“PER USO INTERNO”
Il veleno come mezzo per compiere esecuzioni extragiudziali
L’epoca degli avvelenamenti nei criminali anni ’90 cominciò con il banchiere Kivelidi[1], che morì dopo aver sollevato una cornetta telefonica cosparsa di sali di tallio[2] e con lui si concluse. Nonostante l’evidente successo (l’esecutore materiale fu catturato solo dopo 11 anni[3]), questo mezzo non si è rivelato troppo popolare nell’ambiente criminale.
Ma i primi sei anni del nuovo secolo ci hanno consegnato una lunga lista di vittime.
Nel 2003 è morto Jurij Ščekočichin[4]: i segni di avvelenamento erano evidenti. Nel 2004 Anna Politkovskaja fu avvelenata mentre si recava a Beslan, nella stessa Beslan furono somministrati di nascosto dei tranquillanti alla giornalista georgiana Nana Ležava. A San Pietroburgo fu avvelenato il conoscente di Vladimir Putin e amico del capo della guardia personale del presidente Roman Cepov. Nello stesso 2004 si è verificato il finora non chiarito avvelenamento dell’allora candidato alla presidenza dell’Ucraina Viktor Juščenko. Nel 2006 è stato avvelenato Aleksandr Litvinenko. Troppi casi per poter parlare di casualità.
Tra l’altro l’avvelenamento come mezzo per uccidere presuppone un contatto diretto dell’esecutore materiale non solo con la vittima (che praticamente sempre è indicata all’agente in linguaggio cifrato), ma anche con un veleno particolarmente pericoloso. Le organizzazioni che operano avvelenamenti devono assomigliarsi in un punto chiave: le persone da loro scelte come esecutori materiali devono temere i propri boss più di quanto temano il “cliente”. In tali organizzazioni devono esserci regole molto dure. E proprio questa è la condizione fondamentale e non certo i mezzi tecnici, la rete di agenti e le particolarità dei procedimenti operativi.
Di solito tali organizzazioni nascono sotto regimi dittatoriali o in paesi in guerra.
Non saremo angosciati dall’ombra del principale avvelenatore dell’NKVD[5], il professor Majranovskij[6], uscito di scena a metà degli anni ‘50. Perché per esempio a quel tempo l’avvelenamento come mezzo per eliminare il nemico era preso in considerazione anche dalla CIA – proprio così era stato pianificato di togliere di mezzo Fidel Castro. Semplicemente poi i veterani della Seconda Guerra Mondiale se ne andarono finalmente in pace e venne una nuova generazione con modi più gentili.
E perciò è significativo quali servizi segreti di quali paesi si siano messi in luce per gli avvelenamenti negli ultimi tempi. Nel 1997 nella capitale della Giordania, Amman, gli agenti segreti israeliani tentarono di avvelenare (versandogli veleno in un orecchio) Khaled Mashal, leader di Hamas. A dire il vero gli agenti furono catturati e perché fossero liberati Israele concordò di fornire un antidoto a Mashal. E nel 2002, dopo aver aperto una lettera avvelenata, morì il comandante dei mujaheddin arabi in Cecenia Khattab.
I servizi segreti israeliani sono diventati l’esempio principale per i colleghi russi fin dall’inizio della seconda guerra cecena[7] – basta ricordare quanto spesso i nostri čekisti[8] abbiano rammentato il Mossad dopo l’eliminazione di Jandarbiev[9] e Maschadov. E tra gli israeliani le regole sono dure: al di là della largamente reclamizzata storia del salvataggio dei propri agenti nel 1997 c’è un esempio più fresco, quando nel giugno 2006 per eliminare i due fratelli leader della “Jihad Islamica” Nidal e Mahmud Majzub il Mossad ha sacrificato un proprio uomo, che aveva lavorato per questa agenzia per 12 anni. L’agente – un ex poliziotto libanese – ha dato informazioni sulla macchina dei fratelli, che è stata fatta saltare in aria. L’agente fu individuato e catturato dopo qualche settimana. Queste sono cose possibili solo in un paese continuamente in guerra.
