Dopo Putin
Il fatto è che finora è andato sulle galere come
una principessa cinese su un lago, tutta tra i fiori e a suon di
musica. Sarà molto peggio
05.10.2012
Nelle idee sul futuro c'è discordia: o il regime crollerà ed è lì lì per cadere o... Nel potere c'è il proprio assortimento di emozioni: dalla decisione panica al panico deciso. Tutti hanno già capito: questa storia non finirà semplicemente La gente si interessa vivacemente a come e cosa sarà poi, ma su questo da noi o non si dice niente o si esprimono profezie affrettate, che spaventano con rivoluzioni e trasformazioni in uno stato-lumpen.
Sulla rivoluzione
Questa sonora parola finora causa reazione nei
cuori, turbamento nelle anime e oscurità nelle menti. Di solito si
intende una tipica rivolta con la presa dell'"ufficio centrale"
e un cambiamento di potere violento, dimenticando le rivoluzioni
nella scienza e nelle tecnologie, nella sfera militare,
nell'economia e nella geo-strategia, nella consapevolezza e nei
mezzi per colpirla in massa. Ma invano: tutto questo è legato.
Sotto il "socio-sconvolgimento" della superficie (B.
Grušin
[1]) si verificano
mutamenti profondi, talvolta tettonici e noi qui non siamo
un'eccezione. Semplicemente non bisogna appassionarsi tanto alla
politica operativa e alla fattualità rapida che F. Braudel chiamava
"polvere della storia".
Questo cambia l'orizzonte e il punto di vista. Se
Vladimir Vladimirovič
Putin, anno di nascita 1952 dalla Nascita di Cristo, è
venuto del tutto a noia a una parte significativa della società e
perfino alla "migliore" (V. Surkov [2]),
ciò non è ancora motivo per togliere le pietre dal lastrico. Se,
come adesso è di moda esprimersi, le divergenze con il regime sono
particolarmente estetiche o stilistiche, il più adeguato ora è
l'albatro della rivoluzione Limonov [3],
che al teatro del potere risponde con provocazioni stilistiche.
Tuttavia la questione è più seria. Le misurazioni
della dinamica innovativa mostrano che anche l'umanità
relativamente progressiva è già caduta nella rivoluzione
permanente che Trockij sognava. Il commissario del popolo per le
questioni militari e marittime fuma nervosamente, rivoltandosi nella
tomba insieme alle guide del proletariato. Noi, al contrario, ci
muoveremo con passo sicuro verso la controrivoluzione culturale. Per
tutto l'inizio del nuovo millennio e del nuovo secolo la Russia ha
cozzato contro una malinconica "stabilità" come una
tartaruga contro il vetro dell'acquario e adesso la girano del tutto
contro il corso del tempo.
Ci sono paesi che inventano tutto e ci sono paesi
che producono tutto. C'è un paese che non inventa nulla e non
produce nulla, ma barcolla e rincorre soltanto. Presto i primi e i
secondi inventeranno e produrranno qualcosa (già come prototipo),
dopo di che i terzi diventeranno superflui e allora questi mondi si
uniranno sopra di noi, tra l'altro perfino senza spartizioni di
territorio e guerre per l'"eredità russa". I resti del
capitale umano se ne andranno da soli e in questa parte di
terraferma resterà una stirpe inselvatichita, le cui guide si
daranno delle arie con iPhone di vecchia generazione e Kalina [4]
vintage.
L'uscita presuppone due episodi. Prima di muoversi
in qualche direzione, bisogna ancora garantire la stessa possibilità
di scelta e di cambiamento di corso. Ora nella direzione tutto si è
confuso e questa bella discesa porterà dritto nella pattumiera
della storia. Perciò prima c'è una virata con uscita dal
beccheggio e in seguito un aumento di velocità e di altitudine.
Prima il ritorno della politica nel senso proprio, quasi schmittiano
della parola e in seguito la soluzione dei "compiti storici".
L'attuale costruzione non li risolve e non li risolverà, cade dalla
storia, non in un post-moderno, ma nella merda [5]:
la feccia della civiltà è il prodotto naturale di un metabolismo
non culturale.
Questi stadi hanno un diverso rapporto con la
rivoluzionarietà, in particolare nei confronti delle forme del
processo e del suo contenuto: ci sono passaggi storici rivoluzionari
per profondità e dimensioni dei mutamenti, ma che evitano
felicemente le catastrofi abituali per le rivoluzioni
("ri-evoluzioni" – A. Ksan [6]).
