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figliolo carissimo, m'ha fatto maraviglia davvero che tu, convittore di un collegio, ti dessi a cercarmi con desiderio così vivo una traduzione italiana di due componimenti poetici del bürger.: vedi qui
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29 giugno 2012
28 giugno 2012
I giochi della Russia di Putin
Giochi a cui giocano le nazioni.
Nazioni che giocano a dei giochi
La geo-cassa con la sabbia per bambini
26.06.2012
Nei notevoli libri dello psicanalista Eric Berne
"Ciao!... E poi?" [1]
e "A che gioco giochiamo?" [2]
l'"io" umano è descritto come una miscela di tre diversi
stati: "bambino", "adulto" e "genitore"
e il comportamento umano distruttivo come "gioco" in cui
il "bambino" persegue scopi del tutto diversi
dall'"adulto".
Talvolta il gioco può essere del tutto innocente.
Per esempio, il commesso di un negozio che dice: "Ah, madame,
questa cosa è troppo cara per lei", – in realtà si rivolge
non all'"adulto", ma al "bambino", che, sentito
questo, subito si farà allettare e comprerà.
Tuttavia più spesso i giochi sono distruttivi. A un
gioco distruttivo gioca il disoccupato che cercherebbe continuamente
di trovare un lavoro: "Ah, sono così sfortunato, tutto il
mondo è contro di me" – e il collaboratore dell'agenzia per
l'aiuto ai disoccupati che cercherebbe di aiutarlo: "Ah, volevo
solo aiutare".
A giochi distruttivi, purtroppo, giocano anche
intere nazioni.
A un gioco distruttivo dal titolo "Saremmo così
felici, se questi maledetti israeliani non cercassero di
distruggerci" giocano già da sei decenni i palestinesi. Per
motivare questo loro gioco fanno esplodere discoteche, si
impossessano di aerei, bombardano di razzi gli israeliani e nel
frattempo si coprono, usandoli come scudo, con le proprie donne e i
propri bambini e negli ultimi anni aspirano sempre a massimizzare
sempre più le perdite delle proprie
donne e dei propri bambini.
A un gioco distruttivo dal titolo "L'Occidente
ci ha offesi" giocava bin Laden. I postulati di questo gioco
sono esposti nella sua celebre fatwa del 1998. Eccoli: "Ho
diritto di uccidere qualsiasi americano", "Assassino non
sono io, ma gli americani" e "Questi sanguinosi americani
per qualche motivo ritengono l'Islam aggressivo".
E' chiaro che questa scelta di postulati in realtà si appella non all'"adulto", ma al "bambino" nell'animo del musulmano. Ciò porta al comportamento umano più distruttivo possibile: al comportamento dell'aggressore che si ritiene una vittima.
Ora proprio questo tipo di comportamento distruttivo
diviene quello guida in Medio Oriente. Ha ottenuto la vittoria prima
alle elezioni parlamentari e poi a quelle presidenziali in Egitto e
probabilmente nei tempi più brevi vedremo in Medio Oriente
un'intera fila di nuovi stati totalitari islamisti che giocano al
gioco "Il marcio Occidente ci ha offesi" e "Siamo
poveri perché siamo spiritualmente superiori".
Un analogo gioco distruttivo impone alla Russia il
regime putiniano. Le condizioni del gioco sono le stesse degli
islamisti. "L'Occidente ci offende", "Siamo poveri
perché siamo spiritualmente superiori".
C'è un'altra variante di questo gioco a cui i
patrioti russi giocano nei confronti delle ex repubbliche
sovietiche: "Vi abbiamo liberati dai fascisti e vi abbiamo
costruito l'industria e ci chiamate occupanti".
L'Armata Rossa occupò le Repubbliche Baltiche nel
1940. A quel tempo la differenza di livello di vita tra i miseri,
collettivizzati contadini staliniani e i benestanti padroni di case
coloniche baltici era colossale e non in favore dell'URSS. I
patrimoni furono tolti alle persone, queste furono fucilate o
portate in Siberia: dalla Lituania furono esiliate 360 mila persone,
in Estonia solo da lì al 14 giugno 1941 furono deportate 10 mila
persone, in tutto nella regione del Baltico fu deportato il 10%
della popolazione – in condizioni disumane: i vagoni strapieni
andavano per un mese, alla gente poteva non essere data acqua per
giorni, i bambini morti erano gettati lungo il percorso.
A ciò si può guardare in modi diversi. Si può
dire: "L'URSS conquistò la regione del Baltico". Si può
dire: "Stalin uccise tutti – sia estoni, sia russi". Si
può dire: "Si cavi un occhio a chi rammenta le cose vecchie,
cominciamo da zero". Tutto ciò è un tipo di comportamento
costruttivo che si appella all'"adulto" nel nostro "io".
Ma il gioco proposto dai patrioti russi "Noi li
abbiamo liberati, ma essi ci considerano occupanti", così come
il gioco analogo proposto da bin Laden, si appella al "bambino"
nella nostra psiche ed è consapevolmente distruttivo.
Questo gioco fa della persona un aggressore che si
considera una vittima. Ma simili motivazioni distruttive sono
caratteristiche di maniaci e tossicodipendenti.
E' molto interessante che gli oggetti di un simile
gioco non sono mai i reali "offensori". Nessuno degli
ideologi putiniani, per esempio, ha proposto ai russi di giocare al
gioco "I maledetti bolscevichi hanno distrutto l'Impero Russo e
da allora siamo rimasti indietro rispetto all'Occidente" o
"Stalin ha organizzato il genocidio del popolo russo" –
proprio perché queste affermazioni corrispondono più o meno alla
realtà. Perché il gioco "Definirsi vittima e definire la
vittima aggressore" abbia successo dall'altra parte ci
dev'essere una nazione che non ha mai concordato sul ruolo
attribuitole da chi gioca.
Di solito iniziatori di un simile gioco sono
politici o ideologi che aspirano al potere. Il loro compito è
spingere la popolazione che gioca a un gioco distruttivo a sentirsi
"circondata da nemici" e a compattarsi intorno al leader
che la salva dai nemici.
Il problema sta nel fatto che un simile gioco
distruttivo è ben più duraturo di qualsiasi politico. Il politico
può andarsene, ma l'ideologia distruttiva resterà.
Julija Latynina, "Novaja gazeta", http://www.novayagazeta.ru/columns/53235.html (traduzione e note di Matteo Mazzoni)
[1]
In russo il titolo originale What
do you say after you say Hello?
(Cosa dici dopo aver detto ciao?) è stato tradotto incoerentemente
Persone che giocano a
dei giochi.
[2]
In russo Games people
play
è stato coerentemente tradotto Giochi
a cui giocano le persone.
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27 giugno 2012
L'intreccio tra criminalità e politica in Russia descritto per la prima volta dall'interno dell'establishment
Un generale del ministero degli
Interni: in Russia è avvenuta la completa saldatura dello stato con
la criminalità
Ingushetia.Ru,
26.06.2012, 12.13
Il
generale di divisione del ministero degli Interni della
Federazione Russa e noto criminologo russo Vladimir Semënovič
Ovčinskij, che in passato fu a capo dell'ufficio russo
dell'Interpol, ha concesso un'intervista che ha colpito per
sincerità. Il generale ha ammesso che in Russia è avvenuta la
completa saldatura dello stato con la criminalità e che i banditi
si sono "trincerati" a tutti i livelli del potere.
Secondo
l'esperto, i raggruppamenti criminali organizzati (OPG [1])
del periodo della tarda URSS e dello stabilimento del sistema
statale russo contemporaneo non si sono nascosti da nessuna parte,
ma sono semplicemente mutati qualitativamente. "Probabilmente
la principale differenza dei nuovi banditi sta nel fatto che mai –
né negli anni '80, né negli anni '90 – c'era stata una così
massiccia presenza di rappresentanti delle strutture statali
ufficiali negli OPG. Si può dire con certezza che da noi nel
paese non ci sia una sola struttura statale "immacolata"
– che sia il governo, un ministero, l'apparato dei governatori o
una giunta comunale", – dice il dottore in Scienze
Giuridiche Vladimir Ovčinskij.
