16 ottobre 2006

Calciopoli altrui 3. Calcio, show-business e politica

GLI INCASSI CALCISTICI DEGLI OLIGARCHI[1]
Gli imprenditori russi comprano il calcio mondiale e lo trasformano in show-business

La “Novaja Gazeta” continua la serie di articoli su quello che succede dietro le quinte del campo da calcio. Nel n. 66 della “Novaja Gazeta” il maggior esperto del Sovintersport (l’organizzazione che si occupa della compravendita di sportivi) Michail Sacharov ha parlato di chi sono i “piccoli scarabei”[2], di perché è diventato difficile vendere i nostri calciatori all’estero e delle strutture criminali, che sempre più spesso mostrano interesse per lo sport numero uno.
Continuando a parlare di questo tema nel n. 71 abbiamo pubblicato estratti del resoconto dell’indagine condotta dalla sezione per la lotta contro il crimine organizzato della procura dello stato di San Paolo sul riciclaggio di denaro che Kia Jurabchian[3] e Boris Berezovskij[4] sono sospettati di aver compiuto attraverso il club calcistico brasiliano Corinthians. E si è anche chiarito per chi è vantaggioso il contratto firmato dalla Federcalcio argentina con l’uomo d’affari russo Viktor Veksel’berg[5].
Di questo e di molto altro la nostra corrispondente ha deciso di discorrere con il maggiore esperto, il vice direttore del Sovintersport Vladimir ABRAMOV[6].

Un villino nel centro di Mosca. Una decina d’anni fa era difficile trovare uno sportivo che non conoscesse questo posto. Qui si sono compiuti i destini di grandi sportivi e allenatori: Vjačeslav Fetisov[7], Rinat Dasaev[8], Anatolij Byšovec[9], Aleksandr Zavarov[10]… Qui c’erano abbastanza spesso anche Nikolaj Petrovič Starostin[11] e Konstantin Ivanovič Beskov[12]
- Ecco, Lei è seduta nel posto, dove sedeva Beskov, - inizia la conversazione Abramov.
Vladimir Nikolaevič a suo tempo si occupò dei problemi valutari e finanziari dei contratti dei giocatori Fëdor Čerenkov[13] e Sergej Rodionov[14], del leggendario portiere Rinat Dasaev e dei problemi valutari e finanziari legati alle operazioni della Dinamo di Kiev. Perfino i rappresentanti della Federcalcio dell’URSS si consultavano con Abramov su come stilare e comprendere i contratti. Cosicché Vladimir Nikolaevič ha che raccontare.

