La "clandestinità armata"
ecologica
A
parte i malinconici barbuti che corrono per i monti con i mitra nel
Caucaso si trova un altro tipo di terroristi. Da anni questi
"pascolano" in zone ecologiche particolarmente protette e
uccidono massicciamente i boschi. Li uccidono sfacciatamente,
cinicamente, spietatamente. A vantaggio dei portafogli di qualcuno
alberi di tipo unico vanno sotto il coltello o più precisamente
sotto la motosega.
Il
distretto Urupskij della Karačaj-Circassia
è chiamato la zona di riserva della Russia. E non è chiamato così
invano. Questo distretto fa parte della riserva del Caucaso. Qui si
trovano riserve naturali note ben oltre i confini della repubblica
(Damchurc, Labinskij, Čerëmuchovskij,
"Belaja skala" [1]).
Qui si trovano le note Sorgenti Acide – un posto unico, dove in
dodici metri quadrati di terra sgorgano 17 pozzi con acque minerali
diverse (!) per composizione.
Le
persone vanno là a curarsi da migliaia di chilometri. Ma molti già
al confine del distretto Urupskij cadono in stato di leggero stupore
e cominciano a picchiare i propri navigatori con grida: "Dove mi
hai portato, pecorone cinese?!" Infatti quello che vedono
intorno non è simile a una zona di riserva tra i monti del Caucaso,
ma a un'enorme segheria da qualche parte presso Magadan [2].
Perlomeno
tale "brutta sorpresa" si apre allo sguardo quando vai alle
Sorgenti Acide attraverso il villaggio di Kurdžinovo.
Mucchi di legname segato, trattori, vagoncini per gli operai, camion
per il trasporto di legname – tutto ciò colpisce spietatamente la
psiche delle persone che vanno a risanarsi. E la colpisce
definitivamente quando iniziano a salire per la strada di montagna
stretta e vacillante fino al totale stupore.
Per
qualcuno questa strada è come una filiale dell'Inferno sulla Terra
(fa tremare tanto che bisogna prendersi la testa tra le mani perché
non voli via dal finestrino). Ma per qualcuno è quasi un'autostrada.
In quattro ore di salita alle sorgenti abbiamo incontrato decine di
camion per il trasporto di legname carichi fino all'orlo.
E'
complicato dire quanti fossero in realtà, perché da qualche parte
al cinquantatreesimo abbiamo smesso di contare. Guardando l'ennesimo
camion per il trasporto di legname che ci superava al galoppo andando
in cima sul terreno come una saiga (volava nell'appezzamento di bosco
per l'ennesima porzione di carico), il mio compagno ha espresso
pensoso: "Sìì… tanti Ural [3]
li ho visti solo nell'esercito…". Il quadretto era
completato da mucchi di tronchi ai lati della strada – alcuni
preparati per esser fatti scendere giù, alcuni semplicemente
gettati. Lungo la strada si incontrano cavalcavia. Sono per la
riparazione urgente delle macchine – per non distrarsi a lungo dal
processo. Come dire, si sono aggiustati senza allontanarsi dalla
cassa (o più precisamente – dal bosco) e via nell'appezzamento!
Fondamentalmente
ci sono capitate macchine con targhe della Repubblica di
Kabardino-Balkaria e del… territorio di Krasnodar [4].
Abbiamo scambiato qualche parola con il guidatore di uno dei camion
per il trasporto di legname del Kuban' [5].
Alla domanda "Ma cosa vi ha portato qua?" risponde
brevemente e chiaramente: "Nel nostro territorio abbiamo già
tagliato da tempo tutto il legname normale. E' rimasto solo intorno
alle dacie governative. Ma là non si può prendere. Tocca
rubacchiarlo a voi…"
Il
"legname normale" sono faggi, platani, abeti. Secondo gli
abitanti del posto proprio questo tipo di alberi nel distretto
Urupskij viene "falciato" in misura industriale. E, com'è
noto, proprio questi tipi vanno per la preparazione di mobili
d'élite, parquet e così via. Poi questa produzione si installa
nelle case dei ricchi in tutta la Russia e all'estero per centinaia
di migliaia di rubli [6].