Un
posto particolare in questa "hit parade" della
corruzione è occupato dalle strutture armate. Neanche nei "feroci
anni '90" ci fu un così massiccio coinvolgimento di agenti
delle forze dell'ordine nelle OPG. "In qualità di
illustrazione si può portare il totalmente fantastico caso dei
procuratori dei dintorni di Mosca che gestivano il "racket"
del gioco d'azzardo. Come ex capo dell'Interpol affermo che non
esistono analoghi al mondo", – ha aggiunto il criminologo.
A suo parere, i procuratori dei dintorni di Mosca si sono rivelati
rappresentanti di una specie del tutto nuova di criminali. Non
sono semplicemente dei corrotti.
"Queste
persone avevano incluso in se la funzione dei banditi. Estorcevano
personalmente, minacciavano personalmente, accompagnavano
personalmente i banditi. Non è mai successo che il
vice-procuratore della regione di Mosca sia fuggito e sia
ricercato. E' una cosa senza precedenti", – dice Vladimir
Ovčinskij.
Letteralmente a maggio 2011 si era concluso il processo alla OPG
"di Bratsk [2]"
che si occupava di attività da raider, di attività boschive
illegali, omicidi e racket. Questo sindacato criminale era
capeggiato da un deputato del partito pro-Cremlino "Russia
Unita", il noto uomo d'affari Vadim Maljakov. E l'iniziatore
degli omicidi era il capo dell'UVD [3]
di Bratsk Vladimir Utvenko, i cui ordini erano eseguiti da
poliziotti e banditi. Infine, coordinatore delle loro azioni era
il deputato dello LDPR [4]
Aleksandr Zagorodnev. Vent'anni anni fa solo a qualche raro
bandito riusciva "penetrare al potere". Un "fortunato"
del genere fu, per esempio, un "ladro nella legge" [5]
soprannominato Barboncino, che ottenne lo status di assistente
"sociale" [6]
del presidente della Federazione Russa Boris El'cin. "A suo
tempo qualcuno lo piazzò furtivamente. Ma ciò non durò a
lungo", – ha aggiunto il generale di divisione del
ministero degli Interni.
Un
altro esempio singolo è il noto bandito Michail Monastyrskij, che
si è seduto in una poltrona da deputato. "Ma sono tutti
esempi singoli. Ciò non aveva un carattere di massa, ecco in cosa
consiste la differenza principale. Ma ora avviene una qualche
"statalizzazione della mafia" – le strutture mafiose
di fatto hanno preso a sostituire la leadership reale", –
dice il dottore in Scienze Giuridiche. La mafia russa si sente a
suo agio perfino nelle sfere legali del mondo degli affari, mentre
in Europa la criminalità organizzata si esclude gradualmente da
là. Un esempio di trasformazione di assassini in "manager
efficienti" [7] è
la banda degli Capok nel villaggio cosacco di Kuščëvskaja
nel Kuban' [8].
Il
criminologo volge l'attenzione anche a un'altra tendenza
pericolosa – a dare il cambio agli OPG in Russia sono giunti i
clan. "Se prima ciò era caratteristico dei fuoriusciti dal
Caucaso, adesso la tendenza si è diffusa in tutto il paese. Tutta
la Russia è in mano ai clan. E a capo di questi clan, di regola,
ci sono autorità del mondo criminale", – afferma Vladimir
Ovčinskij.
A suo dire, un OPG si può incriminare, ma Temi non è in grado di
sgominare un clan. L'involucro del clan, composto da
rappresentanti dell'intellighenzia (medici, economisti,
insegnanti), ritiene il nucleo criminale un'avanguardia ed è
pronto a difenderlo.
"Così
è stato, peraltro, a Kuščëvskaja.
La banda che aveva occupato tutto il villaggio cosacco era pure un
clan sui generis. In questo caso gli Capok formavano un nucleo di
livello regionale", – nota l'esperto. Ora la Russia può
essere colpita da una nuova ondata di violenza, in quanto perfino
i criminali più incalliti, condannati nei "feroci anni '90",
andranno in libertà. A dimostrazione il generale di divisione
porta la statistica della Corte Suprema per gli anni 2004-2009.
Per esempio, su tutti gli omicidi premeditati l'ergastolo è stato
erogato nello 0,2% dei casi. In 25 anni ci sono state condanne
solo nel 3-4% dei casi. Su 234 mila condannati per lesioni gravi,
fra cui quelle che hanno causato la morte, hanno avuto il massimo
della pena solo due banditi. E di questa categoria di condannati
il 37% ha avuto la condizionale ed è rimasto in libertà. Per
banditismo in questo periodo sono state incriminate 1180 persone.
Tra queste solo tre hanno avuto il massimo della pena. Per
aggressione di tipo banditesco sono state condannate 147 mila
persone. Tra queste hanno avuto il massimo della pena solo in
sette. Per l'abbastanza raro articolo "Organizzazione di
comunità criminale" sono state condannate 440 persone. Tra
queste solo 37 mafiosi hanno avuto il massimo della pena. "Ma
neanche quelli che hanno il massimo della pena se ne dolgono
particolarmente. Vanno in libertà condizionata dopo metà della
pena. Perciò tutto il contingente degli anni '90, che, come ci
sembra, è in prigione, è uscito da tempo. Tanto più che ci sono
tutte le condizioni per questo", – ha ricapitolato Vladimir
Ovčinskij.
A
quanto dice il criminologo, nessuno dei vecchi banditi è divenuto
un cittadino obbediente alla legge dopo la "gattabuia".
Secondo la legge del mondo criminale, se uno era un leader, lo
rimane. "Un generale del ministero degli Interni si può
mandare in pensione e dimenticare, ma nella mafia i generali del
mondo criminale non vengono mandati in pensione", – afferma
l'ex capo dell'ufficio russo dell'Interpol. La criminalità russa
ha anche le proprie "particolarità nazionali". Per
esempio, in nessun posto al mondo ha avuto larga diffusione un
tipo di reati come le attività da raider. Vladimir Ovčinskij
ritiene che in una vera sconfitta nella guerra alla criminalità
si sia mutata la fatale decisione del 2008, quando furono
sciolte le UBOP (Upravlenija po Bor'be s Organizovannoj
Prestupnost'ju [9])
e presto tutte le forze furono gettate nella lotta ai famigerati
estremisti.
"Gli
specialisti ritengono che nel 2008, dopo la liquidazione di questi
reparti speciali, la situazione sia stata fatta tornare d'un colpo
a 20 anni fa. In conseguenza di questo passo sconsiderato abbiamo
perso le strutture che dovevano occuparsi della criminalità
organizzata e insieme a queste un gran numero di professionisti",
– dice il generale di divisione del ministero degli Interni.
Inoltre i materiali di tipo investigativo riguardanti i
raggruppamenti banditeschi organizzati sono stati perduti o
distrutti. Anche se il pubblico è stato assicurato che tutto è
stato conservato. Per questo a livello del paese sono rimasti
incontrollati fino a 80 mila membri attivi di raggruppamenti
criminali organizzati.
http://ingushetiyaru.org/news/23057.html
(traduzione e note di Matteo Mazzoni)
|
[1]
Dalla dicitura russa Organizovannye
Prestupnye Gruppirovki.
[2]
Città della Siberia meridionale.
[3]
Upravlenie
Vnutrennich Del (Direzione
degli Affari Interni), in pratica la polizia.
[4]
Liberal'no-Demokratičeskaja
Partija Rossii (Partito
Liberal-Democratico di Russia), ad onta del nome partito nazionalista
e populista.
[5]
Criminale legato a un codice.
[6]
Nel senso di "non partitico".
[7]
Putin ha applicato tale definizione a Stalin...
[8]
Regione della Russia meridionale.
[9]
"Direzioni per la Lotta alla Criminalità Organizzata".
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25 giugno 2012
Anche il CIO interverrà sullo scempio ecologico di Soči?