A
chi dava fastidio il Sovintersport? Gli archivi segreti
- Il calcio è un grasso boccone: si può non far niente e con questo guadagnare molti soldi. Perciò con la caduta dell’Unione Sovietica prima di tutto si è cercato di separare proprio il calcio, capeggiato da Vjačeslav Koloskov[15], a cui il Sovintersport dava fastidio da tempo. In generale poi il Sovintersport dava fastidio a tutti. Perché? Allora tutti volevano arricchirsi. E naturalmente Koloskov non voleva che qualcuno lo controllasse o tanto peggio creasse le condizioni perché venissero i giornalisti e facessero domande non necessarie. Perché se non si fosse conservato il Sovintersport, non ci sarebbe nessuno a cui fare domande su quello che è successo negli anni ‘90.
Se Lei va allo Spartak[16], là all’ufficio contabilità le diranno che quella è la contabilità della LUKOIL[17] e che di quello che c’era prima non si è conservata una sola carta. A chi hanno venduto, per quanto, dove, come – non si sa. Al CSKA[18] – lo stesso. Forse qualcosa si è conservato al Lokomotiv[19]. Là c’è una qualche stabilità. Neanche alla Torpedo[20] c’è più nulla. Io stesso ho collaborato personalmente a ristabilire gli archivi. Perciò il periodo 1990-1996 è semplicemente sparito dagli archivi dei nostri club calcistici.
Cosicché se non ci fosse riuscito tenere a galla il Sovintersport, non ci sarebbe neanche a chi far domande. Un tempo c’era l’Organizzazione per il commercio estero dell’Unione Sovietica. A tutti noi insegnavano solo una cosa: vendere più caro possibile, comprare più conveniente possibile.
- Ma non dimentichi neanche che allora un barile di petrolio costava nove dollari e non c’era valuta nello stato, - nota l’agente della RFS[21] Aleksandr KALJAGIN.
- Perciò il nostro compito era guadagnare soldi e darli allo stato, ricevendo per questo il proprio quattro per cento di commissione, - dice Abramov. – Dovevamo mercanteggiare e vendere cari i nostri sportivi. Abbiamo
sempre tenuto un archivio. Se vuole, adesso le possiamo mostrare dei documenti che nessun giornalista ha mai visto.
E qui Aleksandr Kaljagin porta una cartella rigonfia. E in essa vi sono carte ingiallite dal tempo, su cui Fëdor Čerenkov e Sergej Rodionov firmarono le proprie buste paga. Ed ecco anche l’originale del contratto di Rinat Dasaev con gli spagnoli del Siviglia, in cui sono trascritte tutte le somme, l’elenco dei pagamenti.
- Tutti gli archivi si sono conservati da noi, - continua Vladimir Nikolaevič. – Infatti un tempo, se andavamo a trattare, poi scrivevamo obbligatoriamente un resoconto dettagliatissimo. Le proposte preliminari, tutti i telex, i fax… Si
riempiva un dossier completo. Tutti gli interessati, i club, le federazioni, figuravano nel contratto e si accordavano su cosa, quanto e come dovesse andare a chi. Per ogni questione da noi si conservavano tutti i documenti.

Il “tetto”[22]
- E’ difficile darci contro. Infatti abbiamo un “tetto” molto forte. L’organizzazione per il commercio estero dell’Unione Sovietica aveva di buono che si trovava sotto la protezione del KGB. Non
era una struttura commerciale. E Sergej Viktorovič Čemezov fu a suo tempo il mio capo (Vladimir Nikolaevič indica una parete,a cui è appesa la fotografia del generale del FSB[23] e amico personale di Vladimir Putin, che adesso opera nella sfera della Difesa – nota di O.B.). Ci fu un tempo in cui mi dette contro il presidente del FC Dinamo (Kiev) Grigorij Michajlovič Surkis – il secondo uomo in Ucraina per ricchezza ed influenza. Questi riteneva che in qualche modo lo avessi ingannato, che non gli fosse stato dato tutto quello che gli spettava. Decise di venire a capo di questa situazione. Ed era veramente da temere. Sotto le sue ali si trovavano tutte le più influenti strutture dell’Ucraina. Allora io telefonai subito a Čemezov per chiedere un consiglio. Questo era pronto a incontrarsi con Surkis e valutare tutto. A Grigorij Michajlovič apparve subito chiaro con chi aveva a che fare.
Anche adesso manteniamo rapporti con Čemezov. Qui c’è perfino il suo ufficio.