O in un paese con un regime dittatoriale. Così i servizi segreti iracheni avvelenavano per ordine di Saddam Hussein le persone scomode a lui vicine e gli oppositori. E i servizi segreti del Sudafrica, che avevano accumulato una ricca esperienza sul campo durante la guerra con l’UNITA[10], avvelenavano gli avversari del regime dell’apartheid utilizzando abiti imbevuti di fosfati organici.
Oggi anche in Russia si trovano troppe persone inclini a decisioni semplici e con una sufficiente esperienza sul campo. Troppo spesso negli ultimi tempi come unico metodo per raggiungere i propri scopi si è utilizzata l’eliminazione dell’avversario: tutti i servizi segreti presenti in Cecenia hanno i propri gruppi di liquidatori.
Questo è diventato talmente un luogo comune che dopo l’eliminazione di Abu Khavs[11] la scorsa domenica in Daghestan nessuno ha posto la domanda: perché non l’hanno preso vivo? Evidentemente i servizi segreti russi non avevano nulla da chiedere all’uomo che era stato mandato nel Caucaso settentrionale dallo stesso Abu Mus’ab аl-Zarqawi. E in effetti al-Zarqawi, ucciso nel giugno di quest’anno, era leader della cellula irachena di al-Qaida, che aveva rivendicato il rapimento e l’uccisone dei diplomatici russi in Iraq[12] e i loro corpi finora non sono stati restituiti ai russi.
Andrej SOLDATOV, osservatore della “Novaja Gazeta”;
Irina Borogan, Agentura.Ru[13]
Storie di avvelenamenti misteriosi
ROMAN CEPOV, ex ufficiale delle truppe interne del ministero degli Interni, imprenditore, direttore dell’agenzia di sicurezza “Baltic-Eksport”. Si è occupato della sicurezza delle famiglie di Anatolij Sobčak[14] e Vladimir Putin. E’ morto il 24 settembre 2004.
Causa della morte: avvelenamento. I medici hanno constatato un danno al midollo spinale, che si accompagna a sintomi evidenti di una malattia causata da sostanze radioattive.
Circostanze: Roman Cepov accusò malesseri due settimane prima della morte, ma i medici non poterono stilare una diagnosi precisa. I sintomi ricordavano quelli di una grave intossicazione alimentare. Fu portato in ospedale in gravi condizioni. I dati di una prima perizia mostrarono che nel sangue era presente una grande quantità di un medicinale utilizzato nella chemioterapia dei malati di forme tumorali del sangue (leucemia). Ma il defunto non soffriva di malattie oncologiche. Secondo i medici una dose mortale del preparato in forma liquida o in pastiglie sminuzzate avrebbe potuto essere introdotta nel cibo. Gli esperti sono discordi sul tipo di sostanza: isotopi radioattivi, un veleno sconosciuto, sali di metalli pesanti.
LEČE ISLAMOV (soprannominato Boroda[15]), ceceno, arrestato per aver fatto parte di formazioni armate illegali. Fu intermediario di affari riguardanti scambi di ostaggi o loro liberazione dietro pagamento di riscatti, era informato sui metodi di lavoro non pubblicizzati dei servizi segreti russi in Cecenia. E’ morto nell’infermeria di un carcere nell’autunno del 2004.
Causa della morte: avvelenamento da sostanze sconosciute.
Circostanze: prima del suo trasferimento in carcere tre rappresentanti dei servizi segreti si incontrarono con Islamov, gli proposero di collaborare con loro e gli offrirono tè e tartine. Questi rifiutò. Subito dopo questo incontro la salute del detenuto peggiorò improvvisamente e bruscamente. Tutto il suo corpo si infiammò, la sua pelle iniziò a screpolarsi e a staccarsi, la sua temperatura corporea si innalzò notevolmente, cominciò ad invecchiare a vista d’occhio, cominciarono a cadergli i capelli. In breve Leče Islamov morì.
