Il '93. Babbei contro freaks
Egor Cholmogorov [1]
su qual è in realtà il vero volto del potere
Nelle
ultime settimane sui catastrofici avvenimenti di settembre-ottobre
1993 è stato detto già non poco. E si può dire che ad esclusione
di personaggi francamente originali tipo Nikolaj Svanidze [2]
e Alla Gerber [3]
nella società si è stabilito un determinato consenso: questi
avvenimenti sono stati l'aborto della giovane democrazia russa,
quando il compito elementare di stabilire l'equilibrio dei poteri,
che sorge quasi sempre nella storia, fu risolto non con trattative e
concessioni, non con un'accanita lotta politica, ma con il sangue e
con una disgustosa violenza.
Che
questa violenza fosse "necessaria" per risolvere la "crisi
del potere" gli apologeti del rivolgimento lo raccontino a
Barack Obama, che, secondo la loro logica, dovrebbe
sciogliere l'intrattabile Congresso e in seguito sparare sul
Campidoglio con gli Abrams. Quando non c'è possibilità di far
violenza gli uni sugli altri, i partecipanti al conflitto politico
sono costretti ad accordarsi e scendere a compromessi – così
nasce la democrazia reale, come strumento di discussione e accordo
sul corso politico ed economico. La tragedia del 1993 fu provocata
dal fatto che una delle parti in conflitto – i "giovani
riformatori" e El'cin – non aveva né voglia, né possibilità
di accordarsi con l'altra, in quanto gli scopi che si era posta non
erano soggetti per principio a una discussione pubblica in vista di
un accordo. E' chiaro che è impossibile andare dai propri critici
con le parole: "Il nostro scopo è regalare al nostro amico
Chodorkovskij il petrolio di Jugansk [4]".
Per l'attuazione di simili operazioni la democrazia è proprio
controindicata e perciò si richiedeva di sostituirla a qualsiasi
costo con una dittatura.
Sull'altra
parte in conflitto c'è un mucchio di stereotipi idioti inculcati
dalla stampa pro-El'cin di quegli anni, che un po' spaventava con il
"revanscismo comun-fascista", un po' cominciava
improvvisamente a schiamazzare sul "russo El'cin e il ceceno
Chasbulatov" [5]. Il
"Soviet Supremo" del '93 non era il "ceceno
Chasbulatov", non era il "baffuto Ruckoj" [6],
non era i "comun-fascisti". Il volto del Soviet Supremo
erano dei relativamente giovani politici di indirizzo democratico e
allo stesso tempo patriottico – si possono ricordare persone
brillanti come Sergej Baburin [7],
Il'ja Konstantinov [8],
Viktor Aksjučic
[9], Nikolaj
Pavlov [10],
Michail Astaf'ev [11],
Vladimir Isakov [12].
Una parte di essi si
era opposta già all'accordo di Belaveža [13], una parte
lottò attivamente contro il furto ai danni del popolo e la cessione
degli interessi russi (in Transnistria [14],
a Sebastopoli [15] e in
tanti altri posti). Si possono ricordare anche persone di altro
orientamento che si opposero altrettanto attivamente a El'cin –
per esempio il socialdemocratico Oleg Rumjancev, che,
purtroppo, non è diventato il "Madison russo". E'
indubbio che queste persone fossero pronte e potessero realmente
formare la base della nuova classe politica russa, avviare la
tradizione di un normale parlamentarismo. Ma queste persone non
avevano né carri armati, né tiratori scelti, né miliardi di rubli
stampati di fresco dalla Goznak [16]
e neanche il più piccolo canale televisivo. Alla potenza
retriva della macchina armata cigolante ma sottoposta a El'cin
potevano contrapporre solo un piccolo numero di sostenitori attivi
male organizzati e l'appoggio passivo dell'enorme massa di vittime
delle riforme di Gajdar [17].
Il risultato di questa evidente disparità di possibilità fu non
solo la morte di persone per via delle mitragliatrici dei BTR [18]
e delle pallottole dei tiratori scelti, non solo l'usurpazione del
potere, non solo la catastrofe costituzionale, non solo la
formazione di un dispotismo che accarezza la propria
"anti-popolarità", non solo l'infuriare del ladrocinio
sotto forma di riforme – il risultato fu anche la catastrofe
antropologica della nostra classe dirigente, della nostra élite.
