Sono ancora fiorellini. Reportage da
piazza Lubjanskaja [1]
Concludiamo l'anno senza nuove idee, senza comunque
aver spiegato a tutta la Russia cosa vogliamo riunendoci nei viali e
nelle piazze di Mosca. Senza comunque aver reso la protesta un
movimento della gente per i suoi diritti essenziali. Ma concludiamo
l'anno con un movimento. Che c'è
16.12.2012
Alle tre del pomeriggio il giardino pubblico della
Lubjanka è pieno di gente. Vanno ancora e ancora – davanti al
museo Politecnico, accanto alla lunga fila di macchine militari e
della polizia. Qui ci sono camion a tre assi con dischi dei freni
arancioni sotto ruote potenti, cellulari con vetri neri, autobus
bianchi con personale di polizia, automobili "Tigr" [2]
con feritoie e una piccola UAZ grigina a forma di pagnotta con la
croce del servizio medico. Le forze di polizia e delle truppe
interne si sono disposte fondamentalmente nel centro di Mosca: qua e
là stanno gruppetti di agenti dell'OMON [3]
in tuta mimetica azzurrina, nella parte di passaggio è stata
piantata una grande tenda blu, lungo il marciapiede sono posti
generatori giapponesi in funzione, a uno dei quali uno
smaliziatissimo autista ha collegato con dei cavi una batteria. Beh,
capisco: c'è il gelo, la batteria si è scaricata.
L'aiola è circondata da tutte le parti da grigi
cordoni di polizia. Tutti i poliziotti senza eccezione hanno
distintivi personali con i numeri, molti hanno giubbotti
antiproiettile neri. Dietro il giubbotto antiproiettile sulla
schiena è attaccato un manganello. Vedo per la prima volta questo
modo di portare il manganello, è una loro nuova moda, cos'è? I
megafoni della polizia ribadiscono la stessa cosa: "Egregi
cittadini! Deponete i fiori e andate al metrò! Egregi cittadini!
L'azione non è autorizzata dal potere esecutivo! I partecipanti
all'azione saranno arrestati!" Nessuno ci fa alcuna attenzione.
La gente con i fiori si spinge lentamente attraverso
la folla verso la pietra delle isole Soloveckie [4].
Ci sono moltissime rose bianche. I mazzi sono avvolti in carta di
giornale, in carta pergamenata, nel cellophane. Presso la pietra li
avvolgono e li depongono con cura. Alcuni hanno un numero dispari di
rose, alcuni pari. Vedo un gruppo di persone in pellicciotti scuri
che sono simili a cespugli disseminati di piccoli fiori: tante sono
le rose che hanno. C'è anche un enorme mazzo di camomilla, secondo
me finta, e innumerevoli garofani bianchi. Alle tre e un quarto
tutto il piedistallo della pietra è già coperto di questi fiori
silenziosi, che danno luce piano, vivi nel gelo.
Non ci sono slogan, non ci sono neanche bandiere, ci
sono semplicemente persone dal cui aspetto non diresti che idee
hanno. Ci sono donne amiche, una dice "i nostri" [5]
e intende il KC [6] e
un'altra dice "i nostri" e intende i comunisti. Ragazzine
con berretti dalle orecchie lunghe all'istante si incontrano nella
folla e contemporaneamente si dicono l'un l'altra le stesse parole:
"Ciao, come stai? Bene! Bene!» Un uomo con un berretto nero
che ha l'aspetto di un buon mago Merlino coperto di capelli grigi,
con barba e baffi bianchi da cui pendono piccoli ghiaccioli tiene in
mano un palloncino da lui raccolto sull'asfalto presso un negozio di
scarpe. Il palloncino reclamizza le scarpe e l'uomo reclamizza i
cambiamenti. Sul petto ha un cartello con le fotografie di Putin e
Chodorkovskij, accanto ad uno c'è scritto "Dimissioni",
accanto all'altro "Libertà".
I cappelli mi incantano. Una galleria di berretti
con paraorecchie capace di stupire Parigi. Un lungo vecchietto con
una sigaretta incollata al labbro inferiore ha in testa un lussuoso
cappello di volpe con paraorecchie con cui si andrebbe bene nella
taiga a caccia di orsi. I cappelli colorati fatti a maglia con
lunghe orecchie pendenti delle ragazzine sono di per se una
dimostrazione di colore netto contro l'inverno in bianco e nero. Un
uomo ha indossato un cappello di plastica viola direttamente sul
cappello di pelliccia e vedo ancora due che, tenendosi per mano, si
fanno lentamente strada tra la folla, incantando il mio sguardo con
cappelli di paglia tondi da contadini vietnamiti.
