30 marzo 2013

Berezovskij ha contribuito a creare la Russia di Putin e Cipro a mantenerla: e ora?

Morte di sistema. La Russia putiniana reagisce al crac di Cipro come il Kirghizistan alla chiusura del mercato Čerkizovskij [1]

La scomparsa di Boris Berezovskij e il crac di Cipro non tracciano affatto una linea sui "turbolenti" anni Novanta, ma sui torbidi "anni Zero"

27.03.2013

[1] Grande mercato della zona settentrionale di Mosca.
[2] Egor Timurovič Gajdar, uomo guida delle riforme economiche della Russia post-sovietica.
[3] La Russia che si risolleva dopo essere stata in ginocchio è uno dei più noti slogan di Putin.
[4] Giornale (questo significa gazeta) online russo.
[5] Intesa come entourage.

29 marzo 2013

Ciao Enzo, possa tu essere nella Pace


Enzo Jannacci "L'armando"

La Russia di Putin controlla il "suo" social network?

La dirigenza di "VKontakte": "Già da qualche anno collaboriamo con lo FSB [1] e la sezione "K" [2] del Ministero degli Interni, fornendo attivamente informazioni su migliaia di utenti della nostra rete"

Come il social network sotto la direzione dell'amministrazione presidenziale ha manipolato Internet sul terreno della lotta virtuale all'opposizione

27.03.2013

[1] Federal'naja Služba Bezopasnosti (Servizio Federale di Sicurezza), il principale servizio segreto russo.
[2] "K" sta per Kompjuter, "computer". E' la sezione che si occupa dei crimini informatici.
[3] "Del Pantano" (quello che c'era prima della sua costruzione), piazza del centro di Mosca.
[4] Dalla dicitura russa Upravlenie Vnutrennej Politiki.
[5] Qualcosa come "Le giovenche", romanzo pulp.
[6] Evgenija Sergeevna Čirikova è un'ecologista, Boris Efimovič Nemcov un liberale.
[7] Piazza della Rivoluzione (nei pressi della Piazza Rossa) è un altro luogo di manifestazioni.
[8] Qualcosa come "Internet Russa", l'ambito russofono di Internet.
[9] Celebre frase di Maksim Gor'kij.
[10] "Vecchia", piazza del centro di Mosca in cui si trova la sede dell'amministrazione presidenziale.
[11] "Collina dell'Inchino" è chiamato il monumento moscovita alla vittoria nella II guerra mondiale.
[12] Sala della "Casa dei Sindacati" in cui si tengono incontri di vario genere.
[13] Brogli realizzati facendo votare gli elettori in più seggi.
[14] Città nei pressi di Mosca che dovrebbe diventare una sorta di Silicon Valley russa.
[15] Il "partito del potere" che porta avanti la politica di Putin.
[16] Nome non ufficiale della Federal'naja služba po nadzoru v sfere svjazi, informacionnych technologij i massovych kommunikacij (Servizio federale di ispezione nella sfera dei contatti, delle tecnologie informatiche e delle comunicazioni di massa).

26 marzo 2013

Cecenizzazione sì, ma di Mosca...

Moskva-Jurt [1]

"Le guardie del corpo di Kadyrov" sono intervenute di nuovo. I generali avevano promesso: quelli che hanno sequestrato e torturato persone a Mosca saranno puniti, saranno incarcerati, ci sarà un processo. Ma sono già in libertà. Chiediamo una risposta al Comitato Inquirente della Federazione Russa, allo FSB [2], al Ministero degli Interni, alla Procura Generale e all'amministrazione presidenziale. Chiediamo a tutti di sostenere i nostri appelli ufficiali