Come gli sponsor sono diventati proprietari
- Adesso non si può già più dire che il FC Spartak è sponsorizzato dalla LUKOIL. Questa è proprietaria del club. Così come anche la Gazprom[24] è proprietaria dello Zenit[25]. In altre parole lo è Vladimir Putin[26]. Dietro la Gazprom ci sono miliardi e miliardi. E davanti allo Zenit sta il compito di diventare campione. Come peraltro sta davanti a tutti gli altri club. Perciò va avanti una lotta colossale. Viene spesa una grande quantità di denaro. E a tirar le somme tutto questo non rende.
In televisione si può dire tutto quello che si vuole. Come fa il da me stimato presidente del CSKA Evgenij Giner. Questi dice: “l’80 per cento di tutti i suoi soldi il CSKA li guadagna da solo, il 20 per cento sono dati dagli sponsor”. Ma noi sappiamo che il loro contratto con gli sponsor di quest’anno ammonta a 8 milioni di dollari. Proprio quanto ha versato loro la Vneštorgbank[27] per ordine… (E Abramov indica in alto con un dito – nota di O.B.)
Ma ecco che Giner afferma che gli sponsor danno al CSKA solo il 20 per cento. Alla per mezzo di calcoli matematici non cervellotici risulta che il club guadagna con le sue forze 32 milioni di dollari. Con
cosa? Con le maglie? E secondo una statistica, la media di presenze alle partite del CSKA – la più bassa a Mosca – è di 7522 spettatori. Come fa questo a dichiarare a un tratto che il CSKA copre l’80 per cento delle proprie spese? Forse Giner ha fatto un po’ di confusione occupandosi delle questioni commerciali di qualcos’altro? Allora è un’altra faccenda, sono d’accordo con lui che, avendo il CSKA alle spalle, gli sia stato più facile occuparsi dei propri affari. Certo non se la caverebbe, se non avesse anche l’aiuto del ministero della difesa. Così io e Lei passiamo dall’aspetto economico a quello politico. Ed è qui che comincia la parte più interessante – quello che veramente succede nel nostro calcio.