Compare Udal'cov [7].
Tutto avviene molto rapidamente. La folla che passeggiava
pacificamente si trasforma in un vortice. Intorno a Udal'cov si
raggruppano decine di macchine fotografiche e microfoni. Riesce
appena ad alzarsi presso la pietra che nella folla si infila un
reparto dell'OMON. Da dieci metri di distanza mi sono visibili solo
i loro caschi neri a sfera che si muovono nella folla come strani
galleggianti. Dopo un minuto Udal'cov non c'è più, gli
extraterrestri lo trascinano nel loro mondo ultraterreno di
interrogatori, calunnie e provocazioni. E' un qualche abuso. E'
riuscito a dire solo: "La Russia sarà libera! Questo è un
picchetto solitario!" – e non ha fatto più nulla.
Compare Naval'nyj [8].
La stampa si getta su di lui come se ora dovesse annunciare
l'abolizione della gravitazione universale o il suo passaggio al
lavoro nel CC del PCUS. Con il berretto con paraorecchie di pelo
grigio, con il volto immobile e assolutamente serio, senza l'ombra
di un sorriso, Naval'nyj cammina con una guardia del corpo alle
spalle, guarda dritto avanti a se e non pronuncia una parola. I
fotografi vanno in estasi, uno piccolo con una macchina fotografica
che già riverbera una morta luce azzurra mi spinge con tale forza
che quasi lo colpisco in fronte in risposta. Ma mi fermo: è un
collega comunque! In generale nel giardino pubblico dove sono
presenti il liberale Nemcov e il nazionalista Demuškin,
più aggressivamente di tutti si comporta proprio la stampa, va come
un gregge dietro ai cosiddetti VIP. La gente applaude Naval'nyj con
sorrisi, ma un uomo con un pallore da lenzuolo in volto, stanco di
ore giornaliere in ufficio al computer, commenta ironicamente:
"Naval'nyj, come sempre, è abbronzato…"
In questo giardino pubblico tra la Lubjanka e il
Politecnico c'è una continua circolazione di persone. Una corrente
scorre verso il giardino pubblico stretto da cordoni di polizia,
un'altra scorre fuori da uno stretto collo di bottiglia creato dalla
polizia. Perché ci sia la polizia qui in generale è
incomprensibile. Perché circondino il giardino pubblico e lo
tappino è impossibile da capire. Perché ci sia un tale numero di
camion dell'esercito, autobus Ford della polizia, automobili "Tigr"
blindate, ufficiali con i giubbotti di pelle, cellulari e file
infinite di persone vestite di grigio non si può capire con la
ragione. I megafoni ripetono monotonamente la stessa cosa, in alto
un elicottero sta sospeso da due ore e lampeggia con una luce rossa,
le disposizioni sul dislocamento dei reparti risuonano così forte
nelle radio che le sentono tutti i presenti nel giardino pubblico.
Tutta questa potenza militare e poliziesca raccolta nel centro di
Mosca contro gente con fiori è l'espressione visibile dello stato
dei cervelli di qualcuno, che si esprime con una breve parola:
"Inadeguato".
Abituatasi a stare nel giardino pubblico dentro i
cordoni di polizia, la gente comincia a vivere la vita normale di
una manifestazione pacifica. Nel pieno della fola, presso la pietra
delle isole Soloveckie, si alza una bandiera russa e sventola
orgogliosamente nell'aria invernale che si fa grigia, tra gli oscuri
cordoni grigi. I poliziotti stanno nei cordoni con le facce rivolte
verso le persone, a cui in generale da tempo sono indifferenti.
Capisco che stare ritti per ore al gelo sia pesante e noioso. Un
uomo serio con un berretto con la targhetta "Piter [9]
contro la banda di quelli di Piter [10]"
stava su un lato del giardino pubblico fin dall'inizio della
manifestazione, ma ecco un nuovo personaggio: è salito su un cumulo
di neve tenendo in mano due assicelle su ciascuna delle quali era
avvitato qualche foglio di carta Whatman con lettere rosse e nere.