Cinque cerchi e cinque punti
La Russia rischia di perdere l'Olimpiade non
adempiendo gli obblighi ecologici nei confronti del CIO
23.06.2012
Se la Russia violerà i suoi obblighi nei confronti del Comitato Olimpico Internazionale, compariranno basi per revocare la decisione di tenere l'Olimpiade-2014 a Soči. Nel Documento di Richiesta il nostro paese dichiarò una serie di principi ecologici che oggi non è in grado di seguire. La parte fondamentale degli impianti olimpici indispensabili per l'ecologia non è stata costruita. Per ridurre la confusione, li tolgono semplicemente dal Programma statale di costruzione di impianti olimpici. La situazione più critica si è creata con il riciclaggio e lo stoccaggio dei rifiuti. Gli abitanti di Soči soffrono e muoiono sotto energiche rassicurazioni sul fatto che tutto va secondo i piani. Non è così brutta la situazione con gli impianti energetici. Ma qui il problema è un altro: vogliono spendere decine di miliardi [1] per ciò di cui si può fare a meno. Tutto ciò causa la protesta della popolazione locale: le manifestazioni vanno avanti per tutta la riviera di Soči.
Tutte le nonne di Kudepsta [2]
sanno che la potenza si misura in megawatt. E che vogliono costruire
la più grande centrale elettrica del mondo da loro su un
fiumiciattolo. Il resto possono raccontarlo nella sede del TOS
(Territorial'noe Obščestvennoe
Samoupravlenie [3])
della borgata. Igor' Vasil'ev là è una sorta di comandante in
capo. E' un ufficiale a riposo. Disegna davanti a me uno schema con
frecce come un piano di battaglia: "Per questa centrale si
esaminavano cinque siti. Tra questo anche lontani dalle abitazioni.
Ma là bisogna stendere via di comunicazione e questo costa caro. E
vicino alle case costruire un'impresa è più conveniente".
Nella via vicino al TOS c'è un tabellone con
fotografie e formule fisiche. Da spiegazioni ai passanti l'ingegnere
meccanico Ljubov' Michalëva:
"Nella stazione vogliono fare 24 tubature. All'uscita dalla
tubatura la temperatura di combustione è di 500 gradi. I prodotti
della combustione resteranno qui nella gola montuosa". I
passanti mangiano il gelato e assentono.
A maggio sul fiume locale Kudepsta comparve un ponte
provvisorio Su questo passavano macchinari da costruzione. Sulla
riva sinistra della Kudepsta hanno abbattuto 220 alberi. Ma i
costruttori non hanno potuto mostrare agli abitanti locali il
corrispondente permesso. Allora alcune centinaia di abitanti di
Kudepsta sono giunti e hanno cacciato i costruttori. Adesso nella
zona del ponte c'è una sorveglianza 24 ore su 24. Nel falò
bruciano i carboni, accanto stanno un contenitore da cinque litri
d'acqua e dei fornelli da campeggio. Nella macchia sono piantate
delle tende. "Occupy ponte" e basta.
"In vita mia non sono mai stata a
manifestazioni", – racconta Nadežda
Nikolaevna Zalivadnjaja. Nei suoi 68 anni protesta per la
prima volta, "perché i miei nipoti vivano in una natura
pulita". Oggi è di guardia nel campo. Ogni turno di guardia è
composto da tre persone. Si danno il cambio secondo una tabella. I
risultati della guardia vengono registrati nel diario. In caso di
situazioni di emergenza telefonano nella borgata e la folla giunge
da là in 10 minuti.
La polizia del quartiere Chostinskij [4]
di Soči
ha già cercato una bomba nel campo e ha registrato un passaporto.
Ma la gente siede come prima. "Da questa centrale alla casa più
vicina ci saranno 300 metri, da là alla spiaggia meno di un
chilometro. E la centrale darà vibrazioni. Ciò è mortalmente
pericoloso", – dice Pavel Ivanovič
Česnokov. E' l'anima del campo. A suo tempo fu sia
capomastro, sia cannoniere e adesso siede qui senza andarsene dal 17
maggio.
Durante la preparazione all'Olimpiade la Russia
realizzerà il "Programma Ecologico Soči-2014".
Uno dei punti del programma si chiama "Giochi senza mutamenti
climatici". Si intende la minimizzazione del rilascio di ossido
di carbonio nell'atmosfera. Nel frattempo l'esperto della Camera
Sociale [5] di Soči
Vladimir Plis ha fatto un calcolo scientifico: con la
comparsa della centrale termoelettrica il rilascio di ossido di
carbonio nel quartiere aumenterà 10,7 volte. Ne risulta che la
costruzione contraddirà direttamente il principio olimpico
dichiarato.
Presso il ponte compare gente con grimaldelli. Sono
della compagnia costruttrice, la Srl "Kudepstinskaja TĖS
– GazĖnergoStroj"
[6]. "Pioverà,
abbiamo bisogno di rinforzare il ponte", – assicura il
rappresentante del costruttore Aleksandr Lučin.
In risposta gli "occupy" ridono. Ma fanno passare la gente
con i grimaldelli: perché non accusino il campo di nulla.
"Senza questa centrale elettrica a Soči
non basterà l'elettricità, – mi spiega Aleksandr Lučin
mentre i suoi operai scavano sotto il ponte. – Tutti i quartieri
di Soči
sono forniti di energia da altre centrali, ma questo, lo Chostinskij
– no". Chiedo perché vogliono costruire vicino alle
abitazioni. "L'indagine geologica su altri lotti ha mostrato
che là non si può costruire", – assicura Lučin.
Facciamo dei conti. Per il 2014 la massima richiesta
di elettricità di Soči
ammonterà a 1030 megawatt. Ora a Soči
e vicino ad essa si costruiscono e ristrutturano 3 centrali
termoelettriche. C'è una centrale idroelettrica La loro
potenza complessiva per il 2014 ammonterà a 870 megawatt. Inoltre
al luogo di villeggiatura viene fornita energia dalle regioni
vicine, circa 300 megawatt. Ciò significa che la richiesta
pianificata di 1030 megawatt può essere semplicemente coperta.
Allora perché è necessario costruire la centrale termoelettrica di
Kudepsta?
Nel Programma di costruzione degli impianti olimpici
la centrale di Kudepsta fu inclusa solo nel 2010. Tuttavia
l'investitore, il "Koncern Vnešėnergosnab"
[7] ha dichiarato
che è irreale che la centrale termoelettrica sia costruita per il
2014. Per questo il governo ha programmato di escludere la centrale
dalla lista degli impianti olimpici. Cioè ha ammesso che
l'Olimpiade si può tenere anche senza. Ma qui si è trovato un
altro investitore, la corporazione statale "GazĖnergoStroj",
che ha promesso di costruire in tempo. E le centrali termoelettriche
sono rimaste in programma.
All'Olimpiade sono rimasti 19 mesi e sul
sito del futuro mostro industriale finora è stata scavata una fossa
delle dimensioni di una vasca da bagno domestica. Però
l'investimento nel progetto, secondo dati non ufficiali, ammonta a
23 miliardi di rubli [8].
L'atamano di campo della locale comunità cosacca
Oleg Rysenko mi conduce davanti a un terreno abbandonato, dove i
costruttori hanno abbattuto un bosco. Il terreno abbandonato ha un
lago adiacente, nelle macchie di giunchi stanno anatre e pescatori.
Accanto, nella radura, pascola un cavallo soprannominato Usignolo,
in lontananza nelle serre crescono cetrioli e pomodori e dietro a
loro palme da banane. Ricordate gli insoliti boschi "irsuti"
che vedevamo nelle fiabe sovietiche? Qui ci sono per davvero –
sono macchie di bosso.
A qualche chilometro c'è un'attrezzatura che
ricorda un rubinetto gigante. E' uno dei pozzi di iodio e bromo che
in questi posti sono a decine. Ogni giorno qua giungono autocisterne
che portano l'acqua con iodio e bromo ai luoghi di cura di Soči.
Adesso qui vogliono costruire la centrale termoelettrica più grande
del mondo.
Nel frattempo nel campo vanno continuamente
visitatori. Russi, armeni, daghestani, greci – nella lotta per
Kudepsta sono tutti uniti. Qualcuno porta del pane ai difensori
della natura, qualcuno verdura. Una persona autorevole del posto,
Omar, porta con la jeep spiedini e un'enorme pentola di boršč
[9].
