07 novembre 2012

Una storia sconosciuta e impensabile: il neonazismo in Unione Sovietica

Semën Čarnyj
I gruppi nazisti in URSS negli anni 1950-1980
Semën Aleksandrovič Čarnyj (nato nel 1977) – storico, giornalista. Autore del libro "I segreti dell'ottobre 1993. Il Cremlino contro la Casa Bianca [sede del governo russo, allora sede del parlamento – nota del traduttore]" (Mosca, Jauza, 2004).


Ora si può leggere o sentire spesso la seguente perplessa domanda: "Com'è possibile che in un paese che ha vinto Hitler i suoi adoratori possano andare apertamente per le strade?» Chi pone questa domanda, evidentemente, ritiene che il movimento dei sostenitori del nazismo sia sorto come dal niente a fine anni '80-inizio anni '90. In realtà i neonazisti russi contemporanei ebbero dei precursori in URSS. Naturalmente, a differenze degli adoratori contemporanei di Hitler, gli toccò esprimere le loro opinioni in modo sotterraneo e la loro "cronaca", a differenza di altri gruppi di nazionalisti, non è stata ritrovata da loro e perciò non ci sono giunte moltissime informazioni sulle loro gesta. Tra l'altra queste informazioni, contenute nei materiali della sezione giovanile dell'Archivio di Stato Russo di storia socio-politica, nell'Archivio di Stato Russo di storia contemporanea, nell'archivio di "Memorial" [associazione per la difesa dei diritti umani nata per difendere la memoria delle vittime delle repressioni sovietiche – n.d.t.], nel bollettino "Vesti iz SSSR" ["Notizie dall'URSS" – n.d.t.] uscito negli anni 1979-1991, nel libro "58-10 [l'articolo e il comma del Codice Penale sovietico che puniva l'attività antisovietica – n.d.t.]. L'operato di sorveglianza della Procura dell'URSS sui casi di persuasione e propaganda antisovietica. Marzo 1953-1991" e in alcune altre fonti, sono del tutto sufficienti per seguire le direttrici fondamentali dell'attività dei fautori russi dello hitlerismo.

"Stiljagi" [sorta di mods russi – n.d.t.] e "politici"

Le prime informazioni su gruppi nazisti [1] in URSS datano la seconda metà degli anni '50. A partire da questo momento e fino alla fine degli anni '80 si può mettere in risalto qualche decina di casi, riflessi nelle fonti, in cui persone di diversa età e condizione sociale si dichiararono apertamente (per quanto possibile) fautori del nazismo. Con riserva li si possono suddividere in due gruppi: "stiljagi" e "politici". Agli "stiljagi" (e questi tra i "naciki" [2] erano la maggioranza) si riferivano quei partecipanti a gruppi nazisti (fondamentalmente erano studenti delle scuole e giovani) che erano attratti dall'estetica del nazismo con le sue parate, il culto del bel corpo e l'architettura neoclassica.
"Giocosa" fu anche la prima delle organizzazioni naziste a noi nota. Il gruppo di studenti di Kiev capeggiato da Ju.P. Jurčenko (nato nel 1939) all'inizio giocava semplicemente al fascismo. In seguito decisero di creare l'organizzazione giovanile nazista (formalmente "fascista", in quanto pochi allora in URSS distinguevano fascismo e nazismo) "SS Viking" allo scopo di costruire il comunismo nazionale in URSS e di costruire con la violenza il socialismo in tutto il mondo. I partecipanti al gruppo ritenevano Hitler una personalità geniale. Il procedimento penale aperto contro di loro nel dicembre 1957 fu sospeso, in quanto fu dimostrato che i partecipanti al "Viking" non erano andati oltre al gioco [3].

Un altro gruppo propagandistico fu scoperto nell'aprile 1960 a Baku. Nel suo organico rientravano studenti di nona classe [in Russia ci sono undici classi dai sei anni di età – n.d.t.] di due scuole locali, che durante le riunioni comuni discutevano la "superiorità" del nazismo e le "eccellenti idee" dei suoi leader, come pure le cause, come ritenevano, della "casuale" sconfitta della Germania. Gli studenti – i genitori di alcuni dei quali occupavano posti abbastanza alti (ministro dell'Industria Locale dell'Azerbaigian, collaboratore dell'apparato centrale del Ministero degli Interni dell'Azerbaigian) – si interessavano della biografia di Hitler, raccoglievano fotografie naziste degli anni '30, preparavano una bandiera con la svastica. Tra l'altro per loro questo restò in buona sostanza un gioco e perciò il massimo che si permisero i membri di questo gruppo fu andare a scuola il 9 maggio [Giorno della Vittoria dell'URSS sul nazismo – n.d.t.] con fasce naziste sotto le giacche [4].