VIKTOR JUŠČENKO, attuale presidente dell’Ucraina. Durante la campagna elettorale fu intrapreso un tentativo di avvelenare Juščenko con diossina altamente tossica[16].
Circostanza: nel giorno dell’avvelenamento (4-5 settembre 2004) Viktor Juščenko si trovava nella dacia dell’ex capo del Servizio di Sicurezza dell’Ucraina[17], dove stava incontrando gli agenti di questa istituzione. Dopo quell’incontro il futuro presidente avvertì un malessere e fu internato per cinque giorni in una clinica austriaca. La prima diagnosi dei medici fu “pancreatite acuta” con complicazioni causate da un avvelenamento da tossine. Furono trovate delle sostanze chimiche che non si trovano normalmente negli alimenti. In particolare un gruppo di medici americani trovò nel suo sangue diossina altamente tossica del tipo 2,3,7,8-TCDD (tetracloridbenzo-r-diossina). Questa sostanza, secondo la stampa estera, era stata sperimentata con successo già qualche anno fa in un laboratorio segreto russo.
KHATTAB, mercenario arabo.
Causa della morte: avvelenamento da sostanze sconosciute.
Circostanze: Per avvelenare Khattab l’ufficiale dell’FSB[18] M. si servì di un certo Ibragim Magomedov, un giovane di etnia àvara[19], nativo del villaggio di Gimra nella provincia di Uncukul’ nel Daghestan. Ibragim era un uomo di fiducia di Khattab e svolgeva per lui il ruolo di corriere. Si muoveva continuamente attraverso l’Azerbaijan e la Turchia per ricevere finanziamenti. Un agente dell’UFSB[20] della repubblica del Daghestan lo aiutava. La fiducia di Ibragim Magomedov nei confronti dell’ufficiale dell’FSB M. era tale, che quest’ultimo riuscì a riempire di una soluzione speciale una busta con un messaggio per Khattab dagli amici all’estero. Dopo aver letto questo messaggio personale Khattab morì nel giro di qualche giorno di una grave malattia.
NANA LEŽAVA, giornalista televisiva georgiana, fino a settembre 2006 corrispondente della televisione indipendente “Rustavi-2[21]”, autrice di una serie di duri reportage da Beslan durante il sequestro nella scuola.
Tipo di avvelenamento. Nell’organismo di Nana Ležava è stata riscontrata una tossina potenzialmente letale. Sono stati riscontrate danni al cervello ed evidenti lesioni neurologiche. Il veleno era una potente sostanza psicotropa che causa diffuse alterazioni del cervello. Secondo il referto degli esperti psichiatri queste sostanze appartengono al gruppo delle benzodiasepine e hanno un effetto ipnotico sull’uomo e ne riducono l’autocontrollo.
Circostanze: il 3 settembre 2004 Nana Ležava fu arrestata insieme all’operatore Levan Tetvadze. Ciò accadde dopo che questa aveva trasmesso la notizia che la prima esplosione nell’edificio della scuola si era verificata sul lato esterno della palestra (il che accusava in primo luogo i servizi segreti e а solo in secondo luogo i terroristi). Durante cinque giorni di permanenza nei carceri per la detenzione preliminare del ministero degli Interni e dell’FSB bevve un caffé offertole dagli inquirenti e perse conoscenza per 24 ore.
Prossimamente
L’anno scorso il collaboratore del deputato dell’LDPR[22] Valerij Belozër e il collaboratore dell’amministrazione del ministero degli Interni Ageev sono stati processati per truffa ai danni della dirigenza della Banca di investimento privato europea (Èpin-Bank[23]). A quanto risulta alla Procura Generale, avrebbero truffato ai banchieri 640.000 dollari e 46.000 euro. Belozër è stato condannato a sette anni di reclusione, Ageev a otto. Il procedimento giudiziario nei confronti di altri membri del gruppo criminale è stato separato, l’indagine va ancora avanti e perciò non si fanno commenti al riguardo.
