigativi ucraini erano venuti a sapere che l'organizzatore dell'attentato era Lom-Ali Gajtukaev – un'autorità criminale, un tempo membro del gruppo criminale di "Lazan'ja" [7], figurando come testimoni tra gli altri pure nel caso dell'omicidio del giornalista Paul Khlebnikov [8].
Tra i contatti di Gajtukaev, che fu arrestato nell'agosto 2006, era stao scoperto dagli investigatori russi anche lo sbirro Pavljučenkov. Presero a torchiarlo negli interrogatori: sorse la supposizione fissa che fosse in qualche modo complice anche dei fatti ucraini. E Pavljučenkov, avendo evidentemente considerato le possibili conseguenze di una lunga detenzione, "tentennò": consegnò Gajtukaev e in qualità di "bonus" e di argomento supplementare in proprio favore prese a parlare dell'omicidio Politkovskaja. Sostanzialmente sulla base delle sue deposizioni iniziali furono svolti tutti gli arresti dell'agosto 2007.
Pavljučenkov fece nomi: i fratelli Machmudov, il proprio ex-amico, l'ex-capitano del RUBOP [9] Sergej Chadžikurbanov e il tenente colonnello dello FSB [10] Pavel Rjaguzov, tra i cui agenti, com'è venuta a sapere la "Novaja gazeta" c'erano uno dei fratelli e pure il loro zio – lo stesso Lom-Ali Gajtukaev.
Così Pavljučenkov da potenziale sospetto si trasformò nell'unico testimone "parlante", per cui era particolarmente prezioso per gli inquirenti. Ma dettedeposizioni confuse, che, certo, furono confermate, ma non in tutto, in tribunale non apparve convincente – a farla breve, si creò la percezione che lo stesso testmone avesse nel crimine un ruolo più significativo di quello che cercava di rappresentare. E i giurati non gli credettero.
In generale è la variante ideale – far mettere in carcere i complici, a cui deve anche molti soldi e nascondersi da altre persone maldisposte e creditori sotto il programma di protezione dei testimoni.
Gradualmente su Pavljučenkov si è saputo sempre di più. Per esempio, che con l'aiuto dei propri collaboratori sistemò il business del pedinamento illegale di concorrenti d'affari e alcuni di questi "lavori accessori" si conclusero con la morte dell'"oggetto". No, gli stessi ufficiali di polizia non uccisero nessuno, semplicemente trasmisero tutte le informazioni raccolte a persone interessate, senza entrare particolarmente nei dettagli. Oggi si può già supporre con certezza che Pavljučenkov e la sua gente abbiano avuto a che fare con un'intera serie di clamorosi omicidi su commissione, tra cui quello di Paul Khlebnikov.
Oltre al "business" derivato dalle possibilità di servizio, Pavljučenkov era un tipico "decisore": spostava gente, cercava di mercanteggiare cariche, procurava armi, "curava" il business delle macchinazioni con gli appartamenti di anziani e alcolizzati, girava intorno a confuse stazioni di servizio, in cui aggiustavano ciò che in altri posti avrebbero temuto di prendere.
Peraltro una di queste stazioni di servizio finora si è trovata direttamente sul territorio di un ufficio di quartiere del GIBDD [11]. La amministra un certo cittadino che vive in Russia presumibilmente con documenti "storti", che è stato cercato a lungo dalle forze dell'ordine bielorusse, che lo sospettavano di complicità in gravi crimini. Proprio in questa stazione di servizio qualche giorno prima dell'omicidio Politkovskaja, su richiesta di Pavljučenkov, fu riparata la stessa "quattro" con cui, a ben vedere, il killer si avvicinò pure alla casa della vittima.
Durante la propria tempestosa attività commerciale Pavljučenkov si fece non pochi nemici. Prima di tutto perché non adempiva sempre gli impegni presi, anche se prendeva sempre i soldi. Di conseguenza si impantanò nei debiti – il che non è sorprendente, in quanto aveva un'inclinazione ossessiva per i giochi automatici – e si è dato alle cose più pesanti.
Alla fine del 2006 fu costretto a licenziarsi dal Ministero degli Interni per motivi di salute, dopo essere sopravvissuto per miracolo in una comune rissa tra ubriachi. E adesso questi traumi e contusioni, subiti nel corso di "azioni militari", gli hanno permesso di uscire dal SIZO [12] su basi legali e andare agli arresti domiciliari.
