06 marzo 2013

60 anni dopo la sua morte Stalin è incredibilmente sempre vivo...

60 anni dalla morte di Stalin: le discussioni sulla sua personalità non si placano
5 marzo 2013, 08.02
Oggi ricorrono 60 anni dalla morte di Iosif Stalin. I dissidenti tradizionalmente ritengono questo giorno una festa, tuttavia nella società contemporanea si osservano tendenze che testimoniano della trasformazione dell'atteggiamento verso la personalità di Stalin (Džugašvili). Non di meno, secondo i dati dei sociologi, la maggior parte dei russi ritiene il 5 marzo il giorno della fine del "grande terrore".
Il 1 marzo 1953 Stalin, disteso sul pavimento di uno dei vani della dacia Bilžnjaja [1] (residenza di Stalin), fu trovato da un agente della scorta. Il 4 marzo 1953 fu annunciata la malattia di Stalin, furono pubblicati e trasmessi per radio i bollettini sullo stato della sua salute, furono menzionati l'ictus, la perdita di coscienza, la paralisi del corpo, il "respiro di Cheyne-Stokes". Secondo il comunicato ufficiale, Stalin morì il 5 marzo alle ore 21 e 50 minuti. Secondo il referto medico, la morte sopraggiunse in conseguenza di un'emorragia cerebrale.

(...)

Il termine medico "respiro di Cheyne-Stokes" (respiro involontario periodico) diventò un elemento socio-culturale. L'attivista per i diritti umani e pubblicista Elena Bonner più tardi definì il comunicato sullo stato di salute di Stalin il "respiro di Cheyne-Stokes della primavera", nota il giornale "piter.tv".
La morte di Stalin nella tradizione dissidente sovietica si usa ricordare come una festa. "Quando, tre anni dopo la morte di Stalin, Chruščëv ci spiegò che Iosif Džugašvili era un assassino di massa, un tiranno e un despota, pochi si indignarono, tutti presero questo smascheramento come dovuto", – scrive uno dei fondatori del movimento dissidente in Unione Sovietica Vladimir Bukovskij nel giornale "Bul'var Gordona" [2].

La deportazione in massa di interi popoli come esito del governo

Secondo i dati dell'associazione internazionale "Memoriale", negli anni 1943-44 dalla Cecenia e dall'Inguscezia furono deportate 485000 persone, dalla Calmucchia 101000, dalla Karačaj-Circassia nel 1943 70000, dalla Cabardino-Balcaria 37 000. Il numero delle vittime della deportazione dei turchi meskheti e di altre popolazioni transcaucasiche ammontò a 100000.

Secondo la legge "Sulla riabilitazione dei popoli vittime di repressioni" [3], che fu approvata nel 1991 dal Soviet Supremo della Federazione Russa, i popoli vittime di repressioni furono ristabiliti nei loro diritti. Tuttavia, come ritiene uno degli estensori del documento, il dottore in Scienze Giuridiche Beksultan Sejnaroev, con il passar del tempo la situazione dell'applicazione della legge è solo peggiorata. "Hanno approvato la legge, ma non l'hanno applicata pienamente. Mi pare che in questa questione bisogna fare 10 volte di più di ciò che è stato fatto", – hа dichiarato Sejnaroev.
Gli esperti vedono nella deportazione staliniana dei popoli caucasici le radici dei problemi del Caucaso del Nord contemporaneo.

L'atteggiamento della società contemporanea verso Stalin si trasforma

Busti, monumenti e musei di Stalin sono stati inaugurati in varie regioni della Russia e del Caucaso del Sud, tra cui in Daghestan e in Ossezia del Nord. In particolare, in Ossezia del Nord sono stati eretti 26 diversi monumenti e busti. In Ossezia del Sud è stata intitolata a Stalin la via centrale della capitale della repubblica.

L'atteggiamento positivo verso Stalin si osserva più spesso in Georgia, ma tra i giovani russi cresce il numero di quelli che sono indifferenti verso di lui, notano gli autori del rapporto della Fondazione Carnegie per la Pace Internazionale "Cosa pensano di Stalin in Russia e in Transcaucasia". In Armenia, Azerbaigian, Georgia e Russia Stalin resta un'importante figura simbolica, nei cui confronti coesistono valutazioni antitetiche, si dice nel rapporto.

