Lo stato contro tutti
Il'ja Konstantinov [1]:
l'attuale regime non ha una base sociale
Dei tempi della scuola ricordo come la nostra
insegnante di storia spiegava pazientemente ad alcune decine di
zucconi che ogni stato è una dittatura della classe dominante: lo
stato borghese (la dittatura della borghesia) è una cattiva
dittatura, ma lo stato sovietico (la dittatura del proletariato) è
una buona dittatura. Sono passati più di 40 anni, ma lo ricordo.
Fondamentalmente in quegli anni comunque insegnavano.
Ora insegnano in un altro modo, ma per me è tardi
per re-istruirmi, tanto più che tutta l'esperienza di vita
testimonia in modo univoco la giustezza della nostra insegnante di
scuola: l'attuale stato russo è indubbiamente una dittatura.
Solo che con borghesia e proletariato nella Russia di oggi è una
confusione totale.
No, di ricchi non ce ne sono pochi e i poveri
sono del tutto incalcolabili, ma quanto all'appartenenza a una
classe rigidamente determinata sorgono dubbi.
E la domanda
sugli interessi di quale (o quali) gruppi sociali esprima la
dittatura putiniana.
Parrebbe che prima di tutto fossero quelli dei
grandi proprietari, degli oligarchi, ma il "dekulakizzato"
Michail Chodorkovskij è ancora in prigione, Boris Berezovskij è
stato sepolto recentemente e Evgenij Čičvarkin
[2] non mostra neanche il naso
in patria.
E' possibile, certo, affermare caparbiamente che le
eccezioni confermano solo le regole, ma la lista degli oligarchi
sciupati si riempie continuamente e si crea l'impressione che dalla
quantità si cominci a passare alla qualità.
Forse il potere
è guidato dagli interessi dei lavoratori, quelli
dell'Uralvagonzavod [3]
che guadagnano "soldi pazzeschi" come 40-50 mila rubli [4]
al mese?
Non fa neanche ridere, sarete d'accordo.
L'unico
in tutto il paese è il modello da esposizione Cholmanskich [5]
(a proposito, dov'è finito?) – e questo in passato fu
caporeparto.
Forse la base del potere sono i contadini
russi, gli ultimi rappresentanti dei quali presto saranno inseriti
nella Lista Rossa [6]?
L'intellighenzia (ehi, rispondi dall'oscurità
dell'inesistenza sociale)?
Lo stanco lettore presto perderà la pazienza
che gli resta: beh, basta, è noto da tempo che il regime putiniano
si basa sui funzionari corrotti, sugli uomini delle strutture armate
e sulle élite etniche di alcune repubbliche della Federazione
Russa.
Ammettiamo che ciò è noto.
Tuttavia alcuni
passi di Putin nell'ultimo anno-anno e mezzo fanno dubitare che egli
stesso se ne ricordi.
Intendo, prima di tutto, la famigerata
"nazionalizzazione" dell'élite, cioè il divieto di avere
conti bancari e altri asset all'estero. Chiunque parlerà della
possibilità di sfuggire all'azione di queste misure proibitive, ma
in ogni caso a molti funzionari toccherà affannarsi e dibattersi.
E gli imprigionamenti vanno a pieno regime:
Serdjukov [7] è ancora
in libertà, ma Dudka [8],
per esempio, è già in carcere.
Sotto il "nonno",
sotto Boris Nikolaevič [9]
c'era veramente campo libero sia per gli oligarchi, sia per i grandi
funzionari – di fatto l'immunità totale. Ma ora, a seconda di
come va, possono anche mandare in gattabuia una persona importante.
Per quanto riguarda gli uomini delle strutture armate, anche
qui non tutto è chiaro. Aumentano gli stipendi, danno gli
appartamenti, ma scuotono sempre il comando, licenziano non poco, e
la cosa non si risolve senza imprigionamenti. Certo, gli uomini
delle strutture armate prendono la loro parte (ma forse in
precedenza prendevano meno?), ma il logorio nervoso aumenta.
Quanto alle élite nazionali, si sente una vibrazione in aumento.
No, ciò che è santo (cioè Ramzan Kadyrov) nessuno, si capisce,
osa morderlo. Qui abbiamo a che fare con lo stesso "contratto
sociale" su cui si basa la Federazione Russa contemporanea –
una lealtà convenzionale in cambio di soldi reali.
Ma Kadyrov non vive in uno spazio senza aria,
lo sua forza è nel sostegno di quelli della sua stirpe, fra l'altro
non solo in Cecenia, ma in tutta la Russia. Li deve difendere e di
solito gli riesce. Ma non sempre. E' successo il caso di Pugačëv
[10]. Ci sono anche altri esempi. Diremo quello del processo
ai possibili assassini di Anna Politkovskaja, in maggioranza ceceni.
La difesa insiste sull'innocenza degli imputati, il che è più che
naturale.
Ma a giudicare il fatto che la parte lesa denuncia
l'illegittimità del tribunale, neanche i figli di Politkovskaja e i
loro avvocati credono che il caso sarà completamente risolto. Gli
scandali intorno a questo processo si moltiplicano ogni giorno e a
chiunque, anche raramente, legga i compendi giudiziari dedicati ad
esso resta un gusto acido in bocca. Pare che gli inquirenti anche
qui abbiano agito molto chimicamente. E' chiaro, qualunque sia la
sentenza, la società non sarà soddisfatta.