Lo show-business sul campo
- Solo a livello puramente teorico il calcio è uno sport. Ma in un certo momento si è trasformato in un fenomeno sociale e ha smesso di essere calcio in se e per se, trasformandosi in show-business.
- A proposito, uno dei primi a presentirlo è stato Tkačenko*, - aggiunge Kaljagin.
- Proprio così, - Abramov è d’accordo. – Infatti quando parliamo di sport, includiamo la televisione e guardiamo i campionati del mondo del ‘58, del ‘62, del ‘66. Là i calciatori giocano, non gridano, nessuno si toglie la maglia di dosso. Segnavano un gol – si avvicinavano, si davano la mano, si davano pacche sulle spalle e si dividevano pacificamente.
Le leggi dello show-business sono oggettive, non dipendono dalla mia o dalla sua consapevolezza. Possiamo gridare quanto vogliamo che non è piacevole guardare un calcio in cui giocano solo stranieri. E se il calcio non è show-business, ma sport, allora sorge una domanda spontanea: “A chi giova questo? Che razza di sport russo è se in campo ci sono solo legionari[28]?”. Ma la risposta è semplice – non è uno sport, è uno show-business con calciatori stranieri.
E’ sbagliato chiamare il calcio un business. Perché business equivale sempre a profitto. Ma lo show-business – non necessariamente. Là si pongono altri compiti. Strutturalmente lo show-business è legato alla politica. Per esempio, Abramovič si occupava di affari e nessuno lo conosceva. Non appena è entrato nel sistema dello show-business, di lui ha preso a parlare il mondo intero.
- E Berlusconi, poi, non sarebbe mai diventato primo ministro dell’Italia, se nel frattempo non avesse comprato il Milan, - Aleksandr Kaljagin porta un altro esempio.
- Vedete quali colossali risultati si possono raggiungere con l’aiuto dello show-business. Enormi perdite da un alto vengono compensate da enormi profitti dall’altro. Si esce dalle necessarie suddivisioni della vita politica. Così è stato con Giner al CSKA. Cosa pensa, che non abbia ricevuto un ordine?! Questo è il compito di qualunque grande uomo d’affari – emergere e ricevere ordini d’acquisto. E allora non solo si riprendono questi soldi, aggiungendo un senso commerciale al proprio business, ma si trasformano anche in showmen. Tutto
il paese li vede. Li intervistano. Diventano persone riconoscibili. E per una persona riconoscibile è molto più facile prendere molte decisioni. Al mondo degli affari la riconoscibilità non è affatto necessaria. I nostri più grandi uomini d’affari sono sconosciuti alle masse. Guadagnano ogni giorno milioni di dollari e non hanno bisogno che li riconoscano e li vedano. Ma ecco che quando si parla di miliardi di dollari, lì comincia la politica. I milioni sono affari, i miliardi sono politica.
Ma ecco per Lei un esempio bello fresco. La partita amichevole Brasile-Argentina. Avrà notato che nell’angolo basso dello schermo c’è stata per tutto il tempo la scritta “Kompanija “Renova””[29]? Sono certo che milioni di tifosi russi non abbiano capito cosa fosse. E neanche il commentatore ha detto che compagnia fosse e perché mostrassero questa partita in diretta sul Primo canale di domenica sera. Una partita amichevole nel prime time!
- Per questo le nostre squadre sono costrette a giocare alle due o alle quattro di pomeriggio, perché il Primo canale a quest’ora è pronto a mostrare il calcio. Ma la sera preferiscono mandare in onda qualche film, - sviluppa il tema Aleksandr Kaljagin.
- E infatti Vekselberg non è uno stupido. Né lui, né Abramovič, né Berezovskij sono mai stati dei tifosi né tantomeno degli altruisti. Hanno bisogno solo di soldi. Ma qui si diventa anche showmen. Che fa Vekselberg? Firma un contratto con la Federcalcio argentina, secondo cui ha il diritto di scegliere non solo le avversarie delle partite amichevoli della nazionale argentina e il luogo in cui disputarle, ma di fatto determina anche, chi inserire nella formazione e chi no. L’intera Europa è semplicemente scioccata. In tanti anni avevano creato il loro show-business. E noi abbiamo preso e ci siamo intrufolati e abbiamo detto: “Ah, volete decidere questa questione con i soldi? Avete comprato tutti i migliori calciatori? Allora noi li compriamo da voi e facciamo in modo che tutto questo vostro show business lavori per noi!”. Così, guardi, presto verrà il momento in cui le formazioni delle nazionali argentina e brasiliana saranno decise in Russia. Cosa pensa, che i nostri legionari dello Spartak e del CSKA siano finiti in queste squadre così per fare?!
Così per fare non si fa nulla. Di conseguenza tutto il mondo ha visto che tre (!) calciatori del CSKA giocano in una delle più forti nazionali del mondo. E’ un caso? Comunque queste sono le leggi dello show-business. Bisogna disporre tutto di modo che tutto sia nostro. Infatti già adesso siamo pronti a comprare tutti i migliori sportivi del mondo! E l’Europa capisce questo e naturalmente lo teme.
E poi d’un tratto io e Lei veniamo a sapere, che Veksel’berg è volato in Sudafrica. Con chi? Con Vladimir Vladimirovič[30]
- Fra l’altro la Russia non ha niente nella Repubblica Sudafricana. Ma Veksel’berg in persona aveva bisogno di firmare là un accordo riguardante delle miniere di manganese, - precisa Kaljagin.
- Ecco come si decidono le questioni. Le più serie, fra l’altro. Qui non valgono le leggi del business, ma dello show-business, che promettono sempre dividendi diretti e netti.

