La libertà se ne va con il frustino
Ortodossia, autocrazia, censura [1]:
sulla scena teatrale hanno fatto irruzione cosacchi e funzionar
06.03.2013
Ci siamo arrivati: censori e protettori, delatori e
spioni si arrampicano di nuovo sul palcoscenico. Nella Russia degli
inizi del terzo millennio come nella Santa Rus' [2]
nell'ХI secolo, nell'Impero Russo nel ХIХ, sotto il potere
sovietico nel ХХ – alla luce dei riflettori striscia qualcosa di
scuro e peloso con un unico scopo: proibire! Non permettere! Pièces
e spettacoli, manoscritti, quadri, canzoni… E principalmente –
il libero pensiero. Di nuovo, come solo il potere affonda in
dissolutezza, corruzione e menzogna, il pensiero diventa la minaccia
più pericolosa per esso.
E da dove viene questa energia di proibizione che
non cala in Russia? Non solo Bulgarin [3],
Buturlin [4], Uvarov,
Dubel't [5] e Suslov [6]
bramavano l'inasprimento – si è sempre trovata tra il popolo una
Mar'ivanna [7] velenosa o
un Pëtr Petrovič [8]
che scribacchia a un agente investigativo. Si sono gettati a
difendere la morale o gli interessi dello stato. "Sì, Stalin è
un assassino, ma da dove sono venute quaranta milioni di delazioni?"
– chiedeva giustamente Dovlatov [9].
Ma la nostra esperienza, pagata con milioni di vite,
deve finalmente insegnarci: non ci sono tataro-mongoli, zar e
commissari invincibili. C'è solo la nostra propria prontezza ad
arrendersi, fuggire all'estero, accettare le regole di un gioco
sporco, scappare davanti ai capi. Fermiamoci. E' il nostro paese.
Siamo persone del nuovo secolo, eredi della grande cultura russa –
perché mai dobbiamo cedere agli induriti adoratori dell'autocrazia,
dell'ortodossia bellicosa e del patriottismo di Stato?
La storia si ripete come farsa; come farsa
dev'essere accolta. La farsa è il principale genere teatrale,
antico e di piazza. Non la paura, ma il riso pulisce l'aria. E la
scena e il paese.
Vittime degli agenti dello stato
A Pietroburgo non è stato accettato "BerlusPutin",
spettacolo di Teatr.doc [10]sulla base di una pièce del premio
Nobel Dario Fo: hanno avuto fifa alla DK [11] "I.I. Gaza"
[12], alla DK "Lensovet"
[13] e alla DK "Gor'kij".
A Mosca
la polizia ha iniziato la verifica di "Bruti" di Kirill
Serebrennikov [14] basato
sulla prosa di Zachar Prilepin [15];
hanno richiesto la videoregistrazione dello spettacolo alla ricerca
di segni di estremismo.
Vittime dei tutori dell'ortodossia
A Rostov [16]
dei credenti ortodossi hanno richiesto di proibire il musical rock
"Jesus Christ Superstar", che dal 1971 va in scena in
tutto il mondo. Hanno ottenuto il loro scopo, inviando denunce alla
filarmonica regionale di Rostov, all'ufficio dell'incaricato per i
diritti umani e alla procura regionale: "…La messa in scena
dev'essere concordata con il patriarcato. Ma nella forma in cui
esiste quest'opera è una profanazione…"
A Mosca i rappresentanti del pubblico ortodosso un
anno dopo la prima hanno cercato di far chiudere lo spettacolo sulla
base dell'opera di Rimskij-Korsakov "Il galletto d'oro"
nella messa in scena di Kirill Serebrennikov in quanto blasfemo:
"…Non possiamo osservare la derisione dei santuari, del clero
e della Chiesa Ortodossa Russa…" In seguito allo scandalo lo
spettacolo è rimasto comunque in repertorio.
Vittime dei lottatori per la
moralità
Il dipartimento della cultura di Mosca ha
raccomandato ai bambini sotto i 14 anni di non guardare l'opera
"Sogno di una notte d'estate" al Teatro "K.S.
Stanislavskij e V.I. Nemirovič-Dančenko.
Lo scandalo intorno allo spettacolo con accuse di propaganda della
pedofilia è stato provocato dalla lettera di una certa S.
Chasanova, intervenuta come a nome dei genitori dei partecipanti a
un coro di bambini. Altri genitori hanno definito la denuncia un
"falso disgustoso" e hanno smentito la propria
partecipazione alla lettera.
