Il PD è contro Prodi? |
Il quesito è irriverente, scorretto, ma qualche indizio pesante lo giustifica. Ovviamente Romano sprizza ufficialmente gioia, cerca di cavalcare con mascella stirata a sorriso la nuova creatura. E' roba mia, tenta di ripetere. C'è però un " però". Nella faraonica costituente del PD (circa 2800 persone) ma anche in molti organi di periferia, eletti mentre si decideva su Veltroni, molti fedelissimi di Prodi sono stati trombati. Non sono arrivati col voto popolare. E non è che fosse così difficile, viste le 2800 postazioni in palio. Qualche prodiano ulivista della prima ora l'han poi recuperato con alchimie o resti. E poi in generale va registrato che i Dl, che non sono Prodi, sono sopraffatti dalla massa diessina (una lettura dice: più del 50% ds, 30% dl ma di questi un 25% ex ppi, 20% pseudo civici). Il dato, sottaciuto ed edulcorato, è lì e fa pensare che gli ex ds vivano il Pd nell'intimo, non in pubblico, così: " finalmente ci stiamo sdoganando dal mortadella". Penseremo male ma il divo Giulio, che peraltro continua a puntellare al senato il governo, c'insegnò qualcosa al riguardo. Berlusca chiama in piazza, fissa una data, tipo sibilla cumana, sicuro che quel giorno il governo non ci sarà più. Mastella litiga con Di Pietro, tra Porta a porta e Striscia la notizia. Prodi bofonchia. I radicali di sinistra manifestano contro il governo ma dicono che non sono contro il governo. La politica, gran teatro d'Italia, continua la sua funzione di grande intrattenimento. Altre sue funzioni, come quella di trovare soluzioni condivise ai problemi urgenti su educazione e sviluppo possono attendere. Forse. Mastella, il rumoroso ministro alla giustizia, evoca il Libano per dare una idea della stupenda armonia che regna nel governo Prodi. Sennonché ci scrive un amico libanese, che il Libano lo conosce per davvero, sulla sua pelle e quella dei suoi cari. Mastella sa che Libano significa crisi senza fine, da decenni? Se non gli va bene il suo governo, lo faccia cadere. Sennò citare il Libano, rischia di significare proprio questo: crisi, liti, guerra senza fine. Non c'è da dirselo e augurarselo, commenta, nemmeno per scherzo. Non se ne può più, ci scrive, di una politica " libanese" perché è senza via d'uscita. L'unica consolazione, tra l'ironico e il tragico, che ne trae il nostro lettore amico è che, nel bene o nel male, a proposito o meno, qualcuno ha ricordato la tragedia del Paese dei Cedri. E' una magra, triste consolazione. Numeri e sparate. In base al ministero dell'interno ed alla questura romana, c'è una diversa classifica dei partecipanti alle manifestazioni nazionali a Roma. La recente, della sinistra radicale, sul welfare, non più di 150 mila. Loro han detto un milione. Manifestazione di An: forse 80 mila. Fini ha detto quasi mezzo milione. E' d'obbligo andare a ritroso. Il family day avrebbe visto in piazza 250 mila persone. Si è detto un milione. Il Circo Massimo tiene, stipato, forse 300 mila persone. Cofferati, quella volta, sparò 3 milioni. Ok, facciamo la morale: tutti pompano (e i giornali beccano). Idem Berlusca il 2 dicembre 2006 (sparacchiò 2 milioni). Però, su quanto si " pompa" la classifica diverge. Sul welfare la sinistra ha moltiplicato per più di 6. Cofferati a suo tempo moltiplicò per dieci. An circa per 6. Silvio probabilmente ha moltiplicato per 5. Al family day, ammesso e non concesso che si sia esagerato, si sarebbe moltiplicato per 4. Vincerebbe lo stesso la competizione, in tutti i sensi, anche come moderazione. Quando Cl fu in piazza dal papa, stracolma anche via della conciliazione, si disse invece forse meno della verità. Si parlò di 70 - 80 mila, qualcuno azzardò 100 mila. Ergo, visto che due più due fa 10, la diversità morale della sinistra, che ha sempre occupato le piazze e fatto scuola, è una bufala. Gli altri hanno imparato. Molti però con più pudore. In breve Ron Dennis, patron della McLaren, si rivela fino all'ultimo per quello che è. Dopo aver spiato, barato, truccato, ed essere stato ignominiosamente graziato, ha tentato ancora un ricorso. Diciamolo, un pidocchio, anche se pieno di soldi. Per fortuna qualche volta - qualche rara volta in questo mondo e nello sport - c'è giustizia. Han vinto i migliori. Viva la Ferrari. I giornali italiani escono con il titolo: la mafia è la maggiore impresa italiana, riprendendo l'allarme dei commercianti e di altre categorie vessate. Il problema è serio e va affrontato. Ma andrebbe capito, per affrontarlo. Le semplificazioni grossolane favoriscono l'inazione. Sbandierarlo sui giornali è solo un modo per non scrollarsi di dosso una etichetta internazionale che serve a chi? Su Repubblica, Il Carlino e Corriere della sera di Bologna risalto dato al lancio di una iniziativa trasversale di 40 x 40, un gruppo di quarantenni che intende dare un segno di riscossa ideale contro una Bologna incline al lamento e a ripetere copioni già scritti nel passato. Per metà novembre presentazione ufficiale del manifesto e delle iniziative. Giacomo Biffi racconta. Anzi, si racconta. Il cardinale perseguitato da due aggettivi (quel celebre Emilia " sazia e disperata", del quale spiega l'origine casuale) ha dato alle stampe la sua autobiografia. " Memorie di un italiano cardinale". Edizioni Cantagalli. Certamente da non perdere. Anche quest'anno Comune, Provincia e Regione finanzieranno Gender bender, il festival che con la foglia di fico dell'arte punta a dimostrare a suon di nudi e performance rigorosamente omo e lesbo che " maschio e femmina Iddio non li creò". Sic trans gloria mundi (per chi non sa di latino... così cambia genere la gloria del mondo). Sancio Panza Ringrazio A.N. per questo contributo |
30 ottobre 2007
Clandestino a bordo
27 ottobre 2007
Vogliamo parlare di proposte concrete?