Gli "esterni"
Come si presentano gli "esterni" della polizia. Nessuno conosce personalmente gli agenti di questo reparto. Li chiamano "agenti dell'intelligence", il che è giustificato – cognomi e dati dei questionari, per non parlare delle fotografie di questi ufficiali sono coperti dal segreto perfino per la maggior parte dei capi della direzione principale. E le loro automobili di servizio sono fornite di "privazioni di verifiche" – nessun agente del DPS [13] ha diritto di fermare ed esaminare queste macchine. Gli "agenti dell'intelligence" rendono conto del lavoro fatto solo ai loro capi e se i dati su questo capitano in qualche causa penale, vengono forniti del timbro "segretissimo" e nessuno permette a un comune inquirente di interrogarli. Molti "agenti dell'intelligence" sono persone che svolgono due compiti: le loro tessere con la striscia rossa di agenti di ruolo sono conservate nella cartoteca speciale dello FSB (la direzione investigstiva e di ricerca del GUVD di Mosca in generale si trova nella zona della piazza Lubjanskaja [14]).
Gli agenti della direzione investigativa e di ricerca si dividono in due categorie fondamentali: guide e "pedinatori". Nell'equipaggio, di regola, oltre all'autista ci sono due "agenti dell'intelligence" che accompagnano l'"oggetto", se questo decide di passare a piedi. Tra i "pedinatori" si valutano personalità non notevoli: uomini e donne, giovani e anziani, che vengono istruite a fondersi nella folla e a ricordare le persone non per il volto, ma per il passo, la schiena e la nuca. Lo scopo del lavoro e il cognome dell'oggetto di osservazione gli sono sconosciuti, ogni oggetto figura con una parola in codice perfino nei resoconti. Come hanno raccontato agenti della direzione investigativa e di ricerca che, presumibilmente, osservarono Politkovskaja e con cui mi è riuscito parlare, in un mese ci sono fino a dieci oggetti, cosicché i loro volti e i loro indirizzi si dimenticano all'istante, se, certo, durante il pedinamento non è successo qualcosa di straordinario. A seconda della complessità e dell'esperienza dell'"oggetto" possono lavorare due equipaggi a turno o alcuni contemporaneamente.
Nessuno di quelli con cui mi è riuscito parlare ha particolarmente nascosto che il "lavoro accessorio" è capitato spesso – lo consegna la dirigenza. In questo caso i resoconti del lavoro non venivano scritti – i rapporti andavano direttamente ai capi che avevano commissionato il pedinamento. Così fu anche con Politkovskaja. La paga è di 100-150 dollari al giorno di "lavoro accessorio". Non si usa fare alcuna domanda: danno i soldi, e meno sai, più a lungo lavori.
Il "secondo anello"
Anna Politkovskaja fu messa sotto osservazione nel 2006. Il compito fu dato ai propri sottoposti personalmente da Pavljučenkov, questi chiese i resoconti e verificò il lavoro degli equipaggi. Proprio questi trasmise agli "agenti dell'intelligence" l'indirizzo di residenza di questa. A dire il vero, a luglio il pedinamento si impantanò: la prima volta Anna abitò in un altro posto, la seconda andò in trasferta.
L'osservazione esterna della giornalista, a cui a turno partecipavano due equipaggi e nel complesso una decina di agenti del GUVD, riprese solo a settembre. Non rappresentava un "oggetto" di particolare complessità: il tragitto era lo stesso. Dalla casa dei genitori al grande magazzino, poi a casa sulla Lesnaja, poi all'ospedale, dove allora era la mamma di Anja, in seguito dai figli e al lavoro. E così ogni giorno. Dopo aver sepolto da poco il papà, divisa tra la mamma malata, la figlia incinta e il lavoro, la solitamente prudente Anna non faceva attenzione a ciò che accadeva intorno – era troppo stanca. E certamente non poteva scoprire il pedinamento professionale degli agenti di polizia, che venivano istruiti in modo speciale per seguire assassini e banditi. Solo una volta disse al figlio che le era sembrato che nell'ingresso fossero comparse delle persone strane – era qualche giorno prima dell'omicidio, quando nella faccenda si inserirono direttamente gli esecutori.
I dati dell'osservazione esterna furono trasmessi agli esecutori dell'omicidio ai primi di ottobre. A dire il vero, esiste una versione non confermata documentalmente, ma neanche smentita sul fatto che, per riassciurarsi sui ceceni che seguivano Anna negli ultimissimi giorni e facevano le prove dell'approccio e dell'uscita dell'assassino, fosse stato comunque stabilito un "controllo esterno". Se è così, andrà chiarito.
Molti di quelli che fecero "lavoro accessorio" seguendo Politkovskaja sono già stati licenziati dagli organi, qualcuno è stato in carcere, la maggior parte fa deposizioni su Pavljučenkov ed è sinceramente convinta che non possano esserci rimostranza da fare nei suoi confronti. Beh, hanno fatto guadagni extra…
Ma Pavljučenkov comunque da testimone si è trasformato in accusato. E' stato arrestato dopo che la "Novaja gazeta" è riuscita a trovare un testimone che era molto ben informato sul business criminale di Pavljučenkov e sulla sua partecipazione all'omicidio di Politkovskaja. A dire il vero, accordandosi con gli inquirenti, questo cerca come prima di restare nel ruolo di solo complice e non di organizzatore del crimine.