Pensai
a questo mentre ascoltavo le lamentazioni di Aleksandr
Nevzorov [19],
che
danneggiano assai
il bellissimo film
di
Vladimir
Černyšëv
"Casa
Bianca,
casa nera" [20]
trasmesso da NTV [21].
Nevzorov si lamenta affettatamente che allora si era messo in
contatto "con questi indiavolati, Makašov
[22]
con
un berretto, Anpilov
[23]
con
una faccia da luogo per la disintossicazione degli alcolizzati"
e così via. Scegliere i più… eeh… singolari rappresentanti del
gruppo del Soviet Supremo è un metodo un po' sporco tipico di
Aleksandr Glebovič,
per di più non nuovo – la propaganda el'ciniana non a caso
lanciava proprio e solo quei suoi avversari che si potevano mostrare
come persone non del tutto adeguate (talvolta del tutto
ingiustamente). La stessa mossa, peraltro, ripete l'agitprop anche
al giorno d'oggi, ma a dire il vero adesso riguarda, nella maggior
parte dei casi, per l'appunto gli el'ciniani di allora.
Ma
una qualche realtà oggettiva è stata effettivamente colta da
Nevzorov, anche se è stata capita del tutto falsamente. Dalla parte
del Soviet Supremo c'era molti di quelli che, secondo il modo di
allora, usava definire "freaks", cioè persone in qualche
modo strane, inusuali, non ordinarie e perciò, pare, un po' matte.
Non solo Anpilov o Makašov,
ma anche Prochanov [24],
Limonov [25], lo stesso
Nevzorov (ha dimenticato, forse, che i "democratici"
non chiamavano la sua trasmissione altrimenti che "Lo schizoide
del secondo") e anche se si parla di deputati è sufficiente
paragonare Sergej Baburin a, per esempio, Sergej Stepašin,
che allora era passato precipitosamente a El'cin. In tutte queste
persone c'era una qualche eccessiva brillantezza, un'irrequietezza
nervosa, una non univocità che a noi, spossati da due decenni di
fame, pare del tutto indecente per persone occupate dalla politica
seria. In una parola – freaks.
La
Casa Bianca nell'ultima settimana di settembre 1993 (e ricorda –
di tanto in tanto c'era un ottimo tempo e il 3-4 ottobre spiravano
arie calde) pareva come se là ci fosse qualche festa. Lo stesso
Nevzorov ricorda come cantavano canzoni e dividevano panini, Daša
Mitina [26]
racconta come i membri del Komsomol [27]
giocassero a pallavolo con quelli di Barkašov
[28]. K.A. Krylov
[29] ricorda
che per l'appunto qualche ora prima che Iniziasse [30],
si diresse alla Casa Bianca per distribuire gli stampati del suo
lavoro appena scritto "Cittadini della Russia e russi" (il
testo che predeterminò il discorso del nazionalismo russo per un
decennio). Oltre tutto questo significa che, secondo il ragionevole
parere dell'autore, là c'erano persone capaci di leggere e capire
questo testo. La Casa Bianca di quei giorni era l'ultimo coagulo e
l'ultima ondata della Vita russa prima che, come soffocata con
violenza, andasse del tutto sottoterra per un decennio.
La
stessa cosa dall'altra parte. Ricordiamo il monumentale profilo
romano del ministro Erin, lo stupendo aristocratismo di
Paša-Mercedes [31],
la precisione delle maniere del sindaco col berretto Lužkov,
ricordiamo il nobile Koržakov
[32] e infine il
sobrio e vero "nuovo Washington" – Boris Nikolaevič
El'cin. Se si prende un secondo scaglione e un terzo, anche tutto
questo tipo antropologico totale si caratterizza del tutto con una
concreta parola – babbei. Penso che ognuno di noi si sia
incontrate regolarmente con questi esseri sul cammino della vita,
per di più nella maggior parte in qualità di capi e di persone
presso i capi – un volto misero, privo di chiarezza e di
carattere, talvolta con segni di degenerazione, una falsità un po'
sfacciata che penetra tutti i modi e il pieno rifiuto di prendere
qualsiasi impegno e rispondere della parola data, la scelta di frasi
incrinate e sfuggenti: "esamineremo", "non si
infiammi", "è una questione non univoca",
"l'esperienza mondiale dice", "noi, come patrioti,
siamo obbligati".
