Daghestan. Le piramidi
Provocano una guerra religiosa, coprendo interessi
economici. Il nostro corrispondente ha fatto luce sul perché "sulle
montagne" le automobili sono così convenienti e i soldi cadono
letteralmente dal cielo...
15.07.2013
Negli ultimi tre mesi il villaggio daghestano di Chadžalmachi compare continuamente nelle cronache criminali. Chadžalmachi non è solo la patria della maggiore piramide finanziaria, che ha derubato essenzialmente mezza repubblica. Ma è un luogo dove regolarmente avvengono omicidi, pestaggi, sparatorie. Tutto il villaggio è sotto il fucile – nelle pattuglie popolari, "in aiuto" a loro sono state introdotte unità delle truppe interne. "Lottiamo con i wahhabiti [1], uccidono i nostri", – dichiarano gli abitanti del villaggio.
A novembre dell'anno scorso nel villaggio fu ucciso l'imam della moschea centrale, tuttavia la "minaccia" proveniente dai wahhabiti è evidentemente esagerata. E ad un'osservazione più da vicino diventa del tutto evidente: alla base dei fatti di sangue c'è un conflitto economico tradotto con mano esperta sul piano religioso.
Abbiamo cercato di far luce su chi e come abbia organizzato una piccola guerra civile in un distinto villaggio.
La "caccia alle streghe"
Ampie case imbiancate, strette l'una all'altra,
minareti appuntiti delle moschee, giardini di albicocchi – il
villaggio Chadžalmachi
si stende per quasi 10 chilometri in una gola dell'ovest del
Daghestan.
Entriamo nel villaggio verso sera, subito fermano e
ispezionano la macchina. Verso la moschea centrale non si può
passare normalmente con i mezzi o a piedi. La strada è bloccata da
una sbarra artigianale, vicino ci sono tettoie montate in fretta,
sotto di esse siedono abitanti del villaggio armati, circa dieci
persone – proteggono la moschea. Chi con fucili da caccia, chi con
mazze, chi con bastoni, i loro volti non sono accoglienti. Si
gettano su ogni persona che gli passa davanti, perquisiscono le
macchine: "Chi siete? Da dove venite? Perché siete qui?"
Lì vicino stanno due combattenti del gruppo di fuoco speciale (SOG
[2]) in tuta mimetica con
i mitra, sono qui per tenere la situazione sotto controllo, ma è
evidente che anch'essi stanno scomodi.
– Mi è rimasto qualche giorno di turno. Che
piuttosto ci buttino via di qua, – mi dice a mezza voce un
combattente del SOG che sta lì vicino. – A Gimry [3],
per esempio, là c'è pure il regime di KTO [4],
ma tutto è chiaro e la gente è normale. Ma qui la kaša
[5]
e l'ordine sono da animali. Ha sentito che fanno con le loro donne?
Più di un mese fa, il 4 giugno, ignoti portarono
via dalla sua casa la 43enne Umijum Rabadanova, questa viveva con la
madre e due bambini, uno dei quali è invalido. I familiari
denunciarono il sequestro alla polizia del distretto. Ma cinque
giorni dopo il corpo deturpato della donna fu trovato sulla riva del
fiume. La polizia non ha definito ufficialmente i motivi
dell'accaduto, ma gli abitanti del posto lo sanno: la "colpa"
della donna stava nel fatto che la polizia locale annovera suo
fratello tra i guerriglieri.
Negli ultimi tre mesi sotto il segno della lotta con
i wahhabiti nel villaggio sono avvenuti sette crudeli omicidi. Per
primi ad aprile di quest'anno furono uccisi gli Achmedov, padre e
figlio. Il figlio aveva 33 anni, suo padre 74. Per quanto assurdo
suoni agli Achmedov, si può dire, andò bene. Li uccisero
semplicemente a colpi d'arma da fuoco. Qui picchiano a morte nelle
moschee, cospargono le persone di benzina, minacciando di dargli
fuoco; qui esigono che quelli che i membri delle pattuglie popolari
ritengono salafiti compaiano in moschea e si pentano davanti al
popolo. Qui regnano la paura e la crudeltà primordiale. Per il
villaggio non può passare una sola macchina. I "membri delle
pattuglie" con le armi a tracolla frugano sfacciatamente le
automobili, controllano i documenti, fanno i maleducati – col
pretesto di cercare wahhabiti. Me l'hanno raccontato con
indignazione i ragazzi dei villaggi circostanti.