La pistola
Su Anna spararono cinque volte. Il killer gettò la pistola sul luogo del crimine – una IŽ [15] con silenziatore, rifatta per sparare proiettili da guerra. Si è chiarito che questa pistola è di una partita di armi che fu sequestrata ancora nei lontani anni '90, si materializzò in Daghestan e da là si diffuse per tutto il paese e il "vicino estero" [16]. Una delle pistole figurò come arma dell'omicidio nel caso del deputato Jušenkov [17]. Ma in risposta alla domanda su come questa concreta pistola sia finita in mano al killer, gli inquirenti non si sono avvicinati a questa interessante storia.
E solo qualche anno dopo sia gli inquirenti, sia la "Novaja gazeta" trovarono testimoni che erano stati presenti alla trasmissione dell'arma a Rustam Machmudov. La pistola con il silenziatore gli fu trasmessa dal tenente colonnello Pavljučenkov nell'estate 2006 sul territorio di una zona industriale di Mosca. E via via si è chiarito che Rustam Machmudov (alias Nail') era non poco noto ai sottoposti di Pavljučenkov, che più di una volta portarono in giro il criminale ricercato per varie necessità, una delle quali si accompagnava al pedinamento di un qualche uomo d'affari e si concluse con una sparatoria contro un'automobile di servizio. Questi ufficiali di polizia in generale sanno molto e adesso danno deposizioni ingenue: ma non potevamo neanche pensare che tutto fosse tanto criminale.
Cosa aspettarsi
Davanti ci sono due processi. Il primo, dove sul banco degli imputati risulterà solo Pavljučenkov, si svolgerà a porte chiuse. Ciò richiede la legge – le cause penali nei confronti di persone che si sono accordate con gli inquirenti vengono esaminate in modo particolare (senza testimoni, senza esame delle prove) e in assenza della stampa e del pubblico.
Certo, la parte lesa può fare appello contro l'accordo. Ma purtroppo inciamperà in un enorme buco nella legge russa. L'essenza è che l'opinione della parte lesa in questo caso ha carattere di pura richiesta: decideranno tutto l'inquirente, il vice-procuratore generale e la corte. E non c'è alcuna certezza che tutte queste istanze si metteranno dalla parte dei figli di Anna Politkovskaja e annulleranno l'accordo con il tenente colonnello, che non ha molta voglia di stare in carcere per l'intera durata della pena e che sa anche troppo.
E il 30 novembre di quest'anno scade il termine limite concesso per la detenzione del presunto killer Rustam Machmudov, arrestato nel maggio dello scorso anno in Cecenia nel corso di un'operazione quasi militare. Ciò significa che non più tardi del 30 ottobre dovrà iniziare a prendere conoscenza della sua causa penale. Il processo potrebbe iniziare a dicembre-gennaio. Sul banco degli imputati risulteranno Rustam, Ibragim e Džabrail Machmudov, Sergej Chadžikrubanov e Lom-Ali Gajtukaev.
Il mandante non sarà al processo. La causa penale in proposito è stata messa in un altro procedimento. Anche se l'accusato Pavljučenkov ne ha pure detto il cognome. Una persona accordatasi con gli inquirenti e che non vuole stare in carcere per l'intera durata della pena suppone che i mandanti siano Boris Berezovskije Achmet Zakaev [18]. A dire il vero, questi, a quanto è noto alla "Novaja gazeta", non ha presentato alcuna prova in merito. Penso che semplicemente conti molto sulla condiscendenza da parte di chi ha molta voglia di leggere proprio questi cognomi nella causa penale per l'omicidio di Anna Politkovskaja.
P.S. La "Novaja gazeta" è venuta a sapere che nell'estate 2006 l'UFSB [19] per Mosca e la regione di Mosca ricevette un ordine investigativo dall'UFSB della Kabardino-Balkaria – applicare l'intero complesso di misure investigative e di ricerca nei confronti dell'osservatrice della "Novaja gazeta" Anna Politkovskaja, che dialogava con i familiari degli arrestati come sospetti dell'attacco alla città di Nal'čik [20]. Alla "Novaja gazeta" è noto che tali misure dovevano essere applicate. Per intero complesso delle misure investigative e di ricerca si intende tra l'altro anche l'osservazione esterna. Ciò significa che Anna Politkovskaja fu seguita anche da "terzi" degli "esterni" dello FSB, che non potevano non notare i "concorrenti"? Se sì, di cosa e di quale periodo potrebbero anche essere testimoni? Per ora non ci sono risposte a queste domande.