25.03.2013

[1] Jurt è un termine di origine turca con cui si indicano i villaggi di origine cosacca e che è entrato nella toponomastica ufficiale (si vedano i villaggi ceceni di Alchan-Jurt, Beno-Jurt, Nožaj-Jurt, ecc.). Aggiungerlo a Moskva (Mosca) ne indica la "cecenizzazione".
[2] Federal'naja Služba Bezopasnosti (Servizio Federale di Sicurezza), il principale servizio segreto russo.
[3] In origine erano dette così gli agenti della ČK – nello spelling russo Čė-Ka – cioè la Črezvyčajnaja Komissija po bor'be s kontrrevoljucej i sabotažem ("Commissione Straordinaria per la lotta alla controrivoluzione e al sabotaggio"), la prima polizia politica sovietica e per estensione vengono definiti così gli agenti segreti.
[4] Sledstvennyj IZOljator (Carcere di Custodia Cautelare).
[5] Viale della zona nord-orientale di Mosca.
[6] Otdel Vnutrennich Del (Sezione degli Affari Interni), in pratica sede della polizia.
[7] Villaggio della Cecenia orientale.
[8] Avtomatičeskij Pistolet Stečkin (Pistola Automatica Stečkin – fabbrica di armi russa).
[9] Dorožno-Patrul'naja Služba (Servizio di Pattuglia Stradale).
[10] Gosudarstvennaja Inspekcija po Bezopasnosti Dorožnogo Dviženija (Ispettorato Statale per la Sicurezza del Traffico Stradale).
[11] Villaggio cosacco della Cecenia nord-orientale.
[12] Città della Cecenia centro-meridionale.
[13] Upravlenie po Bor'be s Organizovannoj Prestupnost'ju (Direzione per la Lotta alla Criminalità Organizzata).
[14] Gorodskoe Upravlenie Vnutrennich Del (Direzione Cittadina degli Affari Interni), in pratica la sede centrale della polizia.
[15] Città della Cecenia centro-meridionale.
[16] Distretto della parte occidentale della Kabardino-Balkaria.
[17] Moskovskaja Kol'cevaja AvtoDoroga (Autostrada Anulare di Mosca).
[18] Circa 75000 rubli.
[19] Quartiere della parte nord-occidentale di Mosca.
[20] Upravlenie Vnutrennej Ochrany (Direzione della Sicurezza Interna).
[21] GŠ sta per "Grjazev i Šipunov" (Grjazev e Šipunov), marca di armi russe.
[22] Città nei dintorni di Mosca.
[23] Città nei dintorni di Mosca.
[24] Nome popolare della Lada Samara.
[25] Via della parte meridionale di Mosca.
[26] "Cucina Orientale".
[27] Zapadnyj Administratvnyj Okrug (Circondario Amministrativo Occidentale).
[28] Severo-Zapadnyj Administrativnyj Okrug (Circondario Amministrativo Nord-Occidentale).
[29] Glavnoe Sledstvennoe Upravlenie (Direzione Inquirente Centrale).
[30] Capitale della Kabardino-Balkaria.
[31] Organismo intermedio tra potere e società civile, privo di poteri reali.
[32] Central'nyj Administrativnyj Okrug (Circondario Amministrativo Centrale).
[33] Nome popolare dell'edificio dei servizi segreti in piazza Lubjanskaja nel centro di Mosca.
[34] Non pubblico le foto per motivi tecnici, ma sono visibili nell'articolo originale da me linkato.

24 marzo 2013

La Cecenia di Kadyrov festeggia il decennale del referendum-farsa da cui nacque

Gli abitanti della Cecenia dubitano della necessità di festeggiare il decimo anniversario dell'approvazione della Costituzione della repubblica