Al mattino giunge la notizia: alla riunione
dell'amministrazione di Soči
è stato deciso di far passare sulla riva sinistra gli apparecchi
per l'indagine geologica. Preso al campo giungono
centocinquanta abitanti del villaggio. Compaiono macchine con
poliziotti. Quando i difensori della natura diventano più di 200, i
poliziotti si siedono in silenzio nelle macchine e se ne vanno.
Tutte queste costruzioni hanno stimolato l'attività civica, hanno
insegnato agli abitanti di Soči
a unirsi e lottare. E questo è uno dei principali successi
dell'Olimpiade-2014, che non ha ancora avuto luogo.
Veronika Minages'jan è morta quando non aveva
ancora compiuto un mese. Kristina Antonjan ha cessato di vivere
quando aveva solo un anno. Andrjuša
Kjuljan è morto a due anni. Alla stessa età è defunta Anja
Bujukljan. Ul'jana Takmazjan se n'è andata a 6 anni. Per tutti
c'era la stessa diagnosi: leucemia. Sulle lapidi ci sono fotografie
di bambini sorridenti. Il cimitero armeno nel villaggio di
Atrabekovo nel comprensorio di Soči
è inondato di sole. Akop Grigor'evič
Sungurjan sorveglia questo cimitero già da 40 anni. Mi
conduce lungo le tombe: "Ora il lavoro è aumentato. Di
oncologia muore uno su tre e tutti giovani".
Il villaggio di Atarbekovo appartiene alla borgata
di Loo [10]. La casa al
n. 12 in via Enisejskaja, la principale del villaggio, è un vecchio
edificio a tre piani da sovchoz. Poco tempo fa qui vivevano 48
persone. Negli ultimi 3 anni di malattie oncologiche sono defunti in
sette. Altri lottano per la vita. Arina Dobrochotova ha 4 anni.
Verso Capodanno prese a inciampare, qualche giorno dopo i medici
scoprirono alla bambina un tumore alla colonna vertebrale. Il 24
gennaio le fecero un'operazione a Mosca alla Clinica Militare
Centrale "N.N. Burdenko". "La operò il chirurgo
Aleksandr Kušel'.
Questi disse subito che la causa del tumore era ecologica", –
racconta il papà di Arina Aleksandr Dobrochotov.
Alla clinica "Raisa Gorbačëva"
di Piter [11] alla
bambina è stato fatto un trapianto di cellule vertebrali. Ora Arina
è là, ha fatto 4 cicli di chemioterapia. Presto le toccherà
tornare ad Atarbekovo.
Non lontano dal villaggio nel fiumiciattolo Bitcha
non scorre acqua, ma un liquido marrone. E' ciò che la Bitcha
assorbe in se, scorrendo accanto alla discarica di qui. Il fiume
aggira il parco della casa di villeggiatura "Notti bianche"
e sfocia nel Mar Nero. Sulla spiaggia, dove i pescatori prendono
pesci e i bambini fanno il bagno, rotolano onde marroni velenose.
Oltre alle "Notti bianche" nel circondario ci sono altre
sette case di villeggiatura, comprese tre per bambini.
La discarica di Loo è l'unica in tutta la Grande
Soči.
Cioè in 145 chilometri di riviera. Da questa alle case più vicine
del villaggio di Atarbekovo ci sono in tutto 100 metri e da lì alla
scuola del villaggio 150. La legge federale "Sui rifiuti di
produzione e di consumo" vieta di seppellire i rifiuti ai
margini dei centri abitati. Lo stesso divieto si estende alle zone
ricreative e di villeggiatura e Soči
è un luogo di villeggiatura di valore federale. Cioè 9
milioni di metri cubi di rifiuti sono stati scaricati in modo
assolutamente illegale.
Dire che nella zona di Loo si verifica una
catastrofe ecologica è scorretto. Perché la catastrofe prende
tutta la riviera del Mar Nero fino a Tuapse [12].
Per questo la Russia è minacciata in senso proprio e traslato di
perdere catastroficamente l'immagine olimpica. Infatti una delle
principali richieste del CIO alle città olimpiche è la
realizzazione dell'"iniziativa 3R": "Reuse, reduce,
recycle" ("Riutilizzo, riduzione, riciclaggio").
L'"Iniziativa 3R" è alla base del principio
internazionale "Zero rifiuti". Da questo principio ha
deciso di farsi guidare anche la Russia: nel Documento di Richiesta
dell'Olimpiade abbiamo preso la responsabilità della "creazione
nella città di Soči
di un sistema di raccolta e riciclaggio dei rifiuti solidi".
Per adempiere l'obbligo nel Programma statale di
costruzione degli impianti olimpici fu inclusa una serie di punti.
Per comodità li indico con cifre: 1) chiusura e bonifica della
discarica a Adler [13]; 2) lo stesso per quanto riguarda la
discarica di Loo; 3) costruzioni di un impianto per il riciclaggio
dei rifiuti da 200 mila tonnellate; 4) costruzione di un complesso
per l'utilizzo dei rifiuti biologici ; 5) creazione di un nuovo
punto di raccolta di rifiuti solidi urbani e nei pressi di un altro
complesso per il riciclaggio dei rifiuti da 100 mila tonnellate.
Il punto n. 1 è stato adempiuto, la discarica a Adler è stata bonificata e chiusa. Il punto n. 2 è stato adempiuto sulla carta: per disposizione del sindaco di Soči Pachomov la discarica a Loo è chiusa dal 1 giugno. In realtà i porta-rifiuti vanno al punto di raccolta 24 ore su 24 e a pieno regime, cosa di cui mi sono convinto personalmente (...). I funzionari dichiarano che nei camion, a dire il vero, non ci sono rifiuti, ma immondizia già riciclata e ridotta in balle. Ma è una mezza verità.
Qui passiamo al punto n. 3 – la costruzione di un impianto per il riciclaggio dei rifiuti. Questo è stato effettivamente costruito: a Chosta [14] i lavoratori immigrati scelgono a mano tra i rifiuti cartone e vetro. "La capacità dell'impianto è di 550 tonnellate al giorno", – è detto nel sito dell'impresa. Mettiamo che ci creda. Ma nel resoconto della Corte dei Conti, che ha verificato l'osservanza della legislazione ecologica a Soči è detto: il punto di raccolta a Loo ogni giorno riceve 700 tonnellate di rifiuti. Cioè comunque più di quanto ricicli l'impianto costruito. Ciò significa che parte dei rifiuti oggi è sepolta in forma primitiva e non di balle. "Il diciannove maggio ho visto personalmente che alla discarica hanno portato una macchina con rifiuti biologici e un bulldozer li ha sotterrati qui", – mi ha raccontato Margarita Kravčenko, che vive nella borgata di Uč-Dere, a 100 metri dalla discarica.
La selezione dell'immondizia da parte dei lavoratori
immigrati è solo la prima tappa della costruzione dell'impianto per
il riciclaggio dei rifiuti. Le altre due tappe sono il riciclaggio
della plastica e dei concimi organici con l'aiuto di un apparato.
Hanno promesso di realizzarle già a maggio di quest'anno. Ma il
lavoro si è impantanato per mancanza di una serie di documenti di
progetto. Adesso promettono di terminare la costruzione per la fine
dell'anno.
Neanche il punto n. 4 – la costruzione di un complesso per l'utilizzo dei rifiuti biologici – è stato adempiuto. Perché gli abitanti della borgata di Uč-Dere, dov'era programmato il complesso, si sono letteralmente stesi davanti ai bulldozer. Infatti volevano mettere l'impianto accanto alle case e a una scuola, ma questa è una grave violazione della legge.
Non è stato realizzato neanche il punto n. 5, il punto di raccolta di rifiuti solidi urbani nel territorio tra i fiumi Buu e Chobza e neanche il complesso per il riciclaggio di rifiuti da 100 mila tonnellate. Volevano costruire secondo le norme ecologiche, cioè ad alcuni chilometri dalle abitazioni. Per far questo c'era bisogno di stendere sui monti vie di comunicazione e strade. Ma questa costruzione costa cara. L'investitore "Tonnel'nyj otrjad-44" [15] non era entusiasta. E questa ditta è controllata da Oleg Deripaska [16]. Per rendere più conveniente la costruzione l'amministrazione di Soči fece una mossa astuta: dopo aver dichiarato ufficialmente che la costruzione sarà in montagna, l'ha spostata nel centro della borgata di Buu. Indignati per la falsità, alcune centinaia di abitanti del villaggio andarono incontro ai macchinari per la costruzione. Ci furono reparti speciali di polizia, cellulari, elicotteri e arrestati (vedi "Novaja gazeta" n. 98 del 06.09.10).