Il
volto collettivo di questo strato di babbei trionfante nel '93 si
intravede nel deputato, nel vice-ministro, nell'inquirente,
nell'"uomo della società", nell'"esperto". Le
loro maniere in vent'anni si sono un po' ingentilite, hanno imparato
a portare giacche non brutte e telefonano con sorte di uova Fabergé.
Alcuni babbei si sono sviluppati in veri Lupi Mannari. Ma l'essenza
del babbeo – la limitatezza intellettuale e morale,
l'unidimensionalità, la mancanza di rilievo personale, la totale
falsità e la fenomenale forza di presa nell'acquisizione di potere
e soldi – è la stessa.
La
cosa più straordinaria che siano riusciti a fare i babbei nel
periodo del loro potere è convincerci che l'ottusa e vigliacca,
avida impersonalità sia il vero volto del potere. La sua
impersonalità si associa all'affidabilità. La sua ottusità alla
responsabilità La sua vigliaccheria e avidità alle capacità
amministrative. Tutto quello che li priva di personalità, ai nostri
occhi li identifica con lo stato. La propaganda el'ciniana del '93 e
l'apologetica successiva è stata costruita su questo. Ricordo
perfettamente questi infiniti discorsi sul fatto che alla "Casa
Bianca c'era uno sciamano, El'cin aveva carisma, c'era un senso del
potere, questi, girala come vuoi, era uno zar, il vero zar Boris,
senza di lui il paese sarebbe crollato perché questi e la sua
cerchia avevano la responsabilità dello stato e quelli della Casa
Bianca solo ambizioni e vanterie". Si capisce che questa era
una totale assurdità, chiamata in qualche modo a giustificare il
macello del 3-4 ottobre. El'cin è l'inferno. Qui non può esserci
alcun discorso. Ma in questa assurdità era cifrata
quell'antropologia del potere su cui i babbei hanno basato e basano
la loro attrazione.
Si
capisce, è un'idea del tutto assurda per cui al potere non
troverebbero posto né Pericle, né Cesare, né il bislacco grassone
Churchill, né Roosevelt senza gambe, né il De Gaulle pieno di
pathos e dinoccolato, neanche il Pobedonoscev [33]
con le orecchie da civetta e il non sufficientemente deciso Stolypin
[34] – tutti questi
secondo i metri odierni risulterebbero dei freaks e la loro carriera
finirebbe, nel migliore dei casi, come esperti nel "Duello"
di Solov'ëv
[35].
Lo
spazio del potere è creato per l'appunto dai "freaks", da
quelle persone che non sono del tutto identiche all'ambito sociale,
che non temono di non essere come tutti e perciò sono capaci di
prendere decisioni non ordinarie e uscire da situazioni difficili.
Un "freak" nato del genere fu il legislatore ateniese
Solone, ottimamente caratterizzato da Plutarco. Gli ateniesi,
combattendo con Megara per l'isola di Salamina, abbassarono le mani
e approvarono una legge, secondo cui chiunque si fosse messo a
parlare di Salamina sarebbe stato punito con la morte. Solone si
finse pazzo, si mise in testa un cappello da sciocco e cominciò a
passeggiare per le strade di Atene, declamando il proprio poema
"Salamina" (era un grande poeta). Gli ateniesi si
infervorarono tanto che iniziarono l'ennesima guerra, stavolta
vinsero e presero l'isola e subito elessero Solone legislatore
perché proibisse agli ateniesi di vendere come schiavi altri
ateniesi e fece tornare in Patria quelli già venduti (alla luce
della storia del lavoro schiavile nelle nostre colonie niente
affatto di oltremare è un modello storico inaspettatamente
attuale). Una persona senza alcuna stranezza è praticamente
inadatta al potere, in quanto non ha abbastanza immaginazione per
uscire dai limiti del "realmente possibile" (e il
"realmente possibile" di solito è sempre e ovunque solo
rubare tutto e poi sfasciare tutto). Manilov [36]
e perfino Nozdrëv [37] al
potere, come ha mostrato l'esempio di Churchill, Hitler e
Mussolini, sono più utili ed efficaci di Čičikov
[38] e Sobakevič [39].