Questo indirizzo fiorì in modo particolarmente rapido negli anni '70-'80 sotto forma di "organizzazioni fasciste" segrete di studenti delle scuole. Tra l'altro il catalizzatore di questo processo fu il film "Diciassette momenti di primavera" [incentrato su un agente sovietico che si infiltrava tra i nazisti – n.d.t.], uno dei primi nella cinematografia sovietica a mostrare il "grande stile" del nazismo e al contempo a "umanizzarlo". Le autorità capirono abbastanza rapidamente il carattere inoffensivo di questa passione e perciò le pene per la maggior parte degli "stiljagi", i cui gruppi furono scoperti dalla dirigenza del partito e del Komsomol [KOMmunističeskij SOjuz MOLodëži – Unione Comunista della Gioventù], si limitò alla cosiddetta profilassi – cioè a colloqui al KGB e ai comitati distrettuali e regionali del partito. Forse uno degli ultimi di questi "stiljagi" fu S.L. Ščerbaev, arrestato nel 1985 a Krasnodar [città della Russia meridionale – n.d.t.], che ascoltava hard rock e riteneva che "il fascismo è l'unione ostile dei liberi" contrapposto "all'unione amichevole degli schiavi", come chiamava l'ordinamento sovietico [5].

A differenza degli "stiljagi", i "politici" non erano attratti dall'estetica nazista, ma dallo stesso Hitler. Fondamentalmente erano persone abbastanza mature, che talvolta erano entrate in qualche gruppo dissidente. Tra l'altro, avendo inizialmente un'idea abbastanza confusa del programma dei nazional-socialisti, spesso prendevano da là solo una posizione – lo sterminio degli ebrei. Così, per esempio, intervenne Vjačeslav Solenev, che si staccò dal gruppo di Viktor Polenov "Partito Popolare Democratico di Russia" e nel 1957 scrisse il programma del "Partito Nazionale Russo". Tra l'altro, secondo lo stesso Polenov, in seguito le opinioni di Solenev si ammorbidirono un po' e verso la fine degli anni '80 invitava già a distinguere ebrei dannosi e utili [6].

Agli adoratori del nazismo si può riferire anche il gruppo di Aleksej Dobrovol'skij (nato nel 1939) "Partito Nazional-Socialista Russo", che operò nella seconda metà degli anni '50 a Mosca. A dire il vero, in un'intervista concessa all'inizio degli anni '90, Dobrovol'skij negò l'ammirazione per Hitler. Tuttavia poco dopo si tradì dicendo che gli avevano fatto grandissima impressione "i gesti e i rituali partitici nazisti, la precisione tedesca" e che ai suoi amici piacevano "la combattività, le formule dure, la disciplina, la sottomissione, la simbologia, i gesti di saluto – l'alzare il braccio" [7]. Il fatto che in tempi praticamente recentissimi fosse terminata una guerra con il nazismo, in cui erano morti i loro padri e fratelli maggiori, non urtava assolutamente i membri del "partito". Come ricordò Dobrovol'skij, i suoi sostenitori (e naturalmente egli stesso) ritenevano che i morti non fossero né sulla coscienza di Hitler, né sulla coscienza di Stalin, ma su quella di qualcun altro (si trattava cioè della concezione che prendeva forza, secondo cui la guerra era stata utile agli USA o all'"ebraismo mondiale").

Tutto ciò non poteva non accompagnarsi alla passione per la figura di Hitler. Ed effettivamente, raccontando del proprio primo periodo di lager in Mordovia [repubblica autonoma della Russia centrale – n.d.t.] nel 1958-1961 e dei rapporti con le SS russe che gli avevano fatto fare conoscenza con le concezioni negazioniste dell'Olocausto [8], Dobrovol'skij si lascia sfuggire con rimpianto che Hitler "era un grande generale". E secondo la testimonianza di Polenov, Dobrovol'skij, perfino mentre si trovava nel lager, intervenne per lo sterminio di tutti gli ebrei sul modello hitleriano [9]. Tra l'altro, in Dobrovol'skij era presente anche l'elemento del fascino per il "grande stile" del nazismo – non per nulla, mentre era nel lager, si fece fotografare là in uniforme completa da SS.

Un altro gruppo di adoratori di Hitler, pare, si preparava seriamente a combattere. Nel 1963 a Voronež [città della Russia meridionale – n.d.t.] fu scoperto un gruppo creato un anno prima da tre giovani 17-19enni, che si facevano chiamare "Nazional-socialisti dell'OAS" [10].

Questi non solo festeggiavano il compleanno di Hitler e portavano decorazioni naziste trovate nei campi di battaglia, ma si rifornivano pure continuamente di armi, intendendo combattere con il potere sovietico nel caso che iniziasse la guerra. Durante la perquisizione fu sequestrato almeno un fucile a canne mozze fatto da loro con un fucile automatico [11]. Purtroppo la carenza di documenti non permette di seguire il destino di questo gruppo dopo l'arresto.

