"Novaja
gazeta", 11-11-2013, 03.11.00
C'è un giudice!
Per
la prima volta in Russia un giudice si oppone apertamente alla
pressione del potere. Questo accade in Cecenia
Informazione della "Novaja gazeta"
Abubakarov Vachid Alievič
è nato il 15 novembre 1946 nel villaggio di Ajdarly nel distretto
Panfilovskij della regione di Taldy-Kurgan [1]
della RSS del Kazakistn. Nel 1980 ha finito l'università statale
di Rostov [2]. Nel 1986
ha finito l'Istituto per la riqualificazione dei quadri dirigenti
della procura dell'URSS. Nel 2008 ha svolto un corso accelerato di
istruzione all'Accdemia della giustizia russa. E' consigliere
statale di giustizia di 3.a classe. Con decreto del Presidente
della Federazione Russa n° 868 del 1 agosto 2003 è stato
nominato giudice della Corte Suprema della Repubblica Cecena con
incarico triennale. Con decreto del Presidente della Federazione
Russa del 6 febbraio 2008 è stato nominato giudice della Corte
Suprema della Repubblica Cecena. E' impiegato onorario della
procura della Federazione Russa.
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Il primo novembre il giudice della Corte Suprema della Repubblica Cecena
Vachid Alievič
Abubakarov, che ha esaminato il caso del 28enne ceceno Sulejman
Ėdigov, ha emesso
un'ordinanza di autosospensione. Come motivo dell'autosospensione il
giudice ha indicato il seguente: "Una persona, presentatasi come
il ministro degli Interni della Repubblica Cecena generale di brigata
Alchanov Ruslan Šachaevič da un
telefono, il cui numero non è stato accertato, mi ha chiamato
e ha dichiarato a me, giudice, che gli era noto da fonte affidabile
che l'imputato Ėdigov
S.S. era colpevole di aver commesso i crimini attribuitigli e mi
metteva in guardia dall'emettere un verdetto assolutorio nei suoi
confronti.
La
persona indicata è capo di una struttura federale, a cui per legge è
imposto l'obbligo della difesa di Stato di un giudice in caso di
attentato da parte di chiunque alla sua indipendenza nel prendere
decisioni su qualsiasi caso.
Nel
corso dell'indagine giudiziaria al tribunale era stato presentato un
insieme di prove concordanti, che confermavano gli argomenti
dell'imputato Ėdigov S.S.
sul fatto che dei sottoposti di Alchanov R.Š.,
agenti investigativi della polizia, il 03.08.2012 lo avevano
sequestrato illegalmente, lo avevano privato della libertà fino al
12.09.2012, gli avevano avvolto le dita delle mani con un cavo di
alluminio e lo avevano sottoposto a torture con la corrente
elettrica, costringendolo al riconoscimento di colpe e causandogli
ferite purulente e a lungo non cicatrizzate al contorno di quattro
dita di una mano e di cinque di un'altra.
La
telefonata e l'avvertimento di Alchanov R.Š.
sono la reazione ai rapporti tendenziosi di persone interrogate dal
giudice e interessate all'esito del caso dei loro sottoposti come
sviluppo pericoloso per loro delle indagini giudiziarie sul caso.
Dopo
l'ingerenza di un pubblico ufficiale di tale livello nell'esame da me
svolto sul procedimento penale nei confronti di Ėdigov
S.S. qualsiasi sentenza in seguito deliberata da me perfino nella mia
propria coscienza fuori dalla mia volontà apparirebbe come una
concessione davanti all'avvertimento in caso una sentenza di condanna
o come una dimostrazione di coraggio in caso di emissione di una
sentenza assolutoria, cioè ordinata o di protesta.
…Poiché le
suddette…
circostanze hanno messo in dubbio… il mio disinteresse per l'esito
del caso e la mia imparzialità, ritengo necessario dichiarare
l'autosospensione dal caso e astenermi da un'ulteriore esame del
caso…"
Il
gesto del giudice Abubakarov, a cui, peraltro, tutti gli avvocati
ceceni di mia conoscenza fanno riferimento come ad uno dei più duri
(è noto per aver dato ad alcuni imputati pene ancora maggiori di
quelle richieste dall'accusa), non ha analoghi nella storia del
sistema giudiziario russo. E se si tiene conto della geografia del
gesto, il giudice Abubakarov è una persona incredibilmente
coraggiosa. Lo hanno silenziosamente sostenuto i colleghi tormentati
dagli abusi degli agenti di polizia locali. E non lo ha affatto
sostenuto la dirigenza della Corte Suprema della Cecenia. Vachid
Alievič dice che su tutte
le numerose minacce ed esempi di pressione non celata, sfacciata sui
tribunali aveva fatto rapporto personalmente al presidente della
Corte Suprema e ai suoi vice. E ha atteso, ha atteso aiuto. Ma i capi
si sono astenuti dal risolvere il conflitto del giudice con i
kadyroviti (la parola "polizia" qui è un po' fuori luogo).