Dopo l'uccisione degli Achmedov ad aprile la
"caccia alle streghe" per motivi religiosi ha preso a
salire di giri. E' comparsa una "lista per la fucilazione"
di salafiti. E' iniziato l'esodo di massa. Ad oggi più di 20
famiglie hanno lasciato le loro case. Le famiglie daghestane sono
numerose: 10-20 persone e più. Se ne sono andate in fretta,
salvando i bambini. Le loro case sono rapinate perché i vicini
hanno paura di proteggerle.
Un anno e mezzo fa a Chadžalmachi
furono inviate unità delle truppe interne, parte di esse stanno nel
centro del villaggio sui BTR [6]
e ispezionano le macchine che passano per il villaggio. Alla
domanda: "Di che si tratta, forse nel villaggio c'è
un'operazione antiterroristica?" – rispondono: "No,
siamo stati mandati a sostenere la polizia locale e i membri delle
pattuglie". Sostenere in cosa, i combattenti non sanno
spiegarlo in modo sensato.
Nessuno dei casi di omicidio avvenuti nel villaggio
negli ultimi tre mesi è stato risolto. Tranne, forse, uno. Il 30
giugno per Chadžalmachi
passò una jeep di funzionari importanti. Nella macchina si trovava
un collaboratore del Rossel'choznadzor [7],
come pure il consigliere della rappresentanza permanente del
Daghestan presso il presidente della Federazione Russa Artur
Zacharjan e il collaboratore della RusGidro [8]
Ruslan Magomedov. La macchina fu fermata dai membri delle pattuglie,
fu perquisita e i documenti furono controllati. Tuttavia, quando i
funzionari tornarono indietro, li fermarono di nuovo… Dopo uno
scambio di parole il guidatore dette gas. Per tutto il villaggio i
funzionari furono inseguiti da macchine di abitanti di Chadžalmachi,
che spararono alla jeep. Di conseguenza furono colpiti tutti i
funzionari e furono portati in ospedale con ferite di varia gravità.
Ma il collaboratore della RusGidro Ruslan Magomedov ricevette una
pallottola nella tempia. Dopo essere stato in coma 10 giorni, Ruslan
Magomedov morì all'ospedale del distretto di Levaši
[9] senza
riprendere conoscenza. La RusGidro è un ufficio importante; agli
abitanti di Chadžalmachi
fu posto un ultimatum: se in tre ora non avessero consegnato gli
sparatori, il regolamento di conti sarebbe stato del tutto diverso.
Al momento "si trovò" la persona che avrebbe sparato a
Magomedov. Gli abitanti di Chadžalmachi
lo misero nelle mani della polizia, ora si trova sotto
inchiesta.
Il piroscafo di Taškapur
Chadžalmachi è
sempre stata famoso per la sua agiatezza e gli abitanti di
Chadžalmachi per la loro vena
commerciale. Perfino in epoca sovietica si ingegnarono di
vivere alla grande: chi tesseva scialle, chi si occupava di
speculazione. Molto recentemente, come affermano i materiali di un
procedimento penale per frode, nell'agosto 2012 un intraprendente
meccanico di Taškapur
(di fatto sobborgo di Chadžalmachi)
Magomed seguì le orme di Sergej Mavrodi, il fondatore delle
piramidi finanziarie russe. Inventò il seguente schema: i clienti
formalizzano l'accordo di compravendita di una nuova Priora [10]
a prezzo fortemente ribassato (se sul mercato la Lada Priora costa
350-400 mila rubli [11],
Magomed la "vendeva" sui 250 mila) con pagamento
anticipato. Dopo 25 giorni il cliente riceveva una macchina nuova.
