Il popolo è solo di ostacolo: per la
prima volta questo è stato dichiarato apertamente
Il Ministero della Giustizia ha bloccato il lavoro
dell'Associazione dei popoli indigeni del Nord. E' stato tolto
l'ultimo ostacolo allo sfruttamento delle risorse naturali
15.11.2012
Il Ministero della Giustizia ha disposto di bloccare l'attività dell'Associazione dei Piccoli Popoli Indigeni del Nord, della Siberia e dell'Estremo Oriente della Federazione Russia fino al 20 aprile del prossimo anno. Come motivo è stata indicata la mancata corrispondenza alla legislazione dello statuto di questa NKO [1]. Tuttavia attivisti per i diritti umani ed ecologisti che conoscono il lavoro dell'Associazione dei Piccoli Popoli Indigeni del Nord vedono un altro motivo: il regime ripulisce lo spazio da cui si estraggono risorse rendendolo comodo al massimo per questa occupazione.
L'organizzazione non governativa, nel cui organico
rientrano i rappresentanti di 40 popoli, che ha 34 filiali
regionali, che funziona secondo standard internazionali e ha i
propri "canali" per la comunicazione con il mondo è un
chiodo nello stivale della partnership privato-pubblica russa.
Questa difende gli interessi della popolazione originaria per
l'appunto nelle regioni più attraenti per gli affari. Tra l'altro
l'Associazione si è sempre distinta per equilibrio – evidente
sullo sfondo di altre organizzazioni che lottano per la
conservazione delle etnie e della natura del Nord. Tuttavia nei
tempi attuali, evidentemente, anche questo è poco: è necessario se
non l'amore per il Cremlino, la lealtà incondizionata.
Si può capire il potere. Questa NKO alla pari con
il governo russo è membro permanente del Consiglio Artico,
l'organizzazione centrale di collaborazione degli otto paesi
dell'Artico (Canada, USA, Islanda, Danimarca, Norvegia, Svezia,
Finlandia e Russia) nella sfera della tutela dell'ambiente e dello
stabile sviluppo della regione. Questa NKO ha uno status speciale
consultivo presso uno dei principali organi dell'ONU, il Consiglio
Economico e Sociale.
Il primo vice-presidente dell'Associazione dei Piccoli Popoli Indigeni del Nord Rodion Suljandziga ha detto alla "Novaja gazeta" che effettivamente la loro organizzazione si è sempre trovata sul filo del rasoio nel lavoro con il governo federale e il parlamento e ha sempre avuto un'opinione indipendente, ma non si è abbassata "ad atteggiamenti da criticoni e all'emotività", vedendo il compito principale nella difesa dei diritti dei popoli, del loro diritto al proprio sviluppo e alla propria dignità. E ha costretto lo stato a adempiere le proprie funzioni e i propri obblighi diretti.
– I discorsi sulle pensioni, sulle quote e
sull'alcool oggi sono importanti. Ma noi non siamo invalidi e tutti
i discorsi sulle agevolazioni e sui privilegi sono convenienti per
lo stato e allontanano dai problemi fondamentali oggi irrisolti. Ci
è necessario che lo stato capisca noi e la nostra vita con la
natura, che ci dia il diritto di scelta dello sviluppo futuro e
osservi il diritto russo e internazionale. Oggi nella legislazione
federale sono stati impoveriti tutti i diritti basilari dei popoli
indigeni (il diritto di priorità e l'accesso alle risorse
biologiche, l'uso gratuito e illimitato delle terre e molto altro).
Il Ministero delle Regioni non adempie il proprio obbligo diretto.
Là oggi non sono rimasti specialisti dei popoli indigeni.