Lontano dalla strada: il vostro contributo
Esistono due problemi per i senzatetto: la casa e il lavoro (il cibo si può trovare con facilità nelle mense che si occupano dei poveri).
Se vogliamo meno gente che soffra bighellonando ahimè fra le vie delle nostre città, dobbiamo pensare in modo strutturato in quale maniera aiutarla su tali tematiche.
Oggi parlo della prima, domani della seconda. Semplici riflessioni.
Però si potrebbe fare qualcosa di diverso.
Concedere un alloggio ad un senzatetto con un patto: io - comune, provincia, regione - ti permetto di dormire tranquillo sotto un tetto per un periodo di tre mesi e tu, se vuoi mantenere l’appartamento, devi trovare un lavoro con contratto regolare che ti dia facoltà, appunto fra tre mesi, di pagare il canone d’affitto.
Potrai viverci così all’interno con un normale contratto di locazione. Dopo i tre mesi concessi, in mancanza di contratto di lavoro, vi è l’espulsione dall’appartamento. Vi sono altri senzatetto che attendono di rispettare un patto simile. Tu hai perso il treno, ora è giusto dare una possibilità ad un altro.
Ma qualcuno potrebbe lavorare per qualche mese dopo i tre e poi lasciare il lavoro. No, le istituzioni che vigilano periodicamente sul senzatetto che abbia davvero l’impiego lavorativo concedono l’appartamento per un massimo di un anno, durante il quale, anche con l’aiuto di psicologi e assistenti, dovrà cercare una sistemazione abitativa non concessa dal comune, ma semplicemente privata. Regole serie e severe, ma un modo forse utile per fare riscattare il senzatetto.
Il sistema di controllo deve registrare chi ha beneficiato di Lontano dalla strada, solo una volta può essere abbracciato il patto.
Non lo si chiami spreco di denaro, no, quando sento parlare di soldi buttati al vento penso a questo o a questo, non certo ad un atto civile per aiutare chi soffre.
(...)
Lontano dalla strada (parte seconda)
(...)
L’idea di Lontano dalla strada, lo ripeto, deve fondarsi su sistemazione abitativa e impiego lavorativo.
Gli esperti seguiranno i senzatetto che sarebbero tenuti a rispettare il patto e dovranno occuparsi di creare un ponte fra gli assistiti e le aziende. Inoltre, i duecento euro percepiti come sussidio serviranno ad acquistare vestiti e beni per l’igiene personale. In tutto questo saranno sempre gli esperti (psicologi o medici ad esempio) che troveranno la soluzione migliore per ogni singolo caso.
Come trovare lavoro e perché un’azienda dovrebbe assumere un senzatetto?
La ricerca dell’impiego dovrà essere coordinata da un gruppo di persone preparate sul tema e un’azienda dovrebbe avere il beneficio di ottenere sgravi fiscali nel momento dell’assunzione. Io imprenditore sarei disposto a fornire lavoro ad una persona con un passato difficile a patto di avere qualche vantaggio pecuniario: pensare un’azienda che possa avere a cuore solo la solidarietà è qualcosa di antieconomico, anche se bello da un punto di vista umano.
Il contratto di lavoro deve essere almeno di un anno, tempo sufficiente per educare nuovamente il senzatetto alla disciplina quotidiana – spesso grande problema per una persona che vive sulla strada – e l’azienda avrà il suo beneficio per tutto il periodo di mantenimento del contratto, eventualmente rinnovabile.
Dovrebbe essere creato un ufficio ad hoc per gestire il progetto che vigilerà sia sul tema della casa sia sulle vicende lavorative di ogni senzatetto. Sono dell’idea che le sinergie fra istituzioni, associazioni competenti e professionisti del settore sarebbero utili per apportare passo dopo passo migliorie a Lontano dalla strada.
Un progetto di siffatta natura porterebbe alcuni vantaggi a fronte di una prima critica riguardante l’investimento da sostenere:
1- Le strade sarebbero sorvegliate da vicino con più costanza.