24 marzo 2013, 00.28

Il 23 marzo in Cecenia si festeggia il Giorno della Costituzione della repubblica. Le iniziative si svolgono con ampiezza, tuttavia molti abitanti della repubblica esprimono scetticismo riguardo ai festeggiamenti.
Il referendum sulla Costituzione e sulle leggi sulle elezioni del presidente e del parlamento della repubblica fu tenuto in Cecenia il 23 marzo 2003. Allora, secondo i dati della CIK [1] della repubblica, al plebiscito prese parte oltre l'88% degli elettori, il 96% dei quali si espresse in favore della legge fondamentale della Repubblica Cecenia. I rappresentanti delle organizzazioni non governative affermano che nessuna libera espressione della volontà dei cittadini poteva esserci a quel tempo.
Nel 2009 nella Costituzione della Cecenia fu introdotta una serie di emendamenti per metterla in corrispondenza con la Costituzione della Federazione Russa.
Per l'organizzazione dei festeggiamenti dedicati ai 10 anni della Costituzione il 30 gennaio nella repubblica fu creato uno speciale comitato organizzativo di 49 persone capeggiato dal presidente del parlamento della repubblica Dukvacha Abdurachmanov. In occasione del festeggiamento di questa data nelle ultime settimane nella repubblica furono tenute molte diverse iniziative – la conferenza panrussa "2.e letture kadyroviane", il 2° Congresso Panrusso della Gioventù della Repubblica Cecena, diverse manifestazioni sportive, una corsa automobilistica e i canali televisivi locali mostrarono un ciclo di trasmissioni dedicate a questa data.
Nelle ultime due-tre settimane nelle città e nei distretti della Cecenia si sono organizzati subbotniki [2] massicci per la pulizia delle strade dalla spazzatura comune.
Nelle vie delle città e dei grandi centri abitati della Cecenia si potevano vedere ovunque cartelloni e striscioni con l'indicazione che il 23 marzo è il Giorno dello Svolgimento del Referendum sulla Costituzione della Repubblica Cecena o semplicemente il Giorno della Costituzione. Del significato dello svolgimento del referendum hanno raccontato anche agli allievi delle classi inferiori delle scuole della repubblica.
"Nel complesso in tutti i distretti della repubblica, nei ministeri, negli enti e nelle istituzioni si sono tenute circa 150 diverse iniziative dedicate al decimo anniversario dello svolgimento del referendum sulla Costituzione. Senza attenzione da parte della leadership della repubblica non è rimasto praticamente alcuno di quelli che ebbero a che fare con l'organizzazione e lo svolgimento del referendum. Tutti questi hanno ricevuto lettere di ringraziamento, doni e aiuti dal capo della Cecenia", – hanno riferito a "Kavkazskij uzel" all'apparato del capo e del governo della Cecenia.
Intervenendo al congresso dei mezzi di informazione di massa "Sezione Aurea", dedicato al Giorno della Costituzione e svoltosi al parlamento della Cecenia alla vigilia, il capo della Cecenia Ramzan Kadyrov ha dichiarato che la repubblica ha vinto "sia economicamente, sia politicamente", aggiungendo che "ci sono persone che difenderanno la Costituzione e che sono pronte a dare la vita per la Costituzione".
"La Cecenia oggi è l'unico soggetto della Federazione Russa che ha determinato il proprio destino con un referendum", – ha dichiarato il presidente del parlamento Dukvacha Abdurachmanov.
Le iniziative fondamentali in occasione del festeggiamento del Giorno della Costituzione si sono svolte il 23 marzo. Al mattino i leader della Cecenia, come pure gli ospiti di varie regioni del Caucaso del Nord e i deputati della Duma di Stato russa hanno reso omaggio alla tomba del capo della Cecenia Achmat Kadyrov nel suo villaggio nativo di Centoroj nel distretto di Kurčaloj [3].
Nel programma delle iniziativa la solenne inaugurazione del nuovo edificio della Biblioteca Nazionale.
Gli abitanti della Cecenia dubitano della necessità di festeggiare questa data
Al contempo molti osservatori locali ritengono che il referendum sulla Costituzione della Repubblica Cecena tenutosi dieci anni fa non si possa considerare espressione della volontà del popolo ceceno.
"Questo cosiddetto referendum si svolse in condizioni di attive azioni di guerra, ripuliture [4] punitive e bombardamenti di centri abitati. Gran parte della popolazione di fatto lo ignorò, perché questa gente semplicemente non ne aveva per alcun referendum o elezione e questo fatto fu riconosciuto dai rappresentanti delle organizzazioni internazionali che allora si trovavano nella repubblica. Svolgere tale azione in condizioni di guerra è semplicemente illegale. Ma il centro federale e quelli che a quel tempo rappresentavano la Cecenia erano interessati al suo svolgimento e perciò fu annunciato che al referendum aveva preso parte l'88 per cento dei cittadini e che il 96 per cento aveva sostenuto la variante proposta della Costituzione", – ha dichiarato il capo di una delle organizzazioni non governative della repubblica, che ha chiesto di non indicare il suo nome.
Con questo referendum il Cremlino dette inizio alla cosiddetta "cecenizzazione del conflitto", le cui conseguenze si osservano ancora, ritiene l'interlocutore.
"Oggi alla popolazione si inculca attivamente il pensiero che grazie a questo referendum i ceceni furono salvati dallo sterminio totale da Achmat Kadyrov, che fu la "fine della guerra" e cose del genere, ma io ritengo che fu l'inizio della contrapposizione tra i ceceni, alcuni dei quali presero le parti di Achmat Kadyrov e altri rimasero fedeli alle precedenti autorità della repubblica. Questo referendum non portò niente di buono per la gente semplice", – ha dichiarato il rappresentante della ONG.
Noteremo che i rappresentanti delle organizzazioni non governative della Cecenia anche in precedenza avevano dichiarato che nessuna libera espressione della volontà dei cittadini poteva esserci a quel tempo.
A quel referendum votarono militari e poliziotti, che allora in Cecenia erano quasi tanti quanti i civili.
