Papuashvili: Georgia e Federazione
Russa non hanno indagato i crimini compiuti durante il conflitto in
Ossezia del Sud
15 novembre 2012, 10.41
Georgia e Russia non hanno adempiuto la disposizione della Corte Penale Internazionale sullo svolgimento di indagini preliminari sui crimini compiuti durante il conflitto in Ossezia del Sud nell'agosto 2008, ha dichiarato l'autore del rapporto "In attesa della giustizia russa" preparato dal Comitato di Helsinki norvegese Simon Papuashvili.
La Corte Penale Internazionale (CPI) è il primo
istituto di diritto stabile nella cui competenza rientra l'azione
penale nei confronti di persone responsabili di genocidio, crimini di
guerra e crimini contro l'umanità. E' stato istituito sulla base
dello Statuto di Roma siglato nel 1998. Esiste dal luglio 2002.
"Alla Corte Penale Internazionale all'Aia sta terminando la procedura di indagine preliminare sui crimini compiuti nell'agosto 2008. Nel release della corte si dice che la corte è giunta al punto in cui si può decidere se aprire un'indagine ufficiale, che sarà condotta già dagli organi della stessa corte o se va dato ancora un po' di tempo all'indagine preliminare", – ha raccontato a "Kavkazskij uzel" Simon Papuashvili.
Il Comitato di Helsinki Norvegese (NHC [1])
a ottobre indirizzò all'ufficio del procuratore della Corte Penale
Internazionale il proprio rapporto "In attesa della giustizia
russa", in cui si raccomandava alla corte di prendere una
posizione più attiva nei confronti delle indagini sui crimini
compiuti durante la guerra in Ossezia del Sud del 2008.
Come ritiene il redattore del rapporto, il membro dello NHC Aage Storm Borchgrevink, l'intervento della Corte Penale Internazionale nelle indagini sugli avvenimenti del 2008 sarebbe importante per tutta la regione caucasica, in quanto potrebbe rompere il paradigma dell'impunità caratteristico dei conflitti locali.
"Il Caucaso è la regione dell'impunità"
"La guerra in Ossezia del Sud del 2008 è solo
una di alcune guerre che si sono verificate negli ultimi anni in
questa regione. Ci sono state due guerre in Cecenia, un conflitto in
Inguscezia, una guerra in Abcasia negli anni 1992-1993, il Nagorno
Karabakh. E ovunque regna l'impunità. Non c'è stata ancora una pena
per i crimini compiuti. Penso che questo aumenti la quantità di
crimini nei conflitti", – ha detto Borchgrevink al
corrispondente di "Kavkazskij uzel".
Secondo il membro dello NHC, il coinvolgimento della
Corte Penale Internazionale nelle indagini su questi conflitti può
cambiare la situazione del Caucaso in generale.
"Ciò può prevenire un ulteriore conflitto non
solo tra Georgia e Russia, ma anche in tutta la regione. Questo,
penso, è l'aspetto importante per cui questo caso è così
importante. Potete vedere che le decisioni della corte influiscono
sulla situazione, per esempio, in Africa e in altre regioni. Certo,
la guerra in Georgia non è la più sanguinosa che abbia avuto luogo
negli ultimi decenni, ma il Caucaso è la regione dell'impunità e
l'intervento della Corte Penale Internazionale può cambiare questa
situazione", – ha dichiarato Aage Borchgrevink.
"Russia e Georgia possono essere ugualmente colpevoli"
Il lavoro svolto da una base per pensare che entrambe
le parti – sia la Russia, sia la Georgia – hanno commesso
crimini che ricadono sotto la giurisdizione della CPI, ritiene Simon
Papuashvili.
"Per quanto riguarda la Georgia, la corte ha dichiarato che, sulla base delle informazioni che ha ricevuto, si tratta perlomeno di due categorie di crimini – crimini di guerra e crimini contro l'umanità... Fondamentalmente ciò riguarda il bombardamento di Tskhinvali, tra l'altro con l'uso di armi che funzionano in un luogo e che è impossibile puntare su un oggetto concreto. E nelle circostanze concrete in cui la Georgia ha usato questi impianti lo si ritiene un crimine di guerra. E la corte ha una denuncia in merito. E certamente si tratta dell'attacco delle forze armate georgiane alle truppe delle forze di pace", – ha raccontato Simon Papuashvili.
