Per chi suona la campana
La morte può giungere per qualsiasi
club della massima serie calcistica russa
Ciò che è avvenuto all'Anži
di Machačkala è noto da tempo. Resta da aggiungere che
nella storia del calcio russo e forse mondiale, pare, non ci sono
esempi di un simile "suicidio" di un club noto e spirato
in un momento. Difficilmente si può ricordare una così massiccia
diserzione di calciatori da una squadra.
L'Anži
è stato smembrato in un momento.
Adesso il club ha una "nuova strategia di
sviluppo", proclamata dal suo proprietario Sulejman Kerimov.
Tuttavia questo non è nulla più di un gioco di parole. In realtà
la squadra si sta trasformando precipitosamente non in un outsider,
come qualche anno fa, ma precisamente in qualcosa di mediocre. Come
dice il poeta: "La vita è finita ed è iniziata la svendita"
[1].
Questa svendita stessa è iniziata quando sembrava
che niente minacciasse la prosperità di Kerimov. Beh, il grande
giocattolo gli è venuto a noia e perciò ha deciso… No, non di
separarsene, ma fondamentalmente di comportarsi con esso come prima
a Sulejman Abusaidovič
era evidentemente passata la voglia.
Com'è noto, qualche giorno prima che l'uomo
d'affari russo prendesse la decisione di ridurre nettamente le spese
per l'Anži
– da 180 milioni l'anno a 50-70 [2],
la squadra era stata lasciata dal suo allenatore Guus Hiddink.
Il management del club daghestano aveva spiegato l'abbandono con
motivi del tutto privati – è stanco, comunque ha già una certa
età, inoltre si è già innervosito troppo. Presero a diffondersi
voci sul fatto che l'olandese intendesse andare al Chelsea…
Non è che le spiegazioni venissero accettate per
fede, ma non erano particolarmente discusse. Ma ora è chiaro che il
navigato olandese aveva sentito – o gliel'avevano suggerito –
che era l'ora di darsela a gambe. Tanto più che anche i
super-giocatori dell'Anži
avevano essenzialmente smesso di muovere le gambe, non
giustificandone in alcun modo lo status di favorita del campionato
russo.
La tattica di Hiddink – maestro non solo di cose
calcistiche, ma anche finanziarie – l'ha portato al successo per
l'ennesima volta. Forse ha strappato il più grosso boccone della
sua vita…
E più o meno qui le faccende finanziarie di Kerimov
hanno preso a vacillare nettamente – la compagnia Uralkalij [3]
è uscita improvvisamente dalla partnership commerciale con la
Bielorussia. Il prezzo dei titoli della ditta è crollata in un
momento, di conseguenza il principale azionista, secondo alcuni
dati, ha perso una somma vicina a seicento milioni di dollari. Ma le
disgrazie, com'è noto, non vengono mai da sole.
Letteralmente pochi
giorni dopo l'Interpol, su richiesta del Ministero degli Interni
bielorusso ha dichiarato Kerimov ricercato a livello internazionale.
Certo, è buffo pensare che Sulejman Abusaidovič
si dia alla "fuga", ma il colpo inferto alla sua
reputazione e ai suoi affari è fondamentale. Ne aveva per l'Anži,
quando tante sciagure si abbattevano sulla sua testa? La domanda è
retorica ed è assai possibile che la riduzione del finanziamento
del club si trasformi nella sua cessazione.
Del resto in questo non c'è niente di inatteso. Il
progetto dell'Anži
era una sorta di "piramide". Solo che il cognome del suo
autore non era Mavrodi [4].
Ma il risultato è stato lo stesso – si è sfasciata con un
mostruoso fragore.