Qui – nella Repubblica di Karačaj-Circassia
– i prezzi per il legname delle riserve sono abbastanza
"democratici". In basso, alla base di trasbordo a
Kurdžinovo, un camion di
legname comune (grezzo) viene venduto per 45-50 mila rubli [7].
In alto ne costa 15 mila [8].
Ma non si tratti di chi e come lucri qui. La disgrazia è che per
questo lucro un bosco unico viene massicciamente ucciso. E viene
ucciso senza avere diritto ad essere ristabilito.
– Il
taglio va avanti continuamente. Abbattono alberi giorno e notte, per
tutto l'anno, – ci dice uno del posto, un nonnetto basso sui
settant'anni. – Si fermano solo per una settimanuccia durante le
feste per l'anno nuovo. Ma poi di nuovo alle seghe! Ogni santo giorno
probabilmente un centinaio di macchine, non meno, sale agli
appezzamenti e torna indietro con il legname. Ma dopo di loro è come
se fosse passato Mamaj [9]!...
Il
vecchietto ci ha raccontato ancora molto. Anche di come le brigate
per un albero "necessario" ne abbattono intorno alcuni "non
necessari"; e di come i trattori rompono il bosco quando
trascinano i tronchi o si fanno largo verso gli appezzamenti più
"saporiti"; e di come le brigate gettano in questi
appezzamenti la "spazzatura" – alberi a loro parere
sottili che là marciscono pure.
Abbiamo
accennato al fatto che non abbiamo notato tagli totali per strada -
apparentemente, si può dire, c'è un bosco non toccato (e questo
nonostante le folle di camion per il trasporto di legname). Al che ci
hanno risposto: "Beh, sì, dall'esterno tutto appare civile. Ma
passate all'interno. E' semplicemente un incubo…" Siamo
passati all'interno. Abbiamo girato per alcuni posti, da là, a ben
vedere, erano usciti da poco dei bracconieri, scusate, boscaioli.
Là
è realmente un incubo. Se si portasse in questi posti qualche
"verde" con la psiche ferita, balbetterebbe e si segnerebbe
fino alla fine della vita. Intorno ci sono tronchi strappati e
rivoltati dalle radici, alberi segati in travi e gettati nel bosco,
mucchi di rami rotti, terra solcata dai trattori... Perfino al nostro
sguardo da dilettanti era chiaro: qui non si può parlare di alcun
rispetto delle regole della lavorazione del legname. Se non credete
alle parole, guardate le foto (sono allegate all'articolo [10]).
Questo non si può chiamare altrimenti che terrorismo. Tra l'altro,
come dicono gli abitanti del posto, la "clandestinità armata"
ecologica sotto forma di brigate di boscaioli si muove qui da anni.
Su
questo sfondo sorgono due domande:
1.
A cosa porta di conseguenza questa cinica uccisione del bosco?
2.
Dove guardano le autorità?
Alla
prima domanda è abbastanza facile rispondere. Il taglio massiccio di
zone di riserva, e pure con tale metodo barbarico, porta univocamente
all'uccisione dell'ecologia locale – il bosco cessa di svolgere il
proprio compito. Come risultato c'è il rapido mutamento del clima e
una regione uccisa come luogo di villeggiatura. In questo caso non si
può parlare di alcuno sviluppo del turismo (e cioè della regione).
Alla
seconda domanda pare che non sappiano rispondere gli stessi
funzionari. Dopo il ritorno dalle sorgenti abbiamo scavato su
Internet sul tema del taglio del legname nelle riserve boschive della
repubblica di Karačaj-Circassia.
Risulta che questo tema ogni anno viene portato al livello del capo
della repubblica e talvolta salta fuori anche a livello federale.