"Il 23 marzo lavorai alla commissione di seggio a Groznyj e ricordo come tutto accadde in realtà. Al seggio giunse molta poca gente, ma le cifre necessario poi furono "integrate". Mandarono al comando me con alcuni colleghi accompagnati da una scorta con l'urna per le votazioni. Là i soldati, senza affatto vergognarsi delle espressioni, enunciarono il loro odio per me, per questo referendum e per la leadership di allora", – ha raccontato l'abitante del luogo Petimat.
A suo dire, molte schede erano semplicemente danneggiate.
"Su queste i militari avevano scritto parole oscene e insulti, il più innocuo dei quali era "Morte a voi čurki [5] e non referendum" o la nota figura con tre dita piegate. Espressi reclami al riguardo al comandante, che promise di punire i colpevoli, anche se era chiaro che non avrebbero punito nessuno. I tempi erano quelli. Quando oggi i nostri politici con la schiuma alla bocca mostrano che alle votazioni partecipò quasi tutta la popolazione adulta, mi viene semplicemente da ridere", – ha raccontato la donna.
"Il nostro potere oggi innalza al cielo questo referendum e tutto ciò che è legato ad esso. Questo è anche comprensibile, infatti proprio dopo questo ottennero il potere. E come i funzionari prendono questo referendum chiunque voglia può vederlo al Fondo Pensionistico. Là al cancello sono appesi alcuni cartelli. Su uno è scritto che il 23 marzo è il Giorno della Costituzione della Repubblica Cecena. Su un altro "Con i fatti incontro alla gente" e su un terzo "Ramzan è il luminoso futuro del popolo ceceno!". Cioè due cartelloni su tre sono dedicati a Ramzan Kadyrov. Tra l'altro tutto ciò è pure riprodotto in lingua cecena. Per qualche motivo mi sono subito ricordato lo slogan dei tempi dell'URSS sul fatto che il comunismo è il luminoso futuro di tutta l'umanità", – dice il collaboratore di un'organizzazione sociale della repubblica Musa.
"Non votai al referendum e non so di alcuno dei miei conoscenti che abbia votato", – ha dichiarato l'abitante di Groznyj Umar Ja.
I sociologi si dividono nelle valutazione dei dati dei sondaggi d'opinione sugli abitanti della repubblica compiuti nel 2003
Alla vigilia del referendum, nel febbraio-marzo 2003 in Cecenia si svolsero ricerche sociologiche sotto la guida del sociologo Sergej Chajkin, che studiarono il livello di informazione della popolazione e l'intenzione della gente di prender parte al referendum. In particolare questi mostrarono che il 67% degli intervistati in 74 centri abitati erano pronti a prender parte al referendum e a votare a favore dell'approvazione della Costituzione cecena, come pure delle leggi sulle elezioni del presidente e del parlamento.
Questi furono sottoposti a critica dall'associazione per la difesa dei diritti umani "Memorial". In particolare, indicarono gli attivisti per i diritti umani, non fu garantito l'anonimato degli intervistati, cosa inaccettabile in condizioni di terrore della popolazione. I sondaggi sociologici erano utili al Cremlino alle porte del referendum per dimostrare che la Cecenia era pronta a questo avvenimento, dichiarò "Memorial".
Come ha raccontato al corrispondente di "Kavkazskij uzel" l'ex collaboratore di "Memorial" Usam Bajsaev, ci fu notizia anche del pagamento degli intervistati da parte di Chajkin per la partecipazione ai sondaggi. "E' lo stesso che svolgere un sondaggio tra la popolazione della Germania nazista su come accolgono Hitler", – valutò con un'immagine la credibilità degli studi svolti Bajsaev.
Gli attivisti per i diritti umani locali notarono che lo svolgimento del referendum sulla Costituzione cecena si tenne di fatto in condizioni di guerra e che i suoi risultati furono secondo loro falsificati.
Nel gennaio 2003 l'ex capo del gruppo di collaborazione dell'OCSE in Cecenia Jorma Inki dichiarò che riteneva prematuro lo svolgimento del referendum.
Il sociologo Sergej Chajkin al momento presente è a capo della ditta "Insomar" [6] ed è certo della credibilità dei risultati da lui ottenuti.
"Lavorai nel Caucaso del Nord non perché ero un esperto del Caucaso, ma perché mi ero specializzato nelle fonti di informazione, nei mezzi di informazione di massa. In Cecenia creammo un'organizzazione sociale e preparammo 75 intervistatori locali, ceceni. Svolgemmo il primo sondaggio in Cecenia nel 2002. Questo mostrò che nella repubblica c'era in tutto un 18% di persone orientate in senso separatista. Presi a intervenire alla televisione cecena, ma nessuno mi credette e allora decisi di svolgere un secondo sondaggio, che tenni esattamente un mese prima del referendum che ritengo un fatto storico", – dichiarò Sergej Chajkin.
"Probabilmente là le cifre furono leggermente esagerate, come capita nel Caucaso, ma è evidente che più del 50% della popolazione cecena votò per l'approvazione della Costituzione, che fu uguale a dire che la Cecenia restasse nell'ambito della Russia" – ha detto Sergej Chajkin.
Tra l'altro Sergej Chajkin respinge le critiche degli attivisti per i diritti umani.
"Quando questi ("Memorial") svolsero i propri sondaggi, avevano un proprio contingente, che gravitava verso gli attivisti per i diritti umani. Ma il mio sondaggio era assolutamente scientifico, rilevante", – ha dichiarato Sergej Chajkin.
Il direttore del "Levada Center" [7], il sociologo Lev Gudkov ha commentato il lavoro di Sergej Chajkin, ma ha avuto difficoltà a commentare i risultati delle ricerche svolte nel 2003.
"Le sue (di Sergej Chajkin) ricerche sono fondamentalmente segrete, perciò è difficile commentarle. Prima iniziò al "Levada Center", ma in seguito prese a lavorare per il governo e, come non escludo, per i servizi segreti", – ha detto Lev Gudkov.
Autori: Muslim Ibragimov, Aleksandr Ivanov ; fonte: corrispondenti di "Kavkazskij uzel"
"Kavkazskij uzel", http://www.kavkaz-uzel.ru/articles/221876/ (traduzione e note di Matteo Mazzoni)
[1] Central'naja Izbiratel'naja Komissija (Commissione Elettorale Centrale).
[2] Subbotnik è detto il lavoro "volontario" compiuto di sabato (subbota in russo).
[3] Villaggio della Cecenia centrale.
[4] Nome dato alle azioni repressive.
[5] Termine offensivo con cui si indicano i popoli orientali.
[6] INstitut SOcial'nogo MARketinga (Istituto di Marketing Sociale).
[7] Centro di studi sociologici fondato dal sociologo russo Jurij Aleksandrovič Levada.
[8] La principale moschea di Groznyj.