A Pietroburgo si è ottenuta la cancellazione del
mono-spettacolo sulla base del romanzo di Nabokov "Lolita"
dopo la lettera dei cosacchi di San Pietroburgo sul fatto che la
pubblicità del romanzo e dello spettacolo su di esso è
peccaminosa.
P.S. Potremmo raccontare di altri 43 spettacoli censurati.
Informazioni
Il regista dei
"Processi di Mosca", il 35enne svizzero Milo Rau, noto e
stimato nel mondo del teatro documentario d'Europa. I "Processi
di Mosca" al centro Sacharova non sono certo il suo primo
progetto. Nel 2010 Rau discusse all'Università di Zurigo la tesi
"Estetica della ricostruzione storica" (Aestetik des
Reenactments). Nel 2008 fondò l'Istituto Internazionale di ricerche
sugli omicidi politici (International Institute of Political Murder,
www.international-institute.de),
il cui compito divenne proprio la "ricostruzione scenica di
fatti storici nella sintesi di cinema, teatro, arti figurative e
ricerche storiche per l'intensificazione della loro esperienza e
comprensione".
Nel 2009 sulla scena del
noto centro berlinese di arte contemporanea Hebel-am-Ufer uscì il
progetto di Milo Rau "Gli ultimi giorni di Ceauşescu".
Nel 2011 ebbe grande risonanza il suo progetto teatrale "Odio
la radio", in cui era ricostruito il ruolo chiave della
radio-propaganda nel genocidio in Ruanda.
Nell'ottobre 2012 al
teatro Nazionale di Weimar si tenne la prima del "Discorso di
Breivik davanti al giudice" di Milo Rau.
Protagonisti
Michail Kalužskij:
"Accusa e difesa si sono uniti nella lotta contro l'irruzione illegale"
Capo
del programma teatrale del centro Sacharov – sulla comparsa di FMS
[12]
e
cosacchi allo spettacolo "I Processi di Mosca""Accusa e difesa si sono uniti nella lotta contro l'irruzione illegale"
Il sottile confine tra teatro documentario e realtà
è facilmente superabile: i giuristi che recitano nello spettacolo
hanno preso a svolgere le proprie funzioni professionali, quando la
realtà ha fatto immediatamente irruzione nel nostro spettacolo.
Sediamo in scena e improvvisamente l'attrice che interpreta il
giudice si volta verso di me e dice: "Milo (vedi
"Informazioni") chiede di annunciare un intervallo perché
da lui è arrivata gente del servizio per le migrazioni"…
Dopodiché qualcuno mi dice che lo FMS comincia a
controllare i documenti agli stranieri e di questi in sala ce ne
sono sette-otto, infatti il nucleo della squadra sono i tedeschi:
tecnici del suono, operatori, giornalisti. E in seguito tutto si è
spostato nell'ufficio del direttore del centro Sacharov Sergej
Lukaševskij.
Alla gente con i gilè con la scritta dorata
"Servizio Federale per le Migrazioni" interessava se fosse
in ordine il visto di lavoro del regista Milo Rau, se qui non si
svolgesse un'attività lavorativa illegale. E anche i contratti
sulla base dei quali si metteva in scena lo spettacolo. Hanno
mostrato un ordine compilato scorrettamente per un controllo
straordinario del centro Sacharov. Naturalmente nessuno gli ha
mostrato nulla. E' evidente che era un'azione pianificata ed è
perfino chiaro da chi, in quanto il gruppo di ripresa di NTV [18]
era andato insieme a loro. Evidentemente arriva l'ennesimo
smascheramento di agenti stranieri nell'ennesimo film
propagandistico di questo canale.
Per quanto riguarda i cosacchi che hanno fatto
irruzione in sala, verso di loro è uscito Maksim Ševčenko
[19] e ha detto: qui non si compie alcun vilipendio
dell'ortodossia, è una discussione sotto forma di azione teatrale.
E poi abbiamo chiamato la polizia, si è avvicinato l'OMON [20]
ed è stato insieme alla gente con le papachy [21]
fino alla fine dello spettacolo.
E' stato proprio il caso in cui la vita ha finito di
scrivere lo spettacolo documentario, rompendo il confine tra scena e
realtà.
