GLI AVVOCATI CONTRO LA GUANTANAMO DI
VLADIKAVKAZ
Ingushetia.Ru, 12.07.2013, 01.48
Nel Caucaso del Nord esiste la sua "Guantanamo". E si trova a Vladikavkaz [1]. Proprio nello IVS [2] locale portano la maggior parte dei sospetti di terrorismo, li sottopongono a torture e si procurano le deposizioni necessarie. Gli attivisti per i diritti umani non sono in grado di cambiare la situazione e perciò la Camera degli Avvocati della RSO-Alanija [3] ha preparato un rapporto speciale per la Procura e per il governo della repubblica perché agiscano in qualche modo su agenti delle strutture armate che non sono controllati da nessuno.
Dove cercano ingusci,
daghestani e ceceni sequestrati i loro familiari? A Vladikavkaz.
Proprio là capitano i sospetti di reati gravi, tra cui il
terrorismo, per casi di competenza della Direzione Inquirente
Centrale dello SK [4]
della Federazione Russa per il distretto federale del Caucaso del
Nord. Sono persone, la cui colpevolezza non è stata ancora
dimostrata e a cui non è stata neanche formulata un'incriminazione,
ma già scontano una pena. Su questi fatti che violano le leggi russe
hanno deciso di fare attenzione i giuristi della Camera degli
Avvocati della RSO-Alanija. Hanno scritto il rapporto "La
Guantanamo russa nel Caucaso del Nord", pubblicato da giorni su
Internet.
Secondo le leggi
russe negli isolatori di detenzione temporanea devono esserci un
regime più morbido e condizioni di riguardo. Gli arrestati hanno
diritto a un'assistenza legale qualificata, secondo il comma 1
dell'articolo 48 della Costituzione della Federazione Russa. Come
scrivono gli autori del rapporto, il presidente della Camera degli
Avvocati Mark Gagloev e il presidente dell'associazione degli
avvocati della RSO-Alanija "Per i diritti umani" Džabrail
Gabačiev, "nel carcere di
Guantanamo i detenuti non hanno tali diritti, ma questo carcere si
trova fuori dai confini degli USA". Lo IVS del Ministero degli
Interni della RSO-Alanija si trova all'interno dei confini russi, ma
per qualche motivo le leggi russe sui diritti e le libertà dei
cittadini non si estendono ad esso.
In Cecenia tali isolatori "sono stati chiusi sotto pressione delle organizzazioni internazionali per la difesa dei diritti umani", scrivono gli autori. E all'Ossezia del Nord tali istituzioni creano "rischi aggiuntivi di atti terroristici". "E' più ragionevole detenerli nei soggetti russofoni della federazione", – notano gli avvocati.
Quelli che capitano nello IVS sono totalmente isolati dal mondo esterno per qualche giorno. In questo tempo vengono lavorati con la corrente elettrica in modo che si assumano la responsabilità dei casi non risolti di atti terroristici. Come scrivono gli avvocati, in tribunale gli imputati ricusano tali deposizioni e i giudici, vista l'insufficiente base di prove, assolvono le persone. "Allora gli organi inquirenti si sforzano di far passare la colpa del fallimento del caso dalla testa malata a quella sana, ai giudici "venduti" e agli "smaliziatissimi" avvocati", – si dice nella ricerca.
Senza pensarci due volte gli agenti dello IVS violano gli articolo 28 e 135 della Costituzione russa, secondo cui "ai sospetti e agli imputati si concede un incontro con un difensore al momento dell'arresto". Non permettono di incontrarsi neanche con i familiari, gli limitano le passeggiate, non gli garantiscono l'aiuto medico. Diritti come l'abbonamento a giornali e riviste, la partecipazione dei sospetti ad affari legali familiari o civili o la pratica di riti religiosi in generale non sono quasi mai rispettati. Si creano ostacoli artificiali alla ricezione di pacchi e di consegne, all'invio di telegrammi e allo sporgimento di denunce.
La maggior parte delle violazioni dei diritti da parte degli agenti dello FSIN [5] non riguarda solo Vladikavkaz. A giugno di quest'anno a Rostov sul Don [6] si è svolta la riunione dei capi delle camere degli avvocati, durante la quale degli stessi abusi si è lamentato il presidente della Camera degli Avvocati della Repubblica di Kabardino- Balkaria Chabas Evgažukov. I membri della sua camera hanno perfino organizzato il boicottaggio dei processi per far volgere l'attenzione degli organi inquirenti alla restrizione del diritto degli avvocati all'attività professionale.