2- Diminuzione della microcriminalità.
3- Possibilità di riscatto per un senzatetto che il più delle volte non sa come trovare canali per vivere diversamente.
4- Più integrazione fra cittadini e persone che versano in stato di povertà estrema.
5- Confronto diretto che porterebbe ulteriori idee per gestire in miglior modo l’immigrazione consistente degli ultimi mesi, in particolare da paesi come Romania e Bulgaria.
6- Democrazia più moderna, basata sulle opportunità e non sul semplice assistenzialismo.
26 ottobre 2007
Politica russa
Il bipartitismo russo: il partito del petrolio contro il partito del gas
In queste elezioni si elimineranno a vicenda senza risparmiare soldi altrui
In Russia la campagna elettorale va avanti a pieno ritmo. No-no, non parlo di quella che è stata annunciata con un decreto di Putin nella “Rossijskaja Gazeta”[i], – a essere sinceri, non quali partiti ci siano e quale delle dita sinistre del piede destro del potere otterrà tot posti alla Duma. Non ho voglia di riempirmi il cervello di sciocchezze. Io parlo dei veri partiti, che si dividono i soldi e il potere d’influenza. Ecco, per esempio, il tribunale del distretto Tverskoj[ii] ha bloccato le azioni della Russneft’[iii]. La fretta con cui ciò è stato fatto è in verità stupefacente. Ma cos’è successo? Si ritiene che ci fossero due pretendenti alla Russneft’: la Rosneft’[iv], presidente del consiglio di amministrazione della quale è il potente vice capo dell’amministrazione presidenziale Igor’ Sečin e il capo della Basèl[v] Deripaska. Ma bene, Deripaska ha comprato la Russneft’ con il beneplacito di Putin e con la promessa di rivendere l’attivo allo stato. Beh, ha comprato. Beh, ha promesso. Beh, rivenderà. Allora perché bloccare? Ma perché se Medvedev o Ivanov diventerà presidente, Deripaska potrebbe ripensare se vendere la “Russneft’” a una compagnia controllata dal sig. Sečin. E se Deripaska non venderà la “Russneft’” dopo le elezioni, il barometro politico russo segnerà la caduta del peso specifico di Igor’ Sečin. E se non si riuscirà a togliere la “Russneft’” a Deripaska prima delle elezioni, anche questo segnerà la caduta del peso specifico di Igor’ Sečin. A dirla in altro modo, la caccia alla Russneft’ non è una questione puramente commerciale. E’ una questione di peso specifico dei clan che ruotano attorno al presidente – un peso misurabile in miliardi di dollari. Ecco un’altra storia: l’arresto di Vladimir Kumarin, “padrino” di San Pietroburgo. La storia non ha molto a che fare con il commercio. L’impero di Kumarin è grande, ma a chiunque tenti di afferrarlo senza essere Kumarin filtra come acqua tra le dita. Cos’è la principale perla di questo impero – la compagnia pietroburghese di distribuzione di carburante? Niente. Una rete di stazioni di servizio. E se presso ogni stazione di servizio non ci sarà un ragazzo tenebroso con un giubbotto di pelle, devoto al boss fino all’abnegazione, la stazione di servizio non darà profitto. Ma i ragazzi tenebrosi e devoti li ha solo Kumarin. Piter[vi] è una città criminale. Non perché là ci siano molti banditi. Ma perché i banditi di Piter sono l’elite della città. E questa elite, in particolare Kumarin, era nota a tutti i pietroburghesi e sa tutto di tutti i pietroburghesi. E a vedere le persone che hanno preso Kumarin, questo arresto si può ritenere una grande vittoria del clan di Sečin sul clan degli uomini delle forze armate a lui avversi. Un’altra nuova divisione globale è la nuova divisione del mercato farmaceutico. Praticamente tutti i più grandi distributori di farmaci russi, comprese la Protek e la Biotek, hanno ricevuto proposte di vendita delle proprie compagnie. La nuova divisione va avanti silenziosamente; annegano in silenzio, senza lamentarsi, a differenza di Guceriev[vii], si vedono appena appena le bollicine sull’acqua – storie come quella di uno dei dirigenti della Protek Vitalij Smerdov, arrestato il giorno del suo compleanno. Non è il caso di fare rumore – praticamente tutti i partecipanti al mercato sono coinvolti in scandali di corruzione legati al programma DLO[viii]. Ebbene – si tratta di compagnie con la logistica più attuale, con magazzini moderni, che ancora poco tempo fa avevano pianificato delle OPA e avevano condotto trattative con i giganti dell’industria farmaceutica mondiale; e ora le soffocano in silenzio in un angolo – fino alle elezioni. In fretta e furia, prima delle elezioni, prendono non solo il business, ma anche intere regioni; a Sachalin Putin ha messo un governatore fedele alla Gazprom, a Samara un governatore uscito dalla Rosoboronèksport[ix]. In fretta e furia si creano nuove corporazioni statali; nei loro statuti si fissano esenzioni e privilegi mai visti; il