"Per quanto riguarda la Georgia, la corte ha dichiarato che, sulla base delle informazioni che ha ricevuto, si tratta perlomeno di due categorie di crimini – crimini di guerra e crimini contro l'umanità... Fondamentalmente ciò riguarda il bombardamento di Tskhinvali, tra l'altro con l'uso di armi che funzionano in un luogo e che è impossibile puntare su un oggetto concreto. E nelle circostanze concrete in cui la Georgia ha usato questi impianti lo si ritiene un crimine di guerra. E la corte ha una denuncia in merito. E certamente si tratta dell'attacco delle forze armate georgiane alle truppe delle forze di pace", – ha raccontato Simon Papuashvili.
Per quanto riguarda la Russia, secondo Papuashvili,
si tratta del fatto che le truppe russe non hanno contrastato i
crimini compiuti presumibilmente da formazioni ossete. "Si
ritiene che la Russia attuasse un efficace controllo sui territori di
cui si parla e che conseguentemente sia responsabile di tutti quei
crimini che sono stati compiuti là... Là si tratta di persecuzioni
su base etnica, comprese torture, omicidi, distruzione di proprietà",
– ha chiarito Papuashvili.
Durante le indagini sulle azioni militari lo NHC ha
evidenziato 16 casi di omicidi di civili (senza considerare i casi di
morte per sparatoria o per esplosione di ordigni a frammentazione)
sul territorio controllato dalla parte russa. Il più delle volte,
secondo i dati dello NHC, le esecuzioni extragiudiziali sono state
compiute da rappresentanti di formazioni armate irregolari che non
erano unità strutturali delle forze armate russe.
Tuttavia, come si nota nel rapporto, "qualche
intervista indica che le formazioni armate irregolari, che,
presumibilmente, hanno compiuto questi crimini, hanno operato in
collaborazione con le forze armate russe".
Secondo lo Statuto di Roma, sulla cui base opera la CPI all'Aia, all'azione penale non sono soggetti gli stati, ma persone concrete. Secondo Simon Papuashvili, nel caso in cui il procuratore della CPI prendesse effettivamente la decisione di iniziare un'indagine ufficiale che finirebbe con un processo, in conseguenza di questo procedimento potrebbero essere incriminate alte cariche di Georgia e Russia. In particolare l'attivista per i diritti umani fa i nomi del presidente Mikhail Saakashvili, del presidente Vladimir Putin e del primo ministro Dmitrij Medvedev.
"C'è una cosa che è propria dei processi che
si svolgono all'Aia – sono sempre puntati sulla più alta carica
che sia intervenuta come iniziatore o che sia stato provato essere
legata a crimini internazionali. Può essere un presidente, un
ministro della Difesa, il capo di Stato Maggiore o il comandante di
grandi formazioni militari", – ha chiarito Simon Papuashvili.
"Le autorità della Georgia in parte non vogliono e in parte non sono in grado di svolgere indagini"
Per quattro anni il Comitato di Helsinki norvegese ha
attuato un programma di ricerca dei casi di violazione dei diritti
umani in Ossezia del Sud nel periodo da agosto a ottobre 2008. Come
si nota nel rapporto, nel 2010 il governo della Georgia non ha
risposto alla richiesta scritta di organizzazioni non governativa su
come si svolgono le indagini.
Poiché i governi georgiano e russo non hanno fornito i corrispondenti materiali, la ricerca si è svolta per mezzo dell'analisi della documentazione, ma anche delle interviste alla popolazione che vive nella zona del conflitto e dei profughi dell'Ossezia del Sud. Inoltre lo NHC si è basato sui risultati del sondaggio condotto dalla Corte Europea per i Diritti dell'Uomo (la Corte di Strasburgo), nel corso delle quali sono state interrogate per telefono 244 persone, che avevano presentato denunce a Strasburgo.
"Il sondaggio tra gli istanti alla Corte Europea
per i Diritti dell'Uomo, come pure le visite sul posto alla ricerca
di fatti hanno evidenziato l'assenza di corrispondenti e
significativi sforzi per lo svolgimento di indagini da parte delle
autorità georgiane. Da queste informazione consegue la conclusione
che le autorità georgiane in parte non vogliono e in parte non sono
in grado di svolgere indagini sui casi di crimini internazionali
verificatisi presumibilmente durante e dopo la guerra dell'agosto
2008", – si dice nel rapporto dello NHC .