Là il presidente della Camera degli Avvocati della RSO-Alanija Mark Gagloev riferì che le forze dell'ordine trovano vari pretesti per non far accedere i difensori dagli arrestati. Richiedono certificazioni supplementari o dichiarano che non è noto dove si trovi la persona. "Rispetto agli anni 2010- 2011 di questi fatti ce ne sono molti meno, ma comunque hanno ancora luogo, – notò Gagloev. – Negli ultimi due anni più di venti avvocati per le suddette motivazioni sono stati privati della possibilità di fornire un aiuto legale tempestivo e di qualità agli indagati di cui rappresentavano gli interessi".
Gagloev si è già rivolto alla procura della repubblica, chiedendo di far cessare simili violazioni. Ma il procuratore "ha mostrato la sua impotenza, ha manifestato mancanza di spina dorsale", – scrivono gli autori della ricerca. La procura ha risposto formalmente di aver già indicato agli inquirenti "gravi violazioni delle legislazione vigente e degli atti normativi dei dicasteri". Ma in risposta il Ministero degli Interni della RSO-Alanija si è riferito alla dirigenza del gruppo inquirente della Direzione Inquirente Centrale del Comitato Inquirente russo per il distretto federale del Caucaso del Nord, che già nel 2011 chiese di passare l'IZO [7] di Vladikavkaz allo status di SIZO [8], cioè per chi ha ricevuto una misura restrittiva in forma di reclusione agli arresti fino al processo.
"Sono passati due anni, ma i diritti costituzionali dei sospetti, degli imputati e dei loro avvocati continuano ad essere violati nei minimi aspetti dalla polizia e dal comitato inquirente. Dov'è possibile questo? Solo in uno stato di polizia, come la Federazione Russa, finora, si pensa che non sia diventata, – sottolineano gli autori. – Poliziotti, inquirenti, procuratori e giudici ricevono stipendi non cattivi per lavorare con i mezzi finanziari dei contribuenti russi e gli agenti assegnati dalla Direzione Inquirente Centrale del Comitato Inquirente della Federazione Russa, che "guidano" lo IVS del Ministero degli Interni della RSO-Alanija ancora di più (per il fatto di trovarsi in una zona a rischio elevato). Due o tre volte di più di insegnanti, medici, ingegneri, operatori della cultura e dell'arte e perfino professori. E dov'è il rendimento?"
Džabrail Gabačiev, nel commento al corrispondente di "BigCaucasus" [9], ha dichiarato che la procura dell'Ossezia del Nord si è rivelata impotente "perché tutto inizia a Mosca, alla Direzione Inquirente Centrale". "Da due settimane non posso andare dal mio assistito. Non mi permettono proprio di entrare. Hanno stabilito questo ordine, – si è lamentato. – Ho indirizzato questa ricerca alla redazione del giornale e al capo del governo osseto Sergej Takoev. Ma a Mosca che tu invii o non invii – la procura non reagisca, il Comitato Inquirente non reagisce. In generale non guardano questi articoli".
Alla domanda se sia possibile in Ossezia del Nord aprire un caso clamoroso sulle torture sugli arrestati come fu fatto recentemente, per esempio, in Inguscezia, dov'è finito sulle brande il capo dell'OVD [10] di Karabulak [11], Gabačiev ha risposto: "No, qui una mano lava l'altra. Inoltre la corrente elettrica non lascia tracce, dopo due-tre giorni non ci sono tracce. In Ossezia del Nord sono arrivati da Inguscezia, Daghestan, Cecenia, è stato da noi perfino il capo dell'amministrazione della regione di Stavropol' [12]. Tutti dicono che per tutto il Caucaso del Nord c'è un'istituzione in cui non si può penetrare. Là non fanno entrare neanche l'incaricato per i diritti umani. Qui sono stati anche gli Capok (imputati del caso del massacro di Kuščëvka [13]). Questo nuovo IVS corrisponde ai modelli dell'Europa Occidentale. E lo ha preso sotto di se la Direzione Inquirente Centrale del Comitato Inquirente per il Caucaso del Nord".
