I muftì
della Cecenia hanno vietato di seppellire i guerriglieri secondo le
usanze musulmane
Ingushetia.Ru, 06.11.2012, 16.57
La direzione spirituale dei musulmani della Cecenia ha introdotto il divieto di sepoltura nel territorio dei cimiteri sia secondo le tradizioni musulmane sia secondo le usanze locali dei corpi degli uccisi nel corso di operazioni speciali. Gli esperti notano che la dichiarazione della direzione spirituale dei musulmani è solo la constatazione della realtà esistente nella repubblica.
"I criminali che sono colpevoli della morte di musulmani e di crimini crudeli non possono essere sepolti nei cimiteri usuali accanto a persone normali. Su di loro non si possono svolgere riti religiosi, perché questi vanno contro l'Altissimo e compiono i propri crimini sanguinosi sotto la copertura della religione. I corpi dei terroristi e degli assassini si possono seppellire solo fuori dai limiti dei cimiteri. A mullah e cadì dei distretti e dei centri abitati della repubblica è vietato categoricamente compiere riti di sepoltura di tali persone", – ha riferito un rappresentante della direzione spirituale dei musulmani della Cecenia.
L'introduzione del divieto di sepoltura di guerriglieri uccisi nei cimiteri musulmani della repubblica è stato confermato ieri, 5 novembre, in un'intervista al giornale "Izvestija" [1] il muftì della Cecenia Sultan Mirzaev.
"Vietiamo di seppellire i corpi dei guerriglieri negli usuali cimiteri musulmani e non permettiamo neanche che si svolgano cerimonie di sepoltura secondo le nostre usanze. Queste persone non sono semplicemente immerse fino ai gomiti, ma del tutto nel sangue di donne, vecchi e bambini. Non meritano l'usuale sepoltura ", – ha sottolineato il muftì.
"Sultan Mirzaev ha solo confermato una regola esistente già da qualche anno"
La dichiarazione di Mirzaev è solo la constatazione della realtà esistente in Cecenia. I corpi dei guerriglieri uccisi e morti in Cecenia non vengono comunque dati ai loro cari e ai familiari è vietato tenere banchetti funebri e altri riti religiosi.
"Sultan Mirzaev ha solo confermato una regola esistente già da qualche anno, mentre gli agenti locali delle strutture armate non solo vietano di seppellire i corpi dei guerriglieri uccisi nei cimiteri, ma anche di svolgere per loro il rito del tezet (banchetto funebre) e di accogliere condoglianze. Non so come simili azioni siano trattate dalla religione, ma secondo me tali cose sono del tutto inammissibili non solo dal punto di vista della religione, ma anche da quello dell'usuale morale umana. Ogni religione vieta di maltrattare il cadavere di una persona, sia pure un nemico", – dice uno dei rappresentanti locali delle organizzazioni non governative.
A suo parere, il divieto di seppellire nei cimiteri i corpi dei guerriglieri uccisi e di compiere i riti religiosi "è la stessa barbarie che compiere atti terroristici suicidi". "La religione insegna a perdonare i propri nemici, a rispondere con il bene anche al male, a non oltraggiare i corpi degli uccisi e a non causare sofferenza ai loro cari", – ritiene.
Più o meno allo stesso parere si attengono anche gli abitanti del luogo. "E' andata bene che Mirzaev non abbia invitato, come in Israele, a cucire i corpi dei guerriglieri uccisi in pelli di maiale. E che i loro corpi comunque non sono restituiti ai loro cari e che ai familiari non è permesso tenere i riti del banchetto funebre da noi lo sanno tutti e da tempo", – ha notato al riguardo l'abitante della Cecenia Salach T..
A suo dire, queste misure non causano altro che disapprovazione e odio. "I nostri vecchi dicevano che un vero ceceno non causa mai danno a un altro ceceno, che il vero coraggio consiste nel perdonare i propri offensori. Quelli che oggi dall'una e dall'altra parte, intendo i guerriglieri e gli agenti delle strutture armate, si uccidono a vicenda, non li ritengo veri ceceni. E il nostro muftì, a quanto so, non è ceceno di origine e perciò dice cose simili, che sono condannate anche dalla religione di cui è il principale rappresentante in Cecenia", – ha detto l'interlocutore.
"Il Ministero degli Interni: i corpi dei terroristi non vengono dati secondo la legge
Commentando la dichiarazione del muftì della repubblica, il rappresentante di un'organizzazione per la difesa dei diritti umani della Cecenia ha fatto notare che dispone di fatti che dimostrano che i corpi dei guerriglieri uccisi non vengono dati ai loro familiari. "L'ultimo caso del genere avvenne alla fine di agosto di quest'anno, quando in Inguscezia morirono o furono uccisi i fratelli Avdorchanov del villaggio di Alleroj nel distretto di Kurčaloj [2]. Ramzan Kadyrov definì questi guerriglieri propri nemici personali. I loro cadaveri prima furono portati nel villaggio e mostrati alla gente, ponendovi intorno la guardia e poi i corpi furono portati da qualche parte senza permettere di darli alla terra neanche fuori dai limiti del cimitero", – dice l'attivista per i diritti umani.
A suo dire, un suo conoscente nelle strutture armate disse che i cadaveri degli Avdorchanov erano stati portati nel bosco e bruciati. "E dopo tutto questo i nostri mullah e lo stesso capo della repubblica dicono che siamo musulmani, che dobbiamo vivere secondo la religione e tutto il resto", – ha concluso l'interlocutore.
Non esiste alcun documento ufficiale locale in cui si parlerebbe del divieto di dare i corpi dei guerriglieri uccisi ai loro parenti, hanno dichiarato al riguardo presso le forze dell'ordine della Cecenia.
"I cadaveri dei terroristi non vengono dati ai familiari, ma vengono sepolti in luoghi segreti secondo la legge federale sulla lotta al terrorismo. A livello repubblicano non ci sono tali atti legislativi", – ha sottolineato un agente del Ministero degli Interni della Cecenia.
Come ha riferito "Kavkazskij uzel", nei confronti dei guerriglieri e dei loro familiari in Cecenia gli agenti delle strutture armate utilizzano metodi di azione duri – il divieto di organizzare banchetti funebri e di seppellire nei cimiteri i partecipanti alla clandestinità armata secondo la tradizione musulmana e le usanze locali, pressioni, arresti di loro cari. Come mezzo di lotta ai partecipanti alle formazioni armate si utilizza anche il metodo dell'incendio delle case dei loro genitori.
Il capo della Cecenia Ramzan Kadyrov ha dichiarato in precedenza che i familiari dei guerriglieri devono rispondere delle loro azioni e che devono andare "alla macchia" per far tornare a casa i propri figli.
http://ingushetiyaru.org/news/35763/
(traduzione e note di Matteo Mazzoni)
[1]
Un tempo il principale giornale di informazione sovietico, adesso
sotto l'egida della Gazprom.
[2]
Villaggio della Cecenia centrale.
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