Simili cerchie esistettero anche in seguito. Per esempio, nel dicembre 1970 a Nikolaevsk-na-Amure [Nikolaevsk sull'Amur, città dell'estremo oriente della Russia asiatica] un certo operaio di nome Lentarev attaccò dei manifestini che terminavano così: "Il nostro ideale è Adolf Hitler! Heil Hitler!"[12] Nel 1973 il detenuto V.M. Krasnov inviò all'ambasciata della RFT a Mosca le "Tesi del programma del partito nazista". Nell'anno seguente, il 1974, un altro detenuto, Ju.E. Bakunin, preparò il "Programma del partito nazional-socialista". Non è molto chiaro, a dire il vero, se questo fosse uno slancio sincero o il desiderio di essere annesso ai "politici" per essere trasferiti nella zona dei detenuti politici [13].

Nel 1981 nella Kaliningrad nei pressi di Mosca il "Nuovo Partito Nazionalista Operaio di Russia" fu creato da Aleksej Vedenkin, divenuto scandalosamente noto negli anni '90. Al limite tra le due tendenze si può porre la figura di Nikolaj Braun (nato nel 1938), arrestato nel 1969. Tra le accuse formulategli figurava anche il festeggiamento del compleanno di Hitler [14]. Uno dei compagni di Braun, Anatolij Berger, ricordò più tardi che Braun da una parte era seriamente appassionato a Hitler, ma a lui stesso piaceva pure farsi chiama in cerchie ristrette "Führer". D'altra parte, il festeggiamento del compleanno di Hitler costituiva per lui, secondo Berger, una parte del rischioso gioco ad "andare al limite" che Braun amava pure molto [15]. Anche lo stesso Nikolaj Braun all'inizio degli anni 2000 difese la versione "giocosa", dichiarando che festeggiava il compleanno di Hitler "per attrarre l'attenzione verso la propria attività anti-bolscevica" e che in tribunale questa accusa fu "attaccata" all'ancor più fantastico punto delle conclusioni dell'accusa – il tentativo di far saltare in aria il mausoleo di Lenin [16].

Hitler come variante di Eisenhower

Esaminando i materiali di questi procedimenti penali e le memorie involontariamente sorge la domanda – perché decine (se non centinaia) di persone in vari angoli del paese si scelsero in qualità di idolo la guida del Terzo Reich , la guerra con il quale era terminata in tempi relativamente recenti?
Rischierò di supporre che la scelta sia stata fatta "per contrarietà". Non credendo alla propaganda sovietica, che spalmava di densa vernice nera tutti i propri avversari e metteva sullo stesso piano Hitler, Truman, Tito, gli insorti ungheresi del 1956 e altri, ritennero Hitler un nemico ingiustamente calunniato del regime comunista come, per esempio, il presidente degli USA Eisenhower, su cui speravano molti "semplici antisovietici". Alcuni procedimenti penali di "naciki" confermano direttamente tale ipotesi. Per esempio, M.F. Žirochov, arrestato nel marzo 1957 a Čardžou [città del Turkmenistan chiamata adesso Türkmenabat] al momento dell'arresto e in seguito alla polizia gridò: "Viva Hitler! Viva il fascismo! Viva l'America!" [17] Un altro imputato, arrestato nel luglio 1958, gridò semplicemente "Viva Eisenhower, viva Hitler!" [18]

E la mancanza di una distinta propaganda anti-nazista portò al fatto che molti di essi furono inclini a ritenere, come un certo fuochista della città di Babuškin [adesso parte di Mosca – n.d.t.], arrestato nel 1959: "Hitler era una persona intelligente, voleva liberare il popolo russo dalla schiavitù" [19].

Di conseguenza il nazismo (più precisamente, in quanto tale distinzione non si faceva, il fascismo) appariva come valida ideologia alternativa al nazismo, che difendeva la dura lotta con il comunismo fino allo sterminio dei membri del PCUS. Possiamo vedere tale identificazione nell'esempio del muratore B.S. Blinov di Mosca, che nel gennaio 1957 discutendo gli avvenimenti ungheresi dichiarò: "Ecco, se avessimo avuto un partito fascista sovietico, ci sarei entrato per primo e avrei cominciato a picchiare i comunisti" [20]. Quanto fosse positiva agli occhi di parte della gioventù di opposizione alle autorità l'immagine del fascismo mostra il caso dei tre studenti di Tbilisi (per etnia un armeno, un georgiano e un russo) del 1967. Questi, decisisi a lottare per la liberazione della Georgia dall'occupazione sovietica, si fecero chiamare "Organizzazione Illegale di Fascisti" [21].

Tra l'altro bisogna notare che delle reali idee di Hitler molti suoi adoratori, in particolare tra gli "stiljagi", avevano un concetto molto confuso. Per esempio, difficilmente dei fedeli nazisti avrebbero accettato in loro compagnia armeni e azeri, da cui in buona sostanza era costituito il gruppo di Baku, scoperto nel 1960 [22]. Ancor più tragicomiche apparvero le dichiarazioni dell'ingegner Gorochov, di etnia ebraica, condannato nel febbraio 1963, che espresse il rimpianto che Hitler non avesse conquistato l'URSS [23].