"Su 60 abitanti intervistati solo sette
confermarono che rappresentanti delle autorità georgiane si erano
messi in contatto con loro"
Nell'ottobre 2011 i rappresentanti dello NHC insieme
ai membri dell'"Associazione dei giovani giuristi della Georgia"
e della "Coalizione della Corte Penale Internazionale" si
incontrarono con i rappresentanti del Ministero della Giustizia e con
l'ufficio del Procuratore Generale della Georgia. Dopo questo
incontro il Ministero della Georgia inviò alle organizzazioni per la
difesa dei diritti umani un resoconto in cui si diceva che la Georgia
aveva intrapreso azioni investigative per le indagini sui casi di
crimini internazionali. In particolare si trattava di interrogatori e
interviste alla popolazione che viveva in Ossezia nel Sud e nei
territori adiacenti. Inoltre il governo georgiano ha indicato
l'assenza di qualsiasi collaborazione nello svolgimento delle
indagini da parte della Federazione Russa.
Durante i viaggi nei villaggi di confine e nei luoghi
di residenza dei profughi nel corso di tutto il 2010 lo NHC condusse
interviste a 60 abitanti del posto e solo sette di essi affermarono
che rappresentanti delle autorità georgiane si erano messi in
contatto con loro e avevano chiesto di quei casi che avevano a che
fare con la guerra. Tra l'altro nessuno di questi sette rispondenti,
come si nota nel rapporto, poté dire in modo univoco i
rappresentanti di quali strutture avessero condotto le interviste –
il Ministero degli Interni, il Ministero della Giustizia o la Procura
della Georgia. Con nessuna di queste sette persone i rappresentanti
del governo della Georgia, secondo i dati dello NHC, si sono messe in
contatto per lo svolgimento di ulteriori azioni investigativi.
"Le indagini dello SK [2] della Russia sono più politiche che giuridiche"
Per ottenere ulteriori notizie sui crimini che si
sono verificati lo NHC si rivolse con una richiesta al Comitato
Inquirente della Russia. Come si dice nel rapporto, le dichiarazioni
del capo del Comitato Inquirente Aleksandr Bastrykin dettero motivo
si supporre la presenza presso la sua struttura di una grande
quantità di informazioni riguardanti i crimini commessi nella
Repubblica dell'Ossezia del Sud. Secondo le dichiarazioni di
Bastrykin, in Ossezia del Sud furono inviati 200 inquirenti e 29
esperti per svolgere un'indagine sui crimini compiuti durante la fase
attiva delle azioni militari.
Come si nota nel rapporto "In attesa della
giustizia russa", la parte russa ha dichiarato che il Comitato
Inquirente ha aperto procedimenti penali sulla base dell'articolo 105
(omicidio) e anche sulla base dell'articolo 357 (genocidio),
basandosi sulle deposizioni di 500 vittime del conflitto.
Noteremo che praticamente subito dopo la conclusione degli scontri militari le autorità della Russia intervennero con l'iniziativa di fare istanza contro la Georgia all'Aia e a Strasburgo per l'attacco all'Ossezia del Sud. Per questo nell'agosto 2008 il Comitato Inquirente presso la Procura di Russia raccolse prove del genocidio in Ossezia del Sud e questi dati furono usati per la presentazione dell'istanza. Il 25 febbraio 2009 il Comitato Inquirente presso la Procura della Federazione Russa dichiarò la conclusione delle indagini sul "genocidio della Georgia nei confronti del popolo osseto". Copie dei materiali del caso nell'agosto 2011 furono inviate al procuratore della Corte Penale Internazionale.
Tuttavia il Comitato Inquirente della Russia non
inviò comunque allo NHC alcuna informazione. Allora i rappresentanti
dello NHC iniziarono la propria analisi delle azioni del Comitato
Inquirente della Russia, basandosi sull'analisi dei documenti forniti
da organizzazioni civili che collaboravano con le vittime della
guerra e anche di informazioni fornite dalla Commissione
Internazionale per l'accertamento dei fatti di Heidi Tagliavini e di
documenti del comitato per i diritti umani dell'ONU.
Analizzata la documentazione, gli esperti dello NHC
sono giunti a una serie di conclusioni. "In primo luogo, si crea
l'impressione che la decisione di iniziare azioni investigative sia
più politica che giuridica e che possa essere usata per giustificare
l'invasione militare russa in Georgia", – nota lo NHC.
"Le indagini si concentrano esclusivamente
sull'attacco alle forze di pace russe e ai civili da parte della
Georgia"
"In secondo luogo, pare che le indagini si
concentrino esclusivamente sull'attacco alle forze di pace russe e ai
civili da parte della Georgia, perciò si ignorano i crimini commessi
dalle forze armate russe e/o formazioni armate irregolari, che
agirono in accordo e con il sostegno della Russia", – si dice
nel rapporto.