presidente Putin in un suo discorso promette personalmente cinque miliardi di dollari per le nanotecnologie. Con corporazioni vengono ricompensate gli alti funzionari del Cremlino, come in altri tempi venivano ricompensati con terre e servi della gleba, e – caso mai visto – in fretta e furia approvano il budget da qui a tre anni per fissare per il 2008-2010 le regole esistenti di spartizione del denaro pubblico. Questa è la vera campagna elettorale. Una campagna in cui non si tratta di contare i voti, ma i miliardi. Nessuno sa chi sarà l’erede, ma tutti capiscono che qualsiasi erede significherà un mutamento radicale dei meccanismi di ripartizione della proprietà e del potere d’influenza. E ciascuno dei clan del Cremino, presentendo chi sarà l’erede, si sforza di accumulare più miliardi, pubblici e non, ramificare le compagnie e le terre arraffate, nella speranza che quanto maggiore sarà la capitalizzazione di ogni clan, misurabile in miliardi di dollari di proprietà di cui sono impossessati e in megabyte di materiale compromettente accumulato, tanto più qualsiasi futuro presidente sarà costretto a fare i conti con questa gigantesca forza, capace di fare pressioni, comprare e anche uccidere. Nel frattempo i dirigenti dei partiti ufficiali non hanno a che fare con questa reale campagna, più di quanto le giovani nobildonne vestite di tutto punto al ballo di corte con i campi di battaglia insanguinati di Austerlitz e Vagram. E’ molto importante capire che la Duma non è diventata un luogo senza importanza perché in essa non c’è l’opposizione. Ma lo è diventata perché i clan che lottano tra loro sotto al tappeto[x], non si servono della Duma come luogo per regolare i conti. Odiano la pubblicità e di conseguenza perfino i propri partiti da taschino. Se la Rosneft’ avrà la Russneft’ non dipende da EdR[xi]. Se la Rosoboronèkspory avrà Magnitka[xii] non dipende da Mironov[xiii]. E chi vuole conoscere lo scacchiere politico non ha bisogno di guardare la Duma. Meglio guardare chi è stato rinchiuso a Lefortovo[xiv] e cos’ha deciso il tribunale della circoscrizione Basmannyj[xv]. Julija Latynina[xvi] 10.09.2007, “Novaja gazeta”, (traduzione e note di Matteo Mazzoni) |
[i] “Giornale Russo”, in pratica la Gazzetta Ufficiale russa.
[ii] Distretto di Mosca.
[iii] Importante compagnia petrolifera russa.
[iv] Compagnia petrolifera di Stato russa.
[v] Abbreviazione di Basičeskij Èlement (Elemento di Base), potentissimo gruppo industriale e finanziario russo.
[vi] Nome colloquiale di San Pietroburgo.
[vii] Michail Safarbekovič Guceriev, presidente della “Russneft’”.
[viii] Abbreviazione di Dopolnitel’noe Lekarstvennoe Obespečenie (Fornitura Supplementare di Medicinali), programma che avrebbe dovuto supplire alle storiche carenze di medicinali in Russia.
[ix] Azienda di Stato che tratta l’esportazione di armamenti.
[x] Starebbe per “dietro le quinte”, ma si allude anche alla polvere messa sotto al tappeto…
[xi] Abbreviazione di EDinaja Rossija, partito che ha il solo scopo di sostenere la politica di Putin alla Duma.
[xii] Nome colloquiale del complesso metallurgico della città siberiana di Magnitogorsk.
[xiii] Sergej Micahjlovič Mironov, presidente del Consiglio della Federazione, la “camera alta” del parlamento russo.
[xiv] Carcere moscovita.
[xv] Circoscrizione moscovita in cui si trova anche il carcere di Lefortovo…
[xvi] Nota scrittrice e giornalista russa.
24 ottobre 2007
I Soliti Noti
"Caro Matteo, approfitto per la tua grande amicizia per scrivere questo messaggio a tutti i lettori del tuo Blog (dato che il mio "pensieri e sorrisi" non l'aggiorno più volutamente da Luglio).
Come alcuni di voi sapranno (sopratutto chi leggeva il mio blog) io e Matteo facciamo parte di una piccola compagnia di Cabaret (da me fondata) chiamata "i soliti noti".
Questa piccola esperienza vanta ben 5 spettacoli diversi l'uno dall'altro e tutti gli anni viene fatta durante il periodo natalizio.
Il tutto è fatto da amici di vecchia data che grazie a questa esperienza hanno ritrovato la vecchia amicizia e la voglia di ridere insieme (sopratutto ci siamo resi conti di come non siamo assolutamente cresciuti con il cervello).
Tutti gli anni questo spettacolo viene fatto gratuitamente all'interno di un teatro di una parrocchia.
Raccogliamo solo eventuali offerte che diamo in beneficenza.
Questa lettera aperta è per invitare il 6 Gennaio 2008 i lettori del seguente blog al sesto spettacolo di questi amici fuori di testa.
A tutti servirà per conoscere veramente l'autore di questo blog (Matteo) che tante volte sembra essere molto forbito e serioso, ma che in realtà e sopratutto in queste occasioni tira fuori il suo senso dell'humor (senza contare che lui è timidissimo).
