Erostrato fu una persona influente?
Jurij Boldyrev sul riconoscimento al
presidente Putin come persona più influente al mondo
Come
ci hanno riferito con gioia e solennità, la rivista americana
"Forbes" ha riconosciuto il presidente del nostro paese
come la persona più influente al mondo. Più influente non solo del
presidente degli USA, ma perfino del leader della Cina. Il cuore si
riempie di orgoglio. Anche se "torbidi dubbi lacerano"
[1].
Per
esempio: può un paese con una popolazione di centoquaranta milioni
di persone essere più influente del paese vicino con una
popolazione di un miliardo e mezzo? Probabilmente, forse, ma solo se
un miliardo e mezzo vivacchiano e si degradano e i vicini
centoquaranta milioni si sviluppano precipitosamente. Applicato alla
Cina contemporanea e alla Russia contemporanea – è così? Ma se è
evidentemente il contrario, centoquaranta milioni si degradano e un
miliardo e mezzo si sviluppano, quale altro miracolo può rendere il
primo più influente del secondo?
D'accordo,
dimenticheremo la popolazione – parleremo solo ed esclusivamente
della qualità e delle tendenze dello sviluppo. Così forse un
leader (praticamente immutato nel corso di già quattordici anni) di
un paese, la qualità del cui PIL (la quota di produzione complessa
ad alto valore aggiunto nel volume generale del PIL) nel corso di
già un quarto di secolo si abbassa conseguentemente e continuamente
ed è calata già, in senso letterale, "sotto il battiscopa",
può anche davvero essere più influente dei leader di quei paesi
che intensificano precipitosamente questa qualità?
O
forse si tratta di qualche posizione di monopolio del paese? Cioè,
non siamo neppure tanto grandi per popolazione e siamo indietro
nello sviluppo industriale, però occupiamo una posizione così
particolare in qualcosa che senza di noi tutti gli altri sono
semplicemente nulla e non vanno da nessuna parte? Ma com'è noto,
tutti i tentativi della Gazprom di diventare l'insostituibile
fornitore di risorse energetiche che dette le sue condizioni a tutti
quelli che gli stanno intorno sono falliti. Il mondo che ci circonda
non intende vivere sotto un diktat non basato su altro che i
risultati dei nostri antenati, che si sono consolidati prima di noi
e hanno valorizzato un territorio tanto immenso. Risultati passati,
non rafforzati assolutamente in alcun modo nel nostro presente.
Per
non parlare già dell'elementare precarietà della situazione di un
simile monopolista perfino potenziale. Bisogna confermare
continuamente il proprio diritto a una qualche posizione di
monopolio con una forza elementare – la capacità di salvaguardare
e difendere questo diritto. Com'è noto, né il possesso del canale
di Panama, né il possesso del canale di Suez da parte di Panama ed
Egitto di per se, senza alcuno sviluppo, che gli permettesse di
dettare essi stessi le condizioni per l'uso di queste risorse da
parte degli altri, ha portato felicità e prosperità.
E
che forza abbiamo in questo senso? Oggi, dal punto di vista della
capacità di difendere la nostra posizione, supponiamo, ancora di
monopolio (che garantisce l'"influenza"), siamo più forti
di ieri? E domani saremo più forti di oggi? Qual è qui la
tendenza? E non è determinata da questa tendenza l'influenza dei
leader degli stati?
Quanto
alla tendenza, purtroppo, è del tutto evidente che c'è un degrado
inequivocabile. Sia scientifico-tecnologica, sia, conseguentemente,
militare. Così, allora, da dove viene l'"influenza" del
capitano della nostra nave, che sopporta un disastro relativamente
lento, ma non di meno continuo?
E'
vero che tutti i giudizi, come mi rimprovereranno i lettori più
moderni e avanzati, sono dalle "posizioni del XIX secolo",
cioè non tengono conto della cosiddetta "forza morbida".
In un tempo come nel moderno "mondo umano" la
pacificazione può giocare un ruolo non minore e spesso anche
maggiore della rozza forza, trovare un fondato riconoscimento
generale. Io stesso mi vergogno della mia rozzezza e della mia
arretratezza e mi riconosco anticipatamente in errore. Rischierò
solo di esprimere altri due dubbi.
E
secondo dubbio. L'influenza del nostro leader è determinata come
esclusivamente dai risultati dei successi di politica estera. Ma
supponiamo che gli stessi successi fossero presenti con una politica
principalmente diversa di sviluppo interno del nostro paese. Pensate
che in questo caso l'Occidente sarebbe incline a riconoscere il
leader del paese come il "più influente"?