Gli autori indicano anche la complessità delle indagini sui crimini, a cui ha portato il riconoscimento da parte della Russia dell'indipendenza dell'Ossezia del Sud (La Georgia ruppe le relazioni diplomatiche con la Russia dopo che nell'agosto 2008 la Russia riconobbe l'indipendenza di Abcasia e Ossezia del Sud – nota di "Kavkazskij uzel"). La Georgia non ha accesso a questo territorio e la Russia in qualità di parte responsabile indica le autorità dell'Ossezia del Sud, notano gli autori del rapporto dello NHC.
Va notato che il Comitato Inquirente della
Federazione Russa tenne una corrispondenza anche con altre
organizzazioni per la difesa dei diritti umani – "42°
articolo della Costituzione" e "Associazione dei giovani
giuristi". In particolare, l'"Associazione dei giovani
giuristi" si rivolse nel 2011 alla Commissione Inquirente della
Federazione Russa con la richiesta di aprire un procedimento penale
per il caso delle violazioni dei diritti dei georgiani etnici
cacciati dall'Ossezia del Sud che si erano rivolti alla Corte Europea
per i Diritti dell'Uomo. Secondo i dati delle ONG, questi persone
sono in tutto 400.
Il Comitato Inquirente rese noto che questi casi
erano stati incorporati nel procedimento penale contro il governo
della Georgia con l'accusa di aver compiuto un genocidio.
Nel febbraio 2012 l'"Associazione dei giovani
giuristi" chiese spiegazioni al Comitato Inquirente della
Federazione Russa sul motivo per cui i casi dei georgiani etnici
erano stati incorporati nel procedimento penale contro il governo
della Georgia, che era accusato dalla parte russa di genocidio contro
gli osseti. Tuttavia il Comitato Inquirente non rispose a questa
domanda. Come si dice nel rapporto dello NHC, "il procuratore
russo ha spiegato che il Comitato Inquirente aveva più di una volta
chiesto collaborazione alla corrispondente autorità della Georgia,
in particolare sulle corrispondenti azioni e documenti che potrebbero
confermare la precisione delle informazioni contenute nelle denunce
dei cittadini della Georgia, tuttavia l'ufficio del Procuratore
Generale della Georgia si rifiutò di collaborare".
"Russia e Georgia non desiderano in ugual modo indagini sui crimini di guerra"
Aage Borchgrevink nota che la reazione del governo georgiano è parsa inaspettata alla comunità internazionale. "L'atteggiamento dei rappresentanti del governo georgiano verso la CPI non è stato quello dovuto e non ha corrisposto alle nostre aspettative. Questi, come si vede dai documenti, non hanno svolto le corrispondenti indagini. Speriamo che il nuovo governo intraprenda passi più attivi", – ha dichiarato Borchgrevink.
Le posizioni di Russia e Georgia riguardo alla
propria riluttanza a svolgere indagini e fornire informazioni sono di
fatto simmetrici, ritiene Simon Papuashvili. "Tutti i nostri
tentativi di analizzare cosa accada in queste indagini ci hanno
portati alla conclusione che di fatto là non c'è alcuna indagine e
lo stato si occupa di azioni formali indirizzate a fermare o ad
allontanare l'apertura ufficiale delle indagini", – dice
Papuashvili.
"I tentativi di analizzare cosa accada in queste
indagini ci hanno mostrato che di fatto non ci sono"
Tra l'altro Simon Papuashvili suppone che tali
indagini non rientrassero tra gli interessi del governo di Mikhail
Saakashvili. "Era ciò che con forza non voleva il governo
precedente, perché queste indagini possono implicare la
responsabilità di alti funzionari che furono coinvolti nel
conflitto. La stessa cosa riguarda anche la parte russa", – ha
dichiarato.
Papuashvili ritiene che la procura della CPI abbia
abbastanza dati sulle violazioni per iniziare ufficialmente un
processo penale. "La Corte Penale Internazionale ha qualche tipo
di fonte di informazioni. In primo luogo, entrambe le parti – sia
quella georgiana, sia quella russa – hanno inviato alla corte molto
materiale che parla dei crimini che sono stati commessi dalla parte
opposta. Inoltre la corte ha informazioni che sono state fornite da
alcune organizzazioni non governative, comprese Human Rights Watch,
Amnesty International, la nostra organizzazione e alcune ONG locali
tanto da parte georgiana, quanto da parte russa", – ha
constatato Simon Papuashvili.