Dispiace caldamente per i tifosi devoti al club, è
triste che tutta l'Europa vedrà in Europa League una squadra
malata, tormentata. Adesso per quelli di Machačkala
è l'ora di sognare non grandi vittorie, ma come
semplicemente salvare la faccia. Eppure qualche mese fa, a pieno
"organico di combattimento" la squadra daghestana era
considerata la favorita del torneo. Ma quale Europa League! Già
dicevano in tutta serietà che non era lontano il giorno in cui
l'Anži
sarebbe stato alla pari con le grandi – Barcellona,
Manchester United, Milan, Real!
Torniamo ai nostri Penati.
Il progetto dell'Anži
è chiuso, ma, come si dice, un posto santo non rimane vuoto [5].
L'ha occupato la Dinamo della capitale, che è capeggiato da Boris
Rotenberg, uno dei più cari amici di sapete chi [6].
Peraltro, questo super-fortunato – vorrei vedere,
con tali protezioni! – uomo d'affari è diventato un vero
innovatore nella propria patria. E' successo che qui hanno speso per
gli stadi somme pari ai bilanci di intere repubbliche. Hanno
comprato stelle, stupendo il pianeta con le somme dei contratti. E
hanno comprato non solo i propri arbitri, ma anche quelli stranieri.
Ma un intero pacchetto di giocatori di una squadra
in Russia non l'aveva ancora acquistato nessuno! E Boris Romanovič
l'ha fatto!
Rotenberg, a dire il vero, ha un altro fratello, il
fratello maggiore Arkadij – c'è l'esperienza fortunata della
direzione della Dinamo di hockey. La squadra ha preso due volte di
fila la Coppa Gagarin [7]
e probabilmente intende farlo per la terza volta. Peraltro, è stato
dichiarato che la Dinamo di hockey e di calcio si uniranno. Potenti
vasi finanziari inizieranno a comunicare, i flussi finanziari si
metteranno a girare con nuova forza e la macchina a dinamo [8]
si metterà a funzionare a piena forza.
…La Dinamo di calcio ieri era una corvetta leggera
e instabile con le vele rattoppate. Una squadra tagliata non male,
ma nervosa, impressionabile. Per i biancazzurri molto dipendeva
dall'umore – dell'allenatore e dei giocatori.
Oggi la Dinamo è una minacciosa corazzata con una
forte corazza e un potente armamentario, in ogni caso come organico.
Di persone che sanno giocare un calcio più di qualità del
necessario. E in panchina non ci sono debuttanti, ma combattenti
provati...
Ma potrà il talentuoso, ma eccessivamente impulsivo
e a volte pure isterico allenatore Dan Petrescu fare di
stelle comprate all'ingrosso un ensemble stellare? La storia ha già
risposto a questa domanda e ogni volta diversamente.
Peraltro, perché proprio la Dinamo è diventato
l'erede dell'Anži?
Forse perché per un intero mezzo secolo [9]
– dal 1963 – non è stata campione né dell'Unione Sovietica, né
di Russia?! A dire il vero, i moscoviti vinsero il campionato
primaverile, tronco dell'URSS del 1976 [10],
ma quel torneo non è affatto riconosciuto valido da tutti.
Beh, la Dinamo non è campione da molto tempo e con
ciò? – si stupisce una persona lontana dal calcio. Perché
portarla in cima? Ma il fatto è, pare, che la Dinamo è un club
vicino al Ministero degli Interni. E anche il grande amico di
Rotenberg ha servito per molti anni in questo stesso dicastero. Non
ha dimenticato la sua gente. E si è introdotto…
Forse è stata una richiesta o un desiderio. Forse
il discorso sul calcio si è avviato per caso, durante una
conversazione a tavola. O sul tatami – entrambi infatti sono
judoisti… Del resto i dettagli non sono importanti. La cosa
principale è il risultato.
Ma forse Boris Romanovič
non ha chiesto un vantaggio personale? E forse non ha avuto
in risposta un cenno amichevole?
