In nome dell'Olimpiade di Soči
I casi degli oppositori Sergej
Udal'cov [1],
Leonid Razvozžaev
[2]
e Daniil Konstantinov [3]
sono stati rinviati alla procura
Non
sono riusciti tutti a stupirsi della clamorosa amnistia, grazie a
cui hanno iniziato a uscire in libertà, tra gli altri, gli imputati
del caso del 6 maggio [4]
che il potere ha di nuovo iniziato come consapevolmente a
danneggiare la propria reputazione. Come si può spiegare il rinvio
alla procura dei casi di Udal'cov e Razvozžaev,
come pure il caso di Daniil Konstantinov – con un
meschino spirito di vendetta o con il fatto che la giustizia non è
riuscita a ricevere dal potere le istruzioni riguardo ai noti
oppositori e nello smarrimento ha messo la faccenda “in pausa”?
La
versione più diffusa sull'improvvisa misericordia del potere si
formula semplicemente. L'ampia amnistia, che ha riguardato, tra gli
altri, le persone coinvolte nel caso del Pantano [5]
e la grazia a Chodorkovskij sono state causate dal desiderio
del Cremlino di correggere la propria immagine prima dell'Olimpiade
di Soči. Altrimenti i
capi delle principali potenze mondiali avrebbero potuto
semplicemente ignorare un progetto tanto importante per la Russia.
Forse per il capo del nostro stato era diventato del tutto scomodo
rispondere alle numerose domande riguardo al destino dei detenuti
politici. E neanche l'opinione dei semplici ospiti stranieri della
futura Olimpiade, per la maggior parte simpatizzanti con gli
oppositori della nostra patria, si può togliere dal conto.
Il
periodo in cui le autorità di fatto hanno rinviato i più clamorosi
processi agli oppositori conferma in parte la versione “olimpica”
dell'improvviso “disgelo”. A Udal'cov e Razvozžaev
sono state prolungate le misure restrittive fino al 6 febbraio (gli
arresti domiciliari e la detenzione agli arresti rispettivamente).
Anche Daniil Konstantinov resterà nel SIZO [6]
come minimo fino al 4 marzo. Nel frattempo l'Olimpiade-2014 si
concluderà il 23 febbraio.
Purtroppo
contare su una seria attenuazione della posizione dell'accusa è
difficile. Nonostante che la posizione degli inquirenti nel caso di
Udal'cov e Razvozžaev
sembri come minimo dubbia e che il caso di Daniil Konstantinov si
presenti apertamente falsificato, non c'è certezza di un verdetto
assolutorio. Rilasciando noti oppositori, le autorità saranno con
questo costrette ad ammettere che gli inquirenti hanno come minimo
commesso gravi errori. Come massimo toccherà punire chi ha
combinato entrambi gli scandalosi processi senza avere sufficienti
basi.
Il'ja
Konstantinov, padre di Daniil Konstantinov:
– Il
tribunale ha stabilito che l'indagine di fatto non è stato condotta
e che sulla base dei materiali che sono ora a disposizione non può
essere emessa una sentenza.
Io
ricorderei le parole del presidente all'ultima grande conferenza
stampa, dove a una domanda sul caso del pantano e sul caso di Daniil
Putin rispose che sono possibili errori investigativi e giudiziari,
che è necessario correggere e che è necessario farlo insieme alla
stampa e al pubblico. Mi sembra che Vladimir Putin abbia
risposto così anche alla domanda su Daniil postagli di recente
(all'incontro degli scrittori con il presidente alla fine di
novembre di quest'anno – nota del redattore) da Sergej Šargunov
[7]. E mi immagino
che ci sia un determinato legame tra l'odierna decisione del
tribunale e le parole del presidente.
Avrei
voglia di credere che non sia semplicemente una decisione
congiunturale legata all'Olimpiade. Ho voglia di credere che al
potere sia apparsa l'idea che il sistema investigativo-giudiziario
nella Russia contemporanea si trovi in uno stato orribile.
Nell'ambito delle forze dell'ordine ci sono troppi elementi corrotti
e apertamente criminali. Che, per dirla delicatamente, è necessario
riformarlo e, per dirla in modo più determinato, è necessario
ripulirlo e punire i criminali con le mostrine.
Ogni
pozzo ha un fondo. Mi sembra che il sistema
investigativo-giudiziario sia precipitato proprio sul fondo e che,
come si dice, bussi ancora più in basso. Più avanti c'è la fine,
più avanti c'è la catastrofe. Questo è già chiaro assolutamente
a tutti e questo orrore non può continuare all'infinito. E avrei
voglia di credere che anche la leadership politica della Russia si
rende conto di questo.