Le particolarità nazionali

Separatamente da tutto il resto del paese si svilupparono i gruppi pro-nazisti nelle repubbliche baltiche. Qui l'adorazione per Hitler aveva il proprio specifico nazionale, si intrecciava strettamente con il nazionalismo locale e alla difesa degli "eroi di guerra", che avevano servito nei reparti delle SS e nei battaglioni di polizia. Per esempio, nel gennaio 1962 un gruppo di giovani estoni diffuse per Tartu dei volantini in difesa dei collaborazionisti là processati [24]. Nel 1966 uno dei partecipanti al movimento nazionale lettone disegnò una svastica in un'aula dell'università statale della Lettonia e nel 1967 due giovani lituani appesero una bandiera con la svastica a una torretta per paracadutisti a Liepāja [25]. Gli umori di questi gruppi più precisamente di tutti espresse uno degli ultimi condannati in Lettonia per propaganda antisovietica nel 1986, R. Silaraups, che rimpianse che la Germania non avesse vinto la guerra, in quanto proprio a questa vittoria i nazionalisti radicali delle repubbliche baltiche legavano la possibile indipendenza dei propri paesi [26].

Proprio là gli umori propagandistici vennero in superficie più rapidamente di tutti. L'11 aprile 1969 l'ensemble "Peoleo" ["Rigogolo" – n.d.t.] di Tallinn in un concerto in un kolchoz eseguì il canto di marcia dei legionari estoni delle SS [27]. E il 22 settembre 1980 a Tallinn dopo il concerto dedicato all'anniversario della liberazione della città dai nazisti nella folla di adolescenti comparve un gruppo di 20-30 persone con fasce alle maniche a forma di svastica che gridavano "Heil Hitler!" [28]

A questo si possono riferire numerosi casi di tedeschi sovietici e collaborazionisti che espressero il rimpianto perché la Germania aveva perso la guerra [29].

Andare in piazza...

Se i nazisti degli anni '50-'70 preferivano agire in clandestinità, all'inizio degli anni '80 i loro "eredi" vennero fuori inaspettatamente in modo pubblico. Al momento si hanno notizie precise di due azioni pubbliche dei neonazisti di Mosca.

Nell'aprile 1980 un nazista diciassettenne, lo studente di 10.a classe Viktor Jakušev insieme a dei compagni di classe organizzò una sorta di picchettaggio della sinagoga di Mosca. 

Dell'equipaggiamento nazista i picchettanti avevano solo gli stivali e le camicie scure. Lo stesso Jakušev, a dire il vero, dichiarò che lui e i suoi amici, 10-12 persone, "stavano semplicemente guardando" e che in generale era una "manifestazione di interesse dei russi per l'ebraismo" [30]. Tra l'altro questa azione in quel momento passò praticamente inosservata.

Tuttavia uno spazio molto ampio sulla stampa ebbe un'altra azione, svolta due anni dopo, la dimostrazione dei neonazisti in piazza Puškin [piazza del centro di Mosca – n.d.t.]. Le prime informazioni su questa comparvero nel bollettino "Vesti iz SSSR", edito a Monaco dal dissidente Kronid Ljubarskij. Secondo queste, un gruppo di studenti dell'ultima classe di 10-15 persone in camicia nera con la svastica comparve in piazza due volte - alle 17.00 e alle 19.00. Due (secondo altre notizie sei) partecipanti alla dimostrazione furono arrestati dalla polizia [31]. Secondo notizie più tardive, durante la dimostrazione al cinema "Rossija" ["Russia" – n.d.t.] furono distribuiti volantini neofascisti e i capi di questa si piazzarono nel caffè "Lira", che si trova sul lato opposto di via Gor'kij [adesso via Tverskaja, nel centro di Mosca – n.d.t.], da dove dirigevano le azioni dei loro adepti, rapidamente venuti alla rissa con il resto del pubblico [32]. Ed ecco come descrisse la dimostrazione il giornale "Russkaja mysl'" ["Pensiero russo" – n.d.t.] uscito a Parigi: "Il 20 aprile, nel giorno della nascita di Hitler, a Mosca un gruppo di giovani ha cercato di tenere una manifestazione "fascista". Quella sera in piazza Puškin si è riunito un gruppo abbastanza grande di giovani: da una parte i "fascisti", con i capelli corti e le camicie nere, alcuni con il simbolo della svastica ; dall'altra una folla di "tifosi" di varie squadre di hockey e di calcio. La presunta dimostrazione "fascista" era nota in precedenza (nelle scuole di Mosca gli insegnanti avevano avvertito gli allievi, consigliandogli di non comparire il 20 aprile in piazza Puškin; questo, naturalmente, ha avuto il risultato opposto – cosa su cui, evidentemente, le autorità contavano). A quanto riferiscono i testimoni, la "dimostrazione" non è riuscita ad iniziare, in quanto tra "fascisti" e "tifosi" è scoppiata una rissa, che ha attratto l'attenzione dei passanti [33]. La polizia per lungo tempo non si è immischiata, osservando ciò che accadeva da fuori. Alla fin fine, la polizia ha arrestato qualche "fascista" e qualche "tifoso".