In Georgia alla fine del 2012 sono stati restaurati i monumenti a Stalin nei villaggi di Akura e Zemo-Alvani. Nel bilancio del comune di Gori [4] per il 2013 sono pure previsti mezzi finanziari per il restauro del monumento a Stalin.

A Volgograd si programma di erigere un monumento ai leader della coalizione anti-Hitler. La Duma di Volgograd ha deciso che nei giorni delle iniziative dedicate alla storia militare e legate alla difesa della città durante la Grande Guerra Patriottica, come nome della città si userà quello di "città-eroe Stalingrado". Il KPRF [5] ha organizzato una raccolta di firme in 50 città della Russia per un appello a Vladimir Putin con la richiesta di ribattezzare Volgograd Stalingrado.

Noteremo che l'idea dell'erezione sul lungofiume dei busti di Stalin, Churchill, Roosevelt e de Gaulle è stata accolta dagli abitanti di Volgograd, dai politici e dagli attivisti sociali in modo non univoco, anche i cittadini si sono divisi nelle opinioni sulla necessità di ribattezzare la città.

Tra l'altro il restauro dei monumenti a Stalin incontra la critica degli attivisti per i diritti umani. E gli stessi monumenti restaurati non di rado diventano oggetti degli attacchi di ignoti.

Il tentativo di organizzare un'alternativa agli "Stalin-bus" ha incontrato contrasti

Nell'ambito dell'azione "Autobus della Vittoria – 2012" nelle città della Russia, tra cui a Rostov sul Don, Volgograd e Novočerkassk [6], sui mezzi pubblici comparvero immagini di Iosif Stalin. Gli organizzatori dell'azione dichiarato di essere intenzionati a comprare spazi pubblicitari sui mezzi pubblici cittadini e porre su di essi ritratti di Stalin in, come minimo, 40 città dei paesi della CSI.

A Ekaterinburg [7] la diaspora cecena accusò gli organizzatori dell'azione per il lancio degli "Stalin-bus" di incitazione all'odio interetnico. Tra l'altro i tentativi dei rappresentanti del movimento democratico di lanciare azioni di propaganda alternative spesso incontrano contrasti.

Per esempio, a Ekaterinburg l'organizzazione sociale "Movimento di Buona Volontà" per i 60 anni della morte di Stalin ha raccolto fondi per il lancio di autobus con cartelli informativi sui risultati della politica di Stalin sugli Urali, in particolare sul fatto che 18500 vittime delle repressioni sono sepolte al 12° chilometro del tratto Moskovskij [8], vicino al capolinea di uno degli "Stalin-bus".

"Abbiamo scelto quattro frasi – solo fatti, niente di più: "Oltre 680000 persone sono state condannate alla fucilazione dalle trojki speciali dello NKVD [9] senza processi né indagini negli anni 1937-1938", "18500 vittime delle repressioni sono sepolte al 12° chilometro del tratto Moskovskij", "Dal 1935 la fucilazione si applica ai minorenni a partire dai 12 anni", "Il calo della popolazione rurale negli anni 1933-1935 a causa della fame nel sud degli Urali ammontava al 30%". E lo slogan generale: "Per la Patria senza Stalin!", – ha scritto nel suo blog su "LiveJournal" uno degli iniziatori dell'azione, il deputato dell'assemblea cittadina Leonid Volkov.

Tuttavia le agenzie pubblicitarie della città hanno ritenuto che gli organizzatori dell'azione violassero la legge sulla pubblicità. "Il divieto dei cartelli anti-stalinisti è una decisione politica delle autorità locali. Perciò l'autobus che reclamizza Džugašvili va e andrà per la città, ma per cartelloni con illustrazioni comprensibili non c'è posto a Ekaterinburg", – riassume l'editorialista di "Grani.ru" Il'ja Mil'tenštejn.