Per non litigare né con Deripaska, né con gli
abitanti di Buu, le autorità di Soči
hanno inventato una via d'uscita: invece di costruire un
nuovo punto di raccolta hanno ampliato quello vecchio, a Loo. Ai
rifiuti già esistenti si è aggiunto un sito per la conservazione
dell'immondizia in balle. Questo territorio è stato dato in affitto
alla "Tonnel'nyj otrjad-44". Nel frattempo nei villaggi
vicini sono iniziati degli smottamenti e insieme a questi anche
delle manifestazioni. E finora non si vede fine né alle
manifestazioni, né agli smottamenti.
A maggio di quest'anno, quando è divenuto chiaro
che la strategia "Zero rifiuti" era a rischio di mancata
esecuzione, i punti sopraelencati sono stati esclusi del Programma
di costruzione degli impianti olimpici. Il motivo ufficiale è che
secondo la Legge sull'autogoverno locale queste questioni devono
essere risolte dalla municipalità. Adesso nessuno dirà che gli
impianti olimpici sono rimasti indietro rispetto alla tabella di
marcia, perché non sono già più olimpici. E la cosa più
importante è che in caso di fallimento non chiederanno a Putin, ma
all'amministrazione di Soči.
Tra l'altro della raccolta e dell'utilizzo dei
rifiuti nella regione risponde ufficialmente l'amministrazione del
territorio. Ad Aprile il ministero dell'Ambiente ha dato 6 mesi alle
autorità del Kuban' [17] per
risolvere il problema dell'immondizia a Soči. E qui è stato
annunciato un nuovo progetto: risulta che l'immondizia di Soči
sarà caricata su convogli ferroviari. E poi attraverso
Tuapse sarà portata da qualche parte nel profondo della regione per
essere sepolta.
Ma sorge un nuovo problema. Se ci sarà più
spazzatura che vagoni, dove la conserveranno? Si ha notizia che
vogliono costruire un deposito provvisorio nella cava di Kamenskij.
Questa è posta nella zona di Adler, sopra una sorgente di acqua
dolce che alimenta il fiume Mzymta. E la Mzymta garantisce l'acqua
potabile a Soči.
La situazione si è surriscaldata: a maggio gli abitanti dei
villaggi circostanti hanno già tenuto alcune assemblee.
L'amministrazione di Soči
qui ha dichiarato che non si costruirà a Kamenskij. Allora
dove?
Ancora una domanda: che fare con i rifiuti degli
impianti olimpici? Vado nella bassura Imeretinskaja [18],
al cantiere degli impianti sportivi. Nei campi dove prima si
fermavano gli uccelli migratori è cresciuta una fabbrica di
asfalto. Per gli uccelli la Olimpstroj [19]
e l'amministrazione del Kuban' equipaggerebbero un parco
ornitologico. In realtà questo è un piccolo bacino, sulle rive del
quale i KamAZ [20]
scaricano immondizia edile. "Dai cantieri a Soči
si accumulano più di 600 mila tonnellate di rifiuti, –
dice il membro del Consiglio Urbanistico Sociale di Soči
Valerij Sučkov.
– Li scaricano dove capita".
"Zero rifiuti" non è neanche impianti e
punti di raccolta. E' un sistema di civiltà che oggi manca a Soči.
Prima la Russia ha deciso di accogliere l'Olimpiade-2014 e solo poi
si è messa a pensare come fare.
Ufficio stampa della corporazione statale "Olimpstroj":
– La corporazione statale Olimpstroj per la prima
volta nella storia del settore edile nazionale ha iniziato la
procedura di certificazione di una serie di edifici e attrezzature
secondo lo standard verde internazionale BREEAM [21].
10 impianti olimpici passano la certificazione. Inoltre tutti gli
edifici e le attrezzature che vengono erette secondo il programma
olimpico a Soči
devono corrispondere al primo standard "verde" corporativo
russo elaborato dalla corporazione statale Olimpstroj. Questo tiene
conto delle particolarità della legislazione russa e corrisponde ai
migliori analoghi internazionali.
Allo Stadio Centrale del Parco Olimpico saranno
ridotte al minimo le spese per le risorse elettriche e le forniture
d'acqua. L'acqua piovana e quella di scioglimento della neve dei
tetti e quella dei canali di drenaggio saranno utilizzati per il
lavaggio dei mezzi di trasporto e per l'innaffiatura dei prati.
Soluzioni "verdi" uniche si applicano al Grande Palazzo
del Ghiaccio per lo hockey su ghiaccio. I complessi vetri a cupola
dell'edificio sono fatti di vetro multifunzionale, che garantisce il
risparmio di calore e la difesa dalla luce.
Nuove attrezzature di pulizia, costruite per ordine
della corporazione statale Olimpstroj raccolgono le acque di scolo
della zona di Adler. Nel lavoro è in funzione un complesso unico di
prim'ordine per la raccolta, la pulizia e lo scarico delle acque di
scolo da 50 mila metri cubi al giorno.
Per l'Olimpiade-2014 a Soči
dovranno comparire i parcheggi auto "verdi". Da
copertura degli eco-parcheggi non fungerà l'asfalto tradizionale,
ma reti a prato di plastica, che vengono poste sul terreno e
seminate ad erba.
Evgenij Titov, "Novaja gazeta", http://www.novayagazeta.ru/economy/53209.html (traduzione e note di Matteo Mazzoni)
[1]
Un miliardo di rubli sono circa 24 milioni di euro.
[2]
Quartiere rivierasco di Soči.
[3]
Governo Sociale Territoriale.
[4]
La suddivisione amministrativa in cui si trova la borgata di
Kudepsta.
[5]
Istituzione che dovrebbe rappresentare la società civile.
[6]
"TermoĖlektroStancija
(Centrale Elettrica) di Kudepsta – GasEnergiaCostruzioni".
[7]
“Consorzio per la Fornitura Elettrica Esterna”.
[8]
Quasi 551,5 milioni di euro.
[9]
Zuppa di barbabietole ucraino-russa.
[10]
Borgata rivierasca nella zona settentrionale di Soči.
[11]
Nome colloquiale di San Pietroburgo.
[12]
Città a nord di Soči.
[13]
Borgata della zona centrale di Soči.
[14]
Microquartiere nel quartiere Chostinskij (vedi nota 2).
[15]
"Reparto 44 del Tunnel".
[16]
Oleg Vladimirovič Deripaska, magnate dell'alluminio vicino a Putin.
[17]
Fiume che da il nome alla regione storica di cui fa parte anche Soči.
[18]
Pianura della zona di Adler (vedi nota 12).
[19]
"Costruzione Olimpica", ente statale per la costruzione
degli impianti olimpici.
[20]
Camion della KAMskij Avtomobil'nyj Zavod (Fabbrica di
Automobili della Kama – fiume della Russia centrale).
[21]
Enviromental Assessment Method (Metodo di Valutazione Ambientali) del
BRE (Buliding Research Establishment – Ente per la Ricerca sugli
Edifici, ente britannico un tempo pubblico, ora sostenuto dalle
imprese edili).
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23 giugno 2012
Nel 1941 Hitler battè semplicemente Stalin sul tempo?
A quale guerra si preparava Stalin?
E' evidente che la guida dei popoli voleva attaccare la Germania, ma il 22 giugno 1941 distrusse i suoi piani
22.06.2012
Andrej ZUBOV, direttore della rubrica, dottore in Scienze Storiche, professore dello MGIMO [1], readattore responsabile del libro in due volumi "Storia della Russia. ХХ secolo»:
– Il giorno nero del calendario, il 22 giugno 1941, domenica, l'inizio della guerra che ha mietuto quasi trenta milioni di vite della nostra gente. Giorno di lutto per sempre, finché esisterà la Russia.