"Si ha notizia che in URSS esiste qualche gruppo fascista di giovani poco numeroso, che, naturalmente, non gode di popolarità in un paese dove la guerra ha lasciato ferite così profonde. Questi gruppi sono costituiti fondamentalmente da rampolli di famiglie di alti funzionari del partito. Questa "gioventù dorata" non prova tanta simpatia per Hitler, quanto rimpiange l'assenza nel paese di una vera guida, di un potere forte e di una ferrea disciplina.

Comunque sia, questo "intervento" odora fortemente di provocazione e le sue conseguenze possono essere serie. Come abbiamo già detto, la dimostrazione era ampiamente nota e le autorità possono pienamente utilizzare le informazioni da esse diffuse sull'esistenza di "fascisti" per screditare il movimento per la difesa dei diritti umani" [34].

Tra l'altro il noto studioso della destra radicale russa Vladimir Pribylovskij descrive lo stesso avvenimento ben più terra terra: "(...) in piazza Puškin – il luogo preferito degli attivisti per i diritti umani – altri studenti dell'ultima classe, non più di quindici, hanno organizzato una "dimostrazione". I ragazzi hanno alzato qualche volta contemporaneamente il braccio destro nel "saluto romano", scandendo (quasi in un sussurro) "Heil Hitler!". Poi Jakušev si vantò che, anche se in quel giorno glorioso non era nella Puška [nome colloquiale di piazza Puškin, tra l'altro puška significa "cannone" – n.d.t.], tutti i dimostranti erano suoi discepoli e seguaci" [35].

Se si sommano tutte e tre le descrizioni, risulta che la dimostrazione dei neonazisti fu uno spettacolo abbastanza pietoso, trasformatosi praticamente fin dall'inizio in una rissa tra vari gruppi di giovani interrotta dalla polizia solo dopo che erano comparsi i primi feriti gravi. Qualche persona fu arrestata, ma se furono condannati non è noto.

Indipendentemente da questo il fatto stesso di una simile manifestazione fece un'enorme impressione tanto sull'intellighenzia della capitale, quanto sui mezzi di comunicazione di massa occidentali. Qui fu tolta dall'oblio la notizia del picchetto di Jakušev nel 1980. Al contempo su "Vesti iz SSSR" presero a comparire comunicati sul processo a 18 partecipanti a un'organizzazione neonazista a Možajsk nel 1980 [36], sul fatto che il 1 novembre 1981 si era svolta una dimostrazione fascista nella città di Kurgan [città della Siberia occidentale – n.d.t.], a cui avevano partecipato più di 100 studenti dell'ultima classe con camicie con fasce alle maniche con la raffigurazione della svastica portando lo slogan "Il fascismo salverà la Russia!", sulle dimostrazioni di neofascisti nelle città di Južnoural'sk [città della Russia asiatica, ai piedi degli Urali – n.d.t.], Sverdlovsk [città della Russia europea ai piedi degli Urali, ora tornata a chiamarsi Ekaterinburg – n.d.t.], a Leningrado (presso la cattedrale di Kazan' [chiesa più importante della città, allora sede del "museo dell'ateismo" – n.d.t.]) "e in altri luoghi" [37]. E anche se parte di questi comunicati si fondava, come fu indicato dallo stesso Kronid Ljubarskij, su notizie non verificate, cioè su dicerie, attraverso le "voci" occidentali i comunicati su queste dimostrazioni e questi processi si diffusero per l'URSS sotto forma di notizie attendibili, generando voci su una potente organizzazione fascista militarizzata. Già nel gennaio 1983 la gente chiedeva ai conferenzieri della società "Znanie" ["Conoscenza" – n.d.t.] se fosse vero che a Nižnij Tagil [città della Russia europea ai piedi degli Urali – n.d.t.], Sverdlovsk e chissà perché Kiev si erano svolti interventi di giovani "con grida naziste" [38]. Anche se lo stesso Jakušev aveva dichiarato che "non c'era un'organizzazione,non c'era un nome, non c'era una struttura, non c'era niente. Così, semplicemente, leggevamo libri sulla Germania, sul neofascismo contemporaneo..." [39]. In seguito queste dicerie portarono al fatto che nella memoria di alcuni testimoni degli avvenimenti di piazza Puškin si formasse una loro immagine del tutto deformata. Per esempio, nelle memorie di Aleksandr Rekemčuk [scrittore e sceneggiatore russo – n.d.t.] la dimostrazione si è trasformata in una "manifestazione di massa in onore del compleanno di Hitler (...) con tutto l'equipaggiamento: saluti "Heil Hitler!", fasce alle maniche con la svastica" [40], cosa che corrisponde di più alla realtà degli anni '90.