Più avanti (se Matteo vorrà) farò postare qui il volantino.
Grazie a tutti per l'attenzione e grazie a Matteo per la pubblicazione di questo post."
Gabriele
23 ottobre 2007
Capita quando capita?
Capita quando capita
che non conosce limiti
cosi'
come un temporale in Africa
e te ne accorgi subito
che non ti puoi difendere
lo sai
e ti metti in pace l'anima
Lei ti spiazza ad ogni mossa
e non ti e' successo mai
pero' stavolta e' proprio diverso
Fino a ieri ci ridevi
avevi le tue strategie
con tutto sempre sotto controllo
Arriva lei
di quale razza non lo sai
comunque lei
e ti domandi come mai
soltanto lei
ti confonde le idee
dal cuore in giu'...
Capita quando capita
e il cuore fa l'acrobata
su e giu'
senza rete e senza regole
e ti riscopri fragile
con la coscienza in bilico
su e giu'
tra chi sei e vorresti essere
Dire basta che ti costa
tanto tutto poi s'aggiusta
e aggiungi un altro nome alla lista
ed invece e' un chiodo fisso
e' lei che fa la differenza
e non riesci piu' a farne senza
Arriva lei
chi l'avrebbe detto mai
comunque lei
che ti trasforma e non lo sai
soltanto lei
ti confonde le idee
di piu' di piu'...
Capita quando capita
e' una questione chimica
se c'e'
tutto il resto e' inevitabile
cambi le carte in tavola
fai danni irreparabili
ma sai
che ti meriti di vivere
di vivere
E il primo non sei tu
nemmeno l'ultimo
che prova a dire di no
ma senza farcela
Se l'amore punta su te
puoi fare quello che vuoi
tanto ci cascherai
Capita quando capita
ma se succede e' il massimo
che poi
sembra quasi di rinascere
Io l'ho capito subito
che stavi per sconvolgermi
e son qui
sono pronto per arrendermi
arrendermi
Pooh
La pagina in più
Nord Sud Ovest Est
Nord: San Pietroburgo (Russia)
Sud: Betlemme (Israele)
Ovest: Beverly Hills (USA)
Est: Šešenkara (Kazkistan)
Tutti posti notissimi, soprattutto l'ultimo...
22 ottobre 2007
Intervista a Lidija Jusupova
Qual è il suo ruolo all'interno dell'Ong Memorial?
Intanto devo precisare che non sono l'unico avvocato di Memorial. Ci sono altri con me che ricevono le persone in ufficio e raccolgono le loro testimonianze, altri difendono i loro clienti o partecipano all'investigazione diretta. Il nostro lavoro è quello di tutelare i diritti dei civili che sono stati accusati ingiustamente di aver commesso dei reati, rivolgendoci alle associazioni dei diritti umani. Di solito si tratta di "casi prefabbricati": le persone accusate vengono prima torturate e dopo accettano di firmare ed essere condannati per reati che non hanno commesso.
Parliamo del suo rapporto con Anna Politkovskaja, la giornalista russa uccisa il 7 ottobre 2006.
Avevamo tropo poco tempo per parlare a livello personale. Anna veniva spesso in Cecenia a lavorare; più che altro collaboravamo con i miei colleghi e incontravamo in uffici perchè dovevamo agire con le forze d'ordine. In quei momenti, quando ci incontravamo a pranzo, parlavamo di quello che abbiamo fatto prima e di quello che dovevamo fare da lì a poco. L'ultima volta che ci siamo incontrate nel 2005 quando io ero ancora a Grozny, lei aveva parlato con Ramzan Kadyrov, attuale Presidente della Cecenia. Era seduta al tavolo e mi raccontava dell'incontro. Stava piangendo perchè doveva scrivere di quello che si erano detti e, con le lacrime sulle guance aveva l'aspetto di un bambino. Ad un certo punto ha alzato gli occhiali. Mi sono accorta che non si può dire di una persona che è forte, a me in quel momento sembrava debole. Anna era molto coraggiosa, molto aperta ma anche indifesa e sola.
Anna era sola. Ma davvero era etichettata come reietta in Russia?
Non conosco la sua cerchia di amici ma penso che in Russia la gente non la capisse e quelli che la capivano non potevano parlare, esprimersi in modo libero, aperto. I collaboratori delle Ong per la difesa dei diritti dell'uomo cercavano di aiutarla e proteggerla dicendole di parlare meno o almeno in maniera più morbida, ma lei agiva come credeva che dovesse essere fatto. Secondo me ha fatto quello che doveva fare. In modo molto chiaro denunciava tutti i crimini che le autorità russe commettevano. Non era voluta. Specie da chi commetteva quei crimini. Perchè chi commetteva quei crimini ora è al potere.
Cosa pensa di Kadyrov?
Prima che Kadyrov diventasse qualcuno in Cecenia la situazione era già compromessa. Lui è solo quello che fa funzionare la politica del Cremlino. Anna parlava spesso del sistema sofisticato della politica russa: se c'è una specie di "normalizzazione" in Cecenia è perchè la vuole il Cremlino. La normalizzazione serve a loro per le elezioni e tutto ciò non avviene solo qui ma anche in altre parti del Caucaso.