Ma cosa accadde quel giorno – un perfido attacco di un alleato e amico provato o un colpo preventivo forzato con gli occhi socchiusi per il terrore, che prometteva una guerra su due fronti in cui la Germania non avrebbe mai vinto e neanche aveva chances di vincere?
Chi è il colpevole della guerra più terribile della nostra storia ? Hitler? Stalin? Entrambi i dittatori, che giocavano alla politica come i ladri giocano a carte per la vita?
Su questo riflette lo storico pietroburghese Kirill Aleksandrov.
Una perfidia senza esempi nella
storia dei popoli civili.
Dall'intervento alla radio del 22 giugno 1941 di V.M. Molotov
Dall'intervento alla radio del 22 giugno 1941 di V.M. Molotov
Per lungo tempo nei manuali di storia sovietici, spiegando la disfatta dell'Armata Rossa nei primi mesi di guerra, si raccontava il mito della sconfinata fiducia di Stalin nei "maledetti amici" di Berlino dopo il patto di Mosca del 1939. Tuttavia il pensionato Vjačeslav Molotov respingeva decisamente i giudizi sull'ingenuità della guida. "Stalin credette a Hitler? – si indignava Molotov. – Neanche di tutti i suoi si fidava!"
Per la comprensione degli scopi a lungo termine della politica estera sovietica negli anni 1939-1941 e dei piani staliniani nei mesi precedenti la guerra non mancano fonti. Negli ultimi vent'anni solo i documenti importanti sono stati pubblicati integralmente, altri sono stati pubblicati, ma non del tutto e sull'esistenza di altri possiamo solo fare ipotesi – fino ad oggi sono nascosti negli archivi con timbri di segretezza.
Una cosa è del tutto chiara – nel periodo dal 1 gennaio 1939 al 21 giugno 1941 le Forze Armate dell'Unione Sovietica crebbero in modo significativo: per personale – da 2,4 a 5,7 milioni di persone, per numero di divisioni – da 131 a 316, per numero di cannoni e lanciamine – da 55800 a 117600, per numero di carri armati – da 21100 a 25700, per numero di aerei da guerra - da 7700 a 18700. Tale crescita di armamento in tredici mesi testimonia con evidenza che Stalin, con uno scopo e senza stare con le mani in mano, si preparava alla guerra.
Ma a quale guerra – difensiva o offensiva? Non lo sappiamo con precisione. Tra l'altro, quando si vuole spingere il nemico a rinunciare all'aggressione, gli si mostra la forza del potenziale contraccolpo. La forza si nasconde quando si vuole colpire noi stessi. Il 3 agosto 1941, durante la visita al quartier generale del gruppo dell'esercito "Centro" a Borisovo [2] disse cupamente: "Se avessi saputo che Stalin aveva tanti carri armati, non avrei affatto attaccato l'Unione Sovietica".
Il discorso segreto di Stalin
Gli storici discutono se il patto Molotov-Ribbentrop abbia creato le condizioni favorevoli per lo scatenamento della "Seconda Guerra Imperialista" in Europa. In questo senso acquista un particolare significato la polemica sul cosiddetto discorso di Stalin del 19 agosto 1939, in cui il leader sovietico avrebbe spiegato ai propri compagni del Politbjuro le utili ragioni del futuro accordo sovietico-germanico. Il patto, secondo Stalin, avrebbe convinto Hitler della neutralità dell'URSS e in seguito avrebbe condotto a un prolungato scontro armato tra la Germania nazista e il blocco anglo-francese. In seguito a questa lotta sanguinosa si sarebbero inevitabilmente aperte prospettive per la sovietizzazione di un'Europa devastata e indebolita:"La questione della pace e della guerra entra in una fase critica per noi, – avrebbe spiegato Stalin. – Se concluderemo un accordo di aiuto reciproco con Francia e Gran Bretagna, la Germania rinuncerà alla Polonia e si metterà a cercare un modus vivendi con le potenze occidentali. La guerra sarà scongiurata, ma in seguito i fatti potranno assumere un carattere pericoloso per l'URSS. Se accetteremo la proposta della Germania, questa certamente attaccherà la Polonia e l'intervento di Inghilterra e Francia diverrà inevitabile (…) [allora] potremo sperare in un nostro proficuo ingresso in guerra. L'esperienza degli ultimi 20 anni mostra che in tempo di pace è impossibile avere in Europa un movimento comunista forte al punto di prendere il potere. La dittatura del partito diverrà possibile solo in conseguenza di una grande guerra. Faremo la nostra scelta ed è chiara. Dobbiamo accettare la proposta tedesca e rimandare gentilmente indietro la missione anglo-francese. La prima priorità che trarremo sarà l'annientamento della Polonia (…). E' negli interessi dell'URSS che infuri la guerra tra il Reich e il blocco capitalista anglo-francese (…e) che duri più a lungo possibile allo scopo di esaurire le due parti".
Gli oppositori affermano che il famigerato "discorso di Stalin" del 19 agosto 1939 in realtà non ci fu e che il suo noto riassunto, indipendentemente dalla variabilità delle redazioni e delle traduzioni esistenti, non è niente di più che il frutto di illazioni giornalistiche. E l'inflessibile decisione di Hitler di attaccare la Polonia non sarebbe in alcun modo dipesa dal patto di Mosca.
Qui, a dire il vero, sorge la lecita domanda sul perché allora Berlino avrebbe cercato così insistentemente di ottenere il ricevimento del ministro degli Esteri tedesco Joachim Ribbentrop a Mosca proprio prima dell'inizio dell'invasione della Polonia da parte della Wehrmacht. "Il tempo non aspetta, affretta, – si riferiva nel memorandum del 15 agosto da Berlino per Molotov. – E' auspicabile che gli avvenimenti non ci superino e che non siamo messi davanti al fatto compiuto". Il 17 agosto l'ambasciatore tedesco in URSS Werner von der Schulenburg riferì a Molotov che il "centro di gravità" del nuovo accordo sovietico-germanico sarebbe consistito non nello stesso patto di non aggressione, ma in un protocollo segreto. Perciò era "auspicabile ricevere dal governo sovietico almeno una bozza di protocollo". Molotov rispose che il contenuto del protocollo andava discusso accuratamente.
A nostro parere, il fatale discorso di Stalin, in cui questi definì precisamente il cambiamento decisivo di corso – dall'evasiva ricerca di un compromesso con le democrazie occidentale alla conclusione di un duro accordo con la Germania nazista – fu comunque pronunciato dal leader sovietico il 19 agosto 1939. Da prova indiretta può servire il telegramma n. 189 di Schulenburg, inviato da Mosca a Berlino il 19 agosto con il resoconto degli avvenimenti di quel giorno importante.
Due diversi Molotov
Il 19 agosto Schulenburg si vide due volte con Molotov. La prima volta conversarono tra le 14 e le 15. L'ambasciatore germanico si scusò per l'insistenza con la quale cercava di ottenere l'incontro. Sapeva di cosa parlava: la preparazione all'attacco alla Polonia era entrata nell'ultima fase ("Il tempo non aspetta"). Il commissario del popolo sovietico rispose al diplomatico tedesco con senso dell'umorismo: "Quando il caso lo richiede, non bisogna rimandare". Molotov non nascose di essere pronto al dialogo, ma rifiutò decisamente "di determinare anche solo approssimativamente il momento del viaggio" di Ribbentrop a Mosca, rimandando alla nebulosa indispensabilità di preparare accuratamente una visita così importante. Particolare attenzione dedicò di nuovo Molotov al protocollo segreto complementare, che, a quanto riferiva Schulenburg, la parte sovietica vedeva come parte sostanziale del futuro patto. Su questo i diplomatici si separarono.Si formò l'impressione che Molotov la tirasse per le lunghe come prima, in quanto si conservava l'indeterminatezza nella scelta tra Berlino e Parigi. Stalin continuava ad oscillare tra "pro" e "contro". Tale situazione, a giudicare il contenuto dei dispacci diplomatici tedeschi, innervosiva molto Hitler – la cosa più probabile è che davvero non ritenesse possibile dare l'ordine di invadere la Polonia in uno stato di non chiarezza ad Est.