Sostenere
il potere possono, certo, anche persone senza immaginazione – da
queste vengono fuori burocrati non cattivi. Ma l'autentica
burocrazia non ha niente in comune con i babbei. La burocrazia è
costruita su una fedeltà quasi cavalleresca alla Carta e alla
Regola, sui più severi principi etici, talvolta coincidenti con le
istruzioni. La burocrazia sarà mossa dalla Tabella dei Ranghi [40]
come legge fondamentale della carriera dei funzionari – formale,
irreversibile e spietata sia con i furbacchioni, sia con i talenti.
I babbei non hanno alcun presupposto per essere buoni burocrati –
non sono fedeli alla parola data, non hanno caparbietà e costanza
nell'anima, non credono né alle istruzioni, né alle carte, però
credono che si possa e sia necessario registrare per se. Non
rispettano ranghi e anzianità di servizio – per loro sono
importanti solo gli status (cioè la vicinanza di questa o quella
persona ai glutei del capo). Quei benefattori che fanno della
burocrazia un ordine cavalleresco a gloria dello Stato ai babbei,
per la maggior parte sono tanto estranei quanto i talenti che
predeterminano il successo del vero politico.
L'ottobre
1993 fu la catastrofe non solo politica, ma anche, sottolineo ancora
una volta, antropologica della nostra élite. Dopo aver vinto con
l'aiuto dei babbei e affermato il loro potere come classe dirigente,
El'cin formò a loro immagine e somiglianza anche l'opposizione.
Perfino nello schieramento dell'opposizione di piazza Bolotnaja [41]
il grado di sopravvivenza politica è direttamente proporzionale
alla vicinanza antropologica ai babbei o per lo meno alla capacità
di mimarli. Non si può dire che non ci siano affatto eccezioni, ma
queste sono una grandezza statisticamente irrilevante.
Però
nel caso della Rappresaglia tutto va proprio come usa tra i babbei –
con meschina, a volte perfino miope vigliaccheria. Ricordiamo come
mentono sotto giuramento le "vittime" o come il figlio del
veterano del '93 Il'ja Konstantinov Daniil, è detenuto in carcere
già da un anno e mezzo sulla base di un'accusa consapevolmente
assurda (e, come se non bastasse, viene del resto giudicato e
nonostante il crollo totale delle prove in tribunale non c'è alcuna
certezza di una sentenza adeguata). Tormentare le persone
minuziosamente e incessantemente, i babbei sanno proprio farlo. Il
diritto di tormentare è forse il principale e più prezioso che i
babbei hanno acquisito per se tra gli strilli dei liberali sulla
"maledetta costituzione" e lo stile di cemento armato
della "Lettera dei 42" [42]
(è stupefacente che nelle discussioni pubbliche sul "20°
anniversario" questa quintessenza della vergogna della
letteratura in lingua russa non sia ricordata troppo spesso).
Proprio su questo diritto, sulla paura che divora l'anima di ogni
persona socialmente attiva di qualsiasi idea e convinzione che se
succede qualcosa possono torturarlo (moralmente, ma regolarmente
anche fisicamente), la signoria dei babbei si basa più che su
qualsiasi altra cosa.
Se
nel primo saggio sull'antropologia
del potere "Capo, carogna, cinico, sciocco" ho osato
finire con qualche simulacro di speranza espressa non chiaramente,
non oso finire così il secondo. I babbei non restituiranno il
"loro" così semplicemente. Perciò c'è solo un consiglio
(o, se volete, un appello) a chi ha il coraggio di occuparsi di
politica:
"Non
temete di farvi la fama di freaks!"
Egor
Cholmogorov, "Svobodnaja Pressa",
http://svpressa.ru/blogs/article/75244/
(traduzione e note di Matteo Mazzoni)
[1]
Egor Stanislavovič Cholmogorov, giornalista e politico di idee
ortodosse e nazionaliste.