Sergej Sokolov, "Novaja gazeta", http://www.novayagazeta.ru/inquests/54818.html (traduzione e note di Matteo Mazzoni)
La domanda principale oggi è: quanto Pavljučenkov ha adempiuto gli impegni presi? Le parti lese e i loro avvocati non escludono che non l'abbia fatto fino in fondo e se così fosse, da parte loro verrebbe presentata un'istanza per l'annullamento dell'accordo.
In ogni caso oggi si può già raccontare chi e come seguì Anna Politkovskaja nella fase iniziale della preparazione dell'omicidio.
Informazioni della "Novaja gazeta"
L'osservatrice della "Novaja
gazeta" Anna Politkovskaja fu uccisa nell'ingresso della
propria casa in via Lesnaja [2]
il 7 ottobre 2006. Nell'agosto 2007 si svolsero i primi arresti di
sospetti. Verso maggio 2008 in cella ne restavano solo quattro:
Džabrail
e Ibragim Machmudov, Sergej Chadžikurbanov
e Pavel Rjaguzov. Tra l'altro anche a Rjaguzov furono tolte le
accuse di complicità nell'omicidio di Politkovskaja – figurò
come complice di Chadžikurbanov
come sospettato di sequestro di persona.
Alla fine del 2008 nel Tribunale
Militare Distrettuale di Mosca iniziò il processo. All'inizio del
2009 la giuria emise un verdetto assolutorio. La Procura Generale
fece appello contro la sentenza alla Corte Suprema, che dopo alcune
sedute prese la decisione di rimandare il caso agli inquirenti: su
questo insistettero fino a ottenerlo la Procura, le parti lese e gli
avvocati degli imputati.
Al momento Džabrail
e Ibragim Machmudov sono in libertà e Sergej Chadžikurbanov
sta scontando una pena per un altro crimine. E' in libertà
anche Pavel Rjaguzov, il cui episodio fu messo in un procedimento a
parte.
Discordanze
Nel corso del primo processo (vedi informazioni) i giornalisti della "Novaja gazeta" intervenuti come testimoni parlarono di molte circostanze della causa penale a loro note, ma non furono sentiti né dalla corte, né dai giornalisti, né dal pubblico. Uno dei momenti chiave delle nostre deposizioni era la presenza del "secondo anello di sorveglianza" su Politkovsakaja.
Gli inquirenti accusavano del pedinamento i due fratelli Machmudov, Džabrail e Ibragim. E confermarono le proprie conclusioni i cartellini di traffico dei collegamenti telefonici, le videoregistrazioni delle telecamere di sorveglianza esterna poste presso il luogo del crimine e che avevano registrato una "quattro" [3], con cui, secondo la versione degli inquirenti, i fratelli si spostavano e il 7 ottobre 2006 portarono il killer. Questo, presumibilmente, era loro fratello Rustam Machmudov, ricercato dalla fine degli anni '90 per sequestro di persona e vissuto con documenti falsi intestati a Nail' Zagidullin.
Ma tutta questa attività nelle vie Lesnaja e Aleksandr Nevskij fu osservata solo a partire dal 4-5 ottobre. E sosrsero grossi dubbi sul fatto che proprio i fratelli Machmudov si fossero rivelati così abili большое da poter stabilire in un tempo molto breve i percorsi e il grafico degli spostamenti di Anna Politkovskaja, la macchina con cui andava, il reale indirizzo di residenza e il posto di lavoro. Le fonti della "Novaja gazeta" nelle strutture armate hanno assicurato: da principio su Politkovskaja fu fatto un pedinamento professionale, i cui risultati furono poi semplicemente trasmessi agli esecutori. In questo contesto è stato rammentato anche il cognome di Pavljučenkov, che al momento del compimento del crimine era per l'appunto a capo degli "esterni" del GUVD.
Ma Pavljučenkov nella prima causa penale figurò solo come testimone. Sì, durante gli interrogatori parlò del fatto che qualcuno dei suoi sottoposti avrebbe potuto essere coinvolto nel caso e disse perfino il cognome del suo vice Dmitrij Lebedev. Lebedev fu arrestato, tuttavia non si riuscì a dimostrare la sua complicità nell'omicidio: confessò solo di aver fatto talvolta "lavori accessori", organizzando il pedinamento illegale di mogli infedeli e amanti, ma di non avere niente a che fare con il caso Politkovskaja e – a conferma – svolse perfino una verifica al poligrafo. Di conseguenza gli fu formulata un'accusa di abuso di potere che si è come riassorbita da sola. A dire il vero, Lebedev fu comunque licenziato dagli organi [4].