Sembra che i dirigenti degli altri club, venuti a
sapere da dove tira il vento, hanno tacitamente approvato il nuovo
progetto. Perché nessuno ha preteso i giocatori che la Dinamo ha
comprato. Anche se di solito per i giocatori buoni, di qualità, e i
fuoriusciti dell'Anži
pure lo sono, si accende una lotta non da poco. Agenti e
proprietari di club discutono, balenano le cifre dei giocatori
ceduti, dei contratti. Ma qui – silenzio…
La nostra vita russa è piena di sorprese e queste,
certamente, si estendono al calcio. Io non intendo i mutamenti del
destino già avvenuti, ma quelli futuri.
Immaginate che il proprietario dello Spartak Leonid
Fedun si disamori della popolare squadra o per qualche motivo
decida di liberarsene. Che sarà dello Spartak?
Mettiamo che Evgenij Giner sia attratto da
compiti diversi dalla pluriennale preoccupazione per il CSKA e il
padrone del club decida di passare a un altro le redini del comando
del club dell'esercito. Lo troverebbe?
La minaccia può pendere anche sul Krasnodar [11],
che è tenuto dal proprietario di una grandissima rete commerciale
Sergej Galickij e sul Lokomotiv, che sta come un pesante
giogo sul collo delle Ferrovie Russe. E neanche lo Zenit di San
Pietroburgo, che ancora poco tempo fa era l'incarnazione del freddo
calcolo e della sazia prosperità, può sentirsi tranquillo. Tra
l'altro il club sulle rive della Neva, che è sponsorizzato, ma già
non tanto generosamente, dalla Gazprom da tempo non può vantarsi di
seri successi neanche in Russia. Cioè, non gli giova…
Che dire di club come il Volga di Nižnij
Novgorod [12], il
Tom' di Tomsk [13] e
l'Ural di Ekaterinburg [14]?
Queste possono proprio morire rapidamente e senza sofferenze. Questa
lista potrebbe continuare.
In generale dal crac non è garantito neanche uno
(!) dei club della massima serie russa. Oggi pare improbabile. Ma se
la Russia, inoltre, sarà coperta dall'onda dell'ennesima crisi
finanziaria, l'oscuro scenario potrebbe certamente compiersi.
Infatti, quando sorgeranno difficoltà negli affari,
la prima cosa che i milionari potranno gettare a mare saranno i club
calcistici. Insieme alla storia, alle tradizioni, al glorioso
passato. Nel nostro duro secolo i sentimenti per molti non sono
nulla di più che una cosetta vecchia, polverosa e perfino
divertente. I gemiti rumorosi e le maledizioni dei tifosi, le
lettere di protesta non potranno cambiare la situazione.
Peraltro, da noi ci sono esempi quasi di morte
rapida di club che sembravano prosperi – il Moskva e il Saturn
della regione della capitale [14].
Come cullavano quest'ultimo i capi locali, come ne gioivano, ma non
lo salvarono dalla morte…
Torniamo alla Dinamo improvvisamente arricchita.
Senza volere si ricorda come all'inizio del secolo un certo uomo
d'affari chiamato Fëdoryčev
di innalzare questo club fino ai cieli e insieme glorificare se
stesso. Questi, senza stare troppo a ingegnarsi, comprò portoghesi
e greci più o meno decenti e in tale numero che in una partita del
campionato russo andarono in campo con le maglie della Dinamo undici
stranieri!
Fëdoryčev non
glorificò la Dinamo, ma, al contrario, sciupò parecchio la
propria autorità. E si fece oggetto di battute derisorie. Ma,
grazie a Dio, non uccise la squadra. Ma che sarà sotto Rotenberg?
Quanto – sia di soldi, sia di forze – ha il nuovo proprietario
della Dinamo? E al club non toccherà la stessa sorte dell'Anži?
Peraltro, la squadra di Machačkala
avrebbe potuto sfasciarsi anche in altre circostanze.