Inoltre i compratori potevano subito vendere l'automobile al
venditore già a prezzo di mercato e dopo 50 giorni ricevere una
seconda macchina. Lo schema, che ricevette tra il popolo il nome di
"piroscafo di Taškapur",
fruttò in modo inaspettatamente rapido. A Chadžalmachi
provò questo schema un'altra persona intraprendente –
Timur. Da Magomed e Timur comparvero i loro concessionari, a ognuno
dei quali furono assegnati determinati distretti della repubblica. I
principali concessionari a Chadžalmachi
divennero i rappresentanti del tuchum
[13]
Ajjazaz, andarono per la repubblica e raccolsero soldi. Nel 2012 la
piramide di Taškapur
(leggi: di Chadžalmachi)
assunse le dimensioni di una follia collettiva. Per investire nella
piramide la gente vendeva le ultime cose: case, appartamenti, denti
d'oro, si indebitava, prendeva crediti.
E' curioso un altro dettaglio dello schema: la
piramide, si può dire, era benedetta dalla religione. La ricezione
di percentuali dal denaro, l'usura, ciò su cui è basata qualsiasi
piramide finanziaria – il frutto dell'usura – è una cosa
severamente proibita nell'Islam. Il Daghestan, sebbene non omogeneo
e multiforme per grado di rapporto con la religione, è comunque uno
spazio islamico. E' evidente, perciò perfino negli anni '90 le
piramidi non toccarono il Daghestan fortemente come altre regioni
della Russia. I creatori della piramide di Taškapur
avevano pensato come aggirare questa irritante spiacevolezza.
Formalmente nella piramide non giravano i soldi, ma le merci degli
investitori – le Priora – cioè si compieva una compravendita.
Compri una macchina a prezzo ribassato e quando vieni a ritirarla,
ti propongono di comprarla di nuovo, per poi darti già due
macchine. Per mantenere la forma secondo l'Islam devi sederti in
macchina andarci 5 metri avanti e 5 metri indietro ed è tutto, hai
usato la macchina e ora puoi venderla. Inoltre si dice che i
concessionari di Chadžalmachi
andassero per la repubblica con il timbro della moschea locale,
convincendo gli ingenui montanari che dal punto di vista della
religione era tutto pulito. Gli credevano.
I distretti di Karabudachkent [14],
Akuša
[15]
e Chasavjurt [16],
i punti di raccolta del denaro erano aperti in tutta la repubblica.
A Chadžalmachi quelli
che volevano dare i soldi si mettevano in fila dall'alba. I clienti
più intraprendenti, per non stare in piedi per ore, legavano pacchi
di soldi con lo spago, mettendo lì un foglietto con i loro cognomi
e li gettavano nei cortili dei concessionari oltre la cancellata. I
soldi cadevano letteralmente dal cielo. I concessionari si
arricchirono in modo favoloso. E se all'inizio almeno qualche
accordo ufficiale di compravendita era comunque concluso, presto
cessarono di fare anche questo. Per di più presero perfino
l'impegno scritto dalla gente che in caso di mancato pagamento delle
percentuali non avrebbero avuto rimostranze nei confronti dei
concessionari. Era una psicosi di massa.
Il crac della piramide
Secondo una notizia posta il 9 luglio nel sito del
Ministero degli Interni del Daghestan, la piramide crollò nel
novembre 2012. Tuttavia, secondo le mie notizie, fu molto più
tardi: per inerzia la gente per qualche mese ancora portò comunque
i soldi ai concessionari. E i motivi per cui fu aperto un
procedimento penale non sono ancora chiari. In Russia tutti
ricordano che non fu Mavrodi che distrusse la sua MMM. La distrusse
lo stato, aprendo un procedimento penale e di fatto togliendo al
fortunato imprenditore tutta la responsabilità finanziaria
mettendolo in prigione. Allora a molti sorsero domande su quanto e
chi degli agenti delle strutture armate avessero una quota. C'è una
situazione analoga anche in Daghestan. Secondo le mie notizie, al
momento dell'apertura del procedimento penale la piramide era
all'apice della fioritura, il danno derivante dal suo crac si
calcola in 24 miliardi di rubli [17]
e questo senza contare le fiabesche percentuali.