Le tasche di Abramovič
- Due anni fa il Chelsea pagò 6 milioni al CSKA per il trasferimento di Jarošik[31]. In altre parole, i soldi sono passati da una tasca a un’altra. Solo che le tasche erano negli stessi pantaloni**, - nota Kaljagin.
- E il caso di Sergej Semak[32]? – ricorda Vladimir Nikolaevič. – Ecco che di punto in bianco il capitano del CSKA passa al PSG[33]. Semplicemente era stato dato il compito di togliere di mezzo il calciatore in tal modo, che i tifosi dei “membri dell’Armata”[34] non capissero nulla, ma continuassero a gioire dei gol dei propri legionari. Ecco che risultò che avessero dato via il capitano per molti soldi e per di più in Europa, dove Sergej aveva voluto giocare per tutta la vita. Ma Semak non aveva bisogno di nulla. Qui prendeva di più che in Francia. Ma bisognava toglierlo di mezzo – e lo tolsero di mezzo. Misero in giro voci che fosse stato fatto per una certa somma. Ma in realtà l’avevano dato via assolutamente per nulla! Si può dunque parlare di qualsiasi somma, se su tutto questo c’è un accordo tra i club. Così manipolano l’opinione pubblica. La gente guarda: i calciatori del CSKA sono presi dal PSG e dal Chelsea. E questo influisce anche sulla coscienza dei calciatori stessi. Gli si fa vedere: “Se giocherete bene – andrete al Chelsea”.
Il problema è tutto che siamo in grado di pagare per avere i migliori calciatori, solo che qua non si danno particolarmente da fare. Perci
ò si fa tutto questo. Si cerca di far capire che se tu – brasiliano – sei arrivato qua, per te la strada per la nazionale non è chiusa, ma, al contrario, è proprio aperta.

In Russia gratis!
- Nell’inverno scorso io e Konstantin Sarsanija[35] abbiamo portato in Russia Hyun Yon Min[36]. Solo che allora nessuno scrisse la verità su questo passaggio. Ma la cosa stava così.
In estate io e Kostja arrivammo in Corea. Avevamo bisogno di un centrocampista di fascia destra per lo Zenit. Obbligatoriamente un giocatore da nazionale. Trovammo un calciatore che era pronto ad andare in Russia per 1,5 milioni di dollari. E il club dice: se vi serve adesso (e ci serviva per il periodo del calciomercato estivo), allora dateci tre milioni per lui. Lo
Zenit risponde che è troppo caro. Noi spieghiamo ai coreani: “Tra un anno e mezzo il suo contratto scade e sarà svincolato a parametro zero. Allora non ci guadagnerete proprio nulla!”. E alla Hyunday ci rispondono che non hanno bisogno di guadagnare nulla. E’ una grande compagnia, di soldi ne ha già tanti. Il calciatore stesso ci dice: “Voglio giocare nello Zenit”. Verrò da voi tra un anno e mezzo, quando sarò svincolato a parametro zero”. E così è stato. In inverno è volato a Piter[37]. Lo incontro e andiamo a firmare il contratto con lo Zenit. Gra-tis!
Due settimane dopo la firma del contratto Saša Kaljagin va a Cipro. Là incontra il presidente del FC Seul. Questi è sorpreso dalla strana scelta di Hyun Yon Min. Il fatto è che il calciatore stesso è nato a Seul, ma giocava nel sud del paese. Così dunque il presidente dice: “Per tutta la vita ha sognato di tornare a casa a Seul. Noi, il FC Seul, gli abbiamo proposto un appartamento, una macchina, uno stipendio da 800.000 dollari. E questo va da voi allo Zenit. Quanto
prende là?”. “Mezzo milione”, - risponde Saša. “Com’è possibile? – si stupisce il coreano. – Noi eravamo pronti a pagare 1,5 milioni alla Hyunday per il trasferimento!”.
Il fatto è che in Corea, se un giocatore va in Europa, è svincolato a parametro zero, ma se resta all’interno del paese, per lui bisogna pagare. Oltre a questo Hyun dice: “Voglio provare a giocare in Europa”.
E’ andata a finire che per la prima volta un calciatore coreano è andato di sua volontà in un club che non era nella migliore città della Corea del Sud, il cui livello di vita non si sognano non solo in America Latina, ma nella maggior parte dei paesi europei. Questa sì che è una rottura col passato!

Per chi lavorano i procuratori?
- Adesso in generale tutti i procuratori hanno la licenza. La faccenda è un'altra: la metà di loro non è assolutamente qualificata in campo calcistico. L’età media degli attuali procuratori di calciatori non supera i trent’anni. Ragazzini e ragazzine rappresentano gli interessi delle maggiori compagnie. Per esempio, le stesse Gazprom e LUKOIL mandano a impratichirsi così i loro giovani avvocati. A loro servono uno o due dei loro che possano occuparsi di questioni calcistiche e che abbiano potere di firma. Ma le questioni commerciali verrebbero decise alle loro spalle.