All'inizio degli anni '90 la Russia sperimentò una rottura prossima
al cambiamento di formazione del materialismo storico. Organizzare
il mercato e la libertà sulle rovine dell'URSS non risultò più
semplice che creare per la prima volta nella storia un'economia
pianificata e un dispotismo monopartitico. Ora è peggio. Cambiare
il "vettore di sviluppo" (anche se quale diavolo di
sviluppo c'è qui?), passare dall'esportazione di risorse e dalla
redistribuzione alla produzione e all'innovazione su larga scala
sarà un dramma più forte della "grande svolta" di Stalin
o di Gajdar [7]. Il
superamento della propria storia, l'uscita di un'intera civiltà
dell'esportazione di lino e canapa...
Su questo sfondo non è più così importante in
quale precisa forma si verificherà la rottura dell'inerzia:
smantellamento e riforma, rivoluzione semplice o di velluto,
ribellione di successo o rivolgimento di palazzo (la variante
"tabacchiera in una tempia" [8]
è esclusa per estremismo). Come dice l'artista Pčel'nikov
[9], sono una persona di
principio, mi è indifferente. Ed è giusto: si tratta solo del
punto iniziale di movimento.
La forma di passaggio dipende dal tempo di partenze:
quanto prima, tanto più dolcemente. Si è già andati abbastanza
lontano, ma resta ancora la variante del compromesso con il nucleo
elitario di transizione, che scambia l'inizio della trasformazione
con la garanzia della sicurezza per i partecipanti al patto. Queste
cerniere politiche sono senza principi, ma non condannano affatto
alla poca risolutezza le future trasformazioni. Proprio come le
rivoluzioni non garantiscono precisamente uno slancio in avanti. In
astronomia (da qui viene il termine) "rivoluzione"
significa ritorno di un pianeta sulla propria strada. La storia
conferma questo modello (se, certamente, non è uno strappo totale
nella restaurazione).
E al contrario: più avanti, più duro. Quando non
resta altra uscita, tocca consolarsi con il fatto che ciò che è
estremamente spiacevole salva del tutto dall'incubo senza fine, come
la chirurgia del pus dalla cancrena. Ma neanche qui c'è da
innervosirsi tanto per l'immaginato odore di sangue e distruzione:
succede anche senza fanatismo.
Ma per iniziare bisogna almeno sedersi nel senso di
marcia – fare i conti con l'ideologia.
Sullo stato
Le menti coraggiose si sono messe d'accordo fino
all'emendamento della Costituzione e alla nuova struttura statale
appena istituita in Russia. Ma questo sarà uno "slancio"
nello stesso vicolo cieco: nel colloquio mancano del tutto i campi
pre- e post-costituzionali.
L'opinione secondo cui lo strappo verso
l'autoritarismo sarebbe fondato nella Costituzione vigente è un
mito di condimento. Nessuno si è degnato di mostrare sulla base di
quale disposizione e in osservanza di quale norma costituzionale si
compie questa deriva attraverso il feudalesimo fino al dispotismo.
Tuttavia per il potere si crea un alibi: questo si permette ciò
perché la Costituzione è fatta così. Sintonizzare l'attenzione
dalle violazioni della Costituzione alla sua presunta struttura
autoritaria non è la trovata più intelligente e tempestiva.
Ma qui si nasconde anche una trappola più
pericolosa, forse due.
Rompendo con l'epoca precedente, l'abbiamo fissato
formalmente e in parte tecnologicamente (azione diretta) nella
Costituzione, ma senza un documento pre-costituzionale di livello
ideologico. Ė.
Solov'ëv
[10] ha mostrato
che la Dichiarazione Universale del 1948 era anche il giuramento dei
popoli di non permettere più cataclismi come la storia con il
fascismo [11]. In Russia
una dichiarazione più letteraria e storiosofica che formale-legale
sarebbe tanto più a proposito – e in un formato meno lapidario
che nel documento dell'ONU (la sua parte di orientamento si
implementa nelle Costituzioni degli stati). Chiunque ora si
riferisca alla lettera e allo spirito della Legge Fondamentale è
costretto a esportare dal testo e ricostruire questo spirito, con
cui gli uni si congratulano, ma altri mandano a dire: non infili
tutta l'ideologia in un documento giuridico. Una dichiarazione,
certo, difficilmente ferma qualcuno, ma sarebbe più complesso
affogare la discussione nella casistica e il cinismo del crimine
anticostituzionale verrebbe fuori più distintamente.