Džabrail Gabačiev riconosce che nelle altre regioni della Russia la situazione negli IVS non è migliore. "Per quanto sia stato a conferenze e riunioni sulla difesa dei diritti umani – ovunque è lo stesso", – dice. Ma comunque proprio lo IVS di Vladikavkaz è stato soprannominato la "Guantanamo russa".
Svetlana Bolotnikova www.bigcaucasus.com
In Cecenia tali isolatori "sono stati chiusi sotto pressione delle organizzazioni internazionali per la difesa dei diritti umani", scrivono gli autori. E all'Ossezia del Nord tali istituzioni creano "rischi aggiuntivi di atti terroristici". "E' più ragionevole detenerli nei soggetti russofoni della federazione", – notano gli avvocati.
Quelli che capitano nello IVS sono totalmente isolati dal mondo esterno per qualche giorno. In questo tempo vengono lavorati con la corrente elettrica in modo che si assumano la responsabilità dei casi non risolti di atti terroristici. Come scrivono gli avvocati, in tribunale gli imputati ricusano tali deposizioni e i giudici, vista l'insufficiente base di prove, assolvono le persone. "Allora gli organi inquirenti si sforzano di far passare la colpa del fallimento del caso dalla testa malata a quella sana, ai giudici "venduti" e agli "smaliziatissimi" avvocati", – si dice nella ricerca.
Senza pensarci due volte gli agenti dello IVS violano gli articolo 28 e 135 della Costituzione russa, secondo cui "ai sospetti e agli imputati si concede un incontro con un difensore al momento dell'arresto". Non permettono di incontrarsi neanche con i familiari, gli limitano le passeggiate, non gli garantiscono l'aiuto medico. Diritti come l'abbonamento a giornali e riviste, la partecipazione dei sospetti ad affari legali familiari o civili o la pratica di riti religiosi in generale non sono quasi mai rispettati. Si creano ostacoli artificiali alla ricezione di pacchi e di consegne, all'invio di telegrammi e allo sporgimento di denunce.
La maggior parte delle violazioni dei diritti da parte degli agenti dello FSIN [5] non riguarda solo Vladikavkaz. A giugno di quest'anno a Rostov sul Don [6] si è svolta la riunione dei capi delle camere degli avvocati, durante la quale degli stessi abusi si è lamentato il presidente della Camera degli Avvocati della Repubblica di Kabardino- Balkaria Chabas Evgažukov. I membri della sua camera hanno perfino organizzato il boicottaggio dei processi per far volgere l'attenzione degli organi inquirenti alla restrizione del diritto degli avvocati all'attività professionale.
Là il presidente della Camera degli Avvocati della RSO-Alanija Mark Gagloev riferì che le forze dell'ordine trovano vari pretesti per non far accedere i difensori dagli arrestati. Richiedono certificazioni supplementari o dichiarano che non è noto dove si trovi la persona. "Rispetto agli anni 2010- 2011 di questi fatti ce ne sono molti meno, ma comunque hanno ancora luogo, – notò Gagloev. – Negli ultimi due anni più di venti avvocati per le suddette motivazioni sono stati privati della possibilità di fornire un aiuto legale tempestivo e di qualità agli indagati di cui rappresentavano gli interessi".
Gagloev si è già rivolto alla procura della repubblica, chiedendo di far cessare simili violazioni. Ma il procuratore "ha mostrato la sua impotenza, ha manifestato mancanza di spina dorsale", – scrivono gli autori della ricerca. La procura ha risposto formalmente di aver già indicato agli inquirenti "gravi violazioni delle legislazione vigente e degli atti normativi dei dicasteri". Ma in risposta il Ministero degli Interni della RSO-Alanija si è riferito alla dirigenza del gruppo inquirente della Direzione Inquirente Centrale del Comitato Inquirente russo per il distretto federale del Caucaso del Nord, che già nel 2011 chiese di passare l'IZO [7] di Vladikavkaz allo status di SIZO [8], cioè per chi ha ricevuto una misura restrittiva in forma di reclusione agli arresti fino al processo.