Il
calciatore moderno. Chi è?
- Un tempo era più semplice lavorare con i nostri calciatori. Per prima cosa, ero più giovane. Seconda di poi, i giocatori erano più modesti. Ma adesso molti di loro a 20 anni sono già milionari. Naturalmente non possono reggere questo dal punto di vista puramente psicologico. Chi sono Keržakov[38] o Aršavin[39]? Sono due persone riconoscibili. Hanno case eleganti, ville, le loro famiglie hanno la vita assicurata. Tutti li amano e li rispettano. Eppure la loro psiche è ancora instabile. Ma hanno 23-24 anni[40].
Si ricorda che nel Lokomotiv di Mosca giocava Zaza Džanašija? Negli anni ‘98-‘99 stava semplicemente incollato al telefono cellulare, aveva assunto un autista personale. Era una vera barzelletta. Riceveva uno stipendio di 20.000 dollari al mese!
Ed ecco Marat Izmajlov[41]. Aveva 20 anni quando prese a guadagnare milioni. E non sapeva che fare con quei soldi. Così li dava a mamma e papà. E si spostava in metrò. Marat
pensava solo al calcio. La gente notò questo. Tutti presero a tenerlo d’occhio: non è che questo ragazzetto ha qualche problema psichico? Perché alla sua età i ragazzi si comportano del tutto diversamente. Ma prendiamo anche Dima Syčëv, che ancora non aveva vent’anni e gli avevano regalato una Porsche. Poi ci furono quelle faide tra criminali***. Anche queste cose sono pesanti dal punto di vista psicologico.
Adesso alcuni calciatori hanno vari appartamenti. Ma
bisogna tenerli docchio. Ecco che fa male loro la testa quando pensano a come cambiano i prezzi sul mercato, se hanno investito bene i loro soldi. Ma quali allenamenti! Mogli, mamme, amiche li chiamano per tutto il tempo al cellulare. A qualcuno hanno sfasciato la macchina. Così come starà domani il calciatore?! Gli hanno sfasciato una macchina costosa! E’ di cattivo umore.
Cosicché adesso è molto più difficile lavorare coi calciatori. Gli
dici: “Guadagnerai 25.000”. E questo: “Perché 25 e non 50?”. Anche queste sono le leggi dello show-business.
Ecco che a volte mi chiedo, perché fino ai campionati europei lo stipendio medio dei nostri calciatori era 250.000 dollari e dopo è aumentato due volte. E questo mentre la nostra nazionale non mostrava nulla di buono in quel torneo! Ne risulta che la qualità del gioco è peggiore, ma gli stipendi sono più alti.

*
German Tkačenko, ex presidente del FC Kryl’ja Sovetov [“Ali dei Soviet”, club calcistico di Samara].
**
Il fatto è che il proprietario del Chelsea è Roman Abramovič. Ma in quel momento la sua compagnia Sibneft’ era sponsor ufficiale del CSKA calcistico [il CSKA è una polisportiva].
***
Nel 2002 Dmitrij Syčëv lasciò rumorosamente lo Spartak di Mosca, dopodichè scomparve nel vero senso della parola. Ma dopo qualche tempo riapparve tra i francesi del Marsigila, dove fu in panchina per la maggior parte del tempo. Furono elaborate varie versioni sui legami dell’attaccante con strutture criminali desiderose di trarre profitto da un calciatore giovane e inesperto.

Ольга БУЛАХ
05.10.2006



[1] I potentissimi miliardari russi come Abramovič.

[2] I procuratori che lavorano senza licenza.

[3] Chiacchieratissimo imprenditore iraniano, molto attivo in campo calcistico.

