La confisca per il terrore
Il
presidente russo Vladimir Putin ha presentato un disegno di legge
sull'introduzione della responsabilità materiale per i familiari dei
terroristi che vivono dei redditi dell'attività criminale. Secondo
gli esperti, solo così in una società collettivista si può
costringere una famiglia a rinunciare al sostegno dei banditi. Gli
attivisti per i diritti umani ritengono che la responsabilità
familiare sia ingiustificata. I familiari dei condannati ricordano la
fabbricazione di procedimenti penali, in cui i terroristi non sono
conteggiati, ma designati.
Nel
disegno di legge del presidente Vladimir Putin sull'introduzione
della responsabilità materiale per i familiari dei terroristi si è
sentito l'odore di archivio dei documenti dello NKVD [1],
quando per i crimine dei "nemici del popolo" le persone a
loro vicine perdevano l'abitazione e perfino la libertà. La
differenza è solo nel fatto che ora non li cacceranno in prigione,
se, certo, non mostreranno prove di fiancheggiamento. Ma potranno
privarli del tutto della casa, dell'automobile o del conto bancario.
Il
disegno di legge presidenziale già presentato alla Duma di Stato
presuppone che per un'esplosione organizzata da un terrorista il
danno materiale e morale sia compensato da "parenti prossimi,
persone in stato di parentela (anche acquisita) con questi e altre
persone, la cui vita, salute e benessere gli sono cari in forza di
relazioni personali che si sono create". Di fatto per un mostro
in famiglia potrebbe rispondere tutto un villaggio. A dire il vero,
nel testo del documento c'è una riserva sostanziale – per
l'imposizione di un risarcimento gli inquirenti devono avere
"fondamenti per supporre che denaro, valori e altre proprietà
siano stati ottenuti da loro in conseguenza dell'attività
terroristica o siano un reddito derivato da queste proprietà".
Di
principio, anche ora durante le numerose perquisizioni di famiglie di
sospetti di terrorismo abbastanza spesso vengono confiscate in
qualità di "prove materiali" cose di valore, che poi, di
regola, non vengono restituite. Ecco che, per esempio, a Rostov sul
Don [2] ora viene
giudicato Issa Chašagul'gov,
presunto capo del gruppo di banditi "Vilajat Galgajče"
[3], che ha organizzato 24
atti terroristici. La sentenza di condanna non è stata ancora
emessa, ma l'automobile Honda che piaceva agli inquirenti già da due
anni è usata da qualcuno a Mosca: qualcuno si è già risarcito dei
"danni causati dall'atto terroristico". Ma dopo l'emissione
del verdetto si potranno confiscare alla famiglia di Issa anche tutte
le altre proprietà, tanto più che la moglie e i figli sono già
fuggiti all'estero dopo l'omicidio del fratello maggiore del marito
Sultan-Girej Chašagul'gov.
Solo
quanto saranno giuste le decisioni dei tribunali sulle confische di
proprietà, se sul banco degli imputati spesso finiscono degli
innocenti? Mar'jam Achmatova, capo dell'organizzazione "Madri
della Kabardino-Balkaria in difesa dei diritti e delle libertà dei
cittadini", essendo la madre di un imputato per l'attacco a
Nal'čik [4]
nel 2005, ritiene che con il sistema di tutela dell'ordine
contemporaneo non si possa introdurre tale legge. "Non sono
d'accordo con il disegno di legge perché le indagini sono condotte
quasi sempre superficialmente. La base di prove quasi non esiste, c'è
solo la versione delle forze dell'ordine. Sotto queste possono
capitate persone che non hanno commesso tutto ciò di cui le
accusano", – ha espresso la propria posizione a colloquio con
il corrispondente di "BigCaucasus" [5].
Tra
l'altro, quando si tratta di esplosioni di kamikaze, la questione
della complicità di un guerrigliero concreto già non si pone – è
sufficiente il riconoscimento e la perizia genetica. Ma anche in
questo caso i familiari, secondo Achmatova, non devono pagare per il
terrorista. "E' una persona già adulta. Ma nel disegno di legge
c'è un riferimento al fatto che se questi ha guadagnato denaro con
l'attività terroristica e la famiglia vive di questo denaro, solo
allora si risarcisce a loro spese. Ma non conosco famiglie che vivano
di tali mezzi, – ha notato. – Non ne ho incontrate tra le donne,
i cui figli sono ricercati".
Effettivamente
per molti genitori cresciuti in epoca sovietica l'andata dei figli
"alla macchia" o l'appello al "puro Islam"
diventano una tragedia. E ciò si verifica più spesso con famiglie
che vivono poveramente e i cui figli si dirigono dai "fratelli"
a cercare giustizia. Cosa si può confiscare a questi genitori? Non
si tratta del ministro Serdjukov [6]
con le sue infinite dacie. Per di più il desiderio di vendicare la
rapina delle persone vicine per qualcuno diventerà la
giustificazione di un'ulteriore attività terroristica.