Ogni anno le autorità promettono di far cessare il taglio barbarico
e di mettere questi boschi unici sotto "stretto controllo".
Ma, come si dice, il camion per il trasporto di legname è là anche
adesso [11]. Perché?
Forse il problema è nei metodi di controllo? Forse le alte
commissioni che raramente "arrivano" in questi boschi non
vedono ciò che abbiamo visto noi e che confermano continuamente gli
abitanti del posto? Non è escluso. Infatti il Caucaso è un insieme
di zone anomale. E là, dove gli uni vedono alberi uccisi, altri
vedono un bosco vergine. Tuttavia c'è un'anomalia…
Certo,
nei comunicati ufficiali si dice che il lavoro va avanti: ogni anno
acchiappano violatori e li multano fino allo sfinimento. Si evidenzia
un danno di decine di milioni di rubli [12]
e così via. Ma tutte queste sono minuzia. Perché questo "lavoro"
non risolve i problemi nel loro complesso. Il taglio totale continua.
E neanche la verifica più "improvvisa" e massiccia ottiene
qualcosa. La maggior parte delle brigate boschive avrà le carte
giuste in tasca e le leggi giuste alle spalle. Ma a che servono
queste leggi, se uccidono semplicemente il bosco? E' evidente senza
alcun permesso o disposizione.
Tuttavia
i nostri vertici, parlando di "stretto controllo", si
riferiscono proprio alle leggi che non permettono di prendere e
proibire nettamente di distruggere una riserva. Dice, bisogna
rispettare i diritti delle persone e tener conto di tutte le virgole
"permissive". Ma queste rispettano il diritto alla vita
della nostra natura? No. Questo preoccupa i nostri funzionari,
ministri e deputati? Se si crede all'"ufficialità", sì.
Semplicemente… le leggi non gli permettono di salvare completamente
la natura. Ma i nostri discendenti non chiederanno numeri e date dei
documenti normativi "boschivi". Chiederanno "Dov'è il
bosco?..."
Su
un albero all'ingresso della riserva naturale di Damchurc abbiamo
visto una targhetta con una scritta toccante: "I tesori naturali
dell'ambiente sono unici. Distruggerli è facile e ricrearli è
impossibile". Sullo sfondo di qualche camion per il trasporto di
legname che ci veniva incontro questa targhetta appariva
particolarmente "allegra". Tali scritte evidentemente non
sono per chi manda i camion per il trasporto del legname con i
trattori negli appezzamenti e neanche per chi sta impotente in
poltrona, permettendo di distruggere il bosco. E non perché questa
gente sia capace, malgrado la scritta, di ricreare i tesori della
natura. No, semplicemente gli è indifferente cosa resterà dopo di
loro…
Vladimir
Šiškin,
"Kavkazskaja politika",
http://kavpolit.com/ekologicheskoe-bandpodpole/?print
(traduzione
e note di Matteo Mazzoni)
[1]
"Roccia Bianca".
[2]
Città dell'Estremo Oriente della Russia asiatica.
[3]
"Urali", marca di camion russa.
[4]
Città della Russia meridionale.
[5]
Nome di un fiume e di una regione della Russia meridionale che
coincide con il territorio di Krasnodar.
[6]
100 mila rubli sono oltre 2 mila 300 euro.
[7]
Circa 1040-1160 euro.
[8]
Circa 350 euro.
[9]
Khan mongolo che con le sue mene contribuì allo sfacelo dell'impero
del suo presunto antenato Gengis Khan e che fu sconfitto dai russi
nel 1380 (data considerata la fine del "giogo tataro").
[10]
L'articolo originale, visibile su Internet all'indirizzo indicato.
[11]
Allusione alla frase di una fiaba di Ivan Andreevič Krylov "il
carro è là anche adesso" (come dire, non è stato fatto
niente) divenuta proverbiale.
[12]
10 milioni di rubli sono circa 231 mila 700 euro.
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