Per
esempio, se invece della resa del paese al WTO fosse seguito un
rifiuto non equivoco di tale resa come minimo alle attuali
condizioni e tanto più in ordine unilaterale, senza alleati su un
unico spazio doganale (che la nostra leadership, in tal modo, ha
semplicemente consegnato in modo non equivoco all'Occidente)?
Se
invece di Nabiullina alla Banca Centrale avessero messo un
rappresentante del settore produttivo nazionale dell'economia, come
pure una figura analoga invece di Uljukaev al Ministero dello
Sviluppo Economico?
Se
invece della distruzione dell'Accademia Russa delle Scienze fosse
seguita la decisa cacciata degli iniziatori di tale tipo di
"riforma" da tutti gli incarichi di potere? Per non
parlare già del fatto che a capo della nuova "Agenzia"
(essenzialmente per l'amministrazione della Scienza!) avessero messo
effettivamente una persona della Grande Scienza e non esclusivamente
delle finanze?
Anche
se, ecco, alla fine ho capito perché l'hanno riconosciuto il "più
influente": come ci hanno riferito con pathos tutti i
principali mezzi di comunicazione di massa, il presidente ha
presieduto personalmente il consiglio presidenziale per la scienza!
Ecco cos'è, effettivamente, un passo decisivo, degno del
riconoscimento da parte della comunità internazionale, che,
evidentemente, come pure la maggior parte dei nostri lettori, non è
tanto penetrante e non è al corrente del fatto che anche in
precedenza lo stesso presidente presiedeva un consiglio analogo
presso il presidente.
Ma
se a capo del consiglio avessero messo, per esempio, il candidato al
premio Nobel Žores
Alferov (che non è stato inserito nel Consiglio) o il capo della
sezione Siberiana dell'Accademia Russa delle Scienza, l'accademico
Aleksandr Aseev (che pure non è stato inserito), se come
presidente del presidium del Consiglio avessero messo almeno il
presidente eletto dell'Accademia Russa delle Scienze Vladimir
Fortov e non lo stesso inaffondabile Fursenko [2]...
Se
tale paurosa e orribile "militarizzazione" del paese e del
suo bilancio, per cui sono così indignati tutti i nostri mezzi di
comunicazione di massa liberali, ma che per qualche motivo non è
fortemente ostacolata in questa forma dall'Occidente, fosse
consolidata non con la distruzione del potenziale scientifico e
tecnologico del paese, ma, al contrario, con il suo rafforzamento…
Se,
parallelamente all'innalzamento del management finanziario sopra la
Scienza, anche con i "poteri del proprietario" (cioè il
diritto consolidato giuridicamente di svendere a destra e a manca
tutto e tutti), non avessero messo anche nell'Estremo Oriente [3]
uno stimatore professionista (vedi la biografia del nuovo capo del
Ministero per lo Sviluppo dell'Estremo Oriente), è chiaro che prima
di una grande svendita la cosa più importante è valutare tutto
secondo il mercato…
In
generale, se si fosse condotta una politica non di resa del paese
(seppure al suono di slogan patriottici), ma di sviluppo nazionale,
pensate che allora, davanti agli altri pari, la rivista americana
"Forbes" avrebbe nominato il nostro leader persona
influente? O, al contrario, l'avrebbe nominato terribile dittatore
totalitario?
Peraltro,
senza mettersi a pensare alla coincidenza: in quale anno il nostro
attuale (di fatto, ripeto, già immutabile) leader fu chiamato
"persona dell'anno" dalla rivista americana "Time"?
Nel 2007 – per il "ritorno del paese nell'arena mondiale".
Fu dopo che, all'inizio di quell'anno, Putin designò
ministro della Difesa Serdjukov [4].
Che
dire, l'insieme dei "meriti" del nostro leader anche nel
2013 (ma sopra ho già aggiunto in questa lista anche le azioni del
2012, prima di tutto il WTO) impressiona anche noi.
[1]
Citazione del dramma "Ivan Vasil'evič" di Michail
Afanas'evič Bulgakov.
[2]
Andrej Aleksandrovič Fursenko, già ministro dell'Istruzione e
dell'Industria, con i titoli giusti, ma più uomo di apparato che di
scienza.
[3]
L'estremità orientale della Russia asiatica.
[4]
Anatolij Ėduardovič Serdjukov, politico di dubbie capacità, ora
caduto in disgrazia e alle prese con accuse di corruzione.
[5]
Jurij Jur'evič Boldyrev, fondatore con Grigorij Alekseevič
Javlinskij e Vladimir Petrovič Lukin del partito di orientamento
liberale "Jabloko" (Mela), il cui nome prende spunto dalle
iniziali dei fondatori.
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