Era il suo podio da propaganda contro la corruzione. Un ragazzo con
un cappotto un po' corto e ampi guanti di pelo oscilla da una gamba
all'altra. In testa ha un cappello rosso da Babbo Natale e sulle
spalle la bandiera russa. Una donna non alta va attraverso la folla
con una fasciatura sul viso e sulla fasciatura è scritto: "No
al terrore di Stato!" e sulla sua strada una ragazza
distribuisce fogli colorati: "Presto daranno la caccia alle
persone oneste!" La ragazza ha un berretto con i paraorecchie,
la hit della manifestazione e della stagione invernale, un
cappottino di montone e un viso simpatico da amante di Facebook che
riferisce di ogni sua azione anche su Twitter. Quelle come lei il
giorno prima della manifestazione non autorizzata dal comune hanno
riempito Twitter di un messaggio con due parole: "Io andrò!"
Nessuno teme nulla. Nessuno nasconde il nome, se
glielo chiedi, li riferiscono senza problemi. Molti camminano con
distintivi "Sono stato in piazza Bolotnaja [11].
Arrestatemi!», ci sono distintivi con Magnitskij [12],
ce ne sono con le parole: "Altri 12 anni [13]?
No!», ma ce ne sono anche con messaggi cifrati: "Tipun
ajchun!" [14] Come
un fenomeno di un'altra realtà passeggia tra gli oscuri cordoni di
polizia un enorme volto bianco indossato su un corpo umano con un
qualcosa come un variegato caffettano uzbeko. Guardo nella
finestrella nell'uovo e vedo là un volto e una lampadina accesa. Là
dentro è comodo per lui! Lo saluto, anche l'uovo mi saluta. Sul
petto ha una targhetta: "L'uomo-uovo passeggia semplicemente!"
e anche sulla schiena ha una targhetta "L'uomo-uovo non
partecipa a manifestazioni non autorizzate!"
Ecco che razza di moscoviti è scomparsa quest'anno:
stanno in piedi, passeggiano e dialogano in un piccolo giardinetto
pubblico sotto l'occhio insonne di un elicottero e 2° reggimento
operativo che manovra con aria minacciosa e non prova particolare
inquietudine per questo. Va avanti la solita vita da manifestazione:
un vecchietto con due bastoni urla a un cordone di polizia, per cui
i poliziotti girano gli occhi da un'altra parte, un furioso
anticomunista discute con un credente nei luminosi ideali del
comunismo, a destra sorge un circolo culturale di avvocati con Mark
Fejgin e Violetta Volkova e a sinistra c'è un idiota con slogan
antisemiti. Lo cacciano. Tema della serata: aveva ragione il KS, che
ha rinunciato alla marcia su percorsi già tracciati? Vado tra la
folla e ascolto. Per l'eterna abitudine del russo di criticare
aspramente il potere criticano aspramente anche il potere
dell'opposizione, cioè il KS. Sono stati semplicemente vigliacchi
perché temevano che il popolo non andasse alla marcia. Con la
propria stupidità hanno fatto fallire una marcia di centomila
persone che era così necessaria nell'anniversario della prima
manifestazione e alla vigilia del processo agli ostaggi di piazza
Bolotnaja [15]. E invece
della marcia cosa abbiamo? Ecco questo giardino pubblico con tremila
persone in cui non ci sono né giganteschi striscioni con slogan, né
megafoni che gridano slogan, né dirigibili con la richiesta di
istruzione gratuita, né bandiere sventolanti, né colonne di gente
di sinistra, né colonne di liberali. Concludiamo l'anno in un
giardino pubblico che già si scurisce, in compagnia di gente
coraggiosa, che non ha temuto di venire qui, ma senza strategia,
senza tattica, senza un ampio forum di forze di opposizione, perciò
con persone innocenti, che sono state prese in ostaggio nonostante
tutte le nostre grida: "Uno per tutti e tutti per uno!»
Concludiamo l'anno senza nuove idee, se non si considera la vecchia
vanteria: largo, arriva la classe creativa. Concludiamo l'anno senza
comunque aver spiegato a tutta la Russia cosa vogliamo riunendoci
nei viali e nelle piazze di Mosca, senza comunque aver liberato il
movimento dagli operatori di raduni che gli si attaccano e senza
averlo reso il movimento della gente per i suoi diritti essenziali.
Ma concludiamo l'anno con un movimento che c'è.