Sulla base di una dritta del testimone Pavljučenkov furono arrestati anche un certo Berkin e un certo Alimov, che lavoravano per una ČOP [5], ma anch'essi furono ben presto rilasciati, in quanto, certo, pedinavano, ma non Politkovskaja e non avevano a che fare con alcun omicidio e non erano neanche agenti attivi della direzione investigativa e di ricerca della GUVD.
Ed è tutto. Finora i "pedinatori" professionisti che osservarono Politkovskaja non sono stati rammentati in alcun modo, anche se gli inquirenti hanno cercato pure di capire: chi sono, per esempio, l'uomo e la donna che vanno dietro ad Anna nel magazzino Ramstore [6] il giorno dell'omicidio.
Il "testimone prezioso"
Fino all'estate 2007 gli inquirenti elaborarono molte versioni, rigettandole una dopo l'altra. Fu un lavoro titanico, in quanto di motivi per l'omicidio ce n'erano più che a sufficienza – qualcuno in ognuno dei più di 500 articoli di Anna Politkovskaja. Una particolare difficoltà consisteva nel fatto che nessuna informazione investigativa significativa era stata messa a disposizione degli inquirenti. E così fu finché all'orizzonte non balenò la figura dell'allora già ex tenente colonnello Dmitrij Pavljučenkov.
Giunsero a lui nell'ambito delle indagini su un'altra causa penale. Già nel 2006 dall'Ucraina era giunto in Russia l'ordine investigativo sull'attentato all'imprenditore Gennadij Korban. Il killer aveva sparato l'intero caricatore automatico contro l'automobile blindata dell'imprenditore, ma non gli aveva causato danno ed era stato arrestato. Gli agenti investigativi ucraini erano venuti a sapere che l'organizzatore dell'attentato era Lom-Ali Gajtukaev – un'autorità criminale, un tempo membro del gruppo criminale di "Lazan'ja" [7], figurando come testimoni tra gli altri pure nel caso dell'omicidio del giornalista Paul Khlebnikov [8].
Tra i contatti di Gajtukaev, che fu arrestato nell'agosto 2006, era stao scoperto dagli investigatori russi anche lo sbirro Pavljučenkov. Presero a torchiarlo negli interrogatori: sorse la supposizione fissa che fosse in qualche modo complice anche dei fatti ucraini. E Pavljučenkov, avendo evidentemente considerato le possibili conseguenze di una lunga detenzione, "tentennò": consegnò Gajtukaev e in qualità di "bonus" e di argomento supplementare in proprio favore prese a parlare dell'omicidio Politkovskaja. Sostanzialmente sulla base delle sue deposizioni iniziali furono svolti tutti gli arresti dell'agosto 2007.
Pavljučenkov fece nomi: i fratelli Machmudov, il proprio ex-amico, l'ex-capitano del RUBOP [9] Sergej Chadžikurbanov e il tenente colonnello dello FSB [10] Pavel Rjaguzov, tra i cui agenti, com'è venuta a sapere la "Novaja gazeta" c'erano uno dei fratelli e pure il loro zio – lo stesso Lom-Ali Gajtukaev.
Così Pavljučenkov da potenziale sospetto si trasformò nell'unico testimone "parlante", per cui era particolarmente prezioso per gli inquirenti. Ma dettedeposizioni confuse, che, certo, furono confermate, ma non in tutto, in tribunale non apparve convincente – a farla breve, si creò la percezione che lo stesso testmone avesse nel crimine un ruolo più significativo di quello che cercava di rappresentare. E i giurati non gli credettero.
In generale è la variante ideale – far mettere in carcere i complici, a cui deve anche molti soldi e nascondersi da altre persone maldisposte e creditori sotto il programma di protezione dei testimoni.
Gradualmente su Pavljučenkov si è saputo sempre di più. Per esempio, che con l'aiuto dei propri collaboratori sistemò il business del pedinamento illegale di concorrenti d'affari e alcuni di questi "lavori accessori" si conclusero con la morte dell'"oggetto". No, gli stessi ufficiali di polizia non uccisero nessuno, semplicemente trasmisero tutte le informazioni raccolte a persone interessate, senza entrare particolarmente nei dettagli. Oggi si può già supporre con certezza che Pavljučenkov e la sua gente abbiano avuto a che fare con un'intera serie di clamorosi omicidi su commissione, tra cui quello di Paul Khlebnikov.
Oltre al "business" derivato dalle possibilità di servizio, Pavljučenkov era un tipico "decisore": spostava gente, cercava di mercanteggiare cariche, procurava armi, "curava" il business delle macchinazioni con gli appartamenti di anziani e alcolizzati, girava intorno a confuse stazioni di servizio, in cui aggiustavano ciò che in altri posti avrebbero temuto di prendere.