Sergej
Davidis, membro del consiglio dell'associazione per la difesa
dei diritti umani “Memorial”:
– Questi
casi sono del tutto diversi.
Il caso di Konstantinov è essenzialmente casuale. Non penso che
tutta la potenza del potere statale sia indirizzata a incarcerarlo.
Penso che sia andata semplicemente così per sfortuna: le ambizioni
degli agenti del centro "Ė"
(La Direzione centrale per la lotta all'estremismo del Ministero
degli Interni della Federazione Russa – n.d.r.) hanno fatto sì
che in piena assenza di qualsiasi base sia stato avviato un
procedimento penale clamorosamente falsificato. Non potevano già
più tornare indietro e l'hanno portato in tribunale.
Quando
si tratta di disordini di massa, è una questione di valutazioni.
Diciamo che non ci sono stati disordini e gli inquirenti e la
procura dicono: ci sono stati. Ma nel caso di Konstantinov si tratta
di un fatto: se la persona era sul luogo del delitto o non c'era.
Quando a tutti è chiaro che là non c'era, ha un alibi di ferro.
Tutta l'accusa è costruita sulle deposizioni di una persona che,
solo nel tempo che è durato questo procedimento penale, ha
compiuto
circa12 furti (il 22enne Aleksej
Sofronov
ha tre condanne e due condizionali per furti – n.d.r.). Ha
cambiato deposizioni di volta in volta e durante le indagini la sua
memoria si è sempre più chiarita.
Da
una parte qui si tratta forse dell'Olimpiade, della riluttanza del
giudice nel “passare alla storia”, dall'altra, e del tutto
comprensibilmente, del fatto che l'attenzione pubblica alla
persecuzione di Konstantinov non si spegnerà con l'emissione di una
sentenza di condanna – al contrario, diventerà un fortissimo
fattore di irritazione.
Per
quanto riguarda Udal'cov e Razvozžaev,
qui è esattamente il contrario: il potere ha il compito di
dimostrare con qualsiasi mezzo che tutti gli interventi contro di
esso sono stati ispirati da forze esterne. Semplicemente alla
vigilia dell'Olimpiade non vogliono che una sentenza di condanna
attiri l'attenzione su di loro. Razvozžaev
per tradizione è considerato "legato" a Udal'cov. E
perfino stando nel SIZO, è relativamente sicuro quanto a influenza
sull'opinione pubblica. Finché Udal'cov si trova agli arresti
domiciliari non crea flussi di informazione. Se stesse nel SIZO,
avrebbe la possibilità di tenere una corrispondenza, attirerebbe
simpatia verso di sé. E se l'oppositore fosse in libertà,
organizzerebbe proprio delle manifestazioni, scuotendo l'opinione
pubblica.
Spostarlo
"nella cassa lontana" [8]
fino alla fine dell'Olimpiade era l'unica cosa che il potere potesse
fare e l'ha fatta.
L'Olimpiade,
indubbiamente, è un potente fattore frenante per le nostre
autorità. E dopo la sua fine, probabilmente, ci si può aspettare
il rafforzamento delle repressioni.
Ivan Šipnigov, “Svobodnaja Pressa”, http://svpressa.ru/politic/article/79817/ (traduzione e note di Matteo Mazzoni)
[1]
Sergej Stanislavovič Udal'cov, leader dell'“Avanguardia della
Gioventù Rossa”.
[2]
Leonid Michajlovič Razvozžaev, membro del “Fronte di Sinistra”
sequestrato da agenti segreti russi a Kiev, dove stava per chiedere
asilo politico.
[3]
Daniil Il'ič Konstantinov, membro del movimento civico “Lega in
Difesa di Mosca”.
[4]
Il 6 maggio 2012, giorno in cui grandi manifestazioni contro il
regime di Putin furono represse e moltissimi oppositori furono
arrestati per poi essere detenuti e processati in modo arbitrario.
[5]
Nome colloquiale della repressione seguita alla manifestazione del 6
maggio 2012 (vedi nota 4) in piazza Bolotnaja – “del Pantano”,
che c'era un tempo – nel centro di Mosca.
[6]
Sledstvennyj IZOljator
(Isolatore di Custodia Cautelare).
[7]
Sergej Aleksandrovič Šargunov, giornalista e scrittore vicino
all'opposizione a Putin.
[8]
Modo di dire russo. Come dire “rimandandolo alle calende greche”.
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