La popolarità di Kadyrov è vera o è legata alla paura che suscita?
No, non è solo legata al terrore. E' stato versato molto sangue in Cecenia e quando una persona finalmente sente di vivere bene dice: "Grazie Ramzan!". Sono stata in agosto e ho visto che ad esempio, hanno ricostruito un parco con i giochi per i bambini. Vedevo le madri passeggiare coi loro bambini, la prima volta dopo 15 anni.
La guerra nel Caucaso è davvero finita?
No. Come può essere finita se in Daghestan e in Inguscezia accade quello che accadeva in Cecenia?
E i rapimenti? Le torture?
In Cecenia avvengono di meno perché le persone si trovano o in prigione o sotto il governo delle autorità. In Inguscezia e Daghestan succede quello che accadeva in Cecenia: durante la giornata, le persone vengono portate via e non si trovano più. Il pretesto è sempre lo stesso: sono terroristi.
E posso aggiungere che la Russia porta avanti il terrore nei dei popoli del Caucaso.
Cosa c'è alla base di questo conflitto? E' un problema di origine razziale o economico?
Non voglio parlare degli interessi politici-economici, di questo ne parlano i politologi e gli economisti. Per realizzare i propri piani la Russia deve sconfiggere i nemici interni ed esterni. In questo caso i popoli del Caucaso rappresentano i nemici interni. Il fondamento di questa strategia è la legge contro il terrorismo che giustifica tutto il resto. Ovviamente non mancano gli interessi economici.
La comunità internazionale cosa può fare?
Quello che potete fare è avere consapevolezza delle vostre possibilità. Dall'altra parte se la Russia vi chiude i rubinetti del gas siete legati. Come società civile potete fare molto.
Quali sono i problemi attuali della Cecenia?
Attualmente il problema più grave riguarda la sanità. C'è la percentuale più alta di bambini ammalati di tubercolosi di tutto il Caucaso.
http://www.lavitaleggera.splinder.com/post/14357804
L'atomica benedetta
Potenze[1] nucleari
Benedicendo la bomba atomica “ortodossa” la chiesa ortodossa russa riflette semplicemente gli umori militaristi della società russa
Il sessantesimo anniversario delle forze atomiche russe è stato celebrato con un moleben[2] nella chiesa di Cristo Salvatore. Moleben significa unione di due preghiere. La preghiera di ringraziamento si unisce alla preghiera di richiesta di ulteriore successo e progresso. Serafino di Sarov[3] è stato nominato patrono degli armamenti atomici (il centro di elaborazione dei quali finora si trova nel territorio del monastero, dove san Serafino operava). Tale preghiera (di cui hanno ampiamente riferito la televisione e i giornali governativi) ha causato maggior confusione ai non credenti che ai cristiani. Il Signore Gesù Cristo è recepito prima di tutto come, parlando nella lingua dei canti ortodossi, il “Dio della pace”[4], che ha insegnato ad opporsi al male con il bene, che ha predicato di prendere e portare la croce e ha chiesto di lasciare la spada nel fodero[5]. San Serafino non ha mai preso parte a guerre e non le ha mai benedette. “Passò” la Guerra Patriottica del 1812[6] nella cella del monastero, insegnò l’acquisizione dello Spirito Santo e non l’acquisizione della bomba atomica. Disse parole notevoli su come migliaia di persone si salvano se un uomo salva se stesso – è evidente che questo esclude ogni militarismo, che pretende di salvare migliaia di persone attraverso l’uccisione di centinaia o di salvarne milioni attraverso l’uccisione di centinaia di migliaia. Come è stato a Hiroshima e a Nagasaki. “Novaja gazeta”, 6/9/2007, http://www.novayagazeta.ru/data/2007/68/00.html (traduzione e note di Matteo Mazzoni) |
[1] L’originale è un gioco di parole complesso. Mošči è un termine aulico che significa “potenze”, ma anche e soprattutto “spoglie di santi”.
[2] Il corsivo è mio.
[3] Santo ortodosso vissuto nei primi anni del XX secolo.
[4] Il termine mir può significare anche “mondo” e qualcuno potrebbe fare finta di non capire…
[5] A voler fare i pignoli all’apostolo Pietro chiese di rimettere la spada nel fodero (l’aveva già estratta e usata), ma ciò non toglie valore all’affermazione in generale.
[6] La guerra contro Napoleone.
21 ottobre 2007
Ibragimov non molla e i suoi nemici neanche...