Come capo del programma teatrale del centro
Sacharov, organizzazione no profit non legata allo stato, non mi
sono scontrato con la censura in precedenza. Ma ora, pare, è stato
trovato un nuovo strumento di pressione. Ci resta solo da difendere
la nostra scelta civile – essere uno spazio aperto di discussione,
nonostante il fatto che la discussione diventi un'impresa rischiosa.
Elena Gremina:
"La responsabilità di essere coraggioso non ti è tolta"
Capo
di Teatr.doc – sulla creatività delle masse"La responsabilità di essere coraggioso non ti è tolta"
– "BerlusPutin" non è solo il nostro
spettacolo di maggiore incasso, ma anche il più borghese per
pubblico. In qualche modo è perfino ridicolo: risulta che il teatro
per la prima volta ha realizzato un progetto commerciale grazie a
Putin – in questi tempi abbiamo avuto qualcosa di utile da lui!
E' bastato demonizzare Putin. Perché Pietroburgo
non ha accolto lo spettacolo? Ma i capi delle DK hanno semplicemente
temuto per se! Nel "Dottor Živago"
un protagonista dice all'altro: la nostra intellighenzia è un
cavallo che gira da solo nel Maneggio [22].
Moltissimo dipende non dalle autorità, ma da quei segnali che siamo
pronti a ricevere e interpretare. Siamo pronti già da prima a
intimorirci. Molto di ciò che si verifica è iniziativa delle
masse. Certo, le masse reagiscono a un qualche segnale, ma
l'importante è che non siamo quel cavallo nel Maneggio.
Non siamo un teatro di Stato, facciamo ciò che
vogliamo. Due parti di "Ore diciotto" [23],
per esempio. Con mezzi propri. Probabilmente se non l'avessimo
fatto, avremmo ricevuto dei soldi.
Gente come quella che è comparsa al centro Sacharov
da noi non è venuta una volta. Li abbiamo semplicemente cacciati.
Bisogna chiamare l'OMON al momento. Tutte le persone con dei poteri
hanno sempre documenti, li mostrano. Ma questi sono performer con
NTV, che tagliano brani degli spettacoli e delle interviste e poi
mentono come vogliono. Questa "creatività delle masse"
probabilmente è sostenuta da qualche servizio segreto, ma sono
convinta: non gli hanno dato direttive al Cremlino per fare così.
L'importante è non sentirsi orfani e figli
adottivi, è il tuo paese, di cui sei responsabile. Tali personaggi
in generale non vanno fatti entrare in teatro e non c'è bisogno di
far sedere i cosacchi ortodossi in prima fila perché vedano se la
tua performance offende i loro sentimenti. Col cavolo! Recitiamo uno
spettacolo, è la nostra attività regolamentare, siamo convinti di
fare una cosa importante.
La responsabilità di essere coraggioso non ti è
tolta. Se ti sei preso il ruolo di direttore di teatro o di regista,
sei obbligato ad essere coraggioso e ad incendiare con il verbo i
cuori delle persone, scusate il pathos. Con la parola che ti è
stata assegnata, incendia.
Anna Stavickaja:
"Le persone arrivate non potevano spiegare lo scopo del controllo"
Avvocato
– su come mandare a casa su basi legali gli ospiti non invitati"Le persone arrivate non potevano spiegare lo scopo del controllo"
– A qualcuno non è piaciuto ciò che si è
verificato al centro Sacharov. I rappresentanti dello FMS sono
arrivati per ostacolare lo spettacolo su basi formali. Hanno
presentato un ordine per lo svolgimento di un controllo sul museo
firmato dal vice capo dello FMS per la città di Mosca N.P. Azarov
con il timbro dello FMS. Nell'ordine era scritto che controllavano
il museo, ma si sono indirizzati subito verso Milo Rau in quanto
straniero: risulta che possono arrivare in qualsiasi museo, per
esempio all'Ermitage, dove c'è un enorme numero di stranieri per
controllare se hanno la registrazione.
Ci sono subito sorte domande: perché sono arrivati
proprio qui? Perché hanno deciso che il regista si trovava sul
territorio della Russia illegalmente? Ma le persone arrivate non
hanno potuto spiegare lo scopo del controllo.
In generale si sono smarriti, in parte erano perfino
intimoriti dalla pubblicità: c'erano molti giornalisti stranieri
che li hanno filmati, c'erano dei giuristi, oltre a me – Maksim
Krupskij e Anita Soboleva. Questa è membro del Consiglio di
Presidenza e subito ha telefonato a Michail Fedotov [24]
e questi, a sua volta, ha telefonato al capo dello FMS
Romodanovskij, che ha detto che in generale non era al corrente di
questo controllo. Li abbiamo costretti ad andarsene su basi legali.