[4] Boris Abramovič Berezovskij, imprenditore russo, sfuggito alla giustizia del suo paese nel Regno Unito dove gode dello status di rifugiato politico (!).

[5] Viktor Feliksovič Veksel’berg, oligarca noto per la passione per gli oggetti d’arte, per cui non bada a spese.

[6] Questo e tutti gli altri rilievi grafici sono dell’autrice.

[7] Vjaceslav Aleksandrovič Fetisov, ex campione di hockey su ghiaccio, poi presidente del comitato olimpico e ministro dello sport.

[8] Rinat Fajzrachmanovič Dasaev, portiere della nazionale sovietica degli anni ’80.

[9] Anatolij Fëdorovič Byšovec, ex calciatore dell’Unione Sovietica, poi allenatore.

[10] Aleksandr Anatol’evič (Oleksandr Anatolijovič in ucraino) Zavarov, calciatore ucraino che fu anche alla Juventus.

[11] Calciatore russo dell’anteguerra, morto nel 1996.

[12] Ex calciatore e allenatore russo (perse la panchina della nazionale sovietica dopo aver perso la finale dell’Europeo 1964 contro la Spagna “franchista”), morto nel 2006.

[13] Fëdor Fëdorovič Čerenkov, centrocampista russo che fece una relativa carriera all’estero.

[14] Sergej Jur’evič Rodionov, attaccante russo che seguì i destini di Čerenkov.

[15] Vjačeslav Ivanovič Koloskov, a lungo presidente della Federcalcio sovietica e poi di quella russa.

[16] Il club calcistico più importante di Mosca.

[17] Colosso petrolifero russo.

[18] Central’nyj Sportivnyj Klub Armii (Club Sportivo Centrale dell’Esercito). I legami di questo club con l’esercito si sono via via allentati.

[19] “Locomotiva”, ex club sportivo dei ferrovieri (qui si parla di quello di Mosca).

[20] Club calcistico moscovita di medio livello.

[21] Rossijskij Futbol’nyj Sojuz, “Unione Calcistica Russa”, la Federcalcio russa.

[22] Cioè la “protezione” (in tutti i sensi della parola).

[23] Federal’naja Služba Bezopasnosti, “Servizio di Sicurezza Federale”, il servizio segreto russo erede del KGB.

[24] GAZovaja PROMyšlennost’, “Industria del gas”, colosso russo dell’energia, tuttora industria di Stato.

[25] Club calcistico di San Pietroburgo, che nella scorsa estate tentò di acquistare Cristian Lucarelli.

[26] Putin, fra l’altro, è pietroburghese…

[27] BANK VNEŠnej TORGovli, “Banca per il Commercio Estero”, uno dei principali istituti di credito russi.

[28] Così vengono chiamati i calciatori stranieri in Russia e, raramente, anche in Italia…

[29] “Compagnia “Renova””, si tratta del colosso multimediale dell’oligarca Veksel’berg.

[30] Vladimir Vladimirovič Putin, s’intende…

[31] Jiří Jarošík, centrocampista ceco che non ha poi avuto molta fortuna ed è stato prestato prima al Birmingham e poi al Chelsea.

[32] Sergej Bogdanovič Semak, centrocampista russo.

[33] Paris Saint Germani, squadra parigina di gran livello.

[34] Così sono chiamati i giocatori del CSKA, in origine club sportivo dell’esercito.

[35] Konstantin Sergeevič Sarsanija, direttore sportivo dello Zenit.

[36] Centrocampista coreano.

[37] Nome popolare di San Pietroburgo.

[38] Aleksandr Anatol’evič Keržakov, attaccante russo dello Zenit.

[39] Andrej Sergeevič Aršavin, attaccante russo dello Zenit.

[40] Aršavin ne ha già 25, ma quel che dice Abramov è sostanzialmente coerente…

[41] Marat Nailevič Izmajlov, centrocampista del Lokomotiv Mosca.

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