Il 31 ottobre Ramzan Kadyrov tenne una riunione generale con i
rappresentanti del corpo giudiziario della Cecenia, della procura,
del Ministero degli Interni e del comitato inquirente. Alla riunione
non si trattò solo del destino del concreto giudice Abubakarov. Si
trattò della necessità di stabilire il controllo del potere
esecutivo sui tribunali della repubblica. I rappresentanti del potere
giudiziario concordarono perché tacquero. Perché non usa obiettare
in tali riunioni. Allora Vachid Alievič
ha emesso anche un'ordinanza di autosospensione, indicando
onestamente il motivo.
Subito
dopo la riunione Ramzan Kadyrov andò a Dubai. Ma da Vachid Alievič
giunsero urgentemente i suoi figli adulti. Per difendere il padre
perché come il giudice Abubakarov, che ha lavorato per più 40 anni
nel sistema giudiziario russo (a suo tempo fu procuratore della
Cecenia e primo procuratore di una sezione della Prcoura Generale
della Russia) evidentemente non c'è nessuno da difendere.
…Il 28enne
Sulejman Ėdigov
viene giudicato sulla base dell'accusa di omicidio di un agente della
polizia cecena e di detenzione illegale di armi. La prova
fondamentale del caso sono le confessioni di Ėdigov.
Ėdigov
le confermò durante le indagini e durante il processo. Per tutto
questo tempo, secondo i familiari e l'avvocato Said-Achmet Jusupov,
Ėdigov
sperava in un patteggiamento e in una piccola pena. Anche se per
un'accusa così grave non ci sono pene piccole. Ėdigov
lo capì quando il processo giunse in dirittura d'arrivo e alla
sentenza mancava letteralmente un'udienza. Solo la sua ultima parola.
E allora Ėdigov
raccontò tutto. Il suo racconto durò qualche ora. "Tenevo
d'occhio il volto del giudice e vidi come cambiava, – racconta
l'avvocato Jusupov. – Solo che ancora non avevo capito cosa ci
promettessero questi cambiamenti".
Il
ceceno Sulejman Ėdigov
non è un abitante della Cecenia. In Cecenia è nato e ha vissuto
fino alla prima guerra cecena [3].
Tornò già dopo la seconda [4].
Si mise a lavorare per l'OMON [5].
Nel 2008 perse il lavoro a causa di problemi alla vista ed emigrò in
Svezia. Tra l'altro c'è un altro motivo per cui Ėdigov
se ne andò. Il suo conoscente Timur Isaev (soprannominato Islam) è
un anello molto importante in questa storia. "Feci conoscenza
con lui alla fine del 2006 nel micro-quartiere Ippodromnyj [6]
della città di Groznyj, dove allora vivevo, – ha raccontato al
processo Ėdigov. –
Allora lavoravo all'OMON. Isaev mi fece conoscere Abubakarov Islam e
Bachaev Magomed. Nel marzo 2008 mi licenziai dal lavoro per motivi di
salute. Islam iniziò a invitare spesso me e le due persone
summenzionate a casa sua e là, nel corso della conversazione, ci
spinse ad entrare nelle formazioni armate illegali per condurre la
"guerra santa". In massimo grado a causa di Isaev nel
febbraio 2009 me ne andai in Svezia con la mia famiglia. Ma anche là
Isaev mi trovò, si mise in contatto con me su Internet e per
telefono. Dalle sue parole venni a sapere che questi, Abubakarov e
Bachaev erano entrati nelle fila delle formazioni armate illegali. E
mi telefonò a casa perché seguissi il suo esempio. Quando mi
rifiutai, allora chiese che lo aiutassi con dei soldi. Dopo di che
dichiarai a lui già in modo duro che tutto ciò non mi era
necessario e che non si mettesse più in contatto con me…"
Vi
stupirete, ma il "jihadista" Timur Isaev è molto ben
considerato dal Ministero degli Interni ceceno. Ecco cosa ci ha detto
un agente delle strutture armate molto influente, Chamzat
Ėdil'gireev, capo dello
ROVD [7] di Kurčaloj [8],
tristemente noto in tutto il mondo (per via dell'omicidio di
Natal'ja Ėstemirova).