Qualche giorno fa nel sito del Ministero degli
Interni del Daghestan è apparso un annuncio. "Nel 2012 da
parte di un gruppo di persone native del villaggio di Chadžalmachi
nel distretto di Levaši fu creato un gruppo criminale, che
nel periodo da agosto a novembre 2012 si occupò della raccolta di
mezzi finanziari e proprietà di cittadini con il pretesto di fargli
ottenere alti profitti a breve termine. Gli organizzatori della
piramide finanziaria sono stati arrestati. Si fa richiesta alle
vittime di rivolgersi alla polizia". Ma il piccante della
situazione sta nel fatto che in un certo momento la maggior parte
dei soldi non sia arrivata ai reali organizzatori, fermandosi nelle
tasche dei concessionari, i più intraprendenti tra i quali erano i
fratelli del tuchum Ajjazaz
di Chadžalmachi.
La psicosi di massa si volse dal lato opposto. A
iniziare da marzo di quest'anno nel villaggio si sono trascinati gli
infuriati investitori di tutta la repubblica, esigendo i propri
soldi. Qui già sorge la questione della sopravvivenza fisica dei
concessionari. E per casuale coincidenza, proprio in questo momento
nella moschea centrale fu tenuta la riunione dell'attivo del
villaggio con a capo i rappresentanti del tuchum
Ajjazaz. Di fatto fu un consiglio di guerra. Là fu
annunciata l'assunzione dell'eresia medievale sul fatto che i
salafiti (una cosa analoga ai Vecchi Credenti [18]
nell'Islam) sono settari e oscurantisti, che si preparano a uccidere
i musulmani e che in generale l'uccisione di un salafita è cosa
gradita a Dio, perciò è necessario ucciderli. In generale furono
pronunciati discorsi che ricadono pienamente sotto tutti i commi
dell'articolo 282 del Codice Penale della Federazione Russa –
"creazione di una comunità estremista e incitazione
all'inimicizia religiosa". Tuttavia il capo della polizia del
distretto Magomedrasul Gadžiev
e i suoi 15 agenti investigativi, presenti alla riunione, non ebbero
niente in contrario. La videoregistrazione della riunione stessa si
può trovare facilmente nello hosting di YouTube. Il consiglio
stabilì: auto-organizzarsi in pattuglie popolari; il capo, a sua
volta, si ripromise di "aiutare" i membri delle pattuglie
con unità delle truppe interne. Dopodiché quasi tutta la
popolazione maschile di Chadžalmachi
fu mobilitata in modo forzato. Organizzarono 25 gruppi di 20
persone, gli dettero delle armi (quanto legalmente i "membri
delle pattuglie" le portino e le usino è un'altra questione) e
presero a pattugliare il villaggio e la strada federale che passa
per il villaggio.
Bisogna dire che il distretto di Levaši,
a differenza dei distretti vicini, è un posto abbastanza pacifico
sul piano delle organizzazioni clandestine armate. Là la gente
preferisce occuparsi di commercio e non di guerra. Perciò in tutta
la storia della contrapposizione armata in Daghestan le persone
provenienti da Chadžalmachi
che siano passate con i guerriglieri si possono contare sulle dita.
Là ci sono effettivamente i salafiti, ma, tenendo conto delle
dimensioni del villaggio - circa 10 mila persone – la loro
percentuale è misera. Solo un anno fa nel villaggio comparve una
piccola moschea salafita (in tutto nel villaggio ci sono 11
moschea), dove andava qualche decina di fedeli. A novembre, nel
pieno della follia intorno alla piramide, fu ucciso l'imam della
moschea centrale di Chadžalmachi.