Tuttavia le trappole principali sono nel campo
post-costituzionale. Se la gente sputa sulla Legge Fondamentale,
violando apertamente e riscrivendo radicalmente la legislazione
attuale, perché non farà lo stesso anche con la nuova? Cosa
impedirà di ripetere l'esperienza sotto lo sguardo indifferente o
anche incoraggiante della "maggioranza" – reale o
falsificata?
Il problema del potere, dello stato, dello status
del popolo è un baule senza fondo, aperto il quale, per ora abbiamo
acchiappato solo quel che più in alto. Ci sono ancora la pratica
della quotidianità e la microfisica del potere, che dal basso e
dall'interno determinano l'ambiente in cui la grande politica si
realizza. Pensare che il paese cambierà senza un forte movimento in
questi strati è un crudele autoinganno.
Ancora più complesso è con i rapporti federali,
con lo stesso tipo di assemblaggio di questa struttura statale, con
la scelta nello spettro tra impero, stato nazionale, repubblica...
Anche se, a differenza di chi si appassiona a questo tema, temo che
per ora la Russia sia piuttosto un magnete, che conserva la polarità
a tagliarlo nei pezzi più piccoli: resterebbe un impero anche a
comprimerla fino ai confini della regione di Mosca. Che fino alla
precisa rovina in parti civili è un'idea teoricamente giusta, ma
per ora praticamente irrealizzabile e politicamente perdente,
perfino suicida. L'impianto è minato e pieno di trappole.
Ma se non ci occuperemo di questo, affogheremo comunque nelle rivelazioni di V. Pastuchov [12], che ritiene che bisogna rendere questo stato debole grande, maggiore dell'attuale e uscire dal collasso con le sue forze. Il sogno abituale di uno statalista e la solita zuppa: bisogna cambiare non la gente, ma il sistema, perciò cambieremo una dittatura con una dittatura, là verranno nuove persone della minoranza giusta e queste... Una qualche logica da sottufficiale, da vedova. I commentatori hanno ragione: se sulla Costituzione avesse detto tante sciocchezze uno studente, l'avrebbero mandato a casa a studiare il materiale. La frase "Il liberalismo è incorporato nell'ordine costituzionale e non il contrario" è nata proprio sotto l'effetto di funghi allucinogeni Ma è popolare. A dirla semplice, tutto questo culto della pura volontà e delle decisioni autoritarie fa il verso al decisionismo parasemico-ctonio di tipo naturalizzante-degenerativo (M. Heidegger). Ma a dirla scientificamente, attraverso la riconoscibile base teorica del fascismo qui passano gli orientamenti di tutt'altri desideri politici. Capita così quando con un solo atto si vogliono soddisfare i liberali e i fanatici dell'ordine.
Sul tempo e su noi stessi
Tuttavia tutti questi approfondimenti non devono
guastare il momento politico. Tutto deve svilupparsi gradualmente.
Qualcuno ha notato: è stupido seccare la gente con la richiesta di
un "programma positivo", quando molto raramente si è
riunita per togliere inizialmente un cavallo morto dalla strada. Ed
è giusto: le negazioni (i sistemi di divieti) riuniscono sempre le
persone più semplicemente dei progetti. Qui presto in un respiro
otterremo una nuova comunità storica – lo stanco popolo della
Russia dal nome "Russia senza Putin".
Ma ecco che ai profeti della rivoluzione si
richiedono gli scenari. Falliranno le Olimpiadi e dopo una
provocazione nel Caucaso a Mosca introdurranno lo stato di
emergenza? Alla protesta si uniranno quelli che soffrono per la
riforma del sistema pensionistico? Un criminale dell'OMON [13]
storpierà un vecchietto che vuole un appartamento, le carrozze
circonderanno Rublëvka
[14] e
bloccheranno un corteo ufficiale, l'"Aurora" [15]
attraverso la Jauza [16]
entrerà nella Moscova, un battaglione femminile assalterà il sesto
edificio del Cremlino, si formalizzerà un'alternativa di apparato e
militare che bloccherà la risposta armata, la folla prenderà la
Duma, il GUM [17] e
"Ostankino" [18],
il paese sbalordito resterà bloccato davanti agli schermi con
Naval'nyj [19] e Milov e
al contempo, tracciando il cielo notturno dal lato del confine di
Stato, si muoverà la silhouette di una gru siberiana vestita da
donna su un deltaplano a comando manuale... o un intero stormo?