Il "Levada center" [10]: più di metà dei russi ritiene la morte di Stalin la fine del "grande terrore"

Secondo le informazioni dei sociologi, i russi associano in maggior grado la morte di Iosif Stalin alla fine delle repressioni di massa piuttosto che alla perdita della "grande guida e grande maestro". Se i primi sono il 55%, i secondi sono il 18%, scrive "Interfax", riferendosi ai dati di un sondaggio panrusso condotto dal "Levada center".

Quasi la meta (49%) dei russi ha detto che ha giocato un ruolo positivo nella vita del paese. Con loro non era d'accordo un terzo degli interpellati (32%).

Rispondendo alla domanda sulla rinominazione di Volgograd, il 55% degli intervistati ha espresso l'opinione che per la città sia necessario conservare il nome attuale. Il 23% propone di restituirle il nome Stalingrado e il 6% quello di Caricyn [11].

Il motivo principale dell'onda rafforzata di discussioni sulle qualità positive di Stalin e della ricerca di congiure e motivi segreti che spieghino le repressioni e i fallimenti degli anni '30-'50 "non è solo l'incapacità dell'élite russa di proporre alle persone un'immagine attraente del futuro, ma anche la riluttanza a rinunciare nei fatti e non a parole al postulato che la persona esiste per lo stato", ritiene l'osservatore del "Kommersant''" Konstantin Ėggert.

"E in questo senso le discussioni odierne non vertono su Stalin, ma su noi e voi e il nostro comune futuro. Stalin è il simbolo della scelta che noi come popolo dobbiamo fare", – riassume Ėggert.

"Il fatto che da noi non sia avvenuta la destalinizzazione sull'esempio della de-nazificazione dell'Europa e che regolarmente torniamo alla questione su come accogliere la figura di Stalin testimonia la stupefacente ingenuità della popolazione indigena della Russia, la verginità morale e la coscienza trasparente di un selvaggio", – scrive oggi il professore dell'Alta Scuola di Economia Sergej Medvedev su "Forbes.ru".

Secondo Medvedev, la disputa su Stalin è "assurda", "perché discutere sul ruolo di Stalin è lo stesso che disputare se meriti lavarsi le mani prima di mangiare o rubare i cucchiai d'argento quando si è ospiti o ragionare sul fatto se fossero buoni Hitler, i campi di concentramento e l'Olocausto".

L'associazione internazionale "Memorial" più di una volta è intervenuta con una secca critica dei tentativi di riabilitazione politica di Stalin e contro la campagna per il "ristabilimento del buon nome" della guida sovietica. Secondo i dati dell'associazione "Memorial", si contano qualcosa come ottocentomila vittime delle repressioni. In questo numero rientrano non solo le stesse vittime delle repressioni, ma anche i loro figli, che in conseguenza delle persecuzioni rimasero senza tutela dei genitori.

"Kavkazskij uzel", http://www.kavkaz-uzel.ru/articles/220950/ (traduzione e note di Matteo Mazzoni)
[1] "Vicina".
[2] Giornale ucraino in lingua russa fondato dal giornalista Dmitrij Il'ič Gordon.
[3] Le leggi russe sono indicate con il titolo.
[4] Città natale di Stalin.
[5] Kommunističeskaja Partija Rossijskoj Federacii (Partito Comunista della Federazione Russa).
[6] Città della Russia meridionale come Rostov sul Don (e Volgograd).
[7] Città della zona degli Urali.
[8] "Moscovita".
[9] Narodnyj Komissariat Vnutrennich Del (Commissariato del Popolo per gli Affari Interni), la polizia politica di Stalin. La trojka (terzetto) era la commissione formata da un membro dello NKVD, un rappresentante della Procura e il segretario locale del Partito che sanciva sommariamente le condanne dei "nemici del popolo".
[10] Centro di studi sociologici intitolato al sociologo russo Jurij Aleksandrovič Levada.
[11] Caricyn è stato il primo nome della città poi divenuta Stalingrado e Volgograd.
[12] Visingirej Bagaudinovič Gagiev, presidente dell'Autonomia Popolare e Culturale dell'Inguscezia di Mosca.
[13] "Lenticchia", nome usato perché simile a Čečenija (Cecenia).
[14] Popolo caucasico di etnia turca.

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