D'altra parte, secondo la testimonianza di Vladimir Pribylovskij, negli anni 1983-1986 nelle case dello studente dell'Università di Mosca ogni aprile prima del 20 si spandeva la diceria che "nella Puška ci sarà una dimostrazione di fascisti" e le più attive matricole si riunivano presso il monumento per "picchiare i naciki", ma di solito non trovavano nessuno tranne poliziotti e uomini della sezione operativa del Komsomol. Succedeva che arrestavano degli studenti e li inviavano alla sezione di polizia, dove si svolgeva il seguente dialogo: "Che fai qui, festeggi il compleanno di Hitler?" – "No, al contrario, sono venuto a lottare con i fascisti!" – "Stupido! In URSS non ci sono fascisti. Ma se vuoi lottare con loro, iscriviti alla sezione operativa del Komsomol nel luogo dove studi"" [41].

"A disposizione" dei vigili lottatori con i fascisti per poco non capitò per l'appunto il gruppo "Strannye igry" ["Strani giochi" – n.d.t.], che eseguiva musica ska e aveva appena iniziato ad esibirsi nel 1982. Fondamentalmente spaventava il pubblico il loro modo di vestirsi, in quanto giravano dicerie sul fatto che i nazisti portavano cravatte "ad aringa" [strette – n.d.t.] e si rasavano le tempie. Di conseguenza agli "Strannye igry" toccò perfino togliere dal repertorio per un po' di tempo le canzoni a ritmo di marcia per non rafforzare il sospetto sul loro nazismo [42].

Sorge la domanda: cosa costrinse gli adoratori sovietici di Hitler ad andare in piazza, anche se il 1982 non era certo l'anno migliore per simili dimostrazioni e perché non si ripeterono in seguito?

I sovietologi occidentali proclamarono questa dimostrazione un sintomo dell'incipiente fascistizzazione del sistema sovietico, ritenendo che dietro i nazi minorenni stessero potenti gruppi dell'apparato del partito e del KGB. Ma gli avvenimenti successivi mostrarono l'inconsistenza di questo punto di vista, in quanto un simile gruppo, nonostante gli sforzi dei ricercatori, non fu trovato e nelle memorie degli uomini al potere di allora non si rammentasse niente di simile.

Tuttavia si può supporre, ricordando l'intenzionale carattere dimostrativo dei neonazisti e la strana passività delle strutture armate, che nella manifestazione avesse davvero messo mano il KGB. Tanto più che, secondo informazioni orali ricevute da persone in quegli anni in contatto con gli organi del Ministero degli Interni, i rappresentati della Sicurezza dello Stato già alla fine degli anni '70 proibirono direttamente al Ministero degli Interni di prendere misure nei confronti dei gruppi fascisti esistenti. Ma lo scopo di questa dimostrazione era un altro – usarono semplicemente i nazisti in qualità di spauracchio per la popolazione, che esprimeva una notevole insoddisfazione per il peggioramento delle condizioni di vita.

E' interessante che le autorità ufficialmente aspirarono in ogni modo a tacere sulla dimostrazione dei neonazisti. Per esempio, quando il 26 aprile 1982 alla lezione di dottrina politica alla sezione preparatoria dell'istituto poligrafico di Mosca l'uditore P. Maslov prese a raccontare della dimostrazione neofascista e della sua dispersione, a cui egli stesso aveva preso parte, la docente di storia dell'URSS chiamò immediatamente l'agente del KGB Gračëv, che dichiarò a Maslov e ai suoi compagni che "non è affare degli studenti picchiare i fascisti – per questo ci sono gli organi competenti". Il caso per poco non finì con l'espulsione di Maslov dall'istituto [43]. Al contempo si permisero fughe di notizie da fonti ufficiali, che servirono da base per articoli sulla stampa estera in lingua russa. E' naturale che la vecchia generazione, che ricordava bene le atrocità dei nazisti, preferì intervenire dalla parte del potere, dimenticando le "difficoltà".

Che tale versione sia del tutto reale convincono gli avvenimenti del post-perestrojka. Allora, secondo le informazioni dell'autore del libro "Il nazismo in Russia" Vjačeslav Lichačëv, una macchinazione simile fu condotta con la "Russkoe Nacional'noe edinstvo" (RNE ["Unità Nazionale Russa" – n.d.t.]): i servizi segreti la trasformarono in un'organizzazione potente, che nei momenti indispensabili (per esempio, nell'ottobre 1993) svolse il ruolo di spauracchio, ma quando il suo leader Aleksansdr Barkašov prese a mostrare autonomia, la RNE fu rapidamente marginalizzata [44].

Oltre al fatto che i dimostranti giocarono il ruolo di spauracchio, l'intervento dei nazisti diventò il pretesto per un generale irrigidimento del controllo sulle organizzazioni giovanili non statali. Prima di tutto ciò permise di "fare ordine" nello sport e più precisamente nelle arti marziali orientali. E' interessante che, a vedere il comunicato di "Vesti iz SSSR", ancor prima della dimostrazione nelle scuola alle riunioni dei genitori i genitori furono avvertiti che i gruppi propagandistici vengono creati sotto la copertura di vari club sportivi [45]. Nel 1984 fu edito un ordine sul divieto di insegnamento del karate [46]. E qui le dicerie diffuse in precedenza sulle sezioni sportive come "fucina di quadri" per i fascisti diventarono un argomento inoppugnabile. In seguito i colpi degli ideologi del partito e dei servizi segreti si abbatterono sulla musica scomoda, quando una serie di gruppi furono dichiarati fascisti.