Peraltro una di queste stazioni di servizio finora si è trovata direttamente sul territorio di un ufficio di quartiere del GIBDD [11]. La amministra un certo cittadino che vive in Russia presumibilmente con documenti "storti", che è stato cercato a lungo dalle forze dell'ordine bielorusse, che lo sospettavano di complicità in gravi crimini. Proprio in questa stazione di servizio qualche giorno prima dell'omicidio Politkovskaja, su richiesta di Pavljučenkov, fu riparata la stessa "quattro" con cui, a ben vedere, il killer si avvicinò pure alla casa della vittima.
Durante la propria tempestosa attività commerciale Pavljučenkov si fece non pochi nemici. Prima di tutto perché non adempiva sempre gli impegni presi, anche se prendeva sempre i soldi. Di conseguenza si impantanò nei debiti – il che non è sorprendente, in quanto aveva un'inclinazione ossessiva per i giochi automatici – e si è dato alle cose più pesanti.
Alla fine del 2006 fu costretto a licenziarsi dal Ministero degli Interni per motivi di salute, dopo essere sopravvissuto per miracolo in una comune rissa tra ubriachi. E adesso questi traumi e contusioni, subiti nel corso di "azioni militari", gli hanno permesso di uscire dal SIZO [12] su basi legali e andare agli arresti domiciliari.
Gli "esterni"
Come si presentano gli "esterni" della polizia. Nessuno conosce personalmente gli agenti di questo reparto. Li chiamano "agenti dell'intelligence", il che è giustificato – cognomi e dati dei questionari, per non parlare delle fotografie di questi ufficiali sono coperti dal segreto perfino per la maggior parte dei capi della direzione principale. E le loro automobili di servizio sono fornite di "privazioni di verifiche" – nessun agente del DPS [13] ha diritto di fermare ed esaminare queste macchine. Gli "agenti dell'intelligence" rendono conto del lavoro fatto solo ai loro capi e se i dati su questo capitano in qualche causa penale, vengono forniti del timbro "segretissimo" e nessuno permette a un comune inquirente di interrogarli. Molti "agenti dell'intelligence" sono persone che svolgono due compiti: le loro tessere con la striscia rossa di agenti di ruolo sono conservate nella cartoteca speciale dello FSB (la direzione investigstiva e di ricerca del GUVD di Mosca in generale si trova nella zona della piazza Lubjanskaja [14]).
Gli agenti della direzione investigativa e di ricerca si dividono in due categorie fondamentali: guide e "pedinatori". Nell'equipaggio, di regola, oltre all'autista ci sono due "agenti dell'intelligence" che accompagnano l'"oggetto", se questo decide di passare a piedi. Tra i "pedinatori" si valutano personalità non notevoli: uomini e donne, giovani e anziani, che vengono istruite a fondersi nella folla e a ricordare le persone non per il volto, ma per il passo, la schiena e la nuca. Lo scopo del lavoro e il cognome dell'oggetto di osservazione gli sono sconosciuti, ogni oggetto figura con una parola in codice perfino nei resoconti. Come hanno raccontato agenti della direzione investigativa e di ricerca che, presumibilmente, osservarono Politkovskaja e con cui mi è riuscito parlare, in un mese ci sono fino a dieci oggetti, cosicché i loro volti e i loro indirizzi si dimenticano all'istante, se, certo, durante il pedinamento non è successo qualcosa di straordinario. A seconda della complessità e dell'esperienza dell'"oggetto" possono lavorare due equipaggi a turno o alcuni contemporaneamente.
Nessuno di quelli con cui mi è riuscito parlare ha particolarmente nascosto che il "lavoro accessorio" è capitato spesso – lo consegna la dirigenza. In questo caso i resoconti del lavoro non venivano scritti – i rapporti andavano direttamente ai capi che avevano commissionato il pedinamento. Così fu anche con Politkovskaja. La paga è di 100-150 dollari al giorno di "lavoro accessorio". Non si usa fare alcuna domanda: danno i soldi, e meno sai, più a lungo lavori.
Il "secondo anello"
Anna Politkovskaja fu messa sotto osservazione nel 2006. Il compito fu dato ai propri sottoposti personalmente da Pavljučenkov, questi chiese i resoconti e verificò il lavoro degli equipaggi. Proprio questi trasmise agli "agenti dell'intelligence" l'indirizzo di residenza di questa. A dire il vero, a luglio il pedinamento si impantanò: la prima volta Anna abitò in un altro posto, la seconda andò in trasferta.
