Uno sguardo altrui e sugli altri
E' Mosca è stato aperto il Museo Ebraico e centro
della tolleranza
13.11.2012
Il Museo Ebraico e centro della tolleranza è stato
creato come centro culturale innovativo della capitale e diventerà
una cosa notevole di Mosca a tutti i livelli – architettonico,
storico-istruttivo, museale e tecnologico, sono certi i suoi
creatori, che non si sono semplicemente posti lo scopo di
visualizzare la vita quotidiana e la cultura degli ebrei, ma di
mostrare in modo concreto la storia della Russia attraverso il
prisma di uno dei suoi popoli.
Il più grande museo ebraico al mondo, in cui sono
raccolti documenti, fotografie, lettere, libri, che raccontano la
vita degli ebrei in Russia dall'inizio del ХIХ secolo ai nostri
giorni, si distingue non solo per dimensioni, ma anche per
tecnologie. La visita dell'esposizione comincia dal cinema in 4D:
all'entrata della sala baluginante di ultravioletti a ciascuno
vengono dati occhiali stereoscopici e gli spettatori guardano il
film tridimensionale "L'inizio" – dalla creazione del
mondo alla distruzione del Secondo Tempio. E' studiato, forse,
fondamentalmente per i bambini, perché si presenta come un
riassunto tratteggiato dell'Antico Testamento – chi l'ha letto non
scopre niente di nuovo. Tuttavia il video è accompagnato da effetti
che immergono letteralmente in ciò che accade sugli schermi: Dio
crea il cielo e la terra e le poltrone degli spettatori tremano e il
vento gli soffia in faccia. Durante il Diluvio Universale su chi
siede in sala gocciola acqua vera. Quando sono iniziate le piaghe
d'Egitto, ho invocato mentalmente: che solo non gettino rane su di
noi. Le rane non risultavano essere nell'arsenale, ma le zanzare (la
terza piaga) erano così percettibili che le donne in sala hanno
cominciato a strillare e ad agitare involontariamente le mani.
Dopo il cinema gli spettatori impressionati vengono
ammessi in "libera navigazione" per il museo. Poiché
l'esposizione è svolta nell'unico spazio dell'enorme garage
Bachmet'evskij [1], sale
in quanto tali non ci sono – lo spettatore fa qualche passo e
passa in un'altra epoca. Il museo è stato fatto tanto interattivo
che una sensazione non lascia il visitatore: guida tutto da solo.
L'esposizione chiede letteralmente partecipazione: sedere al tavolo
da pranzo (davanti, nello specchio, compare una famiglia ebraica
tradizionale durante il pasto), toccare una gigantesca stella a
cinque punte – su questa si trovano i ritratti di noti ebrei
sovietici del periodo pre-bellico. Una volta toccati i ritratti di
Lev Landau [2], Isaak
Babel' [3], Lev Vygotskij
[4] si possono leggere
note informative su ciascuno. Un ragazzino con la kippah prende
affascinato con il palmo una scritta in ebraico che "naviga"
su uno speciale schermo-muro: ad ogni pressione della mano sullo
schermo appare servizievolmente la traduzione del detto ebraico. Ci
sono anche reperti materiali nel museo. Una Torah edita nel 1888,
logori attestati di soldati ebrei "per la partecipazione alla
difesa di Leningrado" nascosti dietro al vetro delle vetrine,
ma la high-tech circostante spunta dalla memoria delle vecchie
osservatrici dalla vista acuta. Il "gettone"
dell'esposizione è una testimonianza diretta. Proprio sulla base
dei racconti di anziani ebrei e di storici si costruiscono film
sulla rivoluzione, sui pogrom di ebrei, sulla guerra, sull'Olocausto
in territorio sovietico – girano sugli schermi dal pavimento al
soffitto. Il più forte, che da un'emozione tangibile è proprio su
queste memorie personali : "Mi dissero di non guardare alla
finestra, ma guardai. Là giaceva una persona morta – era freddo e
congelò in una posa innaturale…", "Allora venni a
sapere per la prima volta cos'era successo agli ebrei in Ucraina.