Tuttavia verso le 15.30 Molotov chiese inaspettatamente a Schulenburg di andare di nuovo al Cremlino. Questi si incontrarono un'ora dopo. Stavolta il capo del governo dell'URSS e commissario del popolo per gli Affari Esteri si comportò in un altro modo. Riferì al diplomatico germanico che nel tempo che era passato aveva fatto rapporto al governo sovietico, ricevendo l'indicazione di trasmettere a Schulenburg un progetto di patto di non aggressione. Per la prima volta si indicava anche la possibile data di arrivo di Ribbentrop a Mosca: il 26 o il 27 agosto. Schulenburg nel telegramma n. 189 notò: "Molotov non mi ha spiegato i motivi del netto cambiamento della sua posizione. Suppongo che si sia immischiato Stalin". E con la sua supposizione è difficile non concordare.
In tal modo, dal telegramma n. 189 di Schulenburg consegue che al Cremlino tra le 15.00 e le 15.30 del 19 agosto si svolse una qualche importante riunione politica, i cui partecipanti discussero lo sviluppo delle relazioni sovietico-germaniche. Dopo la riunione, grazie alla decisione di Stalin, come pensò l'autore del telegramma, la posizione di Molotov divenne inaspettatamente più favorevole alla conclusione del patto lungamente atteso nei tempi più brevi. Il 21 agosto la data della visita di Ribbentrop fu finalmente stabilita per il 23 agosto.
Il 22 agosto alla riunione dei più alti generali a Obersalzberg Hitler dichiarò con soddisfazione ai rappresentanti dell'élite militare del Reich: "Adesso che ho fatto le indispensabili preparazioni diplomatiche, la strada è aperta per i soldati". Il cancelliere del Reich raccontò agli ascoltatori il significato benefico dell'avvicinamento sovietico-germanico per la distruzione della coalizione anti-germanica e la conduzione di una guerra vittoriosa contro la Polonia. Più di trent'anni dopo Molotov, ricordando i drammatici avvenimenti di agosto, pronunciò con tono edificante una frase notevole per la sua veridicità: "Hitler non ha mai capito i marxisti".
Peraltro il summenzionato discorso del Führer a Oberslazberg smentisce del tutto la versione della scuola storica stalinista sul fatto che il patto di Mosca avrebbe permesso di ritardare di due anni l'attacco hitleriano all'Unione Sovietica. Nell'estate 1939 Hitler non aveva né forze, né risorse, né piani, né una frontiera comune per una guerra di grandi dimensioni all'URSS in un così enorme teatro di azioni militari.
Il 31 agosto 1939 alla seduta straordinaria del Soviet Supremo Molotov intervenne con un rapporto programmatico. Su Hitler non disse una parola, ma salutò "lo sviluppo e la fioritura dell'amicizia tra i popoli dell'Unione Sovietica e il popolo tedesco". Il commissario del popolo definì i politici dei paesi liberali dell'Occidente "incendiari di guerra che hanno colmato la misura", che richiedono "che l'URSS entri obbligatoriamente in guerra dalla parte dell'Inghilterra contro la Germania". In conclusione il relatore sottolineò: "L'accordo di non aggressione sovietico-germanico significa il ritorno allo sviluppo dell'Europa". Il giorno dopo il ritorno avvenne davvero.
La preparazione alla guerra offensiva
Il 7 settembre in un colloquio con i leader del Komintern Stalin precisò le parole del proprio compagno più vicino: "La guerra è tra due gruppi di paesi capitalisti per la spartizione del mondo, per la signoria sul mondo! Noi non siamo contrari, che si azzuffino ben bene e si indeboliscano a vicenda". Secondo la guida, bisognava "spingere una parte contro l'altra, perché [queste] si facciano meglio a pezzi". "Lo stato polacco in precedenza era uno stato naz(ionale). Perciò i rivoluzionari lo difesero dalla divisione e dall'asservimento. Adesso è uno stato fascista, opprime ucraini, bielorussi, ecc.. L'annientamento di questo stato nelle attuali condizioni significherebbe uno stato fascista e borghese in meno! Che ci sarebbe di male, se in conseguenza della disfatta della Polonia diffondessimo il sistema socialista su nuovi territori e una nuova popolazione?... Bisogna dire alla classe operaia – la guerra è per la signoria sul mondo". (Appunto in russo di G. Dimitrov [3] scritto a memoria dopo l'incontro nel suo diario. RGASPI [4]. Fondo 146. Elenco 2. Caso 5. Fogli 54-56.)Tutti questi enunciati corrispondono pienamente al senso e allo sprito degli avvenimenti del 19 agosto 1939. Così si sono tratteggiati i contorni della guerra, che pianificò e intese in prospettiva condurre Stalin, ma che si rivelò del tutto diversa.
In conseguenza della realizzazione del patto di Mosca del 1939 sorse una frontiera comune tra l'URSS e il Reich. Per un'operazione offensiva vittoriosa si richiedeva la repentinità, l'utilizzo decisivo delle unità di carristi e dell'Aeronautica Militare per tutta la profondità della difesa del nemico, l'uso massiccio di truppe paracadutate, l'accurato mascheramento delle proprie intenzioni allo stadio preparatorio, la schiacciante superiorità delle forze sul nemico preso di sorpresa. La variante in cui il nemico cerca per primo di dare un colpo distruttivo al Cremlino non era neanche esaminata.
Il 14 ottobre 1940 Stalin finalmente approvò le "Considerazioni sulle basi dello svolgimento", il documento sulla cui base fu attuata tutta la pianificazione militare fino al 22 giugno 1941. Il più forte contingente di truppe si dispiegò nel Distretto Militare Speciale di Kiev. La variante di turno, preparata per l'11 marzo 1941, delle "Considerazioni" prevedeva che il colpo principale venisse sferrato in direzione Sud-Ovest. Nel 1973 il maresciallo Ivan Konev, nominato nel gennaio 1941 comandante del distretto militare del Caucaso del Nord, ricordò come lo accolse il commissario del popolo per la Difesa, il maresciallo Semën Timošenko al momento di entrare in carica: "Disse: "Contiamo su di Lei. Rappresenterà un gruppo di truppe d'assalto nel caso che sia indispensabile sferrare un colpo". Il 15 marzo 1941 Timošenko ordinò di fornire le truppe entro il 1 maggio di medaglioni "da morti" con i foglietti personali di registrazione come richiesto in tempo di guerra.
Lo stesso giorno il comandante delle truppe del Distretto Militare Speciale Occidentale, il generale di corpo d'armata Dmitrij Pavlov firmò la direttiva n. 008130 (il numero nel documento è inscritto a mano), indirizzata ai consigli militari delle armate, ai commissariati militari regionali, ai comandanti delle unità e dei reparti del Distretto Militare Speciale Occidentale. Questo ordinava, rinviando al piano di mobilitazione del 1941, di "mettere i reparti e le istituzioni del distretto in piena preparazione alla mobilitazione" entro il 15 giugno (la sottolineatura è nel 1° esemplare dattiloscritto della direttiva). Per il completamento dei reparti e delle istituzioni si prescriveva di utilizzare tutti i presenti a livello di età dell'organico iniziale della riserva, ad esclusione delle persone che godevano di rinvii della chiamata alla mobilitazione. In tal modo la mobilitazione non era ancora dichiarata, ma in tempo di pace si richiamavano tutti i comandanti della riserva, ad esclusione di chi aveva un incarico. Le persone di istruzione media e alta che avevano svolto servizio effettivo nelle truppe restavano nelle cariche di comandanti di plotone. Ai comandanti militari regionali toccava produrre la registrazione degli obbligati alla leva con un'aggiunta del dieci per cento per le necessità di mobilitazione. Come data di presentazione del rapporto sulla preparazione alla mobilitazione delle truppe del distretto era designato il 18 giugno. Probabilmente firmarono direttive analoghe anche i comandanti delle truppe dei restanti distretti di frontiera.
Nell'aprile 1941 nei distretti militari occidentali iniziò la concentrazione di 247 divisioni sovietiche, che costituivano oltre l'80% delle forze presenti dell'Armata Rossa. Il 5 maggio al Cremlino ebbe luogo il famoso banchetto per la promozione dei comandanti che avevano passato il riaddestramento presso l'accademia Frunze. Al banchetto erano presenti circa duemila persone. Tra gli invitati c'era l'istruttore dell'Accademia dello stato maggiore, il comandante di brigata Vasilij Malyškin, comandante di quadro dell'Armata Rossa, liberato dal carcere nel 1939 durante la "liberalizzazione di Berija".