Oggi, dopo una lunga malattia, mi è riuscito andare da Said-Emin Ibragimov e l'ho trovato in condizioni molto gravi. Gli hanno staccato entrambi i telefoni di casa, l'elettricità e internet, senza cui non può restare neanche un'ora, poiché porta avanti un grandissimo lavoro di ricerca nell'ambito del diritto internazionale. Quando sono stato l'ultima volta a Strasburgo da Said-Emin in tutte le stanze da lui era aperta un'enorme quantità di carte e documenti di vario genere. Non aveva tempo per conversare con me, ma ora si trova in stato depressivo. I problemi si accumulano su di lui da ogni parte. Vogliono farlo litigare con tutti. Anche a me hanno telefonato degli sconosciuti e hanno detto cose che, se io non sapessi che non possono venire da Said-Emin, non vorrei mai più parlare con lui. Ho capito subito che questo è un lavoro mirato, diretto contro Said-Emina e la sua attività. Chi abbia dato l'ordine di isolare Said-Emin dal mondo esterno non è noto. France Telecom fe Wanadoo hanno promesso di riallacciare i telefoni e Internet di Said-Emin entro 48 ore, ma questo tempo è già scaduto da un pezzo e quando la figlia di Said-Emin oggi li ha richiamati hanno detto che non riallacceranno niente, perché questa linea è stata totalmente chiusa per ordine di qualcuno e che non sanno chi abbia dato questo ordine. Adesso possono allacciare un'altra linea se pagherà una forte multa e scriverà una nuova richiesta e questo prenderà molto tempo. Questa comunicazione è giunta già in mia presenza; a Said-Emin è salita fortemente la pressione, si sono dovuti chiamare i medici, che volevano portarlo subito in ospedale, ma egli si è rifiutato categoricamente. Mi ha detto che deve subito fare causa alla France Telecom e a Wanadoo. Questa è solo una parte dei problemi di Said-Emin.
Sulla sua famiglia vengono fatte forti pressioni e si agisce con metodi assai perfidi e disumani. Viene fatto di tutto perché il lavoro di Said-Emin nell'ambito del diritto internazionale resti paralizzato e perché Said-Emin non si incontri con il Segretario Generale del Consiglio d'Europa Terri Davis, come si erano impegnati con lui a fare con la lettera inviatagli il 2.10. 2007. Said-Emin Ibragimov ha urgentemente bisogno di aiuto, ma molti lo hanno abbandonato in conseguenza del lavoro mirato compiuto dai servizi segreti.
Mi rivolgo a tutti, non restate indifferenti, pensate come aiutarlo e fate tutto il possibile. Tutti i collaboratori dell'ufficio stampa dell'Associazione ("Pace e diritti umani" - nota del traduttore) sono scollegati da Internet.
Al'bert Vachaev - Collaboratore dell'ufficio stampa dell'Associazione.
http://ceceniasos.ilcannocchiale.it/post/1654796.html
20 ottobre 2007
Imparare dal vento?
IMPARARE DAL VENTO
Testo: Federico Zampaglione – Camilla Triolo
Musica: Federico Zampaglione - Andrea Pesce
Vorrei imparare dal vento a respirare, dalla pioggia a cadere
Dalla corrente a portare le cose dove non vogliono andare
E avere la pazienza delle onde di andare e venire
Ricominciare a fluire
Un aereo passa veloce e io mi fermo a pensare
A tutti quelli che partono, scappano o sono
sospesi
Per giorni, mesi, anni
In cui ti senti come uno che si è perso
Tra obiettivi ogni volta più grandi
Succede perché in un istante tutto il resto diventa invisibile
Privo di senso ed irraggiungibile
per me
Succede perché fingo che va sempre tutto bene
Ma non lo penso in fondo
Torneremo ad avere più tempo e a camminare
Per le strade che abbiamo scelto che a volte fanno male
Per avere la pazienza delle onde di andare e venire
E non riesci a capire....
Succede perché in un istante tutto il resto diventa invisibile
Privo di senso ed irraggiungibile
per me
Succede anche se il vento porta tutto via con sè
Vivendo
Ricominciare a fluire
19 ottobre 2007
Prima di Anna Politkovskaja
Agli assassini è stata letta la sentenza, i mandanti sono ancora in libertà
Martedì il giudice federale della corte suprema del Tatarstan[1] Il’dus Minšakirovič Gataulin ha emesso una condanna per le vicende della banda Tagir’janov. Gli imputati erano accusati di 23 omicidi e 8 rapimenti. Quattro di loro – il capobanda Tagir’janov, i membri della banda Babkov, Danilevič e Dacko – sono stati condannati all’ergastolo. L’uccisore di tre persone Chuzin è stato condannato a 25 anni di reclusione in una colonia penale a regime duro, Kazakov a 19 anni, Bezuglov, l’uomo più vicino a Tagir’janov, che aveva pianificato la maggior parte dei delitti e vi aveva partecipato personalmente, a 18 anni di colonia penale a regime duro, nonostante il fatto che indubbiamente meritasse il quinto ergastolo di questa banda. Ma l’attiva collaborazione alle indagini è stata ritenuta dal giudice una circostanza attenuante. A dir le cose come stanno, proprio grazie alle ammissioni di Bezuglov si è venuti a sapere che alla banda Tagir’janov “va ascritto” l’omicidio di un nostro collaboratore, il redattore di una sezione della “Novaja gazeta” Igor’ Domnikov. Purtroppo bisogna ammettere che senza queste dichiarazioni non si sarebbe mai riusciti