23 marzo 2013

La Russia non risarcisce le vittime dello stalinismo e la Corte Europea le da ragione

Furkat Tišaev: le istanze degli abitanti della Calmucchia alla CEDU per il risarcimento dei danni morali degli anni delle repressioni non hanno prospettive

22 marzo 2013, 04.52

Gli abitanti della Calmucchia hanno preso a ricevere in massa le decisioni della CEDU che riconoscono irricevibili le loro istanze contro il rifiuto delle autorità della Federazione Russa di soddisfare le richieste di risarcimento dei danni morali causati negli anni delle repressioni. Lo specialista nella gestione dei casi alla CEDU e primo giurista del PC [1] "Memoriale" Furkat Tišaev ricorda che gli abitanti della Calmucchia erano stati avvertiti che le istanze fin dall'inizio non avevano prospettive e che le decisioni prese dalla CEDU su istanze simili di abitanti dell'ex URSS non potevano essere viste come precedenti per la Russia.

Ricordiamo che della decisione di respingere le istanze degli abitanti della Calmucchia la CEDU ha riferito il 14 marzo.

Artur Bjurčiev: io e mia moglie siamo stati tra i primi la cui istanza è stata presa in esame dalla CEDU

L'abitante del villaggio calmucco di Troickoe Artur Bjurčiev ha ricevuto da Strasburgo una lettera in cui lo informavano che "La Corte Europea per i Diritti dell'Uomo riunita nel periodo dal 27 novembre 2012 al 13 dicembre 2012 (…) ha preso la decisione di dichiarare la Sua istanza irricevibile". A cominciare dall'estate 2012 e fino a novembre dalla Calmucchia sono state indirizzate a Strasburgo oltre 2700 lettere. Le istanza riguardano il rifiuto delle autorità della Federazione Russa di risarcire i danni morali subiti da loro o dai loro familiari che subirono repressioni politiche da parte delle autorità sovietiche negli anni '30 e '40.