Nelle proporzioni
del paese sono piccoli episodi.
Ma ecco che i fatti che si sono svolti intorno
al mercato Matveevskij [11]
sono abbastanza grossi. Di per se il motivo è insignificante: i
poliziotti cercavano di arrestare un uomo proveniente dal Daghestan
sospettato di violenza sessuale, ma sono stati picchiati dai
daghestani. E' la prima volta forse?
Tuttavia stavolta le
autorità hanno deciso di organizzare un regolamento dei conti che
fosse un modello da esposizione. Vladimir Vladimirovič
[12] in persona ha
richiesto di regolare i conti con la componente di corruzione nel
lavoro della polizia locale. Non si può dubitare che agli sbirri
moscoviti capiterà una piccola pulizia cosmetica del viso o
dell'uniforme (che non cambierà nulla).
E per i mercati moscoviti già è passato un flutto
di controlli e "ripuliture" [13]:
gli arrestati si contano già a migliaia. Si preparano a espellere
gli immigrati irregolari, ne avranno anche i "cari pure-russi"
[14]. Ammetto del tutto
che questa operazione sia legata alle prossime elezioni del sindaco
di Mosca, ma qualcosa suggerisce che il motivo sia più profondo: il
potere inizia a perdere la testa e senza distinzione colpisce tutti
i gruppi sociali ed etnici che costituiscono la sua base. Forse
veramente immuni in Russia restano ora solo i giudici, quella
"vecchia guardia" del regime, a cui per principio Putin
non può attentare, altrimenti la sua macchina statale si
incepperebbe immediatamente e definitivamente.
A dirla breve: l'attuale regime non ha di
fatto una base sociale stabile.
E' uno stato che gioca contro
tutti e si è talmente abbandonato al gioco che inizia a cacciare
periodicamente palloni nella propria porta. E non di meno possiede
una determinata stabilità.
Grazie a cosa?
Grazie al fatto che la società russa si è talmente
polarizzata e frantumata da essere quasi incapace di un qualche
consolidamento.
Il regime putiniano ha un'unica base – il
nostro odio reciproco, ma questo è tanto profondo e forte nella
società russa che, bilanciandosi su di esso come su un filo, il
dittatore può mantenersi sul precipizio per più di un solo anno.
Anche se, parrebbe, basterebbe solo una spinta. Sì, il regime di
Putin in dimensioni storiche è cosa di un solo giorno. Non ha la
potente e stabile base sociale che negli USA sono la grande
oligarchia finanziaria e la classe media che si orienta su di essa.
Non succede neanche come nel Regno Unito, dove il potere da secoli
attinge la sua forza dall'unione del grande capitale con
l'aristocrazia. Tali modelli possono esistere per secoli senza
mutamenti catastrofici. Ma la Russia cos'è, condannata? Proprio a
causa dell'ipertrofica indipendenza del potere come istituto, della
separazione dello stato dalla maggior parte dei gruppi e degli
strati sociali il paese rischia per l'ennesima volta di cadere in
una brusca picchiata storica. Ma per ora il potere del tutto vuoto
fa il parassita sui flussi d'aria ascendenti degli antagonismi
sociali nella comunità. E' vero, nessun aliante vola a lungo. Ecco
che il potere per ora plana ancora, ma degrada piano, si abbassa e
presto inizierà a impigliarsi nelle cime degli alberi. Ma le liti,
l'inconciliabilità e l'odio che lacerano la nostra società malata
resteranno. E ci toccherà comunque imparare a tollerarci a vicenda.
O ad accordarci sulle regole comuni del gioco.
Penso che nella
Russia post-putiniana saremo costretti a farlo.
[1]
Il'ja Vladislavovič Konstantinov (autore dell'articolo), attivista
di sinistra dell'opposizione a Putin.
[2]
L'imprenditore della telefonia mobile Evgenij Aleksandrovič
Čičvarkin dopo aver preso a sostenere l'opposizione liberale a
Putin è stato accusato di sequestro di persona ed è fuggito in Gran
Bretagna. Le accuse sono poi state stralciate, ma questi non intende
ancora tornare in patria.
[3]
"Fabbrica di Vagoni degli Urali", che in realtà produce
armamenti.
[4]
920-1150 euro (cifre senz'altro sopra la media).
[5]
Igor' Rjurikovič Cholmanskich, rappresentante plenipotenziario di
Putin negli Urali.
[6]
Quella delle specie animali a rischio di estinzione.
[7]
Anatolij Ėduardovič Serdjukov, ex-ministro della Difesa ora
accusato di corruzione.
[8]
Vjačeslav Dmitrievič Dudka, ex-governatore della regione di Tula
(città della Russia centrale).
[9]
El'cin.
[10]
Città della Russia meridionale dove dopo l'uccisione di un russo da
parte di un ceceno durante una lite si è scatenata una dura protesta
anti-cecena.
[11]
Mercato della zona sud-occidentale di Mosca.
[12]
Putin.
[13]
Così vengono chiamate le operazioni poliziesche di repressione a
tappeto.
[14]
Cioè i cittadini russi non slavi, soprattutto caucasici.
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