a risolvere il caso del bestiale assalto conclusosi con la morte di Igor’. Con l’aiuto di Bezuglov “stapparono la bocca” anche al capo della banda Tagir’janov: durante le indagini disse chi aveva ordinato l’omicidio di Domnikov. Le tracce condussero al governatore della regione di Lipeck[2] Korolëv e al suo vice Dorovskij, sulle attività dei quali Igor’ Domnikov aveva scritto un ciclo di articoli. Le indagini portarono alla luce anche l’intermediario, che fu arrestato, – un qualche uomo d’affari di nome Pavel Sopot, che aveva collaborato attivamente sia con la leadership della regione di Lipeck sia con la banda Tagir’janov (Tagir’janov è amico e partner d’affari di Sopot). Ma dopo che Sopot cominciò a fare dichiarazioni, il vice governatore Dorovskij e il governatore Korolëv si trovarono in una situazione molto delicata. Quando poi furono congelati i conti in due banche moscovite (a quanto risulta dalle indagini, proprio in questi venivano versati i soldi ai banditi per i servizi di “distribuzione” e di altro genere da loro svolti), gli inquirenti presero a sentire una pressione non da ridere da parte degli odiosi funzionari della Procura Generale. Restano ancora da valutare le azioni dello scandalosamente noto ex vice procuratore Birjukov, che più di una volta ha bloccato i procedimenti penali più importanti (per esempio, il caso delle “Tre balene”[3] ecc.). Insomma, per via di terribili pressioni e perfino di minacce agli inquirenti di essere sollevati dall’incarico Pavel Sopot dovette essere lasciato stare. In seguito intervenne nel caso della banda Tagir’janov come testimone. Ciononostante perfino al processo questo “testimone” senza troppa modestia ammise il proprio ruolo nella morte di Igor’ Domnikov. Fatto sta che gli articoli del giornalista irritavano molto il governatore Korolëv e il suo vice Dorovskij. Fargli causa era insensato – negli articoli non c’era un solo errore o un fatto falso, non c’era niente a cui attaccarsi. E poi questi erano scritti in uno stile così splendido e ironico che qualsiasi giudice avrebbe semplicemente riso di cuore. Risolsero il problema in un altro modo. Sfruttarono i legami di amicizia di Sopot e chiamarono a “sistemare le cose” con il giornalista degli assassini professionisti, perché portassero Domnikov a Lipeck sul tappeto del governatore. Non riuscirono a rapire il giornalista e allora entrò in azione il martello. Dopo un pedinamento durato diversi giorni (il delitto fu preparato accuratamente) la sera del 12 maggio 2000 assalirono il giornalista all’ingresso della sua casa. Al’bert Chuzin colpì Igor’ alla testa con un martello per tre volte. Dopo 63 giorni Domnikov morì all’ospedale Burdenko[4] senza essere uscito dal coma. Nella sentenza del giudice Gataulin tutte le fasi di questo omicidio (dall’ordine all’esecuzione) sono riportate con precisione. Purtroppo sul banco degli imputati accanto a Tagir’janov non c’erano né Кorolëv, né Dorovskij, né Sopot. Il giudice non poteva uscire dai margini dell’accusa presentata. Ma nella prospettiva di far rispondere penalmente i mediatori e i mandanti il giudice Gataulin ha fatto il massimo. Ha condotta un’ineccepibile inchiesta giudiziaria e ha emesso un’ineccepibile condanna. Non dubitiamo che presso la Corte Suprema russa non ci sarà indulgenza per alcuno degli uomini di Tagir’janov. In generale è stata una bella fortuna che questo processo sia capitato proprio a Il’dus Gataulin, uno dei migliori giudici russi. In Tatarstan lo considerano il giudice più duro, poiché sul suo conto ci sono soprattutto condanne “a vita”. Fra l’altro nessuna sua condanna è stata modificata dalle supreme istanze, il che testimonia in questo caso non della durezza, ma esclusivamente della professionalità del giudice. Perfino nel caso di Tagir’janov non solo ha emesso quattro condanne all’ergastolo, ma ha anche rimesso in libertà con la condizionale i quattro membri più giovani della banda, che non avevano preso parte agli omicidi. Questo diritto di punire e amnistiare, facendosi guidare solo dalla legge e dalla propria coscienza è un privilegio che alcuni membri della magistratura russa hanno conservato. Gli inquirenti, che hanno impiegato anni per questo processo e l’hanno portato avanti con la migliore professionalità, erano soddisfatti di questa sentenza. E hanno fatto capire: il lavoro ulteriore sulla vicenda dell’omicidio di Igor’ Domnikov prosegue. Elena Milašina 29.08.2007, “Novaja gazeta”, http://www.novayagazeta.ru/data/2007/66/05.html (traduzione e note di Matteo Mazzoni) |
[1] Repubblica autonoma della Federazione Russa popolata per la maggior parte da tatari.
[2] Città della Russia centro-meridionale.
[3] Secondo un’antica leggenda russa il mondo si regge sulla schiena di tre balene. “Tri kita” (Tre balene) è il nome di un complesso commerciale che si occupa di mobili ed è implicato in uno scandalo di corruzione che vede coinvolti anche membri dei servizi segreti.
[4] Clinica neurochirurgica di Mosca.
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