Non vi stupite, ma se il bilancio russo cesserà di pagare per le teste dei guerriglieri ceceni, il loro numero diminuirà in modo significativo.…Dopo che Ėdigov fu intervenuto con l'ultima parola, il giudice Abubakarov emise un'ordinanza per verificare tutti i fatti. Il comitato inquirente e la procura guardarono alla verifica assai superficialmente. E allora il giudice Abubakarov fece ripartire da capo il processo e si occupò egli stesso delle indagini. Gradualmente dagli interrogatori dei testimoni – compaesani di Ėdigov, agenti di polizia e del comitato inquirente, esperti e medici – si formò un quadro chiaro e coerente. Timur Isaev sapeva che Ėdigov si occupava di una piccola attività – comprava e portava per la vendita macchine usate dall'Europa alla Cecenia. Ci sono i fondamenti per supporre che l'ennesimo accordo (Ėdigov giunse in Cecenia con l'ennesima macchina a fine luglio 2012) fu organizzato con l'intermediazione di Isaev. Al processo fu accertato che Timur Isaev, che non era un agente di ruolo della polizia cecena, prese parte il 3 agosto 2012 al sequestro di Sulejman Ėdigov presso la porta di casa dei suoi genitori. Il che contraddice la conclusione dell'accusa, secondo cui Ėdigov sarebbe stato arrestato il 12 settembre 2012 al mercato di Urus-Martan [10]. Per quaranta giorni (dal 3 agosto al 12 settembre) Ėdigov fu tenuto prima nello ROVD di Kurčaloj e in seguito nell'ORČ [11] del Ministero degli Interni della Repubblica Cecena perché se ne andassero i segni delle percosse e si cicatrizzassero le ferite purulente alle dita delle mani. Alle dita avevano collegato cavi in alluminio e li avevano messi nella presa, ottenendo da Ėdigov la "spontanea" confessione dell'omicidio. Quando le ferite presero a suppurare, per Ėdigov chiamarono una collaboratrice dell'obitorio locale, di formazione infermiera (questa lo ha confermato al processo). La donna sistemò le ferite, queste si cicatrizzarono, ma restarono delle cicatrici rotonde e furono registrate al momento del trasferimento di Ėdigov al SIZO [12]. Essenzialmente queste cicatrici resteranno per tutta la vita.
Gli
agenti della polizia cecena interrogati al processo si comportarono
con sicurezza e sfacciataggine. Ma le dure domande del giudice
Abubakarov (abitudini della passata vita da procuratore) furono una
completa sorpresa per quelle persone abituate alla completa impunità.
E questi si tradirono. E capirono di non aver detto ciò che era
necessario. E allora, evidentemente, corsero dai capi perché
trovassero un compromesso con il giudice. La situazione, secondo la
catena, giunse al ministro degli Interni della Cecenia, che lo stesso
Abubakarov ritiene una "persona intelligente". Nel senso
che Alchanov, come pure Abubakarov, ha servito per la maggior parte
della vita nel sistema giudiziario russo. Con tutti i suoi "più"
e i suoi "meno". Il sistema a cui è soggetto adesso è
difficile chiamare sia giudiziario sia russo.
Essenzialmente
qui non c'è niente da stupirsi. La pace in Cecenia si basa sui
guerriglieri-transfughi, a cui è data carta bianca e per cui, come
si è rilevato, è indifferente chi uccidere – soldati russi o
ragazzi ceceni. Di fatto è un banditismo incompatibile con qualsiasi
concetto di legge, anche con il nostro assai storpiato.
IN PRIMA
PERSONA
Il giudice ABUBAKAROV alla "Novaja
gazeta": "Non mi farò spezzare!"
– Di
fatto
tutto ciò che è accaduto l'ho scritto in forma succinta nella mia
ordinanza. Io, come giudice, non devo prender parte ad alcun
regolamento di conti su questioni di minacce e avvertimenti al mio
indirizzo. Di questo deve occuparsi la mia dirigenza. Dal 16 ottobre
al 1 novembre ho aspettato che la mia dirigenza prendesse il
controllo della situazione. Ma ciò non è accaduto. Per di più il
31 il vice-ministro del Ministero degli Interni della Cecenia Apti
Alautdinov si è rivolto apertamente al capo della repubblica con la
richiesta di far pressione sulla corte e "richiamarla
all'ordine".