Nel pieno della tavolata uno degli ospiti propose un brindisi alla politica pacifica di Stalin. Tuttavia Stalin obiettò inaspettatamente e Malyškin registrò le tesi fondamentali del suo intervento non programmato: "L'affermazionde che il governo sovietico ha attuato con successo una politica di pace è corretta, tuttavia ora è intempestivo sottolineare la politica di pace del governo sovietico. Ciò significa orientare scorrettamente il popolo e indirizzare il suo pensiero su un percorso che non corrisponde all'attuale tappa di sviluppo. E' giunto il tempo di spiegare al popolo che il periodo della politica di pace è passato. E' necessario preparare il popolo al pensiero dell'indispensabilità della guerra, tra l'altro una guerra offensiva. Gli scopi ulteriori dell'Unione Sovietica potranno essere raggiunti solo con l'uso delle armi".
Tra l'altro lo spostamento e l'accumulo massicco di truppe nell'Ovest dell'URSS continuava. A maggio-inizio giugno 1941 sotto forma di "Grandi Periodi di Esercitazioni" nell'esercito furono chiamate segretamente 805 mila persone: il 24% dell'organico mobilitabile in tempo di guerra. A metà maggio 1941 al Quartier Generale della RKKA [5] fu steso l'ultima rielaborata variante del piano operativo che prevedeva nella direzione sud-occidentale (principale) la sconfitta del nemico a est della Vistola e la conquista di Cracovia. Il concentramento di truppe procedeva secondo il piano, ma le date e i periodi del passaggio alle azioni operative restano tuttora ignoti.
"A Hitler non restava nulla da fare tranne attaccarci"
Il pensionato Molotov, raccontando gli ultimi mesi del 1941 prima della guerra, nei colloqui privati si limitava a semi-ammissioni, che allo stesso tempo erano molto significative: "Un errore fu commesso, ma direi di carattere secondario, perché temevamo di imporci la guerra"; "A Hitler non restava nulla da fare tranne attaccarci, anche se la guerra con l'Inghilterra non era finita, ma non l'avrebbe mai finita – prova a finire una guerra con l'Inghilterra!"Certo, Molotov aveva idea delle opinioni geopolitiche di Hitler esposte nel "Mein Kampf". Ma l'ex commissario del popolo per gli Affari Esteri legava l'attacco della Germania all'Unione Sovietica nell'estate 1941 non tanto agli orientamenti ideologici dei nazisti, quanto a qualche altro motivo su cui preferiva non diffondersi troppo.
Il 24 maggio 1941 al Cremlino Stalin tenne una riunione politico-militare allargata e senza precedenti per rappresentanza. Ad essa parteciparono Molotov, Timošenko, il capo di Stato Maggiore dell'Armata Rossa, il generale di corpo d'armata Georgij Žukov, i comandanti delle truppe dei cinque distretti occidentali, i membri dei consigli militari e i comandanti dell'aviazione e anche il capo della Direzione Operativa dello Stato Maggiore, il generale di brigata Nikolaj Vatutin e il capo della Direzione Centrale dell'Aeronanutica Militare della RKKA, il generale di brigata dell'aviazione Pavel Žigarev. Finora, a parte lo stesso fatto dello svolgimento della riunione, non è noto alcun dettaglio di essa.
Il 4 giugno il Politbjuro prese la decisione di formare entro il 1 luglio la 238.a divisione, "completata di organico di nazionalità polacca e di persone che conoscono la lingua polacca". La stessa formazione nazionale, solo finlandese, fu creata per l'utilizzo nell'organico dell'Armata Rossa nell'autunno 1939, alla vigilia della guerra sovietico-finlandese.
Peraltro i sostenitori della classica versione sulla "politica pacifica di Stalin" affermano che in nessun archivio sono stati trovati documenti che indicheebbero la decisione politica di Stalin di iniziare azioni di guerra contro la Germania. Tuttavia anche l'attacco dell'Unione Sovietica alla Finlandia il 30 novembre 1939 ebbe luogo senza alcuna decisione scritta sull'inizio della guerra un giorno e a un ora indicati.
"Decisione politica" poteva diventare un ordine immediato di aprire il fuoco e passare la frontiera per raggiungere il momento di piena preparazione. Ma senza misure preparatorie all'ora "x", come nel caso della Finlandia, non poteva andare bene.
Il 19 giugno 1941 seguì l'ordine di Timošenko per la creazione di direzioni di fronte nelle basi dei quartier generali dei distretti militari occidentali. Di fatto ciò significava la preparazione all'apertura di azioni di guerra nei tempi più brevi perché le direzioni di fronte si creano per la guerra. Ecco uno di quei documenti, giunto da Mosca il 19 giugno 1941 a nome del comandante del Distretto Militare Speciale del Baltico, il generale di divisione Fëdor Kuznecov – dalla collezione di microfilm del generale di divisione Dmitrij Volkogonov, conservata nell'archivio Hoover dell'università di Stanford a Palo Alto (l'ortografia è conservata).
"Cifrato n. 5439, 5440
Inviato il 19.6.41 в 4.00 Ricevuto il 19.6.41 alle 4.20
Giunto alla ŠO [6] del distretto il 19.6.41 alle 4.25
CONSEGNARE IMMEDIATAMENTE
AL COMANDANTE DELLE TRUPPE PRIBOVO [7] P E R S O N A L M E N T E
AL COMANDANTE DELLE TRUPPE PRIBOVO [7] P E R S O N A L M E N T E
IL COMMISSARRIO DEL POPOLO PER LA
DIFESA ORDINA DI DISTACCARE LA DIREZIONE DI FRONTE E ENTRO IL 23
GIUGNO 1941 SPOSTARLA AL KP [8]
PONEVEŽ
[9], ORGANIZZANDO
ACCURATAMENTE LA DIREZIONE DELLE TRUPPE.
Riga lasciare sottposta A LEI La
Direzione del Distretto in capo al Suo vice.
Telegrafate l'esecuzione.
Tenere distacco e trasferimento
della Direzione del Fronte nel più rigido segreto, avvertire di ciò
l'organico del quartier generale del distretto.
N. 560/ZNGŠ
[10] Ž
U K O V
Decifrato ore 04 40 min. "19"
giugno 1941".
Sul modulo ci sono sottolineature del testo e note scritte a mano. Ma a chi appartengano va ancora spiegato. In tal modo, è indispensabile archiviare la versione secondo cui Stalin e la leadership politico-militare sovietica non si preparavano alla guerra.
"Eravamo pronti! – si scaldava il pensionato Molotov, rispondendo agli appunti sull'impreparazione. – Come si può dire che non lo eravamo?» Lo eravamo, certo. Ci preparavamo. Solo a cosa?...
Kirill ALEKSANDROV
"Novaja gazeta", http://www.novayagazeta.ru/society/53187.html (traduzione e note di Matteo Mazzoni)
[1]
Moskovskij
Gosudarstvennyj Institut Meždunarodnych Otnošenij
(Istituto Statale per le Relazioni Internazionali di Mosca).
[2]
Città della regione di Leningrado.
[3]
Georgi Mihailov Dimitrov, politico comunista bulgaro.
[4]
Rossijskij
Gosudarstvennyj Archiv Social'no-Političeskoj Istorii
(Archivio Statale Russo di Storia Socio-Politica).
[5]
Raboče-Krest'janskaja
Krasnaja Armija
(Armata Rossa degli Operai e dei Contadini), nome ufficiale completo
dell'esercito sovietivo.
[6]
Šifroval'noe
Otdelenie
(Sezione Cifrati).
[7]
Codice del fronte nord-occidentale.
[8]
Forse Kontrol'nyj
Punkt
(Punto di Controllo).
[9]
Nome russo prerivoluzionario di Panevėžys in Lituania.
[10]
Zamestitel'
Načal'nika General'nogo Štaba
(Vice-capo di Stato Maggiore).
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