L'osservazione esterna della giornalista, a cui a turno partecipavano due equipaggi e nel complesso una decina di agenti del GUVD, riprese solo a settembre. Non rappresentava un "oggetto" di particolare complessità: il tragitto era lo stesso. Dalla casa dei genitori al grande magazzino, poi a casa sulla Lesnaja, poi all'ospedale, dove allora era la mamma di Anja, in seguito dai figli e al lavoro. E così ogni giorno. Dopo aver sepolto da poco il papà, divisa tra la mamma malata, la figlia incinta e il lavoro, la solitamente prudente Anna non faceva attenzione a ciò che accadeva intorno – era troppo stanca. E certamente non poteva scoprire il pedinamento professionale degli agenti di polizia, che venivano istruiti in modo speciale per seguire assassini e banditi. Solo una volta disse al figlio che le era sembrato che nell'ingresso fossero comparse delle persone strane – era qualche giorno prima dell'omicidio, quando nella faccenda si inserirono direttamente gli esecutori.
I dati dell'osservazione esterna furono trasmessi agli esecutori dell'omicidio ai primi di ottobre. A dire il vero, esiste una versione non confermata documentalmente, ma neanche smentita sul fatto che, per riassciurarsi sui ceceni che seguivano Anna negli ultimissimi giorni e facevano le prove dell'approccio e dell'uscita dell'assassino, fosse stato comunque stabilito un "controllo esterno". Se è così, andrà chiarito.
Molti di quelli che fecero "lavoro accessorio" seguendo Politkovskaja sono già stati licenziati dagli organi, qualcuno è stato in carcere, la maggior parte fa deposizioni su Pavljučenkov ed è sinceramente convinta che non possano esserci rimostranza da fare nei suoi confronti. Beh, hanno fatto guadagni extra…
Ma Pavljučenkov comunque da testimone si è trasformato in accusato. E' stato arrestato dopo che la "Novaja gazeta" è riuscita a trovare un testimone che era molto ben informato sul business criminale di Pavljučenkov e sulla sua partecipazione all'omicidio di Politkovskaja. A dire il vero, accordandosi con gli inquirenti, questo cerca come prima di restare nel ruolo di solo complice e non di organizzatore del crimine.
La pistola
Su Anna spararono cinque volte. Il killer gettò la pistola sul luogo del crimine – una IŽ [15] con silenziatore, rifatta per sparare proiettili da guerra. Si è chiarito che questa pistola è di una partita di armi che fu sequestrata ancora nei lontani anni '90, si materializzò in Daghestan e da là si diffuse per tutto il paese e il "vicino estero" [16]. Una delle pistole figurò come arma dell'omicidio nel caso del deputato Jušenkov [17]. Ma in risposta alla domanda su come questa concreta pistola sia finita in mano al killer, gli inquirenti non si sono avvicinati a questa interessante storia.
E solo qualche anno dopo sia gli inquirenti, sia la "Novaja gazeta" trovarono testimoni che erano stati presenti alla trasmissione dell'arma a Rustam Machmudov. La pistola con il silenziatore gli fu trasmessa dal tenente colonnello Pavljučenkov nell'estate 2006 sul territorio di una zona industriale di Mosca. E via via si è chiarito che Rustam Machmudov (alias Nail') era non poco noto ai sottoposti di Pavljučenkov, che più di una volta portarono in giro il criminale ricercato per varie necessità, una delle quali si accompagnava al pedinamento di un qualche uomo d'affari e si concluse con una sparatoria contro un'automobile di servizio. Questi ufficiali di polizia in generale sanno molto e adesso danno deposizioni ingenue: ma non potevamo neanche pensare che tutto fosse tanto criminale.
Cosa aspettarsi
Davanti ci sono due processi. Il primo, dove sul banco degli imputati risulterà solo Pavljučenkov, si svolgerà a porte chiuse. Ciò richiede la legge – le cause penali nei confronti di persone che si sono accordate con gli inquirenti vengono esaminate in modo particolare (senza testimoni, senza esame delle prove) e in assenza della stampa e del pubblico.
Certo, la parte lesa può fare appello contro l'accordo. Ma purtroppo inciamperà in un enorme buco nella legge russa. L'essenza è che l'opinione della parte lesa in questo caso ha carattere di pura richiesta: decideranno tutto l'inquirente, il vice-procuratore generale e la corte. E non c'è alcuna certezza che tutte queste istanze si metteranno dalla parte dei figli di Anna Politkovskaja e annulleranno l'accordo con il tenente colonnello, che non ha molta voglia di stare in carcere per l'intera durata della pena e che sa anche troppo.