Riguardo al motivo della decisione del Ministero
della Giustizia Rodion Suljandziga ha detto:
– E' in corso una nuova fase estensiva di industrializzazione dei territori del Nord. Gli indigeni sono una delle ultime barriere sulla strada delle compagnie e degli stati allo sfruttamento di queste risorse ed è più facile applicare metodi di forza, usando una giustizia selettiva per non distogliere forze, tempo e risorse eccessivi in trattative con degli indigeni. E' un osso in gola la nostra attività internazionale.Le decisioni dell'ONU e dei suoi organi delegati sono obbligatorie per la Russia. La Costituzione determina la supremazia del diritto internazionale. All'interno del paese le autorità controllano la situazione con il metodo "divide et impera" ed è indispensabile togliere l'ostacolo. Penso che ci siano dei piani per abbassare lo status dell'Associazione e trovarle un sostituto, tanto più che ce n'è una serie. Probabilmente una concausa è stato il clamoroso caso della comunità Dylača (si tratta della presa della comunità evenca [2] Dylača in Buriazia [3] da parte della "Russkaja nefritovaja kompanija" [4], che è capeggiata, secondo un estratto dello EGRJUL [5], dall'ex capo dell'UFSB [6] buriato Valerij Chalanov – nota dell'autore), in cui l'Associazione ha preso una posizione attiva… Ci sono cose su cui non possiamo influire. I genitori e l'appartenenza etnica sono dati dall'alto. E io voglio che a noi come popoli sia dato il diritto alla propria scelta e al proprio sviluppo, fondato sulle tradizioni.
Il rappresentante dell'Associazione, membro della Camera Sociale [7] della Federazione Russa e del Gruppo di Lavoro dell'ONU per i diritti dell'uomo e degli affari Pavel Suljandziga ha riferito alla "Novaja gazeta" di essere appena tornato dalla Svezia, dove aveva fatto una dichiarazione al Forum Artico della NKO e aveva anche trasmesso un appello dell'Associazione alle più alte cariche del Consiglio Artico. Cito: "Per la prima volta la RAIPON (abbreviazione dell'Associazione da Russian Association of Indigenous Peoples Of the North – n.d.a.) non può prender parte alla seduta del Consiglio Artico per motivi politici. Per la prima volta la RAIPON è costretta a utilizzare lo spazio del Consiglio Artico per un'aperta dichiarazione politica, cosa che non è mai successa prima nella storia, tenendo conto del mandato e dello spirito di collaborazione del Consiglio Artico. (…) Nei confronti dell'Associazione è stato compiuto un passo repressivo, una dimostrazione di giustizia selettiva e un atto di intimidazione e di grave ingerenza nelle questioni interne della RAIPON alla vigilia del VII congresso dei piccoli popoli indigenti del Nord, della Siberia e dell'Estremo Oriente fissato per il 28-29 marzo 2013. La RAIPON eleva una decisa protesta contro questa decisione del Ministero della Giustizia russo e cercherà di ottenere il ristabilimento della giustizia con tutti i mezzi legali nonostante le incessanti minacce. La RAIPON fa appello alle più alte cariche del Consiglio Artico perché invitino la Federazione Russa a far cessare la pressione amministrativa e politica e l'ingerenza nelle questioni di autogoverno dei popoli indigeni del Nord, della Siberia e dell'Estremo Oriente".
E' stato preparato anche un appello dei leader dei
piccoli popoli indigeni del Nord, della Siberia e dell'Estremo
Oriente al presidente russo.
Qual è la causa formale del conflitto?
L'Associazione ha lavorato secondo il proprio statuto per 22 anni.
Dopo le annotazioni del Ministero della Giustizia, seguendo le sue
raccomandazioni, per inserire mutamenti nello statuto ha tenuto un
congresso dei rappresentanti regionali. Tuttavia il Ministero ha
ritenuto questi mutamenti insussistenti in quanto non tutte le
rappresentanze regionali sono personalità giuridiche.
L'Associazione ha cercato di protestare due volte in tribunale
contro la decisione del Ministero della Giustizia, ma senza
successo. E ora contro la decisione verrà fatto appello alla Corte
Suprema.
Due circostanze sintomatiche. Oltre alle persecuzioni contro l'Associazione dei Piccoli Popoli Indigeni del Nord è stato aperto un procedimento: lo FSB accusa Ivan Moiseev, leader del movimento per la conservazione della cultura dei Pomory [8] e capo dell'Istituto dei Popoli Indigeni e Piccoli dell'Università Federale del Nord (Artica) di istigazione all'odio interetnico e anche di tradimento "con il sostegno da parte dei servizi segreti norvegesi" (da 12 a 20 anni di detenzione).