Kirill Serebrennikov:
"Una denuncia ridicola… Come una falsa chiamata ai pompieri"
Direttore
artistico del "Centro Gogol'" – sui cittadini di
iniziativa"Una denuncia ridicola… Come una falsa chiamata ai pompieri"
– Nel caso della lettera riguardante
l'"estremismo" nello spettacolo "Bruti"
l'anamnesi è chiara. Gli attori o gli ex attori del Teatro Gogol'
intenzionalmente, con tale disperato slancio infantile, inducono
all'errore le strutture statali. Le strutture statali sono costrette
a "controllare": una lettera è stata scritta. E gli
infelici con le mostrine devono reagire ad essa.
Paragonerei questa lettera a un atto di teppismo non
grave – come una falsa chiamata alla squadra dei pompieri o alla
polizia. In generale per tali cose c'è un'incriminazione a livello
civile. E gli adulti, quelli effettivamente adulti, non si divertono
così.
Nel complesso… Qui ho scritto filosoficamente e ho
messo su Facebook qualche citazione del saggio Saltykov-Ščedrin
[25]. In almeno un
secolo e mezzo non sono invecchiate, sono tutte nostre!
"Una forza enorme è la testardaggine
dell'ottusità", "Il potere russo deve tenere il proprio
popolo in stato di continuo instupidimento", "Non si può
rieducare subito una persona, come non si può ripulire subito un
vestito che non è mai stato toccato da una spazzola".
Beh, noi al "Centro Gogol'" passiamo
metodicamente la spazzola. E la passeremo ancora.
Censura nel cinema
Aleksandr Rastorguev:
"Immagini documentarie sono diventate motivo di arresto"
Regista, coautore di Pavel Kostomarov
nel film "Periodo" [26]
sui leder dell'opposizione"Immagini documentarie sono diventate motivo di arresto"
– Temo che siamo intimoriti dagli arresti (a
dicembre da Pavel Kostomarov si è svolta una perquisizione e sul
regista sono state aperte indagini legate al "caso del pantano"
[27] – nota del
redattore). Capiamo già che le immagini documentarie girate per
strada nei nostri tribunali possono essere esaminate come nuove
prove, testimonianze di "inaffidabilità".
Qualsiasi parola, qualsiasi azione può diventare
motivo di arresto.
Cerchi di fare un materiale onesto su ciò che si
verifica nella tua città, nel tuo paese. Ma filmando notizie in
generale quotidiane, senza volerlo puoi diventare "testimone
dell'accusa". E proprio la stessa telecamera può
"testimoniare" in direzioni opposte. Abbiamo filmato la
manifestazione di "Russia Unita" [28]
in difesa dei bambini adottati dagli americani. Anche là ci sono
vere immagini di smascheramento.
Cosicché se anche nel nostro lavoro c'è la
censura, è piuttosto interna, quando tu stesso decidi: accendere la
telecamera o spegnerla.
Continuiamo a fare il film "Periodo". E
qualcosa suggerisce che si creerà prima che siamo pronti. In quanto
gli avvenimenti oggi sono svaniti nella piena imprevedibilità e
possono esplodere nel modo più inatteso.
Vitalij Manskij:
"La
comunità deve mantenere la censura tra i concetti indecenti"
Produttore di "Artdocfest" –
sull'economia della censura
– Avete notato che i funzionari finora si
vergognano di parlare apertamente di introduzione della censura nel
paese? Anche se tutti siamo già consapevoli di essa come fatto
della nostra esistenza. Ma quando poni direttamente la domanda, il
funzionario si nasconde. Dire: "Sì, da noi c'è la censura"
è come ammettere qualcosa di vergognoso, per esempio che pisci a
letto di notte.
La comunità deve mantenere la censura tra i
concetti indecenti. Allora c'è almeno qualche chance di far tornare
i concetti democratici base elaborati all'inizio della perestrojka.
La censura con cui mi scontro si riduce all'economia
della questione. Quando iniziative insensate, interiormente vuote
ricevono enormi finanziamenti. E quelle essenziali, importanti per
la sopravvivenza dell'arte cinematografica sono portate alla
periferia dell'attenzione. Ciò riguarda sia i festival, sia i film.
Lo ammetto, farò festival finché potrò programmarli
esclusivamente sulla base della qualità dei film.