Prima di venire in superficie

Verso la metà degli anni '80 i nazisti diventarono una parte fissa della mitologia cittadina di Mosca e Leningrado. C'erano perfino delle storie di paura per bambini sugli orribili fascisti. I dati documentali sui neonazi di Leningrado nella prima metà degli anni '80 purtroppo mancano, a parte una testimonianza enigmatica su un gruppo di teppisti con giubbotti con le svastiche, che nel giugno 1982 danneggiarono la maggior parte delle statue del Giardino d'Estate [47]. Tra l'altro con l'inizio della perestrojka si chiarì che i nazisti nella città sulla Neva non erano affatto un mito. Ho in mente che la rivista "Krokodil" ["Coccodrillo", giornale satirico – n.d.t.] alla fine degli anni '80 pubblicò qualche articolo che descriveva in modo colorito la loro attività. Tuttavia questi erano già tutt'altri tempi. La politica della glasnost' risvegliò tutti gli indirizzi della vita politica. E i poco numerosi "naciki" si sciolsero facilmente nella massa generale di "pamjatniki" [letteralmente "monumenti", ma qui "membri di Pamjat'", cioè del movimento nazionalista Pamjat', "Memoria"], "venedi" [membri dell'associazione neopagana di estrema destra "Unione dei Venedi" – n.d.t.], "RNEšniki" [da leggere ėrenešniki, membri della RNE – n.d.t.] e altri. E nella mitologia cittadina i fascisti dettero il cambio ai "ljubera" [gruppi di giovani che negli anni '70-'80 avevano il culto della forma fisica e si opponevano violentemente alle mode occidentali così chiamati perché nacquero nella città di Ljubercy, nei pressi di Mosca].

Ma nel 1987 i "naciki" stessi vennero in superficie. Il 20 aprile 1987, giorno natale di Hitler, due colonne di giovani di 17-22 anni in camicie nere con svastiche sulle maniche marciarono per il viale Nevskij e per i dintorni della fermata del metro "Ploščad' Vosstanija" [La piazza dell'Insurrezione, dove si ricorda la Rivoluzione di Febbraio del 1917 contro il regime zarista, come il viale Nevskij si trova nel centro dell'allora Leningrado]. Lo stesso giorno tale dimostrazione si svolse a Petergof [cioè Peterhof, città nei pressi di San Pietroburgo, dove si trovava la corte di Pietro il Grande – n.d.t.]. I neonazisti festeggiarono la propria "uscita in superficie" con la profanazione di massa delle tombe ebraiche nei cimiteri. Il 17 e il 20 aprile furono distrutte o profanate 140 lapidi. E il 25 aprile 1987 un gruppo di adolescenti al grido di "Picchia i giudei, salva la Russia!" cercò di assaltare la sinagoga di Leningrado. Tra i partecipanti a questa azione predominavano gli studenti del PTU [ Professional'no-Techničeskoe Učilišče, Istituto Tecnico Professionale – n.d.t.]. I "naciki" di Leningrado erano capeggiati da tal Roman Bojcov [48]. Un anno prima i poliziotti di Leningrado avevano osservato senza prendere parte le dimostrazioni dei nazisti locali, la profanazione dei cimiteri e i tentativi di pogrom [49].

Al contempo cessarono praticamente le loro persecuzioni. L'ultimo procedimento per propaganda del nazismo, aperto nel 1988, quando a Tallinn fu arrestato S. Žoldin, che programmava l'organizzazione del "Partito nazional-fascista estone, fu sospeso "per via della mutata situazione" [50].


Pubblicato nella rivista «Неприкосновенный запас» ["Riserva intatta" – n.d.t.], 2004, n° 5(37), ripubblicato nel sito "Žurnal'nyj zal", http://magazines.russ.ru/nz/2004/37/ch12.html (traduzione e note di Matteo Mazzoni)


[1] Sottolineo ancora una volta – si tratta proprio di fautori del nazismo e di Hitler e non di nazionalisti radicali.

[2] Questo soprannome in slang fu affibbiato agli adoratori sovietici di Hitler non più tardi degli anni '80.

[3] 58-10 [l'articolo e il comma del Codice Penale sovietico che puniva l'attività antisovietica – n.d.t.]. L'operato di sorveglianza della Procura dell'URSS sui casi di persuasione e propaganda antisovietica. Marzo 1953-1991. Catalogo annotato, Mosca, Meždunarodnyj fond "Demokratija" [Fondo Internazionale "Democrazia" – n.d.t.], 1999, pag. 401.