L'hanno soffocato e colpito, ma c'è. L'hanno spaventato e definito
con le parole "non siete nessuno", ma c'è. Si è
sollevato non per volontà dei capi, ma come un getto d'acqua
chiamato dalla natura, che è iniziato e continuerà. "Alla
reazione segue la rivoluzione", – con tranquilla energia, ma
del tutto senza affettazione dice alla telecamera puntata su di lui
un giovane uomo colto. Chi è? Uno degli innumerevoli impiegati di
questa città o un businessman che fa i propri affari negli spazi
della mega-capitale o un artista alternativo che crea un mondo
virtuale libero o un insegnante che educa nella lezione mattutina
una generazione di bambini che finalmente dimenticheranno cosa sono
la dittatura e la paura? Può essere chi si vuole, l'importante è
che c'è.
Si fa scuro. Lontano da tutti, sola, sta una donna
anziana con un piccolo cartello artigianale: "Libertà per
Vladimir Akimenkov, che diventerà cieco in carcere". Il
girotondo di persone con i nastri bianchi [16]
– tutti allegri e giovani, ma tra loro ce n'è uno grigio e
confuso – va intorno alla pietra delle isole Soloveckie,
riscaldando anima e corpo con movimento e grida. E' sera, c'è -19,
siamo nel centro di Mosca. Nel settimo ingresso del museo
Politecnico la gente congelata alla manifestazione riscalda gambe e
braccia, bevendo un sorso da una bottiglia di cognac armeno messa in
giro. Qui cominciano a correre agenti dell'OMON e poliziotti, la
sorveglianza li fa entrare nell'edificio, forse in bagno, ma forse
hanno il quartier generale qui, non so. Negli ultimi minuti prima
della venuta della polizia mi spingo verso la pietra delle isole
Soloveckie. E' inondata di fiori, dalla montagna di fiori si innalza
la sua cima marrone accanto a cui siede una bambola con un vestito
candido da sposa. Sul basamento bruciano tenuamente candele in
bicchieri rossi. Premuto dai fiori sulla pietra fredda giace un
foglio di carta con le parole "No alle repressioni!"
Aleksej Polikovskij, "Novaja gazeta", http://www.novayagazeta.ru/politics/55923.html (traduzione e note di Matteo Mazzoni)
[1]
Piazza del centro di Mosca più nota come Lubjanka, sede dei servizi
segreti sovietici e russi.
[2]
"Tigre", fuoristrada blindato della GAZ (Gor'kovskij
Avtomobil'nyj Zavod
– "Fabbrica di Automobili di Gor'kij", città della
Russia centrale tornata a chiamarsi Nižnij Novgorod).
[3]
Otdel Milicii
Osobogo Naznačenija
(Sezione di Polizia con Compiti Speciali), sorta di Celere russa nota
per la sua durezza.
[4]
Monumento alle vittime delle repressioni sovietiche. Le isole
Soloveckie (colloquialmente Solovki) nel Mar Bianco sono tristemente
note come luogo di detenzione.
[5]
"I Nostri" è il nome della principale associazione
giovanile pro-Cremlino.
[6]
Koordinacionnyj
Sovet
(Consiglio di Coordinamento), sorta di "parlamento"
dell'opposizione.
[7]
Sergej Stanislavovič Udal'cov, coordinatore del Fronte di Sinistra.
[8]
Aleksej Anatol'evič Naval'nyj, avvocato e blogger, uno dei leader
dell'opposizione russa.
[9]
Nome colloquiale di San Pietroburgo.
[10]
L'entourage del pietroburghese Putin.
[11]
"Piazza del Pantano" (quello che c'era prima che la
costruissero), piazza del centro di Mosca, sede di manifestazioni
dell'opposizione russa.
[12]
Sergej Leonidovič Magnitskij, avvocato arrestato dopo che aveva
scoperto una malversazione di alcuni alti ufficiali e morto
"misteriosamente" in carcere.
[13]
Putin ha portato il mandato presidenziale a 6 anni e potrebbe stare
al Cremlino fino al 2024, poiché la Costituzione russa permette di
essere presidente per non più di due mandati consecutivi.
[14]
Anagramma di Putin
na chuj!
(Putin vaff...!).
[15]
I membri dell'opposizione arrestati dopo le manifestazioni di maggio.
[16]
Il nastro bianco è il simbolo dell'opposizione russa. Il bianco,
colore neutro, esprime la distanza da tutti i partiti istituzionali.
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