[2]
Nikolaj Karlovič Svanidze, storico e giornalista televisivo.
[3]
Alla Efremovna Gerber, scrittrice e attivista per i diritti umani.
[4]
Cioè di Neftejugansk, città della Siberia occidentale.
[5]
Ruslan Imranovič Chasbulatov, allora capo del Soviet Supremo.
[6]
Aleksandr Vladimirovič Ruckoj, allora vice-presidente russo.
[7]
Sergej Nikolaevič Baburin, giurista e politico di orientamento
popolare.
[8]
Il'ja Vladislavovič Konstantinov, politico di orientamento
socialdemocratico.
[9]
Viktor Vladimirovič Aksjučic, teologo e politico di orientamento
monarchico.
[10]
Nikolaj Aleksandrovič Pavlov, politico di orientamento nazionalista.
[11]
Michail Georgievič Astaf'ev, scienziato ed ex politico di
orientamento conservatore.
[12]
Vladimir Borisovič Isakov, giurista ed ex politico.
[13]
Accordo per la creazione della CSI firmato in una dacia nella foresta
di Belaveža, nella Bielorussia orientale.
[14]
Parte della Moldavia oltre il fiume Dnestr da tempo autoproclamatasi
indipendente.
[15]
Porto ucraino sul Mar Nero, base della flotta sovietica.
[16]
Azienda che stampa i GOsudarstvennye
ZNAKi
(Simboli di Stato), cioè monete e decorazioni.
[17]
Egor Timurovič Gajdar, che fu primo ministro agli albori della
Russia post-sovietica e gestì le privatizzazioni.
[18]
Mezzi blindati russi.
[19]
Aleksandr Glebovič Nevzorov, giornalista e politico moderato.
[20]
"Casa Bianca" era detta la sede del Soviet Supremo, oggi
sede del governo.
[21]
Ex canale privato, adesso sotto l'egida della Gazprom.
[22]
Al'bert Michajlovič Makašov, generale schieratosi con i "ribelli".
[23]
Viktor Ivanovič Anpilov, politico di estrema sinistra.
[24]
Sergej Borisovič Prochanov, attore e regista teatrale.
[25]
Ėduard Limonov (vero nome Ėduard Veniaminovič Savenko), scrittore
e leader del partito Nazional-Bolscevico.
[26]
Dar'ja Aleksandrovna Mitina, politico della sinistra radicale.
[27]
Kommunističeskij
Sojuz Molodëži
(Unione della Gioventù Comunista).
[28]
Aleksandr Petrovič Barkašov, leader di "Unità Nazionale
Russa", che ha una svastica camuffata per simbolo...
[29]
Konstantin Anatol'evič Krylov, filosofo e politico di orientamento
nazionalista.
[30]
Maiuscolo nell'originale.
[31]
Soprannome derisorio del poco capace e corrotto generale Pavel
Sergeevič Gračëv.
[32]
Aleksandr Vasil'evič Koržakov, capo della scorta e vero
"pretoriano" di El'cin.
[33]
Konstantin Petrovič Pobedonoscev, consigliere reazionario e
nazionalista degli zar Alessandro II e Alessandro III.
[34]
Pëtr Arkad'evič Stolypin, primo ministro conservatore dei primi
anni del XX secolo.
[35]
Vladimir Rudol'fovič Solov'ëv, showman e conduttore del talk-show
"Duello".
[36]
Nelle "Anime morte" di Nikolaj Vasil'evič Gogol' Manilov è
un fiacco sognatore che non realizza le proprie utopie.
[37]
Nelle "Anime morte" di Gogol' Nozdrëv è un bugiardo e uno
spaccone.
[38]
Nelle "Anime morte" Čičikov è un avventuriero che punta
ad arricchirsi con un'abile truffa.
[39]
Nelle "Anime morte" Sobakevič è l'incarnazione della
rozzezza, quasi un animale.
[40]
Schema della gerarchia statale creato da Pietro il Grande.
[41]
"Del Pantano" (che c'era un tempo), piazza del centro di
Mosca che è teatro delle manifestazioni dell'opposizione.
[42]
Lettera in favore di El'cin firmata da 42 scrittori russi.
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