– Capisce,
tutta la situazione è iniziata dal fatto che fanno irruzione
direttamente dal giudice e chiedono: "Non intendi mica
rilasciarlo?" Il giudice finché non si allontana in camera di
consiglio e non delibera la sentenza non ha diritto di dire né che
imprigionerà, né che rilascerà. Così gli ho pure spiegato. "Il
vostro compito, – gli ho detto, – è presentare le prove, se lo
ritenete colpevole". Una situazione in cui il Ministero degli
Interni della repubblica, la procura, il comitato inquirente, lo FSB
[13]
della repubblica invece di procurare prove e dimostrare la
colpevolezza dell'imputato non trovano altro che richiamare il capo
della repubblica a influenzare il giudice perché emetta una sentenza
di condanna è del tutto inaccettabile e io, per riguardo a me
stesso, per riguardo al giudice non tollererò una cosa del genere!
Perciò ho dichiarato l'autosospensione.
– Se avessi
trovato appoggio,
non avrei dichiarato l'autosospensione.
– Sono
da quarant'anni negli organi, sono stato procuratore della
repubblica, vice-procuratore dei trasporti di Mosca, sono stato primo
procuratore di una sezione della Procura Generale e un'ingerenza
così insolente e invadente nel mio lavoro non c'è mai stata.
– Indubbiamente.
La mia difesa dev'essere attuata per legge dal ministro degli Interni
della repubblica. Ma quale sarà questa difesa – lo vede da sola.
E' una situazione angosciosa. I miei figli sono stati costretti a
venire per sostenermi. E' una situazione del tutto inaccettabile.
– Il
31
ottobre questi ha ascoltato tutte le parti e se n'è andato. Tutti
aspettano che dopo il suo arrivo probabilmente regoli i conti con me.
Perlomeno l'hanno invitato a fare questo.
– Se
lo FSB,
la procura, il Comitato Inquirente, il presidente della Corte
Suprema, i suoi vice, tutti i presidenti dei tribunali distrettuali,
tutti i capi delle sezioni regionali degli affari interni e i
procuratori dei distretti erano a questa riunione, allora a chi
rivolgersi? Per questo caso mi trovo in camera di consiglio, non ho
balbettato neanche una parola a qualcuno su quale sentenza intendo
emettere e là hanno dichiarato apertamente che
ho quasi preso una bustarella e intendo vendere il caso. Di fatto, se
l'imputato ha dichiarato che su di lui hanno applicato metodi di
indagine illegali, sono obbligato a dare ordine di indagare per fare
una verifica. Gli inquirenti si sono sottratti alla verifica, ma
senza questa non potevo deliberare una sentenza e non volevo decidere
il destino di una persona. E non lo farò mai. Io stesso ho
verificato tutto quello su cui l'imputato ha deposto in tribunale e
questi fatti sono stati confermati.
– Mi
dispiace per quei giudici
che si fanno spezzare così. Io non voglio che mi spezzino. E se la
cosa andrà alla rottura, meglio lasciare il processo e dichiarare
l'autosospensione che arrendermi e deliberare una sentenza ingiusta.
Tra l'altro non ha importanza che sia assolutoria o di condanna.
Nessuna sentenza può essere legale se si fa pressione sul giudice.
Commento
Il capo dell'ufficio stampa del
ministro degli Interni della Cecenia Magomed-Amin DENIEV:
"Non
potrò trovare il ministro per il vostro commento. Ma posso
dichiarare ufficialmente che questa notizia non corrisponde alla realtà. Come posso
provare le mie parole? Ma ci troviamo in tribunale forse? Dichiaro
ancora una volta con sicurezza che respingo le accuse all'indirizzo
del ministro e vi dico ufficialmente che non confermo questa
notizia".
[1]
Città del Kazakistan sud-orientale.
[2]
Città della Russia meridionale.
[3]
La guerra russo-cecena degli anni 1994-1996 finita con un armistizio.
[4]
La guerra russo-cecena degli anni 1999-2009 finita con il
consolidamento del regime di Ramzan Achmadovič
Kadyrov.
[5]
Otrjad
Milicii Osobogo Naznačenija (Reparto
di Polizia con Compiti Speciali), sorta di Celere russa nota per la
propria brutalità.
[6]
"Dell'Ippodromo".
[7]
Rajonnyj
Otdel Vnutrennich Del (Sezione
Distrettuale degli Affari Interni), in pratica la sede distrettuale
della polizia.
[8]
Villaggio della Cecenia centro-orientale.
[9]
In quelle targhe Kadyrov si presenta secondo le regole russe con
cognome, nome e patronimico: Kadyrov, Ramzan Achmadovič.
[10]
Città della Cecenia centro-occidentale.
[11]
Operativno-Rozysknaja
Čast'
(Sezione Investigativa Criminale).
[12]
Sledstvennyj
IZOljator
(Isolatore di Custodia Cautelare).
[13]
Federal'naja
Služba Bezopasnosti
(Servizio Federale di Sicurezza), il principale servizio segreto
russo.
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