Moiseev è accusato di aver compiuto con il sostegno
di strutture straniere un'attività indirizzata al riconoscimento
dei Pomory come piccolo popolo indigeno del Nord, all'inclusione del
loro territorio di residenza nella giurisdizione del diritto
internazionale, cosa che può portare alla violazione dell'integrità
territoriale della Russia, di aver fatto appello alle autorità
della regione di Arcangelo [9]
con la proposta di istituire la Repubblica dei Pomory e di aver
creato l'organizzazione "Fraternità dei Pomory", che ha
riunito i Pomory della regione del Mare di Barents (tra l'altro i
contatti transconfinari tra popoli indigeni sono uno dei punti
chiave della dichiarazione di Kirkenes [10]
del 1993).
Seconda cosa. Contemporaneamente a questi
procedimenti la Duma di Stato ha respinto il disegno di legge
sull'analisi etnologica che si proponeva di condurre nell'ambito
dell'analisi ecologica statale. Il rifiuto è comprensibile e si
trova nel corso della politica attuale.
L'erezione della centrale idroelettrica di Bogučany [11] sull'Angara ha mostrato in modo evidente che per lo stato e per il mondo degli affari perfino l'analisi ecologica è di ostacolo e se la sono cavata senza di essa. Ma di aumentare le spese delle corporazioni per fare ricerche su come un concreto business cambierà la vita degli autoctoni nessuno ha precisamente intenzione.
Pavel Suljandziga porta un esempio dalla vita (dalla
morte) del proprio popolo: "Fino agli anni Settanta del secolo
scorso esistevano otto gruppi etnici di Udeghi [12],
oggi ne è rimasta la metà – nei luoghi in cui quattro di essi
abitavano hanno tagliato la taiga dell'Ussuri [13],
privandoli del terreno di caccia".
Il governo russo non avrebbe dovuto toccare
l'Associazione dei Piccoli Popoli Indigeni del Nord, perlomeno
basandosi sui gravi peccati contro gli aborigeni dei territori poco
teneri che gravano da sempre su costoro. Ma evidentemente siamo in
presenza della liberazione dei funzionari da questi pregiudizi e
chimere.
Aleksej Tarasov, "Novaja gazeta", http://www.novayagazeta.ru/economy/55433.html (traduzione e note di Matteo Mazzoni)
[1]
NeKommerčeskaja
Organizacija
(Organizzazione Non Commerciale).
[2]
Gli Evenchi sono un popolo nomade che vive in un'ampia zona della
Siberia.
[3]
Repubblica autonoma della Siberia meridionale.
[4]
"Compagnia russa della nefrite".
[5]
Edinyj
Gosudastvennyj Reestr Juridičeskich Lic
(Registro Statale Unico delle Persone Giuridiche).
[6]
Upravlenie
Federal'noj Služby Bezopasnosti
(Direzione del Servizio Federale di Sicurezza), cioè la sezione
regionale del principale servizio segreto russo, lo FSB (Federal'naja
Služba Bezopasnosti –
Servizio Federale di Sicurezza).
[7]
Sorta di corpo intermedio tra il potere politico e la società civile
privo di poteri reali.
[8]
Qualcosa come "Gente della Riva del Mare", etnia formata
dai discendenti dei coloni russi dell'estremo nord della Russia
europea (sulle rive del Mar Bianco e del Mare di Barents), che si
fusero con le popolazioni ugro-finniche della zona e ne rimasero
influenzati.
[9]
Città dell'estremo Nord della Russia europea sul Mar Bianco.
[10]
Città dell'estremo Nord della Norvegia ai confini con la Russia dove
fu siglato un documento per la tutela delle popolazioni indigene
delle zone artiche.
[11]
Villaggio della Siberia meridionale.
[12]
Gruppo etnico del gruppo tunguso, probabilmente della famiglia
altaica.
[13]
Fiume dell'Estremo Oriente della Russia asiatica.
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