Tuttavia, a quanto ci risulta, si tratta in parte di un caso di avvelenamento. I fatti si sono sviluppati in questo modo: i banchieri hanno acconsentito a diventare testimoni dell’accusa nel processo a Belozër e Ageev. Dopo qualche tempo uno dei dirigenti della banca si è sentito male. E dopo di lui hanno portato in ospedale anche alcuni agenti del gruppo investigativo dell’FSB, che avevano bevuto un tè nel loro ufficio. Per fortuna nessuno è morto. Ma è stato riscontrato un grave avvelenamento. Alla Èpin-Bank non confermano né smentiscono queste informazioni.
Leggete al proposito nei prossimi numeri
“Novaja Gazeta” n. 91, http://2006.novayagazeta.ru/nomer/2006/91n/n91n-s00.shtml
30.11.2006
[1] Ivan Charlampievič Kivelidi, banchiere russo di origine greca, che fu presidente della “Tavola Rotonda del Business Russo”.
[2] Metallo tossico e cancerogeno, un tempo usato come componente di topicidi.
[3] Cioè quest’anno. L’omicidio risale al 1995.
[4] Jurij Petrovič Ščekočichin, giornalista investigativo, scrittore e uomo politico russo.
[5] Narodnyj Komitet Vnutrennich Del (Comitato del Popolo per gli Affari Interni), la polizia politica di Stalin.
[6] Grigorij Moiseevič Majranovskij, medico che operava nei servizi segreti di Stalin, caduto in disgrazia e imprigionato nel 1951 (e non “a metà degli anni ‘50”) – forse anche perché ebreo.
[7] Quella iniziata da Putin nel 1999 e di fatto ancora in corso (la prima fu condotta da El’cin negli anni 1994-1996).
[8] Čekisti erano chiamati i membri della prima polizia politica sovietica, la ČK (che si legge čeka), cioè la Črezvyčajnaja Komissija po bor’be s kontrrevoljuciej i sabotažem, “Commissione Straordinaria per la lotta contro la controrivoluzione e il sabotaggio” e per estensione sono chiamati così gli agenti segreti.
[9] Zelimchan Abdumuslimovič Jandarbiev, presidente dell’autoproclamata repubblica di Cecenia dal 1996 al 1997, ucciso con una bomba in Qatar, dove si era rifugiato.
[10] União Nacional para a Independência Total de Angola (Unione Nazionale per la Totale Indipendenza dell’Angola), movimento indipendentista angolano, poi impegnato nella guerra civile contro i governi comunisti.
[11] Guerrigliero giordano, emissario di Al-Qaida in Cecenia.
[12] Fëdor Pavlovič Zajcev, collaboratore dell’ambasciatore russo in Iraq, Rinat Nailevič Agliulin, cuoco (ma forse agente segreto) dell’ambasciata, Anatolij Nikolaevič Smirnov, autista, Oleg Evgen’evič Fedoseev, guardia del corpo.
[13] Centro di studi russo sull’operato dei servizi segreti.
[14] Anatolij Aleksandrovič Sobčak, ex sindaco di San Pietroburgo, figura di spicco dell’epoca della perestrojka e sostenitore di Putin, morto misteriosamente nel 2000.
[15] Barba.
[16] Sic.
[17] Cioè dei servizi segreti.
[18] Federal’naja Služba Bezopasnosti (Servizio di Sicurezza Federale), i servizi segreti russi.
[19] Popolo minoritario del Caucaso.
[20] Upravlenie Federal’noj Služby Besopasnosti (Sezione del Servizio di Sicurezza Federale).
[21] Televisione privata georgiana con sede nella città di Rustavi, presso Tbilisi.
[22] Liberal’no-Demokratičeskaja Partija Rossii (Partito Liberal-Democratico di Russia), partito nazionalista guidato da V.V. Žirinovskij.
[23] Ètalon Pravil’nych INvesticij (Standard di Giusti Investimenti), banca d’affari russa.
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