Nella stessa lettera ricevuta da Bjurčiev lo mettono a conoscenza del fatto che la decisione presa dalla Corte Europea il 13 dicembre 2012 è definitiva e non può essere impugnata né presso la Corte Europea, compresa la Grande Camera, né presso un altro organo.

La stessa lettera ha ricevuto sua moglie Galina Bjurčieva e altri 106 abitanti della Calmucchia.

Il 28 dicembre è il il giorno di lutto nazionale del popolo calmucco: in questo giorno nel 1943 secondo l'ordine del Presidium del Soviet Supremo dell'URSS sulla liquidazione della RSSA Calmucca da parte dello NKVD [2] НКВД fu condotta l'operazione per la deportazione dei calmucchi nelle regioni della Siberia e dell'Estremo Oriente. Secondo i dati del Centro per la Difesa dei Diritti Umani "Memorial" furono deportati 101000 calmucchi.

Secondo i dati pubblicati dall'Associazione Internazionale "Memorial", in URSS nel periodo dal 1937 al 1944 il numero totale dei rappresentanti di vari popoli deportati ammontò a 2,5 milioni di persone.
Artur Bjurčiev ha raccontato al corrispondente di "Kavkazskij uzel" che questi e suo moglie tra i primi in Calmucchia hanno indirizzato istanze contro la Russia alla Corte Europea per il diritto al risarcimento per le repressioni politiche.

"La nostra famiglia fu deportata nella regione di Irkutsk [3]. Le condizioni erano pesanti. In esilio mia madre seppellì quattro figli e poi morì lei stessa. Sono rimasto vivo solo io, il più giovane. Mia moglie Galina rimase orfana nel primo mese in cui fu deportata. Visse in orfanotrofio. Tutte queste durezze hanno influito sulla sua salute. Già da 15 è bloccata a letto – ha avuto un ictus. Tutta la nostra pensione va via in medicine", – ha raccontato al corrispondente di "Kavkazskij uzel".

"Per tutta la vita ho lavorato come autista e non sapevo che potevo rivolgermi alla Corte Europea per i Diritti dell'Uomo per ristabilire la giustizia nei confronti di chi per colpa della Russia era stato sottoposto a repressioni, – racconta. – Ma qui a me, come pensionato, dettero un soggiorno in casa di cura e là conobbi un giurista. Parola per parola, gli raccontai cosa toccò passare durante l'esilio.

Il giurista gli disse che le vittime di repressioni politiche avevano diritto di chiedere un risarcimento alla Russia per ciò che gli era toccato passare negli anni delle repressioni politiche.

"Beh, poiché io stesso in queste questioni non sono forte, questi mi aiutò anche a stilare l'istanza correttamente e suggerì dove indirizzare questa istanza", – ha continuato il suo racconto Bjurčiev.

I Bjurčiev presentarono le istanze giudiziarie con la richiesta di un risarcimento materiale per gli anni per gli anni di deportazione tra i primi, passarono tutte le istanze della repubblica ricevendo ovunque rifiuti, dopo di che indirizzarono una denuncia a Strasburgo. A suo dire, questi e sua moglie ricevettero abbastanza presto un'informazione ufficiale della CEDU sul fatto che la loro denuncia con la richiesta di un risarcimento materiale per gli anni passati nell'esilio staliniano era stata presa in esame.

Il rappresentante del capo della repubblica: dalla legge "Sulla riabilitazione delle vittime delle repressioni politiche" [4] hanno cancellato la menzione dei danni morali

"Qui funzionò la radio del sarafan [5], ciò divenne noto ad altri abitanti della Calmucchia che pure erano stati sottoposti a repressioni. Di istanze alla Corte Europea in un breve lasso di tempo ne furono inviate circa tremila, – ha riferito il funzionario dell'amministrazione del capo della repubblica Batr Š.
Questi ha detto anche che giuristi e collaboratori dell'amministrazione hanno spiegato alla gente che ricevere risarcimenti per le repressioni non è reale.