Se ne assunsero la responsabilità i guerriglieri del distretto
vicino, dichiarando di aver ucciso l'imam perché sosteneva le
piramidi finanziarie, proibite nell'Islam.
Ora il villaggio è in stato di guerra, di fatto si
difende dagli investitori infuriati di tutta la repubblica. Sarete
d'accordo, sotto la copertura dei combattenti delle truppe interne
non molti coraggiosi si decidono ad esigere i propri soldi dagli
abitanti di Chadžalmachi.
Gli stessi concessionari della piramide finanziaria non se ne vanno
dal villaggio, tenendo là una difesa a cerchio.
"La contrapposizione ai banditi talvolta prende
forma di protesta spontanea. Là, dove la gente è stanca di aver
paura, comincia ad auto-organizzarsi Li aiuta il capo della polizia
distrettuale", – racconta nel suo servizio su Chadžalmachi
un giornalista della compagnia televisiva di Mosca NTV [19].
Ma gli abitanti del luogo raccontano che è come se, passando per il
villaggio, il capo del Daghestan Ramazan Abdulatipov fosse andato
all'amministrazione e avesse sostenuto l'iniziativa degli abitanti
del villaggio di lottare con i wahhabiti con le proprie forze. La
situazione nel villaggio è continuamente riscaldata dalle voci: i
guerriglieri vogliono far saltare in aria la moschea o hanno quasi
ucciso un bambino – e la gente ci crede, aspirando a fare a pezzi
chiunque sospetti di simpatie per i wahhabiti. Far luce su come
stiano le cose è ogni giorno più complesso. Le famiglie che hanno
lasciato il villaggio temono con panico le provocazioni. "Le
nostre case sono vuote e rapinate, là si può mettere furtivamente
ciò che si vuole per dare un fondamento alla nostra persecuzione",
– si lamentano. Ma il capo dell'amministrazione del villaggio
Achmed Omarov insiste: "Nessuno qui perseguita i salafiti. E
nessuno rapina le loro case. Se ne vanno perché non gli piace stare
qui".
"Gli attivisti locali dicono che se da noi
verranno a mettere ordine i corpi speciali federali con i
lanciamine, sarà molto peggio. Questa gente promette di cavarsela
con i suoi problemi senza aiuto esterno", – finisce il suo
servizio il giornalista di NTV. E bisogna dire che gli abitanti del
luogo hanno effettivamente ragione, perché i corpi speciali
federali ripuliranno non la mitica minaccia, ma chi commette abusi a
Chadžalmachi.
Daghestan – Bruxelles – Mosca
"Novaja gazeta", http://www.novayagazeta.ru/politics/59065.html (traduzione e note di Matteo Mazzoni)
[1]
Nome con cui si indicano gli estremisti islamici in generale.
[2]
Dalla dicitura russa Special'naja
Ognevaja Gruppa.
[3]
Villaggio del Daghestan centrale.
[4]
KontrTerrorističeskaja
Operacija
(Operazione AntiTerroristica).
[5]
Pappa di cereali tipica russa.
[6]
Mezzi blindati russi.
[7]
Qualcosa come "ispettorato agricolo russo", ufficialmente
"Servizio Federale per l'Ispettorato Veterinario e
Fitosanitario".
[8]
Qualcosa come "Idroelettrica Russa", compagnia
idroelettrica.
[9]
Villaggio del Daghestan meridionale.
[10]
Modello della Lada non esportato in Occidente.
[11]
Circa 8200-9400 euro.
[12]
Circa 5900 euro.
[13]
Stirpe.
[14]
Villaggio del Daghestan centrale.
[15]
Villaggio del Daghestan meridionale.
[16]
Villaggio del Daghestan centrale.
[17]
Circa 564 milioni di euro.
[18]
Scismatici ortodossi che mantengono le tradizioni precedenti la
riforma dell'Ortodossia russa del XVII secolo.
[19]
TV privata finita sotto l'egida della Gazprom e del regime di Putin.
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