I principali giocatori, corrotti dagli enormi
stipendi, si erano semplicemente impigriti e avevano smesso di dare
risultati. Gli stranieri belli ricchi, e soprattutto la loro
primadonna – il camerunese Samuel Eto'o erano
diventati ingestibili. "I soldi scorrevano semplicemente a
fiumi" [16] – le
spese del club superarono tutti i limiti pensabili, ma il sole delle
grandi vittorie non sorse comunque. Inoltre il noto allenatore non
poté compattare la squadra e indicarle la strada per il trionfo.
Risulta che Kerimov, anche se avesse avuto i soldi
di prima e non fosse stato tormentato dall'ansia per il futuro,
comunque avrebbe potuto mettere le mani sul suo amato Anži…
La Dinamo viene già chiamata ironicamente
"Dinanži",
alludendo alla somiglianza dei destini. Peraltro, il noto allenatore
di calcio Leonid Tkačenko
ha già previsto il crac del club moscovita. A dire il
vero, non ha detto direttamente che questo attende proprio la
Dinamo, ma questo è comunque chiaro dalle sue parole: "Se
volete, credeteci, se non volete, non fatelo, ma esattamente tre
anni fa previdi che la bolla di sapone chiamata Anži
sarebbe scoppiata. Adesso temo che la stessa sorte possa
toccare a un'altra squadra".
Del resto, molti sono inclini a pensare che le
posizioni di Boris Rotenberg – ed è chiaro perché – siano
incrollabili. Ma il giocattolo calcistico potrebbe diventare pesante
anche per lui.
Tra l'altro, per le nuove stelle il proprietario
della Dinamo ha speso, secondo alcuni dati, 70 milioni di dollari.
Anche se dicono che Rotenberg sia esclusivamente un calcolatore e
non sia incline alla prodigalità.
Forse non ha pagato con i suoi soldi?
O ha ottenuto i giocatori per qualche "servizio"?
E comunque a che gli serve la Dinamo?
Le risposte a queste e ad altre domande non vanno
già più cercate nella sfera calcistica. Questa è pura politica
con i suoi eterni impuri metodi. Da qualche parte, dietro quinte
accuratamente sorvegliate, decidono a chi dare il pezzo grosso di
torta e chi allontanare dalla cucina e togliere dagli
approvvigionamenti.
[1]
Versi della poesia "Il chiosco di audiocassette" di Evgenij
Aleksandrovič Evtušenko in memoria del cantautore inviso al potere
sovietico Vladimir Semënovič Vysockij, i cui pezzi erano diffusi in
cassette clandestine.
[2]
Di dollari, suppongo...
[3]
Qualcosa come "Potassio degli Urali".
[4]
Sergej Panteleevič Mavrodi fu l'autore, nei primi anni '90, della
gigantesca truffa della "società piramidale" russa MMM.
[5]
Proverbio russo.
[6]
Di Putin, ovviamente.
[7]
Trofeo a cui partecipano le principali squadre di hockey russe
insieme a rappresentanti di Bielorussia, Croazia, Kazakistan,
Lettonia, Repubblica Ceca, Slovacchia e Ucraina.
[8]
Così, minuscolo, giocando sulle parole.
[9]
Il bisticcio è nell'originale.
[10]
Nel 1976 nell'URSS si giocarono un campionato primaverile e uno
autunnale invece del classico campionato unico da marzo a novembre.
[11]
Squadra dell'omonima città della Russia meridionale.
[12]
Città della Russia centrale, la Gor'kij del periodo sovietico.
[13]
Città della Siberia occidentale sul fiume Tom'.
[14]
Città ai piedi degli Urali, la Sverdlovsk del periodo sovietico.
[15]
Il Moskva ("Mosca" in russo) nacque da una costola della
Torpedo Mosca e fallì nel 2011. Il Saturn (Saturno) di Ramenskoe,
città nei dintorni di Mosca, fallì nel 2010.
[16]
Citazione della canzone Gorodskoj romans
(Storia d'amore cittadina) di Vladimir Vysockij (vedi nota 1).
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