Dal
punto di vista degli attivisti per i diritti umani, il disegno di
legge di Putin è in bilico sul limite della violazione della legge.
"C'è una norma generale del diritto, secondo cui sconta la pena
solo chi ha compiuto un crimine, avendo tra l'altro tutti i diritti e
le possibilità di difesa. Purtroppo in Russia questa non è la prima
violazione di questa norma. Per esempio, i corpi dei terroristi morti
vengono conservati in qualche luogo appartato, che non viene
comunicato ai familiari – questa è già una punizione per i
familiari, che non avevano necessariamente a che fare con il
crimine", – ha dichiarato ai microfoni di "Russkaja
Služba Novostej" [7]
l'attivista per i diritti umani Sergej Kovalëv.
D'altra
parte, come lottare ancora con i guerriglieri in una società che li
sostiene in forza dei legami familiari e delle tradizioni, che i
caucasici pongono più in alto delle leggi russe? Solo agendo su
questa stessa società. Con questa tesi sono d'accordo sia l'avvocato
delle vittime di molti gravi atti terroristici Igor' Trunov, sia
l'esperto del Caucaso Andrej Epifancev. "Io sostengo questo
disegno di legge perché la pratica mostra che per le società
collettiviste locali tali misure di azione possono essere le più
efficaci. Tale società nasconde questo terrorista, lo aiuta,
partendo dai principi del collettivismo: "Per noi avrà sempre
ragione perché è un membro della nostra società" – ha
chiarito il proprio punto di vista in un commento a "BigCaucasus".
– E se questo si verifica, la società dev'esserne responsabile. La
pratica della guerra caucasica, la pratica di Israele contemporaneo
dicono che questi metodi sono valida. Perfino la pratica di Ramzan
Kadyrov è più efficace dell'approccio liberale a persone che sono
guidate da altri principi di vita. Kadyrov si è messo in contatto
con le famiglie dei guerriglieri e gli ha detto: "Ragazzi, se
vostro figlio è sulle montagne con un mitra, non otterrete
risarcimenti, né istruzione, né un buon lavoro". E la gente ha
richiamato i figli dalle montagne. E alcuni hanno abbandonato questa
causa e si sono legalizzati, altri sono andati nelle regioni vicine.
Appena la gente vede che può soffrire per colpa di un membro della
propria società, comincia a rifiutargli tetto e difesa. E'
necessario mostrare che le intenzioni dello stato in questa questione
sono molto serie".
L'esperto
pensa che i terroristi in caso di approvazione del disegno di legge
perderanno anche una giustificazione. "Quando queste persone
compiono i propri atti, pensano di agire così per il bene dei propri
clan, delle proprie famiglie e delle proprie etnie. Ma vedendo che i
loro clan soffrono perfino di più, i terroristi cominceranno a
perdere motivazioni. Porteranno perdite e danni alle persone a loro
vicine, – ritiene. – All'ultimo stadio della Guerra Caucasica
l'imam Šamil' perse anche
perché i semplici contadini, gli abitanti di Daghestan e Cecenia
capirono che la politica di Šamil'
gli portava un impoverimento. Il potere russo li punirà per l'aiuto
datogli e lo stesso Šamil'
li puniva non poco. Di conseguenza si allontanarono semplicemente da
lui".
Alla
domanda se non risulti che lo stato, scaricando i pagamenti materiali
sulle spalle dei familiari dei terroristi, non si tolga la
responsabilità della sicurezza dei cittadini, Epifancev ha risposto:
"Come lo stato ha pagato, così pagherà l'aiuto alle vittime di
un atto terroristico, di un terremoto o qualcos'altro. Abbiamo un
fondo speciale nel paese e anche nelle regioni ci sono tali fondi. Ma
adesso lo stato si sforzerà di risarcire questi soldi a spese dei
parenti e delle persone vicine ai terroristi".
Autore:
Svetlana Bolotnikova
Fonte: "Bol'šoj Kavkaz"
Fonte: "Bol'šoj Kavkaz"
[1]
Narodnyj
Komissariat Vnutrennich Del
(Commissariato del Popolo per gli Affari Interni), la polizia
politica di Stalin.
[2]
Città della Russia meridionale.
[3]
"Regione dell'Inguscezia", suddivisione dell'autoproclamato
"Emirato del Caucaso".
[4]
Capitale della Kabardino-Balkaria.
[5]
O anche "Bol'šoj Kavkaz" (Grande Caucaso), giornale
on-line indipendente.
[6]
Anatolij Ėduardovič Serdjukov, ex ministro della Difesa accusato di
corruzione.
[7]
"Servizio di Notizie Russo", radio privata.
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