La Georgia fece istanza contro la Russia alla Corte Penale Internazionale e alla Corte Internazionale dell'ONU nell'agosto 2008. Questa ritiene la Russia colpevole di pulizie etniche nel periodo dal 1993 al 2008 e di trasferimento forzato di 300 mila persone nell'agosto 2008. Il 13-17 settembre 2010 all'Aia ebbero luogo le udienze pubbliche sull'istanza. La Russia insistette sulla mancanza di giurisdizione della Corte Internazionale dell'ONU sull'istanza e chiese di sospendere il procedimento sul caso, dichiarando che Mosca non era in lite con la Georgia su questa questione. Il 1 aprile 2011 la corte accolse il ricorso della Russia, decidendo che non avrebbe esaminato nel merito l'istanza presentata dalla Georgia contro la Russia in quanto non aveva i poteri necessari.
In precedenza "Kavkzaskij uzel" riferì che nel luglio 2009 la CEDU riconobbe la validità dell'esame della denuncia della Georgia, che accusava la Russia di violazioni dei diritti dei cittadini georgiani per "arresti abusivi e deportazioni di massa" dal territorio russo che avevano avuto luogo negli anni 2006-2007.
"Sul banco degli imputati all'Aia devono esserci le alte cariche della Georgia e della Federazione Russa"
Lo Statuto di Roma fu siglato a nome della
Federazione Russa il 13 settembre 2000 dal ministro degli Esteri
della Russia (a quel tempo Igor' Ivanov), tuttavia la Duma di Stato
della Federazione Russa non ha ancora ratificato questo documento,
poiché la Russia non è membro della Corte Penale Internazionale.
Non di meno, come ritengono gli esperti, le sue azioni ricadono sotto
la giurisdizione della corte proprio a causa della guerra in Ossezia
del Sud.
"La Russia ricade sotto la giurisdizione della
CPI, perché ha compiuto crimini sul territorio della Georgia, che è
parte del sistema creato sulla base dello Statuto di Roma. E qui già
si mantiene la posizione che si chiama principio di territorialità,
che consiste nel fatto che anche se un paese non partecipa a questo
sistema, se compie crimini sul territorio di un paese partecipante,
le sue azioni devono essere comunque analizzata dalla CPI. Cosicché
il problema della giurisdizione qui si risolve", – ha notato
Simon Papuashvili.
Alla domanda su quanto veda realmente le più alte
cariche sul banco degli imputati all'Aia Papuashvili ha risposto che
attese del genere sono più reali nei confronti della Georgia, in
quanto a causa dei processi democratici il presidente in Georgia non
è assolutamente una persona intoccabile. "Questo dipenderà
dalle prove che la corte avrà in mano. Se le prove testimonieranno
che dette gli ordini che portarono al compimento di crimini di
guerra, è del tutto probabile che la corte possa convocare e
incarcerare Saakashvili", – ritiene Papuashvili.
Per quanto riguarda i leader russi, secondo
Papuashvili, qui la situazione è più complessa. "Se la corte
avrà le prove che Putin o Medvedev dettero indicazioni che portarono
a dei crimini, la corte reagirà a questo. Potrebbe conseguire un
ordine di arresto. Ma come reagirà la parte russa non posso
prevedere. La corte, a sua volta, ha i propri meccanismi. Il più
diffuso è il regime di attraversamento delle frontiere, – ha
chiarito. – Tutti e 115 gli stati che sono parte del sistema della
CPI saranno obbligati ad arrestare la persona concreta, se comparirà
sul loro territorio. Nel migliore dei casi Putin o Saakashvili non
potranno semplicemente viaggiare, non potranno entrare in alcuno di
questi paesi. Ma tra questi rientrano gli USA e tutta l'Europa".
Ricordiamo che gli attivisti per i diritti umani sulla base degli esiti delle proprie osservazioni e dei colloqui con testimoni della guerra sono giunti alla conclusione che tutte le parti del conflitto armato in Ossezia del Sud hanno violato seriamente le norme del diritto umanitario hanno dichiarato che ci sono tutte le basi per pensare che nel corso degli avvenimenti di agosto ebbero luogo crimini di guerra.
Nota della redazione: vedi anche le notizie "Con l'avvento al potere "Sogno Georgiano" [2] è intenzionato a rendere la politica caucasica della Georgia più equilibrata","La Georgia è soddisfatta della decisione della corte dell'ONU, la Russia dubita della sua legittimità", "Delle istanze degli abitanti dell'Ossezia del Sud contro la Georgia alla Corte Europea si occuperà un'organizzazione sociale osseta", "La Georgia spera nella vittoria nell'istanza contro la Russia alla Corte Internazionale dell'ONU".
Autore: Beslan Kmuzov; fonte: corrispondente di "Kavkazskij uzel"
[1]
Dalla dicitura internazionale (inglese) Norwegian
Helsinki Committee.
[2]
Sledstvennyj
Komitet
(Comitato Inquirente).
[3] Coalizione di opposizione al
presidente georgiano Saakashvili.
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