Ecco che il cinema "Chudožestvennyj"
[29] chiuderà per
restauri e il maggior festival del cinema documentario indipendente
si troverà senza casa. Penso che se si trattasse di un festival che
non suscita alcuna questione di censura, non ci sarebbero problemi
con il luogo di svolgimento.
La stampa tedesca sull'incidente di Milo Rau
Lo happening di domenica con l'apparizione dello FMS
al centro Sacharov, il controllo dei documenti del regista Milo Rau
e la comparsa dei cosacchi in platea non è passato inosservato
dalla stampa – un soggetto di rara bellezza. Lunedì 4 marzo sui
siti e i giornali di Germania e Svizzera è passato un uragano. Die
Zeit, Die Welt, Der Tagesspiegel, Deutschlandradio Kultur, la stampa
teatrale, i giornali regionali da Zurigo a Potsdam - sui prodigi a
Mosca hanno riferito tutti. Gli Orthodoxe Kosaken sono passati come
lava sui notiziari, causando confusione ai lettori.
Il che ha confermato ancora una volta: le nostre
strutture ufficiali, a cui spetta godere della reputazione della
Patria, non sanno e non vogliono considerare le più semplici
conseguenze.
"Novaja gazeta", http://www.novayagazeta.ru/arts/57072.html (traduzione e note di Matteo Mazzoni)
[1]
"Ortodossia, autocrazia, carattere nazional-popolare" era
lo "slogan" reazionario del ministro dell'Istruzione del
XIX secolo Sergej Semënovič Uvarov.
[2]
Antico nome della Russia.
[3]
Faddej Venediktovič Bulgarin (nato Jan Tadeusz Krzysztof Bułharyn)
scrittore reazionario di origine polacca del XIX secolo.
[4]
Dmitrij Petrovič Buturlin, scrittore oscurantista del XIX secolo.
[5]
Leontij Vasil'evič Dubel't, militare e censore del XIX secolo.
[6]
Aleksandr Alekseevič Suslov, generale che combatté duramente i
popoli caucasici nel XIX secolo.
[7]
Pronuncia colloquiale di Marija
Ivanovna (nome e patronimico comuni – così si chiama la maestra
nelle barzellette russe di ambito scolastico).
[8]
Nome e patronimico comuni, come dire "l'uomo qualunque".
[9]
Sergej Donatovič Dovlatov, scrittore sovietico emigrato negli USA.
[10]
Gruppo teatrale di Mosca.
[11]
Dom Kul'tury
(Casa della Cultura).
[12]
Ivan Ivanovič Gaza, militare sovietico.
[13]
Leningradskij
Gorodskoj Sovet Narodnych Deputatov
(Soviet Cittadino dei Deputati del Popolo
di
Leningrado).
[14]
Kirill Semënovič Serebrennikov, regista teatrale e cinematografico.
[15]
Pseudonimo dello scrittore e oppositore Evgenij Nikolaevič Prilepin.
[16]
Città della Russia meridionale.
[17]
Federal'naja Migracionnaja Služba (Servizio Federale per le
Migrazioni).
[18]
Canale televisivo un tempo privato, ora sotto egida Gazprom e di
osservanza putiniana.
[19]
Maksim Leonardovič Ševčenko, giornalista e attivista
dell'opposizione.
[20]
Otrjad Milicii Osobogo Naznačenija (Reparto di Polizia con
Compiti Speciali), sorta di Celere russa nota per la sua brutalità.
[21]
Tipici copricapi cosacchi.
[22]
Allusione all'edificio storico del Maneggio nel centro di Mosca.
[23]
Spettacolo sull'avvocato Sergej Leonidovič Magnitskij, morto in
carcere dopo aver indagato su malversazioni di alti funzionari russi.
[24]
Michail Aleksandrovič Fedotov, capo del Consiglio per i diritti
umani e la società civile presso il presidente russo.
[25]
Michail Evgrafovič Saltykov (noto come Michail Ščedrin), scrittore
progressista del XIX secolo.
[26]
Anche nel senso di "periodo di detenzione".
[27]
Così viene chiamata la persecuzione penale ai danni dei leader
dell'opposizione, le cui principali manifestazioni a Mosca si tengono
nella centrale piazza Bolotnaja (cioè "del Pantano",
quello che c'era prima della costruzione della piazza stessa).
[28]
Il "partito del potere" che sostiene Putin e il suo regime.
[29]
"Artistico".
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