"Io personalmente spiegai ai miei familiari che da questa impresa non sarebbe venuto fuori nulla e che pagavano invano non pochi soldi agli avvocati che gli stilavano istanze alla CEDU. Dissi che nel nostro paese ci sono troppi popoli che sono stati sottoposti a repressioni politiche e che se la Corte Europea avesse preso la decisione di riconoscere ricevibili le istanze dei trasferiti speciali della Calmucchia, avrebbero cominciato a presentare richieste di risarcimento alle autorità russe da tutto il paese. L'entità dei risarcimenti si valuta entro margini da 1,5 a 3 milioni di rubli [6]. E le vittime di repressioni politiche in Russia sono oltre 2,5 milioni", – ha ricordato l'interlocutore di "Kavkazskij uzel".

Questi ritiene che nella situazione calmucca abbia giocato il suo ruolo anche il fatto che nel 2010 la CEDU prese una decisione sull'istanza dei due fratelli Kiladze, vittime delle repressioni politiche sovietiche. Questi avevano denunciato di non poter ricevere un risarcimento dei danni morali dalle autorità georgiane.

"Il padre dei fratelli Kiladze fu giustiziato nel 1937 e la madre fu mandata nel GULag nel 1938 per crimini che sarebbero stati commessi da loro contro il regime sovietico. L'appartamento dei loro genitori a Tbilisi e tutto il loro patrimonio furono confiscati. I fratelli Klaus e Jurij vissero per due anni in orfanotrofio in Russia prima di poter tornare in Georgia. Nel 1956 e nel 1957 la loro madre e il loro padre furono riabilitati. Klaus e Jurij furono riconosciuti vittime di repressioni politiche. Si rivolsero ai tribunali georgiani con una richiesta di risarcimento, ma la richiesta degli istanti non fu soddisfatta. Allora i Kiladze si rivolsero con una denuncia alla Corte Europea, che assegnò ad ogni istante 4 mila euro a titolo di risarcimento dei danni morali", – ha raccontato Badr Š.

Alla domanda sul perché i nativi della Georgia hanno ricevuto risarcimenti, ma i calmucchi, che pure sono vittime di repressioni politiche, non possono contarci, l'interlocutore di "Kavkazskij uzel", i cui familiari hanno passato tutte le durezze di 13 anni di esilio, ha chiarito che in Russia i deputati della Duma di Stato hanno cancellato dalla legge "Sulla riabilitazione delle vittime delle repressioni politiche" la menzione dei danni morali.

Ricordiamo che i motivi del ricorso in massa alla giustizia delle vittime di repressioni politiche furono discussi a una "tavola rotonda" a Ėlista [7] nel luglio 2012. Il capo della Calmucchia Aleksej Orlov dichiarò che la presentazione in massa di tali istanze era stata "iniziata". "Servendosi talvolta dell'ignoranza giuridica, talvolta di avidi scopi politici, alcune persone incitano la nostra gente a rivolgersi alle istanze giuridiche... Infatti capiamo che quegli astronomici milioni di rubli [8] che sarebbero in prospettiva di ogni istanza sono solo un mito, un fantasma", – dichiarò.

Furkat Tišaev: gli istanti erano stati avvertiti della mancanza di prospettive di tali istanze

"Gli istanti russi hanno preso l'assegnazione da parte della Corte Europea di risarcimenti (per il caso Kiladze) dell'entità di 4 mila euro come stabilimento di un'asticella internazionale per le misure del risarcimento dei danni morali per le sofferenze subite dalle vittime delle repressioni politiche o dai loro familiari da parte delle autorità sovietiche", – ha chiarito il primo giurista del PC "Memorial" Furkat Tišaev.

Dal marzo 2013 la CEDU respinge in massa le istanze dei cittadini presentate contro la Russia per il diritto al risarcimento per le repressioni politiche. Secondo i dati ufficiali della corte, dal novembre 2012 sono giunte oltre 2700 istanze identiche da cittadini russi, prevalentemente della Repubblica di Calmucchia. Le istanze riguardano il rifiuto delle autorità della Federazione Russa di risarcire i danni morali subiti da loro o dai loro familiari sottoposti a repressioni politiche da parte delle autorità sovietiche negli anni '30 e '40.

La corte indica di aver già respinto 108 istanze del genere e che anche istanze analoghe saranno dichiarate irricevibili, riporta i dati Furkat Tišaev nell'articolo pubblicato su "Kavkazskij uzel" "La CEDU respinge le istanze dei familiari delle vittime di repressioni politiche russe".

A suo dire, anche se gli istanti erano stati avvertiti della mancanza di prospettive di tali istanze, molti hanno comunque deciso di "tentare la fortuna" nelle istanze giuridiche.