E il 30 novembre di quest'anno scade il termine limite concesso per la detenzione del presunto killer Rustam Machmudov, arrestato nel maggio dello scorso anno in Cecenia nel corso di un'operazione quasi militare. Ciò significa che non più tardi del 30 ottobre dovrà iniziare a prendere conoscenza della sua causa penale. Il processo potrebbe iniziare a dicembre-gennaio. Sul banco degli imputati risulteranno Rustam, Ibragim e Džabrail Machmudov, Sergej Chadžikrubanov e Lom-Ali Gajtukaev.
Il mandante non sarà al processo. La causa penale in proposito è stata messa in un altro procedimento. Anche se l'accusato Pavljučenkov ne ha pure detto il cognome. Una persona accordatasi con gli inquirenti e che non vuole stare in carcere per l'intera durata della pena suppone che i mandanti siano Boris Berezovskije Achmet Zakaev [18]. A dire il vero, questi, a quanto è noto alla "Novaja gazeta", non ha presentato alcuna prova in merito. Penso che semplicemente conti molto sulla condiscendenza da parte di chi ha molta voglia di leggere proprio questi cognomi nella causa penale per l'omicidio di Anna Politkovskaja.
P.S. La "Novaja gazeta" è venuta a sapere che nell'estate 2006 l'UFSB [19] per Mosca e la regione di Mosca ricevette un ordine investigativo dall'UFSB della Kabardino-Balkaria – applicare l'intero complesso di misure investigative e di ricerca nei confronti dell'osservatrice della "Novaja gazeta" Anna Politkovskaja, che dialogava con i familiari degli arrestati come sospetti dell'attacco alla città di Nal'čik [20]. Alla "Novaja gazeta" è noto che tali misure dovevano essere applicate. Per intero complesso delle misure investigative e di ricerca si intende tra l'altro anche l'osservazione esterna. Ciò significa che Anna Politkovskaja fu seguita anche da "terzi" degli "esterni" dello FSB, che non potevano non notare i "concorrenti"? Se sì, di cosa e di quale periodo potrebbero anche essere testimoni? Per ora non ci sono risposte a queste domande.
Sergej Sokolov, "Novaja gazeta", http://www.novayagazeta.ru/inquests/54818.html (traduzione e note di Matteo Mazzoni)
[1]
Glavnoe Upravlenie
Vnutrennich Del (Direzione
Centrale degli Affari Interni), la sede principale della polizia.
[2]
"Del Bosco", via della zona nord-occidentale di Mosca.
[3]
Nome colloquiale dell'auto russa VAZ (Volžskij
Avtomobil'nyj Zavod
– Fabbrica di Automobili del Volga) 2104, evoluzione della VAZ
2102, che derivava dalla Fiat 124 familiare.
[4]
Gli organi del Ministero degli Interni (si dice soprattutto degli
agenti segreti).
[5]
Častnoe
Ochrannoe Predprijatie
(Impresa di Sicurezza Privata).
[6]
Grandi magazzini della compagnia turca Migros (poi passati alla turca
Enka) nella zona occidentale di Mosca.
[7]
"Lasagna", ristorante del centro di Mosca, luogo di ritrovo
di un noto gruppo criminale.
[8]
Giornalista investigativo americano di origine russa ucciso a Mosca
nel 2004.
[9]
Rajonnoe
Upravlenie po Bor'be s Organizovannoj Prestupnost'ju
(Direzione di Quartiere per la Lotta alla Criminalità Organizzata).
[10]
Federal'naja
Služba Bezopasnosti
(Servizio Federale di Sicurezza), il principale servizio segreto
russo.
[11]
Gosudarstvennaja
Inspekcija po Bezopasnosti Dorožnogo Dviženija
(Ispettorato Statale per la Sicurezza del Traffico Stradale), in
pratica la polizia stradale.
[12]
Sledstvennyj
IZOljator
(Carcere di Custodia Cautelare).
[13]
Dorožno-Postovaja
Služba
(Servizio di Posto di Blocco Stradale).
[14]
Piazza del centro di Mosca dove si trova l'ex sede del KGB, ora sede
dello FSB.
[15]
Abbreviazione di Iževsk, città della Russia centro-orientale dove
si fabbricano anche i kalashnikov.
[16]
Cioè i paesi della ex-URSS.
[17]
Sergej Nikolaevič Jušenkov, deputato liberale ucciso nel 2004,
ufficialmente da uomini del suo partito vicini al faccendiere Boris
Abramovič Berezovskij.
[18]
Achmed (la grafia del nome è sempre incerta) Chalidovič Zakaev, uno
dei leader indipendentisti ceceni.
[19]
Upravlenie
Federal'noj Služby Bezopasnosti (Direzione
del Servizio Federale di Sicurezza), dipartimento locale dello FSB.
Vedi nota 10.
[20]
Capitale della Kabardino-Balkaria.
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