[4] RGASPI [Rossijskij Gosudarstvennyj Archiv Social'no-Političeskoj Istorii, Archivio Statale Russo di Storia Socio-Politica – n.d.t.], Мosca, fondo 1, elenco 32, caso 1028, fogli 11-13.

[5] 58-10..., pag. 817.

[6] Archivio di "Memorial", fondo 156. Caso Viktor Polenov; Mitrochin N., Intervista a Viktor Polenov, pag. 8-10.

[7] Archivio di "Memorial", fondo 156. Caso Aleksej Dobrovol'skij; Mitrochin N., Intervista ad Aleksej Dobrovol'skij, pagg. 6-7.

[8] "Nel lager stetti con persone che avevano visto come gli americani avevano montato queste camere a gas per presentare il nazismo in una luce nera" (Mitrochin N., Intervista ad Aleksej Dobrovol'skij, pagg. 11.14).

[9] Mitrochin N., Intervista ad Aleksej Dobrovol'skij, pag. 21.

[10] OAS = Organisation armée secrète, letteralmente "Organizzazione Armata Segreta", gruppo di estrema destra di avversari del generale De Gaulle in Francia, che nei mezzi di informazione di massa sovietici non si chiamava altrimenti che "gruppo militare fascista". Vedi: http://encycl.yandex.ru/cgi-bin/art.pl?art=bse/00053/89900.htm&encpage=bse.

[11] RGASPI, Mosca, fondo 1, elenco 32, caso 1139, fogli 15-17.

[12] 58-10..., pag. 725.

[13] 58-10..., pagg. 755.764.

[14] 58-10..., pag. 706.

[15] Archivio di "Memorial", fondo 156. Caso Anatolij Berger. Intervista, pagg. 22.28.

[16] Lettera di Nikolaj Braun a "Memorial" del 22.12.2001, pag. 1 // Archivio di "Memorial". Fondo 101. Caso Nikolaj Braun.

[17] 58-10..., pag. 307.

[18] 58-10..., pag. 471.

[19] 58-10..., pag. 531.

[20] 58-10..., pag. 292.

[21] 58-10..., pag. 678.

[22] RGASPI, Mosca, fondo 1, elenco 32, caso 1028, fogli 11-13.

[23] 58-10..., pag. 626.

[24] 58-10..., pag. 622.

[25] 58-10..., pag. 672.677.

[26] 58-10..., pag. 823.

[27] 58-10..., pag. 697.

[28] Vesti iz SSSR, 1982, n° 8-23.

[29] 58-10..., pag. 425.488.

[30] Pribylovskij V. Licurgo, Gengis Khan e Hitler // Panorama, 1991, luglio, n° 1(28). (www.panorama.ru/gazeta/1-30/p28.html).

[31] Vesti iz SSSR, 1982, n° 8-23.

[32] Vesti iz SSSR, 1982, n°11-24, 18-3.

[33] Come precisò più tardi "Vesti iz SSSR", in conseguenza della rissa all'ospedale n° 24, che si trova nelle vicinanze, furono portate circa 10 persone in gravi condizioni (Vesti iz SSSR, 1982, n° 18-3).

[34] Tentativo di dimostrazione fascista a Mosca // Russkaja mysl', 1982, 6 maggio.

[35]Pribylovskij V., Heil birthday // www.ej.ru/015/life/04skinheads

[36] Vesti iz SSSR, 1982, n° 12-16.

[37] Vesti iz SSSR, 1982, n° 19-39.

[38] RGANI [Rossijskij Gosudarstvennyj Archiv Novejšej Istorii, Archivio Statale Russo di Storia Contemporanea – n.d.t.], fondo 5, elenco 89, caso 104, foglio 5.

[39] Pribylovskij V., Licurgo...

[40] La svastica si solleva sulla Russia? [intervista ad Aleksandr Rekemčuk] // www.sem40.ru/anti/dgihad/1367.

[41]Pribylovskij V., Heil birthday...

[42] "Strannye igry". Guarda in entrambe! // Positive, s.d. [primavera 2001], n° 4 (www.punk.ru/articles/scene/ska2506.shtml).

[43] Vesti iz SSSR, 1982, n° 18-3.

[44] Lichačëv M., Il nazismo in Russia, Mosca, ROO [Regional'naja Obščestvennaja Organizacija – Organizzazione Sociale Regionale] "Centr "Panorama"", 2002, pagg. 49-50.

[45] Vesti iz SSSR, 1982, n° 8-23.

[46] Il primo articolo del Codice Penale che parlava della proibizione del karate, il 219-1, comparve già nel 1981. Ma questo proibiva solo l'"insegnamento illegale" del karate. Il pieno divieto di insegnamento di questa arte marziale fu introdotto nel 1984 dopo l'uscita dell'ordine del Comitato Sportivo n° 404 "Sul divieto di insegnamento del karate nelle società sportive".

[47] Vesti iz SSSR, 1982, n° 18-3.

[48] Vesti iz SSSR, 1987, n° 11/12-19, n° 21-26.

[49] Vesti iz SSSR, 1987, n° 21-26.

[50] 58-10... С. 828.

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