"Sono passati due anni, ma i diritti costituzionali dei sospetti, degli imputati e dei loro avvocati continuano ad essere violati nei minimi aspetti dalla polizia e dal comitato inquirente. Dov'è possibile questo? Solo in uno stato di polizia, come la Federazione Russa, finora, si pensa che non sia diventata, – sottolineano gli autori. – Poliziotti, inquirenti, procuratori e giudici ricevono stipendi non cattivi per lavorare con i mezzi finanziari dei contribuenti russi e gli agenti assegnati dalla Direzione Inquirente Centrale del Comitato Inquirente della Federazione Russa, che "guidano" lo IVS del Ministero degli Interni della RSO-Alanija ancora di più (per il fatto di trovarsi in una zona a rischio elevato). Due o tre volte di più di insegnanti, medici, ingegneri, operatori della cultura e dell'arte e perfino professori. E dov'è il rendimento?"
Džabrail Gabačiev, nel commento al corrispondente di "BigCaucasus" [9], ha dichiarato che la procura dell'Ossezia del Nord si è rivelata impotente "perché tutto inizia a Mosca, alla Direzione Inquirente Centrale". "Da due settimane non posso andare dal mio assistito. Non mi permettono proprio di entrare. Hanno stabilito questo ordine, – si è lamentato. – Ho indirizzato questa ricerca alla redazione del giornale e al capo del governo osseto Sergej Takoev. Ma a Mosca che tu invii o non invii – la procura non reagisca, il Comitato Inquirente non reagisce. In generale non guardano questi articoli".
Alla domanda se sia possibile in Ossezia del Nord aprire un caso clamoroso sulle torture sugli arrestati come fu fatto recentemente, per esempio, in Inguscezia, dov'è finito sulle brande il capo dell'OVD [10] di Karabulak [11], Gabačiev ha risposto: "No, qui una mano lava l'altra. Inoltre la corrente elettrica non lascia tracce, dopo due-tre giorni non ci sono tracce. In Ossezia del Nord sono arrivati da Inguscezia, Daghestan, Cecenia, è stato da noi perfino il capo dell'amministrazione della regione di Stavropol' [12]. Tutti dicono che per tutto il Caucaso del Nord c'è un'istituzione in cui non si può penetrare. Là non fanno entrare neanche l'incaricato per i diritti umani. Qui sono stati anche gli Capok (imputati del caso del massacro di Kuščëvka [13]). Questo nuovo IVS corrisponde ai modelli dell'Europa Occidentale. E lo ha preso sotto di se la Direzione Inquirente Centrale del Comitato Inquirente per il Caucaso del Nord".
Džabrail Gabačiev riconosce che nelle altre regioni della Russia la situazione negli IVS non è migliore. "Per quanto sia stato a conferenze e riunioni sulla difesa dei diritti umani – ovunque è lo stesso", – dice. Ma comunque proprio lo IVS di Vladikavkaz è stato soprannominato la "Guantanamo russa".
Svetlana Bolotnikova www.bigcaucasus.com
http://www.ingushetiyaru.org/news/36432/
(traduzione e note di Matteo Mazzoni)
[1]
Capitale della repubblica autonoma dell'Ossezia del Nord.
[2]
Izoljator Vremennogo
Soderžanija
(Isolatore di Detenzione Temporanea).
[3]
RSO sta per Respublika
Severnoj Osetii (Repubblica
dell'Ossezia del Nord), Alanija
è il nome autoctono della repubblica.
[4]
Sledstvennyj
Komitet
(Comitato Inquirente).
[5]
Federal'naja
Služba Ispolnenija Nakazanij (Servizio
Federale per l'Esecuzione delle Pene).
[6]
Città della Russia meridionale.
[7]
IZOljator
(Isolatore).
[8]
Sledstvennyj
IZOljator
(Isolatore di Custodia Cautelare).
[9]
"Grande Caucaso", giornale on-line russo.
[10]
Otdelenie
Vnutrennich Del
(Sezione degli Affari Interni), cioè sede della Polizia.
[11]
Città dell'Inguscezia settentrionale.
[12]
Città della Russia meridionale.
[13]
Nome colloquiale del villaggio di Kuščëvskaja nella Russia
meridionale, dove nel 2010 12 persone (tra cui alcuni bambini) furono
uccise dai mafiosi locali.
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