L'avete sognato?
La salvezza è in qualcos'altro. Bisogna sviluppare
al massimo la difesa dei sentimenti dei credenti: contare quante
volte e come li hanno offesi e in seguito traslare questa logica
senza compromessi su tutti quelli i cui sentimenti, dignità e
diritti questo potere spregia ogni giorno e ogni ora in milioni di
episodi senza temere il peccato, l'odio dei contemporanei e il
disprezzo dei posteri. Proprio questi diritti bisogna gettarsi a
difendere per strappare il paese dai binari dell'arretratezza.
Ciò sarebbe più utile per lo stesso regime
dell'attività creativa di norme sulla Mochovaja [21],
sempre più simile a uno spasmo accuratamente meditata e
culturalmente coordinato.
Un compromesso non è così irreale, se si tiene
conto del fatto che con il cambiamento della situazione questo
potere merita sempre meno che ci si attacchi ad esso. Il fatto è
che finora Putin è andato sulle galere come una principessa cinese
su un lago, tutta tra i fiori e a suon di musica. Sarà molto
peggio. Anche la GKČP
[22] lasciò
facilmente il potere che già allora non sembrava un regalo.
Ora tutto dipenderà dal tempo. O Putin se ne andrà
in tempo, mantenendo i resti della personalità politica e offrendo
ad altri di fare i conti con i frutti critici del suo governo. O
siederà fino alla caduta, quando il paese, alzatosi dopo essere
stato carponi [23], non
sarà più da sollevare, ma tuttavia in questo collasso per prima
cosa comincerà un serio regolamento di conti con la struttura
statale, il carattere nazionale-popolare e la spiritualità russe.
Un suicidio in nome del futuro – che idea nazionale!
Aleksandr Rubcov, "Novaja gazeta", http://www.novayagazeta.ru/politics/54771.html (traduzione e note di Matteo Mazzoni)
[1]
Boris Andreevič Grušin, filosofo e sociologo russo.
[2]
Vladislav Jur'evič Surkov, "ideologo" del regime di Putin.
[3]
Ėduard Limonov (nome d'arte di Ėduard Veniaminovič Savenko),
leader del Partito Nazional-Bolscevico russo, che mescola comunismo e
nazionalismo e si segnala per i suoi flash-mob.
[4]
"Viburno", modello di automobile della Lada.
[5]
Sic.
[6]
Autore su cui non trovo notizie.
[7]
Egor Timurovič Gajdar, primo ministro al tempo del passaggio della
Russia all'economia di mercato.
[8]
Con un colpo di tabacchiera in una tempia sarebbe stato ucciso lo zar
Paolo I nel 1800.
[9]
Igor' Vladimirovič Pčel'nikov, pittore e scultore russo.
[10]
Ėrich Jur'evič Solov'ëv,
filosofo russo.
[11]
Termine generico per definire tutte le ideologie di destra.
[12]
Vladimir Pastuchov, politologo russo.
[13]
Otrjad Milicii Osobogo Naznačenija
(Reparto di Polizia con Compiti Speciali), la durissima Celere russa.
[14]
Nome non ufficiale della zona delle ville dell'élite russa a ovest
di Mosca sulla strada rotabile tra il quartiere periferico di Rublëvo
e la cittadina di Uspenskoe.
[15]
L'incrociatore che con un colpo di cannone dette il via alla
Rivoluzione d'Ottobre.
[16]
Affluente della Moscova.
[17]
Glavnyj Universal'nyj Magazin
(SuperMercato Principale), grande magazzino del centro di Mosca.
[18]
Cioè la sede della TV di Stato nel quartiere di Ostankino, nella
parte settentrionale di Mosca.
[19]
Aleksej Anatol'evič Naval'nyj, avvocato e blogger, uno dei leader
dell'opposizione russa.
[20]
Vladimir Stanislavovič Milov, leader del partito di opposizione
"Scelta Democratica".
[21]
Una delle vie del centro di Mosca su cui si affaccia la Duma di
Stato.
[22]
Gosudarstvennaja Komissija Črezvyčajnoj Položenii
(Commissione Statale per lo Stato di Emergenza), nome del gruppo dei
golpisti che cercò di prendere il potere nel 1991.
[23]
"La Russia si è sollevata dopo essere stata in ginocchio"
è una nota frase di Putin.
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