Furkat Tišaev ritiene che, anche se le vittime delle vittime delle repressioni politiche devono aver diritto al risarcimento dei danni morali e le loro richieste sono del tutto legittime, la Corte Europea non abbia i poteri di esaminare tali questioni.

"E' notevole anche il fatto che la CEDU respinga queste istanze senza esaminarle secondo la sostanza della cosiddetta procedura di presa di decisione da parte del giudice unico secondo l'articolo 27-1 della Convenzione Europea sui diritti dell'uomo. Tali decisioni non sono motivate e sono stilate sulla base di frasi stereotipate, da cui non è possibile capire la vera ragione del respingimento dell'istanza. 
Vista l'enorme quantità di istanze identiche, alla corte è semplicemente indispensabile portare a conoscenza degli istanti o, cosa più importante, dei potenziali istanti la notizia dell'impossibilità dell'esame di tali atti, cosa che permetterà di fermare il flusso di atti evidentemente irricevibili", – è sicuro Furkat Tišaev.

Le vittime delle repressioni sono stupite della decisione della corte

Il fatto che la Corte Europea abbia riconosciuto le istanze dei calmucchi vittime di repressioni "irricevibili" ha agito in modo scoraggiante su molti di loro.

"Non ho fatto in tempo a nascere che sono diventata una trasferita speciale", – racconta Klava Arapova. Lei, piccola di tre mesi, fu messa in una manica di un pellicciotto perché la bambina non congelasse. "A mia madre consigliarono di lasciarmi subito a casa, dice, comunque non sopravviverà, morirà per strada. Ma ecco che sono sopravvissuta. Tutti i miei fratelli e le mie sorelle sono morti, ma ecco che io vivo. A dire il vero, non posso vantarmi della salute, la pensione è piccola, basta appena per le medicine e devo anche pagare il gas e la luce. E' diventato difficile vivere", – si lamenta la donna.

Ella ritiene che anche se a suo tempo è stata approvata la legge "Sulla riabilitazione delle vittime delle repressioni politiche", vivere è angoscioso, non c'è certezza del domani.

"Ci hanno tolto il marchio "trasferiti speciali", ma c'è poca giustizia. Non viviamo, ma sopravviviamo. La gente va alle manifestazioni – è per mancanza di vie d'uscita. Le autorità non ci ascoltano o non ci vogliono ascoltare", – ha riassunto la pensionata.

"Ma oltre 2 mila istanze indirizzate dai nostri abitanti saranno ancora esaminate dalla Corte Europea", – ha detto al corrispondente di "Kavkazskij uzel" il presidente dell'Unione dei Popoli Vittime di Repressioni della Calmucchia Boris Očirov.

I calmucchi che hanno sofferto in conseguenza delle repressioni politiche continueranno a chiedere un risarcimento per gli anni passati nell'esilio staliniano, ha aggiunto.

"Ecco che ci sarà il congresso dei popoli vittime di repressioni. Là solleveremo la questione della ricezione di risarcimenti dallo stato per le loro sofferenze morali in quel periodo. Sono certo che ci sosterranno anche i rappresentanti di altri popoli che Stalin chiamò nemici del popolo e mandò in esilio", – dice Boris Očirov.

Nota della redazione: vedi anche le notizie "I deputati dell'assemblea cittadina di Ėlista si sono rivolti a Putin con la richiesta di difenderli dalla pressione del capo della Calmucchia", "In Calmucchia si è svolto il festival "Repressi, ma non spezzati"", "Gli esperti vedono nella deportazione staliniana dei popoli caucasici le radici dei problemi del Caucaso del Nord contemporaneo".

Autrice: Tat'jana Gantimurova; fonte: corrispondente di "Kavkazskij uzel"
"Kavkazskij uzel", http://www.kavkaz-uzel.ru/articles/221786/ (traduzione e note di Matteo Mazzoni)
[1] Pravozaščitnyj Centr (Centro per la Difesa dei Diritti Umani).
[2] Narodnyj Komissariat Vnutrennich Del (Commissariato Popolare per gli Affari Interni), la polizia politica staliniana.
[3] Città della Siberia meridionale.
[4] Le leggi russe sono indicate con il titolo.
[5] Cioè il passaparola. Il sarafan è un abito tradizionale femminile.
[6] Da 37500 a 75100 euro circa.
[7] Capitale della Calmucchia.