Infatti per tutto il tempo avevo pensato che la mia famiglia fosse
in vita: andrò da mio padre, gli riferirò che sono stato un
eroe…", "Sulla strada per cui ci portarono gli alberi
crescevano uniformi e tra questi stavano i tedeschi con cani e
fucili. Capimmo già tutti che andavamo verso la morte".
Grazie ai testimoni viventi il museo acquisisce
unicità. Nel complesso l'esposizione è mirata soprattutto a chi
della storia ebraica ha un'idea confusa, ma vuole venire a sapere di
più: gli spettatori istruiti difficilmente attingeranno qualcosa di
principalmente nuovo. Anton Nosik [5],
che è stato al museo, ritiene che ai creatori toccherà fare seri
sforzi per risvegliare l'interesse di persone che non hanno a che
fare con gli ebrei. Ma la direttrice del museo Natal'ja Fišman
è sicura che il museo sarà interessante per persone di altra
etnia: "L'esposizione è suddivisa negli stessi periodi
storici della storia dello stato russo. Cosicché è uno sguardo
sulla storia del paese da un'altra angolazione". I visitatori
passano attraverso la rivoluzione, la guerra, le repressioni
staliniane – letteralmente. Non solo il cinema tridimensionale con
le poltrone ondulanti riesce a provocare un'immersione. Nella sala
dedicata alla Grande Guerra Patriottica [6]
davanti allo schermo c'è una trincea innevata. Sulla trincea ci
sono elmetti di soldati trapassati da pallottole. Quando per la sala
risuonano le scariche di mitragliatrice delle brigate di fucilazione
degli hitleriani che hanno sterminato ebrei in Bielorussia, Ucraina
e Lituania, ti viene un tremito.
Il presidente della Federazione delle comunità
ebraiche di Russia e uno degli iniziatori della creazione del museo
Aleksandr Boroda ha detto che, a suo parere, il museo è studiato
prima di tutto per i giovani e i bambini per mostrargli la cultura
ebraica in forma accessibile. "Purtroppo la gioventù ebraica
di oggi conosce male la propria storia", – ha aggiunto.
Nel museo c'è un centro speciale per bambini con
cubetti colorati con l'alfabeto ebraico e quiz con domande tipo:
"Cosa si mangia al posto del pane durante il Pesach?" Il
"Centro per la tolleranza" è un elemento che completa la
composizione. Là si mostrano film che invitano alla tolleranza non
solo etnica e religiosa, ma anche, per esempio, verso persone con
possibilità limitate. Il museo ha già un accordo con il
dipartimento dell'istruzione: là gli scolari arriveranno a intere
classi per parlare dell'importanza di essere tolleranti verso le
altre persone, che non sono simili a te.
"Ora al picco del processo di globalizzazione è
sorta la "glocalizzazione": è quando ogni città,
regione, paese cerca di sottolineare la propria cultura particolare,
– ha spiegato Natal'ja Fišman.
– Nel mondo contemporaneo per essere interessanti per qualcuno è
necessario avere una propria identità. E' importante capire da dove
provieni, perché guardi le cose così e non altrimenti, che in te
c'è qualcosa di unico che puoi dare al mondo. Per inserire qualcosa
nella cultura comune bisogna avere le proprie tradizioni. Conoscete
la regola della termodinamica: il calore passa da un corpo più
caldo a uno meno caldo? Se tutto è standardizzato, lo scambio non
avviene".
Natalija Zotova, "Novaja gazeta", http://www.novayagazeta.ru/society/55397.html (traduzione e note di Matteo Mazzoni)
[1]
Deposito di autobus costruito nello stile dell'avanguardia sovietica
in via Bachmet'ev (dal nome di un possidente della zona, adesso via
Obrazcov in onore dell'ingegnere dei trasporti Vladimir Nikolaevič
Obrazcov) nella parte settentrionale di Mosca ora adibito a centro di
esposizioni.
[2]
Lev Davidovič Landau, premio Nobel per la Fisica nel 1962.
[3]
Isaak Ėmmanuilovič Babel', scrittore ucciso durante le purghe
staliniane.
[4]
Lev Semënovič Vygotskij, psicologo.
[5]
Anton Borisovič Nosik, noto giornalista e blogger.
[6]
La guerra contro gli invasori nazifascisti.
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